Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: EleAB98    02/05/2025    2 recensioni
Una sola cosa è necessaria, secondo il protagonista Thomas Gradgrind. E questa cosa sono i Fatti. Solo e soltanto Fatti. Che poi, vogliamo forse biasimarlo?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                             

 


«Ora, quello che voglio sono i Fatti. Insegnate, a questi bambini e a queste bambine, nient’altro che Fatti. I soli Fatti sono ciò che occorre nella vita. Non seminate altro e sradicate tutto il resto. La mente di animali razionali si potrà plasmare solo sui Fatti: nient’altro sarà mai per essi di alcuna utilità. Questo è il principio in base al quale allevo i miei figli, e questo è il principio in base al quale allevo questi bambini.

Attenersi ai Fatti, signor mio!»

 

La citazione soprastante è tratta dal Capitolo I di Tempi Difficili, un romanzo del buon Charles Dickens. Una sola cosa è necessaria, secondo il protagonista Thomas Gradgrind. E questa cosa sono i Fatti. Solo e soltanto Fatti. Che poi, vogliamo forse biasimarlo? Nella vita, d’altronde, si cercherebbe proprio quello. Solo e soltanto Fatti. Perché a parole, come si suol dire… siamo bravi tutti (o quasi), no?

Una sola domanda potrebbe sorgerci spontanea, però. E la fantasia? E i sogni “di gloria”? E le nostre speranze? E il nostro sentire? Ebbene, io questa volta non propongo Fatti, in questo scritto. Ma soltanto parole (e qua, mentalmente, ecco che mi parte un famosissimo brano di Mina) e pensieri (magari sconnessi, non lo so), anche se il già citato signorino Gradgrind, come pure la Mafalda che mi sta guardando – con aria piuttosto minacciosa, oserei dire – non ne sarebbero poi troppo contenti.

Da parecchi giorni, in effetti, mi piacerebbe tanto scribacchiare qualcosa su questo spazio sempre meno frequentato dalla sottoscritta. Allo stesso tempo, però… non avrei (ancora) di che scrivere. Negli ultimi tempi, mi “sento” ben poco e, allo stesso tempo, mi sento “troppo”. Avrei, forse, sia tanto che poco da dire, e questa è una di quelle sensazioni che mi spiazzano non poco e che, almeno il più delle volte, mi spingono a lasciar perdere ancor prima di iniziare a scribacchiare di un qualcosa che, molto probabilmente, risulterà ben poco interessante. Ovviamente, essendo le mie giornate in larga parte scandite dallo studio di concetti al limite dell’incredibile, magari è del tutto normale che quasi tutti i miei pensieri siano dirottati verso la mia prossima, intrigante “destinazione”. Dal punto di vista puramente accademico, quest’anno (contrariamente al precedente) è di fatto iniziato nel migliore dei modi. Non c’è stato giorno in cui io non abbia pensato, in effetti, a quell’inaspettato (e insperato, sì) 30 e Lode, conseguito oramai due mesi fa, senza che un lieto sorriso non piegasse le mie labbra dal cipiglio sempre troppo corrucciato – soprattutto in quei casi in cui la concentrazione e la determinazione devono essere mantenute costanti. Quell’esame che ho svolto, inutile negarlo, è stato (e sarà) la colonna portante dei prossimi. E vi assicuro che quelli mancanti non sono di certo una passeggiata! Giusto una ventina di giorni fa, ho dovuto svolgere un compito scritto dalla portata piuttosto impegnativa. Un esame riguardante una delle tecniche principi per la caratterizzazione strutturale dei nostri beneamati (e, delle volte, anche odiati!) composti organici. Il mio rapporto con la Spettroscopia NMR non è mai stato dei più semplici. Forse, è stato proprio per questo che ho deciso di risbatterci il grugno per l’ennesima volta (e, sia chiaro, non mi pento di questo!), anche se per l’esito bisognerà attendere un altro po’. Di sicuro, il mio primo approccio con questa spettroscopia non fu dei più felici. Fino a qualche anno prima, mi sembrava soltanto l’ennesimo mistero da aggiungere a una lista fin troppo lunga di concetti che non sono mai riuscita a sviscerare (né comprendere) del tutto. Non che adesso siamo diventati dei maghi, anzi. Però, “il saper guardare” una molecola con una certa criticità è senza dubbio un aspetto imprescindibile per la formazione di un giovane chimico in erba. 

E quindi, adesso, non ci resta altro che aspettare un risultato che dovrebbe farmi comprendere se questa abilità sia stata più o meno acquisita. E così, nel bel mezzo del mio solito studio matto e disperatissimo, i miei pensieri vanno alla lettura dei tanti saggi scientifici/divulgativi che ho acquistato negli anni (o che mi sono stati regalati), e di cui mi piacerebbe tanto discutere un po’ qua sopra (se soltanto ne avessi il tempo!).

Alla lettura dei tanti classici che sono riposti nella mia libreria, assieme a un’altra (corposissima) pila di romanzi contemporanei (anche loro intonsi, poverini).

Alla scrittura delle mie storie, che ho giusto avuto modo di riprendere per un mesetto, per poi abbandonare di nuovo in vista dell’imminente esame scritto (i miei personaggi finiranno per odiarmi, prima o poi!).

Ai tanti libri presi in prestito dalla biblioteca, che purtroppo mi ritrovo tuttora a restituire senza averne letto, il più delle volte, nemmeno una riga.

Alle mie piccole, grandi speranze accademiche e a tutte quelle passioni che ho dovuto, per forza di cose, accantonare – e tutto a beneficio del mio impervio percorso.

Alla forte mancanza di quelle lezioni che, per quanto complicate, riempivano almeno la metà delle mie giornate.

Alle infinite, e “ispiranti”,  cicliche camminate intorno alla città universitaria (la mia città), spesso vagando senza una meta precisa – e con le mie inseparabili cuffiette nelle orecchie (condendomi, forse, anche il lusso di sognare un po’).

A quei “giorni fatidici” (quelli dell’esame, sì), che per il momento sono gli unici (o quasi) che mi riportano in sella a un comodissimo pullman a due piani – e tutto per finire, di nuovo, tra le spire dell’università, che negli ultimi tempi mi sembrano, nonostante tutto, più “avvolgenti” del solito.

E poi… a quella voglia insensata di scrivere che spesso si deve ricacciare indietro per non correre il rischio di “buttar via” un’intera giornata soltanto perché quel capitolo (che mai si dovrebbe iniziare!) si deve finire, e tutto perché si è avuta la “brillante” idea di cominciare ad “abbellirlo” con una bella frasetta (anche se quella frasetta è composta di sole due parole).

E, ahimé, a quella speculare non-voglia di scrivere, che invece ti acchiappa proprio nel periodo in cui hai lasciato “decantare” troppo la tua storia, e quindi riprenderne il ritmo non è affatto facile.

E, quindi, al mio imprevedibile stato d’animo, che il più delle volte si fa indecifrabile.

Al mio sentire.

Al mio non sentire

Alla grandissima soddisfazione di aver vinto quella battaglia che consideravo tanto importante, con la speranza di vincerne di nuove. Forse, al momento, è proprio questa la mia priorità. Quei “dannatissimi” Fatti cui si accennava all’inizio. Perché nonostante le “mancanze” derivanti da tutti questi… Fatti, sì, è comunque la soddisfazione a farla da padrone. E chissà che tutto il resto – e quindi la fantasia, i sogni “di gloria” e mille altre speranze  –, prima o poi, non venga da sé.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: EleAB98