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Autore: Doppiakappa    09/05/2025    1 recensioni
Roy Steinberg, sedicenne figlio dello scienziato più influente del 2085, si ritrova vittima di un particolare incidente che lo porta al contatto con una misteriosa sostanza extraterrestre. A sua insaputa, si ritroverà coinvolto in una serie di eventi che lo porteranno a dover salvare il mondo da un'enorme minaccia.
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Aiden, Axel, Blaze ed Ethel sedevano attorno al letto di Roy, in silenzio, impazienti che il biondo riprendesse conoscenza. I due giovani erano tesi per la sola presenza di Aiden Steinberg, un Premio Nobel per la scienza. Le circostanze e lo sguardo di Axel erano solo la ciliegina sulla torta.
Era sera inoltrata ormai e i due ragazzi erano bloccati in una situazione spinosa, in attesa che l’uomo che li stava analizzando da un’ora aprisse bocca.
Axel si alzò, aumentando la tensione del momento. Gli occhi dei due ragazzi avevano ormai esaurito i soggetti da osservare, per evitare il contatto visivo con l’uomo. Avevano guardato ogni singolo angolo della camera di Roy, dalle librerie piene di manuali di chimica e fisica, alla scrivania con la console del momento e un maxischermo a cristalli liquidi di ultima generazione. Avrebbero potuto dire esattamente il numero di finte mattonelle grigie che decoravano il muro. Erano 150.
 
- Va bene… - sospirò Axel, i due ragazzi deglutirono. - È vostro diritto avere delle spiegazioni in merito a ciò che avete visto… ma prima… voglio che mi promettiate una cosa. – continuò, con il tono più serio che i due giovani avessero mai sentito nella loro vita.

- S-Sissignore… c-ci dica… - balbettò Blaze, mentre Ethel non riuscì a spiccicare parola.

- Le informazioni che sto per darvi sono molto delicate, tanto da poter scatenare una guerra se venissero trapelate. Mi seguite?

- U-Una cosa tipo l-le informazioni della CIA sugli alieni…? – disse il castano, sempre balbettando.

- Una cosa che la CIA deve chiederci il permesso per saperla. – al ragazzo si fermò il cuore.

- V-Volete veramente rivelarci queste informazioni?! – chiese Ethel, intimorita.

- Ormai avete visto, sarebbe un rischio dovervi poi trovare a ficcare il naso in qualcosa di più grande di voi. Lo facciamo per proteggervi, siete dei civili dopotutto. – rispose Axel, apatico.

- Quello che avete visto è l’effetto della mia ultima ricerca su Roy… - ruppe Aiden la tensione, portando l’attenzione dei ragazzi su di lui. – Si tratta di un materiale esogeno, che è entrato nel corpo di Roy a causa di un incidente, scatenato proprio da quelli che vi hanno attaccato prima.

- C-Cos’è questo materiale, S-Signor Steinberg? – chiese Ethel.

- Non sono ancora riuscito a studiarne la composizione, ma quello che abbiamo scoperto finora è la sua capacità di generare energia infinita, in tutte le sue forme. Questo ha permesso a Roy di fare ciò che avete visto.

- Q-Quindi ha usato dell’energia per proteggerci… giusto?

- Sì, energia cinetica.

- Mi sembra tutto c-così surreale…

- È difficile da metabolizzare, lo so… ma vi prego di mantenere la cosa segreta.

- N-Non si preoccupi, non diremo nulla, vero Ethel?!

- Assolutamente, Signore, non apriremo bocca.

- Ragazzi… che… cosa… - mormorò il biondo, cercando di alzarsi.

- Roy! – gridarono in coro i presenti.

- Roy, non sforzarti, sei pieno di fratture ancora… - cercò di rimetterlo a letto il padre.

- Clint… Clint è… è… - Roy tremava mentre si teneva in bilico, appoggiato al letto.

- Non è stata colpa tua, Roy! Non c’entri nulla! – gridò Blaze.

- A-Avrei potuto salvarlo… se solo… avessi capito prima ciò che provava…

- Roy, per piacere… - cercò di calmarlo Aiden, accarezzandogli la testa.

- L’HO VISTO MORIRE, PAPÀ! E IO NON HO POTUTO FARE NULLA PER SALVARLO! NON HO POTUTO… - il biondo esplose in un pianto doloroso, singhiozzando e affondando la testa fra le braccia del padre.

Blaze ed Ethel sentirono il cuore stringersi, il fiato gli si sospese, guardando la triste scena.
 
- Roy… - Blaze appoggiò una mano sulla spalla dell’amico. – Tu hai fatto il possibile, hai cercato di evitare lo scontro in ogni modo!

- Blaze ha ragione, Roy. Tu ci hai difeso, non è colpa tua. – disse Ethel, posando la sua mano su quella di Blaze. – Hai combattuto per salvarci la vita, ci avrebbe uccisi, pensa anche a questo…

Roy rimase in silenzio, singhiozzando un paio di volte, nonostante lo sforzo di soffocare tali singhiozzi.

- Blaze ed Ethel, giusto? – chiese Aiden, per poi ricevere subito conferma visiva. – Fermatevi qui per la notte, non vorrei vi attaccassero mentre rientrate a casa. Vi farò accompagnare domani mattina da Axel. – continuò, cercando di mettere i due ragazzi a proprio agio, per alleviare la tensione del momento.

- È-È sicuro, Signor Steinberg?! Non arrechiamo disturbo?

- Assolutamente no ragazzi, vi prego. Non vorrei vi succedesse qualcosa e poi vorrei che passaste la notte qui con Roy, ne avete tutti bisogno al momento ed è più facile per noi controllarvi.

- Va bene allora… devo avvisare i nostri genitori…

- Intanto vi porto un cambio per la notte. Axel, aspettami in laboratorio dopo. – disse, vedendo l’agente dell’Asset annuire. – Roy… cerca di calmarti un po’. È tutto passato adesso, devi riposare dopo lo sforzo che hai fatto… Capisco che la morte di quel ragazzo sia difficile da accettare, ma ora devi riprenderti. Dobbiamo fermarli prima che uccidano altre persone. – disse poi, carezzando il figlio e uscendo dalla stanza.

- Sembrate due ragazzini in gamba… state al suo fianco, i compagni sono la cosa più importante per un soldato. – Axel incoraggiò i tre ragazzi, seguendo poi il professore fuori dalla stanza.

Roy si girò verso i due amici, con gli occhi ancora rossi, carichi di dolore, dolore che il biondo non voleva farsi vedere addosso.
 
- Ragazzi…

- Ehi… - esclamò dolcemente Blaze, vedendo l’amico stringerlo assieme a Ethel in un abbraccio.

- Questo potere… è una maledizione… a causa sua ci siamo ritrovati in questa situazione, sono morte persone… e altre ne moriranno… vorrei solo…

- Roy, questo potere ormai è dentro di te… da quanto ci ha raccontato tuo padre, è una cosa stratosferica. Pensa a tutto il bene che puoi fare con questo potere, pensa alle vite che potrai salvare! – lo incoraggiò Blaze, stringendogli le spalle e guardandolo negli occhi.

- Blaze ha ragione, Roy, hai la possibilità di salvare molte persone. Guarda noi per esempio, ci siamo conosciuti oggi e già ti devo la vita… se non fosse stato per te saremmo morti. – disse dolcemente Ethel, prendendo la mano del ragazzo.

- Da adesso non dovrai più tenere segreta questa cosa, non con noi almeno. Siamo qui per te, sfogati con noi, è a questo che servono gli amici! – concluse Blaze, sorridendo vigorosamente all’amico.

- Grazie… - mormorò il biondo, stringendo le mani dei compagni.

- Vi ho portato il cambio, il bagno è in fondo al corridoio, a sinistra. – disse Aiden, entrando nella stanza e sorridendo nel vedere i tre in un’atmosfera più calma.

- Grazie, Signor Steinberg. – risposero i due all’unisono.

- Non fate troppo tardi, anche se domani non c’è scuola. Avete tutti bisogno di riposo, intesi?

- Sì… - rispose Roy, con tono di voce ancora basso.

- Sì, Signor Steinberg… - risposero invece i due ragazzi.

- Buonanotte allora. – disse l’uomo, uscendo così dalla stanza.

Ethel utilizzò per prima il bagno per cambiarsi, mentre Blaze si cambiò tranquillamente in camera, aiutando poi Roy a far scendere le due brandine disposte nella parete. Non le aveva mai utilizzate, quella era la prima volta che dormiva assieme a degli amici, assieme ai suoi primi amici. Preparò i letti, aiutato dal castano, nonostante l’immenso dolore che provava all’interno del suo corpo, per via della rigenerazione dei tessuti.
 
- Ghaaa… - gemette Roy, inginocchiandosi a terra per qualche istante.

- Roy, tutto bene?! – chiese allarmato Blaze.

- S-Sì… il Void mi sta rigenerando… fa un male fottuto…

- Sicuro di stare bene? Vieni, sdraiati nel letto… - lo aiutò, facendolo sdraiare sul morbido materasso.

- Sì… tranquillo… non è la prima volta…

- Ehi ragazzi, che succede?! – chiese Ethel, entrando preoccupata.

- Il mio corpo si sta rigenerando… e fa molto male… tutto qui… - rispose Roy, prima di soffermare lo sguardo sulla ragazza.
 
Ethel indossava una delle sue vecchie felpe, a lui ormai strette, un paio di pantaloncini corti e un paio di calzini corti, bianchi. Entrambi i ragazzi arrossirono, nonostante Blaze l’avesse vista diverse volte in pigiama. Ethel se ne accorse, ma non disse nulla, limitandosi a un sorriso divertito.
I tre ragazzi si coricarono nei loro letti; Roy regolò la luce al minimo e poggiò la testa sul morbido cuscino.

- Ehi, Roy, ti va di raccontarci dell’incidente? – chiese timidamente Blaze, guardando l’amico.

- Va bene. – I due ospiti aguzzarono la loro attenzione. - È successo poco più di due mesi fa, qualche giorno prima dell’esplosione a scuola. Sono tornato a casa e come ogni pomeriggio mi sono messo a lavorare a una mia ricerca. Di colpo ho sentito un rumore nel laboratorio di mio padre e sono andato a controllare. Una donna stava cercando di rubare il Void, si è accorta di me e mi ha puntato la pistola addosso.

- E tu cosa hai fatto?!

- Sono riuscito a disarmarla e a prendere la teca col Void… ma poi mi ha raggiunto e mi ha sparato.

- E come ci è entrato il Void in te?

- Cadendo ho attivato un programma in uno dei miei macchinari, ma non era configurato ed è andato in corto circuito. La teca si ruppe proprio sopra quel macchinario, che poco dopo esplose e mi ridusse cosi…

- Deve essere stato terribile… - disse Ethel, con un tono carico di empatia.

- Pensai che fosse la mia fine… ma mi svegliai completamente senza graffi o cicatrici… è stato assurdo… e ancora mi viene il mal di testa se ci penso…

- Scusa se te l’ho fatto ricordare allora… non volevo far venire a galla queste memorie… - si scusò Blaze.

- No, non ti preoccupare, vi ho promesso che vi avrei raccontato tutto.

- Che fine ha fatto quella donna? – chiese incuriosita Ethel.

- Il giorno dell’esplosione… che fu causata proprio dal Void… quella donna rincorse me e mio padre, ferendolo e minacciando di ucciderlo. Fu la prima volta che riuscì a usare il Void… la colpii e la scaraventai via… non so che fine abbia fatto…

- Porca puttana… - esclamò Blaze.

I tre ragazzi andarono avanti a parlare per un paio di ore, prima di crollare dal sonno, facendo calare il buio in quella camera ora tranquilla.
 
Aiden sedeva nel suo ufficio, affiancato da Axel, guardando incredulo il notiziario lampo alla televisione. Il titolo recitava: “Assassinato il Professore Andrea Del Forte, Premio Nobel per la Scienza e direttore dei laboratori della American Innovation”.
L’uomo si sentì mancare il respiro, nella sua testa esplose una bomba di emozioni, confuse, caotiche. Perse l’equilibrio, cadendo dalla sedia, ma venendo prontamente afferrato da Axel.

- Professore! Si sente bene?! – chiese allarmato il moro, reggendolo saldamente.

- Andrea… hanno… hanno ucciso Andrea…

- I-Il Professor Del Forte? Era un suo collega, vero?

- Era… il mio migliore amico… se lo sono presi…

- Chi?! Conosce il possibile assassino?!

- L’Ægis, Axel… Andrea era l’unico in possesso dei dati per il completamento del B.M.M.D.. Hanno rubato i dati del prototipo, Clint… il ragazzo che ha combattuto contro Roy… lui era una cavia… lo hanno usato come test…

- Quindi sta dicendo che ora sono in possesso della tecnologia completa?!

- Sì… ora possono fare tutto ciò che ho sempre cercato di impedire…

- Questo significa che se stanno cercando il Void…

- Vogliono unire le due cose… Se ci riuscissero… sarebbe la fine. Il Void si è legato ai nano-bot di Roy, è grazie a quelli che è riuscito a entrare in simbiosi.

- Dobbiamo stanarli ed eliminarli, al più presto! Farò rapporto al quartier generale, avremo bisogno di tutto il supporto possibile.

- Non dobbiamo assolutamente perdere di vista Roy e i due ragazzi, la loro cattura equivarrebbe al nostro fallimento.

- Cerchi di riposare, Professore. Mi metto subito al lavoro. – disse Axel, contattando immediatamente il quartier generale dell’Asset e spiegando la situazione.

Aiden si sedette al tavolo, accendendo una sigaretta versandosi un bicchiere di amaro, che sorseggiò tra un tiro e l’altro. Dentro di luì regnava un delirio: terrore, tristezza, rammarico, rabbia, ansia, queste emozioni facevano a gara mentre sottili e appuntite gli sferzavano l’animo.
Una scintillante lacrima gli scappò dagli occhi, mossa dal ricordo del tempo passato assieme ad Andrea del Forte, l’uomo dietro ai suoi grandi successi, l’uomo che nel momento del bisogno lo avrebbe sempre aiutato, senza mai chiedere nulla in cambio.
Finiti la sigaretta e il bicchiere, Aiden si stese nel letto, faticando a prendere sonno, turbato ancora dall’uragano tagliente di emozioni che gli laceravano l’interno. Gli occhi gli si chiusero da soli, stremati dagli oscuri pensieri che lo privavano del sonno necessario.
 
Base Ægis, qualche ora prima.
 
Simon sedeva alla sua scrivania, impugnando la chiavetta contenente gli ultimi dati del B.M.M.D. mancanti. La girava fra le dita, pensieroso, con lo sguardo perso nel nero infinito di quel pezzo di plastica, metallo e silicio.
 
- Cosa farai ora che abbiamo tutti i dati necessari?

- Li userò per studiare quel ragazzo, Aren.

- Non lo hai già osservato abbastanza? Non è ora di levarlo di mezzo?!

- Ha quasi fatto Diana a pezzi, Clint è morto nel tentativo di combatterlo e Drake non sarebbe in grado di sopravvivere a tale potere…

- Usami, Simon! Solo io posso portartelo vivo, e lo sai!

- NO! Aren, figlio mio, sei la cosa più preziosa che ho… ho perso e rischiato di perdere troppo per impossessarmi di quel potere…

- E cosa pensi di fare allora?!

- Voglio ricostruirlo, voglio creare un potere simile, ma più forte.

- Come?

- Utilizzando i dati che ho raccolto per lui… - una voce profonda si intromise nella conversazione, facendo voltare di scatto il ragazzo.

- Lui chi è? – chiese apatico Aren, analizzando l’uomo moro di fronte a lui.

- Lui è un mio vecchio amico… il Professor Niklas Gunnarson, esperto in neurologia, neurochirurgia e molte altre neuroscienze.

- Come ha intenzione di replicare quel potere, Professor Gunnarson? – chiese il ragazzo, fissando le iridi d’inchiostro del professore.

- Il cervello umano emette continuamente onde cerebrali, tali onde sono in grado di tracciare il profilo neuro-psicologico di un individuo. Basandomi sui tracciati sono in grado di ricostruire i processi chimico-fisici alla base di tali emissioni e quindi risalire agli impulsi e alle risposte dei muscoli dell’individuo. Grazie a una modifica nel B.M.M.D ho potuto captare le onde cerebrali di Roy Steinberg, mappandone l’ottantasei virgola quarantacinque percento durante lo scontro contro la vostra unità. Attualmente i dati non sono sufficienti, ma se riuscissi a ottenerne almeno il novantasette percento, sarei in grado di decifrare i processi che scatenano quel potere.
 
Aren rimase in silenzio, affascinato dal modo di esporre del professore: matematico, secco, totalmente oggettivo e privo di qualsiasi emozione. 

- Hai già un piano per fornirgli questi dati?

- Utilizzeremo il B.M.M.D.. Creerò un esercito di pedine, le manderò a una a una contro quel ragazzo finché non sarà stremato, studieremo ogni suo movimento, ogni suo respiro, la sua mente diventerà la mia tela bianca, sulla quale dipingerò finalmente il mio disegno.

- Cosa devo fare?

- Raduna tutti i nostri agenti, andate per le strade, reclutate i senzatetto, i mendicanti, i barboni… chiunque sia stato abbandonato dalla vita, uomini, donne o bambini che siano. Reclutateli con l’arma più forte: la speranza. Fateli diventare parte del futuro che costruirò per questo mondo.

– Aren rabbrividì a quelle parole.

- Hai veramente intenzione di giocare con la vita di queste persone?

- Ho sacrificato tanto per salvare questo mondo, è arrivato il momento che il mondo compensi tale sacrificio. Donerò a queste persone uno scopo, una causa per la quale vivere, combattere e perire. Questa follia ha ferito uno dei miei figli e ha portato via la vita di un altro. Se devo perdere altro, voglio che siano le mie pedine a essere portate via.

- Forse questa follia ti sta corrodendo… Simon…

- Forse, ma ormai ho intrapreso una via che non ho intenzione di lasciare. Vuoi tirarti indietro, Aren? – le parole fredde e lo sguardo delle iridi criogeniche dell’uomo fecero gelare il sangue nelle vene del ragazzo.

- No. Mi hai promesso un futuro migliore, voglio farti mantenere tale promessa. – rispose secco, anche se in evidente soggezione.

- Bene allora, una volta radunato l’esercito, Niklas prenderai il comando del laboratorio. Farai in modo che questo esercito esegua i nostri ordini senza farsi domande.

- Considera le loro menti di tua proprietà, Simon. Avrai modo di controllarli tramite onde cerebrali. – rispose pacato il moro, spostando lo sguardo verso Aren. – Sarà un piacere lavorare con te, Aren. – disse infine, uscendo poi dalla sala del comandante dell’Ægis.

- Vai anche tu, Aren. Buon lavoro. – Simon congedò il ragazzo.

L’uomo afferrò poi una foto, incantandosi per qualche secondo nel guardarla. La foto lo ritraeva in giovane età, affiancato da degli altrettanto giovani Aiden Steinberg e Andrea Del Forte.
Sorrise lui, guardando le espressioni dei suoi due vecchi amici, così serene, così innocenti, così… false.
 
Queen City, Villetta degli Steinberg, il mattino seguente.
 
Roy si svegliò prima dei suoi due ospiti, tastandosi il corpo per controllare lo stato delle sue ferite: totalmente guarite. Guardò i suoi amici: Ethel dormiva di lato, con la faccia rivolta verso il muro, mostrando al ragazzo la sua stupenda chioma fulva. Blaze dormiva invece spaparanzato, con un piede giù dal letto e la coperta tutta attorcigliata attorno sé, mentre il suo volto pacato spezzava il caos di quella figura dormiente.
Il biondo scese dal letto, muovendo passi felpati per non svegliare i due ragazzi, dirigendosi poi verso la cucina. Si fermò però all’udire di due voci maschili, una familiare, quella di Aiden, la seconda, ignota. Si avvicinò ulteriormente, riuscendo così ad ascoltare ciò che i due uomini si stavano dicendo.

- Simon… da quanto tempo… - la voce di Aiden era incredula.

- Aiden… mi duole farmi vedere solo ora…

- Non dirlo, è proprio adesso che abbiamo bisogno l’uno dell’altro… - disse, stringendo la mano del vecchio amico.

- Non è stato un semplice omicidio, vero?

- No. Chi lo ha ucciso cercava sicuramente qualcosa da lui.

- E probabilmente anche da noi…

- Hanno attaccato anche te?! – chiese preoccupato il biondo.

“Com’è possibile?! Lui non sa dei dati nascosti del B.M.M.D., cosa può volere l’Ægis da lui? Il suo capitale?!” pensò poi, nascondendo lo sgomento.

- Sì, tempo fa finanziai una ricerca ad Andrea, probabilmente è quella che volevano. – mentì l’uomo dai capelli cinerei.

- Hanno attaccato pure me…

- Dobbiamo stare attenti, Aiden, queste persone conoscono troppo di noi.

- Hai ragione, contattami se dovesse succedere qualcosa.

- Assolutamente… - rispose, portando la discussione in un triste silenzio.

- Non realizzi quanto sia importante una persona per te finché non la perdi… vero Simon?

- È sempre stato al nostro fianco… nei momenti più bui. È stato al mio fianco quando è morta Ashley, ci ha sempre tirato fuori dalle situazioni scomode…

- E noi ci siamo allontanati per una cazzo di lite… siamo dei coglioni… e adesso è troppo tardi…

- Non possiamo più tornare indietro, Aiden… possiamo solo andare avanti, pensando a lui, portando dentro di noi i suoi ricordi, per farlo vivere ancora in ciò che faremo.

- Hai ragione… ma ehi, buongiorno, Roy! – esclamò sorpreso, dopo essersi accorto di Roy.

Simon guardò il ragazzo. – Questo è Roy?! Quanto sei cresciuto, ragazzo… l’ultima volta che ti ho visto eri un pargoletto in braccio a tua madre… - disse poi, avvicinandosi e stringendo la mano al biondo.

- Lui è Simon Wolf, uno dei miei vecchi amici.

- Papà mi ha parlato molto di lei, è un piacere conoscerla. – rispose il ragazzo, ricambiando la stretta. – Il Professor Del Forte è morto… vero? – chiese poi, guardando i due uomini.

- Sì… è stato assassinato. – rispose Simon, portando lo sguardo verso il cielo al di fuori della grigia finestra della cucina. – Mi impegnerò affinché si scopra chi gli ha tolto la vita, dovesse essere l’ultima cosa che faccio! – esclamò, guardando poi il suo smartwatch. – Devo ahimè lasciarvi, ho un importante appuntamento a cui non posso mancare. È stato un piacere farvi visita, Aiden, Roy.

- Vediamoci di nuovo, Simon, magari davanti a un bicchiere. – disse Aiden, stringendo la mano al castano.

- Ci conto. È stato un piacere vederti così cresciuto, Roy. Prenditi cura di tuo padre, mi raccomando. – disse, osservando con le sue iridi cristalline il ragazzo.

- Lo farò, arrivederci Signor Wolf. – salutò il biondo, vedendo l’uomo uscire dalla porta.

Simon, una volta chiusa la porta alle spalle, sorrise, incamminandosi lentamente verso la sua Lamborghini bianca. – Ha fatto meno male di quanto mi sarei potuto aspettare… - disse, entrando in macchina e lasciando la villetta del professore.
 
Lo scatto della serratura al ritorno fece venire un brivido nella schiena del ragazzo. Lo sguardo di poco prima gli aveva gelato il sangue nelle vene, quell’uomo gli aveva incusso uno strano e inspiegabile terrore. Scrollò le spalle, pensando a quella sensazione come un’inutile fantasia, dato il grande rapporto che suo padre e quell’uomo gli avevano trasmesso solamente sentendoli parlare.
 
- I tuoi amici dormono ancora, Roy?

- Sì, non vorrei svegliarli.

- Vieni allora, iniziamo a preparare la colazione.

- Va bene, eccomi. – disse il ragazzo, seguendo il padre. 
   
 
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