[Lurue Valliant]
Hisako e io spicchiamo il volo. Il branco di animali sciama dentro il vicolo, coprono l’asfalto. Il ragazzo emerso è in piedi a cavallo tra due di loro.
Sfioro la spalla di Hisako. “Vuoi tornare a casa? Posso facela da sola se non ti senti bene.”
“Siamo in pieno test, devo rimanere.”
Eiyooo, ci sono già dirette stream che testimoniano il vostro esordio individuale. Se trovate una persona che vi inquadra, sorridete.
Preferirei non pensarci, Lapis. La situazione è già sfuggita di mano. La Kaiser era già qui prima di noi, per quel che ne sappiamo poteva essere solo un’imboscata per intrappolarci. Allontanarsi da questo posto è comunque l’idea migliore.
“Intanto seguiamoli.” Mi spingo in avanti, l’aria mi passa addosso.
Le creature hanno raggiunto la fine del vicolo, prendono la strada aperta. La terra si spacca davanti a loro. Una parete di cristallo cremisi s’innalza fino all’altezza dei capannoni. Il branco di creature riesce a fermarsi solo in parte, molti esemplari si sfacciano su di essa, impilandosi uno sopra l’altro. Il ragazzo scende dalla groppa delle sue cavalcature e affonda la spada nel cristallo. “Nagh!”
È un sistema di contenimento della Kaiser? No, ho già visto quei cristalli.
“La tua esistenza in questo mondo non è ponderata dalla Guardiana.” Guardo verso l’unica entrata libera del vicolo. Una giovane dagli abiti audaci tiene un falcione con una mano.
È l’emersa comparsa la mattina in cui abbiamo parlato con la dea! Ora capisco perché Hisako l’ha soprannominata Roselia. In confronto quello che le ho attribuito io è un epiteto lunghissimo.
Mi volto verso Hisako. “Cosa facciamo?”
Hisako scatta verso la giovane, atterra a pochi passi da lei e le si para davanti. “Parli per la Guardiana, ma lei non ci ha mai parlato di te.”
Non abbiamo le capacità per affrontarla! Hisako, per pietà, stai ferma!
Scendo lentamente, lancio un’occhiata al ragazzo che continua a tirare fendenti sulla superficie del cristallo. Alcuni degli animali sferrano testate alla parete per poi ritrarsi intontiti. Sarebbero teneri se non avessi avuto un attimo fa la mandria davanti pronta a travolgermi.
Roselia ci scruta, atona. “Non vi siete ancora ritirate?”
“Solo perché una metallara fantasy ce lo dice? Per chi ci hai prese?” ribatte Hisako.
“Per dame da compagnia, non guerriere.” Ci punta il falcione contro. “Non intralciatemi oltre.”
“Cos’avete tutti contro gli abiti da maghette? Sono carini e fighi!”
“Ribadisco la mia argomentazione. Tornate a casa, bambine.”
Sarai un po’ più grande di noi, forse dovresti tornare a casa anche tu. Perché Mira deve partire per questo viaggio?
Roselia ritrae l’arma, la scaglia in avanti. Il falcione rotea così rapidamente da sembrare un disco nero.
Ci scansiamo di lato, l’arma passa in mezzo a noi. Corre verso il gruppo di animali. Li passa senza rallentare, si pianta nella parete cristallo con un sonoro cricchio. La maggior parte delle bestie crolla a terra, prima di aver toccato l’asfalto i loro corpi si dissolvono lasciando stelle sbozzate gialle al loro posto.
Non pensare al fatto che potevi evitarlo. Pensa al tuo einheri a terra assieme a quelli se non ti scansavi.
Quella giovane è ben più potente di noi. E Hisako la sta caricando. Guardiana aiutaci.
“Fermati teppista magica!” Hisako mette le mani davanti a sé, lo iuxx la ricopre in un cono d’energia, scatta in direzione di Roselia. Questa la guarda arrivare, striscia indietro un piede.
La ammazza di sicuro.
Mi getto in avanti, devo deviare Hisako o impedire a Roselia di fare ciò che vuole.
La giovane piega le ginocchia, si accovaccia. Hisako le passa sopra e prosegue la sua corsa fuori dal vicolo.
“ECCHECAPPIOOO!” La sento urlare mentre sparisce oltre una seconda barriera di cristallo.
Sono da sola con l’emersa e i commenti di Lapis. In qualche modo è peggio.
Io continuo a fare il tifo per te, pera.
Il discorso sul venire a salvarmi se serviva?!
Neh, va ancora tutto bene.
MA DOVE!?
Roselia si rialza, cammina verso di me.
Alzo i pugni. “N-non potremmo parlarne?”
“Non c’è nulla di cui parlare. Devi solo levarti dai piedi. E dire alla principessa di non invischiarsi.”
Mi tremano le mani. Dietro di me ci sono ancora il ragazzo ibrido e alcuni dei dinosauretti. Sono apparsi qui e non hanno visto altro che persone che cercano di liberarsi di loro. Dobbiamo raccogliere i loro einheri è vero, ma dev’esserci un modo per far si che la loro scomparsa sia naturale. Abbiamo salvato la Diva, dev’esserci un modo per fare lo stesso con loro. Il Keter è pieno di case, la Guardiana sarà disposta a usarne qualcuna per dare una casa agli emersi.
Mi piazzo tra loro e lei. Roselia mi scruta funerea. “Ultimo avvertimento. Fatti da parte.”
“L-lo so che non posso batterti,” Non riesco nemmeno a parlare con le persone, figurarsi convincerle con le mie parole. La Diva era solo disperata, lei sembra risoluta nella sue azioni. “Ma non posso lasciarti uccidere queste creature.”
Roselia fa un passo in avanti e salta. Stringo i pugni e incasso la testa tra le spalle pronta a riceverla. La giovane si tramuta in fumo, per un istante la foschia nera e rossa mi accerchia.
“Nagh!”
Le urla di quegli animali si spandono per la strada. Mi volto e faccio un passo avanti, il fumo non mi abbandona. Lame che cozzano tra di loro, tintinnii contro l’asfalto.
Allargo le braccia e batto le mani. L’esplosione di iuxx disperde il fumo. Di fronte a me si trova una distesa di einheri gialli, in mezzo ad essi l’emersa ne tiene in mano uno viola. Una spada insanguinata ricade per terra.
Li ha…?
L’emersa rotea il falcione con il braccio libero, batte la punta senza lama per terra. Gli einheri si sollevano tutti nello stesso istante. Punta l’arma verso l’alto. Le stelle sbozzate schizzano verso il cielo.
“No!”
Faccio un passo in avanti, il falcione mi viene puntato al petto. Esito. L’emersa ha due penetranti occhi rossi. La sua pupilla è completamente bianca.
“Se ti trovi qui devi essere davvero una delle nostre sostitute.” Abbassa l’arma, si ferma accanto a me, spalla contro spalla. La parete di cristallo rosso si dissolve come se non fosse mai esistita. “Dunque ti renderò chiaro lo scopo di noi emissari della Guardiana: noi uccidiamo chi non appartiene più a questo piano d’esistenza.”
Mi mordo le labbra. Vorrei dirle che non è vero. Che abbiamo salvato la Diva, che abbiamo impedito diventasse un mostro, che possiamo ancora farlo se capiamo come abbiamo fatto. Che non bisogna lasciar morire nessuno.
Le parole mi muoiono in gola appena cerco di sostenere lo sguardo con quella giovane.
“Fattene una ragione.” Spicca un salto, raggiunge la cima del capannone. Con un altro balzo sparisce dalla mia vista. Crollo in ginocchio, stringo gli occhi cercando di reprimere le lacrime. Inspiro, batto i palmi per terra. Devo andare a vedere come sta Hisako.
Il vicolo si oscura nuovamente. Che sia tornata l’emersa? Alzo lo sguardo. Una serie di guardie della Kaiser si trovano davanti un furgone. Quella al centro è più grossa delle altre, sia per altezza che per larghezza delle spalle. I suoi occhi sono spalancati.
…Papà?
Mi guardo alle spalle, un’altra camionetta preceduta da un gruppo di agenti ha bloccato l’altra parte del vicolo. Spicco il volo.
Pera, no. Barriera.
Prima che possa registrare le parole di Lapis sbatto la testa. Scendo di quota di qualche metro, alzo lo sguardo. Un reticolato di energia verde sfarfalla per un istante prima di svanire dalla mia vista.
Sono in trappola.
“Che cosa faccio?”
Dentro l’edificio, vediamo se troviamo un modo per aggirarla.
Mi spingo in avanti e metto le braccia di fronte al viso. Sfondo una delle finestre del magazzino, scendo tra gli scatoloni, non dovrebbero vedermi in questo momento.
“Circondate l’edificio, entro da solo, copritemi.”
La voce di papà si avvicina, la sua sagoma oscura la luce proveniente dall’ingresso. I suoi passi si fanno sempre più vicini. È davvero da solo. Ci sono persone che potrebbero fissarci all’entrata? Non può lasciarmi scappare così, s’insospettirebbero.
A differenza degli altri agenti della Kaiser, papà non tiene il casco finché non è strettamente necessario. Forse potrei accecarlo con una forte luce e scappare. Appena so come scappare. Così non potrebbero dargli la colpa.
Un fiato fresco mi carezza il collo. Rabbrividisco e mi volto. Il muso tozzo di uno di quegli animali si trova a pochi centimetri dalla faccia.
“AH!”
Sobbalzo, sbatto con la schiena contro degli scatoloni, uno di essi cade sulla testa del povero animale. Quello scuote la testa infastidito, goccioline di salive cadono dalla sua lingua e si congelano al contatto con il terreno. “Nagh!”
“S-scusa!”
L’animale si accuccia e sfrega la testa contro il pavimento. Che carino.
“Esci fuori, non ti faremo del male se la situazione non lo richiede.”
L’emerso alza la testa e apre le fauci, una fila di dentini fa capolino dalla sua bocca. “Nagh!”
Mi getto su di lui e cerco di chiudergli la bocca. “Shhh!”
I passi di papà si avvicinano sempre di più.
Guardo la colonna di scatoloni alle mie spalle. Non ho altra scelta al momento. Scusa papà.
Infondo lo iuxx nelle mani, tiro uno spintone ai cartoni, cadono lentamente verso di lui. Non aspetto di vedere l’effetto ottenuto, afferro la testa dell’animale e cerco di spostarlo via da lì, ma lui punta le zampe e non si muove di un centimetro.
“Per favore.”
Papà si fa strada tra gli scatoloni, si ferma davanti a noi. Il cuore mi batte a mille.
Cosa faccio? L’emerso non mi segue, ma non posso lasciarlo qui. Papà dovrà per forza fare qualcosa ora che si trova davanti a noi o i suoi capi faranno domande.
Mette un ginocchio a terra. Poggia lo scudo su una pila di casse. “Stai bene?”
Deglutisco, stringo gli occhi, mi trattengo per non scoppiare in lacrime. “Non so cosa fare.”
“Dove sono le tue compagne?” Allunga una mano e mi accarezza la testa, mi tranquillizza un po’, ma non rende la situazione meno problematica.
“Lapis ci sta ascoltando dal Gamble.” Mi picchietto il visore. “Hisako sta male, ma non mi ha abbandonata, è... Ha perso il controllo di un suo attacco. C’era un’altra emersione prima, non sono riuscita a fermarla dal…” Singhiozzo, le lacrime scorrono senza che possa fermarle.
Papà mi mette una mano sulla spalla, mi stringe al suo petto e mi accarezza la testa. “Va tutto bene. Purtroppo accade, non riesci sempre a salvare tutti. Per ora pensiamo a come farti uscire di qui. Hai detto che c’era un’altra emersione, dove si trova?”
“È scappata.”
“In che direzione?”
Alzo il dito verso dove ho visto sparire l’emersa, trattengo i singhiozzi. Devo mostrarmi decisa o farò preoccupare tutti.
“Molto bene.” Papà si alza in piedi, poggia una mano all’orecchio. “Emersi fuggiti, una squadra rimanga qui in attesa dell’arrivo dei ricercatori, gli altri si dirigano verso ovest con me.” Toglie la mano dall’orecchio. “Prendi la tua amica, questo… animale, e andatevene appena ci spostiamo. Non posso lasciare totalmente scoperto un luogo un tempo pieno di emersioni, è tutto quello che posso darti, ma so che ce la farete.”
Annuisco piano. “Grazie papà.” Mi avvicino e lo abbraccio. Lui si guarda intorno e mi stringe tra le braccia. Vorrei che non dovesse andarsene.
Si stacca quasi subito, ma lo capisco. “Ci vediamo a casa.”
Lo guardo allontanarsi, uscire dalla serranda d’ingresso al magazzino e portare via con sé la maggior parte delle guardie all’ingresso.
Adesso deluderei anche papà. Questo non voglio assolutamente farlo.
Afferro la testa dell’animale con le mani, lo fisso negli occhi. “Dobbiamo andarcene.”
Lui mi fissa con sguardo vitreo, per qualche ragione però non è inquietante, forse perché la lingua di fuori gli dà un aspetto da tontolone. Emette il suo verso flebile. “Nagh.”
Yoo, aspetta un attimo. Nagh? Sono dodot!
“Dodot?”
Sono degli animali che vengono dal mondo del padrone di casa, sono veloci ma goffi e si distraggono facilmente. L’idea migliore potrebbe essere cavalcarlo e arrivare fino a qui.
Tiro su con il naso. “Non potete aprirci un portale? Darà sicuramente nell’occhio.”
Un momento di silenzio mi lascia col fiato sospeso.
Ehhh, Mira dice che comunque si tratta di un test, dovete cavarvela da sole fino a qui. “Chaser lo dice!” Ci tiene a precisare Mira.
E ha ragione, non potremo dipendere da loro quando non saranno a Yrff. Porterò questo dodot al Gamble con le mie forze.
Mi sporgo dalle scatole verso l’uscita. Il gruppo di soldati è composto da almeno sei persone, rispetto a papà sembrano minuscoli, ma sono comunque adulti addestrati per avere a che fare contro tutto. Mira ci ha insegnato come gestire le emersioni, che fortunatamente non hanno mai avuto qualcosa come delle armi da fuoco. Alla mia destra c’è una porta di servizio abbastanza larga per far passare l’animale. “Se solo avessi un modo per distrarli…”
Una serie di scoppi esplodono al di fuori del magazzino. I soldati entrano all’interno, alcuni trascinando uno di loro rimasto ferito, altri con le spalle alla parete della porta e puntando le armi. “Rimanete in posizione!”
Guardiana grazie.
Se il dodot è una cavalcatura potrei salirgli addosso e provare a indirizzarlo verso quella direzione, se sbatte posso estendere la mia protezione di iuxx per non fargli far male. Mi avvicino all’animale e poggio una mano sulla sua groppa, mi tiro su e gli salgo sopra, mi aggrappo al suo pelo e gli do due colpetti con la mano sul torso. “Andiamo!”
L’animale si volta con la testa e mi fissa. “Nagh.”
Ho commesso un errore di valutazione, non so dare comandi agli animali.
“Lapis, mi serve una mano.”
Prova a creare una palla con lo iuxx e lanciala oltre la porta, magari capisce che è un gioco e la segue.
“Grazie!”
Però non vorrei che si schianti contro la porta, farebbe rumore. Alzo lo sguardo, una delle finestre è aperta. Concentro lo iuxx sul mio palmo. Una versione più grande di una baccagemma si forma sulla mia mano. Col tempo ho imparato a crearne versioni diverse, questa non deve rompersi quando arriverà a terra dall’altra parte, perciò ho reso più spesso lo strato di iuxx che la avvolge, e l’ho reso più elastico così da renderla più difficile da rompere.
Alzo il braccio e scaglio la palla verso la finestra. Questa esce fuori dall’edificio. La indico.
“Prendila!”
Il dodot alza la testa e guarda la finestra. “Nagh!”
Mi aggrappo appena inizia la sua corsa verso la porta. I suoi passi calpestano il terreno possenti, le sue falcate sono ampie e rapide. È velocissimo. Si ferma ad un metro prima dalla porta.
“Eh? Cosa ti prende.”
“Nnnn.” L’animale abbassa il baricentro, allarga le gambe.
Sta per saltare?!
Si da la spinta verso l’alto. Mi stringo al suo collo, stringo gli occhi.
Suono di vetri infranti, la barriera di iuxx scoppietta appena al contatto con oggetti estranei. Abbiamo colpito qualcosa. Riapro gli occhi.
Siamo fuori dalla struttura, in caduta libera verso il terreno.
Premo le labbra tra loro, l’urlo ovattato mi sfugge lo stesso. L’animale tiene la bocca spalancata, lingua azzurra a penzoloni, le gocce di salive risplendono in controluce.
Se non fossimo in una situazione di pericolo sarei esaltata dalla scena.
Il dodot allarga le gambe e atterra, in qualche modo non si è spezzato le zampe. Vedo la sfera dall’altro lato della strada. Stendo la mano verso di essa. Si solleva e la spingo verso la strada. Fortunatamente, l’animale la vede e si getta ad inseguirla.
Che dire, Hisako è un ottimo diversivo. Ve li ha portati via tutti da quella zona.
…Dov’è Hisako?