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Autore: TeclaRachello92    29/11/2024    0 recensioni
Evangeline, una ragazza del Sud Carolina con un passato traumatico, si ritrova a dover sopravvivere in un altro mondo così vicino al nostro, eppure così lontano.
Lasciati trasportare in questo racconto carico di insidie, combattimenti, intrighi che ti lasceranno col fiato sospeso.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Tesoro calmati – Sento la voce agitata di Winifred cercare di rassicurarmi. Accarezza dolcemente i miei capelli stringendomi forte a sé. Mi Lascio andare completamente, con il corpo dolorante dovuta alla presa forte che quel mostro ha sferrato su di me. Piano ci rimettiamo in piedi e andiamo verso la sua tenda. Mi fa stendere a letto e bevo una specie di sciroppo dal gusto aspro e terribile. La gola va in fiamme e inizia a mancarmi il respiro, ma non riesco ad accorgermene che cado in un sonno profondo. Ore dopo mi sveglio tra le calde coperte del letto di Winifred, mentre lei riposa su di una vecchia sedia a dondolo. Cerco di alzarmi facendo meno rumore possibile ma la testa pulsa e finisco per svegliarla. - Dormito bene tesoro? – Domanda, sbadigliando e stiracchiandosi. - Sì, grazie mille Winifred. Sei sempre così gentile con me – Affermo sincera. - Tesoro, lo faccio con piacere – Dichiara dolce, poi continua – Come va la gola? – - Decisamente meglio, anche se faccio fatica a parlare – Mormoro, tossendo. - Credo sia normale dopo una presa del genere. Sei fortunata ad esser ancora viva – Sostiene Winifred preoccupata. - Winifred, posso chiederti una cosa? – Chiedo piano, sia per il mal di gola, sia per non farci sentire da orecchie indiscrete. - Se posso aiutare – Risponde lei incerta. - Quel mostro ha detto che sono un Protettore Scudo. Ma si sbagliava, non è vero? – Domando allarmata. - È quello che stiamo cercando di capire Tesoro, posso dirti solo questo – Replica piano. - Quindi è possibile? È possibile che io sia un Protettore di Sogni? Io? – Domando con voce alta e roca mentre il corpo trema dalla paura. - Potrebbe essere come no. Di certo è strano che tu sappia fare determinate cose, ed è ancora più strano il fatto che si accaniscano così voracemente contro di te. Purtroppo solo il tempo risponderà alle nostre domande – Risponde riflessiva. - Mi resta solo che aspettare, quindi – Affermo, cercando di essere il meno maleducata possibile con l’unica persona che si prende cura di me. - Cerca di riposare, devi tornare presto in forze – Dice Winifred, alzandosi e baciandomi in fronte. - Va bene, ho ancora sonno in effetti – Affermo sbadigliando. - Buona notte, piccola luce – Sussurra e mi lascio andare in un sonno profondo. Quando mi sveglio ho una fame terribile, tanto che lo stomaco fa male e sarei capace di divorare qualsiasi cosa. Sentire la musica e le risate in lontananza mi rincuora e forse solo adesso capisco il perché ogni sera ci sia un banchetto ed una festa con danze e divertimenti: bisogna godere di ogni giorno, festeggiando ogni momento, perché non sai mai quando potrà essere l’ultimo. I crampi sono sempre più forti e rimpiango di non aver mangiato niente ieri per tutto il giorno. Vedo una sagoma dietro il telo con un vassoio in mano e quando finalmente sento profumo di cibo, è Bastian a portarmelo. Lo stomaco mi si attorciglia tutto e il cuore sembra volermi uscire dal petto. Devo essere conciata malissimo! Sarò un mostro! Immediatamente mi copro fin sopra il naso col lenzuolo mentre vedo che lui cerca di nascondere un risolino. - Spero tu abbia fame. Winifred mi ha detto di rimetterti in forze – Confessa Bastian allegro. Che strano vederlo così. Sono talmente abituata ad un Bastian arrogante e presuntuoso, che vederlo allegro mi fa un certo che. - Come mai così di buon umore? Sei felice di vedermi a letto inferma? – Chiedo scettica. - Può darsi – Risponde sarcastico - Non ne avevo dubbi – Mormoro seccata. Come non detto. - Scherzi a parte – Continua Bastian serio – Devo riconoscere che non può essere tutta una messa in scena, o saresti l’attrice più brava dell’universo – afferma serio. - Sono dovuta arrivare con le mani alla gola per fartelo capire – Dichiaro sarcastica. - Non è tanto l’attacco in sé che mi ha fatto cambiare idea, ma chi l’ha sferrato – Dice. - Cioè? – Chiedo perplessa, tossendo. - Viene chiamato in molti modi diversi, in lingue differenti: c’è chi lo chiama Fear, chi El Miedo, chi Angst, chi La Peur. Altri lo chiamano Frikë e c’è chi lo chiama Takote mentre ci sono persone e creature che non osano nemmeno pronunciare il suo nome ma in fin dei conti, lui non è altro che l’agglomerato delle nostre paure. Ha la capacità di trasformarsi e di farti vedere gli orrori più nascosti nel tuo cuore. La cosa peggiore però è che lui è il Vice della Strega, il suo scagnozzo– Risponde serio. - Ora capisco… – Sussurro, più a me stessa che a Bastian. Era lui che mi perseguitava e facendomi vedere tutte quelle cose orribili. Per colpa sua ho passato notti insonni col terrore di sognare ancora quei maledetti incubi. È stato lui a trascinarmi piano piano nell’oblio isolandomi dal mondo. Era la Paura, lui mi stava facendo impazzire di terrore. - Mangia ora, avrai fame – Comanda, allungandomi una scodella piena di un brodo caldo dal profumo invitante. - Ho una fame da lupi! – Affermo raggiante alla vista del brodo. Mangio tutto e lecco perfino il piatto. Era davvero squisito. Mi viene data anche una pagnotta, che divoro in un attimo. - Sei buffa quando mangi – Sostiene ridendo Bastian. - Lo prendo per un complimento – Ribatto sulla difensiva. - Sei sporca qui – Afferma, mentre allunga un dito sul mio viso, e mi pulisce vicino alle labbra. Sento le guance avvampare mentre lui mi guarda fisso negli occhi. - Grazie – mormoro piano, distogliendo lo sguardo. - Non serve che mi ringrazi, tu hai fatto la stessa cosa per me, giorni fa – Confessa imbarazzato. - L’ho fatto solo per farvi capire che non sono una minaccia. Faccio tutto quello che faccio solo per questo – Confesso. - E quello che è successo con Abbie l’altra sera? Anche quello era un tuo strano modo per avere la nostra fiducia? – Chiede severo. - Volevo e voglio tutt’ora, andare a casa. Se fossi nei miei panni capiresti – Svelo irritata ma anche un po' imbarazzata. - E invece ti capiamo più di quanto pensi. Anche noi rivogliamo casa nostra e stiamo lottando con le unghie e con i denti per riprendercela – Protesta Bastian scontroso – Solo che sei troppo occupata a fare la vittima per capirlo – - Guarda che sei stato tu il primo a colpirmi con una maledetta freccia! Ovvio che adesso cerco di difendermi – Ribatto furibonda, urlando fino a sentire la gola ardere dal dolore. - Ah già è vero – Afferma ridendo – Me ne ero dimenticato – - La mia spalla invece se lo ricorda ancora – Ribatto dura. - Fortuna che non ti ho uccisa – Dice beffardo. - Chiedere scusa no eh? – Borbotto. - Io non chiedo mai scusa. È il mio compito proteggere il villaggio – Ribatte facendo spallucce. - Non lo avrei mai detto – Bisbiglio stremata. È impossibile avere un dialogo con questo individuo. Cosa mi era passato per la testa? - Se la principessa ha finito, tornerei a bere – Si alza prendendo il vassoio. - Non vorrei trattenervi oltre, cavalier Bastian – Ribatto, coprendomi col lenzuolo fin sopra la testa. Mi sento così sciocca e arrabbiata per essermi emozionata per quello stupido bacio! Era solo l’ennesima e insensata sfida. Presa dalla rabbia e decisa nel dirgliene quattro cerco di alzarmi dal letto con le poche forze che mi rimangono ma, appena scosto le coperte, sento già di avere il fiatone. Decido così di rinunciare e cercare di dormire ancora, sperando che questo terribile mal di gola passi in fretta. Quando mi sveglio, trovo il mio dolce Osvaldo accovacciato accanto a me. Lo accarezzo e il suo morbido manto è una coccola per le dita. Si sveglia e inizia a stiracchiarsi, poi mi lecca il viso, fa le feste e abbaia felice. Sto già meglio, fuori è l’alba e provo ad alzarmi: piano sposto prima una gamba, poi faccio lo stesso con l’altra. Riesco a stare in piedi e passo dopo passo, esco dalla tenda per sedermi su una piccola sedia di legno per ammirare i colori del cielo. Le nuvole sono di un rosa tenue mentre nello sfondo domina un azzurro intenso. Il sole sorge assonnato con un’aura dorata che lo circonda senza infastidire la vista. Nei prati, i fiori sbocciano piano, colorando il terreno di svariati colori vivaci. Questo posto non mi dispiacerebbe poi tanto, se non fossi perennemente attaccata da mostri di ogni tipo. Forse, visto che per ora mi è impossibile tornare a casa, dovrei provare ad adeguarmi alla vita che fanno qui, cercando di dare il meglio di me. Vedo Winifred avvicinarsi per mano con Abbie che, appena mi vede, corre tra le mie braccia. - Abbie, per tutte le lune, fa piano! – La sgrida Winifred. - Come stai? Ti senti meglio oggi? – Domanda Abbie raggiante. - Decisamente. Credo che dopo gli allenamenti potremmo giocare assieme – Rispondo divertita. - Non se ne parla nemmeno. Oggi tu non andrai proprio da nessuna parte – Ordina Winifred preoccupata. - Sto meglio, davvero, non ho più voglia di starmene rinchiusa qui. Ho bisogno di rimettermi in forma, ora più che mai – Le dico con voce disperata. - E va bene. Ma vedi di non esagerare – Ordina severa. - Sicuro! – Affermo sprizzante di una ritrovata energia. La giornata trascorre carica e piena di attività: durante la mattinata Klaus ci va leggero con me mentre continuano le nostre lezioni private di tiro con l’arco e aggiunge anche delle piccole nozioni di autodifesa. Nella pausa pranzo sto con alcuni ragazzi più piccoli con cui avrò le lezioni teoriche nel pomeriggio. Mangiamo e scherziamo, mi ci trovo bene, anche se la maggior parte dei discorsi si focalizzano sull’attacco di Fear. Sono sinceramente preoccupati del fatto che sia riuscito ad entrare nell’accampamento così indisturbato, ma sembrano parole sentite dagli adulti e ripetute tra loro. Le lezioni trascorrono lente ma cerco di essere il più attenta possibile. Quando arriva la sera torno nella mia tenda e mi do una ripulita. Sono meno stanca di quanto pensassi e da quando sono qui il corpo si muove molto meglio rispetto che a casa. Neppure con la fisioterapia riuscivo a muovermi così bene. Metto un abito blu notte di raso dai contorni cipria con maniche a tre quarti ed esco per cenare. Decido di lasciare sciolti i capelli, che mi sembrano più folti del solito. Prendo la mia scodella di cibo e mi siedo tra Winifred e un’orchessa dai tratti marcati e le spalle larghe. - Allora, com’è andata la giornata, tesoro? – Chiede Winifred dolce come sempre. - Molto bene! Ma sono davvero stanca – Rispondo gioiosa. - Ti sei data da fare, eh piccoletta! – Bofonchia un’orchessa con ancora un pezzo enorme di maiale tra i denti. - Si, cerco di dare il massimo – Ribatto divertita. - Io sono Irienda, Guardia di notte del focolare 5 – Si presenta l’orchessa. - Piacere, io sono Evangeline – Rispondo sorridendole. - Piacere mio Evangeline! – Grida l’orchessa scoppiando in una grassa risata, che le fa sputare in giro grossi pezzi di cibo. - Bastian non c’è – Sussurra Winifred sotto la fragorosa risata dell’orchessa, che nel frattempo si è strozzata con del cibo. - Perché me lo dici? – Chiedo, rossa come un peperone. - Perché vedo che lo cerchi con lo sguardo – Risponde – È partito per una missione, poche ore fa. Adesso che conoscono il passaggio segreto, pensano sarà più facile arrivare al cuore di Ethalyn – Racconta Winifred. - Si sa quando torneranno? – Chiedo, scoprendo di essere preoccupata. - Non lo so, tesoro. Spero presto – Risponde affranta. - Vedrete che torneranno vincitori! È forte quel ragazzo! – Assicura Irienda piena di speranza. Dopo danze e festeggiamenti, me ne torno alla tenda con Osvaldo in braccio, preoccupata più che mai. Vorrei quasi mettermi scarpe e camicia e correre in loro aiuto, ma sarei solo d’intralcio. L’unica cosa che mi rimane da fare è starmene qui, buona ed aspettare. Mi butto sul letto a pancia in su con le braccia aperte e fisso il soffitto. Sono stanca, ma il pensiero di Bastian al castello della strega e questa sensazione di pericolo proprio non vogliono farmi dormire. Tolgo scarpe ed abito e mi infilo sotto le coperte. Mi giro e rigiro nel letto, svegliando più volte Osvaldo che dorme ai miei piedi. Qualsiasi rumore mi fa sobbalzare e sperare che siano tornati dalla missione, ma la notte passa e loro non tornano. Quando spunta il sole, esco dalla tenda con l’abito della sera prima facendo attenzione a non svegliare Osvaldo che ancora dorme beato e comincio a cercare notizie sulla squadra di Bastian. Scopro subito che non hanno fatto ritorno. L’accampamento è in fermento e vengono formate delle squadre di soccorso a cui io non posso partecipare, non essendo ancora completamente formata. Ne parte una ogni due ore, così la giornata trascorre lentamente agonizzante. Intere famiglie aspettano trepidanti il rientro dei propri cari. Nel pomeriggio, Klaus parte con altri due orchi, grandi ciascuno quanto un armadio. Hanno grandi teste pelate e sguardi torvi, nasi grossi come sassi e ciascuno ha due zanne che fuoriescono all’insù dalla mandibola. Il torso è nudo, massiccio e tonico. In vita, un telo li copre fin sopra le cosce e due sacche di tela pendono ai loro fianchi. I piedi sono fasciati da strati di pelo di animale, non ho idea di che animale si tratti ma il pelo è corto e grigio. Klaus affida a me la piccola Abbie, bacia la figlioletta sulla fronte e i tre spariscono nella foresta. Quando la piccola finalmente si appisola dopo ore di giochi, decido di fare una camminata per sgranchirmi le gambe con Osvaldo che rimane a fare la guardia ad Abbie. Cammino verso il fiume dove giorni fa con delle donne, avevo lavato dei panni sporchi. Mi siedo sulla riva e mi specchio nell’acqua, una sgradevole sensazione mi avvolge: forse non dovrei stare qui. Delle urla mi fanno scattare in piedi: è la voce di Abbie. Come un fulmine corro all’accampamento ed entro in tenda: Osvaldo è steso a terra inerme mentre Fear tiene Abbie per le spalle. - Oh eccoti, non volevano dirmi dove ti eri cacciata. Ho dovuto fare un bel lavoro al castello, per far sì che tutti i soldati sloggiassero da qui – Dice malizioso, lanciando Abbie contro la trave della tenda. - Abbie! Maledetto! – Urlo contro Fear che se ne sta lì a ridere di me. - Così mi offendi suvvia, non essere maleducata – Afferma avanzando verso di me. I suoi capelli scuri riflettono la luce del giorno, e la sua pelle chiara come la perla lo circonda di una strana luce perversa. - Sei venuto a finire quello che avevi iniziato? – Chiedo furiosa e impaurita. - Esattamente. Diciamo che ho deciso di non portarti da Ethalyn – Risponde divertito. - Come mai questo onore? – Domando, cercando di contenere le emozioni che stanno esplodendo dentro di me. - Ho deciso che sarò io ad ucciderti. Ethalyn se ne farà una ragione – Dice, passandosi la lingua sulle labbra, come a pregustare la mia morte. Quelle parole mi gelano il sangue. Dunque è finita, come posso io fermarlo? Con una risata e un gesto fulmineo dalle sue mani fuoriesce una nube nera che mi offusca la vista. Inizio ad avere delle visioni terrificanti: ci sono io, immobile, impotente, mentre i miei cercano di svegliarmi e mi stringono per le spalle. In un’altra Bastian mi ordina di fuggire, ma io non riesco a muovermi rimanendo stesa supina. Provo, mi sforzo, mi dimeno, cerco di urlare, ma tutto è inutile. Rimango ferma e zitta, come quando ero in coma. Provo con tutta me stessa a non lasciarmi andare a quelle visioni, a pensare che è tutto frutto della cattiveria e perfidia di Fear ma è sempre più difficile. Una visione dove mi guardo allo specchio, il mio corpo mutilato dall’incidente: il viso scavato da giorni di digiuno, gli interventi chirurgici ancora visibili sulla coscia e sull’addome, tutta la mia femminilità scomparsa mentre rimane il disgusto per me stessa. Vorrei tanto avere uno scudo per difendermi. Mi chiudo a riccio, iniziando a piangere come una bambina, sfinita da quelle terribili immagini. Sento le sue risate e guaiti arrabbiati di Osvaldo cercare di aiutarmi, ma non ce la faccio più. È troppo da sopportare. Distrutta e disperata, sono la preda perfetta. Lui si avvicina, continuando a torturarmi con quelle spietate visioni e appena si inginocchia per avvicinarsi a me, lo sento ansimare. È eccitato dalla mia imminente morte. Mi prende il viso con le mani mentre scruta la mia espressione vuota e spenta col volto solcato dalle lacrime. Tra poco sarà tutto finito, tra poco lui mi ucciderà. - Che delusione. Speravo reggessi di più insomma, dopo tutta questa fatica, mi ero immaginato qualcosa di diverso – Mi beffeggia lui malizioso. Prende il mio viso tra le sue mani gelide e lo avvicina al suo, mentre con la lingua inizia a leccare le mie lacrime. - Buone – Sussurra mentre sento la sua frenesia crescere. Chiudo gli occhi sperando di non sentire dolore. Quanto vorrei che Bastian fosse qui, a difendermi! Quanto vorrei che non se ne fosse mai andato! Ho bisogno di lui ora! - Chiudi gli occhi piccola Evangeline, sarà breve – Sibila Fear al mio orecchio. Sento delle urla in lontananza, come se fossero distanti anni luce da me. Bastian! Bastian, aiutami! Un rumore sordo, profondo e spalanco gli occhi.
   
 
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