Eccomi
col secondo capitoluzzo e in
trepidante attesa per la nuova puntata della settima (alla fine sono
riuscita a
guardicchiarla la prima, grazie amanda!)! Bentornati ai vecchi e
benvenuti ai
nuovi commentatori! Sono contenta che questa fic piaccia tanto!
Perché ho
sperimentato un nuovo stile di scrittura, diminuendo la presenza dei
miei
adorati puntini di sospensione e portando a capo meno spesso, e a
quanto pare
lo stile vi piace lo stesso! Meno male! XP Ma se rivolete quello di
prima basta
chiedere, mi raccomando!
E
ora buona lettura!
Capitolo
2 - Yihiyeh tov
Tony
e Ziva corsero per quelli che a
loro sembrarono giorni, ma che invece si trattava solo di un paio di
ore.
Non
si erano fermati neanche una
volta, erano stanchi e bagnati, visto che l’acqua aveva
cominciato a cadere dal
cielo ormai del tutto quasi oscurato da una decina di minuti.
-
Ziva, per quanto dovremo continuare
ancora?!?- chiese Tony alla compagna scavalcando una roccia scivolosa e
rischiando quasi di cadere per terra.
Ziva
trattenne a stento una risata
per la goffaggine dell’uomo e cercò di
concentrarsi sul sentiero.
-
Fino a che non saremo al sicuro!-
rispose tranquilla schivando il ramo di un albero troppo basso.
-
Ah... ok...- le rispose
semplicemente Tony senza smettere di correre.
La
foresta si apriva davanti a loro
in uno spettacolo meraviglioso, le piante erano bagnate dalla pioggia
come
rugiada ed erano illuminate dagli ultimi raggi del sole che gli
conferivano una
bellezza quasi grecizzante, tanto era perfetta.
Sarebbe
stato uno splendido paesaggio
da osservare da dietro il vetro di una casa, o davanti ad un
televisore, ma
correrci dentro perché probabilmente braccati da un gruppo
di terroristi incavolati
neri mentre una tempesta tuonava sopra di loro non era proprio il
massimo, o
almeno non per lei.
-
E cioè?- esclamò Tony distraendola
dai suoi pensieri.
-
“E cioè” cosa?!?-
-
Tu hai detto che ci fermeremo,
smetteremo di correre come due conigli inseguiti da una volpe, quando
saremo al
sicuro giusto? Ebbene io ti chiedo: e cioè? Quando saremo al
sicuro?-
-
Quando raggiungeremo la base del
ranger e...-
-
Ziva...-
-
Che c’è?!?-
-
Per raggiungere la casa del ranger
a piedi ci vogliono due giorni di cammino da qui...-
Lei
rimase un po’ spiazzata dopo
questa piccola esitazione ma continuò a correre.
-
Beh... allora...-
Tony
continuò a parlare, era stanco
di correre in mezzo a quello schifo di foresta e sotto quella pioggia
fredda
sempre più fitta, e poi sapeva di avere ragione.
-
Siamo tagliati fuori dal mondo! L’hai
dimenticato?!? A causa della tempesta le comunicazioni con il mondo
esterno,
cioè il nostro mondo più mio che tuo, che poi
è Washington, sono
impossibili...-
Lei
si fermò di botto e lo fissò
incuriosita, non faceva Tony così ragionevole e
intraprendente anche nei momenti
di difficoltà, aveva sempre pensato che fosse solo un
ragazzo tremendamente
viziato da bambino o almeno probabilmente era quello che voleva che lei
e gli
altri pensassero di lui.
-
Allora che proponi di fare,
intrepida marmotta?-
-
Non ci credo! Hai azzeccato un
termine!- esclamò lui divertito togliendosi un ciuffo
fradicio dalla fronte, ma
fu subito freddato da una tremenda occhiataccia di lei.
-
Ok! Ok! Scusa!- si schiarì la voce
e fissò in mezzo agli alberi come se scorgesse qualcosa che
solo lui poteva
vedere - Allora... dobbiamo fermarci e mettere a posto le idee! E
soprattutto
dobbiamo trovare un riparo al più presto non so a te ma a me
non piace stare
bagnato!-
Tony
aveva ragione, aveva
tremendamente ragione! E Ziva si stupì ancora di
più di questa sua parte a lei
sconosciuta.
Sorrise
e gli si avvicinò.
-
Cosa facciamo allora? Dove andiamo...
CAPO?-
-
Siamo a meno di un chilometro da
quella vecchia baita, propongo di accamparci là, tra una
mezz’oretta farà del
tutto buio e dubito che quei tipi loschi si sposteranno senza luce, e
forse se
siamo fortunati, cosa altamente improbabile, pensano che chi ha ucciso
i loro
compagni, cioè noi due, se la sia svignata già da
un pezzo! Non immaginano
certo che noi siamo a meno di due chilometri di distanza e alla loro
mercè!-
Ziva
fissò prima dietro di se e poi
lo sguardo rassicurante di Tony, sembrava sapere quello che stava
facendo, e
quella era l’idea migliore anche se a lei l’idea di
dormire nella baita non
piaceva neanche un po’.
Lo
guardò un altro po’ indecisa se
fidarsi o no di lui.
-
Hai ragione, faremo così!-
acconsentì con un sospiro e rimettendosi a correre, subito
seguita da un
sorridente e trionfante Tony.
Quando
furono ad un centinaio di
metri dalla baita, il temporale imperversò su di loro con
più forza di prima,
portando un vento forte e gelido e persino della grandine, tutto questo
insieme
alla fitta pioggia penetrante come spilli li costrinse ad andare
più velocemente
per cercare il riparo.
Raggiunsero
l’entrata in pochi minuti
e si chiusero la porta dietro stanchi, fradici e infreddoliti.
-
Anche la grandine ci si mette! Come
se oggi non ne avessimo già passate abbastanza!-
borbottò Tony buttando lo
zaino in malo modo in un angolo e togliendosi un chicco di ghiaccio dal
colletto.
-
Consolati, almeno così è sicuro che
i tipi non ci verranno a cercare! Non riusciranno anche a muoversi di
casa con
questo tempaccio!- cercò di tirargli su l’umore
Ziva mentre cercava nel proprio
zaino qualcosa per accendere un fuoco.
Prese
i fiammiferi che portava sempre
con se e dei pacchi di fazzolettini, poi si diresse verso quello che
sembrava
un camino.
Per
loro enorme fortuna era già piena
di legna asciutta e al lato ce ne era dell’altra, tutto
pronto per essere
utilizzato, quasi stesse aspettando loro.
Sistemò
i pezzi di legno in una sorta
di cono, fino a che arrivarono ad assumere la forma di tepee indiano in
miniatura. Aveva posizionato un pezzo al centro in posizione verticale,
e poi
vi aveva appoggiato gli altri in posizione obliqua. Dopo non pochi
tentativi, a
causa delle sue mani bagnate, Ziva riuscì nel suo intento, i
fazzoletti che
aveva fatto bruciare sopra la legna trasmisero le loro fiamme anche ai
ciocchi
e in poco tempo il bagliore del fuoco illuminò la stanza
intorno a loro.
Fece
un sospiro orgogliosa di se
stessa e ancora accucciata là davanti studiò il
posto dove erano capitati.
Era
una baita ancora perfettamente
ammobiliata, con tanto di cucina, letto, tavolo e sedie per mangiare
anche se
era un po’ piccola e parecchio impolverata, e c’era
una finestra rotta per di
più, ma si sarebbero dovuti accontentare.
Si
sentì osservata e si rese conto
che Tony la stava fissando da un tempo indeterminato con una
espressione
piuttosto pensosa.
-
Tony hai finito di fissarmi il
sedere?- esclamò lei posando le mani intorpidite vicino al
fuoco.
Lui
parve riscuotersi come da un
sogno.
-
Cosa?!? Ma io non stavo...- provò a
ribattere.
Lei
si alzò e lo fissò con
un’occhiata che voleva dire tutto.
-
Ok... scusa...- borbottò
percorrendo a grandi passi tutta la baita, ad ogni passo bagnava il
pavimento e
cubetti di ghiaccio rotolavano per terra.
-
Che bello, vero?!? Bloccati qui in
piena notte con il pericolo dei terroristi e senza poter comunicare col
mondo
esterno!-
-
Pensa me che sono costretta ad
ascoltare anche i tuoi lamenti da bambino piccolo e viziato!-
ribattè Ziva
togliendosi la giacca ormai lacera, fradicia e sporca a causa della
loro fuga spericolata,
buttandola in un angolo della baita e
rimanendo così in maglietta a maniche corte.
Si
tolse le scarpe, prese una sedia e
dopo avervele appoggiate sopra la mise vicino al fuoco per farle
asciugare, poi
si sdraiò sul letto adiacente al muro, nonché
unico letto.
Tony,
seppur arrabbiato per quella
frecciatina, non rispose e fece quello che aveva fatto prima la collega
rimanendo
in camicia, poi prese un’altra sedia e dopo averla affiancata
al letto vi si
sedette sopra all’incontrario osservando Ziva da sopra la
spalliera.
Gli
sembrava bellissima così:
bagnata, debole, indifesa e con i suoi occhi scuri immersi dentro i
suoi.
Si
ritrovò a provare la stessa
sensazione di prima, quando lei l’aveva sbattuto contro
l’albero e lui aveva
pensato che lo volesse baciare. Non sapeva bene come descriverla ma
forse era
semplicemente gioia dell’averla accanto in quel momento
difficile. Ma anche
questo non era facile da spiegare.
Perché
era così contento che lei
fosse lì con lui?
Ziva
si sentiva a disagio sotto lo
sguardo intenso di Tony, anche se dovette fare uno sforzo immane per
staccare i
propri occhi dai suoi.
Era
come quando poco fa aveva avuto
la tentazione di baciarlo!
Di
baciare Tony! Tony!
Forse
era a questo che anche lui
stava pensando mentre la fissava con la testa appoggiata sulle braccia
incrociate sopra la spalliera, o forse era solamente lei che desiderava
che lo
facesse.
Si
stupì di quel pensiero. Che
diavolo le stava passando per la mente?
-
Allora, dimmi, cosa vorresti fare
ora?- le chiese Tony, distruggendo il silenzio e riportandola con la
testa
sulle spalle.
-
Cosa?- esclamò lei cadendo dalle
nuvole e poggiandosi sui gomiti.
-
Dicevo... cosa facciamo ora? Siamo
bloccati qua, no? Che facciamo per passare il tempo?- disse il ragazzo
sorridendo sornione.
Ziva
si mise seduta in modo da
raggiungere l’altezza del suo viso e sorrise con altrettanta
malizia.
-
DiNozzo, questo è un invito per
caso?-
-
Beh... potrebbe essere, ma
dipende... se lo fosse tu cosa faresti?-
Lei
per tutta risposta si avvicinò
ancora di più al suo volto e gli soffiò sulle
labbra:
-
Cosa ti direi?- mormorò con fare da
gattamorta.
Lui
annuì mugugnando qualcosa di
incomprensibile.
-
Ti direi di tenere a freno gli
ormoni, perché se no una certa parte del tuo corpo potrebbe
conoscere la lama
del mio coltello preferito! E ti assicuro che non sarebbe un incontro
piacevole!- sbottò lei allontanandosi di colpo.
Tony
deglutì nervosamente e la guardò
per capire se scherzava o no, ma forse era meglio non saperlo dopotutto
una
risposta negativa alla domanda l’avrebbe fatto preoccupare
parecchio.
-
Ehm... allora è vera una fortuna
che il mio non fosse un invito...-
-
Già!- concordò lei stiracchiandosi
– Comunque hai ragione, dobbiamo trovare qualcosa per passare
il tempo...-
Lo
sguardo di Ziva vagò per la
stanza.
Non
c’era nulla che potesse rivelarsi
minimamente interessante la dentro!
-
Non so... qui non c’è nulla... tu
cosa hai nello zaino? Niente giochini elettronici e cose varie da
bambino
piccolo?-
-
Mi stai provocando agente David?-
-
Devo ricordarti la storia del
coltello? Forza vai a prendere quello zaino!- rispose lei con fare da
dittatrice ma trattenendo a stento un sorriso.
Tony
si alzò con un grugnito e prese
lo zaino.
-
Allora...- disse cominciando a
cercarvi dentro - qui ci sono: cartine del luogo, tante cartine del
luogo, un
paio di pacchetti di gomme, un caricatore di ricambio, delle riviste
solo per
uomini, che tra parentesi, i bambini non leggono di solito, un
accendino, un
coltello e un panino, tutte cose estremamente divertenti insomma... il
mio
cellulare così come il tuo è nel nostro cassetto
visto che Gibbs ci ha detto di
lasciarlo a casa prima di partire... mi sarei attrezzato meglio se
avessi
saputo che sarebbe finita così... però forse
tu...-
Si
avvicinò con aria sorniona allo
zaino di Ziva ignorando accuratamente ogni sua protesta.
-
Vediamo cosa abbiamo qui: anche tu
cartine? Possiamo aprirci un negozio allora! Poi... coltelli, coltelli
e ancora
coltelli... tanti coltelli... Ziva non è che li vendi vero?
Mi fa paura questa
tua mania con le lame... Comunque! Tre caricatori, riviste per sole
donne, a
quanto pare non ce l’ho solo io questa passione, eh? E poi...
fiammiferi, due
accendini, un blocco prendi appunti con tanto di penna, un iPod rotto,
che te
ne fai scusa? Delle foto, un kit medico, qualcosa da mangiare, occhiali
da sole
e un cappello arancione che mi ricorda tanto quello di...-
Tony
si zittì: quello era il cappello
di Roy.
Ziva
glielo tolse di mano arrabbiata e
lo rimise nello zaino che poi buttò accanto a quello di
DiNozzo.
-
Non puoi continuare a fare così! Insomma
ormai è una storia passata! È morto! Non
tornerà più! Non puoi continuare a
piangerti addosso!-
-
Non sono l’unica che continua a
piangersi addosso per una storia finita male, quindi prima di pensare
ai fatti
miei pensa ai tuoi!- riabbatté lei acida freddandolo con lo
sguardo e
colpendolo nel profondo.
Calò
un imbarazzante silenzio tra di
loro, rotto solo dal crepitio del fuoco nel camino.
Ziva
si sdraiò di nuovo nel letto e
gli voltò le spalle, mentre Tony rimase in piedi, colpevole,
a fissarle la
schiena bagnata.
Lui
aveva violato la sua privacy,
aveva ragione ad avercela con lui!
Come
gli era saltato in mente di
dirgli quelle cose? Certo era quello che voleva dirle da parecchio
tempo, però
aveva usato un metodo parecchio indelicato. E poi lei aveva ragione:
non era
l’unico che continuava a piangersi addosso.
Sospirando
e dandosi dello stupido
prese la sedia e la portò accanto al fuoco con la speranza
di riscaldarsi.
Le
fiamme catturarono il suo sguardo
quasi ipnotizzandolo e facendolo subito sentire meglio grazie al loro
confortante calore.
Capiva
Ziva, sapeva cosa stava provando
in quel momento, aveva riaperto una vecchia ferita, e lui sapeva che
lei aveva
sofferto tanto a causa della prematura morte di Roy, quasi quanto lui
quando
aveva dovuto dire addio a Jeanne probabilmente.
Ma
almeno lui aveva potuto scegliere,
lei no.
Era
inutile pensarci ora, doveva
pensare ad un modo per risolvere la situazione... la situazione...
In
breve si ritrovò a viaggiare nel
mondo dei sogni, nei quali lui era un re e tutti, persino Gibbs
dovevano
sottostare al suo volere, poteva fare tutti i bagni caldi che voleva,
vedere i
suoi adorati film ventiquattro ore su ventiquattro e...
Sentì
Ziva rabbrividire, e questo lo
risvegliò dal suo torpore.
Maledicendosi
si rese conto di
essersi addormentato, e a giudicare dal buio fuori dalla finestra
doveva anche
aver dormito parecchio.
Il
fuoco era ormai poco più di una
fiammella e si stava per spegnere visto che nessuno aveva provveduto a
ravvivarlo, dalla finestra rotta continuava ad entrare un vento gelido
che lo
fece rabbrividire e la pioggia aveva bagnato il pavimento sottostante,
ma per
questo non poteva farci nulla.
La
camicia era asciutta, mentre i
pantaloni quasi del tutto.
Si
alzò sbadigliando e mise dei nuovi
pezzi di legno sul fuoco sistemandoli come aveva visto fare a Ziva, e
questo
tornò a illuminare e riscaldare la stanza in un attimo.
Ziva
rabbrividì di nuovo.
Maledicendosi
ancora una volta si
strofinò gli occhi stanco morto.
Meccanicamente
voltò la testa verso
di lei e si rese conto che era lontano dal camino e bagnata per di
più!
Si
alzò dalla sedia e si andò a
sedere al lato del letto.
-
Senti freddo, vero?-
-
No!- rispose secca lei, ma fu
tradita da un brivido.
Probabilmente
era ancora arrabbiata
con lui.
Tony
sorrise e la fece voltare verso
di se con una delicatezza che probabilmente neanche lui sapeva di
possedere.
-
Sicura? Dai! Vieni a riscaldarti!-
Lei
dopo un attimo d’indugio rispose
al sorriso con un po’ di insicurezza perdendosi negli occhi
dell’uomo, poi
alzandosi sui gomiti annuì e lo seguì vicino al
camino, sedendosi sopra
l’ultima sedia rimasta, accanto a lui.
Stava
letteralmente morendo dal
freddo, era scossa da violenti tremiti da capo a piedi e ogni sua
speranza di
non apparire debole al compagno, andò così
perduta.
Era
stata una sciocca e lo sapeva
benissimo!
Lui
le toccò un braccio, vedendola
rabbrividire così violentemente, per rassicurarla.
-
Dio mio! Ma stai congelando!-
esclamò spaventato alzandosi in piedi.
Ora
che anche lei era vicino al fuoco
notò che era pallidissima e che tremava incontrollabilmente,
le labbra stavano assumendo
un colorito bluastro.
Andò
verso degli sportelli sopra la
cucina, visto che quelli erano gli unici mobili, e cercò un
qualcosa per
coprirla come una coperta, ma anche un semplice pezzo di stoffa sarebbe
andato
benissimo!
-
Tony! Smettila sto bene!- mormorò
lei battendo i denti.
-
Già, stai benissimo! Sprizzi salute
da ogni tuo poro!- commentò senza smettere di mettere sotto
sopra tutto quanto.
Alla
fine lui trovò quello che stava
cercando: una tovaglia da tavola, non era molto, però
dovevano accontentarsi.
Si
avvicinò di nuovo a lei, con la
tovaglia in mano.
-
Senti... ora dovresti spogliarti...-
disse leggermente imbarazzato ripensando alla discussione che avevano
avuto
poco prima. Doveva averlo preso per un maniaco!
-
Non puoi stare coi vestiti bagnati
addosso... rischi di prenderti qualcosa di veramente grave!- si
affrettò ad
aggiungere sedendosi accanto a lei.
-
Non è vero...- mormorò Ziva, anche
se era davanti al fuoco, il suo tremito e il suo sentire freddo non
accennavano
neanche a diminuire, anzi sembravano aumentare.
Un
velo di nebbia le si parò davanti
agli occhi quando tentò di fissare i lineamenti di Tony.
Sulla
soglia tra la coscienza e
l’incoscienza sentì lui che la spogliava, senza
malizia e che le metteva
addosso un indumento caldo, per poi essere raggiunto dalla tovaglia da
tavola.
Così
protetta abbandonò
definitivamente lo stato di coscienza facendo ricadere la testa sopra
spalla di
lui.
Tony
dal canto suo si era sentito un
verme, avrebbe dovuto fare più attenzione a lei, non
addormentarsi come un
cretino!
Ziva
stava rischiando un congelamento,
mentre lui era asciutto e al caldo! Beh, non proprio al caldo...
Starnutì,
voltando la testa di lato,
poi strinse più forte la spalla della donna e
osservò i suoi lineamenti
delicati.
Sperò
che stesse bene.
Anche
se era un agente del Mossad era
pur sempre una ragazza normale, e le ragazze normali rischiano di
morire per ipotermia!
Rimasero
in quel modo, davanti al
fuoco, con lui che le cingeva le spalle con il braccio per un tempo
indefinito,
poi sentendola divincolarsi leggermente Tony la prese in braccio e la
posò di
nuovo sul letto, poi trascinò questo con lei sopra vicino al
camino, in modo
che potesse stare comoda e al caldo.
Ziva
però, anche se sembrava stare
meglio, non accennava a smettere di tremare, così Tony si
sdraiò accanto a lei,
e dopo un piccolo indugio la avvolse in un abbraccio usando anche
l’ultima
fonte di calore che aveva a disposizione.
Se
stesso.
Lei
in quel momento si destò dalla
sua dormiveglia e si girò a guardarlo, le pareva
così affascinante, sdraiato
accanto a lei e con gli occhi illuminati dalle fiamme. Guardò un attimo
sotto la propria coperta e si
rese conto che lui l’aveva avvolta nella sua camicia,
rimanendo a petto nudo e
rischiando lui stesso di congelare.
Gli
passò una mano già più calda sul
volto e gli accarezzò lo zigomo, seguendo i suoi lineamenti
col pollice, fino
ad arrivare alle labbra.
La
mano di Tony si posò delicatamente
sulla sua.
Gli
pareva così bella Ziva in quel
momento... infreddolita e vicino a lui, con il fuoco del camino come
sfondo.
Non
perse tempo, aumentò la stretta
sulla sua mano e la attirò a se con dolcezza.
Ziva
sentì la lingua dell’uomo
sfiorare le sue labbra, una strana sensazione di disagio la
colpì alla bocca
dello stomaco e lei si ritrasse fissando Tony con un misto di dolcezza
e
imbarazzo.
Lui
piegò la testa di lato e fece un
sospiro, poi si accoccolò contro Ziva che gli
poggiò la testa sull’incavo della
spalla.
*
Yihiyeh tov:
Tutto andrà bene
*
Dopo aver visto i recenti sviluppi
della serie in America le mie misere fic mi stanno sembrando... come
dire... patetiche,
in confronto alla vera storia, che mi sta piacendo un sacco, anche se
gli
autori mi dovranno chiarire un paio di cose che non ho capito sul
comportamento
di questi due personaggi, Tony e Ziva, (che ritengo, forse un
po’ troppo
vanitosamente, di conoscere abbastanza bene, visto soprattutto che
entrambi mi
somigliano in modo impressionante caratterialmente) e che mi stanno
facendo
dubitare della mia, seppur minima, bravura nell’impersonarli.
Ragazze dopo
questa avevo in mente di pubblicare una long fiction, una specie di
continuo de
“Gli Agenti Del Mossad Non
Piangono”, molto bella che mi avrebbe fatto trattare di temi
molto sentiti in
questo periodo e mi avrebbe fatto presentare la logica di Tony e Ziva
come mai
prima di ora. Sto cominciando ad avere seri dubbi su me stessa, su
questa
storia e sulla che vorrei farvi leggere.
Ragazzi, siete voi i lettori! I
miei
giudici! Che devo fare?!?