[Komuri Kurokari]
“Senti, non mi interessa andare a prestare soccorso in giro quando la mia famiglia potrebbe avere bisogno di me! Torno appena ho controllato.”
Chiudo il telefono in faccia al coordinatore. Potevo non rispondere alla chiamata e far credere di essere finito sotto uno degli edifici crollati. Attraverso la strada di corsa, manca poco al nostro appartamento, prego che sia ancora in piedi.
Le porte di un garage si aprono a fatica. Un padre esce da sotto la saracinesca tenendo in braccio il figlio tremante. Se è andata bene a loro che si sono nascosti in un garage, papà avrà sicuramente messo Hotaru al sicuro. Ma non voglio darlo per scontato. Sarò tranquillo solo quando li vedrò interi.
Un’ombra si allunga sulla strada, la figura di un enorme drago nero e verde stende le ali. Siamo finiti in un opera di fantasia all’improvviso. Scende in picchiata, un esplosione scuote gli edifici. Pezzi di terreno si alzano a formare una sorta di fiore dai petali appuntiti.
Da un garage si sentono degli strilli, l’uomo batte i pugni sulla lamiera. “Anna! Anna! Ti tiro fuori subito! Resisti!”
Mi fermo a guardare la struttura. Parte del tetto è ripiegato su se stesso, una tegola scivola sull’asfalto come se si fossero dimenticati di saldarla. Battere sulla porta non serve a niente.
Guardo verso la strada opposta. L’edificio con la nostra casa è intatto, giusto qualche macchia di fuliggine causata da fiamme ormai estinte. La Guardiana ha protetto quel luogo.
Faccio dietrofront e mi avvicino. Le crepe nelle mura si allargano rapide.
“La lamiera si è piegata, non scorre!”
Afferro la spalla dell’uomo. “Soccorso speciale. Avete finestre al piano terra?”
L’uomo mi fissa, lo sguardo di chi ha paura di perdere la sua famiglia. Ho visto tante volte quello sguardo con il lavoro che faccio. Mi chiedo se in questo momento sia anche sul mio volto. “Sul retro, ma è troppo in alto per raggiungerla.”
Annuisco appena. La casa potrebbe crollare da un momento all’altro. “Continua a parlarle, rassicurala, io la raggiungo.”
Corro attorno alla casa, vedo la finestra. I rampicanti sulla facciata non possono tenermi su così tanto tempo, ma forse bastano per raggiungere il tetto del portico. Non è il momento di esitare.
Stringo le dita tra il reticolato e mi arrampico, il legno scricchiola sotto il mio peso. L’appiglio del piede cede. Allungo le braccia in alto, stringo la grondaia mentre la struttura della pianta si spezza. Mi tiro su e corro verso la finestra. Scavalco. Atterro all’interno su un letto a forma di macchinina. Scendo ed esco della stanza. Guardiana, spero di orientarmi.
La voce della ragazza mi guida fino al garage. Me la trovo davanti spaventata e con le lacrime agli occhi. Uh… è carina.
“Tranquilla, ora ci penso io-”
Faccio un passo in avanti, il tetto si sfonda all’improvviso, intravedo i colori sgargianti del letto macchinina. Il peso alla schiena diventa insostenibile, vengo schiacciato a terra.
Una scarica mi percorre il corpo, mi sveglio di soprassalto e mi siedo. Una donna dagli abiti eleganti e con ali fatte di pietre nere sospese agita appena le mani, archi elettrici si spegnono sulle sue dita. “Sveglio. Sta buono qui, pensa a che domande vuoi fare intanto. Non toccare niente se non vuoi saltare in aria.”
Scuoto la testa appena. Lei si allontana e si sbatte la porta alle spalle. La stanza in cui mi trovo è un misto tra un’infermeria, un laboratorio e un’officina. Premo i palmi sul lettino e mi spingo fuori da esso. Quando appoggio le gambe sento un formicolio lungo i muscoli, come se fossero addormentate. Meglio non rischiare. Mi tiro a sedere di nuovo.
La porta si rispalanca poco dopo. Una ragazzina dai capelli rosa mi corre incontro. Si ferma davanti a me e si schiarisce la gola. “Bentornato nel mondo dei vivi.”
Ritraggo la testa. Che vuol dire? Perché questa ragazzina ha una mantella strana addosso? Non era esplosa la città? Dove sono? Alzo le mani. “Dov’è la signora di prima? Devo parlare con un adulto.”
La ragazzina alza la mano, stringe il pugno. “Questo è il sangue di tuo padre a parlare…” Respira.
Oh no, è una legal loli. Gareth mi hai rovinato con i termini di internet.
“La ragazza che hai tentato di salvare sta bene. È traumatizzata, ma considerando che ha visto qualcuno con lo stomaco sfondato da una trave, starà bene.”
Annuisco appena. Chi altro c’era in quella casa? “Beh… mi dispiace di non aver potuto fare di più.”
“Sì. Magari avresti potuto schivarla invece di stare incantato a guardare la ragazzetta.” La donna rientra con una cartelletta in mano, si dirige a un tavolo e mi dà le spalle.
Legal Loli – maledizione Gareth – continua. “Selene, Komuri. Komuri, Selene. Dicevo, parte negativa, sssei morto.”
“Cosa!?” Forse è sciocco pensarlo, ma stanno dicendo che sono io quello che è stato spiedinato? Alzo la maglia e mi assicuro di non avere cicatrici. Anche se, se fosse vero, non avrei danni che potrebbero essere coperti da una maglietta.
La Legal Loli distoglie lo sguardo. “Ma ehi, hai guadagnato dei super poteri. E-e abbiamo bisogno di una mano in questa baracca. Per favore copriti.”
“Yelena, ha vent’anni, ed è il figlio di quella a cui vai dietro. Contieniti.”
Ho appena registrato due informazioni opposte ma ugualmente scioccanti.
“COSA!?” Abbasso le mani per buttarmi in avanti e fronteggiare la nanerottola, ma le sbarre del letto si piegano all’impatto, mi trovo a terra prima di processare l’accaduto.
Yelena si sporge dall’alto. “Lavori già per i soccorsi speciali. Si può dire che sei già pronto per la mansione che ti aspetta.”
Mi metto in piedi. “Ferma ferma, tempo. Cosa significa, perché dovrei cambiare lavoro, chi siete e come sono finito qui?”
La donna matura si volta. “Sei morto. Spappolato in una casa che non era neanche la tua. Ora se non hai saltato il catechismo da bambino puoi immaginare chi hai davanti. Guardala bene.”
Mi avvicino, Yelena fa un passo indietro e mette le mani davanti al viso, incassa le spalle. Tra le sue dita scorgo i suoi occhi. Sfumano dal blu scuro al violetto, screziati con decine di puntine bianche come stelle.
…Questa loli è una cosplayer della Guardiana?
“Non è tipo… blasfemia?”
Selene soffia col naso divertita.
Yelena si volta verso di lei. “Va beh che ti aspettavi, sua madre mi trattava come un peluche.”
Mia madre faceva cosa?!
Porge la mano verso uno dei tanti sgabelli che ci sono in giro. “Siediti che la spiegazione sarà lunga.”
Spalanco la porta dell’ufficio della Guardiana, lancio e riacchiappo l’einheri dell’ultimo emerso che ho… sistemato. Non c’è un modo di pensarla in maniera differente. Sto uccidendo creature per la Guardiana.
Yelena sta dormendo sdraiata su un divanetto. Uno dei report dei mondi precedenti aperto sulla sua faccia. Il suo russare glielo sta lentamente facendo cadere di dosso. Mi avvicino quieto e mi accovaccio accanto a lei. Inspiro.
“L’ABBANDONATA!”
Yelena salta, il report vola spalancato per terra, la pelle della donna diventa traslucida come un cristallo, l’aria attorno a lei si distorce e forma centinaia di stelline luminose. “Dov’è Strea!?”
Ridacchio e mi metto in piedi. Le luci si spengono istantaneamente. La Legal Loli mi fulmina. “Quindi ha un nome.”
Yelena sospira e si passa una mano tra i capelli. “Non è il momento di parlarne. Perché sei qui?”
Tendo la mano e le lascio cadere sul palmo l’einheri. “Un’omaggio alla mia dea. È quello del supermercato abbandonato.”
“Vorrei che il tuo rispetto fosse vero.”
“Smetti di sembrare una sorella minore e potrei considerarlo.”
“Mi tengo da parte l’aspetto alternativo per quando rivedrò tua madre.” Scherza. Forse. Afferra la gemma, le macchie violacee che la screziano iniziano a retrocedere. “Non abbiamo tempo per questo, senti, abbbiamo un problema. C’è questa emersione che continua ad apparire e sparire. I tracker di Selene la perdono e io sto uscendo di testa.”
Mi volto verso la porta semiaperta, metto una mano accanto alla bocca. “Ti paga troppo!”
“NON MI PAGA!”
Yelena raccoglie il report, l’illustrazione mostra- non sono sicuro di volerlo capire. “La vita eterna quando la vuoi?”
La porta viene sbattuta.
“Vedi? Si zittisce ogni volta che glielo propongo.”
“Pensavo che anche lei temesse i segni del tempo, egocentrica com’è.”
“Sorprendentemente pochi umani desiderano essere immortali.”
“Tra cui mamma.”
“Ha detto che voleva dei figli. E preferiva quel blob di tuo padre.”
“Scusa se esisto eh.”
“No, tu mi stai simpatico. Soprattutto perché ora andrai sulla quindicesima strada a risolvere questo problema, sennò qualcosa prenderà fuoco entro fine giornata.”
“Provato con lo yoga?”
“Potrei decidere di usare la tua spina dorsale come xilofono se continui con le battute.”
“E poi chi ti sopporta? Selene sta già pensando alla pensione.”
“Mira.”
“Parlando della tua misteriosa nuova leva. Quando pensi di metterla a lavoro? Esiste davvero? Non l’ho mai incrociata.”
“E non lo farai tanto presto perché non voglio che incontri te e la tua genetica da sciupafemmine.”
“Bellezza divina.” Punto gli indici verso di lei, strizzo l’occhio.
Yelena grugnisce rumorosamente. “Vai.”
Entro nella quindicesima. Non venivo qui da parecchio e stavo cercando di evitarlo, ho parenti che mi credono morto da queste parti. Selene ha detto che comunque potrei morire al primo passo falso durante la mia “caccia”. Hanno già pianto una volta la mia morte, non serve loro farlo di nuovo. Devo levare di mezzo l’emerso prima che faccia danni.
Mi guardo intorno, lo sguardo si ferma sulla libreria nella strada. Sarebbe carino provare a vedere come stanno, magari tenendomi a distanza.
No. Devo evitarlo.
Suono di vetri infranti sopra la mia testa, la luce viene oscurata. Mi tuffo in avanti, l’impatto al suolo di una stampante industriale fa scattare gli antifurti delle auto. Alzo lo sguardo, la finestra sfondata è al terzo piano. Mi aspettavi eh?
Creo una baccagemma, tiro indietro il braccio e la scaglio dentro la stanza. Mi stiracchio, spicco un saltello. Le fiamme mi avvolgono per un istante, quando si diradano mi guardo intorno. Sembra un vecchio ufficio abbandonato a giudicare dalle scrivanie accatastate e altre stampanti messe una accanto all’altra. Probabilmente è un deposito e, a giudicare dalla polvere, nessuno ci veniva da parecchio tempo. Almeno l’emerso non ha potuto fare vittime.
Uno starnuto sguaiato, le scrivanie mi vengono scagliate contro. Infondo iuxx nei bracciali, le lame di energia condensata si estendono di un buon mezzo metro. Mi scosto di lato per evitare la prima, sferro un fendente e taglio in due la seconda, rialzo la lama e faccio passare la terza sopra la mia testa. Tiro indietro il braccio e spingo in avanti, una delle due lame schizza nel buio della stanza. Uno strilletto acuto rimbalza sulle pareti. Preso!
Mi avvicino lentamente, se è ferito sarà più pericoloso. Vediamo se mi risponde.
“Non dovresti essere qui, lo sai? La tua esistenza in questo mondo dà un sacco di problemi.”
Una figura esile è piantata al muro, tenta di estrarre la lama dall’ala da pipistrello. È una ragazza. Una ragazza demone dagli occhi di un verde talmente brillante da sembrare due fari spettrali. Sembra se stessa. Raro per un emerso segnalato dai tracker di Selene.
“L-lo so,” mormora la ragazza. Smette di dare strattoni. Dovrei chiuderla in fretta, quella lama si spacchera entro pochi secondi. E quella potrebbe essere in grado di capire come funziona l’applicazione del mio iuxx.
Qualcosa mi frena. Forse il fatto che è la prima volta che un emerso non tenti di staccarmi la testa. …Cioè ha tentato di usare impropriamente una stampante, ma forse ci posso ragionare?
“Dammi un motivo per non rimandarti alle stelle.”
La ragazza alza lo sguardo. “Devo trovare una persona.”
Faccio una smorfia. “Un po’ vago.”
“Voglio che Su- La principessa sia in salvo. Poi, puoi prendere la mia vita. Non chiedo altro.”
Ci sono così tanti inconvenienti che potrebbero far degenerare questa richiesta: la principessa già morta, la principessa è segretamente l’Abbandonata o comunque una sua collaboratrice, oppure la reazione di questa qui allo scoprire di una sua eventuale morte. Potrebbe anche essere una frottola inventata sul momento per salvarsi la pelle.
Alzo una mano sull’auricolare. “Tu che ne pensi?”
Il gracchiare della trasmittente maschera il colpo di tosse di Yelena. “Hm… il suo nome è sparito di nuovo dal tracker, conviene tenerla d’occhio finché non capiamo cosa provoca questa anomalia.”
Sospiro. Mica sto andando in giro con una bomba a orologeria vivente. Mi dirigo verso l’uscita, alzo due dita e le faccio cenno di seguirmi. “Per ora stai con me, vediamo il grande capo cosa decide di fare. Hai un nome?”
“…Airi”
“Età?”
“Diciannove anni”
“Altezza?”
“È necessario?”
“Dimmi che lo sai.”
“Sì…”
“Hm… Compleanno?”
Airi inspira, le mani le tremano appena. “Posso sapere come mai vi interessa tanto messer…?”
…Ah, si aspetta il mio nome. “Komuri. Se ricordi tutto del tuo passato c’è un ottima probabilità che tu non sia danneggiata. Forse non devo nemmeno farti fuori.”
Entro in casa di Airi. È concentrata al tavolo, non dovrebbe sforzarsi così tanto nella sua condizione. Mi avvicino, la testa le oscilla avanti e indietro. Selene è stata chiara, se va bene ha un altro paio di settimane prima che degeneri.
Appoggio la mano alla sua schiena, lei alza la testa di scatto. I suoi occhi sono viola da diversi giorni. “Dovresti riposare.”
Alza le spalle. “Sprecherei iuxx in ogni caso. Tanto vale usarlo.”
Sta di nuovo incidendo dei glifi. Ha così tanto bisogno di sentirsi utile da privarsi il sonno. Sospiro. “Testona.”
La prendo in braccio. Strilla acuta, si tappa la bocca con le mani. È arrossita. Colpa mia, avrei dovuto avvertire miss guerriera. Ridacchio.
Usciamo dalla casa. Mi batte una mano sul petto. “Posso camminare… ovunque tu voglia andare.”
“Lasciati viziare ogni tanto.”
Lei si copre il viso con le mani. “Cos’hai in mente adesso?”
Le sorrido. “Vedrai.”
Percorro la strada principale del Keter fino al cottage della Loli.
L’ufficio continua a essere disordinatissimo: le cataste di fogli sembrano essere aumentate dall’ultima volta che Airi l’ha aiutata a mettere in ordine. L’amaca dondola leggera, Yelena ha il volto premuto contro le corde. Airi non mi sta guardando, probabilmente il suo orgoglio darkrariano la sta bruciando dentro, ma non può continuare a negare quello che sta accadendo.
Mi faccio fa strada tra le scartoffie, ci avviciniamo alla porta opposta al laboratorio di Selene.
“Aspetta. Non dovremmo entrare.”
“Loli non sa tenere i segreti comunque.” Abbasso la maniglia con il gomito e ci infiliamo dentro.
Il planetario è costellato di einheri. Abbiamo fatto un ottimo lavoro negli ultimi mesi. Tutte le gemme corrotte ora sono state recuperate, curate e rimesse al loro posto. Tutte tranne una.
Le ali di Airi tremano, credo stia ricordando della grotta dov’è morta.
“E-ehi… perché siamo qui?”
La poggio per terra e mi siedo accanto a lei. Creo una baccagemma grande quanto una testa, le fiamme violacee crepitano tenui attorno ad essa. Il loro calore è confortante. Alzo la mano: la faccio volteggiare tra le luci, rilascia fumo rarefatto che colora la stanza man mano che si muove. Airi assottiglia gli occhi per un istante, poi li spalanca.
“…Siamo in una stanza piena di einheri?”
“Quelli pronti a ritornare giù. Ma fanno questo gioco di luci particolare quando si trovano vicino allo iuxx.”
Le gemme sbozzate aumentano e diminuiscono la luminosità gradualmente. La loro luce si espande tramite il fumo generando chiazze di colore trasparente, come screzi d’acquerello su una tela.
Questa non è una soluzione. L’ordine di Selene è stato diretto. Riportala alle stelle, più errori ha un’einheri più è stancante da pulire per la Guardiana.
Sono in grado di riportarmi in vita, ma non hanno intenzione di fare nulla per lei. O per nessun’altro. Le mani di Airi si stringono sulla mia. La guardo, che abbia capito?
“Perché mi stai mostrando questo?”
Inutile girarci intorno. “Manca poco, vero?”
Sussulta. Non si aspettava che lo sapessi. Hai gli occhi viola da giorni e minacci di perdere i sensi continuamente. Avrei potuto far finta di nulla se Selene non avesse dato quell’ordine. Lei annuisce.
“Hm… Paura?”
Si abbraccia le ginocchia. “Un po’.” Le striature di fumo si stanno allargando lentamente. “Ma so che ho avuto molto più tempo di quello che mi spettava.”
Eppure ne voglio altro. Voglio tempo per conoscerti meglio. Tempo per presentarti ai ragazzi quando questa situazione sarà finita. Tempo ringraziarti per quello che mi hai dato. Tempo per meritare quella gentilezza quando pensavo di non avere più altro scopo se non eseguire gli ordini della Guardiana.
“I mortali sono persone avide.” Le sfugge un singhiozzo, appoggia la testa sulle ginocchia. “Scusa, non voglio essere ricordata patetica.”
Sento che anche lei vuole più tempo. “Hai notato le striature di luce?”
“Hm hm.”
Mi avvicino. “Penso che sia una cosa che Yelena abbia progettato di proposito.”
“La luce si propaga naturalmente.”
Come mi salvo da questa cazzata che ho appena detto? “Non come in questo caso.” Le carezzo la schiena. “Darei un’altra occhiata.”
Sfrega il braccio sugli occhi e alza la testa, ha le palpebre leggermente gonfie, stava piangendo.
Le striature della luce proveniente dagli einheri sembrano come ramificate, si intrecciano tra loro e creano una trama laboriosa. È come se tutte le gemme fossero collegate dai fasci di luce.
“Se facciamo un ragionamento quelle davanti a noi sono state persone, o animali e piante in altre vite. Ma in questo momento nessuna di loro ha il controllo del nucleo a cui appartengono,”
“Selene ti ha influenzato sulle nomenclature, nucleo suona così scientifico e poco romantico. Lascerò Yelena in svantaggio sulla disputa quando me ne andrò.”
Non ricordarmelo, ti prego.
“Eppure,” continuo, “eccole qui a creare questa rete intricata che le lega le une alle altre. Alcune di queste, in così tante vite avranno sicuramente interagito e creato un legame.” Porgo la mano verso il panorama di fronte a noi. “E se lo ricordano nonostante la situazione attuale.”
Abbozza un sorriso. “Ti fa sentire meno solo.”
“Sei entrata in contatto con molte anime in poco tempo, e quei contatti sono diventati legami.”
Al Ferale, non ho tempo per fare le cose come si deve.
La stringo. “Non sarai dimenticata.”
Le mani di Airi corrono alla tasca della felpa, sta tremando, mi singhiozza nelle orecchie. È una prova che è ancora viva accanto a me, in qualche modo mi rassicura. Prende un fazzoletto e si soffia il naso rumorosamente.
“Questo è un colpo basso.”
Le accarezzo i capelli. “Scusa.”
“Grazie.”
“Masochismo?”
Mi tira un pugno sul fianco. “Non rovinare il momento.”
Troverò un’alternativa. Ti salverò.
Yelena stringe l’einheri di Airi, l’einheri si incrina, le crepe attraversano le punte.
Ferma.
Le spaccature raggiungono il centro della gemma, si incontrano.
Si è fidata di te e questo è quello che avrà in cambio!?
La stella si spacca con un suono cristallino.