Capitolo
7.
Complicazioni per vecchie amicizie e sorprese inaspettate.
“Se
io te lo chiedessi … mi
trasformeresti in una vampira?”.
Lui si irrigidì e puntò le sue iridi dorate nei
miei occhi.
La sua espressione era fredda, dura, neutra: non l’avevo mai
visto così con me,
mai.
“Perché me lo chiedi?” mi chiese senza
colore nella voce.
“Io voglio diventare come te” biascicai, cercando
di apparire determinata.
Scosse la testa, deciso “No” disse semplicemente.
Mi alzai e mi misi di fronte a lui “Edward! Io voglio
rimanere con te … Per
sempre”.
Si addolcì e si alzò anche lui, abbracciandomi
“Bella, non ti priverei mai
della tua umanità. Hai 17 anni e hai ancora tante cose
davanti a te. Io ti
starò sempre accanto” mi disse baciandomi la
fronte.
Mi sentii … Scossa, delusa. Mi allontanai da lui.
All’istante capii: lui non mi voleva per
l’eternità.
“Tu non mi vuoi. Non vuoi che io ti stia accanto per
l’eternità! Tu vuoi
lasciarmi morire, vuoi che io invecchi! Vero Edward? Non è
così?!?”
piagnucolai.
Lui sorrise, ma senza ironia “No Bella. Tu sei
l’amore della mia esistenza. Io
ti amo, ogni singola cellula del mio corpo ti ama e vive per te. Ti ho
aspettata per anni”.
Ritrovai la concentrazione “E allora perché non
vuoi trasformarmi?”.
Sospirò, benché
non ne avesse bisogno e
finalmente mi spiegò “Isabella”
pronunciò il mio nome intero, e un brivido mi
percosse.
“Non voglio che tu diventi un mostro. Un essere immortale,
dannato. Perderesti
la tua anima. Capisci? E non posso
essere io la causa di tutto ciò. Per te voglio il meglio e
non c’è niente di
più bello che essere umani. Essere liberi di godersi il sole
pomeridiano
liberi, di sognare e poter dormire la notte, di frequentare luoghi
affollati
senza avere timore che da un istante all’altro il mostro che
è in te, possa
uscire. Io non voglio questo per te. Voglio che tu sia felice, e libera
di
vivere la tua vita da umana.”.
Sentii gli occhi pizzicare, perché la verità mi
colpì come uno schiaffo.
Sarei invecchiata, sempre di più. Sarei morta. Non avrei mai
avuto la mia
eternità con la persona che amavo.
Le lacrime scesero dai miei occhi e mi bagnarono le guance.
Senza accorgermene, cominciai a correre verso la mia camera, sbattendo
la porta
violentemente.
Mi accasciai a terra e singhiozzai.
Perché era così ostinato? Se davvero mi amava e
mi avesse voluto vedere
veramente felice, mi avrebbe trasformata. Ma lui non ne voleva sapere!
“Bella?” chiese una voce vellutata “Posso
entrare?”
“Vattene Ed”.
“Non me ne vado. Se necessario sfonderò la porta,
sai bene che non mi ci
vorrebbe molto”. Mi parve quasi di vederlo sorridere.
Scossi la testa: testardo com’era, l’avrebbe fatto.
Cercai di ricompormi e
andai ad aprirgli.
Lo trovai serio, ma felice di vedermi. Entrò nella stanza,
che a dire la
verità, era anche la sua e si sedette sul letto.
Lo guardai, con un punto interrogativo stampato in faccia.
“Scusami” disse solo “N on voglio che tu
pensi che io non ti voglia con me. Ma
come ti ho già spiegato, io non voglio che tu ti trasformi
in un mostro per me.
Perché se lo fai per me,
risparmiati questo sacrificio”.
A quel punto esplosi “Sacrificio?!?” urlai isterica
“Sacrificio?!? Cazzo
Edward, sei il vampiro più ostinato e cocciuto che io
conosca! Credi che per me
sia un sacrificio restarti accanto?!? Io ti amo! Ti amo e ti
vorrò per sempre
con me!! Come puoi non capirlo?!??!?! Vorrei che mi leggessi nella
mente per
capire quanto io ti amo! Tu sei l’amore della mia vita! Non
c’è nessuno che io
ami di più.”.
Lui rise “Credo che tu ti debba calmare, amore”
disse tranquillo “E poi credevo
che non ti dispiacesse che non potessi leggerti nella mente”.
Feci una smorfia “Bhè adesso lo vorrei.”.
“Parlando seriamente, vuoi veramente diventare una
vampira?”
Annuii decisa “Io voglio stare per sempre con te”.
Scosse la testa, rassegnato “Facciamo così: entro
la fine dell’anno scolastico,
ti darò una risposta, okay?”.
Mi avvicinai a lui e lo baciai
“D’accordo”. Lo abbracciai a lungo e per
un
attimo il mondo si fermò: in quella stanza
c’eravamo solo io e lui e tutto il
resto del mondo era scomparso. Era una sensazione favolosa. Edward
inspirò il
profumo dei miei capelli, poi mi sorrise e sciolse il nostro abbraccio
con
molta delicatezza, appartenente solo ad un ragazzo di
un’altra epoca.
“Ci sono dei problemi” mi disse Edward
all’improvviso, ma sempre sorridente.
Feci una smorfia, quando mai non c’erano dei problemi a
rovinare una giornata
apparentemente perfetta?
“Cioè?” chiesi.
“Lucas ha la febbre” disse con tono triste.
“Che cosa?!?” chiesi incredula “Come
puo’ avere la febbre? Lui e gli altri sono
andati via prima di noi, inoltre si è cambiato
subito.” Affermai convinta, ma a
quanto pareva tutto ciò non era bastato.
“Il sistema immunitario dei bambini è fragile,
Bella”.
Annuii poco convinta e corsi nella sua camera, dove trovai Esme che gli
stava
passando un’asciugamani inumidito d’acqua fredda
sulla fronte.
Lui tossì, e quando mi vide sorrise
“Bells!” fece per alzarsi ma venne bloccato
all’istante da Esme. Lui sbuffò.
“Devi riposarti tesoro. La febbre non è una cosa
da prendere alla leggera”. Lo
rimproverò.
Sorrisi ed andai verso di lui, sedendomi sul suo letto, mentre Edward
si era
seduto sulla poltrona accanto al letto.
“A quanto ha la febbre?” chiesi.
“38 e mezzo” rispose “Carlisle arriva tra
poco, è andato a farsi una doccia, ma
ha detto che tra qualche minuto sarà qui, ma secondo lui
dovremmo tornare a
Forks e partire o domattina o questa sera”.
“Perché?” si lamentò il bimbo
che ero steso sul letto controvoglia. “No, io
voglio stare al mare!!” Piagnucolò.
“Ehi, il mare non scappa e nemmeno la casa, e poi non
potresti nemmeno fare il
bagno” cercò di farlo ragionare Edward.
Sbuffò e ridemmo.
Intanto qualcuno bussò alla porta “Vieni
Carlisle” disse il mio vampiro.
Il medico entrò raggiante e notai il suo abbigliamento
moderno ma con un
qualcosa di antico. “Allora vediamo un po’ come sta
il nostro campione” disse
avvicinandosi a Lucas, mentre io mi alzai lasciandogli il posto.
“Davvero dobbiamo andare via?” disse triste.
“Temo proprio di sì piccolo, non ha senso stare
qui, ma non preoccuparti, ti
prometto che ogni volta che potremo, verremo qui, va bene?”.
Carlisle ci sapeva proprio fare con i bambini. Era una scenetta molto
commovente, e abbracciai Edward che mi strinse a sé.
“Riesci a sederti?”.
Lui si alzò, aiutandosi con i gomiti.
“Bene, adesso apri la bocca” disse mentre tirava
fuori una pila “e fai aah”
continuò.
Lucas obbeddii e poco dopo continuò la sua visita, ed infine
ci comunicò “Non è
niente di che. Probabilmente ha preso freddo. Passerà in
fretta, forse lunedì
potrà addirittura andare a scuola.” Poi il suo
cellulare squillò e si congedò.
Nel frattempo entrò Alice, seguita da Jasper, Rose ed
Emmett, ed erano lì tutti
per lui.
“Bene, ho preparato già l’auto, le
valigie eccetera, quindi se non vi spiace,
possiamo partire questa sera” catalogò Alice
frettolosa, mentre rivolse un
sorriso raggiante a Lucas.
Intanto Rose diede il cambio ad Esme, e si sedette accanto a lui,
mettendogli
una mano sulla fronte.
“Per noi va bene” dissi io ed Edward annuii,
dandomi conferma.
“Anche per me e Emm non ci sono problemi”
asserì Rosalie, mentre scostava un
ciuffo biondo dalla
fronte del mio
piccolo.
“D’accordo, allora partiremo tra un’ora.
Bella prepara le valigie, io faccio
quelle di Lucas” disse Alice mentre cominciava ad aprire i
cassetti per
ritirare la roba.
“Okay, allora a dopo”.
Non era molto buio, il cielo era chiaro ed inoltre avevo smesso di
piovere.
Io, come all’andata ero nell’auto di Edward, mentre
Lucas ero disteso sui
sedili posteriori che dormiva, spossato dalla febbre che era salita
leggermente.
Eravamo nel centro Forks, quando accanto a noi, nella direzione opposta
alla
nostra, un moto ci sfrecciò vicino. Un ragazzo dai capelli
neri e corti era
alla guida del veicolo.
Quando lo vidi in faccia, non credetti ai miei occhi.
Era cambiato, molto, ma i lineamenti, l’ingenuità
nel suo sguardo attento mi
davano conferma che quel ragazzo era il mio migliore amico Jacob! Ma
che ci
faceva qui a Forks?!?
“Ed accosta per favore!” dissi esaltata.
Lui non fece domande e si fermò. Intanto anche il ragazzo
che supponevo fosse
Jake si era fermato a fare benzina.
Mi avvicinai cauta, mentre Edward era rimasto appoggiato alla sua Volvo
che
badava a Lucas.
“Jacob?” chiesi esitante.
Si girò e non appena mise a fuoco il mio volto, un sorriso a
32 denti si fece
spazio sul suo viso. “Isabella Swan?” chiese
dubbioso.
Oddio! Quello ero Jake, il mio migliore amico da sempre.
Senza esitare, gli corsi incontro e lo abbracciai forte, come per non
lasciarlo
più andare via,e a anche lui ricambiò, forse con
troppa forza.
“ahi” mi lamentai.
Jacob arretrò spaventato “Oh scusa” disse
impacciato come sempre.
Solo allora notai quanto era grosso.
Era alto, altissimo molto di più di come ricordavo.
Sarà stato almeno 1.90 o
addirittura di più. Indossava una maglietta a mezze maniche
nere, che si
intonava con la sua pelle scura.
Era molto muscoloso e in quanto a bellezza … Bhè
era molto bello, certo mai
come il mio Edward, ma era bello, bellissimo.
Aveva avuto un cambiamento radicale in un anno!
“Jake sei diventato enorme!”.
Lui sorrise “eh già.”
“Il taglio con i capelli corti … Ti stanno molto
meglio, sai?” mi sfoderò un
grande sorriso, mettendo in risalto i suoi denti, perfettamente bianchi.
“Davvero?”
“Certo! Ma dimmi che ci fai qui a Forks?” chiesi
incuriosita. Jacob abitava da
sempre a Phoenix. Ci eravamo conosciuti all’asilo ed allora
era stata amicizia
pura. Eravamo inseparabili, come fratelli.
I nostri genitori erano molto amici. Scossi la testa, come per cacciare
quel
pensiero.
“Bhè, Bill di punto in bianco è voluto
venire ad abitare a Forks. Comunque ci abitava
il mio bisnonno qui, ci è sempre abitato. Sai a quanto pare
Bill qua ha molte
conoscenze. Ora abito a La Push.”.
Intanto Edward si avvicinò a me, a grandi passi e mi cinse
la vita.
Jake guardò il mio ragazzo in cagnesco e lui
ricambiò.
“Oh” esclamai sorpresa “lascia che ti
presenti Edward, il mio ragazzo” dissi
fiera di lui, ma Edward non si scompose. Era rigido, teso.
Jacob fece una smorfia “Jacob” disse solamente.
Percepivo la tensione che si era creata, così decisi di
intervenire “Ehm …
Bella moto!” dissi guardando quella bestia dalle dimensioni
enormi.
“Grazie” disse lui freddo.
Perché da quando era arrivato Edward, il clima si era fatto
così ostile?
“Andiamo Bella” disse il mio vampiro con voce
tagliente come il ghiaccio “Lucas
si è svegliato. Dobbiamo andare a casa” disse come
se stesse cercando di
convincere una bambina.
“Chi è Lucas?” chiese il mio migliore
amico, sorpreso
“Lunga storia, te la racconterò uno di questi
giorni. Tanto, Jake noi ci
vediamo presto, te lo prometto” dissi abbracciandolo.
“Lo spero” disse fulminando Edward.
Quando arrivammo a casa, la febbre di Lucas era rimasta a 39 e non
accennava a
scendere. Alice e Jasper avevano fatto una sosta in farmacia per
prendergli i
medicinali.
In quanto a me, gli tenni compagnia finchè non si
addormentò, e nonostante
fosse tardi, non ero molto stanca. Mi feci una doccia lampo e entrai
nella mia
stanza, dove c’era anche Edward.
“Ehi, sbaglio o hai una tua stanza?” gli chiesi
scherzosa, ma ero felice che
fosse con me.
Mi sorrise “Si ce l’ho, ma voglio rimanere con te.
Non posso?”
“Ma certo che puoi.”.
Mi misi seduta sul letto, sotto le coperte e notai che Edward mi
fissava
curioso “Perché non mi hai mai parlato di quel c
… Di Jacob?” disse con tono
calmo, ma sapevo bene che non lo era affatto.
Feci spallucce “Non me
lo hai mai
chiesto.”
“Chi è?”
“è il mio migliore amico. Lo conosco da tanto
tempo. Sai a Phoenix eravamo
vicini di casa e abbiamo subito legato. Eravamo inseparabili e lui era
ed è
fantastico. Mi proteggeva sempre dai bulletti della scuola”
risi, ricordando i
vecchi tempi “I nostri genitori erano molto amici
…” lasciai la frase in
sospeso, ma il mio vampiro attendeva la continuazione “Poi
quando mia madre è
morta, Jake mi è stato molto vicino e senza di lui non ce
l’avrei mai fatta.
Quando è morto mio padre pero’ … Non ho
più visto Jacob e io non mi accorsi
della sua assenza, ero talmente … Triste.” Scossi
la testa per pensare ad
altro.
“Sono molto sorpresa di trovarlo qui, a Forks. Adesso abita
alla riserva di La
Push.
Sapevo che il suo
bisnonno abitava qui …
a trasferirsi in questa città senza motivo mi sembra un
po’ …”
Edward mi interruppe bruscamente “Il suo bisnonno?”
“Sì” gli chiesi confusa. Come mai tutto
quell’interesse?
“Aspetta, Jacob come si chiama di cognome?”
“Black … Edward perché tutte queste
domande?” chiesi leggermente infastidita.
“Nulla, semplice curiosità” disse
chiudendo il discorso in fretta.
Feci una smorfia: mi stava mentendo, lo conoscevo troppo bene ormai, ma
non
insistetti.
“Lucas salterà un anno di scuola
…” dissi soprappensiero.
Non mi piaceva quell’idea ma i fatti erano chiari, e non
l’avrei mandato a
scuola malato.
“No, non preoccuparti amore. Non
succederà” mi sorrise raggiante. Certo,
dimenticavo che ormai vivevo in una famiglia di vampiri milionari,
probabilmente
più ricchi delle star di Hollywood.
“Non voglio che paghi chissà quale cifra per non
fargli ripetere un anno…”
Mi interruppe baciandomi e facendomi scordare ogni preoccupazione. Poi
si
staccò da me “Credo che sia ora della nanna per
gli umani”.
“Non ho sonno” replicai, ma il mio corpo non andava
d’accordo con la mente,
infatti sbadiglia “Dicevi?” chiese sarcastico.
“Oh chiudi il becco” dissi appoggiando la testa sul
cuscino.
“Bella” mi sussurrò
sull’orecchio. Rabbrividii e potevo vedere il suo sorriso
“Ti amo”. Mi baciò i capelli e dopo
scivolai nel mondo dei sogni.
Risvegliarsi la mattina e trovare la colazione già pronta
è una cosa
fantastica, soprattutto sei il tuo fidanzato te la porta a letto. Un
gesto
tremendamente romantico.
“Ben svegliata” disse sfiorandomi la fronte con le
sue labbra gelide.
“Ciao” lo salutai felice. Bene, la giornata era
cominciata nel più positivo dei
modi ero totalmente euforica “Quali sono le novità
del giorno?” chiesi per
intavolare un discorso.
Mi fece il sorriso sghembo “Il piccoletto sta bene. Non ha
più la febbre e
credo proprio che domani potrà andare a scuola”.
“Davvero?” era una notizia fantastica e mi sentii
sollevata.
Nel frattempo cominciai a sgranocchiare un croissant, ma quella mattina
non
avevo molta fame, così decisi di andarmi a fare una doccia
rilassante.
Quando tornai dal bagno, Edward mi attendeva in salotto e scesi,
trovando tutta
la famiglia Cullen al completo. Stavano discutendo per la scuola di
Lucas.
“Chi lo va a prendere?” chiese Rosalie preoccupata.
“Ragazzi, mi spiace ma domani ho un impegno
urgente” si scusò Esme.
“Andrei io, ma secondo le versioni ufficiali, io e Rose
frequentiamo il college
dall’altra parte dello stato” intervenne Emmett,
che era seduto davanti al
televisore con il piccolo, che non sembrava minimamente preoccupato.
“Posso andare io!” propose Alice, poi mi rivolse
uno sguardo estasiato “Ci
andremo io, Bella e Edward non appena usciremo da scuola! Ti va bene,
vero?”.
Annuii. Ero contenta di andare a prendere Lucas al primo giorno di
scuola.
“Okay e lo accompagneremo io e Carlisle.” Aggiunse
Esme.
Intanto Edward mi afferrò per un braccio e mi
portò verso il suo pianoforte,
invitandomi a sedere accanto a lui “Finalmente posso farti
sentire la tua ninna
nanna”.
Poi le sue lunghe dita bianche cominciarono a muoversi a
velocità
impressionante, sui tasti bianchi e neri di quello strumento che tanto
mi
affascinava.
La melodia che si formava era fantastica: dolce, rilassante e
bellissima.
Le note si diffondevano per la casa, irradiando felicità,
poi si interruppe
dolcemente.
“Edward è … Assolutamente perfetta!
Grazie!”. Lo abbracciai e lui rise spensierato.
“L’hai ispirata tu” poi mi
baciò.
Nel tardo pomeriggio,la pioggia cominciò a scendere e
cominciavano a formarsi
pozzanghere di dimensioni stratosferiche, ma secondo Alice avrebbe
smesso entro
sera.
Edward era uscito improvvisamente, ricordandosi di un impegno
misterioso del
quale non mi aveva voluto parlare.
Lucas invece, era con Alice e Jasper nella camera di questi ultimi,
mentre Emmett
e Rosalie erano usciti a cacciare con Esme e Carlisle.
Insomma, il pomeriggio era abbastanza noioso, così decisi di
guardare la
televisione, cosa che facevo raramente.
Non appena accesi la TV,mi apparse il canale della CNN e rimasi a
guardare il
telegiornale, cercando di aggiornarmi su cosa era accaduto nel mondo.
“Secondo recenti testimonianze, a
Forks
girerebbe un orso dalle notevoli dimensioni. Si consiglia di non
avventurarsi
nei boschi e se qualcuno ne avvistasse uno è pregato di
chiamare la polizia”.
Restai scossa dalla notizia, non sapendo come interpretarla, poi scossi
la
testa: di sicuro i giornalisti facevano sembrare le cose più
grandi di quello
che erano.
La suoneria del mio cellulare mi fece sobbalzare. Mi alzai dal divano e
mi
accorsi di aver ricevuto un messaggio. Chi poteva essere?
Lo lessi. Ciao Bells! Ho faticato per
trovare il tuo numero di cellulare ma finalmente sono riuscito a
prenderlo!
Ascolta ti va di venire a La Push? Almeno passiamo qualche ora insieme.
Se
decidi di sì, sai dove trovarmi. Jake.
Sorrisi e corsi subito al piano di sotto e decisi di prendere
l’auto di
Edward: per fortuna lui aveva preso la Aston Martin.
Accesi il motore che si risvegliò e cominciai a sfrecciare
per le strade di
Forks, cercando di ricordare dov’era La Push.
Un cartello stradale grande come una casa, mi informò che
l’avevo raggiunta,
così scesi dell’auto e proseguii a piedi, trovando
Jacob seduto su un tronco.
“Bella?” mi chiese stupito. Poi mi corse incontro e
mi stritolò in un
abbraccio, sollevandomi da terra “Oh Bella, non posso credere
che tu sia qui! È
fantastico!”.
“Eh già. Ce l’ho fatta ad arrivare,
visto?” dissi sorridente.
“Oh ma non stiamo qui sotto la pioggia. Vieni andiamo a casa
mia”.
La sua casa era abbastanza piccola, composta solo da un salotto, il
bagno, la
camera di Billy e quella di Jake.
Tuttavia, era molto confortante e dava la classica idea della piccola
casa,
piena di calore e affetto: quelle case che si riempiono di persone per
festeggiare allegramente il Natale.
Billy non era a casa, ma era andato a casa di una sua amica.
Così restammo solamente io e Jacob. Ci sedemmo sul divano
del salotto e
cominciammo a parlare “Hai freddo?” chiese
premuroso.
Scossi la testa “No si sta bene qui. Piuttosto dovresti
averne tu. Sei in mezze
maniche e si gela!”
Mi sorrise, sfoderando il sorriso del mio migliore amico
“Allora Bella, ehm …
credo di doverti le mie scuse per non esserti stato accanto quando
è morto tuo
padre. Ecco vedi, stavo affrontando una cosa difficile.”
Concluse il discorso
in fretta, impacciato e notai il suo repentino cambiamento di umore:
era
diventato triste, tutto ad un tratto.
“Cosa c’è che non va Jake?”
“Niente, non
preoccuparti. Allora mi
spieghi come ci sei finita nello stato più piovoso
d’America?”.
“Bhè quando Charlie è morto, non avendo
più nessuno che potesse badare a me,
sono finita in un orfanotrofio, bellissimo eh, ma mi mancava una
famiglia. Qui
ho conosciuto Lucas, il bambino di cui mi hai chiesto. Ti
ricordi?”
Annuì secco “Certamente.”
“Ecco lui è il mio fratellino minore, vediamolo
così. Ad ogni modo, mesi dopo
sono arrivati i Cullen e hanno adottato me e Lucas. Sono la famiglia
più
splendida che avessi potuto desiderare. Sono così buoni con
me. Sono fantastici
Jake! Dovresti conoscerli”.
Lui scosse la testa contrariato “E
quell’Edward?”
Sorrisi al pensiero del mio vampiro –ma questo non era il
caso di dirlo a
Jacob, d’altronde avevo promesso di non parlarne con
nessuno-. “Lui fa parte
della famiglia Cullen” mi fece segno di andare avanti, come
se sapesse già tutto
“Edward è … Bhè non ci sono
aggettivi per descriverlo. L’amore che io provo per
lui e che lui prova per me è indescrivibile. Siamo come due
calamite: ci
attraiamo in un modo pazzesco. Lui è tutta la mia vita, e
non potrei immaginare
un mondo senza di lui”.
La nostra conversazione venne interrotta da un bussare prepotente. Che
fosse
Edward? Gli avevo lasciato un bigliettino, forse era preoccupato ed era
venuto
a cercarmi. Poteva essere anche Alice o qualche altro membro della
famiglia
Cullen.
“Che ci fate qui?” chiese Jacob sorpreso.
Nessuno rispose, poi si sporse per vedere all’interno della
casa e vide me.
Riuscii ad intravederlo per un istante: era alto, muscoloso, molto
più di
Jacob, anch’esso con i capelli neri e pelle scura.
Mi lanciò uno sguardo inespressivo poi si rivolse a Jake
“Credevo di essere
stato chiaro, Jacob!” lo rimproverò, come un padre
sgrida un figlio “Niente
visite per almeno un mese” sussurrò con voce
tagliente, poi bisbigliò qualcosa
che non riuscii a comprendere. Il mio migliore amico, ne fu comunque
infastidito “Non preoccuparti Sam. Non succederà,
ci vediamo” lo liquidò in
fretta e chiuse la porta, borbottando qualcosa, poi tornò a
sedersi accanto a
me, sprofondando nel divano, sbadigliando.
“Dicevamo?” chiese di nuovo entusiasta.
“chi erano quelli?” chiesi insospettiti.
“Amici” rispose velocemente “Allora, cosa
stavamo dicendo?” chiese sviando i
discorsi.
“Stavamo parlando di Edward …. A proposito, forse
verrà a cercarmi” lo
informai.
“Non credo proprio” bisbigliò, ma
sembrava che lo stesse dicendo a se stesso
più che a me.
Rimanemmo per qualche minuto in silenzio “Ti trovi bene
qui?”
“Sì, molto. Ho tanti … Amici con cui
trascorro la maggior parte del tempo”. Mi
sfoderò un sorriso luminoso.
Annuii “Hai sentito il telegiornale di oggi? Ci sono degli
… orsi? Orsi che
girano in città”.
Lui scoppiò a ridere, come se avessi raccontato la
barzelletta più divertente
del mondo.
Lo guardai in malo modo e tornò serio
“Scusami”.
“Sei strano Jake” osservai “Sicuro di
stare bene?”. Gli misi una mano in
fronte, per assicurarmi che fosse in buona forma. Rimasi scossa dalla
sua
elevata temperatura corporea. “Jacob! Tu scotti! Stai male!
Hai la febbre!!”
strillai.
Scosse la testa “Stai tranquilla Bells. Io sto bene.
Piuttosto come ti trovi
con loro?”
“Ma Jake …”
Mi interruppe bruscamente “Allora?” chiese
insistente.
Alzai gli occhi al cielo “Bene. Come ho già detto,
sono delle persone
adorabili”.
Fece una smorfia, come se non fosse d’accordo e
scoppiò a ridere “Oh si certo”
disse sarcastico. Mi infastidii molto “Jacob! Smettila di
comportarti così! I
Cullen sono davvero delle brave persone!”.
Che lui sapesse … No impossibile.
“I Cullen!” esordì spazientito
“Non importa, lascia perdere. Ti dico solo una
cosa: loro non sono chi dicono di essere”.
A quell’affermazione sbiancai. Jacob sapeva. Come diavolo
faceva a sapere che
cosa erano i Cullen?!? Si conoscevano?
“Che cosa? Che cosa hai detto?!?” chiesi isterica.
“Ehi che ti prende? Ho solo detto che loro non sono chi
credono di essere.”
“Io adesso vado, okay? Ci vediamo presto” lo baciai
su una guancia e mi alzai
in fretta dal divano, rischiando di cadere. Afferrai il giubbotto e
corsi alla
Volvo di Edward.
Il loro segreto era in pericolo! Sfrecciai verso la grande casa bianca,
dove
trovai Alice con in braccio Lucas e Edward con una faccia …
arrabbiata e allo
stesso tempo preoccupata.
Non appena mi vide, mi venne incontro con passo deciso “Si
puo’ sapere perché
non sei tornata? Potevi chiamarmi per dirmi che stavi bene! Hai idea
…” prese
un lungo respiro, e si calmò. Il suo viso tornò
sereno “Sono stato in pensiero
per tutto questo tempo”.
“Ma io ero solo da Jake, a La Push!”
Alice intervenne “Appunto perché eri a La Push
eravamo preoccupati. Io non
posso vedere i …” si interruppe. Perché
oggi erano tutti strani?!?
“Non puoi vedere cosa Alice?”
“Nulla, non preoccuparti” poi mise giù
Lucas che mi sorrise poi corse in
garage, insieme a Emmett e Rosalie.
“Andiamo Bella” Alice mi trascinò in
camera sua e mi fece accomodare sul suo
divano. Si avviò verso il suo enorme guardaroba dal quale
tirò fuori, una borsa
caratterizzata dalla scritta di una famosa marca.
Sbuffai.
Tirò fuori un vestito blu: semplice ma molto carino.
Aveva le spalline, una scollatura modesta e dietro aveva dei piccoli
nastrini
di seta, delicati che andavano allacciati.
Era il vestito più bello che avessi mai visto.
Tirò fuori anche un golfino blu, dello stesso identico
colore e dell’intimo
nero, di pizzo.
“Che cos’è tutta questa roba?”
chiesi scocciata.
“E’ per te. Ho previsto che ti sarebbe servito,
così oggi pomeriggio sono
andata a Portland a comprartela. Dovresti ringraziarmi” mise
il muso,
fingendosi offesa.
Alzai gli occhi al cielo poi le andai incontro e la stritolai in un
abbraccio
“Grazie!” dissi entusiasta.
Mi schioccò un bacio frettoloso sulla guancia
“Adesso corri a prepararti. Tra
50 minuti Edward ti porterà a mangiare fuori” mi
avvisò. Perché io non sapevo
nulla?
Alice mi spinse in bagno e mi lasciò vestire.
Prima feci una doccia calda ed infreddolita come ero, mi fece sentire
la
ragazza più rilassata e beata del pianeta.
Mi avvolsi in un asciugamano, poi quel piccolo folletto
entrò, armata di
spazzole, phon, profumi e molti altri prodotti. Ero sicura che avrebbe
potuto
fare l’estetista.
“Rilassati Bella. Questa sera sarai assolutamente
perfetta”.
Cercai di replicare ma la spazzola che aveva in mano Alice,
affondò nel mio
groviglio di capelli, facendomi urlare. “Scusami”
poi prese il phon e continuò
la sua tortura.
Io restai ferma come una statua, e quando finì con il phon
prese una crema
“idratante” come l’aveva definita lei, e
me la spalmò dolcemente sul viso.
Non ancora soddisfatta, mi truccò poi mi ordinò
di vestirmi –senza guardarmi
allo specchio-. Obbedii e quando tornò un sorriso
soddisfatto era stampato sul
suo viso perfetto. “Ora puoi guardarti Bella” mi
disse.
Mi voltai e mi vidi: la ragazza riflesso nello specchio aveva una
faccia
stupita e meravigliata. Aveva i capelli lunghi, alle
estremità delle punte aveva
dei boccoli stupendi ed erano i capelli più luminosi che
avessi mai visto. Se
li accarezzò e notò con piacere che erano
morbidissimi. Aveva un leggero trucco
che faceva apparire il suo viso di un colorito roseo pallido, delicato.
Il
vestito che indossava creava un risalto piacevole con la carnagione
pallida. Era
bellissima.
Sussultai quando mi accorsi che la ragazza ero io.
Mi uscii dalla bocca un “wow” smorzato. Alice
gongolava al mio fianco.
“Sembri una vampira Bella!” squittì,
riferendosi al fatto che ero assolutamente
perfetta.
Avrei persino retto il confronto con una qualsiasi vampira. Certo non
ero bella
e perfetta come Alice o Rose ma … Ero stupenda per essere
un’umana.
Ridacchiai fra me per la mia ultima affermazione.
Quando Alice ci si metteva di impegno, riusciva a fare delle cose
assurde.
Presi una borsetta e indossai delle scarpe nere con tacco, ovviamente
comprate
da Alice e scesi le scale.
Edward mi guardava estasiato. Anche lui era bellissimo, anzi di
più.
Indossava un vestito nero, con una cravatta e una camicia bianca.
I capelli erano scompigliati in una maniera ordinata e il vestito scuro
risaltava con il suo colorito bianco.
Mi sorrise poi mi abbracciò “Sei bellissima questa
sera”. Arrossii per il
complimento.
“Bells, sei favolosa!” mi urlò Lucas
saltandomi in braccio “Divertitevi” mi
augurò.
Gli baciai i capelli e uscimmo di casa.
Prendemmo la Aston Martin di Edward. Faceva freddo così
indossai il golfino.
Una benda nera mi coprii gli occhi “Ehi” mi
lamentai.
Ridacchiò “Comportati bene. Ti sto facendo una
sorpresa. Vedrai, ti piacerà” mi
assicurò, poi si sedette al posto di guida e accese il
motore che ruggì, pronto
alla corsa.
“Vuoi che ti accenda il riscaldamento?”
“No grazie, sto bene” poi mi misi una posizione
comoda e mi rilassai sui
confortevoli sedili in pelle dell’auto.
“Ed” lo chiamai “oggi Jake mi ha detto
una cosa”.
Non ci vedevo, ma avrei giurato che avesse assunto una posizione rigida.
“Che cosa?” chiese a voce bassa, e se non
l’avessi conosciuto meglio di me, non
avrei potuto dire che era nervoso.
“Ha detto che voi non siete chi dite di essere”.
Sentii un ringhio cupo, trattenuto riempire il veicolo. Ma non avevo
paura.
Sapevo che era solamente frustrato “I Black hanno una buona
memoria a quanto
pare” sussurrò tra sé.
“Che vuoi dire?” chiesi ansiosa e curiosa.
“Lo so Bella che conoscono la nostra vera identità
non preoccuparti” mi baciò
la fronte e sentii il sangue ribollire.
“E come …?”
“Non posso dirtelo. Ti spiegherà tutto il tuo
amico, quando vorrà e sarà
pronto” disse con voce neutra.
“Non capisco Edward” farfugliai “Cosa mi
deve raccontare?”
Ridacchiò “Sii paziente e verrai
ricompensata”. Poi aumentò la velocità
e in
quell’istante fui grata di avere gli occhi bendati: almeno
così, non avrei
visto il contachilometri segnare una velocità superiore ai
180.
“Perché non mi hai detto che mi avresti portata a
cena fuori?” chiesi curiosa.
“E che sorpresa sarebbe stata altrimenti?” si
giustificò assumendo un tono di
voce innocente. Sbuffai.
Poi l’auto si fermò dolcemente. Non sentii Edward
scendere ma riuscivo a
percepire che mi aveva aperto la portiera “Prego”
mi disse gentilmente.
Sorrisi. Apprezzavo molto il suo lato da vero gentiluomo.
Mi afferrò la mano e mi mostrò la strada da
prendere. Sentivo l’aria fredda sul
viso e un leggero chiacchiero di persone.
Poi finalmente mi tolse la benda e finalmente potei ammirare il posto
in cui mi
aveva portato.
L’imponente struttura bianca, era illuminata di lucine
meravigliose e l’entrata
faceva bella mostra di sé, mentre la luna gli conferiva un
colorito argenteo
più che bianco.
Rimasi spiazzata. Edward mi aveva portato a cenare allo Space Needle di
Seattle!