Capitolo 3
"La sua nuova vita."
Ero dentro questo SUV, sopra un seggiolino e davanti a me nei sedili anteriori i miei nuovi genitori.
Non posso ancora credere di essere stata adottata. Fuori da finestrino vidi uno stormo di uccelli
ed era una giornata particolarmente serena. Il sole era cosí accecante che mi sembrava si
essere un vampiro a cui dava fastidio il sole: "Allora Jenni.", quell'uomo che adesso diventó mio padre
mi parlò mentre io ero assorta nei miei pensieri: "Appena superata questa strada, saremo nella tua nuova casa.",
Meno male stavamo arrivando, era da più di un'ora che eravamo in questa macchina. Sinceramente,
mi stavo un po' stancando di stare in macchina: "Eccoci qua.", esclamó lui fermando la
macchina ed indicando fuori dal finestrino. In effetti, era una villa bella grande, visto
che era da un'ora che mi ripetevano di quanto fosse grande, di quanto la mia stanza era
grande e che sarei rimasta sorpresa solo a vederla, più che altro era la moglie che parlava tutto
il tempo, ma questo è un dettaglio superfluo: "Carrie.", mi girai e notai il mio nuovo padre
che cercó di svegliare la mia attuale madre. Si era addormentata, e quando è successo?
Fino a poco tempo fa, non finiva più di parlare ed adesso si è addormentata. Mi slacciai
il gancio del seggiolino mi avvicinai e provai a toccarla con il dito sulla spalla, per provare a svegliarla.
Niente, non si svegliava. Era collassata: "Adesso ti faccio vedere come svegliarla.",
mi sussurró all'orecchio. Ma cosa voleva fare, essattamente? Aprí il cruscotto della
macchina, ed uscí una barretta di cioccolato!?
"Ah, siccome mia moglie sta dormendo credo che mi mangerò questa barretta
di cioccolato.", stava palesemente fingendo. Dai non ci credo che basti così poco
per farla svegliare. All'improvviso la vidi svegliarsi. Non ci credo, ha funzionato davvero!?
"Dov'è la cioccolata!?", aveva praticamente la bava alla bocca io ero basita:
"Lo sapevo che ti saresti svegliata! E comunque niente ciococcolata, ti ricordo che sei a dieta.",
appena pronunció quelle parole posó la cioccolata dove l'aveva presa. Subito dopo
aprí lo sportello della macchina e scese, subito dopo la mia attuale madre con uno sguardo
imbronciato molto probabilmente causato nell'avergli negato un pezzo di cioccolato, scese
pure lei e si avvicinó al mio sportello e lo aprì. Mi slacciò dal seggiolino e mi fece scendere dalla
macchina. Appena scesa, vidi la mia nuova casa. Era una villa davvero grande, di colore grigio
scuro ( si mi sembrava grigio scuro.) con una facciata piena di finestre e c'era un enorme
giardino. E' quello davanti alla macchina era un garage?! Era un sogno: "Ti piace?", mia madre si era rivolta a me in quel momento
ma io ero così concentrata sulla bellezza della villa che io per un secondo nonl'avevo sentita: "Se mi piace? LA ADORO!!", ero elettrizzata: "E non hai ancora visto com'è dentro.", mio padre mentre lo disse controllò che la macchina fosse
completamente chiusa, e ci avviammo tutti e tre davanti alla porta d'ingresso. Mio padre, prese
dalla sua tasca della giacca nera, un mazzo di chiavi. Inserì nello spioncino della porta bianca
la chiave e finalmente aprì la porta. Finalmente entrai, appena entrata vidi davanti a me
delle scale nere coperte da un vetro. Che figata, non vedevo l'ora di visitare tutta la casa:
"Finalmente siete arrivati.", sentii una voce provenire dalla mia destra:
"Ciao, Kelda tesorino mio!!", vidi mia madre correre velocemente alla mia destra
urlando a sguarciagola. La vidi abbracciare un'altra bambina. Era una bambina
cinese con i capelli castani raccolti da una coda di cavallo. Un momento,
ho sentito gridare Kelda, aspetta quella era mia sorella!? Dopo un po' vidi spuntare
mio padre, era andato un attimo nella stanza accanto alla mia destra, e lo vidi spuntare
con un altra ragazza: "Allora Sara, ti ringrazio per avere badato a mia figlia mentre noi eravamo
via.", lo vidi uscire il portafoglio dalla sua tasca dei pantaloni e prese dei soldi da esso. Li diede
in mano alla ragazza: "Ma si figuri signor Galeria, è il mio lavoro.", sorrise e prese i soldi
dalla mano di mio padre. Ah, ho capito era la babysitter. "Lei è la vostra nuova figlia?",
fissó mentre lo diceva: "Si, lei è Jennifer.", per fortuna non mi ha chiamato Maria:
"Jenni, lei è Sara Gellar. Sara da ora in avanti, sarà la tua babysitter oltre che di Kelda.",
era una ragazza bionda, occhi azzurri e magra ed era incredibilmente bella. Spero da
grande di diventare bella come lei: "Piacere di conoscerti Jenni.", fece per stringermi la mano:
"Piacere mio.", ricambiai il gesto stringendogli la mano: "Ma lo sai, che sei proprio carinissima.
Hai dei bellissimi capelli corti ondulati neri.", mi sorrise mentre me lo diceva. E alla fine
mi accarezzò dolcemente la testa. Tutti questi complimenti, mi facevano arrossire
però mi facevano piacere: "Si, è carina. Se non fosse per quella fessura che ha
in mezzo ai denti anteriori.", sentii quelle parole sprezzanti alla mia destra. Era stata quella che loro
chiamano mia sorella ha pronunciarle. Sentii mia madre parlarle sotto voce,
molto probabilmente la stava riprendendo, per quello che aveva appena detto:
"Ehi, guarda che anche la cantante Madonna ha i miei stessi denti, eppure è una
bella donna.", senza rendermi conto ho fatto anche la rima: "Vero, papà?", guardai
mio padre sperando che mi difendesse: "Ma certo, tesorino.", mi accarezzò la testa
e mi sorrise. Ben ti sta brutta antipatica. Lei, subito dopo, si mise le braccia sui fianchi
e con un sorrisetto rispose: "Se per questo, anche Elton John ha i tuoi stessi
denti eppure io lo reputo un uomo brutto.". Non potevo credere a cosa avevo sentito:
"Kelda!!", vidi mio padre avvicinarsi a lei. Li vidi discutere, lei si mise con le
braccia conserte ed il broncio. Mia madre cercava di calmare l'atmosfera che si era creata,
mentre la povera Sara la vedevo accanto a me un po' imbarazzata per la situazione che
si era creata: "Eheh, vedo che voi due andate molto d'accordo.", disse lei con un'aria molto
stupita e allo stesso tempo imbarazzata per la situazione surreale che si era creata.
Andare d'accordo? A me già stava antipatica.