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Autore: isina4everyoung    30/09/2009    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se fosse stato Neville ad uccidere Voldemort?
Perchè il suo intervento si sarebbe reso necessario?
Che cosa è successo ad Harry dopo che ha raggiunto Voldemort nella foresta proibita?
E se il finale che noi tutti conosciamo non fosse l'unico finale possibile?    ~ ...L'unica cosa che le rimbombava nel cervello era che non poteva essere vero, Harry  non era morto e non si trovava tra le braccia di Hagrid per quel motivo...
Genere: Triste, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Ginny Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Affogare.

 

Non era una novità per Angelina, svegliarsi accanto a George e sentire di non dover essere lì. Era come se infrangesse il suo spazio, se cercasse di farsi carico di un dolore che non era suo, che non sentiva, ma non poteva allontanarsi. Se guardava allo specchio Angelina vedeva solo una ragazza, giovane, con tutto il mondo davanti e si sentiva in colpa per non riuscire a provare lo stesso dolore che provava George, per non riuscire a trovare niente da dire quando, facendo finta di non sentire, si allontanava da lui mentre di notte piangeva. Sapeva che non era quello il tipo di aiuto di cui George aveva bisogno, ma era l’unico che lei poteva dargli, l’unico che lui accettasse…
Aveva provato a parlare con lui, ma era stato come sbattere contro un muro, lei continuava a correre, ma le mattonelle non cedevano, e come poteva se dietro era sorrette da una coltre spessa di dolore? George aveva bisogno di aiuto, di un aiuto che lei non poteva dargli e sapeva che solo la sua famiglia avrebbe potuto capire, anche solo in parte. Sapeva che a George era toccata la sorte peggiore. Suo fratello, suo fratello gemello, era morto e lui no, lui si guardava allo specchio e vedeva Fred, e lei sapeva che era così perché George aveva smesso di guardarsi allo specchio. E lei avrebbe tanto voluto aiutarlo, avrebbe voluto fargli alzare la testa e dirgli che non era colpa sua, che lui non poteva farci niente e che Fred non avesse voluto che lui si riducesse così, ad una carcassa umana piena di alcool e senza una vita, ma non lo diceva mai. Non lo diceva per non infierire, perché sapeva che George ne era consapevole, lui che conosceva così bene suo fratello di sicuro sapeva cosa avrebbe detto Fred e per questo soffriva ancora di più. Angelina sapeva tutte queste cose ma non poteva fare altro che stare zitta, una spettatrice quasi del tutto passiva nella distruzione di George…
Doveva reagire, per George, per se stessa, per loro…

 

 

Ancora una volta era stato Ron a dover andare ad aprire la porta, ma almeno questa volta non si era trovato di fronte Malfoy, ma Angelina.
“Angelina ciao. È successo qualcosa?”
“No…cioè sempre lo stesso. Posso parlare con voi?”
“Aspetta vado a chiamare Ginny, più di così non posso prometterti…”
“Tua madre ancora non si alza?”
“No, e mio padre sta sempre con lei… non so più cosa fare…”
“Ti capisco, ma George si sta distruggendo. Ha smesso di mangiare e beve e basta…”
“Non vuole vedersi…”
“È per questo che sono qui, dobbiamo distoglierlo da questa idea, non è colpa sua…”
“Nessuno di noi ha la forza per fare niente…”
“Dovete, anzi dobbiamo, trovarla. Un'altra perdita non è quello che ci vuole, so che per voi è difficile, ma dovete andare avanti.”
“Lo so Angelina, credimi lo so. Ogni mattina mi alzo e mi dico che questa sarà diversa, che reagirò e cercherò di non buttarmi via, per Harry, per Fred…ma non ce la faccio. Il dolore è troppo e la paura di affrontarlo anche. So che dovrei ma non che la faccio.”
“Io credo che tu sia sulla buona strada…”
“Grazie.”
“Non l’ho detto per farti piacere.”
“Credo che dovrei parlare con George…”
“Gli farebbe piacere e io te ne sarei grata…”
“Servirà anche a me, spero…”
“So che non sarà facile, ma dobbiamo essere forti…”
“Mi piacerebbe tanto esserlo…”
“Lo sei Ron. Stai cercando di reagire, di andare avanti, fai quello che sia Fred che Harry si aspettano da te perché loro ti conoscevano e tu lo sai.”
“Cerco solo di non affogare.”
“E ci stai riuscendo, tu sei quasi in superficie, ti basta un piccolo aiuto…”
“Hermione…” Un solo sussurro, la cosa più dolce e commovente al mondo, se solo lei fosse stata lì per sentirlo.
“Cosa?”
“Ho bisogno di Hermione.”
“E lei dove è?”
“Se ne è andata…”
“Cosa? Perché?”
“È andata a prendere i suoi genitori…”
“Ma tornerà?”
“Non lo so, non l’ho salutata.”
“E come mai?”
Ron tornò alla mattina della partenza di Hermione. Lei non l’aveva detto a nessuno, ma lui era riuscito a sentirlo dalla sua camera.

Stava sdraiato sul letto, con gli occhi verso il soffitto e la sentiva allontanarsi senza fare niente. Voleva scendere ma aveva paura. Paura di chiederle di restare, paura che lei rifiutasse, paura di vedere il dolore nei suoi occhi e di non poter fare niente per consolarla. Aveva paura di perdere l’unica cosa che in realtà lo teneva in vita, l’unica che gli aveva impedito di puntarsi la bacchetta alla tempia e pronunciare lo stesso incantesimo che si era portato via Harry e Fred.
“Paura.”
“Lei tornerà!”
“Come fai a saperlo?”
“Conosco Hermione, non ci abbandonerà mai!”
“Hai ragione!”

Cosa?
Ron avrebbe riconosciuto quella voce fra mille, la sua voce. Hermione.
“Hermione!” e per un secondo nella sua voce ci fu solo gioia. Lei era tornata, era ancora lì con lui. E poi il dolore tornò. Mentre la stringeva tra le braccia e sentiva le sue lacrime sulla spalla tornò al consapevolezza che erano soli nel dolore. Ma stavolta era diverso, si disse Ron, avrebbe cercato di reagire. L’avrebbe fatto per lei, per la sua famiglia e per se stesso.
“Li hai trovati?”
“Si…”
E in quel momento il cuore di Ron sussultò. Era tornata, e sarebbe restata.

  
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