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Autore: Malia_    25/09/2009    17 recensioni
Noia.. come ogni lunedì mi ritrovai a braccia conserte sul banco dell’aula di spagnolo. E come ogni giorno, ogni lentissimo giorno, mi sentii trasportare da quei sentimenti di disgusto verso il mondo circostante. Monotonia..Le mie mattinate? Cadenzate da ritmi “normali”, immobili, o forse il termine adatto poteva essere, sì.. “privi di senso”.. la scuola era probabilmente il luogo della mia eterna sopportazione perenne.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Scusate l'enorme ritardo... in realtà avrei dovuto aggiornare anche Mid Sun insieme alle altre. Me pigra... mamma mia. Mi sono detta "vabbè più tardi". Si è visto, è passato qualche giorno. -.- (Non uccidetemi) Mi dispiace se la storia a tratti può sembrarvi lenta, ma mi sto attenendo moltissimo alla Meyer senza tagliare scene,  a meno che non sia strettamente necessario, (vedi Edward logorroico nella radura). Povero... più di 100 anni di verginità hanno fatto male alla sua parlantina (Ed ci pensiamo noi, tranquillo, lascia perdere Bella... il mio è un consiglio da amica). Ci vorrà ancora un po' perchè Edward porti Bella a casa sua a conoscere i Cullen... esattamente non questo, nè il prossimo, ancora il prossimo capitolo. Io ci provo ad andare veloce, ma seguire i dialoghi della Meyer tentando di dare uno spessore e un'anima ad ogni momento allunga di molto tutto ciò che lei ha scritto e i dialoghi sono tantissimi, i bei momenti anche. E mentre io vi parlo già sto pensando al titolo per New Moon, avete dritte e o consigli??? ^^ Vediamo... mhhh... intanto grazie tantissimissime che mi seguite così tanti in questa avventura pazzoide. E' troppo bello. E poi grazie dei vostri commenti, veramente. Siete così carine. Tenereee... ( -.- E' mattina e già mi sbilancio, questa cosa è grave). Va bene va bene, vi lascio alla lettura non vi scoccio più. Un bacino grande. SMACKETTE! Mali




La prima notte insieme.

Non riuscii più a sostenere quel silenzio saturo di desiderio inappagato e parlai senza riflettere.
- Ho fatto qualcosa di male?-. Le domandai flebilmente, in modo soffocato, forse terrorizzato dal suo sguardo intimidito, a disagio. Avevo esagerato. Che idiota… tremai di fronte ai suoi occhi innocenti che continuavano a guardarmi sconvolti. Proprio io che tentavo a tutti i costi di non spaventarla.
La vidi scuotere la testa imbarazzata e arrossire di vergogna. Aggrottai le sopracciglia stupito e feci per scusarmi.
- No, al contrario-. Sussurrò portandosi una mano sul cuore che continuava a battere impazzito.
- Mi… mi stai facendo impazzire-. Terminò distogliendo i suoi occhi nocciola dai miei e fissando insistentemente la finestra aperta. Spalancai le palpebre confuso. Impa…zzire? Una strana sensazione di compiacimento mista ad orgoglio maschile si impossessò di me lasciandomi senza parole. Quando un sorrisetto contento aleggiò involontariamente sulle mie labbra capii che la mia idiozia umana stava tentando di tornare a galla… non avevo mai provato un simile appagamento nel dare piacere ad una donna, mi sentivo bene, stranamente soddisfatto da quello che le avevo fatto provare. Il battito del suo cuore non accennava a rallentare e il suo tentativo di riprendere regolarità nel respiro fu goffo e impacciato. Tentai di non ridere di fronte ai suoi goffi sforzi di nascondere le emozioni.
- Davvero?-. Sussurrai cercando ancora il suo sguardo che non tardò a perdersi di nuovo nel mio. Non riuscii a trattenere la mia ilarità per la sua ammissione sincera e il mio viso si illuminò di un sorriso colpevole che le fece mancare improvvisamente qualche battito.
- Ti aspetti che parta un applauso?-. Mi guardò con aria di sfida e io scoppiai a ridere allegro. Touchè… mi stavo comportando come un ragazzino sciocco e immaturo. Si avvicinò dandomi un leggero pugno sulla spalla e io ammiccai nella sua direzione sfiorandole i capelli con la mano.
- È solo che sono rimasto positivamente sorpreso. Nell'ultimo... centinaio di anni non ho mai immaginato che potesse succedermi qualcosa del genere. Non credevo che avrei desiderato stare con qualcuno... che non fosse come fratello o sorella. E poi, scoprire che malgrado sia totalmente nuovo per me, sono bravo... a stare con te...-. Tentai di spiegarmi, nonostante non fosse semplice nemmeno per me. Non avevo mai desiderato a tal punto una donna da stare fisicamente così male nello starle lontano. Ma ora… vicino a lei la sofferenza si triplicava, perché la voglia di averla, di possederla mi accecava, soffocava anche il mio istinto di predatore e mi faceva perdere il controllo sulle mie emozioni. Impossibile dirle quanto la mia anima avesse bisogno di lei, impossibile farle comprendere quanto il mio corpo bruciasse solo per una sua carezza.
Arrossì ancora e strinse la mano sul mio braccio provocandomi un brivido di piacere.
- Tu sei bravo in tutto-. Bisbigliò sconsolata alzandosi in punta di piedi e sfiorandomi la guancia con un bacio. Perché… sentivo in lei lo stesso bisogno di aderire a me, di far scatenare la passione che naturalmente sembrava essere nata tra noi. Eppure sapevo che avrei dovuto fermare quell’esplosione di sensazioni. Andare oltre avrebbe significato metterla in pericolo.
Feci spallucce e insieme scoppiammo a ridere sommessamente. Complicità, intimità… cose che non avevo mai provato prima di allora e che con Bella rischiavano di farmi perdere.
- Ma com'è possibile che adesso sia così facile? Oggi pomeriggio...-. La zittii mettendole un dito sulle labbra. Ci avvicinammo l’uno all’altra con gli occhi colmi di desiderio, rabbrividimmo nell’attesa di toccarci. Non era facile, non lo era. Dio se mi sembrava impossibile! Ma non riuscivo in alcun modo a resisterle. Quegli occhi nocciola, così caldi, sinceri, quella pelle morbida e tenera, invitante, bollente  e il suo profumo di donna, che mi chiedeva, mi supplicava di farla mia, di fare l’amore. Io… non era in grado di scappare, lei mi aveva stregato, sedotto, dominato… ero suo, totalmente suo.
- Non è facile-. Mormorai facendo sfiorare i nostri corpi che rabbrividirono cercandosi ancora, per nulla appagati. Sospirai, come farle capire che avevo avuto paura? Terrore di quei sentimenti così intensi che mi legavano a lei. Temevo di spaventarla. Ormai sarebbe stato impossibile allontanarmi, la amavo e il resto del mondo non avrebbe avuto più alcun senso. Solo lei, nessun’altro, avrei rinnegato tutto, tutta la mia esistenza per continuare ad averla nella mia vita. Schiavo di un amore impossibile.
- Ma oggi pomeriggio, ero ancora... indeciso. Mi dispiace, è stato un comportamento imperdonabile-. Scosse la testa decisa stringendo spasmodicamente la mia camicia. I suoi occhi mi dicevano che non avevo nulla da farmi perdonare, che non avevo nessuna colpa, perché avermi era tutto ciò che voleva, perché mi amava.
- No, non imperdonabile-. La parola “umano” aleggiò tra noi senza che nessuno dei due la pronunciasse. Eppure era così… mi ero lasciato travolgere da sentimenti umani. Ero molto più umano di quanto non avessi previsto.
- Grazie-. Mormorai facendola sussultare. Le presi una mano tra le mie e la strofinai sul mio viso, estasiato dalla sensazione di calore che mi invase. - Vedi, non ero sicuro di essere abbastanza forte...-. Il suo profumo mi entrò sotto pelle lasciandomi senza fiato. L’attrazione che provai fu impulsiva ed estenuante, distruttiva. - E finché sentivo come ancora possibile che venissi...-. Mi fermai portando le sue dita sul mio naso e inspirando forte. – Sopraffatto-. Bisbigliai gemendo. La sua fragranza mi fece impazzire e piano baciai i suoi polpastrelli ad uno ad uno leccandoli piano. –Ero...-. Ansimai domandandomi se avessi veramente il controllo necessario per riuscire a non saltarle addosso e farla mia, affondare i canini in quella tiepida carne e bearmi del suo sapore – vulnerabile-. Mormorai roco, a stento. Sì… sì…sì, la desideravo e mi sarei controllato, qualsiasi cosa pur di toccarla - Poi mi sono convinto che sono abbastanza forte, che non ci sarebbe stato nessun rischio di... di poter…-. Mi fermai ancora, ingoiando il veleno e la saliva che mi inondarono i canini. Solo al pensare di poterla mordere il mio stomaco sussultava e l’acquolina mi impastava la bocca. Ma immaginare di poter baciare liberamente la sua pelle era qualcosa di assolutamente eccitante e privo di controllo, era la chiave per farmi sentire vivo.
- Perciò… perciò ora non corro più rischi?-. Sussurrò piano facendo attenzione ad ogni suo respiro, cadenzando bene ogni parola.
- La ragione domina gli istinti-. Strofinai le labbra sul palmo della sua mano e la sentii tremare contro di me. La ragione… quanto rimaneva ora di quel briciolo di razionalità che mi aveva spinto a stare lontano da lei? Se non l’avessi accarezzata subito mi sarei sentito morire, ma se l’avessi fatto ora, in quel momento, l’Inferno sarebbe stato la mia prigione eterna. Ormai Bella era la mia droga.
- Bè, è stato facile-. Sospirai a quelle parole pensierose. Meno di quanto pensasse, la lotta interiore a cui ogni volta andavo incontro mi avrebbe fatto crollare prima o poi. Con lei vicino sarebbe stato molto facile abbandonarmi a pensieri e istinti che sarebbe stato meglio non risvegliare per un vampiro come me. Scrollai la testa e scoppiai a ridere sinceramente colpito dalla sua fiducia nei miei confronti. Possibile che proprio non volesse rendersi conto di quanto fossi pericoloso? Beata incoscienza giovanile.
- Facile per te!-. Allungai l’altra mano e le schiacciai il naso con tenerezza. Gonfiò le guance imbarazzata e mi guardò, arrossendo visibilmente sotto il mio sguardo scosso dal desiderio e dall’apprezzamento. Tornai immediatamente serio.
- Ci sto provando-. La attirai verso il mio petto, facendo sbattere il suo corpo contro il mio - Se dovesse diventare... troppo, sono convinto che riuscirei ad andarmene-. Passione, voglia, amore… mi travolsero in un’onda di eccitazione. Mi abbandonai all’odore della sua femminilità che segretamente mi arrivò alle narici, stordendomi. Allontanarmi ora da lei? Mai, neanche sotto tortura.
Resistere, dovevo resistere alla tentazione di morderla, di nutrirmi di lei, altrimenti mi sarei pentito per tutta la vita, non avrei avuto motivo per esistere ancora. - E domani sarà più difficile. Ora sono assuefatto alla presenza costante del tuo odore. Se ti resto lontano troppo a lungo mi toccherà ricominciare da capo. Non proprio da zero, però-. Il dolore allo stomaco si fece fuoco. Volevo essere una cosa sola con lei, ogni parte del mio corpo non desiderava altro che passare la notte con lei, abbracciato a lei, e non solamente una, tutte, tutte da quella notte in poi. Non volevo altro che poterla guardare mentre si stringeva a me, pronunciava il mio nome e gridava di amarmi, di non andarmene. Avrei lasciato che la fame mi divorasse, mi dilaniasse il petto, pur di sentire il suo bisogno di me, per me.
- Allora non andartene -. Gemette cercando di controllare il tremore della sua voce. Mi voltai sconvolto, sconcertato, ad incrociare il suo sguardo. Quel desiderio ci avrebbe portato alla distruzione. Mi abbassai verso di lei e le baciai la fronte scendendo a sfiorare la sua tempia. La sentii pulsare ardentemente e ringhiai di passione repressa.
- Sono d’accordo-. Mormorai intensamente stringendo le mie mani intorno alla sua vita e premendola contro di me. I nostri corpi aderirono e i nostri respiri si fusero. Baciarla… sfiorare le sue labbra rosse. Mi chinai cercandola e i nostri visi si cercarono doloranti. Ne avevamo bisogno, e mi chiesi quanto fosse reale quella necessità. Eppure la percepivo come una sofferenza tenue e irresistibile che mi supplicava insistentemente di lasciarmi andare. Chiusi gli occhi respirando appena, ora capivo la sensazione di ubriachezza che tanto gli umani amavano decantare. Improvvisamente la scansai leggermente facendola mugolare frustrata e le presi i polsi con forza, guardandola con malizia. Mi sentivo un diavolo, un diavolo tentatore che provocava la sua anima di cedere al peccato. E quegli occhi da cerbiattino impaurito e fiducioso mi dicevano che ero unico, perfetto, mi adoravano. Non resistetti alla tentazione.
- Pronto per le manette: sono tuo prigioniero-. Sorrisi ghignando e il suo rossore la fece ansimare in cerca d’aria. Quell’alchimia tra noi ci avrebbe stregato, fino a quando non ci avrebbe soggiogato entrambi e sarebbe stata la fine. Ma come poteva essere così? Il gioco erotico di cui eravamo vittime sembrava non voler smettere di metterci alla prova. Leggere le mie dita accarezzarono le vene all’interno dei suoi polsi e Bella socchiuse gli occhi abbandonandosi a quel tocco. Quando un tremito la scosse e il suo profumo aumentò, capii che il desiderio che provava per me andava oltre persino alla sua comprensione e che presto le avrebbe afferrato l’anima catturandola. Volevo che fosse mia, che tutto ciò che le apparteneva fosse mio, perciò non mi fermai, attratto dai suoi sentimenti per me. I miei polpastrelli continuarono ad eccitarla, stavo facendo l’amore con le sue mani. Piano il mio indice si muoveva avanti e indietro sulla carne tenera del suo polso e le faceva vibrare il corpo, chiudere lo stomaco, tremare le gambe. I suoi occhi, i suoi occhi nocciola socchiusi e deliranti, colpi di un desiderio che non avrebbe potuto mai nascondermi, mi chiedevano di fermarmi, mi supplicavano di continuare. Eppure non volevo smettere di fare l’amore con lei… il pollice le bloccò il dorso morbido e lo grattò leggermente fermandosi sulle nocche quando un gemito di piacere le sfuggì dalle labbra facendomi fremere.
- Sembri più…-. Deglutì agitata – ottimista del solito-. Prese un respiro profondo quando le mie dita iniziarono a disegnare cerchi concentrici sulla sua pelle. Le sue labbra tremarono e il suo sguardo si posò sul pavimento, mentre la sua volontà cercava di mantenere l’equilibrio.- Non ti ho mai visto così di buonumore-. Ansimò poi abbandonandosi completamente contro di me.
- Non dovrebbe essere così?-. Le sussurrai nell’orecchio lasciando la presa. - La gloria del primo amore, e tutto il resto. È incredibile quanta differenza passi tra apprendere le cose dai libri, dai film, e viverle in prima persona nella realtà, vero?-. Pensavo che fossero solo parole scritte o recitate, credevo che non ci fosse un fondo di verità, ma che l’uomo cercasse una giustificazione ai suoi desideri più animali. E invece… non esisteva nulla di più vero, più intenso, più vivo. Mi ero illuso di credere che io potessi non aver bisogno dell’amore, quando ora sapevo che non avrei mai potuto vivere d’altro.
- Senza dubbio è tutto molto più intenso di quanto avessi immaginato-. Mormorò scossa. Già, tutto molto più acuto, incredibile. In piccolo gesto, una carezza, riusciva a far tremare le fondamenta dell’anima e la parola “amore” aleggiava costantemente nell’aria. Tutto riusciva a far sentire migliore persino me, un vampiro. Una magia, una stregoneria che aveva proprio scelto me per dar prova della sua onnipotenza.
- Per esempio, il sentimento della gelosia. Ne avrò letto migliaia di volte, l'ho visto interpretare in migliaia di drammi e film. Pensavo di comprenderlo perfettamente. Ma sono rimasto stupito... Ricordi quando Mike ti ha invitata al ballo?-. Tornai con la mente a quegli attimi, pensavo di non poter resistere alla tentazione di staccargli la testa e invece aver fatto leva su tutto il mio autocontrollo mi aveva permesso di fermarmi in tempo. “Peccato…”. Quando quel ragazzino si era avvicinato a lei avevo creduto di impazzire, la volevo mia, solamente mia.
Annuì - È stato quando hai ricominciato a parlarmi-. Lasciò che il suo capo si abbandonasse sulla mia spalla e io iniziai a cullarla, incurante delle sue mani che accarezzavano lente il mio petto facendomi tremare. Era tremendamente eccitante, ma allo stesso tempo rilassante.
- Sono rimasto sorpreso dall'ondata di irritazione, quasi di furia, che ho sentito. Sulle prime non ho riconosciuto cosa fosse. A innervosirmi più del lecito, poi, c'era che non riuscivo a leggerti nel pensiero, non riuscivo a capire perché rifiutassi l'invito. Soltanto per non dare un dispiacere alla tua amica? C'era qualcun altro? In ogni caso, sapevo che non erano fatti miei, non dovevo badarci. Ho cercato di non badarci. E poi la fila si è allungata-. Bisbigliai colto da un improvviso fastidio. Non poterle leggere nella mente, non poter capire se le piacessi, se potesse provare qualcosa per me, o se mi odiasse per come mi ero comportato. Era stato frustrante, terribilmente frustrante. Non pensavo di poter stare così male a causa della gelosia, Bella si era insinuata dentro di me diventando piano la mia ossessione, il mio pensiero fisso. Le raccontai della mia ansia, dell’angoscia provata ogni volta che dei ragazzi le si avvicinavano, ma anche del sollievo che avevo provato nel vedere il suo volto infastidito e annoiato da quelle avances. Risi con lei, perché mi ero sentito uno sciocco e i suoi occhi mi dicevano che quello era amore.
- Così ho iniziato a venire qui, proprio quella sera. Ho passato tutta la notte combattuto, mentre ti guardavo dormire, diviso tra ciò che ritenevo giusto, morale, etico, e ciò che desideravo-. Confessai di getto vedendola impallidire e poi arrossire. Si torturò il labbro inferiore distogliendo gli occhi dai miei e io risi ancora. Mi ero comportato male, lo sapevo, eppure nel suo sguardo ora leggevo lusinga e qualcos’altro… eccitazione. Tentai di controllare la mia voce che si fece appena percepibile. Era difficile tenerla tra le braccia, stringere quel corpo minuto e morbido, desiderarla fino allo spasimo e continuare a parlare. Difficile persino per me, ma lei sembrava aver distrutto ogni mia certezza. -E poi...-. Cosa cercavo di dire? Cosa stavo dicendo? Ora le sue dita si erano fatte più intraprendenti e avevano preso a massaggiarmi lo stomaco piatto. Se fossi stato umano anche io sarei morto di infarto. Mi tentò con i suoi movimenti, ma io continuai, il tono incerto - nel sonno ti ho sentita pronunciare il mio nome. Tanto chiaramente da farmi pensare che ti fossi svegliata. Ti sei rigirata nel letto, hai mormorato di nuovo il mio nome e sospirato. Quel momento mi ha sbalordito, e segnato. Ho capito che non avrei più potuto ignorarti-. Ammisi poi sentendo il suo cuore accelerare sempre di più i suoi battiti. Era la verità, dalla prima volta che aveva pronunciato il mio nome io ero stato suo. Avevo ammesso a me stesso il mio bisogno e ogni notte ero tornato da lei per amarla con lo sguardo, con le carezze spingendomi dove non avrei mai osato, odiando Newton e gli altri idioti, odiando me stesso e la mia perversione, ma non riuscivo a fare a meno di lei, non ci sarei più riuscito, perché me ne ero perdutamente e follemente innamorato.
- La gelosia... che cosa strana. Molto più potente di quanto mi aspettassi. E irrazionale!-. Tremammo l’uno contro l’altra. Le raccontai del mio terrore ogni volta che sentivo il nome di Mike e lei rise della mia paura, adducendo il confronto con Rosalie. Possibile che non si rendesse conto? Per me Rose era solo una sorella.
- Non c'è confronto-. Mormorai accarezzandole i capelli, tentando di tranquillizzarla. Per quanto fosse bella, i miei occhi non avevano mai avuto per lei lo stesso apprezzamento che sentivo crescere dentro ogni volta che il mio sguardo si posava su Bella. Il mio desiderio cresceva solamente ad averla vicina e la mia smania di toccarla era qualcosa a cui non ero mai stato preparato.
- Lo so bene che non c'è confronto-. Sussurrò poi inaspettatamente strofinando il suo viso sull’apertura della camicia. Un brivido mi scosse, il contatto con la pelle bollente del suo viso mi fece terribilmente eccitare. Mi domandai se quella notte non avrei fatto meglio a tornarmene a casa.
- Quello è il problema-. Terminò afflitta alzando il capo e tornando a guardarmi. Tentai ancora di spiegarle che Rosalie per quanto fosse bella non faceva alcuna presa su di me, ma immaginai la stessa scena con protagonista Newton. Inutile parlarne, la gelosia mi avrebbe sempre e comunque divorato, portandomi inevitabilmente ad essere accecato dalla rabbia.
- Per quasi novant'anni ho vissuto tra quelli della mia specie, e della tua... sempre certo di bastare a me stesso, senza sapere ciò che stavo cercando. E senza trovare nulla, perché non eri ancora nata-. Sospirai tra i suoi capelli, accarezzandoli, stringendoli bagnati tra le mie dita, scostandoli dietro le sue spalle. Preziosa, per me era piccola, fragile, preziosa più di ogni altra cosa. Era vita, era anima… era me.
- Non mi sembra affatto giusto-. Si lasciò ancora andare con la testa sul mio torace - Io non ho dovuto aspettare nemmeno un secondo. Perché dovrebbe andarmi così liscia?-. Seguì per qualche minuto il ritmo del mio inutile respiro, mentre la mia mente metabolizzava l’assurdità delle sue parole. Quella ragazza non si rendeva minimamente conto del pericolo che correva ogni istante nello starmi vicino. Incredulo mi chinai verso il suo orecchio e ridacchiai. L’amore rendeva realmente ciechi.
- Hai ragione-. Mormorai maligno, il tono basso e roco – Dovrei proprio rendertela più difficile-. Afferrai i suoi polsi con una sola mano, facendola aderire furiosamente contro di me. Le nostre bocche si sfiorarono prepotentemente e le sue gambe si intrecciarono alle mie, provocando in entrambi un moto di desiderio ed eccitazione. – Una volta per tutte-. Delirai accarezzandole il mento con la bocca e passando l’altra mano sul suo collo arrivando fino alla scollatura della maglietta. Inutili i tentativi della mia ragione, della mia razionalità. – Dopotutto…-. Ansimammo di desiderio continuando a fissarci – Dopotutto sei soltanto costretta a rischiare la vita ogni secondo che passi assieme a me, e non è granché. Ti tocca soltanto voltare le spalle alla natura, all'umanità... cosa vuoi che sia?-. Mi chinai irrimediabilmente attratto e premetti la mia bocca sul suo collo, che reclinò avida di ricevere il mio bacio. I miei canini si strusciarono sulla sua vena impazzita e il mio desiderio mi eccitò i lombi costringendomi ad avere un’erezione involontaria.
- Pochissimo-. Mormorò ansante divincolandosi e chiudendo le braccia intorno alla mia vita – Non mi sembra di dover sopportare una grande rinuncia-. Risalii verso il lobo del suo orecchio leccando piano la sua pelle e morendo del suo sapore dolce e zuccherino. Lo presi tra le labbra saggiandolo e sentendo la mia mente perdere di lucidità. Chiusi gli occhi per mantenere il controllo.
- Non ancora-. Bisbigliai sofferente. Era difficile starle vicino senza desiderare tutto di lei. Improvvisamente i pensieri di Charlie mi colpirono e il rumore sei suoi passi si fece vicino e insistente. Mi irrigidii contro il suo corpo e lei percepì immediatamente la differenza.
- Cosa…- Sussurrò impietrita e frastornata. Mi allontanai in un istante, lasciandola barcollante. Non avrei voluto, ma di lì a poco sarebbe entrato suo padre. Sperai non cadesse, ma conoscendola sarebbe inciampata cadendo irrimediabilmente a terra.
- Sdraiati!-. Le ordinai immediatamente guardandola voltarsi nell’oscurità per cercarmi. Impossibile che riuscisse a vedermi. Si accostò al letto sbilanciandosi e sollevando le coperte. Si infilò sotto appena in tempo e quando Charlie aprì la porta tutto era immerso in un silenzio di chiesa. I suoi occhi si posarono sul fagotto che sembrava respirare pesantemente e io ridacchiai. Pessima imitazione di se stessa addormentata. Troppo ferma… dopo pochi minuti sentii l’uscio richiudersi e scivolai accanto a lei sotto le coperte. Volevo sentirla ancora.
- Sei una pessima attrice-. Il mio braccio le strinsero i fianchi sotto le coperte e le mie labbra furono ancora vicino al suo orecchio – Secondo me non farai mai carriera-. L’occhiataccia che mi lanciò mi fece sorridere divertito.
- Accidenti-. Deglutì muovendosi agitata e le sue gambe sfiorarono le mie inconsapevolmente provocandomi l’ennesima ondata di desiderio. Si rannicchiò ansiosa contro di me e io la strinsi più forte dimentico di tutto tranne che del battito del suo cuore. Involontariamente cominciai a canticchiare la sua ninna nanna sperando che si addormentasse, ma più i minuti passavano più la sentivo rigida contro di me.
- Devo cantarti qualcosa per farti addormentare?-. Si alzò un poco cercando i miei occhi. Quando i nostri sguardi si incontrarono capii che per lei sarebbe stato impossibile addormentarsi con me accanto. Le sorrisi dolcemente e con un dito le percorsi la linea del viso.
- Ah certo. Come se potessi dormire con te accanto al letto!-. Gridò piano guardando le mie dita perdersi su di lei. Scossi il capo, se avesse saputo quanto era stato difficile abituarmi a starle accanto ogni notte forse non avrebbe reagito così. Mi piaceva avere il suo corpo contro il mio mentre il sonno la cullava, era intimo, solo nostro. Ed ero diventato bravo a controllare le reazioni convulse della mia stupida adolescenza… “O quasi” Pensai sentendo la mia erezione insistente nei jeans. “ Bè… Nessuno è perfetto”. Sospirai sconsolato.
- Lo fai sempre-. La ripresi tranquillo. Il peggio ormai era per lei inconsapevolmente passato.
- Ma prima non sapevo che fossi qui-. Bisbigliò indispettita puntando un gomito sul copriletto e avvolgendo le mie cosce con una gamba.
- Bè, se non vuoi dormire…-. La interruppi malizioso. Le sue guance si fecero paonazze e percepii il suo cuore fermarsi di scatto e riprendersi a stento. Smise completamente di respirare. Mi beai del suo totale imbarazzo e avvicinai il mio viso al suo sfiorandole le labbra.
- Se non voglio dormire…-. Singhiozzò soffocata aggrappandosi alla mia camicia e stropicciandola.
“Fare l’amore”. Il pensiero che anche lei potesse volerlo mi lasciò spiazzato. Desiderio… certo tra noi non mancava la voglia di abbandonarci, ma il problema era mio. Non sapevo fino a dove mi sarei potuto spingere per non metterla in pericolo e anche se avessi desiderato visceralmente sentire il mio corpo nudo contro il suo, non le avrei mai fatto correre inutili rischi.
- Cosa preferisci fare?-. Le domandai roco mordendole piano il lato del labbra. “Io… toccarti, viverti, amarti”. Pensai subito allacciando le mie dita alle sue e stringendole contro di me.
Deglutimmo entrambi distogliendo lo sguardo e fissando un punto lontano della camera. Cominciai a contare le pecorelle, non che mi servisse, ovvio.
- Non saprei-. Riprese infine nascondendo il volto sul mio petto. Il battito del suo cuore non poteva sfuggirmi e neanche il calore del suo corpo, nonché l’odore della sua eccitazione. Che agonia sapere che la donna che più amavo mi desiderava quando la volevo io. Sospirai… ma non potevo averla. Morire sarebbe stato più semplice.
- Quando avrai deciso… dimmelo-. Ridacchiai alzandomi un poco e portandola con me. Il silenzio tornò a saturare la camera e io abbandonai il viso nell’incavo tra il suo collo e la spalla. Niente di meglio di una nottata passata a desiderare di avere di più… il suo profumo dolce mi colpì lasciandomi inerme, debole. Mi sentii ubriaco, intontito, voglioso. Inspirai lentamente assaporandola e mi accorsi di quanto mi piacesse rimanere così senza parlare, soltanto ad ascoltare il battito del suo cuore e inebriarmi del suo odore.
- Pensavo ti ci fossi abituato-. Vibrò tremante e io soffocai una risata. Abituarmi a lei mi sembrava totalmente impossibile. Era il mio abisso di perdizione, il mio peccato personale.
- Il fatto che io resista al vino non significa che non ne possa apprezzare il bouquet-. Mormorai lento strofinando il naso contro la sua pelle - Il tuo odore è molto floreale, sai di lavanda... o di fresia. È dissetante-. Mi sentii profondamente idiota nell’aver detto quelle parole, ma non sempre riuscivo a mantenere la calma e la lucidità necessarie per rimanerle vicino quel tanto che mi permettesse si non dire sciocchezze. Confessarle quanto fosse dissetante… avrei dovuto scrivere un manuale di idiozie, mi feci i complimenti per la mia assoluta imbecillità.
-  Sì, è proprio una giornataccia, se nessuno mi dice quanto sono mangiabile-. Mi provocò ridacchiando. Effettivamente… ridemmo sommessamente sfiorandoci e muovendoci l’uno contro l’altro. Era bello sentirla così vicina, una sensazione di appagamento mista a desiderio convulso di lei. Anche fastidiosa alle volte.
- Ho deciso-. Disse sfidandomi apertamente e alzandomi il mento con una mano – Voglio sapere qualcos’altro di te-. Le sorrisi gentile e le baciai le dita facendola fremere.
Annuii, qualsiasi cosa per lei.
- Chiedi pure-. Allargai le braccia sistemandomi di modo che lei mi avesse completamente in suo potere. Quando si mise sopra di me con tutto il suo corpo, pensai di non aver fatto la scelta giusta. Decisamente no. Si sollevò meglio contro di me e si sistemò di modo che arrivassimo alla stessa altezza. Male, molto male. Sperai non sentisse nulla di sconvolgente, altrimenti sarei caduto nel più totale imbarazzo.
-Perché lo fai? Ancora non capisco perché ti sforzi così tanto di resistere a ciò che... sei. Ti prego, non fraintendermi, è ovvio che ne sono contenta. Ma non capisco quale sia la causa scatenante-.
Mi bloccai. Una domanda a cui non era semplice rispondere e ovviamente come lei... interessante e mai prevedibile. Sospirai rispondendole sinceramente. Il fatto che ci fosse toccata una simile condizione non dava per scontato affatto che dovessimo attenerci ad un destino che non avevamo scelto. - Cercando di conservare il più possibile l'essenza di un'umanità-. Conclusi sentendo il suo respiro farsi nuovamente regolare e il suo corpo rilassarsi sopra il mio. Rimasi qualche minuto in silenzio pensando che probabilmente si fosse addormentata.
- Ti sei addormentata?-. Bisbigliai portandole una mano tra i capelli. Sussultò piano scuotendo la testa.
- No-. Mormorò impercettibile. Cosa le stava passando per quella testolina? Non mi era possibile prevederlo, eppure quel suo guardo adorante non mi diceva nulla di buono. Non meritavo tanta ammirazione. Sospirai sconsolato.
- E’ soltanto questo che volevi sapere?-. Il mio piccolo Bambi… le toccai il naso facendola starnutire e poi la bocca sentendo un tremore profondo scuoterla. Alzai immediatamente le coperte pensando che avesse freddo, ma non distolsi un attimo i miei occhi dai suoi. Era bello poterle dimostrare finalmente il mio amore.
- No davvero!-. Incrociò le braccia sopra il mio torace e io aggrottai le sopracciglia incuriosito. E ora… mi avrebbe bombardato di domande? Ridacchiai. Quanta  tenerezza riusciva a suscitare in me quel cerbiattino! Parlammo ancora, mi domandò del mio potere, di quello di Alice, delle caratteristiche di ogni componente della mia famiglia. Le raccontai del carisma di Jasper, del modo in cui riusciva a controllare i sentimenti, a placarli o eccitarli, della compassione di Carlisle, dell’amore di Esme e della nostra natura, del nostro istinto. Le mie dita non la lasciarono, continuai ad accarezzarle le spalle, il viso, a toccarle i capelli con le labbra godendo del suo profumo, e il suo interesse non scemò nemmeno quando la paragonai ad un cucciolo di foca. Sorrise di quel paragone, io l’orca assassina e lei un piccolo cucciolo di oceano. Ma al “perché esistevano i vampiri” non seppi dare una risposta certa. Come il mondo era fatto si specie, così anche noi potevamo esistere per quel motivo. Non si perse nemmeno una delle mie parole, mi sentii un professore durante una lezione interessantissima di “nullafacenza” a letto.
- Sei pronta per addormentarti?-. Le chiesi poi, incuriosito. Evidentemente non aveva alcuna voglia di dormire perché i suoi occhi erano ancora vispi e curiosi – O hai altre domande?-. Ridacchiai vedendola muoversi come una bambina eccitata di fronte  a qualcosa di sconosciuto, un’avventura, un mondo nuovo da scoprire. Tornai ad accarezzarle una guancia, stregato dalle sue espressioni.
- Soltanto un milione o due-. Rispose facendomi la linguaccia. Aggrottai la fronte afferrandole una ciocca di capelli e arrotolandola tra le dita. “Ah sì?”. La tirai contro di me e le mordicchiai il naso facendola ridere. Sembravamo proprio due bambini…
- Ci sono ancora domani, e dopodomani, e il giorno dopo...-. Iniziai facendole il solletico e infastidendola con i miei movimenti. Mi strattonò via tentando di resistere, ma le sue risate saturarono l’aria. Era bellissimo vederla felice. Bloccammo le nostre mani a mezz’aria e in attimo vidi il suo volto rattristarsi e mettere il broncio.
- Mi prometti che non svanirai con l’arrivo del giorno? Dopotutto sei una creatura leggendaria-. Mi rilassai e le premetti una mano sul capo in modo tenero e dolce. No, non me ne sarei andato, sarei rimasto con lei per sempre, o almeno fino a quando mi avesse voluto al suo fianco.
- Non ti lascerò-. Sussurrai guardandola negli occhi e facendola arrossire. Non sarei mi più riuscito ad allontanarmi da lei, avrei solo causato dolore a me stesso.
- Ancora una, allora, per stasera-. Le sue guance si tinsero maggiormente di rosso e io mi domandai come potesse essere possibile. Adorai il suo viso sempre così sincero, Bella non sapeva mentire. Quel repentino imbarazzo però mi fece incuriosire, serrai le palpebre e mi avvicinai sospettoso.
- Quale?-. Doveva essere qualcosa di tremendamente intimo se le aveva fatto un effetto simile.
- No, lasciamo perdere, ho cambiato idea-. Cercò di coprirsi il viso con le mani, ma le scostai fissandola stupito. Cosa poteva esserci di così grave da farla vergognare? “Oh”. Forse qualcosa c’era.
- Bella, puoi chiedermi qualunque cosa-. Mormorai comunque, scosso. Non poteva essere… Rimasi immobile, rigido sperando che la mia sensazione fosse sbagliata. “I vampiri possono fare sesso?”. Storsi la bocca in una smorfia ironica. Fino a poco tempo prima avevo avuto i miei dubbi, ora ne ero sicuro. Sì, eccome se potevano. Qualcosa si era risvegliato dentro di me, nel mio corpo e non riuscivo più a farne a meno. Non mi rispose e la mia agitazione cominciò a crescere, probabilmente ci avevo visto giusto.
- Continuo a pensare che non poterti leggere nel pensiero col tempo sarà meno frustrante. Invece è sempre peggio-. Sbuffai facendola sghignazzare. Non potevo sopportare il silenzio imbarazzato tra noi due. Le avrei risposto se era ciò che voleva sapere, non mi sarei tirato indietro. Mi pizzicò il naso con le dita calde e io sussultai colto di sorpresa.
-Sono felice che tu non sia capace di leggermi nel pensiero. Già è grave che origli quando parlo nel sonno-. Sussurrò baciandomi dolcemente una guancia e abbracciandomi stretto. Avrebbe dovuto infastidirmi, invece mi sentii in Paradiso. Mi avvicinai alle sue labbra e misi il broncio, supplicante.
- Per favore-. Bisbigliai mellifluo, in modo irresistibile, tentando di essere convincente. La vidi vacillare per un attimo, incerta, ma scuotere di nuovo la testa, rossa e impacciata. Ormai ero certo che si trattasse di qualcosa di realmente imbarazzante. Volevo saperlo, avrei dato qualsiasi cosa per saperlo. Decisi di giocare d’astuzia. Mi avvicinai piano al suo collo e le scostai i capelli guardandola fissa negli occhi. Lo sguardo atterrito che mi lanciò non mi fece desistere dal poggiarle le labbra sul collo, baciare, leccare e mordicchiare, godendo ancora del suo sapore, ingoiando il veleno, facendola tremare. - Se non me lo dici, darò per scontato che sia qualcosa di molto peggio di ciò che è-. Mormorai strofinando il naso sulla sua pelle, inalando il suo profumo come fosse droga e sentendomi vibrare di desiderio. – Per favore-. Ripetei supplicante, troppo curioso. Non riuscivo più a mantenere la calma.
- Bè…-. Iniziò sommessamente accendendo la mia speranza. Non potevo guardarla in viso, ma sapevo che stava ancora arrossendo e che non le sarebbe stato facile parlare.
- Sì?-. La incoraggiai quando si fermò, pensierosa. A volte non poter avere accesso alla sua mente era dannatamente deprimente, mi sentivo in trappola.
Sospirò prendendo finalmente coraggio - Hai detto che Rosalie ed Emmett si sposeranno presto... Il loro matrimonio è uguale a... quelli umani?-. Aggrottai la fronte perplesso. Capirla non era affatto semplice, ma questa volta non avevo sbagliato le mie previsioni. Era curiosa, ma non voleva ammetterlo. Mi rilassai sotto di lei e scoppiai a ridere, sinceramente divertito da quella situazione.
- È lì che vuoi arrivare?-. La provocai maliziosamente. Il suo cuore perse qualche battito e le sue dita si strinsero su di me tremanti. Il giorno del matrimonio, condividere una vita, appartenersi per sempre… sarebbe stato bellissimo se anche noi avessimo potuto condividere quel legame in eterno. Ma non era quello il problema. Rabbrividì contro di me e io la coprii meglio, teneramente. Non avrebbe dovuto vergognarsi di una domanda simile.
- Sì, immagino che sia più o meno la stessa cosa. Te l'ho detto, molti degli istinti umani sopravvivono, sono solo nascosti dietro altri e più potenti desideri-. Sospirai tra i suoi capelli. Mai avrei creduto in tutta la mia esistenza, di poter sentire dentro di me così prepotenti istinti umani, sensazioni ed emozioni talmente potenti da farmi dimenticare la mia natura. Eppure ora ero steso in un letto tra le braccia di un’umana, corroso dal desiderio di toccarla, di fare l’amore con lei, eccitato per ogni sua carezza, desideroso di darle piacere… assurdo.
- Ah-. Inspirò lei, ammutolendo. Ci sistemammo meglio l’uno contro l’altra e delicatamente si scostò da me, scivolando sul materasso e voltandomi la schiena. La avvolsi con le braccia e la portai ancora contro di me sentendola rabbrividire.
- A che scopo questa domanda?-. Le sussurrai nell’orecchio percependo il suo corpo sussultare. In un attimo capii. Matrimonio e sesso, vampiri e sesso, io e lei… sesso. Nascosi il volto sulla sua schiena e tentai di frenare gli ansiti nervosi e spontanei. Idiota… le avevo risposto che potevamo fare l’amore senza problemi.
- Be', mi chiedevo, in effetti, se... io e te... un giorno...-. Soffocò la sua voce mordendosi il labbro inferiore e io ammutolii. “No merda”. Lo volevo con tutto me stesso, ogni fibra del mio corpo, la bramava, desiderava, si contorceva dalla voglia che lei mi appartenesse. Ma non conoscevo me stesso a tal punto da sapere se sarei riuscito a controllarmi. Mi irrigidii, immobile, rimanendo impietrito. Lei…lei…
- Non penso che... che... per noi sarebbe possibile-. Balbettai tentando di recuperare un minimo di lucidità. Fino a qualche mese prima non avrei nemmeno pensato di potermi avvicinare così, ora solo l’idea di unire il mio corpo al suo mi faceva sentire irrimediabilmente eccitato. Le portai le mani sui fianchi accarezzandoli piano, scendendo sulla curva delle sue cosce e sentendola irrigidirsi e trattenere il fiato. Si voltò sfuggendo la mia presa e girandosi verso di me. Le sue mani raggiunsero il mio il mio collo e lo circondarono stringendolo e provocando in me un tremito di piacere.
- Perché sarebbe troppo difficile per te, sentirmi così... vicina?-. Mormorò accostando il suo corpo al mio. Ammisi che la sensazione di averla addosso era tutt’altro che spiacevole, ma non osai andare oltre con la mia immaginazione. Essere dentro di lei sarebbe stato fantastico, diventare un tutt’uno con lei mi avrebbe fatto definitivamente impazzire… e questo, questo era pericoloso. Se le avessi fatto del male non me lo sarei mai perdonato. Mai…
- Quello sarebbe senz'altro un problema. Ma ora pensavo ad altro. Il fatto è che sei così tenera, così fragile. Quando mi sei accanto devo badare a ogni mio gesto, per non farti del male. Potrei ucciderti senza sforzo, Bella, anche per sbaglio-. Sospirai afflitto, pensando a quanto fosse fragile il mio piccolo cerbiattino. Le posai un dito sulla guancia e lentamente tracciai dei cerchi immaginari sul suo volto, facendola ansimare piano. Le toccai leggermente le labbra, il mento, gli occhi chiusi e le palpebre perfette. Adoravo la linea morbida del suo viso femminile, ma avrei odiato me stesso se una smorfia di dolore avesse irrimediabilmente acceso di sofferenza quel volto. Volevo che fosse viva e intensa la passione in lei, non altro. - Se avessi fretta... se per un secondo non facessi attenzione, potrei sfondarti il cranio con una carezza. Non ti rendi conto di quanto tu sia friabile. Non posso mai, mai permettermi di perdere il controllo, se ci sei tu. In nessun senso, mai-. Tremai. Se le fosse successo qualcosa a causa mia io non me lo sarei mai potuto perdonare. Mai perdere il controllo, questa era la mia ferrea regola, eppure le avevo confessato il mio amore, eppure l’avevo baciata, eppure adesso giacevo sotto le sue coperte e la accarezzavo. Perché? Cosa avrei ancora fatto per sentirla vicina? Cercai i suoi occhi che fuggirono timorosi e le alzai il mento verso di me tentando di leggerle l’anima. Nessuno dei due parlò, immerso l’uno negli occhi dell’altra. La desideravo, perché mentire. Le dissi tutto con il mio sguardo, per quanto fosse possibile ammettere quella passione spasmodica per un’umana.
- Sei spaventata?-. Avevo voglia di baciarla. Le sue labbra carnose erano schiuse per me, come boccioli freschi, poco maturi, erano lì, la mia tentazione, la mia brama. Mi chinai soffiandole sulla bocca tentando di soddisfare un minimo quella sensazione di bruciore che faceva fremere il mio stomaco. Ma feci tremare entrambi… gememmo di desiderio e poi sorridemmo appena, consci dell’irresistibile attrazione che ci avvolgeva.
- No, tutto bene-. Poggiò il capo contro la mia spalla. Sapevo che non era del tutto sincera, ma ancora una volta capii che l’aveva fatto per me, per non farmi preoccupare. Le affondai le dita tra i capelli e la strinsi vicino a me tentando di tranquillizzarla, la cullai cercando di farla addormentare. Eppure… non riuscii a togliermi dalla testa una domanda martellante. Anche io volevo sapere.
- Adesso, però, sono curioso io-. La mia voce si fece incerta ed insicura. – Hai mai…-. Mi portò una mano sulla bocca prima che io potessi finire e scosse la testa guardandomi intensamente.
- No…-. Mormorò aderendo completamente contro di me – Certo che no-. Sussurrò arrossendo -Te l'ho già detto, nessuno mi ha mai fatto sentire così, nemmeno lontanamente-. Si creò tra noi un silenzio imbarazzante. E così non era mai stata attratta da nessun altro ragazzo, questo mi rendeva maledettamente orgoglioso e soddisfatto. Le mie dita corsero sul suo corpo possessive e un piccolo gemito soffocato le sfuggì dalle labbra. Quando i nostri occhi si incontrarono sentii profondamente la mia appartenenza a quel piccolo essere che mi aveva ormai ai suoi piedi, ero realmente suo schiavo, servo per il suo amore.
- Lo so. Però conosco i pensieri delle altre persone. E so che sentimento e sensualità non vanno sempre di pari passo-. Sottolineai poi curioso della sua risposta. Mi sorrise appena e annuì, sapeva bene cosa io intendessi, ma quando le sue labbra sfiorarono le mie timide e mi chiesero di più, dimenticai persino il mio nome. Tentai di riprendermi e di allontanarmi, ma la mia mente non ne volle sapere e tra il suo profumo, le lenzuola mi trovai prigioniero della sua bocca.
- Per me sì. Perlomeno adesso che li sento nascere-. Rispose intensamente lasciando che fossi io a premere le mie labbra sulle sue. E fu di nuovo fuoco. Nelle mie vene il veleno corse veloce, solamente per un bacio leggero, e i nostri corpi si mossero involontariamente cercandosi nell’ombra. Le sue braccia mi avvolsero e il suo seno si schiacciò contro il mio torace lasciandomi delirante. Portai le mie mani sul suo fondoschiena stringendolo a me, poco consapevole delle mie azioni.
- Bene. Se non altro, una cosa in comune l'abbiamo-. Mormorai sincero non riuscendo a staccarmi da lei. Ridacchiò di quelle mie carezze insistenti. Sperai che non la infastidissero e cercai di essere il più gentile e delicato possibile. Mugolò languida e si stiracchiò addosso a me, lasciando che sentissi tutto il suo calore contro il gelo della mia pelle. Sospirai estasiato.
- I tuoi istinti umani...-. Mormorò stuzzicando con i polpastrelli i bottoni all’inizio della mia camicia e passando le sue dita sulla pelle del mio torace. Abbondai il capo sul cuscino chiudendo gli occhi, mi stava facendo impazzire.
- Bè…-. Continuò infilando una mano sotto la stoffa e accarezzandomi la muscolatura del petto. Spiazzato, mi irrigidii. Il piacere che provai fu insopportabile. Mi sembrò di bruciare vivo su un rogo pieno di spine. - Mi trovi minimamente attraente anche in quel senso?-. La sua voce si spense in un sussurro e i suoi occhi si serrarono improvvisamente consapevoli della domanda imbarazzante che mi era stata posta. Ghignai malizioso. Quella ragazza aveva deciso di uccidermi lentamente togliendomi ogni forza per reagire. Scossi la testa immerso nel suo odore femminile di fresia e lavanda, mi sentivo travolto dall’amore, da una passione che non avevo mai sperimentato nella mia vita, mi toccava e mi faceva salire i brividi lungo tutta la schiena. Emozioni, sentimenti, desideri che credevo di non poter provare. Se la trovavo attraente? Per me lei era seriamente irresistibile.
- Non sarò un essere umano, ma un uomo sì-. Bisbigliai vicino al suo orecchio e risalendo con una mano verso la sua spalla. Mi fissò spalancando la bocca stupita. Ancora una volta mi avvicinai alle sue labbra e me ne nutrii, questa volta mordendole e succhiandole leggermente come non mi ero concesso di fare prima. – Sì-. Ripetei appena facendola sussultare tremante. Improvvisamente uno sbadiglio interruppe la nostra discussione e io ridacchiai sotto i baffi. Doveva essere molto stanca. Guardai la sveglia, le tre e mezza di mattina. Tardi…
- Ho risposto alle tue domande, ora è meglio che tu dorma-. Sussurrai appoggiando la fronte contro la sua e perdendomi in altre carezze. La sentii sospirare e annuire.
- Non so se ci riuscirò-. Ammise sospirando. Io non ci sarei riuscito di certo. Sorrisi appena arruffandole i capelli ormai asciutti e facendola ridacchiare rilassata. Una certa calma si impossessò di me. Aveva bisogno di dormire, per quanto volessi la sua compagnia, mi resi conto che sarebbe stato meglio che l’avessi lasciata riposare.
- Vuoi che me ne vada?-. Bisbigliai dolorante sperando in una sua risposta negativa. Si strinse forte a me, come a non volermi lasciar andare e dimentica di tutto mi abbracciò forte respirando convulsamente.
- No!-. Urlò troppo ad alta voce. La fissai interdetto e la strinsi a me con la stessa foga. Nemmeno io volevo separarmi da lei, sarebbe stata una sofferenza inutile. Avrei voluto passare ogni attimo, ogni momento, ogni istante a respirare la sua stessa aria. Risi appena, teneramente, accostandola a me e iniziando a cullarla. Non me ne sarei andato, ma volevo che lei si addormentasse.
Cominciai a cantarle la ninna nanna che avevo composto per lei, accarezzandola dolcemente, rilassando i suoi muscoli, sfiorandole le guance con le note. Finalmente percepii il suo corpo rilassarsi, il suo respiro farsi regolare e tutto il suo mondo scomparire nelle braccia di Morfeo. “Ti amo”. Pensai continuando a cullarla e baciandole dolcemente la fronte. Non mi sarei più allontanato da lei, né la notte né il giorno. Per sempre.

   
 
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