ieri avrei voluto postare ma stavo decisamente con la testa altrove ... il mio ragazzo si è beccato la nuova influenza che gira e ero un tantinello preoccupata! Uff ... sono ansiosa!
Comunque passo per un aggiornamento veloce mentre sono in pausa dallo studio ...VI RINGRAZIO IMMENSAMENTE PER I VOSTRI COMMENTI, AD OGNI VOSTRA RECENSIONE FINISCO PER GONGOLARE COME UNA BAMBINA!!
SONO IN UN BRODO DI GIUGGIOLE! cmq vi avviso che ho scritto il terzultimo capitolo di questa storia hihihihihi kiss ♥
_____________________________________________♥
Quella
notte i miei pensieri
furono tutti rivolti al supplizio che mi attendeva. Avrei trascorso la
giornata
in compagnia di Isabella, girando per i luoghi di questa infima
cittadina.
Come
mio fratello avesse
potuto ponderare una simile idea proprio non lo comprendevo. Ma Emmett
era
sempre stato un soggetto alquanto particolare, piuttosto impulsivo.
Non
sarebbe più
giusto che fosse lui a mostrarle Forks?
Naturalmente
non dormii
affatto, e la mattina seguente due segni violacei facevano bella mostra
sotto i
miei occhi.
Mancavano
solo
le occhiaie ...
Sbuffai
contrariato, notando
la mia immagine riflessa nello specchio. Ma non me ne curai, uscendo
velocemente dalla mia stanza, attratto come al solito
dall’invitante profumo.
Il
borbottio del mio stomaco
mi fece accelerare il passo verso quelle delizie culinarie.
“Buongiorno!”
esclamai,
notando la figura di Bella seduta al tavolo della cucina.
Sobbalzò
spaventata,
portandosi una mano al petto.
Diamine
… la mia
versione zombie deve essere davvero terrorizzante.
“Buongiorno
Edward” biascicò
con voce tremula.
Sospirai
sommessamente
recuperando le frittelle, notando la quantità di cibo
piuttosto insolita. Feci
scorrere lo sguardo sul tavolo.
“Emmett?”
domandai con viva
curiosità.
Lei
si morse il labbro
tenendo lo sguardo basso. “E’ uscito presto
… - mormorò, e non so per quale
motivo mi parve stesse mentendo. –
Senti
Edward, mi dispiace che Em ti abbia imposto di farmi da cicerone per le
vie di
Forks!” disse tutt’un tratto lasciandomi sorpreso.
Provai
a giustificarmi ma
non me lo permise.
“Involontariamente
ho
ascoltato la vostra conversazione!” ammise mentre un notevole
rossore le
imporporava il viso.
“Ah
..”
Bravo
Ed,
loquace ed intelligente come al solito. Ti meriti proprio un applauso.
“Fingiamo
che tu mi abbia
scortato per Forks – propose tenendo il capo chino.
– Non lo saprà mai, e sarà
ugualmente soddisfatto!”
Ponderai
seriamente la sua
proposta che si poneva essere il perfetto rimedio
all’incresciosa situazione. Eppure,
nonostante mi fossi dannato per evitarlo, sentii crescere in me un moto
di
delusione a tale idea.
“Non
mi disturba mostrarti
Forks!” affermai laconico, fissandola serio.
Dannazione
Ed,
che combini? Non volevi liberarti di questo supplizio?
Ma
lei è così bella
...
Devo
ricordarti
che hai passato la notte ad ideare plausibili scuse .. rinuncia a
questa
balorda idea
No
decretai, ponendo fine alla mia controversia mentale.
Per
quanto potesse apparire
assurdo, l’idea di condividere con lei anche qualche ora mi
era gradita più del
lecito. Ero certo che, con una buona dose di autocontrollo, non avrei
compiuto
alcuna azione sciocca. Mi sarei limitato a bearmi della sua
interessante
compagnia.
Mi
sarei dovuto
accontentare di ciò che la situazione poteva offrirmi ...
Isabella
era una
meravigliosa persona, quella che a breve avrebbe sposato mio fratello,
entrando
inevitabilmente nella mia vita. Per quanto avrei potuto ignorarla? Per
quanto
sarei riuscito a starle lontano?
Fingere
indifferenza sarebbe
divenuto troppo complicato. Sarei stato costretto ad incontrarla ad
ogni festa
di famiglia, durante le vacanze ...
Ok,
tutto ciò
non porterà nulla di buono!
In
questo
momento l’opzione più accreditata è
quella di un precoce ricovero in manicomio.
Sono certo che Alice sarà più che contenta di
farmi compagnia ...
Con
la sua
follia farebbe felici molti medici. Avrebbero parecchio su cui lavorare
...
“Edward?
Allora?” la vocina
delicata di Isabella mi riscosse.
Oddio,
che avrà
detto?
La
fissai con uno sguardo
colpevole, sperando di farle intendere la mia momentanea distrazione.
La
vidi accennare un sorriso
estremamente tenero. “Dicevo, potremmo dedicarci ad un giro
veloce, occupando
solo la mattina …”
Annuii
mesto, ancora
indeciso sul da farsi. Che male avrebbero potuto causare solo poche
misere ore?
Meglio
non
pensarci ...
Dopo
un’oretta, uscimmo di
casa entrambi un po’ impacciati. Non compresi il motivo
dell’assenza di Emmett,
ma a quanto pareva trascorreva gran parte del suo tempo fuori casa.
Avevo
chiesto ad Isabella informazioni a riguardo ma, notando
l’espressione
corrucciata ed ansiosa sul suo volto, avevo finito per accantonare la
mia
curiosità.
Eppure,
in tutta quella
storia ero certo qualcosa mi sfuggisse. E non solo per le palesi
differenze tra
i neo fidanzati. Una ragazza intelligente e timida come Bella stonava
non poco
accanto al mio gioioso e folle fratello, soprattutto per il rapporto
strano che
avevo avuto modo di osservare.
La
mancanza di effusioni che
andassero oltre qualche semplice sfiorarsi delle labbra, la dolcezza
quasi
fraterna con la quale si rivolgeva a lei. Potetti evincere le medesime
conclusioni anche dai racconti di Isabella, che avevo scoperto essere
più
loquace di quanto avessi immaginato.
Avevamo
vagato per le strade
di quel paesino sperduto dove non vi era nulla di realmente eclatante
da
visitare, ed inevitabilmente il quotidiano era divenuto argomento di
conversazione.
Dalla
panetteria sotto casa
loro a New Yorks, alle loro conversazioni sulla famiglia. Emmett le
aveva
raccontato di tutti noi, elogiandoci tanto da intimorirla. Mi aveva
confessato
di essere stata non poco terrorizzata all’idea di
quell’incontro e questo,
misto alla sua timidezza, l’aveva portata a parlare ben poco.
Naturalmente
mio fratello
aveva omesso dettagli significativi, mascherando la follia di Alice
dietro una
lieve esuberanza, oppure il mio carattere spesso scorbutico e
leggermente
misogino dietro la riservatezza. Eppure, ciò non aveva
minimamente scalfito
l’adorazione di Bella per la mia famiglia. Era rimasta
incantata da Esme e
dalla sua dolcezza, così come da Alice e …
addirittura da me.
Era
stata piacevolmente
sorpresa dall’affinità dei nostri gusti, e quando
mi propose di divenire amici
quasi mi strozzai con la bibita che stavo placidamente bevendo.
Il
suo volto assunse una
colorazione violacea. “Scusa, immagino ti sembri strana la
mia proposta .. io
.. ecco …” iniziò a balbettare frasi
sconnesse ed incoerenti che
inevitabilmente mi portarono a scoppiare in una fragorosa risata.
Si
può essere
tanto dolci ed innocenti?
Il
broncio che si dipinse
sulle sue labbra non fece che peggiorare la situazione, e mi ritrovai
accasciato sulla sedia, ansante per le troppe risa.
Rido
per non
piangere …
Quella
ragazzina dagli occhi
color cioccolato mi aveva inevitabilmente stregato e, per quanto mi
fosse
difficile ammetterlo, non potevo non comprendere di essermene
innamorato.
E
allora perché
sono qui come un coglione a ridere?
Lapalissiano
…
se mi soffermassi a pensare seriamente alla sua proposta di amicizia,
non credo
riuscirei a contenere la frustrazione e la delusione.
Maledizione,devo
smetterla di parlare da solo ..
“Edward,
non deridermi!”
pigolò lei, mentre io cercavo di riprendere un po’
di contegno.
“Mi
dispiace Bella, ma la
tua espressione era buffissima!” continuai.
Imbronciata
e leggermente
irritata, si alzò velocemente dalla panchina.
Un
pò troppo velocemente!
Vidi
il suo corpo
sbilanciarsi in avanti e, preso alla sprovvista, scattai afferrandole
la vita e
trascinandola verso di me. La sua schiena si scontrò con il
mio torace, ma
riuscii ad evitarle una brutta caduta.
Purtroppo,
non avevo
assolutamente meditato sulle conseguenze che avrebbe comportato il mio
gesto.
Il
calore del suo corpo,
misto a quel meraviglioso profumo di fresie, rischiò di
darmi alla testa. Non
mi mossi, incapace di riflettere coerentemente e la mia stretta si fece
involontariamente
più salda.
Lei
come me rimase immobile,
probabilmente in attesa che mi decidessi a lasciarla. Peccato che
quella non
rientrasse assolutamente nelle mie intenzioni.
La
sua testolina castana
arrivava poco sotto il mio mento, e i suoi capelli mi solleticavano
involontariamente il volto.
Che
buon profumo
...
Inevitabilmente
mi ritrovai
ad inspirare quell’odore sublime.
“E
.. Edward?” il suo
balbettio sconnesso era poco più che un sussurro, ma
bastò per donarmi quel
minimo di lucidità che mi permise di sciogliere la presa
dalla sua vita.
Che
diamine
stavo facendo?
“Stai
bene?” domandai con
voce roca.
Lei
si limitò ad annuire,
stando attenta a non incrociare il mio sguardo. “Credo sia
ora di tornare a
casa – biascicò – non vorrei che Emmett
si preoccupasse”
Concordai
a malavoglia e,
ancora scossi, ci avviammo verso casa.
Cosa
avevo
intenzione di fare? Mi sono per caso fritto il cervello?
Credo
che
l’unica soluzione sia di buttarmi da una torre, sperando sia
più alta possibile
...