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Autore: Memetchi    01/10/2009    1 recensioni
‘’Chissà cosa starà facendo Max… dove sarà e soprattutto con chi!’’ Ogni volta che pensavo a quel ‘’chi’’ un’immensa tristezza mi avvolgeva. Mi sembrava di entrare in un vortice oscuro senza fine.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2o Capitolo: Fantasmi del passato


L’indomani , come ogni altra mattina mi alzai presto.
‘’Buongiorno, mamma!’’ esclamai sbadigliando. Ero ancora molto assonnata: ieri sera ero andata al pigiama party di Erika ed avevo fatto tardi. Mi strizzai gli occhi e mi guardai allo specchio vicino. ‘’Sono proprio uno zombi’’ pensai. Salii lentamente le scale, soffermandomi ogni tanto a contare i gradini mancanti. Arrivai in cima e m’infilai veloce in bagno.
Aprii il rubinetto della vasca da bagno e, dopo essermi spogliata, mi c’infilai dentro. Allungai il braccio verso l’esterno della vasca, afferrai il vasetto di sapone liquido odorante di mirtilli e lo spalmai prima sulle braccia e poi lungo le gambe, poi presi la pezza appoggiata sul rubinetto della vasca e l’immersi più volte nell’acqua fino a che non fu completamente bagnata e profumata, dopodiché l’appoggiai sugl’occhi come ero solita a fare. Ripensai al sogno di stanotte che, come ogni notte, era lui: Max. Ripensai a tutte le cose fatte, a tutte le cose, se pur inutili, raccontatici. Sorrisi. Tolsi dagli occhi la pezza imbevuta e la lasciai cadere dolcemente sul fondo della vasca. Mi spruzzai un po’ di sapone liquido sulle mani con cui massaggiai delicatamente il mio corpo magrolino. Mi immersi completamente nell’acqua e poco dopo emersi massaggiandomi i capelli. Aprii gli occhi, afferrai il primo accappatoio, mi alzai e me lo infilai. Piegai la testa a destra e chiusi dolcemente gli occhi. Qualcuno mi strinse forte. Aprii gli occhi e non vidi nessuno. Per un attimo pensai che lui mi stesse abbracciando, ma non c’era nessuno. La stanza era vuota e tremendamente silenziosa. Sbloccai lo scarico della vasca e l’acqua, formando un vortice, sparì risparmiando la pezza ancora imbevuta, ma portando con sé la schiuma del sapone liquido.
In un batter d’occhio mi vestii e sgusciai fuori dal bagno. Entrai in camera mia, mi infilai la giacca nuova in pelle, presi lo zaino, uscii dalla stanza di corsa e feci altrettanto con le scale fino a ritrovarmi in giardino. M’incamminai verso la fermata dei bus e m’infilai in uno di questi.
Salì a bordo pure l’autista il quale si affrettò a mettere in moto il mezzo. Cercai un posto dove sedermi. Perfetto! Guarda questo vicino all’entrata! pensai. Mi sedetti ed infilai le cuffiette dell’iPod dentro le orecchie. Osservavo silenziosamente le case oltre quel finestrino domandandomi su cosa facesse la gente. Un uomo portava a spasso il suo cane e si fermò a parlare con un motociclista. ''Quanto desidererei avere un cane'' pensai. I miei dicono sempre che è un onere in più. Doverlo portare a spasso, accudirlo, lavarlo… Ma io sarei disposta a tutto pur di aver un amico fedele come può esserlo solo un cane! Distolsi lo sguardo dal finestrino e guardai l’orologio. Ad un tratto il pullman frenò, facendomi sbattere contro il parapetto dinnanzi a me. ‘’Alla terza scendo io’’ pensai guardando il tabellone delle fermate. Il pullman si era fermato, salì qualcuno: due uomini di colore ed una signora sul biondo. ‘’Ma quella signora l’ho già vista!’’ dissi a bassa voce ‘’È la prof di tedesco!!!’’ Si accostò alla macchinetta per timbrare il biglietti affianco alla mia postazione. ‘’Buongiorno Prof!’’ salutai, ma lei mi guardò storto, quasi fossi un alieno! ‘’Scusa, chi sei? Non mi pare di averti mai vista prima d’ora’’ borbottò lei con il suo accento tedesco ‘’Prof. Non si ricorda di una certa Claudia, Claudia Brunelli?’’ ‘’Si, ma lei aveva i capelli più lunghi e più scuri!’’ obiettò ‘’Prof, si fidi. Sono io quella Claudia’’ affermai sicura di me ‘’Ah Claudia! Ma sei tu?! Ma che hai fatto ai capelli?’’ Domandò curiosa lei. ‘’I capelli? Li ho tagliati!’’ risposi io ‘’Ah. Ma non ti sei fatta più vedere da fine giugno!?’’ ‘’No prof … è che farebbe male ritornarvi... i troppi ricordi … ’’ ‘’Ah! Capisco … Questioni di cuore?’’ ‘’Si, prof, ma non e voglio parlare’’ ‘’Comunque dovresti farci un salto alle tue vecchie scuole medie anche per rivedere i tuoi vecchi prof …’’ ‘’Si prof. Senz’altro’’ ci fu un attimo di silenzio ‘’Scusi prof, ma questa è la mai fermata’’ ‘’ok, allora ci sentiamo per email, tanto ce l’hai, no?’’ domandò lei ed io ‘’sisi, allora arrivederci’’. Scesi in fretta dal mezzo e m’infilai nel cortiletto della scuola.
‘’Driiin’’ era la campanella che segnava l’inizio delle lezioni. Tirai su lo zaino e mi diressi verso l’entrata e poi verso la mia classe. Alle lezione non riuscii ad applicarmi, nemmeno a quella di sistemi dove di solito riuscivo meglio. L’incontro con la prof di tedesco riaccese molti, forse troppi, ricordi. ‘’Dovevo tornare il quel luogo? Ero veramente pronta a rivedere Max?’’ queste erano le domande che mi assillavano. Non sapevo che fare. Era come una strada chiusa con diverse traverse che portavano tutte allo stesso luogo però ognuna di queste comportava alcuni pericoli che io non riuscivo a distinguere.

Finalmente arrivò l’ora x per tornare a casa. Fui la prima ad uscire e per la fretta non salutai neppure Erika e Giorgia. Mi diressi verso la fermata e m’infilai nel primo bus che passava, cercai un posto e, trovato, mi sedetti silenziosa. Un ragazzo si accostò a me per timbrare il biglietto e poi si sedette vicino a me. Io aprii lo zaino per tirare fuori l’iPod ed il cellulare, poi infilai le cuffiette nelle orecchie. ‘’Perfetto. Va in riproduzione Tiziano Ferro’’ dissi tra me e me ironicamente. Chiusi gli occhi ed appoggiai la testa al finestrino. M’isolai dal resto del mondo, non vedevo niente e non sentivo nulla. Ero sola, sola con me stessa, sola con la mia anima. ‘’E ti amerò più in là di ogni domani più di ogni altro di ciò che pensavi. Non m’importa nulla di fingere il mio sguardo lo sai leggere’’ sorrisi appena sentii quelle parole. Già, chissà se il mio sguardo lo sapeva leggere. Chissà se aveva capito quanto lo amavo. Quante volte ho evitato di farmi guardare negli occhi per nascondere la mia anima. Quante volte ho indossato quella maschera scura e gelida e nessuno mai ha provato a farmela gettare. Mi lasciai andare. La voce di Tiziano Ferro suonava non solo nelle mie orecchie, ma anche nella mia mente e nell’anima. Finalmente ebbi il coraggio di aprire gli occhi e togliermi l’iPod. Il bus era vuoto. ‘’Ormai ho finito di ascoltare l’intero album di Tiziano Ferro, perché non sono ancora arrivata a casa?’’ pensai. Mi alzai pigramente e riposi l’iPod in tasca. Mossi qualche passo e mi avvicinai al conducente: un uomo grasso e pelato che ti saresti aspettata tutto, ma tranne che fosse un conducente di autobus! ‘’Mi scusi, lei sa dirmi dove siamo?’’ domandai all’uomo il quale rispose ‘’Si. Questo è il nuovo capolinea’’ mi rispose alzando il sopracciglio. Ringraziai e scesi dal mezzo.
Imboccai via ValGardena e poi la sua via. La via dove abitava Max. Quante volte c’ero passata facendo finta di nulla, facendo finta di non sapere dove abitava, ma in realtà lo sapevo benissimo, forse fin troppo bene! Camminavo a testa bassa scalciando i sassolini che c’erano sul marciapiede finchè non mi trovai di fronte ad un uomo sulla trentina, alto poco più di me e con la barba. Era lui! ‘’Mi scusi se le sono venuta addosso ’’ mormorai ‘’Ah! Nulla. Ma noi ci conosciamo? Mi pare di averti già vista…’’ rispose toccandosi la barba ‘’ma no, ma che dice! Io non l’ho mai vista prima’’ affermai io ‘’Mmm. Eppure io sono sicuro di averti già vista!’’ mi squadrò meglio e poi riprese ‘’Si… quegl’occhi a mandorla, quell’espressione del volto, quelle labbra … ’’ ‘’Scusi. Ma ora ho molta fretta. Devo proprio andare!’’ dissi io riprendendo a camminare speditamente ‘’Arrivederci allora … ’’ mi urlò lui alzando la mano sinistra e chiudendola a mo’ di pugno ‘’Arrivederci, Massimo… forse…’’ mormorai. Lui non mi sentii, ma una cosa era certa: mi stava guardando sconsolato. Affrettai il passo, mi voltai , quasi volevo tornare indietro e saltargli al collo. Lui stava lì, mi seguiva con gli occhi domandandosi se fossi stata veramente io quella ragazza che gli finì accidentalmente addosso.
Arrivai a casa, aprii la porta sbuffando, buttai lo zaino per terra, salii le scale ed aprii la porta di camera mia. Vidi un uomo, vidi lui. ‘’È impossibile Claudia. Avrai le allucinazioni’’ mormorai. Mi strizzai gli occhi per vederci meglio. Era ancora lì. Non era un sogno. Li chiusi ancora. ‘’Claudia. Conta fino a tre e questo sogno finirà. Uno… due… tre!’’ li riaprii di colpo. Non c’era nessuno. ‘’Ecco, era solo un’allucinazione’’ sbottai. Ripensai a quella sera del 26maggio 2009, quando, tornata a casa dalla gita a Milano lo sentivo e lo vedevo da tutte le parti, ma anche in quel caso deve essere stato frutto della mia fantasia o, quanto meno, del mio subconscio. Mi distesi sul letto. Era più morbido, più caldo, profumava di lui! ‘’No Claudia, eh! Mo basta! Questa storia deve finire. Lui non è stato qua e tu devi smettere di pensarlo’’ mi dissi. Odorai di nuovo il cuscino. Era il suo profumo o era, sempre, il frutto della mia fantasia? Chiusi gli occhi e ripensai a ciò che era accaduto poco fa; ripensai pure all’incontro con la prof di tedesco. Come un lampo mi alzai e mi ricordai di accendere il pc. Veloce lo accesi, avviai Firefox e digitai sulla barra degli indirizzi ‘’Facebook.com’’ effettuai il login e poi sulla barra di ricerca digitai nome e cognome della prof. La pagina si caricò, era l’unico risultato, così andai sul sicuro e cliccai ‘’Aggiungi agli amici’, poco dopo mi arrivò la notifica di richiesta accettata. Si aprì la finestra di chat. ‘’Ciao’’ mi scrisse lei ‘’Ah! Salve, prof!’’ ‘’Come va?’’ domandò ‘’Bah insomma. Oggi mi sono scontrata con Massimo’’ risposi io ‘’Come con Massimo. Ma Massimo il professore?’’ ‘’Si, sennò chi altro!’’ chiarii ‘’Ah già. Embè, che ci fa?’’ ‘’Ci fa, ci fa. E tanto ci fa! Scusi, mi stupisco di me. Sto parlando con la persona meno indicata a cui raccontare certe cose’’ le feci notare ‘’Claudia. Non siamo più prof ed alunna. Con me ne puoi parlare tranquillamente’’ ‘’Si, prof. Ma è una questione molto delicata. Ho solo 16, quasi 17anni e sono passati 872giorni da quando ho lasciato la scuola media’’ ‘’E con questo che vuoi dire? Claudia. Io so molto di più di quello che tu credi, ma non sta a me parlare’’ mi scrisse lei ‘’Ok. Prof, ma vede. Non pensavo di essermi affezionata a lui così tanto da farmi battere ancora forte il cuore!’’ ‘’Claudia. Io so molto più di quello che credi, ma non penso sia giusto che io te ne parli. Scusa, ma non posso dire nulla e di più’’ ‘’Ok. Allora non mi dica nulla tanto le cose non cambierebbero’’ ‘’Cambierebbero. Cambierebbero, fidati. Scusa, ma ora vado a preparare la cena. Semmai un dì ci troviamo per bere qualcosa. Fammi sapere, eh!’’ ‘’Ok prof. Allora … ci sentiamo!’’. La chat si chiuse. L’interlocutrice si era appena disconnessa. La conversazione mi rese ancora più pensierosa di quel che ero! ‘’Ma cosa sapeva veramente quella donna? Dio. Ci risiamo… ancora quelli stupidi pensieri… Ancora con quei stupidi sogni dove Max si confidava con la prof e diceva che mi amava! ‘’ Pensai. Quelli erano solo sogni infantili. Nulla di più, ma almeno nella fantasia avevo bisogno di sentirmi amata. Cliccai su ‘’Home’’. Si aprii la facciata principale di Facebook ed in basso a destra la notifica ‘’Hai una nuova richiesta di amicizia’’ Cliccai sul link che mi portò alla pagina di un certo ‘’Luigi De Fabris’’. Notai l’immagine personale ed era lui: Luigi, quel Luigi! Accettai immediatamente e chiusi subito al pagina web, non avevo nessunissima intenzione di chattare con lui! Accedetti alla mia casella di posta Hotmail. Rilessi quella bozza, quella poesia scritta solo per lui, quella poesia che non avevo mai avuto il coraggio di inviare e quell’indirizzo email, quell’indirizzo recuperato dopo mesi e mesi di ricerche e forse, a questo punto, dopo anni, non più esistente.
Guardai l’orologio che stava appeso alla parete, vicino alla lavagnetta magnetica. ‘’COOOSAAA?! Le 17e3?!’’ urlai. Scesi le scale di corsa, acchiappai il libro di Sistemi e me ne tornai su in camera mia. Lo aprii ed inizia a studiare. Leggevo, leggevo, come se in quelle pagine potessi trovare lui. Avevo sempre la strana sensazione che lui mi stesse accanto, ma non era così!
Passarono le ore, chiusi il libro, scesi le scale e trovai tutti lì, in cucina e la tavola colma di vivande. Quella sera, nonostante mamma avesse cucinato pasticcio, non mangiai quasi nulla e per tutta la serata non parlai con nessuno e soprattutto di quel che era successo!
Feci in tempo a finir di cenare che il telefono squillò. ‘’Pronto’’ domandai dubbiosa ‘’Oh. Ciao Claudia. Sono Tobia’’ ‘’Si, il cane’’ scherzai io ‘’Vabbè, senti. Ti va di uscire domani con me e Leo che andiamo a bere qualcosa alle ‘’Scuderie’’?’’ domandò lui, dal tono di voce sembrava imbarazzato ‘’Si, sarò dei vostri’’ risposi io cautamente ‘’Ok, perfetto. Allora porta con te pure Erika. Mi raccomando, eh! Non fare come l’ultima volta!’’ ‘’Ok. Ciao e buonanotte! A domani!’’ lo salutai e riattaccai. In verità non avevo nessuna voglia di uscire e poi c’era compito d’informatica e dovevo studiare, ma si sa: l’amicizia è come una pianta: se non l’innaffi muore… ed era proprio così! Lo comunicai a mamma e tornai di sopra. Mi sedetti di fronte al pc ed inizia ad attaccare musica, poi mi connessi su Messenger. C’era Erika in linea. ‘’Clo’’ salutò lei ‘’We. Ciao. Come va?’’ domandai cortesemente ‘’Tutto bene, tu?’’ ‘’Insomma. Oggi è stata una giornata ‘’movimentata’’, ma scusa se non ne voglio parlare’’ misi le cose in chiaro ‘’Ok, va bene. Allora che si dice?’’ ‘’Nulla. Domani sera vieni alle Scuderie?’’ riferii io ‘’Ok. Ma chi viene?’’ ‘’Ah. Siamo io, te, Tobia e Leo’’ ‘’An ok. Mi passi tu a prendere per le 8?’’ ‘’Sisi, passo con il motorino, quindi ricordati di portare il casco e di metterti pantaloni comodi!’’ ‘’Ok’’. Continuammo a chattare per un’altra oretta, poi mia mamma fece irruzione nella stanza ‘’Claudia. Spegni e vai a letto’’ mi riproverò lei ‘’Si, ok. Mo chiudo’’ ‘’Claudia, ma è possibile che a 17anni ti fai ancora pregare?’’ domandò lei ‘’Si mamma, ok. Chiudo!’’ esclamai semiarrabbiata. Tirai fuori dalla sacca di peluches il mio pigiama rosa con i cagnolini e lo indossai, poi m’infilai sotto le coperte, presi l’iPod ed iniziai ad ascoltare musica. Ripensavo ancora a quello che era successo. ‘’Chissà Max se starai già dormendo… in ogni caso buonanotte’’ pensai. Sorrisi stupidamente. Che stupida che mi sentivo. Lui non poteva ricevere la mia ‘’buonanotte’’ ed in ogni caso chissà con chi sarebbe stato.



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**ogni riferimento a cosa o persona è puramente casuale**
  
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