Salveeeee .. ed eccomi a postare il nuovo capitolo!!! Ho anche un piccolo avviso da fare ... la storia sarà composta da 8 capitoli + l'epilogo
volevo terminarla ad 8, ma purtroppo necessitavo di spazio per la fine e ho dovuto ricorrere necessariamente ad un epilogo!1 lo so lo so ... non so mai contenermi ... ma almeno questa storia non è arrivata ai miei soliti 40 capitoli ahahahahahahaha
*capacità di sintesi di manu=0*
Bene, tento di porre fine al mio delirio (tutto causato dallo studio delle tecniche di preservazione dei bambini del 18 secolo ... mi stanno traviando ... brrrr)
Vi ringrazio immensamente per i vostri bellissimi commenti, non sapete come mi fanno piacere!! Per il prossimo aggiornamento credo che aspetterò di dare il tempo a tutti di leggerlo! kiss
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Con
espressione stravolta
alternavo lo sguardo sulle due figure dinanzi a me.
Credo
sia il
caso di bruciare quel divano …
In
una tale
situazione è normale che io pensi al divano?
Mha
… Sarà lo
schock …
“Emmett
ma cosa hai fatto?”
… ci deve essere un malinteso. È ovvio!
“Non
è come può sembrare!”
sussurrò lui grattandosi imbarazzato il capo.
Non
riuscivo a credere che
mio fratello avesse potuto compiere un atto tanto meschino. Per quanto
fosse
sempre prevalso in lui un lato libertino, lo avevo sempre ritenuto un
ragazzo
buono e dai sani principi.
Quelle
parole furono la
classica “goccia che fa traboccare il vaso”.
Non
mentirmi …
non a me che sono tuo fratello!
“Sono
disgustato!” ammisi
con voce tremula dalla rabbia, prima di sbattere ferocemente la porta
allontanandomi.
È
tutto assurdo
… non può essere.
Vagai
per ore attraverso le
stradine della città senza realmente veder nulla. Tutto
appariva sfocato mentre
nella mia mente le scene a cui avevo assistito si susseguivano
incessantemente.
Impossibile
mi
ripetevo come un mantra.
Avvertivo
un senso di
delusione perforarmi l’anima. Emmett non era mai stato un
grande esempio a cui
ispirarmi. Certo gli volevo bene, ma ero conscio che la sua
impulsività lo
conduceva a compiere azioni non propriamente appropriate.
Ma,
nonostante tutto, lo
avevo sempre e comunque rispettato …
E
a ciò non poteva non
sommarsi la pena per Isabella, che aveva trascorso l’intera
giornata nelle
grinfie di Alice per le prove del suo vestito da sposa.
Maledizione
…
maledizione!
Come
poteva farla soffrire?
Con quale coraggio osava compiere un’azione tanto immonda
contro una creatura
tanto docile e premurosa. Ed io?
Come
avrei potuto
permettergli di protrarre quell’insulsa farsa?
In
quell’istante mi
arrestai.
Non
potevo fingere? Non
avevo motivo per farlo … Isabella avrebbe potuto trovare
qualcuno in grado di
amarla realmente e donarle tutto se stesso senza intrusioni esterne.
Senza
alcuna donna bionda e formosa a reclamare le attenzioni di suo marito.
Non
si merita di
essere schernita in tal modo!
“Al
diavolo Emmett!” sbottai
attirando su di me lo sguardo perplesso dei passanti.
Non
mi curai di nulla,
riprendendo la mia corsa con un nuovo obiettivo: casa di Alice.
Non
avrei esitato oltre, non
avrei retto quella sciocca farsa che non mi aveva portato che angosce
ed
inutili sensi di colpa.
Al
diavolo tutte
le pare mentali che mi sono costruito … vada tutto a puttane!
Come
avrei potuto lasciarla
nelle sue mani, conscio di quanto non la meritasse. La tradiva ed io
non le
avrei permesso di compiere un passo tanto importante con un uomo non
degno di
lei.
Maledizione,
io
la amo e non le farei mai un simile torto!
In
quel momento i miei
sentimenti nei suoi confronti mi soggiogarono tanto da portarmi a
compiere un
atto folle e meschino verso mio fratello, ma non diedi peso alla mia
coscienza.
Proprio come lui!
La
mia Volvo sfrecciava
attraverso le strade della piccola Forks ad una velocità
tutt’altro che
consentita, ma non me ne curai. Il mio solo pensiero era rivolto a
lei…
Lei
che mi aveva
inevitabilmente stregato … lei che desideravo ardentemente!
Pochi
minuti dopo mi trovavo
dinanzi alla lussuosa casa di mia sorella. Possibile che quel folletto
avesse
tali manie di grandezza? Avevo sempre sospettato fosse a causa della
sua
statura, un vero e proprio complesso di compensazione.
Tanto
ormai è
assodato sia pazza…
Bussai
il campanello con
eccessiva irruenza, tanto che la voce di Alice mi giunse non poco
stizzita.
“Chi è?” urlò con una grazia
poco appropriata al suo esile e minuto corpo.
“Sono
io!” bofonchiai senza
nemmeno specificare il mio nome. Ero certo avesse riconosciuto la mia
voce,
anche se stravolta dall’ira.
Lei
sbuffò sonoramente e
aprì il portoncino, permettendomi di entrare. In poche
falcate mi trovavo già
fuori la porta con il volto livido di rabbia, pronto a sfogare la
frustrazione
repressa per troppo tempo.
Alice
mi scrutò sconcertata.
“Edward? Che hai?” biascicò con voce
tremula.
Che
tuo cugino è
un bastardo … ecco cos’ho!
Scossi
il capo nervosamente
senza degnarle di una risposta. “Dov’è
Isabella?” domandai laconico.
Corrugò
le sopracciglia, non
particolarmente convinta. Ma notando il mio stato d’animo
tutt’altro che
propenso alle pacifiche conversazioni, decise di accontentarmi
accompagnandomi
nella sala da pranzo della sua immensa casa.
Bene,
adesso le
dirò quello che ho visto. Il suo quasi marito che si
dilettava in giochini
erotici con una bionda prosperosa.
Magari
potrei
essere meno brusco.
No,
tergiversare
è inutile.
…
Devo
smetterla
di conversare da solo, inizio ad inquietarmi.
Presi
un profondo respiro
prima di avventarmi sulla maniglia in ottone, e ciò che vidi
mi mozzò il fiato.
Bella era in piedi, dinanzi ad un immenso specchio in legno, avvolta
nel suo
candido abito bianco.
Il
tessuto le cadeva morbido
sulle curve sottolineando il suo corpo a dir poco favoloso e terminando
in un
piccolo strascico. Il modello rispecchiava a pieno la sua
semplicità, privo di
quei soliti fronzoli e decorazioni vaporose.
Wow
…
Probabilmente
la mia
espressione doveva essere eloquente perché Alice mi
colpì con uno scappellotto
per ridestarmi dal mio stato di trans, l’occhiata truce che
mi rivolse non mi
sfuggì.
Ehi,
non sono io
quello che tradisce la moglie! Sto solo spogliando con gli occhi la
quasi
moglie di mio fratello …
Non
so quale
delle due situazioni si possa definire meno ributtante.
Sorrisi
amaramente per i
miei stessi pensieri, e tossì leggermente per palesare la
mia presenza a Bella
che, intenta ad acconciare il vestito, non aveva avvertito i miei
passi.
Si
voltò incuriosita
incrociando il mio sguardo.
È
… raggiante.
Il
suo volto esprimeva una
totale felicità ed euforia che mi sentii mancare.
Avrei
infranto i sogni di
una giovane sposa, rivelandole del tradimento del suo compagno? Avrei
avuto il
coraggio di essere complice di colui che avrebbe provocato il suo
dolore?
Io
causa del suo
male?
Il
mio gesto vantava un
altruismo apparente, non le avrei rivelato quella scomoda
verità per il suo
bene … ma semplicemente per il mio.
Per
quel desiderio di
vederla libera da quell’impegno che mi avrebbe privato per
sempre anche solo
dell’infima possibilità di avere il suo amore.
Sono
un egoista!
Mi
nascondo
dietro belle parole e buoni propositi che in realtà non mi
appartengono.
Non
sono che un
vigliacco che si traveste da paladino …
“Edward,
tutto bene?” la
voce melodiosa di Isabella mi riscosse.
“Sei
bellissima!” ammisi con
un sorriso amaro, prima di allontanarmi sotto lo sguardo sconvolto di
Alice.
Mia
cugina ha
compreso …
______________________
La
settimana era trascorsa,
ed era giunto il giorno della cena di prova del matrimonio.
L’apatia mi aveva
totalmente attanagliato.
Gli
eventi mi
trascinano, mi limito ad osservarli come uno spettatore esterno che
ammira la
sua tragedia preferita.
I
tentativi di Emmett di
spiegarmi la situazione erano caduti nel vuoto, ma avevo tenuto fede al
mio
proposito. Non avevo rivelato nulla a Bella …
In
casa non trascorrevo che
poche ore. Le notti con Tanya erano state una costante, e non sapevo se
per
cercare nelle sue braccia una sorta di consolazione o distrazione da
ciò che il
destino mi stava infliggendo oppure per il semplice bisogno di sfuggire
alle
occhiate innamorate dei quasi neo sposini.
Sinceramente,
non so cosa sia peggio.
Mi
piego al
volere di questo destino ingrato. Sono sempre stato un fatalista, ma
mai ho
provato una tale difficoltà ad arrendermi a ciò
che è stato scritto per me.
Ed
adesso eccomi in questo
ristorantino di Port Angeles a festeggiare con vino e cibo di alta
qualità un
matrimonio che si fonda su false premesse.
La
fedeltà … è
poi così importante?
Quante
persone vivono
nell’incoscienza della seconda vita che i propri partner
intrattengono. Quante
unioni felici si fondano su innocue bugie?
Sospiro
accasciandomi sulla
sedia, mentre il mio sguardo vacuo resta nel vuoto.
Non
voglio
vedere perché non potrei mai condividere la loro
felicità … perché tutto ciò
mi
fa male. Mi affligge e mi dilania.
Nonostante
tutto, avvertivo
lo sguardo preoccupato di Alice su di me. Anche lei in questi giorni
aveva
provato a parlarmi.
Ha
compreso
quello che è accaduto, e si è ripetutamente
scusata per aver proposto la folle
idea di ospitarli nella mia casa.
Eppure,
come avrei potuto
portare rancore verso la mia piccola cuginetta che innocentemente aveva
fatto
affidamento sul mio buon cuore? Non poteva certo sospettare che io
fossi
quell’essere immondo che si era miserabilmente innamorato
della donna
sbagliata.
La
moglie di mio
fratello …
Non
sono migliore
di lui!
“Edward,
se vuoi potremmo tornare a casa!” mi suggerì Alice
in un sussurro sommesso.
Le
feci segno di diniego.
Non l’avrei mai privata della gioia di quel matrimonio tanto
auspicabile. Lei
adorava Bella, la trovava graziosa ed intelligente, la perfetta
compagna per
Emmett.
Si
compensano
con le loro evidenti differenze.
Quando
mi ha interrogato sul
motivo della mia irruzione nella sua casa ho mentito.
Lei
non è
consapevole di ciò che appare dietro questa parvenza di
perfezione.
“Goditi
la festa, io ho
bisogno di un po’ d’aria” mormorai in
tono dolente prima di allontanarmi. Notai
lo sguardo preoccupato di mia madre, ma stranamente non me ne curai.
Non
ora …
Purtroppo
la sfortuna pareva
essersi accanita sulla mia persona, perché
nell’immenso giardino disposto
all’esterno della sala, i due festeggiati erano intenti ad
accogliere dei nuovi
ospiti.
Rivolsi
uno sguardo truce ad
Emmett che mi fissava tristemente imbronciato. Sembrava quasi offeso
delle mie
constatazioni e degli insulti che gli avevo rivolto ad ogni nostro
incontro.
Assurdo
…
Una
risata gioiosa attirò la
mia attenzione. La sua risata.
Inevitabilmente
feci qualche
passo verso di loro, richiamato da Jasper che aveva notato la mia
presenza
nell’angolo.
Sbuffai
contrariato eppure
non mi opposi.
Bella
si avvicinò con passo
saltellante ad una ragazza bionda dall’aria familiare,
abbracciandola di
slancio.
“Rose!!”
urlò in tono
concitato.
Fissai
la nuova arrivata per
qualche istante, non curandomi dei bisbigli di Jasper al mio fianco che
aveva
mal interpretato il mio interessamento.
Sono
certo di
averla già vista …
“Bella,
auguri!” esclamò lei
in risposta sorridendo sorniona.
Fu
allora che la riconobbi.
Spalancai
la bocca allibito,
portando il mio sguardo su Emmett che mi osservava con
un’espressione
indecifrabile.
“La
conosci?” domandai a
Bella, tentando in ogni modo di reprimere il senso di nausea che mi
stava
attanagliando.
Non
è possibile,
sarà qui per caso. Una coincidenza!
Eppure
l’entusiasmo nel suo saluto …
“Certo
– esclamò lei
sorridendo gioiosa – è la mia migliore
amica!”
Un
moto d’indignazione mi
pervase e mi voltai verso Emmett, fissandolo infervorato.
“Sei
un mostro!” borbottai
prima di assestargli un pugno in pieno volto.
In
quell’istante rimossi i
miei timori, dimenticai ogni cosa. Ignorai gli sguardi allibiti dei
presenti e
le mie intenzioni di soprassedere su ciò che era accaduto
giorni addietro nella
mia casa.
Vadano
tutti al
diavolo!
“Edward”
avvertii appena la sua
voce chiamarmi in lontananza mentre mi allontanavo a passo svelto dal
mio
inferno, ma non mi voltai.