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Autore: LaTuM    25/09/2009    8 recensioni
Silente tirò fuori una foto di Gellert dal cassetto della scrivania e la posò delicatamente davanti a sé prima di prendere da una ciotola dorata un gufo nero di liquirizia. Davanti ai suoi occhi aveva avuto la prova che non è sempre del tutto vero che fuoco e ghiaccio non posso stare insieme.
[post 7° libro senza epilogo]
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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It’s ok to be gay

 

 Se c’era una cosa da cui Silente era sempre stato affascinato, questa era l’essenza stessa della magia. Potevi studiarla, praticarla, vederla, percepirla ma non si poteva descrivere a parole cosa volesse dire vivere la magia; sentirla muoversi dentro il proprio corpo, scorrere attraverso le proprie vene. La magia permetteva a tutti loro di essere ciò che erano. La loro vita, l’essere un mago dipendeva strettamente dalla magia stessa. Talvolta questa si risvegliava indipendentemente dal mago, in modo da ricordare a chiunque fosse stato così fortunato da possederla, che lei, anche se inutilizzata, comunque c’era sempre.

Il lato negativo dell’essere morto da quasi un anno e mezzo era per Silente proprio il non poter sentire e vivere la magia come avrebbe voluto. In quanto personaggio di un ritratto magico una parte di sé – il suo ricordo, come preferiva dire… definirlo parte della sua anima sarebbe suonato stranamente inquietante – continuava a vivere in qualche modo in quella che era la magica realtà del mondo dei ritratti, ma la magia era come se per tutti loro non esistesse più. Tutto appariva e si spostava secondo i suoi bisogni senza che fosse necessario impugnare una bacchetta o formulare un complicato o semplice incantesimo. Era come se da più di un anno vivesse in una grande Stanza delle Necessità in cui non serviva più praticare la magia, perché tutto ciò di cui poteva aver bisogno o poteva desiderare appariva nell’esatto momento in cui formulava il pensiero. Anche se poteva mangiare gustandosi a peno il sapore del cibo, sentire la magia scorrergli nelle vene, percorrere tutto il suo corpo arrivando fino alle dita prima di raggiungere la bacchetta, era un qualcosa che non gli era più permesso.

Essere stato uno dei più grandi maghi di tutti i tempi lo aveva di certo aiutato a capire ed accettare l’idea di essere un mago privo della sua magia, ma questo non gli risparmiava di pensare spesso a lei con struggente nostalgia.

Al tempo stesso però non poteva negare che la vita da ritratto avesse degli aspetti assolutamente positivi. Ora poteva entrare ogni qualvolta lo volesse in tutti gli uffici, le aule (comprese di stanze private del docente) e le sale comuni senza preoccuparsi troppo di essere notato. I ritratti tendevano a passare il più delle volte inosservati e questo aveva i suoi vantaggi, oltre che essere anche parecchio divertente. Negli anni in cui era stato preside si era sempre vantato di conoscere perfettamente i suoi studenti e sapere altrettanto bene cosa succedesse in ogni angolo del castello. Solo da ritratto si era reso conto di quanto in realtà si fosse sempre enormemente sbagliato.

Era stato davvero troppo saccente in vita che ora, in veste di semplice figura animata, si era reso conto che dietro ai suoi studenti c’era molto di più di quello che ci si sarebbe potuti aspettare.

Era un tranquillo pomeriggio di settembre quando, mentre stava chiacchierando con i marinai di un vecchio quadro non lontano dalla sala comune di Grifondoro, vedendo Seamus Finnigan e Dean Thomas correre ridendo per il corridoio mano nella mano, si rese conto che c’era qualcosa che non gli tornava.

“Non qui! Ci sono troppi quadri” aveva mormorato il moro sulle labbra dell’irlandese quando quest’ultimo si era fermato di colpo e l’aveva tratto a sé per baciarlo.

“Come se fosse la prima volta!” ghignò Seamus senza dar tempo a Dean di replicare.

Silente guardò stupito i due giovani maghi prima di rivolgere uno sguardo carico di domande ai marinai che stavano tranquillamente fumando la loro pipa sul ponte della nave insieme a lui.

“Era da un po’ che non li si vedeva” commentò uno di loro prima di riportare l’imboccatura della pipa alle labbra.

“Prego?”

“Beh, con tutti i guai che ci sono stati in questo castello nell’ultimo anno non si sono visti molto quei due, ma è da un po’ che va avanti. Non credevo sarebbero resistiti tanto”

Un po’ che va avanti?” domandò perplesso Silente senza riuscire a staccare gli occhi dai due Grifondoro.

“Sì, all’incirca da quando Grifondoro ha vinto l’ultima volta la Coppa del Quidditch” spiegò l’altro marinaio.

“Prima Dean usciva con la rossa dei Weasley ma da quando Potter gli ha soffiato la ragazza, ha preferito gettarsi tra le braccia dell’irlandese.”

“Li conoscete così bene?”

“Quando si fermano in questo corridoio gli sentiamo dire di tutto.”

“Siamo dei buoni ascoltatori…”

“…e osservatori” concluse l’altro marinaio lasciando l’anziana figura dell’ex preside di Hogwarts totalmente basita. Ancor più sconvolgente per Silente fu scoprire che tutti i quadri erano al corrente di molte più cose di quante aveva creduto di saperne lui in ventisei anni che era stato preside di quella scuola.*

Vedere invece il signor Weasley e la signorina Granger insieme lo consolò: aveva avuto ragione in quel caso a sospettare che da tempo – probabilmente fin dal primo anno – tra i due ci fosse qualcosa e, stando a quello che il ritratto di una madre con in braccio un bambino sempre intento a piangere gli aveva detto, era stata la signorina Granger a smuovere quella situazione di stallo proprio durante la notte dell’ultima battaglia di Hogwarts.

Che ad Hogwarts i pettegolezzi fossero all’ordine del giorno e di dominio pubblico era perfettamente normale, ma non aveva mai creduto che il mondo dei dipinti fosse così abile nel tenere per sé certi segreti. Ciò che lo aveva fatto gentilmente sorridere e – perché no? – anche divertire, era vedere quante persone avessero in realtà sempre taciuto la propria omosessualità.

Per dire, andando a fare visita ai ritratti nella di Corvonero, gli era capitato più volte si sorprendere Anthony Goldstein e Justin Fitch-Fletchley intenti a scambiarsi dolci e tenere effusioni in un angolo non così ben nascosto come credevano o speravano che fosse.

A lasciarlo perplesso fu invece l’assurdità della coppia che invece scoprì quando andò a far visita al ritratto di San Patrizio** che era stato ironicamente posto non molto lontano dall’entrata alla sala comune di Serpeverde. Blaise Zabini, ottavo anno (istituito per ammettere i nuovi studenti del primo anno che durante la guerra non si erano presentati a scuola), Serpeverde, stava intrattenendo una conversazione poco verbale ma molto orale con Neville Longbottom, ottavo anno, Grifondoro.***

Follia? Assurdità? Incoerenza? Mondo alla rovescia? Silente si riprese dallo shock solo perché San Patrizio aveva iniziato a punzecchiarlo con il suo bastone.

“Da quando Grifondoro e Serpeverde-” iniziò a domandare l’ex preside, ma il santo bloccò la sua domanda sul nascere.

“Nell’ultimo anno sono cambiate molte cose e credo che tanti ragazzi abbiano seguito i tuoi preziosi consigli: niente pregiudizi e cooperazione tra le Case. Non che litigi e discussioni non siano all’ordine del giorno per certe coppie – fuoco e ghiaccio teoricamente non possono stare insieme, eppure lo fanno lo stesso – ma come hai sempre detto tu, l’amore è l’unica arma che ognuno di noi possiede e che nessuno potrà mai toglierci. Ed è anche l’unica arma che ci salverà davvero. Forse non nel modo in cui ti aspettavi, ma credo che abbiano messo in pratica i tuoi insegnamenti… e forse anche qualcuno in più” disse l’uomo ridendo osservando però il volto rilassato di Silente, felice nell’aver udito il ritratto ripetergli quella che era stata una delle più importanti lezioni che aveva cercato d’impartire ad ogni suo studente e che, anche se in modo singolare, diversi avevano trovato modo di mettere in pratica con molteplici varianti.

Fu un sabato di ottobre, appena dopo la partita tra Tassorosso e Grifondoro che vide nei pressi delle cucine Cormac McLaggen e Zacharias Smith discutere animatamente sul quanto fosse stata scorretta la partita e quanto entrambi in membri delle loro squadre - Potter e McMillan in primis - fossero degli emeriti idioti e il ruolo di capitano l’avevano ottenuto solo per raccomandazione e non per merito. L’anziano mago non video altro che un semplice guardarsi negli occhi e insultare con gioia i rispettivi membri delle casate, ma nessun segno di esplicito rapporto di coppia. Non ne era del tutto certo, ma probabilmente sarebbe stata una questione di poco prima che i due diventassero l’ennesima coppia su cui ogni ritratto non vedeva l’ora di spettegolare.

Eppure in tutti quei giorni, settimane o mesi, Silente ebbe sempre l’impressione di non sapere tutto. Lo notava quando talvolta andava a far visita ad alcuni ritratti che questi cambiavano improvvisamente discorso, concentrandosi su banali argomenti di conversazione e scivolando sui pettegolezzi di cui pian piano l’uomo era venuto autonomamente a conoscenza. Se c’era una cosa da dire era che i quadri, nel momento in cui sapevi e gli domandavi qualcosa, erano pronti a risponderti senza esitazioni, ma i pettegolezzi bisognava procacciarseli da sé.

E così accadde che l’ex preside di Hogwarts scoprisse il pettegolezzo più succulento di cui ad Hogwarts si sarebbe mai potuto parlare. E non solo tra i ritratti.

La frase di San Patrizio ‘fuoco e ghiaccio teoricamente non possono stare insieme, eppure lo fanno lo stesso’ divenne improvvisamente chiara e calzante nel momento in cui, desideroso di andare a trovare la sua amica sirena nel bagno dei prefetti, incontrò Harry Potter e Draco Malfoy coperti di fango (e con tanto di scope ancora in mano) e con un’espressione a dir poco furente dipinta sul viso.

“Non dovevi farlo Potter!”

“E da quando hai diritto di darmi ordini, Malfoy?!” gli rispose il moro schivando lo sgambetto che il Serpeverde aveva provato a fargli.

“Quel Boccino era mio” sibilò Malfoy davanti all’entrata dei bagni mentre Harry non sembrava minimamente intenzionato a dargli retta e pronunciò la parola d’ordine per avere accesso alle stanze.

“Il Boccino è di chi lo prende, Malfoy!”

Per questo stavolta toccava a me…” sussurrò mellifluo il biondo all’orecchio del Grifondoro prima di mordicchiargli leggermente il lobo. Harry rabbrividì e trascinò con sé il ragazzo all’interno del bagno.

Silente – pur avendo davanti agli occhi la palese dimostrazione di quanto tra i due non ci fosse solo ed esclusivamente un rapporto di rivalità – aveva bisogno di vederci chiaro. Un conto era vedere Finnigan e Thomas. Già più strano ma in qualche modo comprensibile era stato trovarsi davanti Blaise e Longbottom… ma Harry Potter e Draco Malfoy rasentavano il limite dell’assurdo. O della follia. O forse, semplicemente, non c’era differenza tra le due opzioni.

Silente sgattaiolò all’interno della stanza e quello che vide lo lasciò di sasso: bagnati e coperti di fango Harry e Draco avevano abbandonato le scope all’ingresso e si stavano letteralmente divorando le labbra. Un bacio che in fondo non aveva nulla di molto diverso da quelli che erano i loro violenti e insensati litigi. Il biondo Serpeverde afferrò la bacchetta che teneva nella casacca della divisa da Quidditch e con un lieve gesto diede ordine alle centinaia di rubinetti di aprirsi e cominciare a riversare acqua nell’immensa vasca da bagno sottostante.

“Sei un pessimo Grifondoro” mormorò Malfoy prima di succhiare avidamente il labbro inferiore del compagno.

“Mi sono abituato a frequentare cattive compagnie” rispose l’altro slacciando i pantaloni della divisa verde-argento e raggiungendo l’erezione del biondo che comincia a sentire il bisogno di venir soddisfatta.

“Finché sono questi i risultati” pigolò sconnessamente il Serpeverde mentre Harry gli abbassava totalmente i pantaloni e lo privava del resto della divisa.

“Non hai mai avuto di ché lamentarti” gli fece notare il moro inginocchiandosi in modo ben più che esplicito e provocante davanti all’altro.

I commenti del biondo si persero nell’estasi a cui la bocca di Harry lo stava portando mentre, dal canto suo Silente, preferì voltare le spalle alla scena offertagli dai due ragazzi. Era comunque un uomo rispettabile e, per quanto fosse convinto che molti quadri avessero assistito e si fossero soffermati ben più di un momento ad ammirare le prodezze sessuali dei giovani rampolli di Hogwarts, lui era un mago che desiderava mantenere la sua rispettabilità anche agli occhi degli altri ritratti. Avrebbe fatto le domande opportune al momento giusto. E magari anche ai – o almeno al – diretti interessati.

 

L’anziano mago tornò furtivamente nel suo ritratto appeso con cura nell’ufficio della Preside. Si sentiva in colpa per quello che aveva visto ma al tempo stesso non era riuscito a vincere la curiosità e trattenersi dallo sbirciare i due ragazzi – proprio quelli che si erano sempre spacciati come eterni rivali - perdersi nel piacere dell’amplesso. Si guardò in giro e vide che in quel momento la stanza era vuota e molti quadri stavano russando in santa pace. L’uomo si sedette alla sua scrivania allungando elegantemente le braccia sul ripiano prima di aprire un cassetto e fissarne attentamente il contenuto. Sorrise al pensiero di quanto aveva scoperto negli ultimi mesi vissuti unicamente come immagine in quella che, per anni, era stata la sua casa.

Silente tirò fuori dal cassetto un’elegante cornice dorata con all’interno una foto di Gellert che gli sorrideva dolcemente. La fissò a lungo prima di posarla delicatamente davanti a sé e prendere da una ciotola dorata, poco distante dalla foto, un gufo nero di liquirizia.

A quanto pareva, essere gay andava bene a tutti…

 

 

Note dell’autrice:

* Lupin nel 3° libro dice di essere entrato ad Hogwarts perché Silente era diventato preside, il che vuol dire che era il 1971 e se questo è morto nel 1997 gli anni in cui è stato preside dovrebbero essere 26. Il Lexicon dice che in realtà è divenuto preside nel 1955 però per me è un’incongruenza con la frase di Lupin, quindi in questa shot io gli faccio avere la promozione nel ’71 ^^

** patrono d’Irlanda, famoso per aver liberato l’isola dai serpeggianti rettili.

*** non ho problemi a chiamarlo Paciock, ma qui il tono era troppo ‘solenne’ e Paciock avrebbe ucciso il mio personalissimo pathos epico u.u

 

 

Ok, la storia è totalmente scema, a partire dal titolo che viene dall’omonima canzone di Tomboy con la quale è stato realizzato questo video e la frase dell’autrice - ArielLindt - “because we all know that everybody in Hogwarts is gay”.

Non c’è davvero un senso, semplicemente mi piaceva l’immagine dell’ultima scena in cui Silente pensava che ‘essere gay andava bene’. L’idea mi è venuta durante una delle lunghe sere passate ad Hamburg in cui non riuscivo a dormire e siccome quel giorno ero andata a vedermi Harry Potter und der Halbblutprinz, me ne sono uscita con questa shot. Il fatto che poi stessi mangiando nel frattempo gli Schwarze Euele (gufi neri, ovviamente di liquirizia) ha solo aggiunto un particolare in più all’insulsa storia XD Però ne sono anche stranamente soddisfatta u.u

PS: Grazie a sarawinkyMissChocoHolicVera LynnGiuly Weasley che hanno commentato la quaffiana oneshot Poetica Ironia <3

   
 
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