Life
Capitolo uno versione 2.0
Tanti auguri Harry
Era un’assolata mattina di fine luglio,
il cielo era di un bell’azzurro vivo e di nuvole non se ne vedeva l’ombra. Nel
quartiere di Privet Drive il sole scaldava i curatissimi giardini delle varie
villette schierate sulla strada.
Molti ragazzi nonostante il notevole
caldo giocavano allegramente davanti alle case, il
rumore delle loro voci allegre e dei
giochi si espandeva per tutta la strada arrivando fino alla finestra della
villa al numero quattro di Privet Drive.
Dietro quella finestra chiusa Harry
James Potter giaceva immobile nel suo letto.
Il bambino sopravvissuto, a differenza
di quei ragazzi di cui sentiva le voci, aveva la certezza di non essere più
capace di provare gioia.
Restava immobile nel suo letto per
tutta la giornata, alzandosi solo quando era assolutamente necessario ( il cibo o
la semplice pulizia non erano considerati una necessità).
In lui si era spenta la capacità di
pensare a qualcosa che fosse diverso dal dolore per la perdita subita, dal dolore per quel quasi padre che gli era stato strappato
ancor prima di poterlo conoscere veramente.
Era trascorso ancora troppo poco tempo
dalla perdita di Sirius, davvero troppo poco.
Il ricordo del velo attraverso cui era
sparito era ancora vivido in lui, talmente chiaro che non faceva altro che
riviverlo.
Si domandava se il tempo fosse
veramente la sua unica speranza di riuscire a dimenticare, glielo avevano
ripetuto tutti che doveva solo aspettare.
< Aspettare cosa? >
Si continuava a chiedere ossessivamente. Aveva il dubbio che nemmeno gli anni avrebbero mai potuto lenire il suo dolore e ancora peggio la
sua colpa.
Era quella che lo consumava più di ogni
altra cosa, come un fuoco perenne che distruggeva tutto il suo animo.
Come i suoi genitori molti anni prima,
anche Sirius aveva sacrificato la sua vita per salvarlo.
Lily, James, Cedric e Sirius erano
probabilmente solo alcuni dei nomi che dovevano la loro morte al bambino
sopravvissuto…
< Quanti ancora
moriranno? Chi sarà il prossimo che perirà indirettamente per mano mia? > Erano
queste le domande che continuava a farsi,
colpevolizzandosi per non essere stato capace di badare a se stesso, provocando
la morte di coloro che lo amavano e che lui amava.
La
calura nella sua stanza era quasi soffocante, respirare era difficoltoso e il tenere la finestra chiusa non aiutava.
Era
completamente assorto nei suoi penosi pensieri quando un rumore destò la sua
attenzione, impiegò diversi minuti per capire da dove provenisse: davanti alla
sua finestra un notevole numero di gufi picchettava il vetro per farsi aprire.
Di
malavoglia Harry si alzò per aprire i vetri e far cessare il baccano, una
decina di gufi si fiondarono all’interno e con sua
notevole sorpresa quattro di loro trasportavano con difficoltà un unico enorme
pacco.
Non comprendeva il motivo di tanta
posta in una sola giornata, e non sentiva nemmeno il bisogno di scoprirne il
motivo.
I suoi amici da quando si erano
separati avevano mantenuto la promessa di scrivergli spesso, al principio gli
aveva anche fatto piacere ma con il tempo quelle missive avevano iniziato a
irritarlo.
Erano sempre lettere piene di parole
vuote.
I suoi più cari amici si trovavano
tutti al quartier generale dell’ordine e non potevano mai scrivergli i
particolari per il rischio che la posta fosse intercettata.
Riceveva dunque tonnellate di: oggi
abbiamo pulito questo, ieri abbiamo completato un compito, i gemelli hanno
inventato un nuovo articolo.
Inoltre non facevano altro che
chiedergli come stava, erano due parole semplici che avevano il potere di farlo
imbestialire.
Ogni lettera lo aveva scritto da
qualche parte, e lui rispondeva sempre alla stessa maniera.
Bene grazie!
Che cosa avrebbe dovuto rispondere? Che
stava male forse, che soffriva? Tutti si aspettavano che lui fosse forte, lui
era colui che doveva scontrarsi con Lord Voldemort, un
destino scelto da qualcun altro lo aveva segnato, con l’unica scelta di essere
assassinato o di diventare a sua volta assassino.
< Non è colpa loro > ripeté
a se stesso per calmarsi.
Cacciò via quei pensieri tornando a
concentrarsi sulla sua camera che era completamente ricoperta di pacchi e gufi,
e se voleva tornare nel suo abituale giaciglio era
necessario capire cosa volevano. Di malavoglia afferrò il primo pacchetto a
portata di mano e lentamente lo aprì.
Riconobbe immediatamente la calligrafia
di Ron, era leggermente disordinata e impossibile da confondere.
Ciao amico.
Come stai?
Dovette fermarsi un attimo e fare un
respiro profondo, respingendo la voglia di gettare la lettera e tornare a
letto.
Qui procede tutto come al solito, sentiamo davvero molto la tua mancanza.
Mia madre credo che abbia
esagerato con la grandezza del suo pacco, scusala ma proprio non si decideva a
smettere di riempirlo.
Non ci crederai mai,
Hermione ha deciso che devo alzare la mia media scolastica.
Il risultato è che cerca di
costringermi a studiare da matti.
Continua a blaterare che gli
esami sono vicini.
Giuro che prima
o poi l’ammazzo.
Comunque passiamo alla cosa
più importante.
Buon compleanno!
“Compleanno?” sussurrò Harry incredulo.
Alzò lo sguardo dalla pergamena e fissò
il calendario sopra il suo letto.
Era il 31 luglio e lui non se ne era
nemmeno accorto, tutti quei pacchi e lettere adesso avevano un senso.
Oggi compiva sedici anni, e i suoi
amici a differenza sua se ne erano ricordati.
Per la prima volta dopo molto tempo un
leggero sorriso increspò le sue labbra.
Insieme alla lettera il gufo aveva con sé
un pacchetto rettangolare confezionato con della carta blu scura.
Con grande curiosità scartò la carta e
al suo interno trovò un vero boccino d’oro che non appena rimosso il coperchio
iniziava ad agitarsi e a vibrare. Harry chiuse in fretta lo scatolo, la
finestra era aperta e non voleva perderlo. Si domandava dove
Ron si fosse procurato un tale splendido regalo, e non poté fare a meno di
pensare se la scuola adesso avesse un boccino in meno.
Era un bel regalo e non appena
terminato di scartare anche gli altri avrebbe risposto a tutti, mandò via i
gufi che affollavano la stanza e che innervosivano la povera Edvige, avrebbe
scritto a tutti dopo.
Si concentrò subito sul grosso pacco
trasportato dai quattro gufi, dopo averlo aperto si
rivelò essere della signora Weasley e al suo interno vi era ogni sorta di
leccornia. Si doveva essere data tanta pena per preparare tutti quei dolci, e dal
profumo dovevano essere buonissimi.
Sul fondo del pacco impiastricciato di
miele c’era il bigliettino con gli auguri da parte della famiglia Wesley al
completo.
Si ritrovò a domandarsi tristemente se
anche sua madre fosse stata una buona cuoca. Magari se fosse stato tutto
diverso forse oggi, nel giorno del suo sedicesimo compleanno avrebbe assaggiato
la torta preparata da lei.
Si sentì sciocco nel formulare questo
tipo di pensieri, inutili considerando che non era nemmeno capace di ricordare
il suo profumo.
Prese a caso un’altra lettera per
scacciare quei pensieri.
Ciao Harry,
Come stai?
< Lasciamo stare… >
Dove ci troviamo adesso,
come al solito regna una gran confusione.
Stiamo tentando di staccare
un rumoroso quadro che non ho dubbi ricorderai,
l’impresa si sta rivelando più ardua del previsto.
Come di certo avrai saputo,
ho deciso di far diventare Ronald uno
studente
degno di questo nome (non dico modello perché non posso fare miracoli).
Tra poco ci saranno i M.A.G.O e mi sembra ora che prenda sul serio la scuola.
Ti faccio un mondo di auguri, spero che il
mio regalo ti piaccia, non sapevo davvero cosa regalarti.
Con affetto Hermione
Harry non poté fare a meno d’immaginare Hermione che costringeva “Ronald” a studiare. Povero amico.
I M.A.G.O erano previsti per la fine del settimo anno e loro dovevano ancora affrontare il sesto. Indubbiamente la sua migliore amica non sarebbe mai cambiata. Questo era in qualche modo rassicurante, il suo mondo continuava a crollare e il sapere che Hermione rimaneva sempre la stessa era scioccamente confortante.
Da quello che l’amica gli aveva scritto i tentativi per staccare il quadro della madre di Sirius dal muro continuavano, sperava veramente che ci riuscissero, odiava quella donna.
Finita la lettera guardò il pacchetto rosso e oro, la forma non lasciava dubbi sul fatto che si trattasse di un libro e in effetti non si aspettava qualcosa di diverso.
Lo scartò con delicatezza per non
rischiare di rovinare la copertina, era in un tessuto vellutato color rosso
rubino con i bordi circondati di piccole foglioline d’oro. Non si capiva di
cosa trattasse e con crescente curiosità lo aprì, la prima pagina aveva il mare
disegnato sopra e improvvisamente, si sentì il suono del mare, nella seconda
c’era disegnato un temporale e si sentì il rumore di tuoni e pioggia. Harry
rimase stupito, era un libro molto bello Hermione lo
aveva veramente sorpreso.
Era molto rilassante.
Tra tutti quei pacchi intravide un gufo
senza alcun dono, aveva solo una piccola lettera legata alla zampa. La cosa lo
incuriosì e poco dopo scoprì che Cho gli aveva mandato uno striminzito
bigliettino, con scritto solo la parola “auguri” e
firma.
Ebbe l’impulso di rimandare indietro il
biglietto, ma infondo se Cho gli scriveva o no, poco gli interessava.
Aveva preso una cotta spaventosa per
quella ragazza l’anno prima, e ora che si era scontrato con la dura realtà aveva perso qualunque interesse per lei.
Mandò via il gufo, non avrebbe risposto
a quella chiara provocazione.
Un po’ irritato scelse a caso un'altra
lettera.
Caro Harry,
tantissimi
auguri.
Ti ho mandato del latte di
drago e delle caramelle che ho fatto personalmente.
Mi raccomando bevi il latte,
è ottimo per mantenersi in forma.
Con affetto Hagrid
Il guardiacaccia di Hogwarts temeva,
non a torto, che Harry mangiasse poco e con quel regalo aveva cercato di fare
del suo meglio per aiutarlo.
Era il suo modo per dirgli che gli
stava vicino e che non si era dimenticato di lui.
Il piccolo pacchetto confezionato alla
ben meglio conteneva un’ampolla scura con il latte e un sacchetto di cuoio al
cui interno vi erano apparentemente delle piccole pietre pelose.
Posò accuratamente l’ampolla contenente
il latte dentro un cassetto, domandandosi se avrebbe avuto davvero il coraggio
di berlo.
Per le caramelle invece aveva la
certezza che non le avrebbe mai toccate, ci teneva alla sua vita e certi
biscotti del passato non avevano lasciato in lui un buon ricordo.
Si fermò a controllare la sua stanza in
cui sembrava essere appena passato un tornado, al disordine precedente si erano
aggiunti carte e nastri e gli restavano ancora dei regali da aprire.
Fece un respiro profondo, in
quell’ultimo mese raramente si era mosso, e tutto quel
trambusto lo aveva un po’ stancato fisicamente.
Prese un'altra lettera e dopo essersi
sistemato gli occhiali, s’immerse nella lettura.
Ciao Harry,
Ti faccio i miei più
calorosi auguri per il tuo compleanno.
Insieme a Papà sono appena
rientrata dalla spedizione in Svezia.
Non siamo riusciti ad
avvistare nessun Ricciocorno Schiattoso, la gente quando chiedevamo ci guardava
malamente.
Siamo certi che l’anno
prossimo quando ritorneremo a cercarli avremo maggior successo.
Ci rivediamo il primo
settembre.
Luna Lovegood
Il regalo di Luna non aveva dubbi che doveva essere strano.
Lo scartò con accortezza preoccupato che al suo interno si annidasse qualche strana creatura, la carta verde acido a pallini rossi non era molto rassicurante.
Con sua sorpresa nulla lo morse, il regalo consisteva in una specie di scatola a forma
esagonale bordata d’oro e rosso alle estremità.
Aveva sopra delle lettere che però a
prima vista non sembravano avere alcun significato.
Non aveva idea di cosa fosse, e non era
nemmeno sicuro di volerlo sapere viste le strane abitudini della ragazza.
Nonostante la sua originalità provava
una profonda simpatia per Luna, era l’unica in grado di capire, seppur in parte
cosa stava passando.
La lettera seguente era di Fred e
Giorge, che oltre agli auguri lo informavano anche che il loro negozio di
scherzi procedeva a gonfie vele.
Il regalo era ovviamente un vasto
assortimento dei loro articoli migliori.
Harry non era del tutto convinto che le
cose che gli avevano inviato fossero innocue, decise quindi di riporle
nell’armadio, domando la curiosità di provare un liquido verde la cui etichetta
riportava: Sciroppo vertigini volanti.
Messi al sicuro i pericolosi scherzi, raccolse dallo scrittoio uno dei due pacchetti rimasti.
Era avvolto da una graziosa carta
azzurra con le nuvole sopra. Prese la lettera elegantemente legata al nastro e
la lesse.
La pergamena era di Ginny, la graziosa
sorella di Ron. In quel mese si erano scritti parecchio, molto più di quanto
avevamo mai fatto nei tre anni precedenti.
Carissimo Harry,
Ti faccio un mondo di auguri.
Qui si vive nel caos come al solito.
L’ultima trovata di Hermione
per combattere la propria ansia è quello di tentare di
uccidere mio fratello.
Con i tempi che corrono
ognuno di noi è preoccupato, solo che nel caso di Herm
ci rimette Ron.
Ho comunque il sospetto che
a mio fratello le recenti attenzioni della sua migliore amica non gli dispiacciano,
non so se mi spiego!
Il mio regalo l’ho comprato
in un adorabile negozio babbano non molto lontano da
casa, non ci è possibile spostarci molto per ovvi motivi di sicurezza.
Secondo Alastor Moody,
sarebbe stato saggio che ti avessi regalato qualcosa per tenere la bacchetta
lontano dalla tasca posteriore degli Jeans.
Continua a blaterare che prima o poi ci salterà una chiappa (parlo al plurale perché
ieri mi ha aspramente rimproverato).
Sono curiosa di sapere se ti
piace quello che ti ho preso.
Con
affetto Ginny Weasley.
Harry terminata la lettura, riportò alla mente un episodio accaduto tempo prima quando Malocchio gli aveva gridato un “attento alle chiappe ragazzo” e Thonks domandava al vecchio auror se avesse mai visto davvero uno con una chiappa sola.
Dopo aver posato la lettera si dedicò al regalo, era un grazioso braccialetto in cuoio con al centro una placca d’argento su cui era abilmente disegnato un leone ruggente.
Ginny aveva veramente buon gusto e poi doveva anche ammettere che non aveva mai avuto un bracciale.
Lo indossò quindi volentieri, e si dedicò all’ultimo regalo rimasto.
Il pacco insieme agli auguri di Neville
conteneva una piantina a forma di stella, il cui colore era però sul blu
nerastro. Una targhetta attaccata al vaso spiegava che la strana pianta aveva
il potere di mutare colore secondo l’umore di chi aveva accanto.
Comprese subito il motivo per cui era
tanto scura.
Terminato con i regali
passò la restante parte della mattinata a rispondere a tutti gli amici, gli era
profondamene grato per quanto stavano facendo. Il saperli
vicini era però una gioia e una tortura al tempo stesso.
I suoi pensieri non facevano altro che fargli notare quanto fosse pericoloso per loro che Harry
Potter facesse parte della loro vita.
Fu per questo motivo che nelle lettere
di ringraziamento non riuscì a dire che qualche grazie seguito dalle solite
frasi di circostanza.
Quando terminò di scrivere le missive era
ormai l’ora di andare a pranzo, Harry anche se di
malavoglia scese al piano di sotto dove la famiglia Dursley era disposta nella
solita formazione.
Petunia sistemava accuratamente la
tavola con una tovaglia immacolata.
Vernon leggeva il giornale, criticando
ovviamente tutti i giornalisti e le relative notizie.
Dudley invece giocava con il videogioco
comprato il giorno prima, e sembrava che come al
solito cominciasse a stancarsene.
Nessuno di loro fece il minimo segno di
aver notato che era nella stanza, da quando era arrivato
i suoi zii avevano scelto di gestire la sua presenza con il metodo “Harry non
esiste” . Il motivo per cui avevano sostituito le frecciatine e le cattiverie
al silenzio assoluto era molto semplice: alla stazione, quando i Dursley un mese prima
lo erano venuti a prendere, erano stati poco gentilmente avvisati che se
avessero fatto un torto ad Harry molti maghi sarebbero intervenuti (tra cui
Malocchio con bombetta di traverso ed annesso occhio magico, e Thonks dai
sgargianti capelli rosa).
Quella nuova situazione a Harry in effetti andava benissimo, era quanto di meglio ci si
potesse aspettare dai Dursley, lui non desiderava parlare con nessuno né tanto
meno litigare.
Il pranzo si svolgeva sempre abbastanza
silenziosamente, o almeno per quanto riguardava lui che guardava sempre e
soltanto il suo piatto.
Erano tutti seduti da pochi minuti
quando dalla finestra aperta entrò uno splendido uccello dai vividi colori.
Petunia urlò e zio Vernon scattò in piedi
inorridito dall’enorme animale che si era subito avvicinato a Harry.
Onde evitare pericoli Duddley si era volatilizzato, nascosto sotto al tavolo.
Harry era l’unico che se ne restava
placidamente seduto mentre Fanny, la fenice di Silente, occupava posto davanti
a lui e gli consegnava due lettere.
I Dursley di colpo presero a spostarsi
velocemente da una finestra all’altra, per controllare che i vicini non
avessero visto nulla.
Se avessero potuto
avrebbero inveito volentieri contro Harry, il ricordo delle minacce ricevute
era l’unica cosa a fermarli.
Poco
dopo aver consegnato le buste Fanny si rialzò in volo
e lasciò la casa, accompagnata dai sospiri di sollievo dei suoi zii.
Una
delle due lettere portava lo stemma ufficiale di Hogwarts, ed era sigillata.
Molto
probabilmente dovevano essere i risultati dei G.U.F.O.,
suppose Harry molto più incuriosito dalla seconda missiva.
Era
una semplice busta con scritto sopra “Tanti auguri”, il cui contenuto sembrava
mettere a dura prova la resistenza della busta.
Con
crescente curiosità l’aprì, ciò che scivolò fuori lo
lascio senza fiato come se qualcuno gli avesse appena tirato un pugno allo
stomaco.
Si
alzò di scatto come se la sedia fosse stata percorsa da una scarica di corrente
elettrica, spaventando ulteriormente i Dursley che lo guardavano con gli occhi
sbarrati. Rimase in piedi con il respiro affannato per un po’, improvvisamente
una strana luce attraversò le iridi verdi di Harry, fu qualcosa di fulmineo di
cui nessuno si accorse.
Senza dire una
parola si voltò e tornò in camera sua.
Ed ecco terminato il primo capitolo.
Mi auguro che sia stato di vostro
gradimento.
Vi sarò comunque grata per qualsiasi
parere, negativo o positivo vogliate lasciarmi, vi ricordo che potete contattarmi tramite e-mail per qualunque cosa.
A presto.