CAP DUE
Severus
aveva raggiunto Silente vicino ai campi di Quidditch, non sapeva ancora
perché
il preside non lo avesse ricevuto nel suo ufficio ma aveva imparato, da
tempo,
che non ci si poteva aspettare un comportamento costantemente razionale
dagli appartenenti
alla razza umana. Lui stesso, tempo addietro, aveva lasciato a
desiderare e ne
pagava pegno ogni giorno e ogni notte.
La notte, in
sogno, gli appariva Lily! O meglio il suo volto che
all’improvviso, con uno
zoom, sfumava per portare in primo piano i suoi occhi.
Al suo
risveglio, ogni giorno, ritrovava quegli occhi in Harry e ancora una
volta,
anche se per motivi diversi, ciò che sarebbe potuto essere
piacevole diventava
sofferenza o insofferenza.
“Eccoti
arrivato, ragazzo mio! Pensavo avessi deciso di non venire!”
disse Silente
salutandolo con un sorriso.
Severus
sapeva bene di non essere in ritardo e lasciò correre
rispondendo
semplicemente: “Incontrarci nel tuo ufficio non sarebbe stato
meglio, Albus?”.
“Sì,
è vero!
Il mio è proprio un bell’ufficio ma, prima che la
monotonia ci uccidesse, ho
pensato sarebbe stato meglio cambiare sede!”.
Doveva
essere una battuta, ma Severus non ci trovò niente da ridere
e, sollevando le
sopracciglia, inarco le labbra in un sorriso stanco. Chiaramente non
dava peso
alle parole del preside, il quale non aveva alcuna reale intenzione di
spostare
il suo ufficio all’aria aperta e piovosa della Gran Bretagna.
Silente
notò
l’impazienza del suo giovane professore e lasciò
che iniziasse a parlare.
“Albus,
Potter e Paciock mi stanno facendo impazzire! Corrono per i corridoi,
fanno
bacano e Gazza è quasi sicuro di averli visti uscire fuori
dal castello l’altra
notte!” .
“Quasi
sicuro?” chiese Silente.
Lo sguardo
di Severus si raddolcì, e con finta serenità
riprese. “Non ne è del tutto
convinto perché non riesce a spiegarsi come sia possibile
che un attimo ci
fossero e l’attimo dopo fossero già spariti. Tu mi
sai dire come sia possibile
che succeda un tale avvenimento? No, Albus, non sforzarti! Ti posso
aiutare io:
magari quei due Grifondoro se ne sono andati in giro con il mantello
dell’invisibilità!”.
Albus, che
amava provocare Severus, domandò: “Se sono usciti
con il mantello perché non lo
avevano addosso?”.
“Perché
Potter è pieno di se stesso, e non ha rispetto per le regole
poiché crede di
avere tutto il mondo ai suoi piedi!” si sfogò il
professore.
Silente
finse di non aver sentito e continuò: “Potter e
Paciock! Volevo parlarti
proprio di loro due!”.
Severus si
fece attento e Silente continuò: “Ti devo
assegnare un compito importante. Io
mancherò per due settimane circa, in questo periodo dovrai
tenerli sott’occhio!
Ma non dovranno accorgersene. Dovrai essere discreto.”
“Di
cosa si
tratta di preciso?” chiese il professore.
“Il
solito”
rispose laconico Silente: “Voldemort potrebbe attaccare Harry
e lui è la nostra
unica speranza di salvezza”.
Severus si
avvicinò al preside con sospetto: “Non mi starai
nascondendo qualcosa?”.
Silente, con
aria greve e preoccupata, rispose: “Ti nascondo qualcosa,
sì! La realtà, però,
è che non so neanche io che cosa! Harry, nelle ultime
settimane, ha mostrato
insofferenza verso le sue responsabilità rispetto a
Voldemort. No, Severus, non
fare quella faccia, ricordati che è solo un ragazzo e il
peso che porta sulle
spalle è notevole. Tuttavia non aveva mai manifestato
l’idea di liberarsi di
questo peso, almeno fino alla settimana scorsa”.
“Siete
in
confidenza!” notò il professore.
Silente
sospirò, “A dire la verità, non fino a
questo punto! L’ho sentito mentre ne
parlava con Paciock!”.
“E io
cosa
dovrei fare di preciso? Osservarli e poi salvarli se si mettono nei
guai?”
domandò Severus.
“Esattamente,
però mi raccomando: lasciali agire! Non servirebbe a niente
impedirli di
portare a termine il loro piano, qualunque esso sia. Ci riproverebbero
più
avanti stando molto più attenti a non farsi scoprire!
Inoltre ora sono solo in
due, al rientro delle vacanze di Natale anche la signorina Granger e il
signor
Weasley potrebbero aggiungersi al gruppo, e controllare due adolescenti
è più
semplice di controllarne quattro!” poi, dopo una breve pausa,
Silente aggiunse:
“Posso contare su di te?”.
“Come
sempre!” fu la risposta di Severus.
Neville
aveva strette in mano le erbe necessarie per l’incantesimo:
menta per
richiamare le anime lontane e bacche di vischio per la
smaterializzazione
forzata. Harry invece aveva portato la pergamena con
l’incantesimo da
pronunciare.
I due
studenti si guardarono attorno per essere sicuri di non essere seguiti
e giunti
fuori dal castello si diressero verso la Foresta proibita. Avevano
deciso di
agire di giorno perché incontrare un vampiro, anche se
potenzialmente buono, durante
la notte non sembrava una scelta molto sensata.
La Foresta
proibita dava i brividi anche alla luce del sole che comunque, essendo
già le
sei di sera, stava calando. Neville si tolse dalla tasca un piccolo
calderone,
e puntando la bacchetta disse: “Engorgio!” e quello
riprese le sue dimensioni
naturali, dopodiché lo riempì con
dell’acqua e dopo averla portata a
ebollizione ci aggiunse la menta.
Harry lo
guardava con interesse e gli disse: “Se Piton ti vedesse ora
si accorgerebbe
che non sei una schiappa come pensa!”
Loro
naturalmente non potevano sapere che Piton, da lontano, li osservava e
in
effetti il professore restò stupito nel constatare la
sicurezza con la quale
Neville Paciock aveva usato gli incantesimi di Engorgio e Aguamenti.
Harry,
invece, prese le bacche di vischio e le schiacciò su una
grossa pietra fino a
produrre una crema che spalmò ai bordi del calderone fumante.
Severus non
poteva riconoscere, da quella distanza, il tipo di erbe usate ma sapeva
benissimo che quel procedimento veniva utilizzato solo per
smaterializzare
persone lontane, e che era molto rischioso in quanto si correva il
rischio di
non riuscire a unificare più l’anima richiamata
con il proprio corpo, infatti
mentre la smaterializzazione consapevole teneva uniti anima e corpo,
quella
imposta li divideva.
Quando la
crema di vischio cominciò a sciogliersi nel bordo del
calderone, Harry prese la
pergamena e lesse:
“Anima
e
corpo noi richiamiamo,
corpo e
anima noi invochiamo,
al nostro
cospetto mostrati unito
come quando tu
sei partito!”.
A Los
Angeles erano circa le tre mattino e Angel era stato convinto da
Cordelia e
Weasley ad andare al cinema con loro. Cordelia avrebbe preferito una
mega-festa
a Hollywood e Weasley una serata a teatro ma Angel, come al solito, non
aveva
alcuna intenzione di fare vita sociale e perciò si era
deciso per lo spettacolo
delle dieci.
Una volta
terminato il film, a mezzanotte e mezza, i tre si erano divisi e Angel
era
andato a controllare un quartiere nel quale due notti prima
c’erano state
alcune aggressioni di natura poco umana.
D’un
tratto
ebbe una fitta all’altezza del cuore, si guardò il
petto ma non vide niente, ne
sangue, ne frecce, solo un dolore lancinante come se qualcuno lo stesse
sgretolando dall’interno. Si piegò dal dolore nel
vicolo con la faccia sull’asfalto,
poi un attimo dopo l’asfalto si trasformò in erba.
La
smaterializzazione del corpo si era completata. Neville e Harry fecero
per
avvicinarsi ma Angel, di scattò sollevò il viso.
Gli occhi erano verdi, la
fronte deformata e i canini lunghi. I due giovani maghi si ritrassero
per paura
di essere attaccati ma Angel cominciò a gridare dal dolore:
“No! La luce no!” .
Subito Harry
puntò la bacchetta e disse: “Nox!”. Il
buio avvolse Angel che smise di bruciare
ma ciò lo rese più sicuro di sé e
disse: “Stupidi ragazzini! Cosa avete fatto,
avete svegliato il vampiro! Era da molto che desideravate conoscerne
uno?”.
Harry
guardò
Neville e gli chiese: “Cosa succede? La formula non ha
funzionato?”.
“Sì
che ha
funzionato! La crema di vischio si è sciolta e
…” iniziò Neville.
“E
questo ci
ha fatto arrivare il corpo, ma l’anima che fine ha
fatto?” domandò Harry.
“Oh
Merlino!
Allora questo è Angelus!” gridò Neville
dalla paura.
“Esatto,
Angelus, da più di duecento anni al vostro
servizio!” disse il vampiro leccandosi
i denti con la lingua.
“Non
preoccuparti, Neville” disse Harry “Non
può uscire dalla bolla di buio!”.
Angelus
lanciò uno sguardo macabro a Neville e disse: “A
meno che non sfidi la sorte!”.
In quel
momento l’odore della menta cominciò a diffondersi
nell’aria, Angelus ebbe un
fremito e il suo corpo tremò mentre l’anima si
impossessava di lui. Harry
continuava a tenere vivo il Nox ma lui e Neville poterono comunque
vedere il
volto del vampiro trasformarsi in quello di Angel.
La prima fase del piano era conclusa, Piton rimase sconcertato, quei due Grifondoro erano riusciti a compiere la smaterializzazione di un individuo all’interno di Hogwarts, come era stato possibile? Nessun essere vivente si poteva smaterializzare all’interno dei confini della scuola. L’unica possibilità era che l’individuo in questione non fosse vivente ma morto. Eppure lui lo aveva sentito gridare. Piton aveva solo due piccoli indizi, ovvero due nomi: Angelus e Angel.
CIAO A TUTTI.
ECCO IL CAPITOLO ODIERNO! E' più lungo di quello di ieri, oggi ha piovuto tutto il pomeriggio e non sono potuta uscire percui mi sono messa davanti al pc e ho scritto un pò. Spero che il capitolo vi piaccia, mi raccomando lasciate le vostre opinioni.
RINGRAZIO TUTTI COLORO CHE LEGGONO, RECENSISCONO E INSERISCONO TRA I PREFERITI CIOE': Edward_Son 2 E yuukimy.
GRAZIE, CI SENTIAMO DOMANI, ALIDA