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Autore: ilenia23    24/09/2009    4 recensioni
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E se Albus Silente avesse una figlia? E se Sirius Black  se ne innamorasse? E se la storia fosse andata tutto in un altro modo o quasi?
Un intenso sguardo, durato un solo istante.
Pieno di dolcissima tensione.
Complicità.
E paura.
E ansia.
E passione.
E felicità straziante.
Gioia pura, autentica.
In un brevissimo sguardo  tutto questo.
Eravamo tutto questo io e Sirius.
E quel poco d’amore che c’era.
Genere: Drammatico, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qua. Ci siamo arrivati finalmente alla parte che tutti aspettavano. Io non so se vi deluderò o se sarà esattamente come l'avreste immaginato o come l'avreste voluto. Magari vi farà emozionare. Magari no. Forse vorreste linciarmi o boicottarmi. Magari finirete di leggere seduta stante l'intera storia. Quello che so è che ho cambiato milioni di volte questo capitolo. L'ho scritto e riscritto cercando la perfezione. In un certo senso tutta la storia(quella che sono arrivata a scrivere) verte attorno a questo capitolo. è da lui che è partita tutta la storia. è stato il primo capitolo che ho scritto, la prima immagine che mi sono trovata davanti, la prima cosa che mi è venuta in mente. Proprio così. è grazie a lui che sono arrivata fino a qui. Quindi potete immaginare il mio tentennamento nel pubblicarlo. Ma io me lo sono immaginato proprio così. E non importa se non sarà perfetto. Sarà semplicemente...loro. Sirius e Aryana. Loro sono così. Questa è l'essenza di tutta la loro storia. Se non vi innamorerete di questo capitolo non vi innamorerete mai di loro due. Io mi sono innamorata e spero che possa immischiarvi un pò di Amoressia.
Commentate!!
E grazie. A tutti.

P.S. Il prossimo capitolo sarà un continuum di questo mentre dal prossimo ancora cambierà tutto...preparatevi a conoscere una nuova Aryana, un nuovo Silente e un nuovo personaggio!!!


Poco fuori Hogsmeade – Maggio 1995

Aryana Silente

Per tutto il tragitto da Hogwarts a lì dentro la mia testa non facevano che riecheggiare le parole di mio padre:
“È stata una sua scelta e non potevo negargliela . ..non voleva farti pagare il prezzo che deve pagare un latitante per sopravvivere…il rimorso, il rimpianto per la vita che avresti potuto avere..Io ho visto nei suoi occhi il dolore di un uomo che, nonostante tutto riusciva ancora ad amare, e proprio per amore, ha rinunciato a te…lui ti ama..”.
Follia.
Poteva prendersi così gioco di me il destino? Ancora? Non avevo già sopportato abbastanza? Evidentemente no.
C’era ancora qualcosa in serbo per me.  Una speranza? O un nuovo incubo?
Dove avrei trovato la forza di affrontare questa nuova baraonda?
Fortunatamente la mia rabbia era più forte di tutto.
Prima che me ne potessi accorgere era proprio lì di fronte a me.
La sua presenza era così ingombrante da infastidirmi quasi. Il prezzo della solitudine: prima o poi ti ci abitui.
Lo squadravo sprezzante, gelida.
Dentro di me si riaccendeva un’antica fiamma.*
E d’un tratto successe di nuovo…come sempre succedeva con lui
Il cuore torna a battere.
Respiro dopo una lunga apnea.
Il gelo sembra quasi sciogliersi.
Formicolio.
Terremoto.
Resurrezione.
Pugno nello stomaco, uno di quelli che ti piega in due.  
Reazione.
Risveglio.
Ora, in quel momento avrei potuto fare qualsiasi cosa.
Avrei potuto confessargli cosa stava scatenando in me ,di nuovo .
Avrei potuto affrontare e navigare i miei sentimenti, lasciarmi guidare dal cuore, una delle poche volte.
Avrei potuto rivelargli che non avevo smesso di amarlo per un solo secondo.
Avrei potuto chiedergli perdono per aver creduto che fosse colpevole.
Avrei potuto dire tutto quello che non ci eravamo mai detti. Erano tante le cose che non ci eravamo mai detti. Avrei potuto parlare fino a farmi seccare la gola e spiegare cosa mi era successo. Cosa ero diventata senza di lui.
Avrei potuto fargli tante di quelle domande.
Sarei potuta rimanere in silenzio e avrei potuto semplicemente prendergli la mano.  
Avrei potuto abbracciarlo, toccarlo, così, senza dire una parola, e lui avrebbe capito.
Avrei potuto perdonarlo.
Avrei potuto perdonare me stessa.
Avrei potuto perdonare il destino e ringraziarlo di averci dato un’altra possibilità.
Avrei potuto arrendermi all’amore.
Qualunque cosa avrei fatto, sarebbe stata perfetta.
Ma la verità è che io non sono mai stata perfetta.
E quindi non feci assolutamente niente.
Perché?
Perché ero arrabbiata.  Ero arrabbiata con lui, con il destino, con me stessa. E non potevo perdonare. Non potevo.
Perché  il mio orgoglio in quegli anni si era solo intestardito. Era l’unica cosa che mi era rimasta. Il mio orgoglio. Dopo che mi avevano tolto ogni cosa.
Per cui non feci assolutamente niente.
Mi limitai ad osservarlo attentamente, cercando di ignorare le contrazioni dolorose del mio cuore nel vedere gli scavi sulle sue guance, le borse sotto gli occhi, i suoi capelli bellissimi, adesso arruffati e sporchi, la sua fierezza smorzata, il suo fisico atletico fiaccato dalla fatica e dalla preoccupazione. Era in uno stato miserevole.  
Un attimo di debolezza.
Un pensiero sfuggì alla barriera infrangibile della ragione: avrei scambiato il suo posto con il mio all’ istante.
Dopo poco, rinsavii, conscia del fatto che avevo passato anni a cercare di ricostruire pezzo per pezzo la mia anima…solo per colpa sua.
E feci una cosa stupida.
Una cosa senza senso.
Perché? Perché ero arrabbiata.
Estrassi la bacchetta dal mantello e gliela puntai contro.
“Sai benissimo che quella non ti serve” mormorò con la voce roca che non sentivo da troppo tempo.
“Dammi un buon motivo per non chiamare subito qui un dissennatore a farti succhiare l’ anima, sempre se tu ne abbia una”.
 “Perché sono innocente”.
“Oh, già. Come ho fatto a farmi sfuggire questo particolare? Quindi è tutto risolto,no? Solo un equivoco..se dici di essere innocente..”squillai ironica.
“Capisco il tuo amaro sarcasmo, purtroppo”.
“Capisci il mio amaro sarcasmo? Tutto qua quello che hai da dire dopo quattordici anni?” urlai mentre dalla mia bacchetta sprizzarono scintille rosso fuoco.
“Ho troppe cose da dire ma sai benissimo che adesso sei troppo arrabbiata per volerle ascoltare..e ti capisco”disse pacatamente.
“Da quand’è che sei diventato così comprensivo e premuroso nei miei riguardi? Oh..forse deve essere stato il senso di colpa. Dicono che abbia le stesse proprietà delle onde sugli scogli: li logora lentamente, senza fretta, li lascia macerare granello per granello fino a quando non rimane niente..è stato così anche per te?”biascicai sadica.  
“Fortunatamente non sai quanto..”.
“Ti dirò..sei proprio bravo a fare la vittima..quasi, quasi ci credo. Ma d’altronde c’era da aspettarselo, ti è sempre riuscita benissimo la parte del martire, fin da quando ti conosco: Sirius, il povero rinnegato,lo studente dotato ma con un carattere così difficile e problematico, l’animo solitario, l’amico fedele ma troppo impulsivo a cui è sempre stato perdonato tutto per le sue tormentate vicende famigliari. È facile così, vero? Che bel modo di affrontare la vita, sempre ad addossare le colpe sugli altri e a piangersi addosso senza mai prendersi le proprie responsabilità, fingendo chissà quale trauma. La potrai dare a bere a quei tre ragazzini ma io a questa sceneggiata assisto da troppo tempo per credere alla storia del candido agnello sacrificato sull’ altare” ringhiai rabbiosa.
Non sapevo nemmeno da dove mi venisse fuori tutto quel fiume di parole, che probabilmente non avevo mai nemmeno pensato. Poco importava.
L’ obbiettivo era fargli più male che potessi.
Continuò a guardarmi, mai negli occhi, tenendo fisso lo sguardo su un punto imprecisato del mio volto.
Sembrava mortificato.
Volevo solo fargli provare un decimo del dolore che mi aveva dato.
Tuttavia al termine del mio discorso, inaspettatamente scoppiò a ridere, così, senza un’ apparente ragione mentre io lo guardavo piena di furia con la bacchetta levata.
Una risata roca, di chi non rideva da tempo, ma allo stesso tempo un simbolo di vitalità.
Sirius era vivo e stava ridendo…di me.
Era chiaro che il mio tentativo era naufragato. L’unica cosa che avevo ottenuto era fargli fare una grassa risata, di fronte al mio dolore. C’ era da aspettarselo. In fondo mi aveva abbandonato, lasciandomi sola e incinta quattordici anni or sono e da quando era evaso non si era più fatto vedere.
Ero stata io a cercarlo, io ad umiliarmi, ancora una volta, io a farmi ridere in faccia, io. La colpa di tutto era solo e sempre stata mia.
Prima che potessi scagliarmi contro di lui, mi precedette:   
“No, no..non fraintendermi. Rido perché tra i mille errori della mia vita, almeno sono riuscito in qualcosa. Aryana, non lo capisci?! Il mio solo scopo è sempre stato questo: farmi odiare da te il più possibile, farti credere che le accuse contro di me fossero fondate. Ti avrebbe aiutato a dimenticarmi più in fretta..Era la cosa più semplice, la cosa più facile..per tutti. Sarebbe stato inutile dirti la verità fin da subito, nessuno ci avrebbe creduto. Se dovevamo cadere a fondo era meglio che cadessi solo io”.
“Sarebbe stato inutile? Da quand’ è che la verità è inutile? Tu credi che per me non avrebbe fatto nessuna differenza sapere se tu fossi innocente o meno?Come Merlino hai fatto a guardarmi negli occhi e a mentirmi, rovinandoci la vita?”.
“Rovinarti la vita? Come fai ad essere così cieca? Io te l’ ho salvata la vita. Ho  evitato che perdessi il lavoro, la tua reputazione, il tuo nome..quello che ti eri costruita con così tanto impegno e fatica”.
“A me importava di me e di te. Se mi avessi detto la verità, sarebbe cambiato tutto..”dissi con la voce mezza rotta.
“Ah davvero? Che cosa avresti fatto? Avresti passato gli ultimi quattordici anni della tua vita a crogiolarti nel dolore e nell’ impotenza, esattamente come me. Che senso aveva trascinarti nel baratro? Perché diavolo avrei dovuto far soffrire la donna che amavo? È stata la cosa più giusta da fare..lasciarti andare..Ti ho dato un motivo per la fine della nostra storia. Credimi, è infinitamente meglio trovare una ragione per le cose che ci capitano piuttosto che dannarsi l’ esistenza a chiederti cosa hai fatto di male per meritare tutto ciò che ti è arrivato addosso”disse mestamente Sirius.
Nei suoi occhi vedevo nero come un abisso nel fondo del quale doveva essere rimasto il mio vecchio Sirius. Adesso in superficie c’erano solo rassegnazione e vuoto.   
“Almeno se mi avessi detto la verità avrei saputo che l’ uomo che amavo è davvero esistito e quello che avevamo non è stata solo finzione. Questo sarebbe stata ben più di una consolazione per me. Invece hai lasciato che io ti odiassi..come hai potuto? E quando sei evaso? Perché non sei venuto immediatamente da me a raccontarmi la verità?Perché hai costretto Remus e mio padre a mentirmi? Non pensavi di dovermi quanto meno una spiegazione decente dopo tutto il male che mi avevi fatto, che mi hai fatto e che contini a farmi?” mormorai con la voce ormai ridotta ad un sussurro.
“Non..non pensare che non l’ abbia pensato..ci sono andato molto vicino..ma poi..mi sono fermato. Come potevo esporti ad un rischio simile? Metterti in pericolo in modo assolutamente gratuito, addossarti un segreto troppo grande,dopo tutti quegli anni..perché?”.
“Perché ?! Per noi, forse?! O non ti è passato neanche per la testa il fatto di poter recuperare le cose, di riparare?!”. Ormai singhiozzavo.
La bacchetta si era abbassata da un pezzo.
“Offrendoti cosa? Una vita da latitante, sempre in fuga, senza niente, senza una casa, senza neanche il cibo per mangiare..secondo te, ti avrei potuto chiedere una cosa del genere?”.
“Oh,no, figuriamoci. Tu sei troppo orgoglioso e troppo stupido per capire che l’ unica cosa che dovevi offrirmi e di cui mi importava eri tu”.
“Aryana, andiamo. Tu avresti fatto lo stesso con me, io lo so. Hai tutte le ragioni per essere arrabbiata con me ma..io..ho solo voluto darti l’ opportunità di rifarti una vita, di essere felice, se ti avessi detto come stavano le cose questo non sarebbe mai stato possibile..”.
Mi guardava con l’ aria corrucciata, frustrata, combattuta.
Una parte di me avrebbe voluto prenderlo a calci seduta stante, un’ altra avrebbe voluto solo abbracciarlo. Qualsiasi uomo si sarebbe gettato ai miei piedi, chiedendomi perdono per elemosinare amore. Invece lui stava lì fermo ad aspettare, fiero, nonostante tutto.
 “Ma che stai dicendo? Rifarmi una vita, essere felice..senza di te?”sussurrai come se non avessi voluto che lui mi sentisse.
In fondo, quell’esclamazione equivaleva ad una sconfitta con i fiocchi, gettava a terra tutte le mie maschere.  
 “Ti ho visto con quell’ uomo,fuori da casa nostra..tu mi sembravi serena..era quello che volevo. Vederti stare bene..”.
“Quale uomo? Di che stai parlando? Non c’ è nessun uomo, non c’è mai stato nessuno oltre te”.
“Tu lo stavi abbracciando sull’ uscio di casa. Mi hai anche visto, ci siamo guardati per un attimo e poi sono scappato via”.
Rivolsi la mente a quella sera.
Pensavo che fosse stata un’ allucinazione l’ aver incrociato il suo sguardo, un abbaglio dovuto al troppo alcool.
Ricordavo il freddo e la delusione cocente scorrermi nelle vene come fosse ieri.
Ricordavo di aver punito me stessa col digiuno e l’ insonnia durati giorni, per aver sperato fosse Sirius.
Ricordavo il gran rifiuto di rifarmi una vita con Wiston perché sapevo fin troppo bene che il solo pensiero di me insieme ad un altro uomo mi faceva tremare le mani e mi scuoteva il cuore nel petto dal terrore della noia e dell’infelicità.   
“Come hai potuto pensare che una vita con lui potesse essere paragonabile anche ad un solo istante insieme a te?”dissi, dando voce ai miei pensieri.
Quell’affermazione sembrò colpire entrambi come una cannonata.
Io non potevo credere di averlo detto ad alta voce, il mio secondo tradimento.
 Lui non poteva credere di averlo sentito davvero.
Non credeva di aver sposato una donna così debole da non riuscire a dimenticarlo nemmeno dopo quattordici anni.
Eppure era la verità e per quanto mi facesse stare male non potevo più fingere.
Si portò ad un centimetro da me ed alzò la mano per carezzarmi in volto, ma prima che lo raggiungesse mi scostai bruscamente.
“Non ti azzardare…”bisbigliai, portandomi dall’ altro lato della caverna. “Ho capito cosa vuoi fare, sai? Cos’ è pensavi che facendomi raccontare la storiella dell’ eroe da tre ragazzini mi sarei intenerita?D’ altronde un’ Auror fa sempre comodo ad un latitante,no? Mi credi così stupida?”urlai con quanto fiato avessi in corpo.
Il fatto che l’amassi ancora non significava che sarebbe tornato tutto come prima, tutt’altro…
“Non sai quanto ti sbagli. Io ho cercato di impedire in tutti i modi ad Harry di dirti l’intera faccenda..”.
Una valanga mi travolse.
“Hai ragione. Non te ne è mai fregato niente per quattordici anni di me, figuriamoci se ti passa per la testa di cercarmi ora”.
“Aryana, stai fraintendendo tutto, io volevo solo proteggerti..solo darti un’ altra opportunità”.
“L’unica cosa da cui devo proteggermi sei tu, non la verità. E , per la cronaca, No, tu non mi hai dato nessuna opportunità. Mi hai solo reso la vita un inferno per il tuo egoismo e per la tua vigliaccheria. Dì la verità, Sirius. Volevi fare l’ eroe, come al solito. È stato il tuo orgoglio e la tua vanagloria a guidarti perché se avessi seguito il cuore avresti scelto noi, invece hai scelto di andartene per la tua strada da solo. Credevo che sia io che tu avessimo deciso di smetterla di stare da soli, credevo che avessimo deciso di crescere..insieme.. e invece hai scelto te stesso”.
“NO, IO HO SCELTO TE..”urlò in modo disumano.
Risollevai la bacchetta.
“Hai ragione non ho scelto noi, e sapevo di darti un dolore quando ho messo fine alla nostra relazione ma sapevo che prima o poi te ne saresti fatta una ragione perché ad ogni modo tu avresti continuato a vivere. TU..saresti sopravvissuta, in un modo o nell’ altro. Non ti saresti distrutta, annientata, come invece ho fatto io. Infatti tu ora sei qui, davanti a me e hai ancora una carriera, una reputazione, una casa, il tuo nome. Pensaci. Se io ti avessi detto la verità, non avremmo più niente…”.
“Avremmo avuto noi, saremmo stati insieme..io sarei stata felice ovunque, comunque, qualsiasi cosa fosse successa..insieme..”.
“Sei tu l’ egoista se dici questo. Io posso sopportare il fatto di non averti tra le mie braccia, sotto i miei occhi, sotto il tocco delle mie mani ma non potrei assolutamente sopportare il fatto di vederti nelle mie condizioni di adesso. Con che coraggio ti avrei potuto fare questo?”.
“Invece credi che io stia bene, adesso? Credi che io non sia distrutta, annientata? Il tuo errore è sempre stato quello di pensare che io sarei riuscita a dimenticarti..davi così poca importanza al mio amore?”.
“Io..ho solo fatto la scelta che credevo migliore..e sono sicuro di quello che ho fatto. Se potessi tornare indietro, lo farei altre mille volte perché tu vali mille volte me o noi”.
“Stai solo usando una patetica e melensa scusa..sei un maestro in questo”dissi tentando di ricacciare indietro le lacrime,invano.
“Io avrei fatto qualunque cosa per te..qualunque…e come lo era allora, lo è oggi. Non è cambiato niente per me. Non si è mai esaurito il mio amore, né si è mai affievolito. Non è una scusa melensa o patetica. È la realtà”.
“Perché non mantieni la tua posizione?”.
“Che vuoi dire?”.
“Sei ancora un latitante, no? Cos’è cambiato da quando sei evaso ad ora? Dovresti continuare a ribadire il fatto che non puoi offrirmi niente, che sprecherei la mia vita dietro ad un fantasma, sempre in fuga, senza nessuna aspettativa di miglioramento, senza niente di niente. Perché non mi dici queste cose al posto di dirmi che mi ami? Perché non mi rifiuti e non mi mandi via? Perché non mi spezzi il cuore, come hai fatto quattordici anni fa?”.
“Hai ragione, dovrei fare quello che dici tu ma il problema è che sei qui di fronte a me. E non ho più né la forza né il coraggio di mandarti via perché la realtà è che tu sei una tra le pochissime cose belle che mi siano capitate da quattordici anni a questa parte” disse, avanzando verso di me.
Non mi mossi. Ero esausta. Non riuscivo più a combattere. Non c’ era più rabbia dentro di me, solo un’ immensa malinconia e un enorme bisogno di essere amata.
Venne dritto di fronte a me e prese a carezzarmi, lentamente, asciugando tutte le lacrime sul mio viso. Questa volta non mi scansai.
A sentire il suo tocco su di me, rabbrividii.
“Tu non mi odi, vero?Ti prego dimmi di no”mormorò rocamente, appoggiando la sua fronte sulla mia, dopo avermi sfilato la bacchetta dalle mani e averla riposta nel mio mantello.
“Ci ho provato a odiarti, a dimenticarti, ma è stato inutile”.
“Mi ami anche se..”.
Lo interruppi mettendogli una mano sulla bocca. Lo guardai come non avevo mai guardato nessun altro prima, come mai nessuno avrei guardato in futuro.
Lo osservai. Non era cambiato poi di molto: le stesse spalle larghe, lo stesso corpo affusolato, anche se scarnito, lo stesso sorriso accattivante, gli stessi occhi magnetici, gli stessi lineamenti eleganti e armoniosi. Era bello. Produceva in me lo stesso effetto: desiderio ardente.
“Aryana..”sussurrò Sirius al mio orecchio mentre dirigeva le sue mani esperte sul mio corpo che mai da nessuno ,eccetto lui, era stato toccato.
Sapeva ancora come farmi impazzire con assoluta classe.
“No, aspetta..non qui..con me..adesso..faccio schifo..”mormorò staccandosi dal mio abbraccio.
“Tu non puoi farmi schifo..né ora né mai..”mormorai impaziente di lui.
“Io non..”.
Lo zittii con un bacio. Non avrei sentito altre scuse. Non avrei resistito a nient’altro. Nient’altro che noi.
In fretta gli levai la veste di dosso. E lui fece lo stesso con me,posando il suo sguardo sul mio corpo.
Frenetici.
Avidi.
Impazienti.
Desiderosi.
Esitammo un istante prima di iniziare a sfamarci l’uno dell’altra.
Un intenso sguardo, durato un solo istante.
A distanza di anni, mi ricordo ogni piccolo particolare di quella sera ma se la mia mente vaga distrattamente alla ricerca di un piccolo particolare che descriva perfettamente me e Sirius, si, esatto è quell’istante.
Pieno di dolcissima tensione.
Complicità.
E paura.
E ansia.
E passione.
E felicità straziante.
Gioia pura, autentica.
In un brevissimo sguardo  tutto questo.
Eravamo tutto questo io e Sirius.
E quel poco d’amore che c’era.  
Prima che ci saltassimo addosso, un luccichio mi frenò.
Una collanina attorno al suo collo, la percorsi con le dita fino a quando non arrivai al medaglione che conoscevo fin troppo bene ,alla base del collo di Sirius.
“Ce l’ hai ancora..il mio medaglione. Credevo che te l’ avessero preso insieme alla bacchetta e alla fede ad Azkaban”.
“Volevano togliermela ma li convinsi a non farlo, gli dissi che non potevo farmene niente di uno stupido medaglione di fattura a loro sconosciuta. Non potevano sapere che questo medaglione è una tra le poche cose che mi ha tenuto sano di mente in quel maledetto posto e poi ti avevo fatto una promessa, no? Ti avevo detto che te lo avrei riportato e così è stato”.
Mi sganciai la collana che tenevo al collo, una catenina di fattura elfica con due anelli appesi.
“Devo rivelarti un segreto..”mormorai mentre facevo scivolare nelle mie mani i due anelli.
“Quel giorno in cui ci siamo incontrati ad Azkaban..io mi sono fatta dare la tua fede..l’ ho tenuta al collo insieme alla mia tutti questi anni..”.
Feci per metterla al suo dito ma lui fermò la mia mano.
“Tienila tu, al tuo collo..”.
“Ma..”.
“Non mi serve una fede al dito..io ho fede nel mio cuore..l'ho sempre avuta persino quando non lo sapevo”.
Gli sorrisi debolmente mentre rimettevo le fedi al mio collo.
“Ti amo..sempre stato..”mormorò, aspettando la mia risposta.
“E sempre sarà”completai, baciandolo.
 “L’ attesa aumenta il desiderio, lo sai?” fremei al suo orecchio.
“Bene..perché noi abbiamo un’ attesa che dura da quattordici anni..”contraccambiò con tono suadente.
 “Mi sei mancato”.
“Anche tu..non sai quanto ,Aryana, non sai quanto..”.
“ Adesso però basta parlare..”.
“Hai ragione, elfo”.
A sentire quel nome sussultai.
Vedendo la mia reazione, afferrò la mia mano e baciò ogni dito, lentamente, senza smettere di guardarmi negli occhi.  
Adagiò il mio mantello sul pavimento e ci sdraiammo sopra.
“Sei sicura?”mi chiese, improvvisamente.
L’espressione era tesa. Sembrava che dentro di lui si stesse svolgendo una battaglia all’ ultimo sangue.
“Ma che domande fai? Certo che sono sicura. Perché non dovrei?”chiesi ,stupita.
“Per…quello che ho fatto a nostro figlio. Non sai che fardello mi tengo addosso da anni..la colpa mi divora l’ anima..”.
“Shh.. Parleremo dopo di questo..adesso, per favore..amami..”dissi, interrompendo subito il suo sfogo.
Ero troppo impaziente per spiegargli tutto..e poi volevo prendermi una piccolissima rivincita su di lui, facendolo agonizzare ancora per un po’.
“Non chiedo altro” disse, prendendomi il viso tra le mani e  baciandomi come solo lui sapeva fare, trasportandomi in un oceano di sensazioni diverse.
 Ogni suo tocco era una scossa di elettricità, una febbre sottile, un piacere dispiacere, un dolceamaro sapore sulla pelle.
Il modo perfetto per consumare il lieve rancore che ancora si agitava in me, facendomi sua.
Non c’era molto spazio per la dolcezza nei nostri gesti..solo impetuosità, ma non fretta,smania e desiderio di viverci l’ un l’ altro, stretti nel nostro abbraccio, carico di passione.
E ci amammo, follemente, avidamente, immensamente, innumerevoli volte per recuperare il tempo che avevamo perduto. 
Semplicemente noi.


*(N.d.A.  Scusate, ma ormai la mia prof. Mi ha instillato Virgilio a forza nella testa)  
Ah a proposito, no, non sono ripetitiva. Oh, meglio, ho voluto esserlo perchè mi piaceva il fatto che S&A pensassero le stesse cose nel momento in cui si rivedevano dopo tanti anni.
  
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