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Autore: Mnemosine__    27/11/2024    1 recensioni
"Non è facile," ammise Lyanna, la sua voce quasi un sussurro. "Nascondere quello che sono, quello che ho fatto…" Le si spezzò la voce. “È…”
Dridjior seguì il suo sguardo verso Ewan, poi tornò a concentrarsi su di lei. "Ewan ti ama." Disse con un tono che non lasciava spazio a dubbi. "Dovresti permettergli di amare te, non la maschera che indossi."
Lyanna abbassò lo sguardo, riflettendo sulle parole di Dridjior.
“Tu non hai visto lo sguardo che aveva, quando ho ucciso quel maiale."
“Ma ho visto il tuo, quando sei piombata nella mia stanza e mi hai trascinato qui.” Dridjior si avvicinò a lei, sfiorandole la spalla con il braccio.
"Ho sempre pensato che fosse più facile fingere di essere meno di ciò che sono, per evitare di spaventarlo. E non lo conoscevo, se fosse stato un tipo di uomo diverso..."
Dridjior annuì, mantenendo il suo tono di voce rassicurante. "Non puoi nasconderti per sempre, Lyanna. Ewan ti ha scelto per quello che sei, non per la maschera che indossi. E ogni volta che cerchi di nascondere una parte di te, gli neghi la possibilità di amarti completamente."
Per leggere questa è necessario aver letto prima : Le Cronache di Vralysia - Fiducia
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Vralysia'
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Lyanna camminava a passo svelto per i corridoi del castello, cercando di calmare il tumulto dei pensieri che le affollavano la mente. Le parole di Ewan, l'intensità dello sguardo di Fray, il misto di gioia e preoccupazione negli occhi di suo fratello… tutto continuava a riecheggiare dentro di lei. Respirò profondamente, cercando di scacciare quella sensazione di peso dal petto. Doveva concentrarsi su quello che doveva fare, non su quello che era stato detto.
I corridoi erano illuminati dalla luce del sole che filtrava dalle alte finestre, i raggi dorati che si riflettevano sulle armature degli antichi cavalieri e sulle pareti ornate di arazzi. Ogni angolo del castello le era familiare, eppure, in quel momento, le sembrava quasi di camminare in un luogo diverso, come se qualcosa di sottile ma fondamentale fosse cambiato.
Finalmente, raggiunse la grande porta di legno che conduceva alla sala del trono. Le due guardie in armatura le fecero un cenno di saluto quando si avvicinò, aprendo la porta per farla passare. La sala era ampia e imponente, con alti soffitti a volta e ampie finestre che affacciavano sul cortile principale del castello.
Diana era già lì, la sua figura si stagliava in mezzo alla stanza, avvolta in un abito di seta color cremisi che sembrava riflettere la luce. Le sue mani erano in movimento mentre parlava, gesticolando con un fervore quasi teatrale. Accanto a lei, due delle governanti del palazzo, Anya e Maelis, ascoltavano con attenzione, annuendo di tanto in tanto.
Lyanna entrò senza fare rumore, fermandosi per un attimo vicino alla porta per osservare la scena, mentre Kenneth le si affiancava. Diana stava indicando le grandi tende di velluto verde che pendevano dalle finestre. "Quelle," stava dicendo con tono deciso, "sono orribili. Quando sarò regina, cambierò tutta la tappezzeria della sala del trono. Voglio qualcosa di più luminoso, che rispecchi il nuovo regno. Forse del bianco, o dell’oro... qualcosa di regale, ma anche moderno."
Anya e Maelis si guardarono, un po’ impacciate, scambiandosi uno sguardo fugace prima che Anya rispondesse: "Credo che ne dovremo parlare con sua maestà, lady Diana."
Lyanna strinse le labbra, facendo un passo avanti e interrompendo la conversazione con il solo peso della sua presenza. Le due donne la videro per prime e si inchinarono abbassando la testa e Diana si girò verso di lei, sorprendendosi per un attimo, ma poi un sorriso gentile si dipinse sul suo volto. "Altezza," salutò, con un tono che cercava di essere cordiale ma che non riusciva a nascondere del tutto un velo di fastidio. "Non vi avevo vista arrivare."
"Dovreste prestare più attenzione a ciò che vi circonda," rispose Lyanna, mantenendo un'espressione calma e controllata.
Le due governanti, che conoscevano e rispettavano Lyanna per la sua gentilezza e il suo ruolo di sorella del re, la guardarono con un misto di deferenza e affetto. "Altezza," disse Anya con un sorriso caloroso. "È un piacere rivedervi."
Lyanna rispose con un sorriso cortese, poi rivolse lo sguardo a Diana. "Avete già pensato a tutto," commentò, cercando di mantenere un tono neutro.
Diana ridacchiò, con una nota di autocompiacimento nella voce. "Oh, certo. Ci sono molte cose che possono essere rinnovate, non credete?" disse, lanciando uno sguardo al soffitto. "Questo luogo ha bisogno di una ventata di freschezza."
Lyanna si trattenne dal replicare subito, invece girò lentamente lo sguardo verso Quinn, il cavaliere assegnato alla sorveglianza di Diana. Quinn, un uomo robusto e dallo sguardo acuto, stava nell'ombra di un arco, osservando attentamente ogni movimento di Diana. Quando i loro occhi si incontrarono, lui annuì impercettibilmente, come a dire che tutto era sotto controllo. Kenneth gli si avvicinò, rimanendo poco distante per poter riuscire a parlare.
Diana, ignorando la tensione nell'aria, tornò a guardare Lyanna. "Stavo dicendo alle governanti che queste tende… e tutto il resto… devono essere cambiati. Non credete, Lyanna?"
Lyanna si avvicinò con calma, i suoi passi riecheggiavano leggermente sulle lastre di pietra del pavimento. "No," disse, con un tono volutamente neutro. “Dubito che Vinar vi lascerà cambiare anche solo una sedia, qui dentro. Mia madre ha scelto questi colori.”
L’espressione di Diana si fece più rigida, i suoi occhi si strinsero appena, un lampo di irritazione attraversò il suo sguardo. “Capisco,” disse, con un sorriso forzato. “Ma, con tutto il rispetto per vostra madre, questi colori sono… antiquati. Non si addicono a una nuova era.”
Lyanna mantenne la calma, ma nel suo tono c'era una fermezza che Diana non poteva ignorare. "Non vi piace il verde? È il colore dello stendardo di famiglia."
Le governanti si scambiarono uno sguardo nervoso, spostando il peso da un piede all’altro, ma rimasero silenziose, attendendo con apprensione la reazione di Diana. La futura regina prese un respiro profondo, cercando di controllare la sua frustrazione. "Amo di più il rosso," disse lentamente, "E sua maestà mi ha dato il permesso di scegliere le decorazioni per il matrimonio."
Lyanna si avvicinò di un altro passo, mantenendo lo sguardo fisso su Diana, le sue parole misurate e cariche di una sottile autorità. "Infatti siamo qui a parlare della tappezzeria per il matrimonio, non per la sala del trono di mio fratello."
Diana sgranò leggermente gli occhi, il suo viso divenne più teso mentre il controllo che aveva cercato di mantenere fino a quel momento cominciava a sfaldarsi. “Questa sala sarà presto anche mia,” replicò, la sua voce un po' più alta di quanto intendesse. "E penso che sarebbe giusto che io abbia almeno un po' di voce in capitolo su come debba apparire!"
Lyanna non si mosse, il suo volto rimase imperturbabile, ma i suoi occhi penetranti non lasciavano spazio a dubbi. "Sarete regina al fianco di mio fratello," rispose con calma, “ma questo non vi dà il diritto di cancellare ciò che è stato, di sovvertire tradizioni radicate da secoli. C'è una differenza tra dare un tocco personale e voler ricostruire tutto secondo un capriccio."
Diana fece un passo avanti, il colore sul suo viso si intensificò, le sue guance ora avevano una sfumatura più rossa, segno evidente della crescente frustrazione. "Non è un capriccio!" protestò. “Voi siete la sorella di sua maestà, ma io diventerò sua moglie.” Strinse i pugni. “E voglio le tende rosse.”
Lyanna piegò di poco la testa, accennando ad un leggero sorriso. Guardò le governanti alle spalle della ragazza, prima di rispondere “Peri il matrimonio possiamo scegliere decorazioni rosse e verdi, magari. E qualche tocco d’oro o avorio, come desidera lady Diana.”
“Mi sembra una buona idea, altezza.” Annuì Anya.
“E i tavoli… dovremo spostarli ai lati del salone, magari.” Suggerì, facendo un passo indietro. “Che ne dite, Diana?”
Diana serrò la mascella, le sue labbra sottili, il viso teso mentre si sforzava di mantenere la calma. "I tavoli," ripeté con un tono duro, "dovranno essere disposti come io desidero, Lyanna." La sua voce era ferma, ma la crescente impazienza traspariva.
Lyanna annuì leggermente, senza mai distogliere lo sguardo. "Certamente, Diana," rispose con la stessa calma inossidabile, "ma ci sono anche altri dettagli da considerare. La disposizione deve facilitare il movimento degli ospiti, soprattutto di quelli di più alto rango. Non vorremmo certo creare disordine o disagio in un'occasione così importante, vero?"
Diana sbuffò, il suo respiro divenne più affannoso, i suoi occhi lampeggiavano di rabbia contenuta. "Credo che io sappia cosa sia meglio per il mio matrimonio," scattò, con un tono di voce che si alzava impercettibilmente. "Non ho bisogno che qualcuno mi ricordi come organizzare una festa!"
Lyanna inclinò leggermente la testa di lato, come se stesse osservando una bambina che faceva i capricci. "Oh, naturalmente," disse dolcemente, "non intendevo suggerire il contrario. Ma è solo che… la disposizione della sala e la scelta dei colori non sono dettagli insignificanti. Sono il riflesso della nostra storia, delle nostre tradizioni. Il popolo le nota, le vive, e per loro significano qualcosa. E in quanto futura regina, è essenziale che capiate queste sottigliezze."
Diana serrò i pugni fino a che le nocche divennero bianche. "Basta con queste lezioni su cosa significhi essere una regina!" gridò, la sua voce ora chiaramente alterata, facendo trasalire leggermente le governanti. "Voi pensate di potermi insegnare cosa significa regnare? Solo perché siete la sorella di Vinar non vuol dire che sappiate tutto!"
Lyanna mantenne il suo sorriso, ma i suoi occhi si fecero più intensi. "Non sto cercando di insegnarvi nulla, Diana," replicò con voce calma, ma con una sfumatura tagliente. "Ma mi sono occupata di questo castello per anni, credevo vi facesse piacere un po’ di aiuto."
Diana si irrigidì, sollevando il mento con aria di sfida. "Il vostro aiuto?" ripeté con tono tagliente. "Non ho bisogno del vostro aiuto, né dei vostri consigli su come gestire il mio futuro regno."
Lyanna sentì la tensione salire lungo la schiena come un'onda. Respirò profondamente, cercando di mantenere la calma, ma l'insolenza di Diana cominciava a stancarla. "Sto cercando di assicurarmi che questa cerimonia si svolga nel miglior modo possibile," rispose, mantenendo la voce ferma. "Mia madre è morta, spetta a me aiutarvi mentre sua maestà si occupa di affari di stato."
"Sua maestà è abbastanza grande da decidere da sola," ribatté Diana, la sua voce divenne più aspra. "Non capisco perché continuate a intromettervi, cercare di scavalcarmi, visto che siete solo una principessa."
A quel punto, l'espressione di Lyanna cambiò. Il suo sguardo divenne freddo come una lama affilata, e per un attimo sembrò che il silenzio nella sala diventasse quasi tangibile, come se anche le pareti avessero trattenuto il fiato. Fece un passo avanti, avvicinandosi a Diana, e quando parlò, la sua voce era bassa, ma così ferma da far trasalire perfino le governanti.
"Sembra che siate voi a non aver compreso la vostra posizione," disse Lyanna, il tono calmo ma carico di un'autorità innegabile. "Io sono la figlia di un re, la sorella di un re e la moglie di un futuro re. Il mio sangue è reale per nascita, non per scelta o per una firma su un pezzo di carta."
Diana sgranò gli occhi, sorpresa dall'improvvisa fermezza di Lyanna, ma non riuscì a interromperla.
Lyanna continuò, avvicinandosi ancora di più, ogni parola scandita con precisione. "Sarete regina solo perché siete stata scelta da un consiglio di nobili per il denaro di vostro padre, non per diritto di sangue. E per quanto mi riguarda, dovreste essere grata per l'opportunità che vi è stata concessa, e non comportarvi come se aveste conquistato questo titolo con il vostro merito."
Diana rimase a bocca aperta, il colore sul suo viso cambiò, e le sue labbra si contorsero in un sorriso forzato. "Non sapete di cosa parlate," balbettò, cercando di mantenere la compostezza. "Il mio matrimonio con sua maestà… è destinato…"
"Destinato?" Lyanna alzò un sopracciglio. "No, Diana. È un accordo, un contratto. E fareste bene a ricordare che la vostra posizione è fragile, come lo è ogni contratto. Oggi siete la sua promessa sposa, domani potreste essere nulla, se non imparerete a rispettare le tradizioni e il sangue reale di questo regno."
Diana aprì la bocca per rispondere, ma nessuna parola uscì. La rabbia nel suo sguardo lottava contro una nuova emozione: la paura. Sentiva che Lyanna aveva ragione. Sapeva che la sua posizione, seppur di grande potere, era comunque precaria, legata alle decisioni degli uomini di corte, e che la benevolenza di Vinar non era garantita per sempre.
Lyanna, vedendo la sua reazione, ammorbidì leggermente l'espressione. "Dovreste imparare a rispettare i membri di questa famiglia, se volete davvero farne parte."
Diana distolse lo sguardo, il respiro affannoso, la fronte imperlata di sudore. "Io... io capisco," disse infine, con voce spezzata.
"Buon per voi," rispose Lyanna, facendosi indietro di un passo, ma senza abbassare la guardia. "Ora, se abbiamo finito con queste inutili discussioni, dovremmo concentrarci su ciò che è davvero importante: preparare questo matrimonio nel modo migliore per il regno e per la famiglia reale."
Le governanti, finalmente, sembrarono rilassarsi un poco, mentre Diana rimaneva immobile, cercando di trovare le parole giuste, ma senza successo.
“I tavoli saranno addossati alle pareti.” Lyanna guardò le due donne alle spalle della futura cognata, che annuirono. “Certo, altezza.”
Diana fece un respiro profondo, cercando di riprendere il controllo. I suoi occhi si spostarono nervosamente da Lyanna alle governanti, poi di nuovo a Lyanna, cercando disperatamente un appiglio, una risposta che potesse ripristinare il suo senso di autorità. Alla fine, sollevò leggermente il mento, come a voler riprendere una certa dignità.
"Molto bene," mormorò, con voce ancora tremante ma con una nota di sfida. "Come volete. I tavoli saranno addossati alle pareti. Ma non credete che io dimentichi questo… affronto, Lyanna."
Lyanna inclinò leggermente la testa, il suo sguardo imperturbabile. "Mia cara, se vi avessi voluta offendere non l’avrei certo fatto in questo modo," rispose con calma.
Diana digrignò i denti, trattenendo un commento tagliente. "Forse dovreste ricordare, altezza, che una volta sposata, sarò io ad avere voce in capitolo su molte di queste decisioni."
Lyanna sorrise appena, con un accenno di sfida anche nelle labbra sottili. "Mhmm," disse, il tono calmo ma pungente, "Comunque sia, Vinar avrà l’ultima parola e fidatevi se vi dico che non vi lascerà toccare quelle tende."
L'insulto, anche se celato sotto un’apparenza di cortesia, fece arrossire ancora di più Diana, che si irrigidì come se fosse stata schiaffeggiata. "Non lo potete sapere" sibilò. "Non dimenticate, Lyanna, che presto sarò anche la vostra regina."
Lyanna fece un lieve inchino, le sue parole morbide ma taglienti come una lama ben affilata. "No, non è vero," fece schioccare la lingua sul palato.
Diana si irrigidì di nuovo, ma questa volta non rispose. Sembrava aver capito che continuare la discussione non le avrebbe giovato. Le governanti restavano in silenzio, il volto serio ma con un'ombra di sollievo.
"Molto bene," disse Lyanna infine, concludendo la conversazione. "Abbiamo ancora molto da fare. E vi suggerisco, Diana, di concentrarvi su ciò che conta davvero, come la lista di piatti da richiedere al cuoco."
Diana annuì brevemente, poi si voltò, dirigendosi verso la porta con un passo rigido. "Mi scuso," disse freddamente, "ma ho bisogno di un po' d'aria."
Lyanna la osservò uscire dalla sala, le sue spalle rigide e il mento sollevato in una sfida silenziosa. Quando la porta si chiuse dietro di lei, Lyanna si voltò verso Anya e Maelis, il suo volto tornando calmo e sicuro. “Sono stata troppo dura?”
“Le tende di sua maestà non si toccano, altezza.” Maelis alzò la testa verso le finestre. “Così la regina è sempre con noi.”
“Bene. Ma vedete di fare contenta la fidanzata di mio fratello e mettere del rosso qua e là.” Scosse la testa e camminò verso i cavalieri, notando l’inchino delle due donne e godendo interiormente per non averle viste dedicare la stessa premura a Diana. Si fermò davanti a Quinn. “Dimmi se è corsa a lamentarsi da suo padre o dal fratello.”
“Corro.” Il giovane fece un veloce inchino con il capo e attraversò il salone con passo veloce.
“Sai che mi fai paura, vero?” Chiese Kenneth, senza riuscire a mascherare un sorriso.
“Sono lieta di sentirlo.” Lei gli restituì il sorriso.
“Ma non ho capito a cosa è servita tutta questa cattiveria gratuita.” Lui piegò la testa verso di lei e Lyanna incrociò le braccia al petto.
“Sono incinta, quando tra un mese lo renderemo pubblico potrò dire che è colpa della gravidanza se sono stata stronza con lei.” Si mordicchiò il labbro per nascondere un sorriso. “Lo sai, le donne sono suscettibili, in gravidanza. Non è colpa mia se non so gestire le mie emozioni. E poi, se Diana va da Dovr e lui è fedele a Erisar, sarà Erisar ad andare da Vinar per riferirglielo e premere per mandarmi via. Ma se davvero vuole distaccarsi dal padre, Dovr ne parlerà con Ewan quando ne avrà occasione. Così sapremo anche chi dei due è la figura dominante per lei.” Si leccò le labbra, soddisfatta. “E i capricci e le pretese di quella viziata mi hanno stancato, avevo bisogno di scaricare un po’ di tensione.”
“Sei…” Il cavaliere alzò le sopracciglia.
“Lo so.”  
Kenneth scosse la testa con un misto di ammirazione e divertimento. "Ricordami di non farti incazzare," disse con un sorrisetto.
Lyanna sospirò. “Diana è già ribelle di suo, non perché abbia convinzioni forti, ma perché è insicura e non si è accorta di scambiare una gabbia con un’altra. E se vuole mettersi in competizione con me... che ci provi.”
“La madre di Ewan non ha fatto così, con te."
“La madre di Ewan mi ha controllato dal primo giorno a corte. Ma è casa sua e io non ho intenzione di scavalcarla finchè Ewan non sarà re.” Alzò una mano per sistemare la manica dell’abito. “E poi, ce ne andiamo tra un mese, lasciami divertire, se posso farlo.”
Kenneth stava per replicare, ma fu interrotto dal ritorno di Quinn che attraversava di nuovo la sala con passo rapido. Il suo viso, solitamente calmo e composto, tradiva una leggera fretta.
"Altezza," esordì Quinn, fermandosi davanti a Lyanna e chinando leggermente il capo. "Aion mi ha dato il cambio. Ho visto Diana dirigersi verso i giardini. Ewan era lì con Dovr. Diana lo ha preso da parte per parlargli."
Lyanna incrociò le braccia e piegò leggermente il capo, il suo sguardo si fece più intenso.
“E lei li ha interrotti?”
“Lo ha preso da parte. Tuo marito è rimasto solo, c’è Aion con lui.”
Lyanna si voltò verso Kenneth, un sorriso di vittoria le illuminava lo sguardo. Lui alzò gli occhi al cielo. “Non gongolare, sai che sei ciò che sei per noi non solo per diritto di nascita.” La rimbeccò. “Comunque, brava.”
“Grazie.” Lei ridacchiò, poi si girò verso Quinn. “Sai se gli altri sono tornati da Ghier?”
“Credo che arriveranno stasera. Ma so che Dridjior ha mandato Reghan a Ghier, stamattina.” Il cavaliere abbassò la voce.
“Ottimo.” La principessa si sfregò le mani. “Allora, credo che tornerò ai miei impegni da stronza sorella dello sposo, se non vi dispiace.” Disse, guardando le governanti con la coda dell’occhio che, al centro della sala, stavano guardando e indicando il soffitto, forse discutendo qualche idea per le decorazioni.
“Divertiti. Io ho iniziato il turno dieci ore fa, vado a dormire.” Quinn le sorrise, fece un passo indietro e si inchinò, per poi dirigersi fuori dalla sala del trono.
Lyanna si inumidì le labbra mentre guardava il mantello blu del cavaliere svolazzare dietro di lui. “Perché ci sei sempre tu, con me?” Chiese a Kenneth guardandolo con la coda dell’occhio. “Non che mi lamenti. Ma hai dato agli altri il turno di notte.”
“Dridjior mi ha chiesto di tenerti d’occhio.” Lui inspirò pesantemente, prima di rilasciare l’aria con un sonoro sbuffo. “E devo ricordarti che due mesi fa hanno cercato di ammazzarti?”
Lei fece schioccare la lingua sul palato. “So difendermi.”
“Si, ma non sei sola, ora.” Il cavaliere appoggiò la mano sull’elsa della spada, a riposo. E il viso di Lyanna scattò verso di lui. “Voi lo… che bastardi.” Scosse la testa e sorrise.
“Dovevi dircelo tu, ma sai che se si tratta della vostra salute Tallion non sa tenere la bocca chiusa.”
Lyanna sospirò, sollevando gli occhi al cielo. "Nessuno sa più tenere un segreto, qui," mormorò, con un mezzo sorriso.
Kenneth annuì, il suo sguardo serio ma al contempo protettivo. "Non è solo per la tua sicurezza, Lyanna. È per il futuro di tutti noi. Tuo figlio o tua figlia sarà l'erede di Ewan. E – per il momento, sai anche tu chi è l’erede di Vinar. Non possiamo permetterci rischi."
“Vinar non ha un erede.” Sottolineò lei scoccandogli un’occhiata di fuoco.
“Sai che non è vero. E negarlo non cambierà le cose. Tu…”
“Sarò la consorte di Ewan. Mio figlio erediterà il suo trono e Vinar sta per sposarsi e avrà il suo erede.”  Lyanna sospirò. “Vado a parlare con le governanti.”
Kenneth fece un cenno di assenso e lasciò che Lyanna si allontanasse verso le governanti. La seguì con lo sguardo, osservando come i suoi passi fossero decisi, quasi imperiosi, come a voler affermare la sua presenza in ogni angolo della sala del trono.
 
*
 
Quella sera, Lyanna si diresse verso le sue stanze, le candele lungo il corridoio gettavano ombre danzanti sulle pareti di pietra. Sentiva il peso della giornata sulle spalle, ma un misto di soddisfazione e inquietudine la accompagnava. Sapeva che ogni sua mossa aveva delle conseguenze, e per quanto ne fosse consapevole, non poteva mai sapere con certezza come avrebbero reagito gli altri.
Aprendo la porta delle sue stanze, trovò Ewan che la stava aspettando. Era appoggiato al bordo della scrivania, con le braccia incrociate sul petto e un'espressione che oscillava tra il curioso e l'irritato. Il suo sguardo era intenso, e Lyanna sentì immediatamente l'elettricità nell'aria.
"Che cosa hai fatto a Diana questa mattina?" chiese, con una voce che tradiva una leggera esasperazione. "È arrivata da me e Dovr con le guance rosse come una fiamma, mi ha preso da parte e sembrava parecchio arrabbiata."
Lyanna sorrise appena, un sorriso che non riuscì a nascondere del tutto la soddisfazione. "Ho semplicemente risposto a qualche sua… richiesta," replicò con un tono innocente, ma sapeva che Ewan non si sarebbe accontentato di quella risposta.
Lui alzò un sopracciglio, scrutandola con attenzione. "Sì, beh, a giudicare dalla sua reazione, deve essere stata una risposta piuttosto… decisa."
Lyanna si avvicinò a Ewan, mantenendo il suo sguardo fisso su di lui.
“Lui ti ha parlato, vero?” Chiese camminando lentamente. Ewan aprì le braccia e lei si infilò tra le sue gambe per farsi abbracciare.
“Mi ha detto che avete litigato riguardo le decorazioni.” Lui annuì appoggiando il mento sulla sua testa. “E che le hai detto che non è di sangue reale.” Lei non rispose, così lui continuò. “Io ho detto che sei stressata e che probabilmente non era tua intenzione indispettirla in quel modo.”
Lyanna restò immobile per un istante, poi scoppiò a ridere piano, un suono morbido che si fece strada tra le labbra. "Hai davvero detto così?" domandò, la testa ancora appoggiata al petto di Ewan. "E lei ti ha creduto?"
Ewan sospirò, accarezzandole i capelli con un gesto affettuoso. "Non ne sono sicuro," ammise. "Ma sembrava sollevata all'idea che tu non avessi intenzione di insultarla deliberatamente. Diana non capisce che la tua lingua affilata è il tuo modo di mettere alla prova le persone."
Lyanna si allontanò leggermente da lui, sollevando il volto per guardarlo negli occhi. “Ma io non ho messo alla prova lei.” Sorrise. “Lei è stato un mezzo per capire se Dovr è fedele a suo padre o vuole sul serio stringere un’alleanza con noi.”
Ewan la guardò intensamente per un lungo istante, come se stesse pesando ogni parola che lei aveva detto. Poi scosse la testa, un lieve sorriso incurvò le sue labbra. "Quindi, tutta questa sceneggiata è stata per testare Dovr?" chiese, cercando di nascondere l'ammirazione dietro una facciata di leggero disappunto.
Lyanna annuì, il suo sorriso si fece più ampio. "Sì," rispose, con un tono sicuro. "Ammetto che questa mattina mi abbia fatto innervosire più del solito, ma quello che mi interessava era capire da che parte sta davvero Dovr. Invece di parlare con suo padre, è venuto immediatamente da te."
Ewan sospirò profondamente, sollevando lo sguardo al soffitto, come se cercasse pazienza. "Sai che questa strategia potrebbe ritorcersi contro di noi, vero? Se Diana si sente troppo umiliata, potrebbe trovare un modo per convincere Dovr a rimanere con il padre, o peggio, cercare alleati contro di noi."
Lyanna alzò le spalle con disinvoltura. "Diana è impetuosa, ma non ha una vera testa per la politica. E tu stesso hai visto come Dovr la guarda: come una bambina da proteggere, non una compagna d'armi. Se lei si arrabbia, sarà ancora più evidente quanto sia debole la sua influenza su di lui." Le brillarono gli occhi. “E poi sono incinta, non è colpa mia se provo emozioni strane o forti che non so gestire e accidentalmente faccio la stronza.”
Ewan la guardò con un misto di preoccupazione e divertimento, il suo sguardo scivolando tra il volto di Lyanna e il suo ventre ancora piatto. "Spero che tu non stia usando la tua gravidanza come scusa per tutto," disse, un sorriso malizioso si formò sulle sue labbra.
Lyanna rise di nuovo, il suono era più rilassato questa volta. "Non è una scusa,è una spiegazione. Le emozioni sono amplificate in questo stato, e a volte quello che voglio fare e quello che faccio sono due cose molto diverse. Scommettiamo che quando Diana saprà della gravidanza mi scuserà questo scivolone?"
Ewan la guardò con uno sguardo più dolce, la sua espressione morbida e comprensiva. “Non si fanno scommesse di questo tipo.” Chiuse gli occhi e scosse la testa. “Ma se proprio dobbiamo, punto cinque monete d’oro che non ti dirà niente.”
Lyanna sorrise e si avvicinò a Ewan, che la guardava con un misto di divertimento e preoccupazione. "Sei così propenso a perdere i tuoi soldi?" chiese, alzando un sopracciglio mentre lo tirava verso di sé.
Ewan le sorrise, le sue mani già iniziavano a sfiorarle le braccia con dolcezza. "A dire il vero, credo che Diana sia più propensa a ignorare l'incidente che a prendere una posizione ferma."
Lyanna annuì, il suo sorriso si allargò ulteriormente. "Vedremo."
Insieme, iniziarono a prepararsi per la notte. Ewan le offrì una mano mentre si spogliavano, un gesto carico di intimità e complicità. I due si aiutarono reciprocamente, ridendo a bassa voce mentre indossavano le camicie da notte, le loro mani sfiorandosi casualmente.
Quando furono finalmente pronti, si avvicinarono al letto. Ewan spense le ultime candele, e la stanza fu avvolta da una dolce oscurità, interrotta solo dalla luce lunare che filtrava attraverso le tende. Si sdraiarono sul letto, i loro corpi avvolti in una calda e confortevole vicinanza.
Lyanna si girò verso Ewan, i suoi occhi brillavano nell’oscurità. "Ti amo," sussurrò, la voce morbida e piena di gratitudine.
Ewan la guardò con tenerezza, le sue mani scivolarono dolcemente sul ventre di Lyanna. "Ti amo anche io, tesoro," rispose, accarezzandola delicatamente.
I due si baciarono con dolcezza, i loro labbra si incontrarono in un bacio lungo e appassionato.
Lyanna si rannicchiò contro Ewan, il suo corpo rilassato mentre lui la abbracciava strettamente. Le sue mani continuavano ad accarezzarle il ventre, un gesto affettuoso e protettivo.
Si abbracciarono strettamente, il loro affetto e il calore dei loro corpi contribuivano a creare una sensazione di pace. Con un ultimo bacio sulla fronte, Ewan chiuse gli occhi, il suo corpo rilassato mentre Lyanna si accoccolava contro di lui.
Lyanna rimase sveglia per qualche minuto, immersa nella quiete della stanza e nel caldo abbraccio di Ewan. Sentiva il ritmo regolare del suo respiro contro la pelle, un suono rassicurante che le dava conforto. Ogni respiro di Ewan era un promemoria del suo amore e della loro connessione, e man mano che il respiro di lui si faceva più profondo e regolare, Lyanna capì che il marito si era addormentato.
Con un sorriso leggero, Lyanna si accomodò meglio sotto le coperte, cercando di rilassarsi completamente. La stanza era avvolta in un silenzio tranquillo, interrotto solo dal lieve crepitio di una legna nel camino e dal lieve fruscio delle tende.
Chiuse gli occhi e tentò di svuotare la mente dai pensieri che la preoccupavano. Il calore del corpo di Ewan e la sua presenza rassicurante creavano una sensazione di protezione e sicurezza. Tentò di concentrarsi su questo sentimento, lasciando che la tranquillità della notte la avvolgesse. Sbuffò. Lyanna non riusciva a dormire. Si girò e si rigirò tra le coperte, mentre il sonno le sfuggiva come un'ombra. Accanto a lei, Ewan dormiva profondamente, il respiro regolare e rilassato. Non voleva svegliarlo. Con un movimento lento e attento, si alzò dal letto, i piedi nudi che sfioravano il pavimento freddo della stanza. Raggiunse il piccolo cassetto accanto al letto, lo aprì senza fare rumore e prese il fodero di un pugnale. Lo legò strettamente alla coscia, sentendo il peso rassicurante dell'arma contro la pelle. Poi, con la stessa cautela, indossò una vestaglia di seta scura, lasciando che il tessuto le scivolasse leggero sulle spalle.
Aprì la porta della loro camera, la luce fioca delle torce illuminava appena il corridoio. Mentre usciva, sentì un movimento rapido alla sua sinistra. Sir Will era lì, scattò verso di lei, la mano pronta a sguainare la spada. Un uomo alto e imponente, con capelli castani arruffati e una barba che iniziava a diventare grigia. I suoi occhi erano vigili, sempre in cerca di pericoli nascosti. Lyanna alzò una mano, facendo segno di restare in silenzio. I suoi occhi incrociarono quelli di Sir Will, e lui capì subito. Annuii, allentando la presa sull'elsa della spada, ma rimanendo comunque all'erta. Lyanna fece un cenno con la testa, invitandolo a seguirla.
Camminarono insieme per i corridoi del castello. I passi di Lyanna erano leggeri, quasi felini, mentre Sir Will, con il suo fisico massiccio, la seguiva a una distanza rispettosa, ma attento a ogni suono o movimento. Le pareti di pietra fredde riflettevano il tenue bagliore delle torce, mentre avanzavano con discrezione. Il silenzio della notte era rotto solo dal lieve fruscio del mantello di Lyanna contro il pavimento.
Dopo aver percorso diversi corridoi, raggiunsero una delle grandi terrazze del castello. Lyanna si fermò, inspirando profondamente l'aria fresca della notte. Sir Will si posizionò dietro di lei, in silenzio, rispettando la sua necessità di spazio. L'aria notturna le sferzava il viso, e Lyanna sentì i pensieri confusi che si affollavano nella sua mente iniziare a dissolversi. La luna splendeva alta nel cielo, e il vento portava con sé l'odore del mare lontano.
Respirando a fondo, Lyanna chiuse per un istante gli occhi, ascoltando il fruscio del vento sugli alberi del giardino.
“Secondo te sto sbagliando?” Chiese dopo un po’, appoggiandosi alla ringhiera con gli avambracci.
“Di cosa stiamo parlando?”
“Non lo so.” Sospirò lei. “Tutto, credo.” Sospirò, chiudendo gli occhi per cercare di riordinare i pensieri. “Ho sbagliato, a dirlo ad Ewan?”
“Non è saggio mentire alla propria metà.”
Lei si mordicchiò il labbro inferiore per cercare di nascondere un sorriso. “Potevo evitare di metterlo in mezzo a tutto questo, però.”
“Mi sembra che lui ci voglia stare, in mezzo. Se ne sarebbe tirato fuori, altrimenti.”
Lyanna non rispose subito. Il suo sguardo si perse nell’orizzonte, oltre le mura del castello, dove il cielo notturno si mescolava con il mare. La mente era ancora un vortice di pensieri contrastanti. Era difficile trovare le parole, difficile persino capire quali domande volesse porre a se stessa. Per un attimo, il silenzio tra loro sembrò crescere, riempiendo l'aria come un peso invisibile.
Poi un fruscio improvviso ruppe quella quiete, facendola sussultare. Sir Will si mosse immediatamente, scattando in avanti con la mano sulla spada. I loro occhi si incrociarono per un istante, entrambi allertati, il cuore che batteva più forte nel petto. Lyanna strinse il pugnale nascosto sotto la veste, pronta a qualunque cosa stesse per apparire.
Dalla penombra dell’ingresso della terrazza, una figura emerse con un passo incerto. Will rimase immobile, ma il suo sguardo si fece più attento, come se ogni fibra del suo essere fosse pronta a proteggere Lyanna da qualsiasi minaccia. Poi riconobbe il volto dell’uomo che avanzava verso di loro, e la tensione nei suoi muscoli si allentò leggermente. Lyanna abbassò la mano dal pugnale, ma il suo cuore non aveva ancora rallentato del tutto.
Vinar, si fermò davanti a loro. Anche lui era coperto da una semplice vestaglia, a piedi nudi.
Si bloccò vedendoli lì, sorpreso. "Cos’è, c’è una festa e non sono stato invitato?" la sua voce ruppe l'attimo di silenzio, leggermente affannata, come se avesse corso o fosse stato in cerca di qualcosa.
Lyanna alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, girandosi di nuovo verso il cortile e dando le spalle al fratello. “Ci sono troppi invitati per i miei gusti. Dov’è Fray?”
“Non riuscivo a dormire,” disse infine Vinar, come se dovesse giustificare la sua presenza. “Avevo bisogno di aria. Immagino che nessuno dei due abbia voluto svegliare il proprio compagno.”
Lyanna ingobbì la schiena. “Non puoi uscire da solo, Vin,” rispose, cercando di mantenere il tono neutro. “Perché ci potrebbero essere assassini dietro ogni angolo, lo so. Ma non ne posso più di essere sempre circondato.” Vinar scosse la testa mentre il suo sguardo si spostava da lei a Sir Will, ancora in piedi come una sentinella alle sue spalle. "Senza offesa."
“Nessuna offesa, maestà.” Si strinse nelle spalle il cavaliere.
Lyanna sorrise appena, ma non c’era vera gioia dietro quel sorriso. “Vuoi rimanere solo?” replicò, il tono leggermente stanco.
Vinar esitò un momento, poi fece un passo più vicino. “Mi manca, parlare con te. Di notte, come facevamo quando eravamo piccoli. Certo, ora siamo adulti e abbiamo i nostri problemi. Io ho un regno a cui pensare, ma ho…” Il suo sguardo si fece più attento. "Ho ancora una sorella di cui preoccuparmi," aggiunse in un tono più dolce. "Che non sembra mai trovare pace."
Lyanna abbassò lo sguardo, una leggera ombra di tristezza attraversò i suoi occhi. "Non è facile trovare pace in tempi come questi," mormorò. "Anche quando la si cerca disperatamente."
Sir Will, percependo il tono più intimo tra fratello e sorella, fece un passo indietro, allontanandosi lentamente. Si appoggiò all'arco di pietra che separava la terrazza dal corridoio, rimanendo però vigile. Sapeva che il suo dovere era proteggere Lyanna, ma capiva anche quando era il momento di dare spazio alle questioni di famiglia.
Vinar si avvicinò a Lyanna con un passo più deciso, gli occhi fissi su di lei. Il suo sguardo, che poco prima era stato pieno di sorpresa e un po' di stanchezza, ora si addolcì. Sollevò lentamente il braccio e lo posò intorno alle spalle di sua sorella, tirandola delicatamente verso di sé. Lyanna sentì il calore del contatto e, per un attimo, chiuse gli occhi, appoggiando la testa contro il petto del fratello. Un gesto così semplice, eppure così carico di emozione.
"Non mi voglio sposare," mormorò Vinar, la sua voce un sussurro nell’oscurità. “Non con lei.”
“Lo so.” Lyanna deglutì e chiuse gli occhi.
“Avrei voluto parlartene in un altro momento, ma visto che siamo entrambi qui…” Vinar la strinse a sé, avvicinando la bocca al suo orecchio. “Devo chiederti un favore.”
“Sai che sono ai vostri ordini, maestà.” Cercò di scherzare lei, percependo il tono serio del fratello. Lui sorrise per un momento. “Quando dirai a Diana cosa significa consumare, dille che basta un bacio.”
Lyanna rimase in silenzio per qualche minuto, non credendo davvero all'entità della richiesta del fratello. Lo guardò, cercando di capire se scherzasse, ma il volto di Vinar era serio, le sue parole pesavano come pietre. Cercò di trovare una risposta, ma il pensiero di quella conversazione le sembrava così assurdo, così lontano da tutto ciò che avrebbe mai immaginato di dover affrontare.
"Non puoi essere serio," mormorò infine, un lieve tremito nella voce.
Vinar fece un mezzo sorriso, un'ombra di ironia negli occhi. "Preferiresti che fossi io a spiegarglielo?" rispose. "Non voglio figli, da lei.” Il suo tono si fece più aspro, la sua voce si abbassò come un sibilo.
“Vin…” Lyanna battè le palpebre più volte, scuotendo leggermente la testa. “Un conto è fare pochi tentativi per avere minori possibilità di concepire, un altro è – se non consumi il matrimonio…”
“Basta del sangue sulle lenzuola." La bloccò lui. “Io sono un re, non devo consumare in pubblico. Non avrò spettatori. Se le dici che bastano dei baci, per provare a concepire…”
“Vinar.”
“Mi hai chiesto come penserò di metterla incinta, quando ti ho detto chi avrei dovuto sposare. Io – non posso, non riesco a farlo con una donna.”
Lyanna sentì il peso delle parole di Vinar gravare su di lei come un macigno. Cercava di assorbire ciò che le stava dicendo, di trovare un modo per rispondere senza sembrare scioccata o inorridita. Era una richiesta insolita, certo, ma conosceva suo fratello abbastanza bene da capire che dietro c'era molto di più che semplice capriccio o ribellione.
Gli occhi di Vinar, solitamente duri e risoluti, erano ora colmi di vulnerabilità, un'emozione che raramente le aveva mostrato. C’era una paura sottile, quasi nascosta, che sembrava tremolare come la fiamma di una candela nella notte.
"Non posso farlo, Lya," sussurrò, abbassando lo sguardo. "Non con lei. Non con nessuna donna. Non posso farlo con nessun altro."
Lyanna deglutì, cercando di mantenere la voce ferma. "Vin, ma... che cosa farai? Sei il re. Ci sono aspettative, delle responsabilità."
Lui alzò lo sguardo, e per un attimo i suoi occhi sembrarono indurirsi. "Lo so meglio di chiunque altro." Chiuse gli occhi. “Io… non so più cosa fare,” ammise Vinar, il suo tono quasi un sussurro.
Il vento si intensificò, portando con sé l’odore salmastro del mare. Lyanna si voltò verso l’orizzonte, cercando di trovare una qualche risposta tra le onde che si infrangevano contro le rocce lontane. Sentiva la responsabilità crescere in lei, il dovere di proteggere suo fratello, il re, e al tempo stesso, la consapevolezza del peso della sua richiesta.
“Vinar, devi avere un erede.” Cercò gli occhi del fratello, così simili a quelli del padre.
“Sai che ne ho già uno.”
Le parole la colpirono come un colpo improvviso, lasciandola senza fiato. Si passò una mano tra i capelli, cercando di mantenere la calma. "No.” Scosse la testa. “Ho sposato l’erede di un altro regno, sarò la sua regina consorte e – sono una donna... e presto avrò un figlio mio," aggiunse, la sua voce più calma ma con una nota di disperazione nascosta. "E tu sei il re. Devi avere una discendenza, è tuo dovere."
Vinar scosse la testa, avvicinandosi ancora di più, come se volesse annullare qualsiasi distanza tra loro. "Non voglio dare a quel vecchio," disse con disprezzo, riferendosi al padre di Diana, "un nipote da plasmare, da usare come pedina nei suoi giochi di potere. Preferirei che il mio regno bruciasse, piuttosto che consegnarlo a lui attraverso il mio sangue."
Lyanna cercò di trovare le parole giuste, ma sembrava che ogni risposta le morisse in gola. "Non posso ereditare io Saeros, Vinar," disse infine, cercando di mantenere la voce stabile. "Nemmeno se fossi nata prima di te, me lo avrebbero lasciato fare."
Vinar annuì, gli occhi scuri fissi su di lei. "Sai che papà lo avrebbe preferito." Sussurrò. "Ma tu avrai un figlio, che erediterà Dursae, ovviamente. Ma il secondogenito… attraverso di te, l’erede diventerebbe mio nipote." Fece una pausa, guardandola con intensità.
“Vinar… Diana è stupida e superficiale, ma suo padre non lo è.”
“Dubito che Erisar le possa spiegare come si scopa.” Fu il commento duro del sovrano. “E suo fratello… non lo so. Non mi sembra il tipo. Non hanno il nostro tipo di rapporto.”
Lyanna distolse lo sguardo, cercando di non sorridere all'insolente battuta del fratello. "Anche se lei mi credesse, presto Erisar le farebbe pressione e domande per sapere come mai non aspetta un bambino," replicò, riprendendo il controllo. "Questa tua idea può funzionare per uno, due anni e…" Si bloccò. Chiuse gli occhi ed inspirò.
“Non sei l’unica furba, in questa famiglia.”
“Vinar.”
“Do a quello stronzo quello che vuole per un paio d’anni e poi, siccome mi serve un erede e mia moglie non me lo fornisce, ho tutto il diritto di chiedere l’annullamento.”
“E poi saresti a punto a capo.” Gli ricordò lei, spingendolo con la spalla.
“Ma tu avresti sfornato il mio erede. E potrei dire che mi basta quello.”
Lyanna sospirò profondamente, sentendo il peso delle parole di Vinar farsi più gravoso ad ogni istante. "Vin," iniziò con cautela, "non puoi costruire il tuo futuro su un inganno. Non è così che funziona. Gli altri nobili, la corte... non ti lasceranno vivere in pace solo perché hai un erede da parte mia. Chiederanno di più."
Vinar strinse le labbra, riflettendo per un attimo. "Lo so," ammise, "ma almeno guadagnerei tempo. Tempo per capire come liberarmi di Diana senza scatenare una guerra con suo padre. Tempo per costruire una via d'uscita."
“Vinar, è pericoloso. Se lei dovesse parlare con delle dame di compagnia, con delle cameriere, dei vostri rapporti inesistenti…”
“Occupati di affiancarle persone fidate.” La bloccò lui. “È la tua specialità, no?” Lui la guardò con un misto di stanchezza e rabbia, le labbra serrate in una linea sottile. "Mamma e papà avevano trovato l’amore, tu ed Ewan avete trovato l’amore, io mi merito di vivere lo stesso.”
"Amore?" Lyanna si voltò completamente verso di lui, la sorpresa evidente nei suoi occhi. "Parli di amore, Vin? Lo sai anche tu che mamma e papà hanno avuto un matrimonio combinato, così come io ed Ewan. L’amore è stato solo una dolce conseguenza."
Vinar si irrigidì, il volto si fece duro. "Fray è la mia luce, Lyanna," disse con determinazione. "Il mio rifugio in questa tempesta. E tu, sorella mia, sei l'unica che può capire davvero ciò che provo. Per questo ti ho chiesto aiuto."
Lyanna sentì una fitta al cuore. Sapeva cosa significava amare qualcuno con tutto se stesso, ma sapeva anche quanto fosse pericoloso per un re mettere il cuore prima della corona. "Il vostro è un ordine, maestà?" chiese, con un tono che mescolava preoccupazione e incredulità.
Vinar annuì lentamente, lo sguardo fermo nei suoi occhi. "Se devo vivere senza di lui," rispose, "non vedo il senso di regnare."
Le parole del fratello la lasciarono senza fiato. Era un pensiero spaventoso, ma anche stranamente ammirevole. In quel momento, vide Vinar non solo come il re di Saeros, ma come un uomo che lottava contro un mondo che non gli avrebbe mai permesso di essere sé stesso.
"Vin..." iniziò Lyanna, cercando disperatamente le parole giuste. "Ti aiuterò. Farò tutto ciò che posso. Ma devi capire che questo non sarà mai facile. Se decidi di percorrere questa strada, non potrai mai tornare indietro."
Lui le prese la mano, stringendola con una forza inaspettata. "Lo so," disse. "E accetto il rischio. Ma ti chiedo solo di starmi accanto, di essere la mia voce quando io non potrò parlare. Tu sei la sola di cui mi fido davvero."
Lyanna sentì il peso della richiesta del fratello, ma anche un fremito di determinazione. "Sarò con te," promise, la voce ferma. "Sempre."
La luna sopra di loro splendeva alta e luminosa, mentre il vento si alzava di nuovo, come un mormorio di approvazione tra le stelle. Un nuovo patto era stato siglato, un legame che avrebbe messo alla prova entrambi, ma che avrebbe anche rafforzato l'unione tra loro, fratello e sorella, re e confidente.
Il silenzio della notte fu interrotto dal suono di passi rapidi e decisi che si avvicinavano. Lyanna e Vinar si voltarono quasi contemporaneamente verso l'ingresso della terrazza. Sir Will, sempre all'erta, si raddrizzò immediatamente, la mano che si posava istintivamente sull'elsa della spada.
Dall'oscurità emerse una figura: Fray, con i capelli scompigliati dal vento e solo i pantaloni addosso, la spada ancora sguainata stretta nella mano destra. Il suo petto si sollevava e abbassava rapidamente, come se fosse stato richiamato in fretta, senza il tempo di prepararsi o di armarsi completamente.
Appena i suoi occhi si posarono su Vinar, l'espressione di Fray cambiò da sorpresa a rabbia. "Maestà!" esclamò a denti stretti, avanzando con passi furiosi. "Cosa diavolo pensate di fare? Andare in giro senza scorta, in piena notte!"
Vinar si irrigidì, e per un attimo parve voler rispondere con altrettanta durezza, ma si trattenne. “Fray,” rispose, cercando di mantenere la calma, “volevo solo respirare un po’ d’aria fresca.”
“Non mi importa!” replicò Fray, la voce tesa. Si fermò davanti ai fratelli e scosse la testa, continuando a parlare a bassa voce. “Non puoi sparire senza dirmi dove vai! Hai idea di cosa sarebbe successo se…” Fece una pausa, lanciando un’occhiata veloce a Sir Will, come se il cavaliere potesse in qualche modo essere coinvolto. “Se qualcuno fosse venuto per te?”
Lyanna osservò il volto di Fray, notando la preoccupazione negli occhi di lui. Sembrava combattuto tra la frustrazione e il desiderio di assicurarsi che Vinar stesse bene. “Fray,” intervenne dolcemente, “Vinar sta bene e c’è Will, qui.”
Fray non sembrò placato. "E immagino che Will lo abbia accompagnato dalla porta della nostra stanza fino alla terrazza. Lui non può semplicemente uscire senza avvisare nessuno. E tu," aggiunse, rivolgendosi a Vinar con uno sguardo accusatore, "non puoi continuare a pensare di essere invulnerabile solo perché sei il re."
Vinar sollevò un sopracciglio, un mezzo sorriso che tradiva una certa sfida. "Ho il diritto di respirare senza essere circondato da guardie ogni singolo istante."
Fray lo fissò, la mascella serrata, poi scosse la testa. "E se qualcuno ti seguisse, se qualcuno sapesse che sei qui? Sei troppo importante, Vinar, non puoi rischiare così." Il suo sguardo si spostò brevemente su Sir Will, che rimaneva impassibile, come se cercasse di capire se fosse tutto sotto controllo. "E tu," aggiunse, rivolgendosi al cavaliere, "perché non hai fatto nulla per fermarlo?"
Sir Will non si mosse, la sua espressione rimase ferma. "Non è mio compito impedire al re di muoversi nel suo stesso castello. Il mio dovere è proteggerlo, e lo sto facendo."
Fray strinse la spada ancora più forte, visibilmente contrariato, ma comprese che stava affrontando più di una semplice disputa sulla sicurezza. “Il tuo compito è di proteggere lei, in questo momento. Quindi Vinar manca di una scorta. Che sono io. E che non sono stato avvertito del suo spostamento.”
“Ma non era da solo. Era con me e Will.” Lyanna fece un passo verso il cavaliere.
“Tu sei incinta.” Lui le scoccò un’occhiata di fuoco. “E tu sei troppo prezioso per questo regno per correre rischi inutili," disse infine, il tono più calmo ma con un’inflessione di ansia che non riusciva a nascondere. "Ti prego, non farmi impazzire così."
Vinar fece un passo avanti, mettendo una mano sul braccio di Fray. "Non volevo farti preoccupare," disse con una sincerità rara. "Ma a volte ho bisogno di un po' di spazio, di un momento senza tutti questi occhi su di me."
Fray guardò Vinar con intensità, poi il suo sguardo si ammorbidì leggermente. "Per questo odio quando siete insieme, voi due," mormorò, "Non riesco a dire di no a entrambi."
Fray sospirò profondamente, come se stesse cercando di raccogliere tutta la pazienza che gli rimaneva. Si voltò verso Lyanna, poi di nuovo verso Vinar, il conflitto interno chiaramente dipinto sul suo volto. "Ma per la mia sanità mentale," riprese, con un tono che mescolava frustrazione e affetto, "ti prego, Vinar, torna nella tua stanza. Lì sei al sicuro. Almeno questa notte, dammi questa certezza."
Vinar osservò Fray per un lungo istante, i suoi occhi scuri fissi su di lui. Sapeva che dietro la rabbia c'era un sentimento profondo, un timore che andava oltre la semplice preoccupazione per la sua sicurezza. "Va bene," disse infine, annuendo lentamente. "Tornerò nella mia stanza."
Fray sembrò rilassarsi leggermente, come se un peso fosse stato sollevato dalle sue spalle. "Grazie," mormorò, posando una mano sul petto di Vinar, come per sentire il battito del suo cuore e assicurarsi che fosse ancora lì, ancora suo.
Vinar inclinò la testa verso di lui, uno sguardo che parlava di molto più di ciò che le parole potevano esprimere. "Ma tu rimani con me," aggiunse, un sottile sorriso affiorando sulle sue labbra. "Almeno per stanotte."
Fray scosse la testa, ma c'era un sorriso nascosto nel suo sguardo. "Come potrei dire di no?" mormorò, lasciando che un po' di tenerezza si insinuasse nella sua voce.
"Non potresti, perché è un ordine del tuo re" rispose Vinar, più convinto. Poi si voltò verso Lyanna. “Noi…"
Lyanna annuì, il sorriso sulle labbra appena accennato ma sincero. "Lo farò."
Fray si mosse verso di lei e strinse le palpebre. "Te lo ha chiesto," disse, il tono di chi aveva capito tutto da quel semplice scambio. Vinar sussultò, mentre Fray si girava completamente verso di lui. “Amore…”
“Il mio è un ordine per entrambi.”
Fray si fermò, guardando Vinar con un'intensità che sembrava voler attraversare la sua maschera di sicurezza. "Vinar… sai anche tu che è pericoloso," replicò. “E tu cosa ne pensi?”
“Non spetta a me decidere per sua maestà. E nemmeno a te. Noi possiamo consigliare e lui scegliere se ascoltarci o no.” Lyanna sospirò.
Vinar alzò leggermente il mento, un accenno di sfida che non poteva nascondere. "E io ho preso la mia decisione. Lo sai che ci penso da prima che papà morisse," rispose con fermezza, guardando il compagno negli occhi. "So esattamente cosa voglio. E so che è ciò di cui ho bisogno."
Fray si avvicinò di nuovo, posando la sua mano sulla spalla di Vinar. "Sei il mio re," mormorò, abbassando la voce in un tono più intimo, "ma anche l'uomo che amo. Non posso proteggerti da tutto... ma posso cercare di proteggerti da te stesso."
Per un momento, sembrò che Vinar stesse per replicare, ma poi le parole di Fray lo colpirono, come se avessero toccato una corda profonda nel suo animo. Il re abbassò lo sguardo, un'espressione di vulnerabilità che solo Fray aveva visto prima. "Ho bisogno di te, Fray," ammise, la voce più bassa, quasi un sussurro. "Più di quanto tu possa immaginare."
Fray sospirò, la tensione lentamente allentata dalla sincerità di Vinar. "E io ci sarò," rispose, la voce ferma. "Ma ti prego, ascoltami. Ascoltaci."
Lyanna li osservava in silenzio, il cuore stretto in una morsa. Vedere il suo fratello in questo stato di vulnerabilità, e il modo in cui Fray cercava di proteggerlo, le faceva ricordare quanto complesso e pericoloso fosse il mondo in cui vivevano. "Le parlerò la sera prima delle nozze," intervenne dolcemente, "Pensaci ancora un po’, Vin, per favore."
Vinar annuì, poi si voltò nuovamente verso Fray. "D'accordo," disse infine, con un accenno di sorriso. "Posso pensarci ancora, ma non cambierò idea." Alternò lo sguardo tra gli altri due, per poi guardare il cavaliere. “Dormi con me?”
Fray scosse la testa e socchiuse gli occhi, sbuffando. "Sempre," promise, avvicinandosi ancora un po', il suo corpo rilassandosi finalmente.
Vinar fece un cenno a Sir Will, che annuì silenziosamente e si allontanò di qualche passo per dar loro privacy. "Bene," disse il re, tirando un sospiro di sollievo. "Allora torniamo nella mia stanza, prima che qualcuno decida che devo passare la notte con l'intera guardia reale fuori dalla porta."
Lyanna ridacchiò, alzando le mani in segno di resa. "Sei solo con tre cavalieri, mica con l’intero Loto," scherzò.
Fray, sorridendo, prese il braccio di Vinar e lo guidò con dolcezza verso l'interno. "Vieni," disse, il suo tono ora più morbido. "Al sicuro, almeno per stanotte."
Vinar posò un braccio intorno alle spalle di Fray e si incamminò con lui verso l'uscita della terrazza. Sir Will rimase indietro, accertandosi che Lyanna fosse al sicuro. Quando i due uomini scomparvero dietro l'angolo, lui le fece un cenno di approvazione.
Lyanna rimase un momento a osservare il cielo stellato, sentendo il fresco della notte accarezzarle il volto. "Che gli dei ci aiutino," mormorò, quasi un sussurro nella quiete della notte.
Poi si voltò verso Sir Will. “Se vuoi rimanere fuori tutta la notte, lascia che vada a prendere una coperta.” Le propose lui.
Lei scosse la testa e dondolò sul posto. “No, non importa, possiamo tornare.”
Lyanna percorse i corridoi bui del castello con passi silenziosi, cercando di non fare rumore. La luce delle torce appese alle pareti proiettava ombre lunghe e tremolanti, creando un'atmosfera quasi eterea. Ogni passo era calcolato, ogni suono minimizzato mentre avanzava verso le sue stanze. La tensione accumulata nel corso della serata sembrava volerle appesantire i piedi, ma riuscì a mantenere un passo deciso e tranquillo.
Quando raggiunse finalmente la porta della sua camera, si sentì sollevata. Aprì la porta con delicatezza e si infilò dentro, chiudendola lentamente dietro di sé. Il cuore le batteva ancora forte, ma il senso di familiarità e sicurezza delle sue stanze le portò un po' di sollievo.
Si avvicinò al letto e appoggiò la vestaglia sul bordo del materasso, il tessuto morbido che scivolava silenziosamente. Con un sospiro, si stese sul letto, cercando di lasciarsi alle spalle le preoccupazioni e i pensieri inquietanti della notte.
Appena si accomodò sotto le coperte, sentì un movimento accanto a sé. Ewan, che si era voltato verso di lei, la guardò con uno sguardo inquisitore. "Dove sei stata?" chiese, la voce bassa ma ferma. Il suo tono tradiva una preoccupazione nascosta, nonostante l'oscurità che avvolgeva la stanza.
Lyanna sollevò un braccio per appoggiarlo sopra gli occhi e si girò verso di lui, cercando di mascherare il suo stato d’animo. "Avevo bisogno di una boccata d'aria fresca," rispose, con una calma studiata.
Ewan inclinò leggermente la testa, il suo sguardo penetrante che non la lasciava andare. "Potevi semplicemente andare alla finestra della nostra stanza," suggerì, il tono che tradiva un pizzico di irritazione. "Non è necessario che vaghi per i corridoi a quest'ora."
Lyanna si stiracchiò leggermente, cercando di allentare la tensione nei muscoli. "Avevo bisogno di più di una semplice brezza," rispose, cercando di giustificare il suo comportamento. "A volte, un po' di solitudine fa bene."
Ewan si raddrizzò nel letto e con gli occhi scandagliò il corpo della moglie, fermando lo sguardo sul pugnale appeso alla sua coscia. Alzò un sopracciglio, poi sospirò. “Almeno non sei una sprovveduta.”
Lei sciolse la cinghia con una mano sola e appoggiò l’arma sul comodino. “Abitudine.”
Ewan fece segno di distendersi accanto a lui e la invitò a raggiungerlo. "Vieni qui," disse, con un tono dolce ma autorevole. Quando Lyanna si avvicinò, lui la avvolse in un abbraccio protettivo, circondando il suo corpo con le braccia e appoggiando la testa appena dietro il collo di lei, con il naso tra i suoi capelli.
"Dormiamo," mormorò, la voce un sussurro caldo e rassicurante. "Ti sei preoccupata abbastanza per stasera."
Lyanna si appoggiò a lui, sentendo il calore del suo corpo e la sicurezza delle sue braccia. "Ti amo," sussurrò, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dalla presenza di Ewan.
Il silenzio della stanza fu interrotto solo dal lieve respiro di entrambi, e con ogni battito del cuore di Ewan, Lyanna trovò un po' di pace. La notte continuò con una tranquillità delicata, mentre il mondo esterno rimaneva lontano e le preoccupazioni della giornata svanivano nell’abbraccio rassicurante del marito.


# Angolo autrice
Ciao.
Credo che questo (la seconda parte, almeno) capitolo sia quello che preferisco non dico in tutta la storia ma quasi. Perchè Vinar è una persona buona e responsabile che però desidera ardentemente poter mantenere un pizzico della sua vita sua e solamente sua ed essere se stesso, ma non può scappare dai suoi doveri. Non lo so... sono molto affezionata a questo personaggio, in generale ai due fratelli, perchè entrambi devono seguire un destino che non hanno scelto e ci provano, ma hanno ancora sogni, desideri e bisogno di staccarsi da quella vita almeno un po'. E Fray ci prova, anche se in modo un poco più responsabile, a stargli accanto.
So che di questa coppia sto solamente dando piccole briciole, momenti intravisti, non detti, ma voglio che si percepisca che cercano di nascondersi, mantenere il segreto, continuando silenziosamente a sostenersi a vicenda. Ma sto pensando di scrivere una cosa solo per loro due. Magari quando avrò finito con tutta la storia completa (quindi le 5 parti). Vedremo. 
E... niente. Buona giornata, a domenica :) 
   
 
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