FINITO!!! È
incredibile, ci sono riuscita! Per un attimo ho pensato di non farcela,
mi ero
piantata terribilmente T_T
Non è certo un
capolavoro, ma è già qualcosa no?^^
Mi raccomando,
leggete e commentate!!
Ah, giusto, a momenti
mi scordo: questo capitolo è dedicato a XShadeShinra!!
Senza il suo
continuo incitamento, non ce l’avrei mai fatta a finirlo.
Spero che sia di tuo
gradimento, tata^^
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Capitolo
5
Seguendo
l’esempio di
Kanda, anche gli altri si alzarono in piedi parecchio agitati.
“Ehi, non
facciamo
scherzi!” disse Lavi.
“E chi
è che
scherza?” replicò Artemis, prima di aprire il
libro e cominciare a leggerne
alcune parti.
D’un tratto le
passò accanto di corsa un
coniglio bianco dagli occhi rosa. In questo non c’era niente
di tanto notevole;
né ad Alice parve dopotutto così straordinario
sentire il Coniglio dire fra sé:
“Povero me! Povero me! Sto facendo tardi!”; ma
quando il Coniglio estrasse
veramente un orologio dal taschino del panciotto, lo guardò
e affrettò il
passo, Alice saltò in piedi, perché le
balenò alla mente di non aver mai visto
prima di allora un coniglio fornito di panciotto e taschino, per non
parlare di
orologi.
Lo stesso cerchio
luminoso che era comparso ai piedi di Artemis quando li aveva
trasportati fino
al Paese delle Meraviglie apparve ora sotto i piedi dei quattro
giovani, uno
per ognuno, di colori differenti. Cercarono di allontanarsi e di
evitarli, ma i
loro piedi si rifiutarono di muoversi.
Alla vista di Alice il
Gatto fece il suo
sorriso. Aveva un’aria affabile, pensò lei:
tuttavia aveva anche artigli molto
lunghi e una gran quantità di denti, ragion per cui Alice
pensò che era il caso
di trattarlo con rispetto.
“Micetto del
Cheshire” cominciò un po’
timidamente, perché non aveva la minima idea se
l’altro avrebbe gradito
quell’appellativo: ma il Gatto si limitò ad
allargare il sorriso ancora di più.
Dai cerchi ai loro
piedi le parole si alzarono in lunghe file, come note musicali su un
pentagramma, cominciando ad circondarli.
“Oh no, di
nuovo!”
gridò Allen.
C’era un tavolo
apparecchiato sotto un albero
davanti alla casa e la Lepre Marzolina e il Cappellaio vi prendevano il
tè: fra
di loro c’era un Ghiro profondamente addormentato, e se ne
servivano come
cuscino, appoggiandoci i gomiti e parlando sopra il suo capo. Il tavolo
era
grande, ma i tre se ne stavano pigiati in un angolo. “Non
c’è posto! Non c’è
posto!” si misero a gridare videro Alice farsi avanti.
I quattro ragazzi
ormai erano completamente nascosti dalle parole.
“Maledizione!!”
gridarono all’unisono.
Ci fu un improvviso
aumento della luce emanata dai cerchi, come un flash.
Dopodichè essa cominciò
ad affievolirsi fino a sparire del tutto.
Artemis e il Bruco
poterono vedere i quattro giovani i piedi al centro della stanza, le
braccia
davanti al viso per ripararli dalla luce intensa. Proprio in quel
momento
aprirono gli occhi.
“Allora,
Maestro,
cosa ne pensa?”
Si guardarono
l’un
l’altro. Quando videro ciò che era successo i loro
occhi si spalancarono a dismisura,
le mani presero a tremare e quasi caddero a terra per lo spavento.
“AAHHHH!! COSA
DIAVOLO E’ QUESTA ROBA?!?!?!”
Il Bruco fece un
altro sorrisetto.
“Perfetto,
ragazza
mia. Perfetto.”
********************
Artemis era nascosta
dietro alla schiena del suo maestro. Era lì da almeno dieci
minuti.
Perché?
Perché al
momento per
lei, quello era l’unico posto sicuro. C’erano
infatti quattro baldi giovanotti,
in quell’istante seduti al centro della stanza, che emanavano
tutti e quattro
un’aura omicida rivolta verso un unico obiettivo: Artemis!
“Suvvia ragazzi
non
fate così. Non dovete prendervela così a male per
un piccolo cambio d’abiti.”
Un ringhio basso
proveniente da Kanda rispose alla sua affermazione.
Il giapponese era
seduto a gambe incrociate sul suo cuscino e sembrava che da un momento
all’altro la sua testa dovessero iniziare a fumare, tanto era
arrabbiato. Ai
piedi calzava degli stivaletti alti fino al ginocchio di colore nero;
indossava
dei pantaloni lunghi e aderenti, sempre neri, con molte fibbie ed in
vita una
grossa cintura viola, lasciata piuttosto larga; aveva poi una maglia
priva di
maniche e dal collo alto, a righe nere e viola. Per finire dei guanti
neri
senza dita, un nastro rosso al collo e uno a legargli i capelli.
“Il problema
non sono
i vestiti, dannata ragazzina!!!” sbraitò.
Già il
problema non
era quello. Il problema erano quelle due morbide orecchie da gatto che
gli
spuntavano sulla testa e quella lunga coda che si muoveva nervosamente
dietro
la sua schiena, entrambe di colore nero.
Gli altri tre non
erano messi meglio di lui.
Di fianco a Kanda era
seduto Allen, la faccia rossa per l’imbarazzo. Indossava una
camicia bianca
molto simile a quella che portava normalmente, chiusa intorno al collo
con un
nastro azzurro, con sopra un piccolo gilet di colore blu cielo. Ancora
sopra
una giacca molto elegante, chiusa con bottoni dorati,
anch’essa bianca, che gli
arrivava circa a metà coscia. Aveva pantaloni grigio scuro e
stivaletti bassi
alla caviglia. Sulle mani portava ancora i suoi guanti bianchi. Al
contrario di
Kanda però, lui aveva due bianche orecchie da coniglio e una
coda corta e
morbida, per fortuna coperta dalla giacca.
Proseguendo si
trovava Lavi, in ginocchio, l’immagine stessa della
depressione. Indossava una
camicia bianca con le maniche slacciate e sopra di essa un gilet verde
piuttosto corto, con un disegno scozzese e dei ricami in oro. Al collo
un
grosso nastro verde scuro legato a formare un fiocco. Portava dei
pantaloni
neri la cui lunghezza superava di poco il ginocchio, chiusi da una
cintura con
alcune catenelle attaccate, e ai piedi degli stivaletti corti, simili a
quelli
di Allen. E come Allen aveva orecchie e coda da coniglio, ma esse erano
della
stessa tonalità dei suoi capelli rossi.
Infine, seduto con la
schiena appoggiata alla parete della stanza, si trovava Tyki con un
espressione
rassegnata sul volto. Indossava pantaloni neri, simili a quelli che
portava di
solito, e scarpe del medesimo colore. In vita aveva due cinture
incrociate. Poi
aveva una stranissima giacca: le maniche erano come quelle di una
camicia,
bianche e con i polsini molto decorati; il torso invece sembrava
più quello di
un gilet, rosso acceso e dei ricami dorati. Era allacciata solo per un
paio di
bottoni in basso e lasciava quindi scoperto parte del petto. Inoltre
indossava
una lunga cravatta, anch’essa rossa, dei guanti bianchi e un
enorme cappello a
cilindro, su cui era legata una fascia colorata con delle carte da
gioco
infilate dentro. Ma non si poteva lamentare troppo, a lui era andata
quasi
bene. Infatti non aveva nessun tipo di tratto animale, come succedeva
invece
per gli altri ragazzi.(1)
Allen alzò il
viso
verso Artemis, le guancie ancora tinte di rosso. “Per favore,
potresti farci
tornare come prima? Mi vergogno un sacco vestito
così!”
“Ma
dai!” rispose
Artemis con un sorrisetto nervoso. “Guarda che sei davvero
carino!”
“Non
è questo il
punto…” mormorò Allen in risposta.
Kanda lanciò
un’occhiata veloce al ragazzo dai capelli bianchi che aveva
appena parlato. In
effetti non poteva non essere d’accordo con Artemis: i
vestiti si adattavano
perfettamente alla sua figura snella, le orecchie da coniglio si
muovevano
leggermente quando il ragazzo parlava e lo rendevano
così… ‘carino’, Kanda non
riusciva a trovare un’altra definizione.
Ma improvvisamente si
diede uno schiaffo mentale. Carino?! Come aveva potuto pensare che il
Moyashi
fosse ‘carino?! Dannazione!! Quel mondo assurdo aveva effetti
deleteri sulla
sua salute mentale. Doveva andarsene e anche alla svelta!
“Oi stupida
ragazzina!
Non me ne frega niente di quello che pensi tu. Facci tornare subito
normali e
riportaci nel nostro Mondo! Sono stufo di rimanere qui!!”
disse con voce
seccata.
Anche gli altri tre
malcapitati alzarono lo sguardo verso la ragazza, con aria
supplichevole.
Artemis non rispose,
si limitò a distogliere lo sguardo. Un gesto nervoso, che
insospettì parecchio
i quattro giovani.
“C'è
qualcosa che non
ci avete ancora detto per caso?” chiese Tyki a voce bassa,
sperando con tutto
il cuore che i suoi sospetti fossero infondati.
Artemis lanciò
un’occhiata al suo maestro. “Bé
ecco…”
Il Bruco
lasciò
uscire un filo di fumo dalle labbra. Era l’unico che non si
era minimamente
scomposto per quello che stava succedendo, anzi era rimasto seduto al
suo posto
a fumare, un’espressione di assoluta calma sul volto.
“Semplicemente,”
disse rivolto ai ragazzi. “Non potete tornare nel vostro
Mondo. Non ora
perlomeno.”
“Cosa?! E
perché?”
Il Bruco li
guardò
con uno sguardo del tipo ‘-ma mi sembra ovvio-’.
“Perché non abbiamo la minima
idea di come fare a riportarvi dall’altra parte.”
I quattro giovani
guardarono il vecchio con uno sguardo di puro orrore.
“Non dire
sciocchezze!! È stata quella ragazzina a portarci qui,
quindi adesso ci
riporterà anche indietro!” sbraitò
Kanda.
Artemis alzò
le mani,
balbettando. “M-ma io vi ho po-portato qui perché
nel libro c’è scritto co-come
fare! Non ho nessuna idea di come si faccia ad uscirne
però!!”
“In che senso
‘nel
libro c’è scritto come fare’? Di che
libro stai parlando?” chiese Lavi,
tentando di capirci qualcosa.
“Del
libro che ha scritto Alice, quello che
parla del nostro Mondo.” Lo sguardo di Artemis si
corrucciò, come se stesse
pensando ad un modo per spiegargli la faccenda.
“All’inizio del libro c’è
scritto come fa Alice ad arrivare qui, ma non c’è
assolutamente scritto come fa
ad uscirne!! Alla fine lei si limita a risvegliarsi in giardino e a
pensare che
sia tutto un sogno. Ve lo siete già scordato?”
Lavi annuì
leggermente. “Cavoli, è vero…”
Allen fu preso dal
panico. “Allora non potremo più andarcene?!
Rimarremo bloccati in questo
Mondo?!” disse con voce stridula.
“Temo proprio
di sì.”
rispose il Bruco, scuotendo la testa. “A meno
che…” aggiunse poco dopo,
lasciando volutamente la frase in sospeso.
“A meno che
cosa?” chiese
Kanda con sospetto.
“A meno che,
ovviamente, non ci date una mano a ritrovare Alice. Lei è
l’unica che sa come
andarsene da qui.”
I quatto giovani si
guardarono l’un l’altro per un lungo momento.
“Abbiamo altra
scelta?”
Il Bruco
sembrò
pensarci su per un breve istante. “No, credo proprio di
no.”
********************
“Allora avete
finito
di prepararvi?” chiese Kanda per l’ennesima volta.
I quattro ragazzi
erano in piedi poco fuori dalla porta dell’abitazione, pronti
a partire.
“Guarda che
veramente
noi siamo pronti da un pezzo, è Artemis che la tira per le
lunghe.” gli rispose
Lavi, mani dietro al testa e faccia annoiata.
“Arrivo,
arrivo!”
grido la ragazza dall’interno della casa. “Datemi
il tempo di prendere le
ultime cose.”
Uscì dalla
porta
sbuffando, con una borsa a tracolla appoggiata ad una spalla e un pacco
lungo e
sottile sotto il braccio, avvolto in un panno marrone e una scatola di
legno
tra le mani.
“Dì
un po’, ma hai
intenzione di portarti dietro tutta quella roba
lì?” le chiese Tyki, mentre
afferrava la borsa che le stava per cadere.
“Ah grazie
Tyki!”
disse con un sorriso. “Comunque no, prendo solo la borsa.
Questa roba è per
voi.”
Appoggiò a
terra
tutto quanto. Poi prese la scatola e la aprì:
all’interno si trovavano alcuni
sacchetti di colore celeste e alcuni di colore viola, chiusi con una
cordicella.
Artemis alzò
lo
sguardo. “Kanda mi allungheresti la tua spada?” gli
disse indicando la katana
che il ragazzo aveva in mano.
Il giapponese le
lanciò un’occhiataccia. “Scordatelo!
Figurati se la do in mano ad una come te!
Cosa ci vorresti fare con Mugen?!”
“Mugen?
È il nome
della spada? Che carino!” disse Artemis sorridendo, poi
sospirò. “Kanda voglio
solo mettere a posto la spada in modo che tu la possa usare.”
“Come faccio a
sapere
che mi posso fidare?”
“Ma certo che
ti puoi
fidare! Quando mai ti ho dato motivo di dubitare di me?”
“Praticamente
in ogni
momento da quando ti ho incontrata.”
“Oh, insomma!
Me la
vuoi dare o no?”
Kanda la
osservò
attentamente per qualche istante, ma non vedendo traccia di malizia
negli occhi
della ragazza le porse la sua spada, un po’ riluttante.
Però rimase in piedi di
fianco a lei, pronto ad intervenire.
Artemis prese la
katana e la depose davanti a sé. Poi prese uno dei due
sacchetti dentro alla
scatola, lo aprì e verso il contenuto, che si
rivelò essere una polvere
finissima di colore bianco, direttamente sulla spada.
La polvere
sembrò
brillare di una tenue luce per un leggero istante, poi venne come
assorbita
dalla spada stessa. Sul fodero della katana comparvero delle sottili
linee
bianche, come dei ricami, che si intrecciarono a formare un complicato
disegno.
Gli occhi di Kanda si
spalancarono. “Cosa diavolo hai combinato
ragazzina?!”
Artemis alzò
gli
occhi un po’ seccata. “Uffa, ma devi proprio
brontolare per ogni cosa? Tieni,
prova e dimmi come va.” gli disse porgendogli
l’arma.
Il ragazzo la prese
in mano, senza notare alcuna differenza di peso e di consistenza.
L’unica cosa
diversa erano quei disegni sul fodero. Quando afferrò
l’elsa e provò ad
estrarre la spada, Mugen uscì dal suo fodero con la suo
solita naturalezza.
Impugnandola saldamente, Kanda provò qualche fendente,
trovandola perfettamente
bilanciata e manovrabile. Ma quando provò ad attivare
l’Innocence, la spada
rimase totalmente inattiva.
“Wow, Yu-chan.
ci sei
riuscito. Vuol dire che adesso funziona?” gli chiese Lavi.
“Che, no! Mugen
rifiuta di attivarsi! Si può sapere cosa gli hai
fatto?”
Artemis alzò
le
spalle. “Mi sono limitata a renderla una comune spada di
questo Mondo. Visto
che tanto non c’era modo di utilizzare la magia presente al
suo interno, almeno
in questo modo potrai utilizzarla come arma, no?”
“Spero per te
che
saprai anche farla ritornare come prima quando questa storia
sarà finita…”
Artemis sorrise.
“Ovviamente.”
“Allora in
questo
caso mi tratterò dall’affettarti, per adesso. Ma
la prossima volta avvertimi
prima di farmi uno scherzo del genere.”
La ragazzo lo
guardò
con sguardo corrucciato, leggermente offesa.
Lavi le mise una mano
sulla spalla. “Non prendertela, questo è il suo
modo di dirti grazie.”
Artemis
borbottò un
‘Che antipatico’ a mezza voce, poi rivolse la sua
attenzione su Lavi. “Se ben
ricordo anche tu avevi un arma in mano quando vi ho visti la prima
volta…un
grosso martello, mi sembra.”
Lavi afferro la sua
Innocence e la porse alla ragazza. “Esatto, però
come vedi adesso è tornato
alle sue dimensioni normali. Non credo mi possa essere molto utile
ridotto
così.”
Lei lo prese in mano e lo osservò attentamente. “Vedrò cosa posso fare.”
Ripeté lo
stesso
procedimento usato per Mugen, versando la polvere sul piccolo martello:
questa
si illuminò debolmente, poi il bastone e la croce al di
sopra del martello si
colorarono di bianco.
A questo punto la
ragazza prese uno dei sacchettini viola, si versò una
manciata di polvere sul
palmo della mano: questa era di colore rosso. “Prendilo in
mano afferrandolo
per l’impugnatura.” disse a Lavi, che era in piedi
dietro di lei intento ad
osservarla. Lui fece quello che gli era stato detto. A questo punto
Artemis
strofinò la polvere che aveva in mano sul martello, poi
disse: “Adesso prova ad
invocarlo come fai normalmente.”
Il rosso si
concentrò
sulla sua Innocence, chiedendo al martello di crescere. Questi prese a
crescere
sempre di più, per poi interrompersi improvvisamente dopo
aver raggiunto circa
le dimensioni di una mazza da cricket, solo con la testa più
grossa.
“Basta, non
posso
fare di più. Temo che sia la grandezza massima.”
disse Artemis con disappunto.
Lavi prese in mano il
martello e provò a farlo volteggiare, per poi schiantarlo a
terra con forza.
“Non preoccuparti, direi che come grandezza è
perfetta. Anche perché se adesso
non ha più i poteri dell’Innocence, il peso
aumenta con le dimensioni. Se
diventasse troppo grande non riuscirei neanche a sollevarlo!”
disse
ridacchiando leggermente.
Allen si
avvicinò
lentamente ai due. “Puoi fare qualcosa anche per il mio
braccio?” chiese
rivolto alla ragazza.
Lei lo guardò
con
aria di scusa. “Mi dispiace, ma purtroppo posso intervenire
solo sugli oggetti.
Il tuo braccio fa parte di te, non posso fare niente per
modificarlo.”
“Pazienza.”
mormorò
Allen. “L’ho sempre detto io che sarebbe stata
meglio un’Innocence di tipo
Equipaggiamento…”
Si voltò
sospirando,
andando a sbattere contro Tyki che si trovava dietro di lui.
“Oh
scusa!” disse
alzando lo sguardo verso l’uomo.
“Non
importa.”
rispose quello con un cenno del capo.
“Ah, Tyki. Ho
qualcosa da darti.” intervenne Artemis
all’improvviso, richiamando l’attenzione
del moro.
Cominciò a
srotolare
l’involucro marrone che aveva posato di fianco a
sé. Da esso estrasse un
bellissimo bastone da passeggio, di colore nero lucido e con
l’impugnatura
lavorata a rappresentare la testa di un drago. Lo tese al Tyki.
“Un bastone da
passeggio?” chiese Lavi osservandolo. “In effetti
ti ci vedo andare in giro con
un coso del genere.”
“Ah, ma questo
bastone è particolare!” disse Artemis sorridendo.
“Prova a staccare
l’impugnatura dal bastone.”
Quando Tyki fece come
gli era stato detto, l’impugnatura si separò dal
bastone, mostrando la lama di
una spada sottile nascosta all’interno di esso.
“Wow, niente
male.”
si complimentò Tyki estraendola del tutto. “Molto
elegante devo dire.”
“Questo bastone
apparteneva al tuo, come posso dire, predecessore. Lo ha lasciato qui
quando se
ne è andato. Ho pensato che potesse piacerti, e poi avere
un’arma con sé non fa
mai male di questi tempi.”
“Ottima idea.
Grazie!”
“Hai qualcosa
da dare
anche a me?” chiese Allen. “Mi sento un
po’ indifeso senza la mia Innocence.”
“Purtroppo non
ho
niente da poterti dare, Allen.” rispose la ragazza.
“Il tuo predecessore non
portava mai alcun tipo di arma con sé. L’unica
cosa che aveva sempre dietro era
il suo orologio da taschino.” E detto questo tirò
nuovamente fuori l’orologio
da taschino che i ragazzi avevano già visto in precedenza.
Artemis lo
lanciò ad
Allen. Questi lo prese al volo: era un bell’orologio di
colore dorato. Il
quadrante era bianco, con le ore indicate in numero romano e un fiore
disegnato
al centro. Sul retro dell’orologio era inciso lo stesso
fiore, un giacinto.
“È
molto bello.”
disse Allen ammirandolo. “Però a quanto pare io
sono l’unico senza un’arma…”
sospirò, con le orecchie che si abbassavano.
“Su, su
Moyashi-chan,
non prendertela. Se ti troverai in pericolo, vedrai che Yuu-chan
verrà a
salvarti!” disse Lavi allegramente, dandogli delle leggere
pacche sulla spalla.
“E
perché diavolo
dovrei salvare un Moyashi come lui?” sbottò Kanda.
“Oh, andiamo
Yuu-chan! Lo hai fatto anche prima, quindi smettila di fingere e
ammettilo che
vuoi bene al nostro Allen-chan!” replicò il rosso
con un largo sorriso.
“Col cavolo!!
Quella
è stata solo una reazione istintiva!”
borbottò l’altro, imbarazzato.
“Sì,
sì, facciamo
finta di crederci…”
“Baka Usagi!!
Ti
ricordo che adesso ho di nuovo la mia Mugen ed è
sufficientemente affilata per
fare a fette un coniglio come te!” disse Kanda, impugnando la
katana, la coda
dritta e lo sguardo minaccioso.
Lavi alzò le
mani,
indietreggiando. “Ma Yuu, non c’è
bisogno di arrabbiarsi così tanto…”
Kanda estrasse del
tutto la spada, poi guardò Lavi dritto negli occhi.
“Comincia a correre,
coniglio.”
Lavi si girò
con un
urlo strozzato e cominciò a scappare, inseguito da Kanda.
Allen sospirò
rumorosamente, scuotendo la testa, mentre Tyki li osservò
allontanarsi alzando
un sopracciglio.
“Sarà
meglio fermarli
prima che si perdano chissà dove.” disse Artemis.
Quelli le lanciarono una
breve occhiata, prima di allontanarsi anch’essi nella
direzione presa dagli
altri due.
“Ho idea che
quei
quattro finiranno per combinare un sacco di guai.” disse una
voce dall’interno
della casa.
Quando Artemis si
girò, trovò il suo maestro sulla soglia,
appoggiato alla stipite della porta.
“A me
piacciono. Sono
divertenti.” disse la ragazza sorridendo.
“Sono fuori di
testa
vorrai dire.” replicò il Bruco, alzando un
sopracciglio. “Però in fondo in
questo Mondo non c’è nessuno di normale.
È il motto del regno: Qui siamo
tutti matti.”
“È
vero. Adesso è
meglio che vada. In fondo sono la loro guida.”
ridacchiò la Artemis, dandogli
le spalle.
“Va bene. E
Artemis…”
La ragazza si
voltò
di nuovo. “Sì, Maestro?”
Il Bruco si
voltò
verso l’abitazione. “…Non ho intenzione
di trovarmi un altro allievo. Quindi
vedi di non morire, d’accordo? Sarebbe una terribile
seccatura.” disse per poi
scomparire all’interno.
Artemis rimase in
piedi, un po’ sorpresa, a fissare la porta della casa
richiudersi. Poi sorrise,
voltandosi e mettendosi in cammino.
“Farò
del mio meglio
Maestro!!”
++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++
(1) le idee per gli
abiti le ho prese dai disegni di quest’artista: http://rannsama.deviantart.com/gallery/#X-Down.
Andate a dare un’occhiata, sono davvero splendidi!!^^
Risposte
Recensioni:
MissFreija:
Grazie
infinite tesoro!! La tua recensione mi ha fatto arrossire
dall’imbarazzo ^////^
sei troppo buona! Mi fa piacere che ti piaccia la fic e anche Artemis:
mi sono
parecchio affezionata a lei^^ e un ‘batti il
cinque’ per Pandora Hearts: io mi
sono praticamente innamorata di quel manga, lo adoro!! Spero che anche
questo
nuovo capitolo ti possa piacere. A presto!
XShadeShinra:
^//////^ le tue
recensioni mi fanno sempre sciogliere come un gelato al sole! Grazie
infinite,
il tuo papiro è stato moooolto apprezzato. Posso solo
sperare che anche questo
nuovo capitolo ti soddisfi (visto che lo stai aspettando da tempo). Per
la
trama, dovrai aspettare e leggere i capitoli man mano che escono,
perché non ho
ancora un’idea precisa di come andrà avanti la
storia. Diciamo che vado avanti
un capitolo alla volta (anche se la tua idea del bacio non è
niente male, me la
tengo di riserva…XD). Buona lettura allora!!