Capitolo 20-10: Piano d'Azione [2-2]
Dopo aver salutato i loro amici, Michael e Luciana lasciarono l'ospedale in compagnia di Ark Weiss e il suo subordinato Robert.
Ark, dopo essersi sistemato il mantello candido, si girò verso i due ragazzi.
<< Avete qualcosa da fare, prima di partire? >>
Domandò loro, sorridendo.
<< Abbiamo due ore libere, al massimo tre. >>
Aggiunse subito dopo.
Michael incrociò le braccia davanti al petto, assumendo un’espressione pensierosa.
<< Penso sia opportuno avvertire mio zio… >>
Mormorò, più a sé stesso che agli altri.
<< Sono successe un sacco di cose da quando ho lasciato Samir… E se ha saputo dello scontro a Camelot… Be’, sarà sicuramente preoccupato. >>
Disse.
Ark annuisce, uno sguardo di comprensione nel suo viso.
<< Samir, eh? >>
Ripeté, quindi, contemplando per un attimo il nome di quella cittadina non troppo distante.
<< Nessun problema. Possiamo passare da li e poi risalire per lasciare Avalon. >>
Disse, quindi, accettando la proposta del ragazzo.
Ma, proprio mentre stavano per incamminarsi, Robert si fermò bruscamente in mezzo alla strada. L’enorme figura dell’uomo sembra quasi occupare tutto lo spazio, una presenza massiccia che emana un’aura minacciosa e letale.
Posò quindi il suo sguardo intenso su Michael, fissandolo con la coda dell’occhio come se lo stesse sondando dal capo ai piedi.
Michael deglutì, visibilmente a disagio sotto l'attenzione di Robert.
<< Ok, ora ne sono sicuro… Gli ho fatto qualcosa di male, senza rendermene conto? >>
Domandò quindi al Cancello del Paradiso di Savia, senza distogliere però lo sguardo dal titano davanti a se.
Ark ridacchiò, piegando leggermente la testa da un lato.
<< No, non esattamente. >>
Rispose con un sorriso ironico.
<< Sembra piuttosto che Robert sia interessato a te. In situazioni normali, sarebbe una cosa piuttosto rara. >>
Spiegò l'uomo.
All’improvviso Robert si voltò verso il ragazzo, scrocchiando le dita in un suono secco e minaccioso.
Vermilion sollevò un sopracciglio, sorpresa dalla piega che stesse prendendo la situazione, mentre Michael cominciò a sentire una strana tensione crescere in lui.
[Hey, ragazzino.]
<< Oi, kiddo. >>
Disse quindi Robert con voce roca, il suo sguardo penetrante come un colpo diretto.
Michael si guardò attorno, incerto, per un istante.
<< Uhm… Sì…? >>
Gli rispose, esitante, realizzando che quelle parole fossero rivolte proprio a lui pur non comprendendole.
Robert inclina la testa, le sue spalle enormi che si sollevano leggermente.
[Fammi vedere cosa sai fare, fratello di Zero.]
<< Show me what you can do, Zero’s brother. >>
Gli disse, quindi, con tono basso e minaccioso.
<< Cosa... Cosa ha detto? >>
Domandò quindi ad Ark, sudando freddo.
<< Oh cielo. >>
Ridacchiò Ark.
<< Vuole vedere quanto sei forte, per farla breve. >>
Quelle parole risuonarono nell’aria come una sfida esplicita. Michael si sentì inchiodato da quello sguardo feroce, consapevole che Robert non avrebbe accettato una risposta negativa.
Nel mentre all'interno del palazzo l’aria è tesa e silenziosa, quasi densa. Jessica e Xane si muovono lentamente tra i corridoi diretti agli uffici di Xernes, mentre le luci fioche si riflettono per le pareti bianche.
Il rumore ritmico delle macchine mediche riempie l'aria intorno a loro, interrotto dai bisbigli dei dottori e dai passi rapidi dei soldati che incrociano i loro sguardi solo per un attimo senza fermarsi.
Jessica segue Xane a pochi passi di distanza, il suo volto segnato da una preoccupazione crescente. Ogni movimento del ragazzo davanti a lei le sembra più rigido, come se portasse un peso invisibile.
Dopo un po’, quindi decide di rompere il silenzio.
<< Hey, Xane… Rallenta un attimo... >>
Gli disse con voce incerta, quasi supplichevole.
<< Perché non mi vuoi dire cosa sta succedendo? >>
Continuò.
Ma Xane non interruppe il suo passo neanche per un istante, non si voltò nemmeno.
Jessica quindi insistette, la sua voce più ferma.
<< Devo preoccuparmi? È successo qualcosa con Seryu, per caso? >>
Gli domandò.
A queste parole, Xane si blocca di colpo.
<< No, non è- >>
Rispose, senza riuscire a finire quel pensiero.
Nel corridoio, il brusio delle macchine e le voci dei medici sembrarono diventare più intensi, riempiendo il silenzio che si allunga tra loro.
Il ragazzo rimase immobile per un attimo, poi sospirò come se stesse considerando attentamente cosa dire.
<< Ho semplicemente notato alcune stranezze e voglio delle spiegazioni. >>
Le rispose, quindi alla fine, con tono evasivo.
Jessica lo osservò intensamente, il suo sguardo riflettendo tutta l’incredulità che la risposta di Xane le lasciò addosso. Era chiaro che non fosse convinta, e anche lui se ne rese conto.
<< Potresti essere più specifico, Xane? >>
Gli chiese, quindi, sorridendogli, mentre si portò una mano davanti al petto.
Per un attimo, il ragazzo esitò, le parole sospese sulle labbra. Guardò altrove, come se stesse cercando di trovare un senso a qualcosa di ancora offuscato.
Durante lo scontro con Amon notò qualcosa, un legame che non riuscì a spiegare del tutto... Ma l’intuizione che Jessica fosse connessa in qualche modo a Excalibur, la spada leggendaria di Arthur, continuò a tormentarlo.
Finalmente, con un sospiro, Xane si voltò verso di lei.
<< Non lo so per certo nemmeno io. L'unica cosa che so è che Ehra ne sia al corrente. >>
Le disse.
Jessica si morse il labbro, abbassando lo sguardo.
<< Ha a che fare con la spada di Arthur, vero? >>
Gli domandò, quindi, dopo un momento di esitazione.
Xane annuì, un’ombra di determinazione nei suoi occhi.
<< Andiamo. Non abbiamo tempo da perdere. >>
Concluse Xane, quindi i due ragazzi si avviarono di nuovo verso l’ufficio di Xernes, con il pensiero rivolto a tutte le risposte che ancora li attendevano.
Dopo l'incontro con Michael, Luciana e Ark, il generale si lascia cadere nella sua sedia, il suo sguardo perduto nel vuoto mentre riflette sulle recenti rivelazioni.
Non riesce ancora a credere che figure come due "divinità" abbiano mostrato interesse per loro. Se non fosse stato per la sua abilità ed Ehra, avrebbe giurato si trattasse dello scherzo di qualche ubriacone.
Con un ringhio sommesso, afferrò quindi ancora una volta la foto di Marianne, la sorella scomparsa di Seryu.
Fissandola, il suo volto si indurisce.
<< Sembra turbato, Generale. >>
Osservò Ehra, il tono calmo.
<< Qualcosa la preoccupa? >>
Xernes sbuffò, lasciando che le sue dita accarezzino il bordo della foto.
<< Come abbiamo fatto a non trovare questa ragazzina finora? >>
Esclamò, una nota di frustrazione nella voce.
<< Il vecchio distretto industriale sarà anche in rovina, ma è costantemente pattugliato. >>
Continuò.
<< Potrebbe essere riuscito a usare qualche sorta di magia illusoria? >>
Suggerì Ehra, con cautela, aggrottando la fronte.
<< Ne dubito. >>
Rispose rapidamente il Gran Generale.
<< Un incantesimo di quel livello, mantenuto per così tanto tempo, non passerebbe inosservato neanche a me. Deve esserci un altro trucco. >>
Ehra esita per un attimo.
<< Lingard ha ipotizzato che Arus possa essersi messo in contatto con Lucifer prima di rapire la ragazzina. E se fosse stato protetto da lui? >>
Propose, quindi.
Davanti a quelle parole Xernes aggrottò la fronte, il suo sguardo divenne gelido.
<< Credi davvero che Lucifer sia coinvolto? >>
Le domandò.
<< È una possibilità che non possiamo ignorare. Sappiamo che si sono incontrati, ma non abbiamo idea di cosa abbiano discusso o se ci sia stato qualche accordo tra loro. >>
Spiegò Ehra, sollevando le spalle.
<< Una magia illusoria creata da Lucifer… >>
Mormorò Xernes, più a sé stesso che a Ehra.
<< Un incantesimo di quel livello potrebbe effettivamente sfuggirci. >>
Proprio in quel momento, un colpo discreto alla porta interrompe la conversazione. Xernes si raddrizzò sulla sedia, riprendendo il suo consueto portamento autorevole.
<< Avanti. >>
Comandò.
La porta si aprì quindi lentamente, rivelando una figura dai lunghi capelli biondi legati in una coda di cavallo che regge una pesante scatola metallica legata dietro la schiena.
Con un breve inchino la ragazza entra all'interno della stanza, sorridendo alle due figure.
<< Salve, Generale. Spero di non disturbare. >>
Disse, con un sorriso cortese.
Xernes le fece un cenno, indicandole la sedia davanti alla sua scrivania.
<< Ah, Miss Gunhammer. Prego, si accomodi. >>
Serilda posò la scatola sulla scrivania con un sospiro, come se finalmente si fosse liberata di un fardello, quindi si sedette pesantemente sulla sedia davanti alla scrivania del Gran Generale, sospirando.
Ehra osservò la scena, un sopracciglio sollevato.
<< Sembra pesante. >>
Le disse.
<< Lo è. >>
Confermò la ragazza.
<< È un ordine per Andromeda. Sapete dove posso trovarlo? >>
Aggiunse subito dopo.
Ehra e Xernes si scambiarono un’occhiata.
<< L’ultima volta che l'ho visto era nell’infermeria. >>
Rispose Ehra, portandosi una mano sotto al mento.
Serilda sollevò un sopracciglio, visibilmente sorpresa.
<< Sta bene? >>
Domandò.
<< Ha avuto un incontro poco piacevole, ma nulla di grave. Se non è in infermeria, potresti trovarlo nella sua stanza. >>
Le spiegò Xernes, accennando un sorriso enigmatico.
Quindi l'uomo indicò la scatola.
<< Potrei sapere di cosa si tratta? >>
<< Mi aveva chiesto una seconda spada in grado di sopportare i poteri di Susanoo. Ho impiegato più tempo del previsto, ma è finalmente pronta. >>
Spiegò rapidamente la ragazza.
<< Ancora mi stupisce che tu sia una delle migliori fabbri di Gaia. >>
Le sorrise Ehra, mostrandole una espressione carica di ammirazione.
<< Noi Gunhammer siamo quasi tutti fabbri di alto livello, tranne poche eccezioni come lo era Helena. >>
Risponde la ragazza, con orgoglio.
<< Inoltre, con Hephaestus al mio fianco, posso forgiare armi in grado di contenere i poteri di altri Spiriti. >>
Aggiunse subito dopo.
<< Con i dovuti materiali, e il tempo giusto, posso forgiare ogni cosa. >>
Gongolò.
Xernes le lanciò uno sguardo interessato.
<< Ogni cosa, dici? >>
<< Ogni. Cosa. >>
Gli rispose, con una punta di sfida.
<< Quanto tempo hai intenzione di rimanere ad Avalon, Miss Gunhammer? >>
Le domandò quindi il Gran Generale.
<< Posso fermarmi qualche settimana, se necessario. >>
Rispose Serilda.
Xernes le rispose con un semplice cenno positivo del capo, quindi, dopo aver chiesto indicazioni per la stanza di Andromeda, la ragazza si congedò.
Dopo aver lasciato gli uffici dell'uomo, con stupore la ragazza notò la presenza di due ragazzi proprio al di fuori della stanza da cui lei uscì.
Riconoscendo Jessica e Xane nel corridoio, un sorriso autentico illuminò il volto di Serilda, rendendo la sua espressione immediatamente più calda.
<< Ah, Xane, Jessica. È un piacere rivedervi. >>
Li salutò, mantenendo il tono amichevole.
Xane ricambiò con un breve inchino, la postura rigida che solo per un istante si rilassa.
<< Serilda. >>
Disse, semplicemente.
<< In circostanze normali mi fermerei a fare due chiacchiere, ma ho una consegna urgente. >>
Spiega ai ragazzi, indicando la scatola che reggeva dietro la schiena.
Il sorriso che segue è solare e sfacciato, ed è chiaro che il lavoro, pur impegnativo, la riempie di soddisfazione.
Poi gli posò una mano sulla spalla, un gesto che lo colse alla sprovvista, irrigidendolo per un attimo. Ma prima che possa risponderle, Serilda si volta, salutando con un cenno i due ragazzi mentre si allontana lungo il corridoio.
Xane segue la figura di Serilda con lo sguardo per un momento, prima di espirare un lungo respiro che tradì una certa tensione.
Jessica notò che tra i due ci fosse una strana tensione, ma preferì non fargli alcuna domanda.
Dopo essersi ricomposto, Xane si avvicinò alla porta dell'ufficio di Xernes e bussò tre volte.
<< Sono io, Xane. >>
Annunciò, senza troppo entusiasmo.
Dal fondo della stanza, la voce calma di Xernes gli rispose.
<< Avanti. >>
Xane aprì la porta ed entrò con Jessica al suo fianco. Il Gran Generale in piedi accanto alla scrivania, le mani dietro la schiena e un’espressione curiosa sul volto che osserva attentamente i due giovani.
<< A cosa devo questa visita inaspettata? >>
Domandò con un tono neutro, che non lascia trasparire troppo delle sue emozioni.
Xane digrignò i denti.
<< Mi serve davvero una motivazione per venire a trovare mio padre? >>
Controbattè, un’ombra di fastidio nella voce.
Un accenno di un sorriso enigmatico si fece largo sul volto di Xernes.
<< Sappiamo entrambi che non è questa la tua vera motivazione. >>
Gli rispose il padre.
<< Arriva pure al sodo senza troppi giri di parole, Xane. Dimmi pure perché sei qui. >>
Aggiunse subito dopo, quindi.
Xane, dopo un breve sospiro, posò il suo sguardo su Ehra.
<< Ti andrebbe di spiegarci cosa è successo con Excalibur, Ehra? >>
Le domandò.
La stanza di Andromeda era avvolta da un vapore caldo, la luce fioca filtrava dalle tende chiuse creando ombre sulle pareti. Il calore della doccia aveva riempito l’aria di umidità, il vapore si attardava come un velo sottile intorno a lui e allo specchio appannato.
Lo sguardo di Andrew era fisso sul proprio riflesso distorto, le sue labbra serrate e una ruga d’insofferenza che segnava la sua fronte. Il nero della bruciatura sul suo collo sembrava pulsare incessantemente, un costante promemoria della sua debolezza, un segno indelebile che Shiro Taira lasciò su di lui.
Con una smorfia, asciugò il vapore dallo specchio, osservando i dettagli del proprio volto come se stesse guardando un estraneo. I suoi occhi si posarono poi sul livido scuro che si estendeva sul suo ventre, un altro segno di quella sconfitta. Il dolore non era solo fisico.
<< Fanculo… >>
Ringhiò tra sé e sé, come se la parola potesse portargli sollievo.
Quando uscì dal bagno si fermò un istante a fissare Iris che scrutava delle foto su uno scaffale. I lunghi capelli della donna demone cadevano come un manto scuro sulle sue spalle nude, le sue ali, ormai rigenerate, ripiegate delicatamente dietro la sua schiena in completa sicurezza. Nelle sue mani reggeva una vecchia foto di un gruppo di soldati.
<< Sei più giovane in questa foto. >>
Osservò.
La sua voce lo riportò al presente ma ci mise comunque un momento per rispondere.
<< Sono passati molti anni. >>
Disse, la voce piatta.
<< Una spedizione ad Asgard, insieme al vecchio gruppo di Arthur. >>
Iris studiò i volti nella foto, quindi notò un viso che mai vide prima.
<< Chi sarebbe quest’uomo con la barba? >>
Chiese, voltandosi verso di lui, uno sguardo interrogativo nei suoi occhi.
Andrew sentì il suo petto stringersi.
<< Parcifal. Era il vecchio leader del gruppo di Arthur. È morto per mano di alcuni Doppelganger. >>
Rispose con un sospiro pesante che portava in sé frustrazione e rimpianto.
Iris annuì, sorpresa.
<< Non pensavo che demoni di basso livello potessero creare problemi a soldati d’élite. >>
<< Non lo sono, di solito… Ma quella volta ci colsero alla sprovvista e ci separarono. Erano semplicemente in troppi. >>
Rispose il soldato, con amarezza, senza aggiungere altro su quell'evento.
Iris appoggiò delicatamente la foto, come se temesse di disturbare i ricordi di quell'uomo, poi avanzò verso Andrew scrutandolo con una calma disarmante.
<< Vorresti parlarne? Sento l’odore pesante dei tuoi sensi di colpa. >>
Disse, la sua voce bassa e rilassata.
Nonostante il soldato cominciò a ridere, quella altro non era una maschera dietro a cui provò a nascondersi e che si stava lentamente sgretolando.
<< Ho appena fatto la doccia, non posso puzzare. >>
Iris scosse il capo.
<< Nasconderti dietro una facciata non farà altro che farti più male, Andrew. >>
Le parole della donna colpirono Andrew come una coltellata.
<< Sono abituata a percepire le emozioni umane. Non puoi permetterti il lusso di fare questi giochetti con me. >>
Gli ricordò.
Un fremito gli attraversò il corpo.
<< Sei proprio come lei... >>
Disse impulsivamente.
Per un attimo Iris restò immobile e le sue ali si contrassero leggermente, come se quella semplice frase l’avesse ferita più di ogni altra cosa.
<< È per questo che mi hai voluta portare a letto? Sono solo una semplice sostituta di mia sorella? >>
La rabbia scomparve dal petto di Andrew, sostituita da un senso di colpa profondo. Cercò di rispondere, ma le parole gli si bloccarono in gola.
Andrew rimase per un attimo in silenzio a osservare il pavimento come se le risposte alle sue preoccupazioni si trovassero, in qualche modo, ai suoi piedi.
Con un profondo sospiro si portò le mani sulla fronte, intrecciando le dita e sorreggendo il peso del capo con i pollici.
<< Scusami... Sono uno stronzo arrogante e scorbutico, lo so... >>
Ammise, la sua voce stanca e distrutta.
Si lasciò cadere sul bordo del letto, una ruga di dolore e determinazione segnò la sua fronte.
<< Ma m’importa veramente di tutti voi. >>
Mormorò.
<< E sarei disposto a dare la mia stessa vita anche solo per proteggervi. >>
Spostò quindi il suo sguardo sulla lama al fianco del letto, mentre un’ombra di malinconia attraversò il suo volto.
<< È proprio per questo che non ero compatibile con uno Spirito violento e guerrafondaio come Susanoo… Ed è il motivo per cui Abraxas mi ha accettato. >>
Concluse.
Iris si sedette al suo fianco con un sorriso leggero, quindi appoggiò la testa sulla sua spalla.
<< Sono felice ti abbia scelto. >>
Disse, con voce rassicurante.
<< Non penso tu sia uno "stronzo scorbutico". E non credo lo abbia mai pensato nemmeno Lilith, altrimenti non avresti fatto breccia nel suo cuore. >>
Continuò.
Un lieve sospiro gli sfuggì dalle labbra, accompagnato però da un gentile sorriso.
Prima che potesse risponderle, però, qualcuno bussò alla porta della sua stanza cogliendoli alla sprovvista.
Andrew si alzò di scatto, afferrando in fretta in furia la sua biancheria per vestirsi, ma non fece in tempo.
<< Avanti. >>
Disse Iris.
Il soldato la fissò con una espressione incredula.
<< No, aspe-! >>
Esclamò, inutilmente, all'ospite.
Non riuscì a finire la frase che la porta si aprì velocemente, rivelando Serilda.
La ragazza lo fissò per un istante, la sua espressione un misto tra disgusto e shock, mentre lui si affrettò a coprirsi con un pantalone.
Iris la salutò come se nulla fosse, mentre Andrew divenne rosso come un peperone.
<< Mi dispiace, stanza sbagliata. >>
Sbuffò la ragazza, sbattendo la porta con forza e lasciando Andrew con un sospiro esasperato.
<< Serilda, aspetta un attimo! >>
Ruggì il soldato.
Pochi minuti dopo, quando fu vestito, Serilda rientrò nella stanza e i sedette su una sedia con le gambe accavallate e un’espressione infastidita stampata in volto.
<< Se siete occupati, non date il permesso di entrare. >>
Li rimproverò la ragazza dai capelli biondi.
Iris inclinò semplicemente la testa di lato, confusa.
<< Perché? Che c’è di male? È solo un corpo, che c’è di strano? >>
Le domandò.
<< Abbi un po’ di pudore, Iris… >>
Sospirò Andromeda, portandosi una mano davanti al volto.
Sospirando, Serilda appoggiò la cassa metallica sul tavolo davanti a lei con una risolutezza che attirò immediatamente l’attenzione di Andrew.
<< Ho ciò che mi hai chiesto. >>
Gli disse, quindi aprì il lucchetto rivelando una nodachi dall’aspetto unico: la lama era nera come la notte, striata da venature rosse come il fuoco, mentre l’elsa, avvolta in pelle turchese, brillava di un verde acqua decorata da piccole gemme bianche.
<< Ho seguito le tue descrizioni e, con le abilità del mio Spirito, ho creato una lama capace di assorbire e amplificare i poteri di Susanoo. >>
Gli spiegò.
Andrew osservò la spada per un istante, quindi si grattò il capo, sospirando, e attirando l’attenzione perplessa di Serilda.
<< C’è qualcosa che non va? >>
Gli domandò, confusa, incrociando le braccia.
<< Ah… c’è solo un piccolo problema. >>
Borbottò il soldato.
<< Che sarebbe...? >>
Domandò Serilda.
Quindi Andromeda indicò la lama vicina al letto.
<< Susanoo ha rotto il contratto con me. >>
Spiegò il soldato.
<< Al momento, ho stretto un contratto con un altro Spirito. >>
Serilda rimase per un attimo in silenzio, incredula.
<< Quindi… ho lavorato come un cane per niente? >
Sbottò, fissandolo con frustrazione. Andrew evitò il suo sguardo, passandosi una mano dietro il collo senza sapere come risponderle.
Iris, incuriosita dalla nuova lama, la osservò in silenzio per qualche istante. Poi, portandosi due dita al mento, si voltò verso Andrew con uno sguardo intrigato.
<< Potrebbe comunque funzionare. >>
Suggerì.
Andrew la fissò per alcuni istant senza proferire alcuna parola, confuso.
<< Cosa intendi? >>
Le domandò, finalmente.
Iris gli sorrise.
<< Mi hai detto che speravi di trovare un modo per usare di nuovo lo stile di combattimento di mia sorella, no? >>
Disse, indicando quindi la nodachi.
<< Forse questa spada potrebbe tornarti utile. >>
Andrew rimase senza parole per un attimo, poi decise di chiedere direttamente all'interessato.
<< Abraxas, pensi di poter unire il tuo stile di combattimento e i tuoi poteri a quella spada? >>
Chiese al suo Spirito.
Nella sua mente risuonò la sua voce profonda.
[ Non posso garantire nulla, ma… Se quella lama è davvero in grado di manipolare i poteri di uno spirito come Susanoo, potrei riuscire a fare qualcosa.]
Improvvisamente un enorme sorriso si fece largo sul volto di Andromeda che quindi annuì, un barlume di speranza accese il suo sguardo.
<< Forse sarò in grado di usarla, dopotutto. >>
Disse, con una nuova determinazione che brillava nei suoi occhi.
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Qui si conclude il capitolo 20-10, grazie di avermi seguito e alla prossima!
Bonus:
Serilda "The Forger" Gunhammer. Spirito in possesso: Hephaestus. Abilità: Fabbro di alto livello.
Livello di potenza estimato: 2500