Nel momento stesso in cui metto
piede nella sala della mia stupenda quanto esageratamente grande casa (
vi basti pensare che questa è una delle quattro sale sparse
per l'intera villa, e non sono nemmeno troppo sicura di dove sia la
quarta) la situazione è la seguente.
Matt sta giocando alla play station con papà. Sorrido appena
nel vederlo assolutamente concentrato nel terminare il suo livello, e
il mio sorriso si allarga ulteriormente nel notare che papà
smette per qualche istante di manovrare i pulsanti del joystick, in
modo da finire fuori strada con la sua minuscola moto e portare mio
fratello in netto vantaggio: lui infatti lancia in aria le braccia,
esultando, e si rivolge a papà con un sorrisetto orgoglioso
"non dicevi che questa volta mi avresti battuto,
papà? Ah!"
Lui sbuffa, scuotendo la testa e fingendosi profondamente amareggiato:
si volta, e finge di ringhiare contro la mamma, che per tutta la durata
della partita lo abbracciava da dietro, riempiendogli il collo di baci,
nonostante lui di tanto in tanto protestasse ridendo, affermando che in
quel modo lo distoglieva dall'importantissima sfida in corso..
"è colpa di tua madre, Matty, solo sua. La
prossima volta la chiudo in cucina, e allora sì che ti
straccerò."
proclama serissimo, per poi voltarsi ed abbracciare la mamma,
attirandola con sè sul morbido tappeto, facendola strillare,
ridere cristallina e poi limitarsi a ricambiare il suo bacio, cosa che
fa distogliere lo sguardo a Matty, che con una leggera smorfia torna a
dedicarsi al suo allenamento, giusto per essere sicuro di riuscire a
vincere anche la volta successiva.
Sul divano dietro di loro, il solito sorrisetto appena accennato ( e se
me lo concedete, esageratamente sexy) e i capelli mossi e castani,
Frankie Madden sta sussurrando qualcosa nell'orecchio della sua
altrettanto stupenda ragazza, Helena Valo. Il mio sguardo si sofferma
qualche istante, senza riuscire ad evitarlo, sulle sue braccia,
lasciate scoperte dalla sua canottiera preferita, nera e con il simbolo
dei rolling stones sul davanti: il braccio sinistro ogni volta attira
inevitabilmente le mia attenzione, per il meraviglioso tatuaggio che lo
ricopre interamente. Non è l'unico che possiede, certo:
sfruttando il suo potere, inusuale tra i vampiri, ovvero quello di
poter sottoporsi a tatuaggi nonostante la sua pelle tecnicamente
più dura del marmo, Frankie si scrive sul corpo ogni
sensazione, passione, od evento fondamentale della sua esistenza, e lo
stupendo "Helena" tatuato all'interno del braccio destro in un'elegante
e magnifica grafia corsiva è un ulteriore prova di quanto,
dopo più di due secoli spesi semplicemente come amici, sia
davvero sicuro che la sua ragazza sia l'unica, vera donna della sua
vita. E chi potrebbe dubitarlo, vedendoli insieme? Sono semplicemente
pazzi l'uno per l'altra..e i loro
corpi sembrano completarsi perfettamente, la magnifica, sottile figura
di Helena adagiata in grembo al suo altrettanto magnifico ragazzo, e le
sue mani bianche che percorrono le braccia con cui lui le sta cingendo
la vita, le mani di lui intrecciate sulla sua pancia piatta..sorrido,
la testa appena piegata. Sono semplicemente stupendi, come i miei
genitori. Come..una composizione marmorea, solo reale e infinitamente
più incantevole.
Poi il mio sguardo scorre appena lungo il divano, e si posa sull'ultima
persona presente nella stanza, essendo Elìn da qualche sua
amica. La persona in questione se ne sta schiacciata, non
perchè obbligata in quel minuscolo spazio ma per tenersi
volutamente il più lontano possibile da Frankie ed Hel,
contro il margine sinistro del divano, e io conosco esattamente
quell'espressione, l'imbarazzo dipinto nei suoi occhi verdi. Io conosco
esattamente ogni sua abitudine, sono perfettamente in grado di
prevedere ogni suo gesto. Tra pochi istanti solleverà una
mano per..ecco, così, per toccarsi i capelli, come sempre
quando è nervoso. E socchiuderà appena gli occhi
rivolto a Frankie, proprio come ha appena fatto.
è straordinario come tutto, dovunque io mi trovi, si tinga
di una luce diversa, quando guardo Gerard Valo. Gee. Il mio migliore
amico.
Tutto si tinge delle sfumature del meraviglioso verde dei suoi occhi.
Un verde che cambia ogni ora, ogni minuto, ogni secondo, seguendo i
cambiamenti atmosferici, la diversa luce corrispondente al momento
della giornata, seguendo le sue emozioni, un verde surreale da tanto
è intenso, un verde dentro il quale potrei perdermi per
giornate intere, se solo avessi l'occasione di guardarlo negli occhi
per così tanto tempo, prima che lui distolga lo sguardo con
un sorriso indulgente.
Ennesima, piccola fitta al cuore, che mi scuote abbastanza da poter
sollevare una mano e rivolgere un sorriso a chi ha sollevato lo sguardo
su di me, finalmente conscio della mia presenza.
"salve gente..sono finalmente pronta! Non ci speravate,
eh?"
Hel sorride luminosamente, un sorriso di un bianco tanto accecante da
abbagliarmi appena, e batte le mani tra loro, per poi portarsele alle
labbra..
"Dio tesoro, ma guardati! Sei stupenda!"
cinguetta, lo sguardo ammirato che vorrei tanto veder dipinto sul viso
del suo fratello gemello: sul suo visto stupendo, quel viso da bambino
che di tanto in tanto vorrei schiaffeggiare, quando non sembra
percepire i miei segnali, quando mi parla come se fossi una bambina,
quando fa l'iperprotettivo. Non come un ragazzo geloso, come un
fratello maggiore malfidente nei confronti degli amici della sorellina.
Lo vorrei tanto schiaffeggiare..ma solo per poterlo riempire di baci
l'attimo dopo.
Lui invece mi guarda con un sorriso leggero, lasciando che sia quello
ad esprimere la sua evidentemente moderata ammirazione, un sorriso
accennato tra tutti quegli esagerati complimenti, e a me viene voglia
di sparire.
"grazie..andiamo, Gee? Sono già in ritardo.."
agito una mano in direzione dei miei genitori, che mi augurano di
divertirmi, insieme con Frankie ed Hel, mentre Gee si alza, ed aperta
la porta di casa solleva un sopracciglio nel notare le mie braccia
bianche, lasciate scoperte dalle spalline sottili del vestito.
Effettivamente sono rabbrividita, quando il vento troppo freddo mi ha
colto di sorpresa: mi aspettavo perlomeno una temperatura degna di
maggio, ma sollevando lo sguardo mi mordo il labbro inferiore nel
notare che anche i raggi di luce sono spariti, schiacciati dalle nuvole
nere..e in ogni caso, non sarebbero certo stati in grado di scaldarmi.
Sono tanto concentrata nel domandarmi se smetterà mai di
piovere, da sobbalzare lievemente quando qualcosa di fresco e pesante
entra in contatto con la pelle arrossata dal vento e appena umida per
le gocce di pioggia, realizzando solo dopo qualche istante che si
tratta della giacca di pelle di Gee..il suo profumo intensissimo mi
raggiunge prima che possa anche solo definirne la consistenza. Chiudo
gli occhi e sospiro appena..il suo profumo su di me. è tutto
quello che desidero.
Quando li riapro, rimango appena abbagliata dal suo sorriso da bambino,
e vengo invasa da una straordinaria sensazione di calore nel sentirlo
cingermi le spalle con un braccio, mentre ci avviamo verso la macchina,
il suo ombrello nero aperto sopra di noi, a ripararci dalla pioggia
"ma l'avevi visto il tempo? Non ce l'hai un maglione?"
chiede ridendo, e io scuoto la testa, sforzandomi con tutta me stessa
di immergermi totalmente nella modalità "migliore amica".
Sorrido, quindi, e proclamo, sollevando appena il mento
"certo, ma nessuno stava abbastanza bene con il vestito!"
ridiamo insieme, raggiungendo finalmente la sua macchina, e una volta
dentro mi rannicchio nella sua giacca, piegando appena le gambe e
posando le ginocchia sul cruscotto, abitudine ereditata da mamma. Mi
volto a guardarlo, affascinata semplicemente dal modo in cui lui
inserisce le chiavi nel cruscotto e avvia il motore, o da come
tamburella con le dita sul volante, seguendo il ritmo della musica che
io stessa ho scelto..dallo specchietto ciondola appena un piccolo
pipistrello, che abbiamo trovato in una delle nostre solite gite del
sabato pomeriggio in giro per Reykjavic: giriamo per negozi, lui mi
regge i sacchetti contenenti le svariate tonnellate di vestiti che
compro ogni fine settimana, mi porta a mangiare da mac donald,
dichiarando ogni volta come il suo resistere alla puzza di quella roba
sia una prova evidentissima dell'affetto che lo lega a me, e andiamo al
cinema. Ogni sabato così, e io passo l'intera settimana ad
aspettare il momento in cui suonerà il campanello.
"sicuro di non voler venire anche tu alla festa?"
chiedo speranzosa, voltandomi appena verso di lui, che però
scuote la testa, lo sguardo verde sulla strada e un leggero sorriso
dipinto sul volto stupendo, prima di lanciarmi un'occhiata divertita.
"naaaa..ti lascio un pò libera, almeno il
giorno del tuo compleanno. E poi sono troppo vecchio per questo genere
di cose."
dichiara, scuotendo la testa con aria melodrammatica, e io rido,
dandogli un pugno appena accennato (per non rischiare di sfracellarmi
la mano sulla sua spalla marmorea.). Beh, effettivamente Gee ha quasi
tre secoli, per quanto essendo stato trasformato a 23 anni, la sua
età apparente rimarrà sempre quella..è
al mondo da tre secoli, e io da giusto quindici anni. Wow. E spreco
anche il mio tempo sperando che scelga di mettersi con me?
Vengo colpita da un pensiero improvviso, che mi fa sgranare appena gli
occhi azzurro ghiaccio, e impietrire la mano con cui stavo
distrattamente giocherellando con una ciocca di capelli neri.
E se..se non volesse venire perchè sta frequentando una
ragazza, e vuole passare il pomeriggio con lei? UnUna ragazza..una
vampira. Una stupenda vampira di almeno due secoli. Voglio dire,
sarebbe perfettamente verosimile. Sarebbe comprensibile anche che lui
eviti di parlarmente, per non farmi stare male. E sarebbe ancora
più comprensibile la sua tendenza a non guardarmi mai per
troppo tempo negli occhi, ultimamente, non come faceva prima, quando
passavamo ore intere a giocare a chi rideva per primo..era il mio gioco
preferito, da piccola. E ogni volta che lo sfidavo sapevo che nel caso
avessi vinto, sarebbe stato solo perchè lui me l'aveva
concesso. E protestavo ridendo, gli dicevo di non barare e non ridere
solo per farmi vincere, e lui mi spettinava, e mormorava dolcemente che
non rideva per finta, che lo faceva perchè era davvero
felice di giocare con me, e che non avrebbe desiderato trascorrere il
suo tempo in nessun altro modo..
Ultimamente, invece, mi guarda a malapena negli occhi. Niente
è cambiato, ridiamo, giochiamo, e stiamo insieme nello
stesso modo..solo, quando incrocio il suo sguardo, sorride appena e lo
distoglie.
Mi mordo il labbro inferiore, mentre l'ipotesi della vampira diventa
progressivamente una dolorosa certezza.
Non mi guarda più perchè si sente in colpa, lo
so. Perchè sa che lo conosco tanto bene da leggere nel verde
dei suoi occhi quello che mi sta nascondendo.
"eccoci qui."
dichiara lui, e io sussulto, guardando con gli occhi appena sgranati il
locale dove Iris e Maria hanno organizzato la festa: dovunque
palloncini, striscioni colorati con il mio nome. Tutto ciò
dovrebbe rendermi immensamente felice, certo. E allora
perchè ho dannatamente voglia di piangere?
Mi volto nuovamente verso Gee, incrociando il suo sguardo, e lui
sorride e lo distoglie, guardando l'ora sull'orologio elettronico sotto
al contachilometri.
"allora, a che ora ti vengo a prendere, più o meno? Mi
chiami tu?"
Scuoto bruscamente la testa, quasi senza rendermene conto, e mi stringo
appena nelle spalle al suo sguardo perplesso, per poi passarmi una mano
tra i capelli e sorridere appena.
"no, torno a casa con..il fratello di Iris. Ha
già detto che ci pensa lui. Tutto a posto."
lui annuisce, apparendo solo vagamente perplesso, ma torna subito a
sorridere.
"ok..divertiti allora, piccola."
si sporge verso di me, premendo le labbra sulla mia guancia, e io
ricambio baciandogli il viso a mio volta, e come ogni volta lotto per
non intercettare invece le sue labbra: invece, mi allontano il prima
possibile, e mi stringo nella sua giacca nera una volta che lui ha
agitato appena la testa, per farmi segno di tenerla, vedendomi
sfilarla. Mi stringo nella pelle nera impregnata dal suo profumo,
mentre guardo la macchina allontanarsi, e una sola lacrima si mischia
alle gocce di pioggia che mi sferzano il viso, nonostante l'ombrello
nero.
Dove sta andando?
Dove stai andando, amore mio?
Scuoto la testa, e mi volto verso il locale: mi sembra quasi di sentire
Iris sibilare agli altri di prepararsi al mio arrivo, l'ho notata
spiarci dalla finestra, poco fa. Allora mi stampo un sorriso sulla
faccia, sforzandomi di pensare alla magnifica serata che mi attende, e
cammino verso la porta, sempre stretta nella giacca nera, per stamparmi
il più possibile la sua essenza sulla pelle.
commentateeeeee.
*___*
|