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Autore: NonLoSo_18    21/11/2024    3 recensioni
[SECONDO VOLUME DEL "CICLO DEGLI ELEMENTALI"]
Dall'attacco di Terrarossa, Vanyan ha capito una cosa: Borea non scherza, ed è veramente disposto a tutto per ottenere quello che vuole: vedetta contro gli Elementali. Per ottenerla, però, deve prendere qualcosa da Vanyan, solo che lui non sa cosa sia. Insieme ad Alys deve andare a Cava di Cristallo, a scoprire cosa si cela dietro le azioni dei suoi nemici, e su suo padre stesso.
Ma qualcuno trama nell'ombra, e niente è come sembra...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ciclo degli Elementali'
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Il Mondo della Scienza

 
Vanyan sprofondò ancora di più nell’acqua bollente delle terme, mentre caldi vapori si effondevano tutto intorno a lui.
Quella gigantesca stanza si trovava appena sotto la reggia di Cava di Cristallo, ed era interamente stata scavata dal potere dei Rockeal nel cuore stesso della montagna, dove sorgenti riscaldate dal magma sottostante risalivano in grandi vasche, rendendo l’ambiente incredibilmente caldo e umido.
 
Certo che nemmeno lì si erano risparmiati: le vasche erano circondate da grandi colonne scanalate e decorate, incastonate di piccoli cristalli lucenti, mentre altri cristalli di più considerevoli dimensioni, simili a quello che aveva visto in sala da pranzo, si trovavano ai lati illuminando l’ambiente. Ambiente già parzialmente illuminato da un grande foro posto nel muro.
 
Per raggiungere l’acqua, bisognava scendere gli enormi gradoni che costituivano le vasche, e Van era accovacciato su quello più basso, con il mento fra le ginocchia, e quasi tutto il resto sotto il pelo dell’acqua.
 
Da Fireal, tutto quel calore non poteva che fargli piacere. Di meno l’umidità, ma bisognava accontentarsi, dopotutto. Alla fine, c’era un benedetto silenzio, ed era la cosa che più apprezzava.
Forse non così tanto, però, a ben pensarci, perché lo costringeva a pensare a cose che avrebbe voluto restassero fuori dalla sua testa.
 
Tuo padre ha fatto degli errori…” La voce di Lord Garyen suonava chiara come se lui gli stesse seduto accanto, e continuava a ripetere quella frase, ancora e ancora.
 
E poi, pian piano, iniziò a vedere con chiarezza un ricordo nella sua testa, qualcosa che credeva di aver dimenticato…

 
Vanyan doveva aver avuto sei anni allora, forse sette, sicuramente troppo piccolo per portare il conto del tempo, e nemmeno ricordava che stagione fosse, anche se ricordava un caminetto acceso, quindi forse era autunno, o inverno, ma non importava.
Ricordava che era seduto sul pavimento in legno della sua vecchia casa, e suo padre e sua sorella Angel erano seduti con lui e stavano avevano tutti in mano dei giochi di legno, anche se non ricordava bene come fossero fatti, però ricordava che si stavano divertendo. Suo padre si era alzato, ad un certo punto, forse per mettere a posto qualcosa, forse per prendere l’acqua, nemmeno quello ricordava bene, poi, mentre era in piedi vicino al tavolo, aveva barcollato, con un’espressione confusa, si era portato una mano alla testa ed era crollato al suolo, mentre il gioco che ancora aveva in mano rotolava per terra.
 
Quello che era successo dopo si faceva ancora più confuso: Vanyan era corso da suo padre, chiamandolo. Visto da vicino il suo viso era ancora più emaciato, sporco, le occhiaie ancora più scavate e violacee. Forse aveva anche delle macchie rosse sul viso.
L’aveva scosso, gridando: «Papà! Papà!» Ancora, e ancora, e dietro di lui sentiva le grida disperate di Angel, ma suo padre non si muoveva e non rispondeva, nemmeno apriva gli occhi. Sua madre era arrivata dall’altra stanza, e al vedere quello spettacolo si era portata entrambe le mani sulla bocca, poi era sparita attraverso l’uscio.
 
Erano arrivati degli uomini, altri del villaggio non elementale in cui vivevano, uomini grandi e grossi che avevano preso suo padre per le braccia e le gambe nemmeno fosse stato una bambola di pezza, poi lo avevano sollevato portandoselo nell’altra stanza, mentre Van e Angel piangevano e venivano trattenuti da due donne che erano arrivate lì non si sa come. O meglio, di cui Van non si era accorto.
 
Nonostante questo, il ragazzino riuscì a svincolarsi da una di quelle e a raggiungere la camera da letto dove avevano portato suo padre, proprio mentre gli stavano levando la maglietta per medicarlo.
 
E così li aveva visti: tagli freschi, tagli rimarginati, lividi e macchie verdastre erano presenti su ogni spazio sulla pelle di suo padre, ma soprattutto tante, tante cicatrici s’intrecciavano per tutto il suo torace, e tutto era un caleidoscopio di rosso, blu scuro e verdognolo che fece star male Vanyan solo a guardarlo. Come aveva fatto a ridursi in quel modo?! E forse lo avevano pensato anche gli altri, ma Van non ricordava assolutamente le loro facce.
 
Dopo, erano andati via tutti, e Van ed Angel erano corsi al letto di suo padre. Sembrava profondamente addormentato, tranne il viso pallido come la cera, e occhiaie scure e le macchie rossastre sul viso. Ricordava di essersi voltato verso sua madre, che invece il viso ce l’aveva duro come una roccia, ed impassibile, ma Vanyan poteva vedere una patina umida sugli occhi, e capì che si stava trattenendo. Angel non stava facendo lo stesso, a giudicare dai singhiozzi e le guance completamente rigate di lacrime.
 
Anche lui aveva pianto, ricordava vagamente. Non aveva potuto farne a meno.
 
Poi, dopo un tempo che gli era sembrato interminabile, suo padre aveva aperto gli occhi, confuso. Guardandosi intorno, aveva solo detto: «Sto bene, non preoccupatevi» Poi lui ed Angel si erano gettati addosso a lui, in lacrime. Lui li aveva confortati, accarezzando loro gentilmente i capelli, e ripetendo frasi come: “Mi dispiace Angy, mi dispiace Vanny, vi ho fatto preoccupare” fin quando la loro madre li aveva mandati via.
 
Fu solo dopo un po’ che Vanyan si era ritrovato di nuovo dietro la porta e li aveva sentiti parlare, mentre lui rimaneva nascosto.
«Non mi avevi detto di riduri così…» Stava dicendo sua madre, e aveva messo una pezzuola bagnata sulla fronte di suo padre.
«Non è nulla di grave, ho solo esagerato un po’» Aveva cercato di minimizzare lui, sorridendo, ma la mamma l’aveva fermato: «Questo non è esagerare un poco, Momo, non hai visto come ti sei ridotto?! La prossima volta vengo io con te-»
«Non è successo niente, sto bene…»
«Non insistere, questo non è stare bene. Che cosa ne pensa Arabis di tutto questo?!»
«Arabis ne ha bisogno, lo sai…»
«Ma nemmeno lei è d’accordo che tu ti riduca così! Se poi stai male non la puoi nemmeno più aiutare!»
«Ti ho già detto come la penso, sono i miei peccati, sono io che devo espiarli»
«Non è stata colpa tua, Momo, lo sai. Anche le mie mani sono sporche di sangue»
«Ma non come le mie. E, non li hai visti, avevano l’età di Angel e Vanyan, non avrei mai potuto lasciarli a loro stessi. Poi, chi rimarrebbe con i ragazzi se ti succedesse qualcosa?»
«Parli come se non preferissero di gran lunga te…» E con questo aveva chiuso la conversazione.
 
Più tardi Van era andato da suo padre: «Che cosa vuol dire “peccati”?» Gli aveva chiesto, senza troppi giri di parole. Suo padre aveva capito che lui aveva ascoltato tutto, ma non si era arrabbiato. Invece, gli aveva messo una mano sulla testa, e, sospirando, gli aveva detto: «Il tuo papà ha fatto degli errori, Vanny, errori che si porta ancora dietro, ma non permetterà a quegli errori di far soffrire coloro che ama, va bene…? Ora vai a dormire, che è tardi…»

 
Van tornò con la mente al presente, nell’acqua calda delle terme. Era la prima volta dopo tanto tempo che non si ricordava di quella scena, e al tempo stesso non poté fare a meno di pensare alle parole di Borea, quella volta a Terrarossa: “Tuo padre era un peccatore, Vanyan, ma era migliore di tanti altri
Si ritrovò a chiedersi perché Borea l’avesse detto, e se le due cose fossero collegate? Anzi, qualcosa diceva a Vanyan che lo erano sicuramente.
Ma non voleva crederci, non voleva credere alle parole dell’assassino di suo padre.
 
Di colpo, la scena che poco prima aveva immaginato fu sostituita dall’immagine di suo padre riverso sull’erba.
Mi dispiace tanto, Van…” Suo padre che gli afferrava il braccio, mentre i suoi occhi passavano dal verde ad un grigio smorto.
E rivide davanti a lui Borea, che invece gli occhi ce li aveva vividi, e color del ghiaccio. Occhi che lo fissavano attraverso le fessure della maschera, occhi così pieni di odio e di rabbia che qualsiasi emozione avesse provato lui fino ad allora sembrava non esistere a confronto.
 
La testa iniziò a girargli, e se la prese tra le mani. Sentiva il cuore martellargli con forza nel petto, rimbombando anche nelle orecchie, e il respiro farsi affannoso.
No, non di nuovo” Si ritrovò a pensare, con angoscia, poi si rialzò di scatto dall’acqua, con rabbia.
Non avrebbe ripetuto lo stesso errore di Terrarossa, quella volta aveva perso il controllo, ma era stato solo un inconveniente. Non sarebbe successo un’altra volta.
 
Risalì le scale della grande vasca, fino ad arrivare al bordo di pietra. Quelle immagini erano solo un ricordo, finalmente.
 
Da Fireal, avrebbe potuto asciugarsi i capelli da solo, ma preferì approfittare della corrente calda che usciva da un’imboccatura al lato della parete di pietra, passandosi anche un asciugamano di stoffa tra i capelli, e cercando di districarsi per bene i nodi con il piccolo pettine che gli avevano dato, altrimenti Alys chi l’avrebbe sentita?!
 
Rabbrividì al contatto con l’aria fredda fuori dal bagno termale, mentre prendeva gli abiti che erano stati posti su una roccia rialzata, accuratamente ripiegati. Stranamente qualcosa per uno della sua stazza, si disse, mentre indossava la maglia e i pantaloni in calda lana bianca, intessuta di una piccola filigrana oro che creava un motivo di foglie lungo tutto l’abito, e morbide scarpe in cuoio.
 
Tutto quel lusso lo faceva sentire strano, a disagio. Non era abituato ad avere vestiti caldi e comodi, e cibo sempre pronto in tavola. Si chiese come sarebbe stata la vita se non avesse dovuto combattere per mangiare.
Se non fossi stato mezzosangue, probabilmente sarebbe andata così…
 
Poi scosse di nuovo la testa: quello che era stato e quello che poteva essere non erano cose importanti. L’unica cosa che contava era ciò che stava facendo in quel momento, e cioè cercare Borea e saperne qualcosa di più su quel posto e su suo padre. E magari anche incontrare Alys e Argenthea.
 
Negli ultimi tempi la sua mente gli giocava strani scherzi, e questa cosa avrebbe fatto meglio a smettere subito.  
 
§§§
 
Alys era seduta su uno dei gradini di pietra del grande anfiteatro che fungeva da piazza, tra le mani il libro che Vanyan le aveva donato.
Sotto di lei, le persone impegnate nelle varie attività salivano e scendevano, modellando la roccia in piccole cunette dove loro poggiavano il piede, cunette che poi ritornavano normali in modo da farli salire lungo il gradino. Era affascinante stare a guardarli, così come era affascinante guardare i cristalli che spuntavano letteralmente ovunque, dagli angoli delle strade all’uscio delle case, e le piccole luci che si animavano al loro interno.
 
Quando le avevano proposto di fare un giro in città, aveva esitato: non aveva parrucche, né travestimenti, il suo essere Iceal, anche se solo per metà, sarebbe stato visto da tutti.
Essere Iceal non era di per sé un crimine; nessuno sarebbe venuto ad arrestarla se l’avesse vista in giro. Ma la gente odiava gli Iceal così tanto a causa delle loro azioni durante la guerra da rendere rischioso girare per la città senza nessuna protezione. E nemmeno si poteva contare sulle guardie, dato che anche loro avevano probabilmente perso almeno un loro caro a causa degli Iceal, quindi spesso -troppo spesso, a dire la verità- chiudevano un occhio su molte cose. Alys dubitava che molti di quelli che erano stati classificati come incidenti fossero effettivamente tali.
 
Ma, nonostante la sua riluttanza iniziale, dovette ammettere che nessuno le aveva rinfacciato nulla, o aveva anche solo provato a sfiorarla. Il che era solo un bene, dopotutto.
 
Quando il Rockeal fu saluto sulla pedana, Alys tornò a concentrarsi su libro che stava leggendo: parlava di Vanyan l’eroe, e di come aveva fondato Terrarossa sconfiggendo un drago malvagio che abitava dentro al vulcano.
 
E fu così che Vanyan l’eroe prese la spada e, immune all’alito infuocato del drago contro di lui, conficcò la lama nella sua gola…
 
«Aspetti qualcuno?» Alys sussultò distraendosi dalla lettura, mentre Sjel si sedeva sul comodo gradino di pietra.
«Salve Sjel, non ti avevo visto» Alys mantenne il tono neutrale.
«Anni di pratica» Sorrise lui, e Alys considerò che non l’aveva mai visto senza quel sorriso impertinente in faccia: «Immagino che tu starai cercando il tuo compagno infuocato. Giusto perché tu lo sappia, si è svegliato circa un’ora fa, e ora sta facendo il giro turistico della città» Alys sentì qualcosa di strano al petto, mentre lui lo diceva, qualcosa che somigliava al sollievo. Beh, era logico, dopotutto, Van era indispensabile alla sua missione. Sarebbe stato un grosso problema se fosse morto.
 
… Ma era solo quello, il motivo? Alys decise di non rispondere.
 
«Ne sarai contento» Disse invece: «Sembra che tu lo conosca bene» Lo punzecchiò lei, sperando di spingerlo a dare qualche informazione in più. Sapeva che non le avrebbe detto tutto, ma voleva vedere fino a quanto era disposto a rivelare.
 
«Suo padre mi ha salvato la vita, una volta» Ammise lui, e per una volta il suo sorriso si smorzò. Subito dopo, però, ritornò brillante come sempre: «E sua sorella è proprio una ragazza deliziosa, non crederesti mai che sia parente ad una persona come Vanny»
Alys sollevò un sopracciglio, e aprì la bocca, ma fu interrotta da un rumore di passi nel corridoio, e quando sollevò gli occhi, si trovò davanti Vanyan.
 
Era lavato, ben vestito e -sorprendentemente- pettinato, ma, cosa più importante, stava bene. Non sembrava aver traccia di ferite dopo lo scontro tra lui e quell’Automa del giorno prima, e si reggeva anche in piedi sulle sue gambe. E questa era la cosa più assurda di tutte: per la quantità di energia che aveva usato, Vanyan avrebbe già dovuto essere morto. Non aveva mai visto un Fireal generare fiamme così forti.
 
Chiuse il libro e andò verso di lui: «Van! Come ti senti?» Poi vide che gli abiti di lui erano abbinati ai suoi: lei portava un abito di lana bianca con motivi di neve in argento, e morbidi stivali di cuoio ai piedi. Quello fu un pensiero strano.
«Credo bene» Fu la risposta di lui, che si grattò i capelli, pensieroso: «Il coso che mi hanno dato non è male per rimettersi… Quasi quasi ne porto un po’ la prossima volta che scendo al Buco.»
Di che coso sta parlando? …” Pensò Alys, ma per la seconda volta qualcuno la interruppe prima che potesse parlare, e quella volta fu proprio Lord Garyen. Il Lord dei Rockeal venne da loro facendo appena frusciare il suo abito: «Alys, Vanyan, Sjel, mi fa piacere vi siate ritrovati» Si girarono verso di lui «E spero che il soggiorno sia stato di vostro gradimento» Aggiunse.
 
Alys fece un piccolo inchino e un sorriso: «Molto, Lord Garyen. Spero non sia stato un problema per Voi ospitarci»
Lui ricambiò il sorriso: «Non c’è stato nessun problema, Lady Alys, ma grazie comunque»
«Cos’è che dovevo vedere?» Vanyan si intromise nella conversazione, senza nessun rispetto o riguardo, e Alys storse il naso. Quel ragazzo non riusciva proprio a capirle, le buone maniere.
 
«Giusto, che sbadato. Vieni, ti mostrerò quello che cerchi.» Girandosi e salendo le scale del palazzo, con lo stesso metodo che aveva usato l’uomo che Alys aveva guardato poco prima.
«Aspettate, Lord Garyen» Alys si sporse verso di lui; era la sua occasione, non poteva e non doveva farsela sfuggire: «Ho avuto modo di vedere: «Volevo solo chiedervi… È possibile saperne di più su questi cristalli? Una biblioteca, qualcosa del genere?» Si sentì in imbarazzo enormemente mentre pronunciava quelle parole, ma doveva farlo.
 
Lord Garyen la guardò a lungo, impassibile, e Alys si chiese se non avesse sbagliato qualcosa. Ma poi il Lord sorrise di nuovo: «Quello che voglio mostrare a Vanyan riguarda anche i cristalli, in larga parte. Per cui, vieni pure, e trova le risposte che cerchi»
 
Alys sentì qualcosa di caldo risalirle al viso, e si accorse di avere gli occhi lucidi dalla gioia: «Oh, mio Lord, le parole non potranno mai esprimere la gratitudine che provo nei Vostri confronti!»
«Suvvia, Lady Alys, non ho fatto nulla di così incredibile. Sjel, vieni anche tu nei laboratori?»
 
Sjel si grattò la testa: «Grazie dell’invito, Lord Garyen, ma penso di dover rifiutare, ho altri impegni più impellenti» Fece un piccolo inchino, e andò via senza aggiungere altro. Chissà che impegni aveva.
Alys decise poi che non le importava, scoprire la verità dietro i cristalli era la cosa più importante.
 
§§§
 
Lord Garyen li aveva portati in fondo alla piazza, e poi aveva raggiunto un piccolo cunicolo, quasi invisibile, tra due rocce. Per passare, Vanyan dovette abbassarsi, prima che Garyen li facesse avvicinare ad un carrello, identico a quelli che li avevano portati lì, e guardandolo meglio, Alys notò un piccolo cristallo incastonato nel legno, identico a tutti gli altri che aveva visto nella città, e anche quello splendeva di una tenue luce azzurrina. In quel carrello c’erano comodi sedili, uno di fronte all’altro, ed era abbastanza grande da trasportarli tutti e tre. O almeno, così sperava, dato che quel carrello era piccolo per uno come Van, ma in qualche modo riuscirono a sedersi. Poi, Lord Garyen fece un gesto con le mani, e il carrello si mosse, cigolando, nell’oscurità.
 
Mentre il buio li inghiottiva, salvo per la piccola luce sul cristallo, Alys sentì istantaneamente la sua ansia crescere, e le pareti farsi opprimenti, ma si impose di ignorare il tutto: stava per ottenere quello che cercava da sempre, i ricordi per definizione non potevano farle del male. Era illogico. E nemmeno le pareti strette potevano farle del male, e nemmeno il buio…
 
Improvvisamente, sentì una mano calda e ruvida sulla sua, e dita che la stringevano con gentilezza. Si voltò sorpresa, riconoscendo il volto di Van che la guardava, e sembrava anche vagamente preoccupato per lei. Forse, nonostante i suoi sforzi, la sua ansia era trapelata. Non sapeva come comportarsi a quel contatto fisico, non si era ancora veramente abituata, ma non allontanò la mano dalla sua, e si sentì un po’ più tranquilla.
 
Preferì guardarsi intorno: le pareti del tunnel erano strette, ma ad un certo punto cominciarono a comparire di nuovo i cristalli ormai familiari, ad illuminare la strada davanti a loro. Anche questo contribuì a tranquillizzare Alys.
 
Di colpo, la galleria si aprì in una grotta, anche se chiamarla grotta era scorretto, sembrava più una specie di enorme stanza.
 
E in quella stanza c’erano alcune delle cose più assurde che Alys avesse mai visto.
 
Dovette abbassare la testa per evitare che le volasse addosso una sorta di… cesto, che praticamente levitava da solo, o meglio, non stava levitando, piuttosto stava fluttuando mosso da correnti d’aria. Per poi vedere un Aeral che controllava il movimento ad una grande distanza con il cristallo tra le mani. E quel posto era pieno di tavoli: grossi tavoli di pietra che circondavano enormi cristalli, e stavolta la luce era tale da costringerla a socchiudere gli occhi.
 
E c’erano ingranaggi, ingranaggi ovunque, che trasportavano in alto le ceste, che muovevano grossi nastri, addirittura una grossa zampa simile a quella dell’Automa che li aveva attaccati saliva e scendeva sollevando chissà cosa.
 
L’espressione di assoluto stupore di Alys, e anche di Vanyan, doveva leggersi sulla loro faccia, perché Lord Garyen si chinò verso di lei: «Allora mia Lady Alys, mio Lord Vanyan, benvenuti nel mondo della scienza. Di vostro gradimento?»


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Angolo autrice
Tecnicamente il capitolo spiegone doveva essere questo, ma con il flashback di Vanyan e la parte lore dump di Alys avevo già superato le 3000 parole, e contando che nel prossimo capitolo avremo parecchie cose da dire, non volevo scaricarvi addosso un mappazzone di 7000\8000 parole così, quindi ho pensato che spezzare sarebbe stata la cosa più giusta.
Ma stay tuned, con il prossimo ne vedremo delle belle e chiariremo alcuni punti.
Non so (di nuovo, sigh) quando uscirà la prossima parte, contando tutto quello che vorrei dire, mi piacerebbe fosse un lavoro fatto bene. Ma voi mi perdonate, vero?🥹
In ogni caso, spero di rivedervi presto e stay tuned🤙 Intanto vi lascio una foto delle splendide terme (perché la generazione dei paesaggi mi diverte un botto)
Alla prossima❤
   
 
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