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Autore: eLiSeTtA    28/09/2009    5 recensioni
- Che diavolo stai facendo?!?- si lamentò lui cercando di divincolarsi dalla sua presa ferrea.
Ziva lo sbatté con forza su un albero e poi si spinse contro il suo corpo aderendovi perfettamente.
Tony proprio non si aspettava una cosa del genere. Soprattutto da Ziva! Era vero che c’era sempre stata una certa attrazione tra di loro, ma da semplice attrazione a QUESTO c’è ne era di strada da fare!
Poteva sentire il suo respiro caldo e agitato sul proprio viso, maledettamente vicino al suo, e vedere quegli occhi così scuri e profondi a pochi centimetri dai propri. In quel momento erano indecifrabili, non riusciva proprio a capire cosa stesse pensando in quel momento.
Ziva sorprendendolo ancora di più si avvicinò sempre di più al suo volto non staccando neppure un momento gli occhi dai suoi.
Tony fece per dire qualcosa ma lei lo zittì premendogli una mano sulla bocca e ammonendolo con lo sguardo. Sembrava essere tornata la Ziva di sempre, non aveva più quegli occhi indecifrabili di poco prima, forse era solo stata una sua impressione, ma la cosa che lo preoccupava e che ora vi leggeva paura e terrore.
Fanfiction (come sempre!) di elisa93!
Genere: Commedia, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi col secondo capitoluzzo e in trepidante attesa per la nuova puntata della settima (alla fine sono riuscita a guardicchiarla la prima, grazie amanda!)! Bentornati ai vecchi e benvenuti ai nuovi commentatori! Sono contenta che questa fic piaccia tanto! Perché ho sperimentato un nuovo stile di scrittura, diminuendo la presenza dei miei adorati puntini di sospensione e portando a capo meno spesso, e a quanto pare lo stile vi piace lo stesso! Meno male! XP Ma se rivolete quello di prima basta chiedere, mi raccomando!

E ora buona lettura!

 

 

 

 

Capitolo 2 - Yihiyeh tov

 

 

Tony e Ziva corsero per quelli che a loro sembrarono giorni, ma che invece si trattava solo di un paio di ore.

Non si erano fermati neanche una volta, erano stanchi e bagnati, visto che l’acqua aveva cominciato a cadere dal cielo ormai del tutto quasi oscurato da una decina di minuti.

- Ziva, per quanto dovremo continuare ancora?!?- chiese Tony alla compagna scavalcando una roccia scivolosa e rischiando quasi di cadere per terra.

Ziva trattenne a stento una risata per la goffaggine dell’uomo e cercò di concentrarsi sul sentiero.

- Fino a che non saremo al sicuro!- rispose tranquilla schivando il ramo di un albero troppo basso.

- Ah... ok...- le rispose semplicemente Tony senza smettere di correre.

La foresta si apriva davanti a loro in uno spettacolo meraviglioso, le piante erano bagnate dalla pioggia come rugiada ed erano illuminate dagli ultimi raggi del sole che gli conferivano una bellezza quasi grecizzante, tanto era perfetta.

Sarebbe stato uno splendido paesaggio da osservare da dietro il vetro di una casa, o davanti ad un televisore, ma correrci dentro perché probabilmente braccati da un gruppo di terroristi incavolati neri mentre una tempesta tuonava sopra di loro non era proprio il massimo, o almeno non per lei.

- E cioè?- esclamò Tony distraendola dai suoi pensieri.

- “E cioè” cosa?!?-

- Tu hai detto che ci fermeremo, smetteremo di correre come due conigli inseguiti da una volpe, quando saremo al sicuro giusto? Ebbene io ti chiedo: e cioè? Quando saremo al sicuro?-

- Quando raggiungeremo la base del ranger e...-

- Ziva...-

- Che c’è?!?-

- Per raggiungere la casa del ranger a piedi ci vogliono due giorni di cammino da qui...-

Lei rimase un po’ spiazzata dopo questa piccola esitazione ma continuò a correre.

- Beh... allora...-

Tony continuò a parlare, era stanco di correre in mezzo a quello schifo di foresta e sotto quella pioggia fredda sempre più fitta, e poi sapeva di avere ragione.

- Siamo tagliati fuori dal mondo! L’hai dimenticato?!? A causa della tempesta le comunicazioni con il mondo esterno, cioè il nostro mondo più mio che tuo, che poi è Washington, sono impossibili...-

Lei si fermò di botto e lo fissò incuriosita, non faceva Tony così ragionevole e intraprendente anche nei momenti di difficoltà, aveva sempre pensato che fosse solo un ragazzo tremendamente viziato da bambino o almeno probabilmente era quello che voleva che lei e gli altri pensassero di lui.

- Allora che proponi di fare, intrepida marmotta?-

- Non ci credo! Hai azzeccato un termine!- esclamò lui divertito togliendosi un ciuffo fradicio dalla fronte, ma fu subito freddato da una tremenda occhiataccia di lei.

- Ok! Ok! Scusa!- si schiarì la voce e fissò in mezzo agli alberi come se scorgesse qualcosa che solo lui poteva vedere - Allora... dobbiamo fermarci e mettere a posto le idee! E soprattutto dobbiamo trovare un riparo al più presto non so a te ma a me non piace stare bagnato!-

Tony aveva ragione, aveva tremendamente ragione! E Ziva si stupì ancora di più di questa sua parte a lei sconosciuta.

Sorrise e gli si avvicinò.

- Cosa facciamo allora? Dove andiamo... CAPO?-

- Siamo a meno di un chilometro da quella vecchia baita, propongo di accamparci là, tra una mezz’oretta farà del tutto buio e dubito che quei tipi loschi si sposteranno senza luce, e forse se siamo fortunati, cosa altamente improbabile, pensano che chi ha ucciso i loro compagni, cioè noi due, se la sia svignata già da un pezzo! Non immaginano certo che noi siamo a meno di due chilometri di distanza e alla loro mercè!-

Ziva fissò prima dietro di se e poi lo sguardo rassicurante di Tony, sembrava sapere quello che stava facendo, e quella era l’idea migliore anche se a lei l’idea di dormire nella baita non piaceva neanche un po’.

Lo guardò un altro po’ indecisa se fidarsi o no di lui.

- Hai ragione, faremo così!- acconsentì con un sospiro e rimettendosi a correre, subito seguita da un sorridente e trionfante Tony.

Quando furono ad un centinaio di metri dalla baita, il temporale imperversò su di loro con più forza di prima, portando un vento forte e gelido e persino della grandine, tutto questo insieme alla fitta pioggia penetrante come spilli li costrinse ad andare più velocemente per cercare il riparo.

Raggiunsero l’entrata in pochi minuti e si chiusero la porta dietro stanchi, fradici e infreddoliti.

- Anche la grandine ci si mette! Come se oggi non ne avessimo già passate abbastanza!- borbottò Tony buttando lo zaino in malo modo in un angolo e togliendosi un chicco di ghiaccio dal colletto.

- Consolati, almeno così è sicuro che i tipi non ci verranno a cercare! Non riusciranno anche a muoversi di casa con questo tempaccio!- cercò di tirargli su l’umore Ziva mentre cercava nel proprio zaino qualcosa per accendere un fuoco.

Prese i fiammiferi che portava sempre con se e dei pacchi di fazzolettini, poi si diresse verso quello che sembrava un camino.

Per loro enorme fortuna era già piena di legna asciutta e al lato ce ne era dell’altra, tutto pronto per essere utilizzato, quasi stesse aspettando loro.

Sistemò i pezzi di legno in una sorta di cono, fino a che arrivarono ad assumere la forma di tepee indiano in miniatura. Aveva posizionato un pezzo al centro in posizione verticale, e poi vi aveva appoggiato gli altri in posizione obliqua. Dopo non pochi tentativi, a causa delle sue mani bagnate, Ziva riuscì nel suo intento, i fazzoletti che aveva fatto bruciare sopra la legna trasmisero le loro fiamme anche ai ciocchi e in poco tempo il bagliore del fuoco illuminò la stanza intorno a loro.

Fece un sospiro orgogliosa di se stessa e ancora accucciata là davanti studiò il posto dove erano capitati.

Era una baita ancora perfettamente ammobiliata, con tanto di cucina, letto, tavolo e sedie per mangiare anche se era un po’ piccola e parecchio impolverata, e c’era una finestra rotta per di più, ma si sarebbero dovuti accontentare.

Si sentì osservata e si rese conto che Tony la stava fissando da un tempo indeterminato con una espressione piuttosto pensosa.

- Tony hai finito di fissarmi il sedere?- esclamò lei posando le mani intorpidite vicino al fuoco.

Lui parve riscuotersi come da un sogno.

- Cosa?!? Ma io non stavo...- provò a ribattere.

Lei si alzò e lo fissò con un’occhiata che voleva dire tutto.

- Ok... scusa...- borbottò percorrendo a grandi passi tutta la baita, ad ogni passo bagnava il pavimento e cubetti di ghiaccio rotolavano per terra.

- Che bello, vero?!? Bloccati qui in piena notte con il pericolo dei terroristi e senza poter comunicare col mondo esterno!-

- Pensa me che sono costretta ad ascoltare anche i tuoi lamenti da bambino piccolo e viziato!- ribattè Ziva togliendosi la giacca ormai lacera, fradicia e sporca a causa della loro fuga spericolata, buttandola in un angolo della baita  e rimanendo così in maglietta a maniche corte.

Si tolse le scarpe, prese una sedia e dopo avervele appoggiate sopra la mise vicino al fuoco per farle asciugare, poi si sdraiò sul letto adiacente al muro, nonché unico letto.

Tony, seppur arrabbiato per quella frecciatina, non rispose e fece quello che aveva fatto prima la collega rimanendo in camicia, poi prese un’altra sedia e dopo averla affiancata al letto vi si sedette sopra all’incontrario osservando Ziva da sopra la spalliera.

Gli sembrava bellissima così: bagnata, debole, indifesa e con i suoi occhi scuri immersi dentro i suoi.

Si ritrovò a provare la stessa sensazione di prima, quando lei l’aveva sbattuto contro l’albero e lui aveva pensato che lo volesse baciare. Non sapeva bene come descriverla ma forse era semplicemente gioia dell’averla accanto in quel momento difficile. Ma anche questo non era facile da spiegare.

Perché era così contento che lei fosse lì con lui?

Ziva si sentiva a disagio sotto lo sguardo intenso di Tony, anche se dovette fare uno sforzo immane per staccare i propri occhi dai suoi.

Era come quando poco fa aveva avuto la tentazione di baciarlo!

Di baciare Tony! Tony!

Forse era a questo che anche lui stava pensando mentre la fissava con la testa appoggiata sulle braccia incrociate sopra la spalliera, o forse era solamente lei che desiderava che lo facesse.

Si stupì di quel pensiero. Che diavolo le stava passando per la mente?

- Allora, dimmi, cosa vorresti fare ora?- le chiese Tony, distruggendo il silenzio e riportandola con la testa sulle spalle.

- Cosa?- esclamò lei cadendo dalle nuvole e poggiandosi sui gomiti.

- Dicevo... cosa facciamo ora? Siamo bloccati qua, no? Che facciamo per passare il tempo?- disse il ragazzo sorridendo sornione.

Ziva si mise seduta in modo da raggiungere l’altezza del suo viso e sorrise con altrettanta malizia.

- DiNozzo, questo è un invito per caso?-

- Beh... potrebbe essere, ma dipende... se lo fosse tu cosa faresti?-

Lei per tutta risposta si avvicinò ancora di più al suo volto e gli soffiò sulle labbra:

- Cosa ti direi?- mormorò con fare da gattamorta.

Lui annuì mugugnando qualcosa di incomprensibile.

- Ti direi di tenere a freno gli ormoni, perché se no una certa parte del tuo corpo potrebbe conoscere la lama del mio coltello preferito! E ti assicuro che non sarebbe un incontro piacevole!- sbottò lei allontanandosi di colpo.

Tony deglutì nervosamente e la guardò per capire se scherzava o no, ma forse era meglio non saperlo dopotutto una risposta negativa alla domanda l’avrebbe fatto preoccupare parecchio.

- Ehm... allora è vera una fortuna che il mio non fosse un invito...-

- Già!- concordò lei stiracchiandosi – Comunque hai ragione, dobbiamo trovare qualcosa per passare il tempo...-

Lo sguardo di Ziva vagò per la stanza.

Non c’era nulla che potesse rivelarsi minimamente interessante la dentro!

- Non so... qui non c’è nulla... tu cosa hai nello zaino? Niente giochini elettronici e cose varie da bambino piccolo?-

- Mi stai provocando agente David?-

- Devo ricordarti la storia del coltello? Forza vai a prendere quello zaino!- rispose lei con fare da dittatrice ma trattenendo a stento un sorriso.

Tony si alzò con un grugnito e prese lo zaino.

- Allora...- disse cominciando a cercarvi dentro - qui ci sono: cartine del luogo, tante cartine del luogo, un paio di pacchetti di gomme, un caricatore di ricambio, delle riviste solo per uomini, che tra parentesi, i bambini non leggono di solito, un accendino, un coltello e un panino, tutte cose estremamente divertenti insomma... il mio cellulare così come il tuo è nel nostro cassetto visto che Gibbs ci ha detto di lasciarlo a casa prima di partire... mi sarei attrezzato meglio se avessi saputo che sarebbe finita così... però forse tu...-

Si avvicinò con aria sorniona allo zaino di Ziva ignorando accuratamente ogni sua protesta.

- Vediamo cosa abbiamo qui: anche tu cartine? Possiamo aprirci un negozio allora! Poi... coltelli, coltelli e ancora coltelli... tanti coltelli... Ziva non è che li vendi vero? Mi fa paura questa tua mania con le lame... Comunque! Tre caricatori, riviste per sole donne, a quanto pare non ce l’ho solo io questa passione, eh? E poi... fiammiferi, due accendini, un blocco prendi appunti con tanto di penna, un iPod rotto, che te ne fai scusa? Delle foto, un kit medico, qualcosa da mangiare, occhiali da sole e un cappello arancione che mi ricorda tanto quello di...-

Tony si zittì: quello era il cappello di Roy.

Ziva glielo tolse di mano arrabbiata e lo rimise nello zaino che poi buttò accanto a quello di DiNozzo.

- Non puoi continuare a fare così! Insomma ormai è una storia passata! È morto! Non tornerà più! Non puoi continuare a piangerti addosso!-

- Non sono l’unica che continua a piangersi addosso per una storia finita male, quindi prima di pensare ai fatti miei pensa ai tuoi!- riabbatté lei acida freddandolo con lo sguardo e colpendolo nel profondo.

Calò un imbarazzante silenzio tra di loro, rotto solo dal crepitio del fuoco nel camino.

Ziva si sdraiò di nuovo nel letto e gli voltò le spalle, mentre Tony rimase in piedi, colpevole, a fissarle la schiena bagnata.

Lui aveva violato la sua privacy, aveva ragione ad avercela con lui!

Come gli era saltato in mente di dirgli quelle cose? Certo era quello che voleva dirle da parecchio tempo, però aveva usato un metodo parecchio indelicato. E poi lei aveva ragione: non era l’unico che continuava a piangersi addosso.

Sospirando e dandosi dello stupido prese la sedia e la portò accanto al fuoco con la speranza di riscaldarsi.

Le fiamme catturarono il suo sguardo quasi ipnotizzandolo e facendolo subito sentire meglio grazie al loro confortante calore.

Capiva Ziva, sapeva cosa stava provando in quel momento, aveva riaperto una vecchia ferita, e lui sapeva che lei aveva sofferto tanto a causa della prematura morte di Roy, quasi quanto lui quando aveva dovuto dire addio a Jeanne probabilmente.

Ma almeno lui aveva potuto scegliere, lei no.

Era inutile pensarci ora, doveva pensare ad un modo per risolvere la situazione... la situazione...

In breve si ritrovò a viaggiare nel mondo dei sogni, nei quali lui era un re e tutti, persino Gibbs dovevano sottostare al suo volere, poteva fare tutti i bagni caldi che voleva, vedere i suoi adorati film ventiquattro ore su ventiquattro e...

Sentì Ziva rabbrividire, e questo lo risvegliò dal suo torpore.

Maledicendosi si rese conto di essersi addormentato, e a giudicare dal buio fuori dalla finestra doveva anche aver dormito parecchio.

Il fuoco era ormai poco più di una fiammella e si stava per spegnere visto che nessuno aveva provveduto a ravvivarlo, dalla finestra rotta continuava ad entrare un vento gelido che lo fece rabbrividire e la pioggia aveva bagnato il pavimento sottostante, ma per questo non poteva farci nulla.

La camicia era asciutta, mentre i pantaloni quasi del tutto.

Si alzò sbadigliando e mise dei nuovi pezzi di legno sul fuoco sistemandoli come aveva visto fare a Ziva, e questo tornò a illuminare e riscaldare la stanza in un attimo.

Ziva rabbrividì di nuovo.

Maledicendosi ancora una volta si strofinò gli occhi stanco morto.

Meccanicamente voltò la testa verso di lei e si rese conto che era lontano dal camino e bagnata per di più!

Si alzò dalla sedia e si andò a sedere al lato del letto.

- Senti freddo, vero?-

- No!- rispose secca lei, ma fu tradita da un brivido.

Probabilmente era ancora arrabbiata con lui.

Tony sorrise e la fece voltare verso di se con una delicatezza che probabilmente neanche lui sapeva di possedere.

- Sicura? Dai! Vieni a riscaldarti!-

Lei dopo un attimo d’indugio rispose al sorriso con un po’ di insicurezza perdendosi negli occhi dell’uomo, poi alzandosi sui gomiti annuì e lo seguì vicino al camino, sedendosi sopra l’ultima sedia rimasta, accanto a lui.

Stava letteralmente morendo dal freddo, era scossa da violenti tremiti da capo a piedi e ogni sua speranza di non apparire debole al compagno, andò così perduta.

Era stata una sciocca e lo sapeva benissimo!

Lui le toccò un braccio, vedendola rabbrividire così violentemente, per rassicurarla.

- Dio mio! Ma stai congelando!- esclamò spaventato alzandosi in piedi.

Ora che anche lei era vicino al fuoco notò che era pallidissima e che tremava incontrollabilmente, le labbra stavano assumendo un colorito bluastro.

Andò verso degli sportelli sopra la cucina, visto che quelli erano gli unici mobili, e cercò un qualcosa per coprirla come una coperta, ma anche un semplice pezzo di stoffa sarebbe andato benissimo!

- Tony! Smettila sto bene!- mormorò lei battendo i denti.

- Già, stai benissimo! Sprizzi salute da ogni tuo poro!- commentò senza smettere di mettere sotto sopra tutto quanto.

Alla fine lui trovò quello che stava cercando: una tovaglia da tavola, non era molto, però dovevano accontentarsi.

Si avvicinò di nuovo a lei, con la tovaglia in mano.

- Senti... ora dovresti spogliarti...- disse leggermente imbarazzato ripensando alla discussione che avevano avuto poco prima. Doveva averlo preso per un maniaco!

- Non puoi stare coi vestiti bagnati addosso... rischi di prenderti qualcosa di veramente grave!- si affrettò ad aggiungere sedendosi accanto a lei.

- Non è vero...- mormorò Ziva, anche se era davanti al fuoco, il suo tremito e il suo sentire freddo non accennavano neanche a diminuire, anzi sembravano aumentare.

Un velo di nebbia le si parò davanti agli occhi quando tentò di fissare i lineamenti di Tony.

Sulla soglia tra la coscienza e l’incoscienza sentì lui che la spogliava, senza malizia e che le metteva addosso un indumento caldo, per poi essere raggiunto dalla tovaglia da tavola.

Così protetta abbandonò definitivamente lo stato di coscienza facendo ricadere la testa sopra spalla di lui.

Tony dal canto suo si era sentito un verme, avrebbe dovuto fare più attenzione a lei, non addormentarsi come un cretino!

Ziva stava rischiando un congelamento, mentre lui era asciutto e al caldo! Beh, non proprio al caldo...

Starnutì, voltando la testa di lato, poi strinse più forte la spalla della donna e osservò i suoi lineamenti delicati.

Sperò che stesse bene.

Anche se era un agente del Mossad era pur sempre una ragazza normale, e le ragazze normali rischiano di morire per ipotermia!

Rimasero in quel modo, davanti al fuoco, con lui che le cingeva le spalle con il braccio per un tempo indefinito, poi sentendola divincolarsi leggermente Tony la prese in braccio e la posò di nuovo sul letto, poi trascinò questo con lei sopra vicino al camino, in modo che potesse stare comoda e al caldo.

Ziva però, anche se sembrava stare meglio, non accennava a smettere di tremare, così Tony si sdraiò accanto a lei, e dopo un piccolo indugio la avvolse in un abbraccio usando anche l’ultima fonte di calore che aveva a disposizione.

Se stesso.

Lei in quel momento si destò dalla sua dormiveglia e si girò a guardarlo, le pareva così affascinante, sdraiato accanto a lei e con gli occhi illuminati dalle fiamme.  Guardò un attimo sotto la propria coperta e si rese conto che lui l’aveva avvolta nella sua camicia, rimanendo a petto nudo e rischiando lui stesso di congelare.

Gli passò una mano già più calda sul volto e gli accarezzò lo zigomo, seguendo i suoi lineamenti col pollice, fino ad arrivare alle labbra.

La mano di Tony si posò delicatamente sulla sua.

Gli pareva così bella Ziva in quel momento... infreddolita e vicino a lui, con il fuoco del camino come sfondo.

Non perse tempo, aumentò la stretta sulla sua mano e la attirò a se con dolcezza.

Ziva sentì la lingua dell’uomo sfiorare le sue labbra, una strana sensazione di disagio la colpì alla bocca dello stomaco e lei si ritrasse fissando Tony con un misto di dolcezza e imbarazzo.

Lui piegò la testa di lato e fece un sospiro, poi si accoccolò contro Ziva che gli poggiò la testa sull’incavo della spalla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Yihiyeh tov: Tutto andrà bene

* Dopo aver visto i recenti sviluppi della serie in America le mie misere fic mi stanno sembrando... come dire... patetiche, in confronto alla vera storia, che mi sta piacendo un sacco, anche se gli autori mi dovranno chiarire un paio di cose che non ho capito sul comportamento di questi due personaggi, Tony e Ziva, (che ritengo, forse un po’ troppo vanitosamente, di conoscere abbastanza bene, visto soprattutto che entrambi mi somigliano in modo impressionante caratterialmente) e che mi stanno facendo dubitare della mia, seppur minima, bravura nell’impersonarli. Ragazze dopo questa avevo in mente di pubblicare una long fiction, una specie di continuo  de “Gli Agenti Del Mossad Non Piangono”, molto bella che mi avrebbe fatto trattare di temi molto sentiti in questo periodo e mi avrebbe fatto presentare la logica di Tony e Ziva come mai prima di ora. Sto cominciando ad avere seri dubbi su me stessa, su questa storia e sulla che vorrei farvi leggere.

Ragazzi, siete voi i lettori! I miei giudici! Che devo fare?!? 

 

  
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