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Autore: Yupa    16/03/2025    0 recensioni
Due persone separate dallo spazio e dal tempo si ritrovano in maniera inaspettata per adempiere al proprio destino o forse per opporsi a esso.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fiamma delle candele illuminava a scorci il viso della ragazza, che quasi sembrava volersi nascondere sotto l'asciugamano che le copriva i capelli. Mamoru aveva tentato di asciugarglieli sommariamente, sperando così di spingerla in qualche modo ad attivarsi, che sollevasse lei stessa le mani sull'asciugamano a completare l'opera. Ma senza successo, le braccia della ragazza pendevano flosce ai suoi fianchi, e l'asciugamano floscio sulla sua testa. La ragazza restava seduta inerte, sul divano del piccolo appartamento di Mamoru, lo sguardo perso nel vuoto.
Non reagì nemmeno quando, subito dopo, lui le provò a porle una tazza fumante di cioccolata calda. Eppure Mamoru immaginava ne avesse bisogno: quando, un'oretta prima, tornando dal lavoro, l'aveva trovata per strada il corpo di lei era gelido, chissà per quanto tempo era restata lì, accucciata storta all'ingresso di un vicolo, sotto quella pioggia che aveva tormentato la città dal mattino sino a quella tarda sera. La ragazza indossava una sorta di strana tunica bianca e gialla, dalle maniche ampie, tanto che Mamoru, nella sua fantasia si chiese se non fosse fuggita da qualche setta religiosa, da qualche rito oscuro. Era tardi, il buio aveva inghiottito la città, Mamoru tornava dopo aver fatto i consueti straordinari, la strada era deserta e il vicolo poco visibile, ma si chiese comunque come mai nessuno avesse notato quella figura umana, evidentemente bisognosa d'aiuto.
Mamoru sapeva bene di dover tenersi alla larga dai guai, in special modo dalle forze dell'ordine, eppure dopo essersi allontanato di qualche passo dal vicolo, giunse a incombere su di lui il senso di colpa. Si immaginava, il giorno dopo, le notizie locali riferire del ritrovamento del corpo di una ragazza morta per ipotermia, se non peggio, magari vittima di qualche balordo notturno. Allora fu sorpreso da una determinazione che non credeva di avere, tornò indietro, cercò di sollevare la ragazza per un braccio, coniugando forza e delicatezza, e fece la pazzia di portarla nel proprio piccolo appartamento. Fu solo quando la fece sedere sul divano, quando cominciò a scostarle dal viso quei capelli che la pioggia aveva aggrovigliato, per asciugarglieli, che il viso della ragazza rivelò qualcosa che lo sconvolse, che non avrebbe mai creduto possibile.
Ora Mamoru la osservava riflettendo, appoggiato alla parete, di fronte a lei, lei che non faceva alcun gesto di prendere in mano l'asciugamano, ancora sulla testa, né sembrava interessata alla cioccolata poggiata sul tavolino davanti al divano, Mamoru la osservava mentre mille domande vorticavano dentro di lui. Poi, infine, dopo un lungo periodo di immobile silenzio, la ragazza sembrò avere una qualche reazione: cominciò a guardarsi intorno, forse carezzava con lo sguardo le fiammelle delle tante candele accese che popolavano l'appartamento di Mamoru, che brillavano sui mobili, sul comodino, su diversi scaffali, persino in cima al televisore.
"Troverà strano che non uso la luce elettrica, ma le candele", si diceva Mamoru. Egli stesso non sapeva bene perché, sin da quando aveva cominciato a vivere da solo, preferiva trascorrere le serate in compagnia della luce delle candele rispetto a quella asettica delle lampadine, che pure erano presenti nel suo appartamento. La fiamma delle candele aveva un singolare effetto rilassante su Mamoru, come se evocassero dei ricordi perduti di un tempo lontano, chiusi in qualche botola della memoria che un giorno, chissà, sarebbero tornati alla luce.
Poi, come svegliato da un sogno a occhi aperti, solo allora Mamoru si accorse che la ragazza aveva cominciato a tremare, e visibilmente. Per la prima volta stava anche agendo di sua iniziativa, si era messa le mani sulle spalle, forse nel tentativo di placare i tremori. Mamoru le si avvicinò di nuovo e le pose una mano sulla fronte solo per verificare che stava scottando. Doveva essere febbricitante, e l'unica cosa che venne in mente a Mamoru fu di farla stendere sul divano, per poi andare a recuperare qualche coperta dalla camera da letto, per tenerla almeno al caldo. Mentre tornava in soggiorno si chiedeva come fare perché lei si togliesse almeno quella specie di tunica, che fradicia com'era sicuramente non le avrebbe fatto bene continuare a indossarla, ma allora vide che la ragazza stessa, che forse aveva riacquisito una minima consapevolezza di esistere, si stava già svestendo da sola, sotto i suoi occhi, senza alcun pudore.
"Cavoli, aspetta almeno che esca dalla stanza", cominciò a urlare. "O almeno che mi volti da un'altra parte!"
Ma a quel punto si fermò, congelato, perché le braccia della ragazza, e buona parte di quel che poteva vedere del torace, esposti all'aria, rivelavano una serie di abrasioni sanguinanti. La tunica era così spessa che il rosso liquido non era ancora emerso alla superficie, e solo ora che se la stava togliendo diventava visibile. Forse l'idea che fosse fuggita da qualche setta, da qualche strano rito, non era così peregrina.
   
 
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