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Autore: Shinalia    28/09/2009    18 recensioni
Nessun vampiro, solo umani alle prese con uno strambo matrimonio!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salveeeee .. ed eccomi a postare il nuovo capitolo!!! Ho anche un piccolo avviso da fare ... la storia sarà composta da 8 capitoli + l'epilogo

volevo terminarla ad 8, ma purtroppo necessitavo di spazio per la fine e ho dovuto ricorrere necessariamente ad un epilogo!1 lo so lo so ... non so mai contenermi ... ma almeno questa storia non è arrivata ai miei soliti 40 capitoli ahahahahahahaha

*capacità di sintesi di manu=0*

Bene, tento di porre fine al mio delirio (tutto causato dallo studio delle tecniche di preservazione dei bambini del 18 secolo ... mi stanno traviando ... brrrr)

Vi ringrazio immensamente per i vostri bellissimi commenti, non sapete come mi fanno piacere!! Per il prossimo aggiornamento credo che aspetterò di dare il tempo a tutti di leggerlo! kiss

_________________________________________________♥

Con espressione stravolta alternavo lo sguardo sulle due figure dinanzi a me.

Credo sia il caso di bruciare quel divano …

In una tale situazione è normale che io pensi al divano?

Mha … Sarà lo schock …

“Emmett ma cosa hai fatto?” … ci deve essere un malinteso. È ovvio!

“Non è come può sembrare!” sussurrò lui grattandosi imbarazzato il capo.

Non riuscivo a credere che mio fratello avesse potuto compiere un atto tanto meschino. Per quanto fosse sempre prevalso in lui un lato libertino, lo avevo sempre ritenuto un ragazzo buono e dai sani principi.

Quelle parole furono la classica “goccia che fa traboccare il vaso”.

Non mentirmi … non a me che sono tuo fratello!

“Sono disgustato!” ammisi con voce tremula dalla rabbia, prima di sbattere ferocemente la porta allontanandomi.

È tutto assurdo … non può essere.

Vagai per ore attraverso le stradine della città senza realmente veder nulla. Tutto appariva sfocato mentre nella mia mente le scene a cui avevo assistito si susseguivano incessantemente.

Impossibile mi ripetevo come un mantra.

Avvertivo un senso di delusione perforarmi l’anima. Emmett non era mai stato un grande esempio a cui ispirarmi. Certo gli volevo bene, ma ero conscio che la sua impulsività lo conduceva a compiere azioni non propriamente appropriate.

Ma, nonostante tutto, lo avevo sempre e comunque rispettato …

E a ciò non poteva non sommarsi la pena per Isabella, che aveva trascorso l’intera giornata nelle grinfie di Alice per le prove del suo vestito da sposa.

Maledizione … maledizione!

Come poteva farla soffrire? Con quale coraggio osava compiere un’azione tanto immonda contro una creatura tanto docile e premurosa. Ed io?

Come avrei potuto permettergli di protrarre quell’insulsa farsa?

In quell’istante mi arrestai.

Non potevo fingere? Non avevo motivo per farlo … Isabella avrebbe potuto trovare qualcuno in grado di amarla realmente e donarle tutto se stesso senza intrusioni esterne. Senza alcuna donna bionda e formosa a reclamare le attenzioni di suo marito.

Non si merita di essere schernita in tal modo!

“Al diavolo Emmett!” sbottai attirando su di me lo sguardo perplesso dei passanti.

Non mi curai di nulla, riprendendo la mia corsa con un nuovo obiettivo: casa di Alice.

Non avrei esitato oltre, non avrei retto quella sciocca farsa che non mi aveva portato che angosce ed inutili sensi di colpa.

Al diavolo tutte le pare mentali che mi sono costruito … vada tutto a puttane!

Come avrei potuto lasciarla nelle sue mani, conscio di quanto non la meritasse. La tradiva ed io non le avrei permesso di compiere un passo tanto importante con un uomo non degno di lei.

Maledizione, io la amo e non le farei mai un simile torto!

In quel momento i miei sentimenti nei suoi confronti mi soggiogarono tanto da portarmi a compiere un atto folle e meschino verso mio fratello, ma non diedi peso alla mia coscienza. Proprio come lui!

La mia Volvo sfrecciava attraverso le strade della piccola Forks ad una velocità tutt’altro che consentita, ma non me ne curai. Il mio solo pensiero era rivolto a lei…

Lei che mi aveva inevitabilmente stregato … lei che desideravo ardentemente!

Pochi minuti dopo mi trovavo dinanzi alla lussuosa casa di mia sorella. Possibile che quel folletto avesse tali manie di grandezza? Avevo sempre sospettato fosse a causa della sua statura, un vero e proprio complesso di compensazione.

Tanto ormai è assodato sia pazza…

Bussai il campanello con eccessiva irruenza, tanto che la voce di Alice mi giunse non poco stizzita. “Chi è?” urlò con una grazia poco appropriata al suo esile e minuto corpo.

“Sono io!” bofonchiai senza nemmeno specificare il mio nome. Ero certo avesse riconosciuto la mia voce, anche se stravolta dall’ira.

Lei sbuffò sonoramente e aprì il portoncino, permettendomi di entrare. In poche falcate mi trovavo già fuori la porta con il volto livido di rabbia, pronto a sfogare la frustrazione repressa per troppo tempo.

Alice mi scrutò sconcertata. “Edward? Che hai?” biascicò con voce tremula.

Che tuo cugino è un bastardo … ecco cos’ho!

Scossi il capo nervosamente senza degnarle di una risposta. “Dov’è Isabella?” domandai laconico.

Corrugò le sopracciglia, non particolarmente convinta. Ma notando il mio stato d’animo tutt’altro che propenso alle pacifiche conversazioni, decise di accontentarmi accompagnandomi nella sala da pranzo della sua immensa casa.

Bene, adesso le dirò quello che ho visto. Il suo quasi marito che si dilettava in giochini erotici con una bionda prosperosa.

Magari potrei essere meno brusco.

No, tergiversare è inutile.

Devo smetterla di conversare da solo, inizio ad inquietarmi.

Presi un profondo respiro prima di avventarmi sulla maniglia in ottone, e ciò che vidi mi mozzò il fiato. Bella era in piedi, dinanzi ad un immenso specchio in legno, avvolta nel suo candido abito bianco.

Il tessuto le cadeva morbido sulle curve sottolineando il suo corpo a dir poco favoloso e terminando in un piccolo strascico. Il modello rispecchiava a pieno la sua semplicità, privo di quei soliti fronzoli e decorazioni vaporose.

Wow …

Probabilmente la mia espressione doveva essere eloquente perché Alice mi colpì con uno scappellotto per ridestarmi dal mio stato di trans, l’occhiata truce che mi rivolse non mi sfuggì.

Ehi, non sono io quello che tradisce la moglie! Sto solo spogliando con gli occhi la quasi moglie di mio fratello …

Non so quale delle due situazioni si possa definire meno ributtante.

Sorrisi amaramente per i miei stessi pensieri, e tossì leggermente per palesare la mia presenza a Bella che, intenta ad acconciare il vestito, non aveva avvertito i miei passi.

Si voltò incuriosita incrociando il mio sguardo.

È … raggiante.

Il suo volto esprimeva una totale felicità ed euforia che mi sentii mancare.

Avrei infranto i sogni di una giovane sposa, rivelandole del tradimento del suo compagno? Avrei avuto il coraggio di essere complice di colui che avrebbe provocato il suo dolore?

Io causa del suo male?

Il mio gesto vantava un altruismo apparente, non le avrei rivelato quella scomoda verità per il suo bene … ma semplicemente per il mio.

Per quel desiderio di vederla libera da quell’impegno che mi avrebbe privato per sempre anche solo dell’infima possibilità di avere il suo amore.

Sono un egoista!

Mi nascondo dietro belle parole e buoni propositi che in realtà non mi appartengono.

Non sono che un vigliacco che si traveste da paladino …

“Edward, tutto bene?” la voce melodiosa di Isabella mi riscosse.

“Sei bellissima!” ammisi con un sorriso amaro, prima di allontanarmi sotto lo sguardo sconvolto di Alice.

Mia cugina ha compreso …

______________________

 

La settimana era trascorsa, ed era giunto il giorno della cena di prova del matrimonio. L’apatia mi aveva totalmente attanagliato.

Gli eventi mi trascinano, mi limito ad osservarli come uno spettatore esterno che ammira la sua tragedia preferita.

I tentativi di Emmett di spiegarmi la situazione erano caduti nel vuoto, ma avevo tenuto fede al mio proposito. Non avevo rivelato nulla a Bella …

In casa non trascorrevo che poche ore. Le notti con Tanya erano state una costante, e non sapevo se per cercare nelle sue braccia una sorta di consolazione o distrazione da ciò che il destino mi stava infliggendo oppure per il semplice bisogno di sfuggire alle occhiate innamorate dei quasi neo sposini.

Sinceramente, non so cosa sia peggio.

Mi piego al volere di questo destino ingrato. Sono sempre stato un fatalista, ma mai ho provato una tale difficoltà ad arrendermi a ciò che è stato scritto per me.

Ed adesso eccomi in questo ristorantino di Port Angeles a festeggiare con vino e cibo di alta qualità un matrimonio che si fonda su false premesse.

La fedeltà … è poi così importante?

Quante persone vivono nell’incoscienza della seconda vita che i propri partner intrattengono. Quante unioni felici si fondano su innocue bugie?

Sospiro accasciandomi sulla sedia, mentre il mio sguardo vacuo resta nel vuoto.

Non voglio vedere perché non potrei mai condividere la loro felicità … perché tutto ciò mi fa male. Mi affligge e mi dilania.

Nonostante tutto, avvertivo lo sguardo preoccupato di Alice su di me. Anche lei in questi giorni aveva provato a parlarmi.

Ha compreso quello che è accaduto, e si è ripetutamente scusata per aver proposto la folle idea di ospitarli nella mia casa.

Eppure, come avrei potuto portare rancore verso la mia piccola cuginetta che innocentemente aveva fatto affidamento sul mio buon cuore? Non poteva certo sospettare che io fossi quell’essere immondo che si era miserabilmente innamorato della donna sbagliata.

La moglie di mio fratello …

Non sono migliore di lui!

Edward, se vuoi potremmo tornare a casa!” mi suggerì Alice in un sussurro sommesso.

Le feci segno di diniego. Non l’avrei mai privata della gioia di quel matrimonio tanto auspicabile. Lei adorava Bella, la trovava graziosa ed intelligente, la perfetta compagna per Emmett.

Si compensano con le loro evidenti differenze.

Quando mi ha interrogato sul motivo della mia irruzione nella sua casa ho mentito.

Lei non è consapevole di ciò che appare dietro questa parvenza di perfezione.

“Goditi la festa, io ho bisogno di un po’ d’aria” mormorai in tono dolente prima di allontanarmi. Notai lo sguardo preoccupato di mia madre, ma stranamente non me ne curai.

Non ora …

Purtroppo la sfortuna pareva essersi accanita sulla mia persona, perché nell’immenso giardino disposto all’esterno della sala, i due festeggiati erano intenti ad accogliere dei nuovi ospiti.

Rivolsi uno sguardo truce ad Emmett che mi fissava tristemente imbronciato. Sembrava quasi offeso delle mie constatazioni e degli insulti che gli avevo rivolto ad ogni nostro incontro.

Assurdo …

Una risata gioiosa attirò la mia attenzione. La sua risata.

Inevitabilmente feci qualche passo verso di loro, richiamato da Jasper che aveva notato la mia presenza nell’angolo.

Sbuffai contrariato eppure non mi opposi.

Bella si avvicinò con passo saltellante ad una ragazza bionda dall’aria familiare, abbracciandola di slancio.

“Rose!!” urlò in tono concitato.

Fissai la nuova arrivata per qualche istante, non curandomi dei bisbigli di Jasper al mio fianco che aveva mal interpretato il mio interessamento.

Sono certo di averla già vista …

“Bella, auguri!” esclamò lei in risposta sorridendo sorniona.

Fu allora che la riconobbi.

Spalancai la bocca allibito, portando il mio sguardo su Emmett che mi osservava con un’espressione indecifrabile.

“La conosci?” domandai a Bella, tentando in ogni modo di reprimere il senso di nausea che mi stava attanagliando.

Non è possibile, sarà qui per caso. Una coincidenza!

Eppure l’entusiasmo nel suo saluto …

“Certo – esclamò lei sorridendo gioiosa – è la mia migliore amica!”

Un moto d’indignazione mi pervase e mi voltai verso Emmett, fissandolo infervorato.

“Sei un mostro!” borbottai prima di assestargli un pugno in pieno volto.

In quell’istante rimossi i miei timori, dimenticai ogni cosa. Ignorai gli sguardi allibiti dei presenti e le mie intenzioni di soprassedere su ciò che era accaduto giorni addietro nella mia casa.

Vadano tutti al diavolo!

“Edward” avvertii appena la sua voce chiamarmi in lontananza mentre mi allontanavo a passo svelto dal mio inferno, ma non mi voltai.

   
 
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