Lorien
era morto fra le braccia di Luna, senza dire una parola di addio
era scivolato verso la fine, senza soffrire troppo a dispetto della malattia
che l’aveva consumato. Un sorriso c’era
sulle sue labbra e questo, in qualche strano modo, riuscì a confortare Lily.
Nel momento della fine il suo bambino non aveva avuto paura,
non aveva sofferto, anzi, si era sentito bene, per la prima volta dalla
comparsa del male. Aveva composto il suo corpo con le sue mani, gli aveva
allacciato le scarpe e messo al polso quel vecchio orologio col quadrante sfondato che era stato di James*
e poi si era lasciata cadere accanto a lui, la testa appoggiata al suo
fianco.
Era
freddo. Non respirava. Era morto sul serio.
Chiuse
gli occhi e si tappò le orecchie con le mani.
Voleva
rimanere lì, con lui. Non voleva uscire da quella stanza, non
voleva vedere James distruggersi con le sue
mani. Jolie ed Harry piangere, senza avere il
conforto di poterlo fare abbracciati.
Voleva avere un’assurda, malata parvenza di normalità accanto a quel corpo che
profumava ancora di buono.
Sentì
bagnato e si portò una mano alla bocca.
Stava piangendo? Erano lacrime quelle?
Si passò il dorso della mano sul viso…Sì, se ne stava
andando.
James
sollevò lo sguardo dalla bottiglia che teneva davanti e volse la testa verso la
camera alle sue spalle. Lily stava piangendo, era
quasi ora. In quei giorni si era comportata come una madre coraggio, non aveva
pianto e aveva tirato avanti la baracca per tutti, era quasi ora che si
sfogasse. Guardò il suo riflesso nel bicchiere di liquore che stava stringendo.
E
lui, come si stava sfogando?
Aveva
urlato, sfasciato una sedia e poi?
Si
era trovato davanti Jolie e aveva pianto fra le sue
braccia prima di trovare la via dell’alcool e non dare più retta a nessuno. Non
che Remus e Sirius non ci avessero provato, ancora una volta si era dimostrati dei
veri amici, ma lui non aveva voluto sentire ragioni.
Si
era aggrappato alla bottiglia, si era aggrappato alla
pace della sbronza.
Sorrise, che uomo di merda che era. Se fosse stato un
altro non avrebbe lasciato Lily a piangere da solo, ma lui era una schifezza
ambulante e non aveva la forza di alzarsi da quella poltrona.
Si versò l’ennesimo cicchetto della serata e
attraverso il fondo del bicchiere guardò Harry e Jolie seduti in veranda, sui gradini che portavano al
giardino. Ora che non c’era più Lollo a fare fa collante dovevano trovare un modo per tirare avanti
da soli.
-
Cercate di trovare un punto di contatto…-
La realtà era quella.
Erano
troppo diversi.
Harry
lo sapeva bene per questo motivo aveva sempre lasciato fare a Lorien la parte del fratellone . Lui, in quegli anni, si era limitato a fare da ciambella
di salvataggio nei casi di emergenza e a beccarsi
qualche bacino . Volse la testa. Jolie stava
pizzicando con due dita il braccialetto di caucciù che teneva arrotolato
attorno al pugno sinistro–E’ quello di Lollo.- le
disse . Lily li aveva regalati a tutti e tre,erano uguali , ma si vedeva che quello era troppo grande
per il polso sottile di Lie. Infatti
la ragazza annuì senza staccare gli occhi dalla vecchia casa sull’albero che Lorien aveva costruito per lei e gli altri.
-Lo
portava sempre.-
-Lo
vuoi tu, Harry?-
-No. Tienilo.-
Voleva
fare conversazione. Riempire quel vuoto desolante che sentiva, ma evidentemente
questo andava oltre le sue capacitò, fece aderire le
palme delle mani e le infilò fra le ginocchia come per scaldarle. Era il 30
dicembre. Faceva freddo.
-Hai
anche tu quest’impressione?-
Harry
sollevò lo sguardo e Jolie girò la testa verso di
lui.
-E’
come se fosse intrappolata in uno di quei sogni dove lo sai che sogni , ma non riesci a svegliarti. Vorrei svegliarmi, vorrei
andare nella camera di Lorien e sentirmi chiamare pulcina, lo vorrei tanto, ma non riesco
a svegliarmi…- sentì le lacrime scorrere
e nello stesso momento le braccia di Harry serrarsi
con forza attorno alle sue spalle. Stava singhiozzando anche lui e lentamente
si appoggià alla sua spalla.
Lui
e Lorien avevano lo stesso
odore.
Che
strano, era la prima volta che ne rendeva conto.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Un
Malfoy non piange. Mai. In nessuna circostanza. Draco lo sapeva bene e per questo motivo non riusciva a
sopportare quelle goccioline bagnate lungo il dorso della sua mano. Tirò su col
naso e chiuse gli occhi per frenare gli argini e cercare di ricostruire la sua
facciata, si stava facendo schifo da solo. Un uomo non si comporta in questo
modo.
-Era
ora che tu lo facessi.- Sollevò lo sguardo ed Hermione
si tirò in un sorriso. Si chiuse la porta alle spalle e Draco
allontanò la sedia dalla scrivania e la girò verso di lei. La donna gli si
accucciò fra i piedi e dolcemente gli asciugò le guance – Stai
piangendo un amico. Non hai nulla di cui vergognarti.-
-Sì
però…-
-Sì
però, cosa?-
-Io
non…-
Non
gli piaceva sentirsi debole. Non gli piaceva farsi consolare. Hermione lo prese per le maniche
della camicia e con uno strattone se lo tirò addosso. Aveva imparato molto tempo prima che se voleva dare un po’ d’affetto a quel
testone di cui , suo malgrado, sia innamorata come una pera cotta doveva usare
le maniere forti.
Draco
si aggrappò al bordo del tavolino per non finirle addosso e senza capire che
cavolo voleva si lasciò portare seduto davanti a lei. Decisamente
ragionava alla rovescia quella donna, perché invece di una carezza o un bacio
gli arrivò un sonoro ceffone a mano aperta.
-HERMIONE!-
-Bene
questa è la tua punizione per aver pianto.-
L’uomo
si massaggiò la guancia senza capire.
-Adesso
puoi venire qui e sfogarti quanto vuoi.-
Gli
tese le braccia e Draco rise forte nonostante le
lacrime. Le si accucciò in grembo e per una volta si
lasciò coccolare. Chiuse gli occhi spalancandoli di colpo quando la porta dello
studio si aprì cigolando – Ron?- chiese Hermione mentre Draco si
asciugava gli occhi col dorso della mano. Aveva saputo di Lorien
da Cedric, ma non aveva avuto il coraggio di
presentarsi a Harry. Il loro rapporto si era molto raffreddato
e non sapeva se poteva fargli cosa gradita e poi…
C’era
una cosa che voleva parlare con Draco.
-Ciao.-
-Come
stanno…-
-Secondo
te Lenticchia?-
Il
rosso mugugnò qualcosa mentre sedeva sul pavimento a gambe incrociate –Ascoltate.
– disse mentre sfilava una cartellina
dalla borsa che portava a tracolla– Questi sono i referti medici di Lorien e c’è qualcosa non va…-
-
Qualcosa non va?-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Non
poteva continuare a quel modo.
Lo
sapeva, ma non riusciva a smettere.
Stava
troppo male per curarsi della sua salute, per ricordarsi di mangiare.
Per
ricordarsi dei due figli che gli erano rimasti accanto.
Lily
si era costretta a ingollare un po’ di ministra, sotto
lo sguardo attento di Andrea aveva ingollato un pezzetto di pane e alla fine si
era stesa stremata da quello stress che era mangiare.
Sirius ci aveva provato con tutte le sue forze a
costringere James a
imitarla, ma non poteva mica prendere un imbuto per infilargli in bocca il
mangiare. Poggiò il piatto sul tavolo e si alzò dalla sedia che aveva infilato
fra James e la sua solita bottiglia di liquore. Andò
in cucina e si appoggiò al lavello.
-Sis?-
-Non
riesco a farlo mangiare.-
Andrea
gli appoggiò un bacio su una spalla.
-Remie dov’è?-
-Con
Lily.-
Sirius
guardò James e scosse il capo. Invece di occuparsi di
Lily avrebbe dovuto badare a Prongs, era lui quello
che si stava facendo del male. Chiuse gli occhi e si strizzò la radice del naso
con due dita, maledizione, non potevano andare avanti così .
-Sis.-
-Cosa?-
Harry
aveva preso il piatto dal tavolino e si stava avvicinando al padre. James sollevò lo sguardo mentre Harry
sedeva di fronte a lui, si fissarono per un lungo momento e poi si lasciò
imboccare dal figlio – Grazie papà.- mormorò Harry e Prongs annuì mentre si costringeva a mandare giù e a non
vomitargli sulle scarpe.
-Prego.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
C’era
qualcosa che non andava in quelle
certificazioni, Draco leggeva a testa bassa quei
parametri e Ron poteva
sentire quasi le rotelline del suo cervello girare
vorticosamente e scontrarsi le une con le altre –Allora?- gli chiese Hermione e Ronald si grattò la
testa. Come membro dello staff amministrativo del St.Mungo era riuscito a mettere le mani sui referti clinici
di Lorien, aveva letto della sua malattia e si era
stranito del fatto che l’uomo fosse morto tanto presto –Beh…- disse Mione –Lollo era anche malato di
cuore.-
-Sì,
ma c’ha mosso troppo poco per morire. Ho letto tutte
le possibili varianti del male e Lorien se ne era andato lo stesso troppo presto.- Dra?-
chiese notando lo sguardo improvvisamente spiritato dell’uomo. A differenza sua
Draco si raccapezzava nei rudimenti della medicina e
aveva capito da che parte si leggevano quei grafici.
-Hai
capito cosa non va.-
-Chi
era il medico di Lollo?-
-Cosa?-
-CHI
ERA IL MEDICO DI LORIEN.-
-Cedric.
Cedric Diggory!-
Draco
balzò in piedi e sparì con una nuvola di fumo. Hermione
e Ron si guardarono e la donna mosse le mani verso l’amico-
SVELTO VAGLI DIETRO!- gli disse –Quando fa quella
faccia c’è da aver paura!-
Fine capitolo.