Capitolo 10.
Aspettai il momento in cui svegliandomi nel mio letto avrei
scoperto con un sospiro di sollievo che era stato solo
un incubo.
La sensazione della tazza di caffè che si andava raffreddando
fra le mie mani però era orribilmente reale. Non
riuscivo ad accettare la cosa, era come se quella notizia non riuscisse ad
entrare nella mia testa, la parte logica del mio
cervello si rifiutava di farla passare.
Mi portai una mano al cuore come se quel semplice gesto potesse
fermare la sua corsa impazzita.
Volevo uscire e andare in un posto tranquillo per chiarirmi le
idee, ma la mia pausa si era prolungata anche troppo a lungo, si stavano
sicuramente chiedendo che fine avessi fatto.
Mi infilai il capotto e tornai lì senza pensare alle mie azioni,
ma lasciando che i piedi mi guidassero.
-Sei tornata finalmente!- mi rimproverò Marina
-Si- dissi in un sussurro
Andai verso il camerino per svestirmi, ma Drew
mi intercettò prima che potessi chiudermi la porta
alle spalle.
-Ehi, era un tuo amico?- mi chiese mentre
mi aiutava a sfilare il cappotto
-Si-
-Kee mi ha detto che è il chitarrista di una band che le piace
molto, cosa voleva da te?-
-Drew?-
-Dimmi, piccola-
-Non ora- dissi e mi chiusi nel claustrofobico
bagnetto in cui normalmente non sarei mai entrata.
Non volevo ferirlo, ma quello era decisamente
il momento sbagliato. Non ci capivo più nulla, mi era franato tutto addosso e
stavo soffocando sotto la valanga di informazioni che
mi aveva colpito.
Non so per quanto tempo rimasi chiusa in quel bagno con la
testa fra le mani cercando di capire quello che era successo, fatto sta che
quando uscii ancora non riuscivo a raccapezzarmi.
Finii la mia giornata di lavoro senza parlare con nessuno,
vedevo Keelin e Drew che
bisbigliavano fra loro guardando nella mia direzione, ma di certo non potevo andare lì e dirgli “Sapete qual è il motivo per cui
sto in questo modo? E’ perché il ragazzo che fino a qualche mese fa era il
centro del mio mondo e che si stava per sposare adesso dice di amarmi e io non
so assolutamente cosa fare!”
Decisamente non potevo dirglielo, così mi limitai a
dileguarmi e a sperare che avrebbero capito che oggi non era giornata per
cercarmi.
***
Se il mio scopo era quello di spaventarla a morte, farla
allontanare e correre il rischio di non incontrarla più allora potevo dire di
essere riuscito nel mio intento.
Sei forte, Frank!
Avrei dovuto aspettare, parlare con lei di Jamia,
vedere la sua reazione, non saltarle addosso.
Perché dovevo essere sempre un disastro?
In ogni caso dovevo affrontare Jamia.
Abitavamo insieme quindi incontrarla non era questo gran
problema, più che altro me la stavo facendo sotto.
Tanto ormai cosa avevo da perdere? Tanto valeva che facessi
tutto in un giorno.
-Jam, ehi Jam sei a casa?- chiamai non
appena fui entrato nel nostro appartamento
-Si Frankie, sono qui- mi rispose con il tono che aveva ormai da tempo, freddo e
piatto.
-Dobbiamo parlare- le dissi quando la
raggiunsi nel suo studio.
Alzò gli occhi dallo schermo del suo computer per rivolgere la sua attenzione a me.
-Finalmente- disse
Seguirono vari minuti di silenzio e poi mi decisi a parlare.
-Non ha senso continuare così- sussurrai
-Lo so-
-E’ colpa mia, mi dispiace, non avrei mai
voluto che andasse a finire così-
Stavo facendo uno sforzo incredibile. Guardavo negli occhi la
donna che avevo amato per anni e le dicevo cose che non avrei mai pensato di
dirle. In un certo senso avevo sempre saputo che io e lei eravamo
fatti per stare insieme a lungo, ma a quanto pare qualcun altro aveva deciso
che non sarebbe stato così.
-Si è colpa tua, ma anche mia, non sono
stata proprio una santa. Non sarei dovuta andare a letto con Sean perché sapevo che tu avevi fatto lo scemo con quell’altra, è stato un
comportamento infantile- ammise
-La cosa buona è che almeno ci siamo fermati in tempo, prima
che ci imbarcassimo in qualcosa da cui sarebbe stato
difficile uscire- dissi a testa bassa.
Avevo il groppo alla gola e sapevo bene che non sarei riuscito
a dire nient’altro in quel momento.
Rialzai lo sguardo e vidi che anche lei aveva gli occhi lucidi.
-Ciao Frankie-
-Arrivederci Jam. Stammi bene-
La abbracciai per l’ultima volta, il suo
abbraccio era così familiare...
Assaporai il suo profumo, il profumo
della mia Jam che mi accompagnava sempre, quando mi
alzavo la mattina e quando andavo a dormire la sera.
-Sarà difficile senza di te- disse con un singhiozzo
La strinsi più forte, poi a testa bassa andai in camera da
letto presi l’indispensabile ed uscii da quella che non sarebbe più stata la
mia casa.
Lasciandomi il mio passato alle spalle, lasciando
Jam.
Avrei voluto correre dentro e dirle che andava tutto bene, che
avremmo superato anche quella, ma le avrei
semplicemente mentito perché ormai il mio cuore non apparteneva più a lei e non
eravamo più Frankie e Jam.
Adesso ero solo Frank.
***
Sapevo che non dovevo farlo, che era un
questione che dovevo risolvere da sola. Era infantile, ma se non ne avessi parlato con qualcuno sarei esplosa. Erano passati
tre lunghissimi giorni nei quali non avevo fatto che pensare solo e unicamente
a quello escludendo il resto del mondo dai miei pensieri. Se mi rivolgevano la parola non rispondevo e ovviamente io non prendevo mai
l’iniziativa.
Semplicemente facevo quello che dovevo fare
e poi tornavo a casa e mi chiudevo dentro guardando orrendi film sdolcinati con
una ciotola enorme di gelato davanti. Poco dietetico e molto deprimente.
Fatto sta che nella mia totale mancanza di indipendenza
avevo deciso che parlarne con Gee era la soluzione
migliore, e me ne convincevo ogni passo che facevo verso casa sua e di Lynz.
Era sempre stata così lontana? Forse era semplicemente la mia
impazienza. Nel momento stesso in cui avevo deciso di
andare da lui per un momento avevo sperato che con solo la forza del pensiero
potessi teletrasportarmi davanti alla sua porta.
Quando finalmente arrivai il mio cuore stava decidendo che si
sarebbe andato a fare un giretto fuori dal mio corpo,
ma convincendolo a restare racimolai le ultime facoltà mentali che mi
rimanevano per alzare il braccio e premere sul campanello.
***
L’odioso suono del campanello mi avvertì poco gentilmente che Gerard, il mio attuale ospite, aspettava visite.
Per mia grande fortuna però lui era nella
doccia e Lynz era uscita a prendere il caffè da Starbucks, il preferito di Gee.
Mi alzai svogliatamente da quello che era diventato il piccolo
bozzolo in cui mi potevo chiudermi a commiserarmi e a pensare a quanto facesse
schifo la mia vita,ovvero il divano, e trascinando i
piedi mi avvicinai alla porta per abbassare senza entusiasmo la maniglia.
Chi era dall’altra parte non avrebbe
avuto un bello spettacolo.
***
Dopo svariati minuti finalmente qualcuno si degnò di aprire la
porta, ma non fu il Gerard assonnato o la Lynz pimpante che mi sarei aspettata.
Spalancai gli occhi per la sorpresa e lui fece lo stesso.
-Frank!- esclamai con un tono forse un po’ troppo acuto
-Crystal- sussurrò lui continuando a fissarmi come se
venissi da un altro pianeta
-Ehm…io…io cercavo Gee, ma non
importa la prossima volta magari chiamo prima- farfugliai
per poi indietreggiare incappando in un vaso di fiori che Lynz
aveva avuto la bella idea di piazzare davanti all’entrata.
Mi ritrovai con il sedere a terra e lui scoppiò a ridere per la
mia espressione sconcertata, allungò una mano per aiutarmi ma
io mi rialzai senza usufruire del suo aiuto e scappai in strada borbottando un
saluto veloce.
Possibile che dovevo sempre fare la figuare
dell’idiota? E perché Frank stava a
casa di Gerard? Era evidente che aveva
dormito lì, la sua aria da semi-brarbone
parlava chiaro.
Un pensiero fece capolino nella mia testa ma
io lo scacciai subito, non poteva essere, non così presto!
***
Quando Gee si decise ad uscire dalla doccia mi trovò che fissavo un punto non ben definito
davanti a me con uno stupido sorriso stampato in faccia.
Nell’indecisione fra il mettermi a piangere e il continuare a
ridere in quel momento avevo optato per una via di
mezzo.
-Frankie stai bene?- mi chiese stupidamente lui
Lo guardai sperando che ci arrivasse da solo.
-Va bene, è evidente di no, ma che è successo?-
-E’ venuta Crystal- annunciai piatto
Lui smise di frizionarsi i capelli e mi guardò con un’aria
stralunata.
-Crystal? Quella Crystal?-chiese
alzando di parecchi decibel la voce
Ma era stupido o cosa?
-Gerard…quante Crystal conosciamo?-
Lui alzò gli occhi al cielo e poi riparti all’attacco.
-Adesso dov’è? Cosa ti ha detto? Cosa ha fatto? Perché e venuta?-
Sbuffai immergendo la testa fra i cuscini del divano.
-Frankie parla!- mi urlò
scuotendomi
Quell’uomo sapeva essere così stressante.
-E’ arrivata ed è scappata subito, cercava te, poi andandosene è
inciampata nel vaso di fiori e io mi sono messo a ridere. The end- gli riassunsi
-Perché mi cercava?-
-Gerard! Pensi che se lo sapessi adesso starei qui a parlare con te?
Mamma mia a volte sei così stupido- piagnucolai
-Devo chiamarla- annunciò
-Dalle almeno il tempo di tornare a casa- sospirai
Un passo avanti c’era stato, almeno l’avevo rivista, nonostante
non fosse per sua spontanea volontà…
Ed ecco qui il nuovo capitolo,
Grazie mille alle ragazze che hanno commentato nonostante fossero secoli che non postavo >.<
Chiedo ancora scusa se c’è qualche orrore e se è scritto da schifo, ma è una fic davvero vecchia e non ho voglia di ricontrollare tutto xD *pigra?*
Bacini,
Silvia