Jasper Hale era
esattamente
come me lo ero immaginato.
Alto, versione
mascolina
di Rosalie, lo stesso colore di capelli, gli stessi occhi, lo stesso
sorriso.
Gli andai incontro
con la
mano tesa.
“salve,
sono Jazz. Tu sei Bella,
vero? Come sta Edward? ”
“meglio”
sorrisi “solo che
non gli è piaciuta la notizia del tuo ritorno”
“me lo
immagino…è un vero
peccato che non sia andata come avevamo progettato. Questa doveva
essere la sua
spedizione…”
Annuii, Edward me ne
aveva
parlato con l’orgoglio di un padre che parla del suo bambino.
“proprio a
lui doveva
capitare?” proseguì Jazz “e suppongo si
sia dimenticato, per puro caso, di
prendere le sue pillole…il dottore quando pensa che
potrà tornare?”
“non prima
di settembre”
“brutte
notizie. Tra la
situazione politica piuttosto precaria e i predatori, sarà
fortunato se a settembre
troverà ancora qualcosa”
Salimmo entrambi
sulla mia
Golf e sospirai “e se ci fermassimo a mangiare un hamburger?
Sono affamato. Sei
mesi nella giungla mi hanno fatto sempre rimpiangere gli
hamburger…”
Mentre mangiavamo,
gli
feci un breve resoconto della situazione.
Trovai che Jazz
fosse un
tipo affabile e pieno di personalità.
Fosse tornato a casa
secondo il previsto, non mi sarei trovata in quella spiacevole
situazione.
“dovrebbe
esserti grato
per averlo convinto a chiamare il dottore” disse Jazz
“Edward è stato uno
sciocco a non farlo subito. Ma è sempre stato
così con i dottori e gli
ospedali”
“cosa vuoi
dire?”
“beh, i
dottori e gli
ospedali non piacciono neppure a me. Solo che Edward è
sempre stato eccessivo
al riguardo. Ricordo che avevamo dodici anni, si fece un brutto taglio
ad una
gamba. Mia madre strillava che era meglio andare in ospedale e lui
strillava
più di lei che non ci voleva andare…me lo ricordo
come fosse ieri: era
terrorizzato. Eppure lui è un tipo che non ha paura di
nulla. Da ragazzo non
c’era niente che lo spaventasse. Ma
l’ospedale…”
“non ti ha
mai detto
perché?”
“no…Edward
è un tipo che
tiene tutto per sé. Un bravo ragazzo non
c’è che dire, ma non permette a
nessuno di valicare le sue mura”Jazz mi sorrise da sopra il
bicchiere “non te
ne sei accorta?”
“me ne
sono accorta”
“beh
adesso andiamo…”Jazz
si alzò e mi guidò fuori dal ristorante
“è bello essere di nuovo a casa” disse,
stiracchiandosi.
“spero
proprio che sia
così” feci io, dubbiosa.
“oh
è così. Insegnare
serve a riequilibrare il lavoro esterno. Mi piace molto. È
Edward quello che
preferisce lavorare all’aria aperta”
“è
molto attaccato al suo
lavoro”
“forse
perché si fida più
della gente morta migliaia di anni fa che di tutti noi”
commentò Jazz.
“questo
però non impedisce
di darsi bel tempo quando vuole!”
“ci avrei
giurato…”
“e come
dargli torto? È
stato fidanzato, una volta…una brutta storia. E da allora
non c’è che il
lavoro. A parte il fatto che non credo troverebbe molte donne disposte
ad
andare con lui nella giungla, sempre che decida di mettere
radici”
Un
altro Jake…
Un altro signor
senza-impegno, come avevo sospettato.
Oh
Dio, perché non riesco a odiarlo? Sarebbe tutto
più facile!
“ho
sentito dire che tu
invece, le radici le stai mettendo” osservai, cambiando
discorso.
“sì.
Alice è una botanica
che nella giungla ci va volentieri. Lei guarda i fiori e io la polvere.
Facciamo una coppia interessante”
“e ti
manca” lo avevo
capito dal tono della sua voce.
“Dio se mi
manca! È come
se fossi separato da una parte di me stesso”
“parlami
di lei…”
Lui lo fece per
tutto il
tragitto fino a casa.
E io lo ascoltai
più di
quanto avrei pensato. E non soltanto di Alice, anche di Jazz. E, nel
profondo
del mio essere, qualcosa anche di me stessa. Una vocina nel mio cuore,
chiedeva
se Mike sentisse la mia mancanza così come Jazz sentiva la
mancanza di Alice.
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Jazz richiese subito
tutto
il mio impegno, cosicché arrivò il
venerdì. Edward non era l’unico della
famiglia attaccato al suo lavoro. Con Jazz, comunque, era facile
vivere. Era
sempre di buon umore, calmo e pacato, e ben volentieri mi sottoponevo a
tirate
extra. Passavo ore ed ore a schedare, a scrivere a macchina, a
tradurre, e una
volta, anche a mettere insieme un vaso, pezzo dopo pezzo.
Era un lavoro che mi
entusiasmava ma tenevo per me quell’entusiasmo quando ne
parlavo con Edward.
Edward sembrava
divenire
di giorno in giorno più irritabile, specie quando gli facevo
il resoconto della
giornata. Non appena entravo in stanza, mi assaliva con ogni genere di
domande
salvo poi cercare cosa non andava nelle risposte.
“Dio”
bofonchiò una volta
“ne parli come di una stella del cinema”
“ho detto
soltanto che mi
piace dargli una mano” protestai io “ti
dispiace?”
“niente
affatto” scattò
lui e si mise a guardare dalla finestra un camion della spazzatura con
tanto
interesse che gli avrei torto volentieri il collo.
Notando che
più gli
parlavo di Jazz e del lavoro che facevo per lui più
quell’irritazione cresceva,
smisi di parlargliene.
Di conseguenza, la
conversazione spesso languiva, perché Edward non era il tipo
con cui si potesse
parlare del più e del meno e cosi si finiva per cadere in
lunghi ed
imbarazzanti silenzi. C’erano giorni in cui decidevo di non
andare il giorno
dopo a fargli visita, ma poi lui me lo chiedeva e le visite
continuavano. Ed
erano visite che minacciavano continuamente la pace della mia mente.
Avrei voluto
dimenticarmi
di Edward, e quando lavoravo con Jazz ci riuscivo perfino, ma arrivava
poi
l’ora di andare in ospedale e tutto ritornava.
Una settimana dopo
il
ritorno di Jazz, finalmente il dottore decise di dimetterlo, oramai
soddisfatto
per i progressi che il suo paziente stava facendo.
“per me va
bene” stava
dicendo “può andarsene se loro però si
impegnano a tenerlo d’occhio”
Edward
guardò attentamente
prima Jazz, poi me come se volesse valutare in anticipo la nostra
risposta.
“cosa vuol
dire?” domandò
infine Jazz.
“dovrà
limitarsi a stare a
guardare” spiegò il dottore “qui lo
abbiamo praticamente tenuto legato ad un letto,
ma se torna a casa e ricomincia da dove ha lasciato, tempo una
settimana ed è di
nuovo in ospedale”
“ma
io…” fece per protestare
Edward.
“lo so che
adesso si sente
bene, ma è vulnerabile come un neonato perciò
deve andarci piano, ecco tutto”
“cosa ne
pensi?” mi
domandò Jazz.
Io avvertii una
morsa allo
stomaco. Per Edward poteva anche andare bene, per me invece, poteva
essere
estremamente pericoloso.
“Bella
è d’accordo”
intervenne Edward, sogghignando “mi ha visto quando stavo
male. Sa che sono
obbligato a stare bene, non è vero , Bella?”
continuò gratificato con uno di
quei sorrisi che mi facevano mancare il terreno sotto i piedi.
“ehm…sì
sì” farfugliai,
cercando disperatamente di mantenere salda la voce.
“ecco
vedi?” fece Edward
trionfante.
“dopo
pranzo, allora. A
casa e dritto a letto ” disse il dottore.
“ci
penseremo noi” promise
Jazz.
“io
preferirei ci pensasse
Bella” precisò Edward, il dottore
inarcò le sopracciglia e io arrossii
violentemente.
“non sono
la tua
infermiera!” scattai.
“davvero?
Non ho avuto
questa impressione…”
“soltanto
perché eri così
testone da rifiutarti di chiamare il dottore”
“un’altra
cosa” disse il
dottore “il paziente non deve eccitarsi. Rallenterebbe la
guarigione”
Edward
sogghignò con
malizia e io avvampai.
Come osava? Proprio
come
Jake! Bello, sorridente, provocatorio e …senza scrupoli.
Ora che si sentiva
meglio
faceva il galletto. Si, s’annunciavano tempi difficili per me.
Tanto per iniziare,
però,
non mi sarei fatta trovare quando Jazz lo avesse portato a casa quel
pomeriggio. Ma le cose andarono diversamente.
“ho una
riunione oggi”
annunciò inaspettatamente “e Rose deve fare delle
commissioni”
E così
tocco a me
occuparmi di Mr Indipendenza.
Ma vidi subito che
non
avevo motivo di preoccuparmi perché, come aveva detto il
dottore, lui era
troppo debole per fare qualsiasi cosa. Salvo, naturalmente, che
esercitare il
suo fascino.
Ma questa era una
cosa che
Edward avrebbe smesso di fare soltanto morto.
La sua presenza,
anche
silenziosa, semplicemente mi sopraffaceva. Ne avrei parlato con Mike
quella
sera stessa, mi dissi.
Fino ad allora avevo
evitato, deliberatamente, di parlargli di Edward Cullen, ma il momento
era
arrivato.
Aiutai Edward,
sostenendolo
durante il tragitto dalla macchina, a salire di sopra e quella
vicinanza mi
fece sentire uno strano tremore in tutto il corpo.
“scendo a
prenderti
qualcosa da bere” gli dissi, tanto per avere
l’occasione di allontanarmi. Ma
ebbi uno shock maggiore quando, ritornando, vidi che lui si stava
spogliando
per mettersi a letto.
“non fare
caso a me” disse
Edward, sorridendomi leggermente, e ficcandosi sotto le lenzuola
“e poi, non
vedo perché tu debba essere così scioccata dal
momento che sei fidanzata”
Fui quasi sul punto
di
dirgli che io e Mike non avevamo mai…ma mi trattenni
pensando che lui non mi
avrebbe creduto o, più semplicemente, si sarebbe messo a
ridere.
“chiama se
hai bisogno”gli
dissi prima d precipitarmi giù dalle scale, udendo la risata
di Edward .
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Stavo rigovernando
in
cucina, quella sera, quando squillò il telefono.
Mike aveva
telefonato
quasi tutte le sere, quando io ero all’ospedale. Il momento
della verità era
arrivato.
Non potevo
più evitare di
parlargli di lui.
“sei
sempre fuori” fu la
prima cosa che mi disse “dove diavolo vai tutte le sere? E
chi è questo cugino
all’ospedale? cosa ha a che fare con te?”
Era seccato e mi
resi
conto che non avrebbe capito. Quindi era meglio limitarsi ai fatti.
“è
il dottor Edward Cullen”
risposi “è il capo della spedizione di
Jazz…del dottor Hale. Si è preso una
febbre tropicale ed è venuto a stare qui. Sono andata a
trovarlo in ospedale
dato che non vi era nessuno che potesse farlo” era la
verità dopotutto. E, per
di più, era ciò che Mike si sarebbe aspettato che
io facessi.
“oh, un
altro gabbiano
ferito?” Mike sembrava divertito “ed è
ancora in ospedale?”
“no
è tornato oggi a casa.
Ci prenderemo cura di lui fino a quando non potrà tornare in
Guatemala”
“bene”
“bene?”
“si,
perché non ho mai
pensato che Rose potesse farvi da chaperon, a te e a quel Jasper Hale.
Sono
contento che ci sia questo dottor Cullen a tener d’occhio le
cose” e io quasi
soffocai.
“sono
sicuro che ti
prenderai buona cura di lui” continuò Mike
“pensa a lui come un altro cane
randagio”
“lui non
è esattamente un
cane randagio” dissi mettendomi a ridere, quasi desiderando
che ci fosse Edward
ad ascoltare.
“sì.
Lo so ” disse
Mike “sai…sento la tua mancanza, Bella.
Quello che non capisco è perché te ne sei
andata” era la prima volta che Mike
esprimeva un certo risentimento per la mia decisione e ne fui un
po’ sorpresa.
“Mi era
sembrata una buona
idea” risposi. Ora invece, avrei dato chissà cosa
per essere di nuovo a casa
con nessun’altra preoccupazione tranne quella di come
vestirmi per
l’appuntamento con Mike.
“sono
stato alla festa di
Angela, ieri sera” disse Mike “ti saresti
divertita” e andò avanti con i
particolari.
“a quanto
pare, deve
essere stata proprio una bella festa” commentai
“sento la tua mancanza, Mike”
“torna a
casa allora”
“non
posso…dovrei rompere
un contratto”
“d’accordo”
fece li con un
sospiro “ma continua a sentire la mia mancanza. E prenditi
cura del tuo
randagio…Edwin”
“Edward”
“sì.
Edward…l’importante
che ti tenga lontano da quel Hale”
Se
tu sapessi…
“sì,
mi telefoni
domenica?”
“naturalmente”
Lui
riattaccò e io mi
sentii in colpa come non mai.
Avrei dovuto dirgli
che
Edward Cullen era cento volte più attraente di Jazz, ma non
l’avevo fatto
perche i miei sentimenti per Edward erano della stessa specie di quelli
che
avevo provato per Jake e anche peggio.
Avevo conosciuto
Jacob Black
ad una festa universitaria alla quale ero andata solo perché
la mia compagna si
stanza, Lorelaine, era fidanzata con uno dell’associazione
studentesca. Vederlo
e prendersi una cotta era stato un tutt’uno. Ci eravamo
rivisti e avevamo fatto
lunghe passeggiate sotto la luna, flirtando nella sua Triumph sportiva.
E
fortuna che era stata una Triumph perché in
un’auto più spaziosa di ben altra
portata sarebbero stati quei flirt!
Avevo sempre pensato
di
arrivare vergine al matrimonio, ma Jake riusciva a mettere a tacere
ogni mio
buon senso. Lui era in tutti i miei sogni, era il mio futuro e gli
avrei dato
qualsiasi cosa se se ne fosse presentata l’occasione.
Il primo sospetto
che io
non ero per Jake
ciò che lui era per me ,
me lo avevano fatto nascere i commenti degli amici sulle sue
scappatelle.
“è
un donnaiolo” diceva
Lorelaine “Stephan dice che lo sanno tutti”
Avevo respinto
quelle
dicerie. Dopotutto, Jake era un uomo affascinante con quei suoi capelli
neri,
quegli occhi penetranti e quel corpo muscoloso.
Secondo Lorelaine
aveva
anche una donna dai corti capelli neri, ma quando glielo avevo chiesto
lui
aveva risposto che si trattava di sua sorella.
Poi aveva iniziato a
non
presentarsi agli appuntamenti e a dimenticarsi di telefonare e una
volta
baciandomi mi aveva chiamato Leah.
“chi
è Leah?” gli avevo
chiesto ritraendomi come scottata.
Lui aveva sorriso,
un po’
imbarazzato, e si era stretto nelle spalle.
“scusami
volevo dire
Bella…Leah è una ragazzo che conoscevo”
Leah, lo avevo
scoperto
tre settimane dopo, stava aspettando un bambino e Lorelaine mi aveva
riferito
che Jake era il padre.
Quando glielo avevo
domandato,
lui mi disse “e chi può dirlo? e poi Leah sapeva
quello che faceva. La responsabilità
è solo sua”
E in quel momento il
mondo
mi cadde addosso.
Per lungo tempo, non
ero
più uscita con un ragazzo e poi un anno dopo conobbi Mike.
Lo trovavo
piacevole, calmo e prevedibile e con i piedi ben puntati per terra. Nel
giro di
due anni da amici eravamo diventati fidanzati.
E adesso che avevo
un
anello al dito, avevo sentito accendersi le scintille del dubbio,
scintille che
erano diventate fiamme ruggenti a causa di Edward.
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“penso che
dovremmo
prenderci una serata fuori ” propose Jazz, qualche giorno
dopo, mentre tutti e
tre guardavamo una partita di baseball alla tv.
“buona
idea” convenne
Edward.
“volevo
dire io e Bella”
precisò Jazz “una serata per lo staff, tanto per
staccarci dal paziente”
“grazie
tante” fece
Edward, secco”approfitti del tempo della mia
infermiera” aveva preso a riferirsi
a me come alla sua infermiera perché
sapeva che quell’etichetta mi mandava in bestia
“è fidanzati ricordi?”
“anche io
se è per questo”
obiettò Jazz “ma sono sicuro che né
Alice né Mike avrebbero qualcosa da ridire”
Non era esattamente
la
verità, ma non avevo nessuna intenzione di contraddirlo.
Avevo bisogno di
trascorrere una serata fuori.
“qualcosa
tu abbia in
mente io ci sto” dissi con un sorriso smagliante.
“vorrei
che tu lo dessi a
me un incoraggiamento simile” bofonchiò Edward.
“dove
andiamo?” chiesi,
ignorandolo.
“quelli
della facoltà
danno una specie di picnic vicino la fattoria McKarty, domani sera ti
va?”
“magnifico!”
“dove si
trova?” domandò
freddamente.
“ma come
non lo ricordi? È
la fattoria di Emmett”
“oh…”
Gli lancia
un’occhiata,
Edward sembrava completamente assorbito dalla partita.
“beh credo
che me ne andrò
a letto” dissi alzandomi.
“d’accordo”Jazz
mi sorrise
“buona notte”
“’notte”
mormorò anche
Edward, apparentemente disinteressato.
Salii di sopra
interamente
perplessa. Prima faceva delle battutine spiritose e poi si mostrava
indifferente! Che uomo impossibile!
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Il giorno seguente
Jazz mi
tenne occupata per tutto il pomeriggio e Edward, annoiato di starsene
in casa,
si era organizzato per trascorrere la giornata da un suo amico.
“oh non mi
ucciderà” aveva
detto Edward quando avevo protestato “me ne starò
seduto sotto il portico a
chiacchierare con lui”
E ora che stavamo
per
uscire, Edward non era ancora tornato. Mi lamentai preoccupata con
Jazz, il
quale liquidò tutto dicendo che non dovevo preoccuparmi e
che avevamo deciso di
uscire tanto per sfuggire alle nostre responsabilità.
Tuttavia dopo che
lasciammo l’autostrada e prendemmo una strada ghiaiosa tutta
alberata per
sbucare in fine in una radura, il mio umore migliorò
parecchio.
“grazioso”
esclamai, alla
vista del grande prato punteggiato da querce frondose.
“c’è
anche il fiumicello!”
scesi dall’auto e aiutai Jazz con le cose che avevamo portato.
“prendi la
coperta al
resto ci penso io”
Ci avviamo per il
sentiero
verso tre tavoli piazzati all’ombra della quercia
più grande e io fui
presentata in rapida successione a una mezza dozzina di persone. Rimasi
a
chiacchierare con loro con la mente altrove.
Cosa stava facendo
Edward?
Era tornato a casa? Mi ritrovai a desiderare, perfino, che fosse
lì con noi ma
ricacciai subito quel pensiero.
“vorrei
presentarti altre
persone” disse Jazz ricomparendo con una birra in mano
“questi sono James
Laurens, direttore del servizio studentesco e sua moglie
Tanya”
“piacere
di conoscerla”
disse James, con la voce profonda di un divo del cinema. Era bello, con
i
capelli biondi e dritti e due occhi azzurri oceano. E sua moglie era
come lui:
una bionda molto appariscente con un bel viso.
Strinsi la mano
anche alla
moglie, mormorando qualcosa di circostanza e notai che
l’altra aveva
un’espressione stupita, forse si stava chiedendo cosa ci
facessi lì con Jasper,
sapendo dell’esistenza di Alice. Ma il dubbio venne
facilmente risolto da Jazz.
“è
fidanzata?” mi chiese
la donna.
“si ma non
con Jazz” disse
una voce familiare e il braccio di Edward si posò sulle mie
spalle.
“Edward!”
esclamò esterrefatta
Tanya.
Lo ero anche io,
guardai
Edward a bocca aperta, e lui si chinò a baciarmi la guancia
con le sue labbra,
poi mi baciò decisamente sulla bocca ancora aperta.
“che
diavolo…” iniziai
rabbiosa, cercando di liberarmi da quel braccio, senza riuscirci.
“sorpresi
non è vero?”
Edward sorrise “la mia dolce metà non voleva che
mi affaticassi, questa sera…ma
mi sono ripreso e così ho deciso che non potevo perdere di
vista la mia Bella”
concluse dandomi un’altra stretta.
“Edward!”protestai
pestandogli il piede.
“tesoro,
non devi essere
imbarazzata” fece lui, con una voce calma
e indulgente che mi
fece
infuriare ancora di più.
“Tanya e
James non sono
sposati da molto, e capiscono come mi sento non è
vero?” concluse riferendosi a
loro due.
“sicuro”
rispose James con
un sorriso malizioso, mentre sua moglie emise un suono strano che mi fu
difficile da interpretare.
“ma
Edward” intervenne
Jazz “potevi dirmelo che volevi casa libera, io non mi sarei
mai messo tra i
due piccioni in amore”
Non credevo alle mie
orecchie,Jazz come poteva sparare quella sciocchezza?
Gli lanciai
un’occhiata
furibonda, ma lui si limitò a sorridermi evidentemente
disposto a sostenere
quella ridicola farsa di suo cugino.
Per cambiare
discorso mi
rivolsi a Tanya “e così siete sposati da
poco?”
“sì,
da Pasqua” poi
rivolgendosi a Edward con voce mielosa “peccato che eri in
spedizione e che non
hai potuto partecipare alla cerimonia”
“già,
ma presto ne avrò
una tutta mia, non è vero Bella?”disse lui con
voce maliziosa.
Certo
è che quando saremo a casa lo strozzo…
Pensai ma decisi di
stare
al gioco.
“se lo
dici tu…” risposi
cingendogli la vita con un braccio.
Dopo averli
salutati,
tutti e tre ci allontanammo e quando fummo fuori dalla portata di
orecchie
indiscrete, mi voltai decisa.
“che
diavolo hai in
mente?”
“vado a
prendere qualcosa
da mangiare” iniziò Jazz “sedetevi sulla
coperta sotto quella quercia. Vuoi
venire con me Bella?”
“tu sai
cosa vuol fare
quell’idiota?”
“credo di
si”
“e
sarebbe?”
”fattelo
spiegare da lui”
“ma io non
sono fidanzata
con lui!”
“questo lo
so”
“ma gli
altri no!”
”non ti
preoccupare,
nessuno ti sta costringendo a sposare Edward. Su prendi un piatto e
riempilo
anche per lui”
“non ti
fidare potrei metterci
dell’arsenico”
“addirittura!”Jazz
rise.
“come
possono pensare che
io sia fidanzata con quel..quel…”
“oh,
andiamo Edward non è
così brutto” disse Jazz sorridendo.
“non
è questo il problema.
È un serpente, un topo…un”
“ehi! stai
parlando del tuo
fidanzato!”
Gli lancia
un’occhiataccia
e lui rise di nuovo.
Ritornati alla
quercia
trovammo Edward che parlava con una donna sulla quarantina.
“questa
è la giovane
signora Cullen? molto graziosa!” disse la donna
“salve mia cara, sono Carmen,
Tanya mi ha detto che sta per sposare questo bel
furfante…congratulazioni!”concluse sorridendo e se
ne andò.
“come
volano le notizie”
commentò sorridendo Edward.
“siediti e
mangia questa
roba, prima che te le infili intere in gola” sbottai.
“come hai
potuto? da dove
vieni e come diavolo ci sei arrivato qui?”
“buono”
disse, a bocca
piena “allora primo: mi è sembrata una buona idea,
secondo: sono stato da Emmett,
terzo: sono venuto a piedi”
“congratulazioni!”
gridò
qualcuno.
“grazie”
rispose gridando
Edward con un sorriso smagliante. “sorridi, fa vedere che sei
felice” mi disse.
“tu sei
pazzo”sibilai
“dovresti stare a casa, a letto. La camminata ti deve aver
dato alla testa”
“probabile”
concesse lui
“in effetti sono stanco” concluse appoggiando la
testa sul mio grembo.
Balzai in piedi e
lui finì
con un tonfo a terra.
“non sono
il tuo cuscino!
Né la tua fidanzata! Né la tua
infermiera…”
“scusaci”
fece Edward
rivolto a Jazz, il quale ci guardava con molto interesse.
Si alzò,
mi prese per un
braccio e mi condusse verso il fiumiciattolo.
“lasciami
immediatamente!”
cercai con tutte le mie forze di liberarmi, ma il risultato fu che mi
sollevò
da terra e mi portò su una spalla, come un sacco di patate.
“se cado
dopo tutto questo
sforzo, sarà colpa tua” mormorò lui,
deponendomi alla riva.
“pure? chi
ha iniziato
tutto questo?”
“tu”
fece lui, lasciandosi
cadere accanto a me.
“se tu non
fossi venuta…”
“per
favore, non iniziare
con quella storia! Perché hai detto a tutti di essere il mio
fidanzato?”
Edward parve a
disagio
come se sperasse di non dover rispondere a quella domanda.
“la donna
che hai
conosciuto”disse infine, torcendo un fil di erba
“Tanya?”
“sì”
“lei…è
quella con cui sono
stato fidanzato”
“Tanya?”
non riuscii a
controllare la mia incredulità e lui mi lanciò
una strana occhiata.
“sono
cresciuto da allora,
sai?”disse.
Lo
spero.
“è
una donna molto
…attraente”
“sì”
convenne lui con una
punta di irritazione nella sua voce.
Tanya lo aveva
scaricato e
poi aveva sposato James?
Sentivo crescere a
dismisura la mia curiosità, ma capii che lui non era
dell’umore di soddisfarla.
“per
questo hai lasciato
credere che fossimo fidanzati?”
“un
po’ anche per quello”
Un po’?
molto, piuttosto.
Forse amava ancora il grazioso viso di porcellana di Tanya.
“non so a
quanto può
servire Edward, se ne accorgeranno tutti della farsa”
E se Mike fosse
venuto a
saperlo? Oddio che scandalo! che disastro!
“e come
potrebbe
scoprirlo?” chiese all’improvviso lui.
“sono
fidanzata con Mike
ricordi? E intendo sposarlo alla fine dell’anno scolastico.
Allora tutti
capiranno”
“mi sembra
di averti
dimostrato che non lo ami”
“e se ben
ricordo subito
dopo ti sei scusato. Sai dovresti farlo anche adesso. Se credi che
rimarrò…”
“d’accordo”
ammise lui “ti
porgo di nuovo le mie scuse per l’altra volta e per oggi.
Smettiamola con queste
discussioni inutili!”
“ma..”
“per
favore, ho bisogno di
apparire fidanzato”
Sembrò di
colpo sfinito e
provai un senso di compassione e anche un pizzico di gelosia. Quella
Tanya
doveva ancora avere un grande potere su lui.
“per
quanto tempo?” chiesi
cauta.
Sono
pazza…come lui, forse anche di più.
Edward sorrise.
“sapevo di
poter contare
su di te!”ora non sembrava così stanco.
“beh,
diciamo per un po’,
via non fare quella faccia, potrebbe anche
piacerti…”
Ma io non avevo
bisogno
che lui me lo dicesse.
Mi ricordai
all’improvviso
di un consiglio di mio padre.
Sta’
attenta quando preghi. Potresti anche essere esaudita.
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