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Autore: danny3003    28/11/2024    1 recensioni
In un mondo invaso da portali verso altri mondi, alcuni umani ottennero un potere chiamato Sistema, che permetteva loro di salire di livello e diventare più forti. Ora esisteva una nuova carriera: l'Avventuriero, colui che si avventura in questi portali per completare le missioni assegnate dal Sistema. Un ragazzo italiano, Samuele Rua, ricevette questo potere e ora doveva diventare un Avventuriero e avventurarsi all'interno dei portali, salendo di livello e diventando più forte.
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LA PRIMA PARTE DELLA STORIA È CONCLUSA!!
PAUSA A TEMPO INDEFINITO!!
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Mi scuso fin dall'inizio per la pessima scrittura, la pessima grammatica e tutte le cose pessime di questo libro. Pubblicato inizialmente in inglese su WebNovel, ho deciso di pubblicarlo anche qui in italiano.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Una volta fuori dal portale, Samuele vide un ambiente leggermente più familiare.

“Siamo tornati alla Gilda.” Sussurrò la voce di Sofia accanto a lui. I suoi occhi erano luminosi di speranza. “Quindi abbiamo finito? Siamo entrati?”

Samuele scosse lentamente le spalle. Intorno a lui, tutti gli altri si rilassarono, consapevoli che il test difficile era giunto al termine e che non avrebbero più dovuto affrontare Alberto Ricci.

“Dio, è stato un inferno…” Pensò ad alta voce Manuele, sedendosi a terra per la stanchezza.

“Davvero?” Sbuffò Diego, con gli angoli delle labbra leggermente alzate. “Sembravi divertirti là dentro. Sorridevi come un pazzo.” Il sorriso di Diego si fece più grande quando vide le sue orecchie diventare rosse.

“Ancora non ci credo… Ce l’abbiamo veramente fatta? Tutti quanti noi siamo passati?” Domandò incredulo Federico, il ragazzo con cui Samuele aveva passato la prima prova.

“Se non altro, è finita la parte pratica del test.” Rifletté Lucia con una mano sul mento. “Essendo dentro la Gilda, non credo continueremo a combattere.”

“Onestamente spero siano finiti tutti i test, così posso festeggiare e suonare il mio ukulele.” Ammise con una leggera risata Paolo, che solo ora Samuele notò che portava sulla schiena uno strumento musicale simile alla chitarra ma molto più piccolo che non conosceva.

“Lo farai presto, signor Fontana.” Gli rispose una voce maschile dall’alto. Tutti si girarono verso di essa e videro scendere dalle scale il Capo Gilda, Michelangelo Rizzo. Come la prima volta che lo videro, la sua camminata trasmise grande autorità e potere.

Quasi inconsciamente, tutti loro si misero in fila uno accanto all’altro come dei soldati che hanno appena sentito la campanella del dormitorio che segnava che era l’ora di alzarsi.

Non appena finì di scendere le scale centrali, Michelangelo Rizzo si mise davanti a tutti loro, scrutandoli uno ad uno. La sua espressione era dura, impassibile.

"Congratulazioni a tutti voi," iniziò il Capo Gilda, la voce profonda e autoritaria. "Avete superato ogni test che vi abbiamo imposto. Ognuno di voi ha dimostrato un potenziale notevole." I suoi occhi si posarono su ciascuno di loro, creando un senso di eccitazione e orgoglio.

Poi, senza preavviso, il suo sguardo si indurì. "Ma c'è una nota dolente." Disse, facendo un passo in avanti. “Sofia.”

Sofia si sentì gelare. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata. "Sì, Capo?" chiese, tremante per il nervosismo.

"Sei stata deludente." Disse Michelangelo Rizzo con voce ferma. "Sei una Guaritrice, eppure non hai dimostrato nulla di più rispetto alla tua collega qui presente.” Indicò Eliana, l’altra guaritrice, che abbassò lo sguardo imbarazzata sentendo gli occhi di Sofia su di lei.

"Il tuo superamento dei test è stato solo frutto di pura fortuna. In entrambe le prove, hai oscillato tra il mediocre e il superfluo. Se fossi stata in una vera situazione di emergenza, saresti caduta al primo ostacolo, e non è un’iperbole." La voce del Capo Gilda si fece più intensa, ogni parola era un proiettile che affondava nel petto della ragazza.

Sofia sentì il sangue defluire dal suo viso. "Ma… io… ho dato il massimo!" esclamò, cercando di difendersi, la sua voce tremante.

"Il massimo?” Questa volta la derise. “E dov'è il tuo valore aggiunto? La Gilda ha bisogno di membri forti e capaci, non di intralci.” Sofia spalancò gli occhi. Cercò di parlare, ma risultò solo un patetico balbettamento. “Intralcio…?”

“Esatto. Intralcio. Per dirla in parole povere, sei stata utile come un ombrellone nel mezzo di un uragano. Comprendi meglio?” Parole fredde e dure la trafissero come frecce. Sofia abbassò lo sguardo, mordendosi le labbra.

“Io… io posso migliorare…” Borbottò con voce rotta.

“Puoi migliorare? Lo dubito," replicò il Capo Gilda con un sorriso gelido. "Per ora, la verità è che non hai posto qui.” Le spalle di Sofia tremarono. Un silenzio calò sulla Gilda, rotto solo dai singhiozzi della povera Sofia. Si sentì come se il mondo stesse crollando attorno a lei. Il sogno di diventare parte della Gilda svanì in un istante.

“Torna quando avrai qualcosa di reale da offrire." Michelangelo Rizzo continuò a infierire.

“Un ombrellone nel mezzo di un uragano?” Ripeté ad alta voce Samuele con voce incredula, attirando l’attenzione di tutti e, soprattutto, di Michelangelo Rizzo. “Torna quando avrai qualcosa di reale da offrire? Queste sono le parole che rivolgi alla ragazza che ha messo tutta se stessa per entrare in questa Gilda?” Un silenzio, questa volta gelido, calò nuovamente su tutti loro.

“Vorresti dire qualcosa, signor Rua?” Chiese, anche il suo tono gelido.

Samuele aveva fino ad allora osservato in silenzio la scena drammatica davanti a sé. Non poté credere alle sue orecchie. Era davvero questa la fantastica Gilda secondo Sofia, si chiese tra sé. Questa Gilda era davvero il suo sogno? Samuele non ci capì più nulla.

"Sì, ho qualcosa di dirti. È stata lei a spingermi a provare l'esame di ammissione. Ha sempre parlato di quanto fosse eccezionale e unica questa Gilda. Di come qui dentro tutti fossero una famiglia, di come ci si desse sempre una mano a vicenda."

Gli altri cominciarono a prestare attenzione.

"Ma guardando come ti sei comportato," continuò Samuele, il viso inondato di rabbia, "mi rendo conto che non è affatto così. È disgustoso. Pensavo che fossimo qui per aiutarci, per sostenerci, ma il tuo atteggiamento dimostra solo quanto tu sia freddo, insensibile e anche prepotente."

Se gli sguardi potessero uccidere, allora Samuele sarebbe già stato sotterrato per colpa dell’occhiataccia del Capo Gilda, ma il Mago continuò comunque. “Non ho intenzione di lavorare in una Gilda che ha come Capo una persona così priva di umanità. Questo non è quello che avevo sperato. Se questa è la vera faccia della Gilda, allora mi rifiuto di farne parte."

Afferrò la mano di Sofia, che lo guardò sorpresa, e la strinse. Si girò un’ultima volta verso Michelangelo Rizzo. “Se non riesci a vedere il valore di Sofia, allora è la tua perdita, non sua.” Si girò verso l’uscita e trascinò Sofia con sé, che lo seguì stordita.

Lucia girò lo sguardo tra i due ragazzi e il Capo Gilda. “Ha ragione lui. Se questo è il trattamento che date ai vostri Avventurieri…” Disse a bassa voce, ma abbastanza alta per farsi sentire da tutti quanti. “Me ne vado pure io.” Terminò, seguendo Samuele e Sofia.

Manuele la guardò sorpresa. “Ehi…” Borbottò, mordendosi il labbro inferiore. Dopo alcuni secondi, fece un piccolo sorriso imbarazzato verso l’uomo e corse verso Lucia.

“Sapete cosa?” Cominciò Paolo, indietreggiando di qualche passo verso l’uscita. “Non c’era alcun motivo per trattare quella ragazza in quel modo.” E si girò per andarsene insieme agli altri.

“Già, nessuno si meritava un discorso demoralizzante come quello.” Aggiunse Federico, unendosi agli altri.

Diego fece un piccolo sorriso senza dire niente, ma anche lui si girò per andarsene.

Samuele e Sofia, che si erano fermati da un pezzo non appena sentirono Lucia parlare, li guardarono esterrefatti. Non si aspettavano un aggregazione tale. Sofia guardò Lucia, che le mise una mano sulla spalla.

“Perché?” Chiese lei con un sussurro.

“Gli altri non so, ma noi siamo amiche.” Rispose la mora con un sorriso caldo, genuino. Gli occhi di Sofia brillarono ancora una volta per le lacrime.

Michelangelo Rizzo si rivolse, quindi, agli ultimi due rimanenti.

“Dunque, gli unici rimasti sono solo la signorina Capuani e il signor Bellucci.”

Tommaso sorrise selvaggiamente, felice di essere entrato. Eliana, d’altra parte, continuò a guardare a terra con espressione incerta.

“Io… In realtà, neanche io voglio restare in questa Gilda.” Disse la ragazza, alzando lo sguardo in direzione del Capo Gilda, che socchiuse gli occhi.

è la tua decisione finale? Varcata quella porta insieme agli altri, non potrai più tornare indietro.” Disse in tono grave.

Rimase alcuni secondi in silenzio. “Capisco.” Fece un piccolo sorriso. “Grazie per l’opportunità.” Disse e si unì agli altri, ma non prima di sentire uno sbuffo di derisione da Tommaso.

Michelangelo Rizzo li osservò tutti. Lì davanti al portone d’ingresso della Gilda, il gruppo che avrebbe lasciato la Gilda.

“Allora è deciso.” Affermò, solenne. “Il gruppo, composto da Sofia Proietti, Samuele Rua, Lucia Moretti, Manuele Nocerini, Paolo Fontana, Federico Trevisani, Diego Nocerini ed Eliana Capuani, supera l’esame a pieni voti e ha il diritto di entrare a far parte della Gilda dei Lupi di Castiglione.”

 Nessuno di loro non si dimostrò sorpreso della comunicazione del Capo Gilda di livello 90.

“Cosa?!”

“Cosa?!” Esclamò, insieme a tutti gli altri, anche Tommaso Bellucci. “è uno scherzo, vero?”

Michelangelo Rizzo si girò verso di lui con un sorriso. L’espressione gelida di prima sparì, lasciando posto a un’espressione calorosa. “No, per nulla. Mi dispiace, ma hai fallito l’esame. Tu non puoi ancora entrare nella Gilda.”

Tommaso fu senza parole, così come chiunque altro dei partecipanti all’esame. Presto un’espressione arrabbiata si fece largo sul suo viso e cominciò a imprecare contro di lui. “Al diavolo te e questa dannata Gilda! Me ne andrò nella Gilda dei Falchi Magici. Lì mi faranno entrare sicuramente.”

Il gruppo davanti al portone gli fece largo, ma, prima che potesse uscire, Michelangelo lo chiamò.

“Ti auguro buona fortuna per tutto, allora.”

Tommaso si bloccò per un secondo, ma poi riprese a camminare e uscì.

Un altro silenzio calò nuovamente nella Gilda. Tutti loro avevano sguardi sbalorditi, non sapendo cosa fare o come comportarsi. Erano passati, così? C’era da festeggiare? Tutti loro si guardarono come per trovare la risposta a queste domande nei volti altrui.

“Non credo di aver capito cosa è successo.” Ammise Manuele, massaggiandosi il collo.

“Vi renderò la spiegazione molto semplice, allora.” Disse Michelangelo Rizzo, attirando l’attenzione di tutti, camminando intorno a loro e mettendosi davanti al portone massiccio della Gilda.

“Ascoltate attentamente.” continuò, le sue parole rimbombarono all'interno della GIlda. “C'è un principio fondamentale che dovete sempre tenere a mente, ovvero il cuore stesso della nostra Gilda.”

 Si voltò verso l’enorme stemma appeso sopra la porta, un lupo argenteo messo di profilo che ululava al cielo.

“Fiducia, lealtà e unione.” proclamò, la voce vibrante di orgoglio. “Se un compagno cade, gli altri lo aiutano a rialzarsi. Se un compagno rimane indietro, gli altri lo aspettano. Se un compagno è in pericolo, gli altri lo salvano.”

Nella sua voce vi era una promessa sacra, un giuramento che mai doveva essere infranto. Gli occhi di Michelangelo brillarono di una luce intensa mentre abbassava lo sguardo sul giovane gruppo.

“Questo…” concluse, la sua voce più bassa ma carica di solennità. “è il modo di fare della Gilda dei Lupi.” Poi un sorriso carico di orgoglio si fece largo sul suo viso. Guardò ognuno di loro con soddisfazione.

“E voi avete dimostrato di poter portare questo peso sulle vostre spalle. Tutti voi avete combattuto insieme, avete affrontato le sfide che vi sono state poste fianco a fianco, guardando l’uno le spalle dell’altro. E quando si supera una battaglia insieme ad altri, essi finiscono per diventare nostri compagni, nostri amici. E tutti voi avete deciso di non abbandonare la vostra amica.”

Lucia avvolse la sua mano in quella di Sofia. Samuele sorrise calorosamente alla vista, e non fu l’unico. Poi, il suo sguardo, così come quello di tutti gli altri, tornò al Capo Gilda.

Michelangelo fece un sorriso paterno. “Tutti voi.” Cominciò. Poi, sempre sotto allo stemma della Gilda, allargò le braccia in maniera teatrale e parlò di nuovo. “Benvenuti nella Gilda dei Lupi di Castiglione.”

Subito dopo le sue parole, delle urla di felicità esplosero alle spalle del gruppo, che si ritrovò inondato dalle facce nuove presenti nella sala.

“Congratulazioni, ce l’avete fatta!” Esclamò una ragazza dai capelli biondo cenere. “E siete in tantissimi!”

Nonostante il grande baccano di voci, a Lucia, Sofia e Paolo parve di riconoscerla. “Eri stata tu a bloccarci davanti al muro?” Chiese la prima, ricevendo un cenno energico dalla ragazza. “Mi chiamo Elisa, ma potete chiamarmi Lizzy.” Si presentò con un sorriso, prima di girarsi intorno come per cercare qualcuno. I suoi occhi si illuminarono e si allontanò, avvicinandosi a un ragazzo che se ne stava sulle sue, a disagio, e lo trascinò lì in mezzo per il braccio.

“Lui invece è Lorenzo. È molto timido, quindi difficilmente avreste fatto la sua conoscenza senza una spinta da parte mia.”

“Piacere…” Sussurrò Lorenzo con voce talmente flebile che fu solo grazie alla lettura del labiale che capirono cosa disse.

Samuele, Federico ed Eliana si guardarono con sguardo complice e sorrisero leggermente, avendolo chiaramente riconosciuto.

“Avete visto, ragazzi?” Domandò ad alta voce Michelangelo, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. “Vi ho portato altri nove ragazzi con cui divertirci tutti insieme! Festeggiamo, fino a quando i lupi non avranno ululato alla luna!”

I nuovi arrivati si ritrovarono travolti dall’enorme trambusto di urla, risate e bicchieri sbattuti, ma presto la tensione si sciolse come neve al sole e anche loro si unirono alle esultanze.

I nuovi membri si abbracciarono, le risate si mescolarono al suono di pacche amichevoli sulle spalle. Qualcuno tirò fuori delle bottiglie di prosecco mentre altri presero a tamburellare con le dita sui tavolini di legno, creando una melodia spontanea che riempiva la stanza. Le luci al neon del soffitto sembravano pulsare all'unisono con l'energia del gruppo. Vassoi di focaccia, salumi e formaggi locali vennero disposti su un tavolo lungo, e ben presto il banchetto improvvisato prese vita.

La festa durò fino a quando tutti non furono troppo stanchi e pieni per continuare. Per Samuele, e sicuramente anche per Sofia, pensò lui, vedendo il sorriso enorme sul suo volto che non sparì nemmeno per un secondo durante quella festa, fu la più divertente di tutta la sua vita. Erano appena entrati nella Gilda più forte d’Italia. Un giorno che non avrebbero mai dimenticato.

 

Torino, un freddo tramonto d'autunno. Le strade del centro città erano affollate, le luci dei lampioni si riflettevano sulle vetrine dei negozi e sui marciapiedi bagnati dalla pioggia recente. Fabrizio Diacono camminava al fianco di Leonardo Pisani, il Capo della Gilda dei Falchi Magici. Anche se il cuore gli batteva veloce, il suo volto era impassibile. La Gilda dei Falchi Magici rappresentava una nuova fase per lui. Dopo una vita di silenzi e soprusi, aveva deciso che non avrebbe più abbassato lo sguardo di fronte a nessuno.

La Gilda si trovava in una strada secondaria, non lontano dal Museo GAM. Dall'esterno, l’edificio appariva anonimo, ma una volta oltrepassata la soglia, l’atmosfera cambiava radicalmente. Dentro, un gruppo di avventurieri si allenava in una sala ampia e mal illuminata. Il clangore del metallo contro il metallo rimbombava fra le mura, e i grugniti di sforzo si mescolavano alle risate aspre di chi stava combattendo.

Ma al loro ingresso, il caos si spense. Gli occhi si volsero verso di loro, o meglio, verso Fabrizio, il volto nuovo. Leonardo, con il suo sguardo penetrante e il ghigno malizioso che lo contraddistingueva, si fermò al centro della sala.

"Date il benvenuto al vostro nuovo compagno," disse con tono divertito, il sorriso che non abbandonava le sue labbra.

La sala, però, restò in silenzio. Ma non fu un silenzio amichevole. Gli sguardi erano severi, sospettosi, quasi minacciosi. Fabrizio sentiva su di sé il peso di quegli occhi, ma non vacillò. Il suo volto rimase di ghiaccio, anche quando uno degli avventurieri più robusti si fece avanti.

"Ehi, marmocchio," lo chiamò con tono burbero, il suo sguardo truce. "Non so come tu abbia fatto ad entrare in questa Gilda, ma qui non vali niente fino a quando non dimostri che hai le palle."

Con un gesto casuale, l'uomo tirò fuori un coltello che maneggiava con noncuranza e lo lanciò, mirando a spaventarlo più che a ferirlo. La lama sibilò nell'aria, puntando alla parete vicino alla testa di Fabrizio. Ma, con un movimento fulmineo, Fabrizio lo afferrò al volo, senza neanche distogliere lo sguardo dal suo aggressore. Un lampo di fredda determinazione attraversò i suoi occhi mentre gli restituiva uno sguardo che avrebbe potuto gelare il sangue.

"Allora farò in modo di imprimere nel vostro cervello che ne sono ben munito," disse, la voce bassa e tagliente come il coltello che teneva in mano.

Con un gesto secco, lo rilanciò. La lama si conficcò nel pavimento in marmo ai piedi dell'uomo, producendo un suono sordo che ruppe il silenzio nella sala.

Leonardo, osservando la scena, sorrise selvaggiamente, compiaciuto. "Questa è la mia Gilda," dichiarò, la sua voce risuonante nel silenzio ripreso della sala. "La Gilda in cui dovrai dimostrare il tuo valore ogni giorno per non essere surclassato e non farti mettere i piedi in testa."

Si voltò, allargando le braccia verso l’alto, mostrando lo stemma della Gilda che pendeva sopra di loro: un falco maestoso, le ali spiegate, il simbolo del potere e della libertà.

"Questa è la Gilda dei Falchi Magici!" concluse, con un fervore che accese nuovamente l’atmosfera. I membri della Gilda osservarono Fabrizio con occhi nuovi, valutandolo, sfidandolo.

Ma Fabrizio non abbassò lo sguardo. Aveva passato tutta la vita fuggendo dai confronti, ma ora era diverso. Ora era pronto a lottare, a dimostrare che nessuno lo avrebbe più messo in un angolo.

FINE PRIMA PARTE.
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Trentaquattro giorni di pubblicazione, trentaquattro capitoli. La prima parte volge, dunque, al termine. Spero vi sia piaciuta. Come ho detto in precedenza, ditemi voi se questa storia merita di essere continuata oppure no. In ogni caso, vi ringrazio per aver donato parte del vostro prezioso tempo per leggere questa mia storia dall'inizio alla fine (presumo abbiate cominciato fin dal capitolo 1, io non lo so xD).
MOMENTO SPOTTONE A SEGUIRE:
Nel momento in cui sto scrivendo questa nota, 23 novembre, sono nel mezzo della scrittura di una fanfiction su DxD. No, niente a che fare con quella precedente che ho pubblicato qui e ho prontamente abbandonato. Niente sistema, già mi basta questa storia. Un italiano come protagonista c'è sempre, però. Questo vizio non riesco a togliermelo, è più forte di me xD.
Non so se, nel momento in cui uscirà questo capitolo, l'avrò già finito. Se così dovesse essere, uscirà già dall'indomani nella sezione fanfiction "High School DxD", altrimenti direttamente da lunedì prossimo. Sarà una storia breve con capitoli che usciranno a cadenza giornaliera, proprio come questa. Se conoscete quel mondo, vi invito ad andare a leggerla. Se non lo conoscete, vi invito ugualmente xD. La storia non tocca la trama principale, ma è invece una storia a sé stante che si svolge quattordici anni prima del canone.
MOMENTO SPOTTONE FINITO.
Vi ringrazio nuovamente per tutto e noi ci vediamo con la prossima storia. Ciao!
   
 
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