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Autore: Anna_Gree    01/10/2009    1 recensioni
Questo è il primo capitolo della storia di Greta. Il titolo del racconto l’ho rubato ai Tre Allegri Ragazzi Morti, una delle loro canzoni più belle. Premetto, parte di quello che leggerete è fantasia, ma molti episodi sono successi davvero, come quello delle chiavi xD, e le persone sono tutte ispirate a gente che ho conosciuto davvero.
Tutto inizia ad una festa..
Sono leggermente emozionata, spero che vi piaccia davvero. :)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene sì, siamo arrivati alla fine!
Beh, questo sarà un capitolo un po' molto dolce e romantico..
Godetevelo e ditemi se vi è piaciuto! (:



E’ sveglia ma non apre gli occhi, preferisce ascoltare.
Aborto spontaneo”, è il suo dottore che parla. Sua madre singhiozza, nella sua testa si immagina la scena: papà incazzato, seduto sulla poltrona che fissa il letto, mamma in piedi che piange, ma è arrabbiata anche lei, lo sa. E’ un’immagine troppo brutta. Chiude con forza gli occhi, stringe il pugno fino ad infilare le unghie nel palmo; spera che quell’immagine si dissolva, sia nella sua testa che nella realtà.” E’ solo un brutto sogno”.
Se ne vanno, finalmente. Si mette a sedere sul letto bianco. L’arredamento degli ospedali è sempre deprimente, quasi a ricordare costantemente quanta sfiga bisogna avere per finire lì dentro. Allunga le mani verso la sedia a due metri dal letto, cerca di afferrare la borsa, “Rox mi avrà scritto di sicuro”, ma è troppo lontana. Forse c’è quasi, sì, ecco l’ha presa, ma le cade a terra.
Cazzo! ”. Una piccola infermiera dai capelli rossi si blocca all’ingresso della stanza. Greta è in imbarazzo, mormora dolcemente “Scusi” e abbassa la testa in segno di finto pentimento. E’ troppo debole per essere se stessa.
L’infermiera sembra non farci caso. Si avvicina, raccoglie da terra la borsa e ciò che ne era uscito e appoggia tutto sul letto, senza una parola. Parlano i pensieri e gli sguardi. Poi si dirige verso la porta. Prima di uscire le lancia un sorriso sincero. Greta ricambia, con uno dei suoi più autentici sorrisi.
Ora Greta è sola. Le viene una fitta, dalle parti del cuore. Vuole Gin e vuole Roxie. Vuole abbracciarle fino allo sfinimento, lasciare che i loro profumi riempino la stanza, e le loro parole colorino i muri spogli.
Rimane un attimo così, seduta sul letto a fissare il vuoto; poi si riprende: se le vuole qui deve prima avvertirle. Afferra la borsa finalmente a portata di mano, ci infila prima la mano, poi tutto il braccio. Cerca, ma non trova, ci sono migliaia di cose lì dentro, nemmeno lei sa il perché di alcune, e quel piccolo esserino scivola sempre negli angoli più remoti; una piccola vendetta per non essere stato tenuto in tasca. “Trovato”.
Un nuovo messaggio, è Roxie.
Amore, che diavolo è successo? Potevi tenerlo, no?! Se non ne avevi voglia ci pensavo io! Comunque ci dispiace, sai benissimo che non possiamo venire lì a trovarti.. se ci vedessero ci rinchiuderebbero.. Ci vediamo appena esci, bacio”.
Greta sente le lacrime salire. E’ da un po’ che non piange, effettivamente. Le verrebbe voglia di buttarlo contro il muro, quel piccolo portatore di brutte notizie, ma non ne ha la forza. Si lascia sprofondare tra i cuscini morbidi, le manca il cullare del suo materasso ad acqua. Si gira sul fianco sinistro e lascia che le lacrime bagnino la federa bianca.
Piange.
Ha diversi motivi per farlo: piange perché è incatenata ad un letto di ospedale per colpa di uno dei suoi tanti errori; piange perché le uniche due persone che vorrebbe vicino sono troppo egoiste per capire quanto lei abbia bisogno di loro in quel frangente; piange perché vuole il suo principe. E, soprattutto, piange per tutti quegli sbagli che ha fatto nel suo breve passato. Si sfoga in silenzio, da sola.
La porta si apre lentamente, con un piccolo rumore asettico. Greta chiude istintivamente gli occhi, non vuole vedere nessuno. Sono passi un po’ strascicati, scarpe da ginnastica che si avvicinano prudenti al suo letto.
No, Greta, non cominciare ad illuderti, lo sai che non è così”, scende l’ennesima lacrima.
I passi si fermano a lato del letto, ora può sentire il respiro di quella persona. Greta spinge la curiosità in fondo ai meandri del suo cervello, non deve aprire gli occhi.
Il materasso si piega sotto il peso di quell’individuo, si è seduto vicino a lei. Greta apre gli occhi, ormai è stupido fingere; cerca di scorgere il riflesso di lui nella finestra. Che strano, prima non si era accorta della pioggia.
La sua mano si posa sul fianco di Greta. Lei è apatica, non sa cosa pensare, “E’ davvero lui? ”, il cuore batte come un treno.
Perché non l’hai tenuto? Mi sarebbe piaciuto fare il papà..
E’ lui.
Continua ad accarezzarla, ma Greta non risponde. Il suo cervello le propina migliaia di frasi e domande, ma la bocca rifiuta di aprirsi. Lui si alza. “No, non andartene, ti prego”, pensa, non riesce a parlare, “Diamine! ”.
No, non se ne sta andando. Si stende sul letto, il suo petto, leggermente bagnato dalla pioggia, appoggiato alla schiena di Greta, allunga un braccio intorno alla vita di lei.
Greta è pietrificata, il cuore sta per schizzarle fuori dal petto.
Lui si sporge sopra di lei, con la mano le sposta un ricciolo castano dietro l’orecchio e le bacia la guancia ancora salata dalle lacrime.
Ok, è il momento. Parla, Greta!
Sono guancia contro guancia.
Come sei arrivato fino a qui?
I capelli biondi di lui si mescolano con i riccioli castani di lei.
Te l’ho già detto: sono un mago, sono venuto con la mia scopa volante!
Il suo respiro riscalda ritmicamente il collo di Greta.
No. Non sei un mago, sei un Principe, e sei venuto a cavallo della tua bici”.
Lui sorride.
Greta chiude gli occhi.



C’è il sole, buon segno.
Esce dall’ospedale e sorride. In mano tiene un biglietto.
Ti verrò a prendere quando meno te lo aspetti, principessa”.
Saltella lontano da quel posto maledetto, lungo il marciapiede assolato.
Come sospettava è là, la sta aspettando appena fuori dal cancello, in sella alla sua bici. Lei lo abbraccia. Si scambiano un bacio, il primo dopo tanto tempo.
Greta vuole assaporarlo, non dimenticarsi mai più il suo gusto.
Sei pronta, principessa? ”.
Lei sorride.
E’ felice.

  
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