Note dell'autrice:
Mi dispiace infiitamente per il ritardo ma questo capitolo mi sta mettendo in crisi e non ero sicura se pubblicare fino ad oggi.
Per ora vi pubblico la prima parte, è molto più corta delle altre volte ma ho decisamente bisogno di più tempo per il resto.
Anche se forse ho un'idea per come uscire da questo mezzo blocco della scrittrice.
Se il mese prossimo riuscirò a pubblicare qualcosa di decente dovete ringraziare "Still Here" di Forst, Tiffany Aris e 2WEI (una delle ultime cinematiche di LOL)
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Mi dispiace infiitamente per il ritardo ma questo capitolo mi sta mettendo in crisi e non ero sicura se pubblicare fino ad oggi.
Per ora vi pubblico la prima parte, è molto più corta delle altre volte ma ho decisamente bisogno di più tempo per il resto.
Anche se forse ho un'idea per come uscire da questo mezzo blocco della scrittrice.
Se il mese prossimo riuscirò a pubblicare qualcosa di decente dovete ringraziare "Still Here" di Forst, Tiffany Aris e 2WEI (una delle ultime cinematiche di LOL)
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Il male Minore
Parte 1
Parte 1
Generale Ribelle, 19 maggio 2047
Un’esplosione mi distrasse dai miei pensieri e lanciai un’occhiata al fronte: la bandiera rossa dei Ribelli e quella bianca dello Stato, illuminata dalle ultime luci rosse del tramonto, sventolavano sotto il cielo scuro del tramonto. Mi concessi un mezzo sorriso.
Il forte, l’ultimo vero ostacolo contro la caduta di Calante era appena scomparso.
“Come procede in città?” Domandai provata dalla lunga giornata in cui non avevo fatto altro che dare ordini, stare sul filo del rasoio e sentire le disperate richieste d’aiuto dei soldati.
Il ragazzino addetto alle trasmissioni mi guardò con fare altrettanto provato, probabilmente aveva sentito voci dei suoi compagni e amici perire in quelle ore.
“Stanno… procedendo come da programma, Generale Ribelle.”
“Continueranno la presa con la squadra notturna?” Domandai stiracchiandomi, avevo un disperato bisogno di teina.
“Non hanno ancora confermato nulla Generale, ma se hanno seguito le vostre predisposizioni credo di sì.”
“Allora spero che le abbiano seguite.” Commentai e sapevo già quali teste far saltare nella gerarchia se non avveniva.
Anche se Dennis fosse riuscito a riconquistare il Gate, anche se Zafalina fosse arrivata in tempo per aiutarlo, anche se lassù tutto fosse andato nel migliore dei modi, non sarebbe servito a nulla se non vincevamo quaggiù. E non mi era dato sapere per quanto tempo sarebbero riusciti a tenere il Gate. Ogni minuto contava e ogni piccolo vantaggio a nostra disposizione era fondamentale.
Per questo avevamo scelto di dare il tutto per tutto con le squadre notturne a Calante. Sapevo che molti ritenevano disonorevole usare elfi, nani, licantropi, vampiri, demoni, orchi e gargoil in assalti notturni dato che vedevano pressoché perfettamente anche senza la luce della luna ma se si ha un vantaggio tattico non usarlo è da sciocchi. Di già il loro esercito era tre volte più preparato del nostro, tre volte meglio fornito e con una salda economia (sicuramente più salda della nostra) alle spalle, se non usavamo al cento per cento le abilità e peculiarità di cui ogni razza disponeva eravamo morti.
Come prevedibile non dormii quella notte, né mi mossi dalla postazione, per il trionfo ci sarebbe stato tempo a guerra finita, adesso volevo solo pensare alla presa di Calante. Tra un momento d’attesa e l’altro pensai che gli elfi che avevano creato il regno di Foilisea fosse stati parecchio furbi.
La seconda Era, per quanto caotica, aveva permesso il sorgere di stati molto potenti tra cui, per l’appunto, Foilisea che doveva il suo potere e la sua influenza derivavano totalmente dal fatto che erano una via sicura, veloce e chiave per il commercio tra Ovest ed Est, per quasi un millennio erano riusciti a tenere saldi i loro confini, poi però iniziò il decadimento, l’indebolimento della famiglia reale, Libris stava perdendo il suo splendore e quindi anche l’interesse del commercio verso Est, l’esercito degli umani fu solo l’ultimo colpo d’ascia che fece cadere il già instabile regno di Foilisea che aveva dato agli elfi secoli di splendore e prestigio.
Tuttavia, ancora oggi, se si vuole avere una linea diretta tra i due capi del nostro mondo e controllare il commercio due sono le città chiave: Defeli per il mare, e quella era già nelle nostre mani da più di una decade, e Jiuli, la città Elfica.
La notizia della conquista di Calante arrivò al sorgere del sole, era stato più facile del previsto grazie alle rivolte che erano scoppiate a seguito dei rastrellamenti. Mi concessi un sorriso stanco e mi rivolsi ad Oreon che era rimasto al mio fianco malgrado avesse subito gli effetti della notte insonne in maniera molto più devastante di me.
“È fatta Generale!” Esclamò concitato il ragazzino addetto alle comunicazioni e lo guardai con invidia. Lui e gli altri giovani ci avevano aiutati tutto il giorno portando messaggi a destra e a manca, fornendo supporto d’ogni genere ad altri soldati: dal compiere accurati calcoli per far colpire ai cannoni determinati punti della città, al gestire le comunicazioni a livello capillare e adesso saltavano e ballavano tra loro mentre noi vecchi ufficiali ci concedevamo un sospiro di sollievo prima di iniziare la marcia forzata.
“Beata gioventù.” Scherzò Andrea esausto sedendosi al mio fianco, evidentemente anche lui stava raggiungendo il suo limite.
“Il più vecchio di questi giovani ufficiali ha solo dieci anni in meno di noi, sono oramai degli adulti fatti e finiti, e noi li trattiamo come ragazzini malgrado avessimo meno di trent’anni quando è iniziata.” Commentai divertita dal loro entusiasmo mentre guardavo quell’isola di felicità. “Eppure questi venti anni mi sembrano un’eternità.” Sussurrai con un mezzo sorriso.
“Si dice che la guerra ti faccia invecchiare prima. Anche io ho quarantatré anni ma me ne sento cinquanta.” Disse Andrea con un mezzo sorriso a cui risposi divertita.
“Non lo dire a me!” Esclamai massaggiandomi diversi punti doloranti per vecchie ferite e nuovi acciacchi. “Non sai cosa darei per avere di nuovo vent’anni! La forza non mi manca ma l’energia sta iniziando a calare, solo cinque anni fa mi sarebbe bastata una bibita energizzante per riprendermi adesso invece me ne servono tre e una buona dose di forza di volontà!” Scherzai.
“A tal proposito.” Iniziò Oreon. “Giovane! Porta la colazione ai tuoi generali! Tra cinque ore dobbiamo partire!” Esclamò Oreon con un gesto goliardico. “Per dove signore?” Chiese il ragazzino che aveva additato, era un giovane dal fisico estremamente slanciato che si occupava dei calcoli per i bombardamenti, fresco di università si era unito all’esercito grazie alle sue referenze diventando fin da subito un ufficiale, non c’era da stupirsi che fosse diventato il pupillo del Maggiore Argo, il fatto che fosse un tritone come lui oltretutto triplicava il suo orgoglio verso il suo protetto, ma era ancora terribilmente ingenuo.
“Jiuli.” Rispose Oreon con un sorriso predatorio.
Così, mentre i nostri beneamati sottoposti ci facevano le valige con i piani, le mappe, i messaggi, i computer e la ricetrasmittente, non avete idea di quanto si possa apprezzare questo lusso quando viaggi con almeno quattro valige di dati sensibili. Noi facevamo colazione e contemporaneamente una riunione con i vari capi dell’operazione, alcuni dei quali anche piuttosto malconci, che ci informavano sui dettagli da considerare a livello strategico.
Decidemmo di mandare avanti le squadre che non avevano partecipato all’assedio con un discreto numero di carrarmati e gli attrezzi da campo per inseguire quel che restava dell’esercito nemico, senza però ingaggiare, dovevano solo assicurarsi che non avessero il tempo di accamparsi da qualche parte. Dovevano essere spinti verso Jiuli, o tanto sarebbe valso abbandonare il Gate.
Andrea sarebbe andato con la seconda ondata di soldati, quella stessa sera assieme ad un’altra grossa fetta delle risorse belliche.
Io e Oreon invece dovemmo restare per dare diverse direttive prima di partire e occuparci delle questioni burocratiche per la resa. Oreon andò al forte, io in città dove ottenni il pranzo con il sindaco il giorno seguente. Questi si presentò pallido come uno straccio e insignificante come una zanzara, non ricordavo neppure il suo nome.
“Allora signor…?” “Dalla Rosa.” Sussurrò terrorizzato fissando la sua orribile insalata.
“Dalla Rosa. Vuole firmare il documento in cui dichiara che la città si arrende e che lei si dimette come sindaco? In cambio, vi concedo un generoso lasciapassare per il confine a voi e a tutti i civili che lo desiderano, oppure devo usare le cattive, mettere in prigione lei e la sua cerchia, ai domiciliari le vostre famiglie e rastrellare la città in cerca di chi tenta di scappare?” Domandai ponendogli il plico di fogli in cui tutta questa procedura si traduceva in termini legali.
Il sindaco fissò la pila di fogli e afferrò la penna rassegnato, gli occhi vuoti e scavati, distrutto dalle ultime settimane di fuoco crociato.
“Peccato, mi piaceva questa città.” Fu il suo unico commento prima di firmare.
Non aggiunse altro, conscio che al suo ritorno in patria sarebbe stato silurato dal suo incarico politico ma intuii che i partiti avevano mandato Dalla Rosa a Calante per liberarsene dato che il rischio che la città prima o poi cadesse era elevato. Mi sarebbe quasi dispiaciuto per lui se non fosse stato lui ad ordinare i rastrellamenti. Questo trattamento era fin troppo generoso per i miei gusti.
“Generalmente ci vuole un mese per organizzare il tutto, forse anche di più ma dite a chi vuole partire di fare le valige.” Mi limitai a spiegare.
“Non farete un discorso?”
“Vorrei, ma il tempo è tiranno e c’è la città elfica che mi aspetta.” Esclamai con brama.
“Non cadrà così facilmente.” Controbatté in un tenue tentativo di rivalsa. Gli lanciai un’occhiataccia troncando il suo unico, flebile, tentativo di difendere il suo orgoglio.
“Ne è così certo?” Risposi con tono sprezzante e aspro mentre consegnavo le scartoffie a un sottoufficiale che avrebbe mandato tutto in duplice copia a Defeli, in via dei Fiori a Palazzo Giglio, sede del nostro parlamento, e a Mazelia, in piazza dei signori a Palazzo Domini, sede del loro Governo.