Lily
Evans si stiracchiò, giocando con le coperte buttate ai piedi del letto e
sorridendo inconsciamente di fronte alla splendida giornata che si prospettava
quel dì di metà dicembre.
Si
sentì un po’ frivola e banale mentre si dirigeva verso il bagno, la consapevolezza
che avrebbe dovuto essere più carina del solito e lasciar perdere la solita
aria austera e leggermente rigida che la caratterizzava.
Perché
sarebbe uscita con lui.
Lui
che aveva sempre odiato, con il quale aveva sempre litigato e che, per qualche
strano e distorto motivo, era entrato (prepotentemente) nel suo cuore.
Quel
giorno sarebbe uscita per la prima volta con James Potter e se ci pensava il
cuore le esplodeva nel petto.
Primo appuntamento (quasi) perfetto.
James
spalancò gli occhi di colpo, costretto poi a richiuderli di scatto.
Un
lancinante dolore alla testa gli impedì di saltare in piedi e gridare ai suoi
compagni di stanza – fratelli – di
svegliarsi ed iniziare a decidere con lui dove l’avrebbe portata, cosa si
sarebbe messo e se, ovviamente, sarebbe stato il caso di baciarla al primo
appuntamento, cosa che lui desiderava fare sin da quando aveva solamente dodici
anni.
Un
rantolo basso e roco gli provocò un terribile bruciore alla gola arsa e,
gattonando sul letto sfatto, andò alla ricerca di un qualcosa che avrebbe
potuto lanciare addosso a Sirius, che ronfava tranquillamente nel letto
accanto.
Afferrata
una palla da tennis babbana (comprata quell’estate ad un torneo a Londra con
Remus e Sirius), prese la mira e colpì l’amico in pieno petto, facendolo
sobbalzare e guaire di dolore.
Avrebbe
riso sfrontato se un leggero giramento di testa non l’avesse costretto a
sdraiarsi nuovamente.
Sirius
inarcò un sopracciglio perplesso, chiedendosi perché l’amico non cominciasse –
come al solito – a parlare di Lily Evans, elencando quanto fosse bella quando studiava, adorabile quando si arrabbiava con lui e
bla, bla, bla.
Quel
giorno l’amico avrebbe dovuto essere su di giri, perché dopo ben sette anni di
prove, confessioni, pazzie, minacce e pressioni, la suddetta ragazza aveva finalmente accettato di uscire con lui.
«Che
ti succede, Prongs?», chiese quindi con circospezione, arricciando le labbra di
fronte al colorito decisamente pallido dell’altro.
Remus,
nel mentre, cacciò un rumoroso sbadiglio, pulendosi gli occhi ancora opachi a
causa del sonno con la manica del pigiama rosso e oro.
«Perché
James non sta saltando come un animale?», domandò con voce roca e bassa che
avrebbe fatto rabbrividire una qualsiasi ragazzina di Hogwarts, mentre si
alzava e raggiungeva l’amico di fronte al letto.
Per
poco non gli venne un colpo.
«Si è
preso un’influenza?!», strillò decisamente stupefatto, mentre James borbottava
imprecazioni contro Lucius Malfoy, Severus Piton e mille altri nomi che i due
Malandrini non riuscirono a comprendere, perché nascose il volto sotto il
cuscino con l’intento di soffocarsi.
Fu
Sirius a prendere in mano la situazione e saltargli letteralmente addosso,
ignorando le grida di un’appena svegliato Peter Minus, eccitato per lo scontro
mattutino.
James
tentò seriamente di soffocarsi e trattenere il cuscino, ma la verità era che
non aveva né le forze fisiche né quelle psicologiche per lottare in un corpo a
corpo contro quel cane ringhiante.
«Evans
mi ucciderà», borbottò più vicino alle lacrime che alla rabbia, cogliendo i tra
amici di sorpresa.
Sirius
buffò, mentre Remus rifletteva velocemente sul da farsi.
«Come
diavolo hai fatto a prenderti un’influenza, James?! Solamente gli idioti si
ammalano, maledizione! E di sicuro non si ammalano quando devono uscire con la
loro bella!»
Prongs
ignorò bellamente la sfuriata del giovane ed avvenente Black, passandosi una
mano tra i capelli sudati e cercando poi una coperta per coprirsi.
Si
raggomitolò su se stesso, sospirando decisamente teatrale.
«Ma
sì, non aiutate questo povero ed indifeso Griffyndor dall’aria sciupata.
Deridetelo dopo che si è calato dalla Torre più alta a cavallo della sua scopa
e al freddo per andare a suonarle a quei sudici Slytherin, ieri notte», ciarlò
ad alta voce, alternando alle parole vari colpi di tosse catarrosa, mentre
Sirius alzava le braccia al cielo e chiedeva venia per quel povero idiota che si ritrovava
malauguratamente per fratello.
«Vado
a dire a Lily che sei malato», proclamò con tono risoluto Remus, facendo gemere
gli altri: checché ne pensasse lui, un appuntamento saltato con Lily Evans non
avrebbe significato solamente la morte – omicidio piuttosto sanguinolento,
conoscendo bene il soggetto – ma anche la fine di una speranza colmata per
troppi anni.
«Ti
prego Moony, non farlo!», la voce quasi del tutto scomparsa non impedì a Remus
di sorridere, mentre si avviava con aria malandrina alla porta.
Sirius
e Peter inarcarono un sopracciglio curiosi, mentre James si disperava nel
tentativo di bloccare l’amico.
Cadde
addirittura dal letto, trascinandosi dietro copriletto e coperta,
intrecciandosi in essi e lasciando così via libera a Lupin, che si dileguò.
«Come
sarebbe a dire malato?!», strillò
Lily Evans, adorabile nel suo vestitino a fiori che, sicuramente, a James
sarebbe piaciuto un sacco.
La
rossa sentì le lacrime di rabbia pizzicarle gli occhi verde speranza mentre
Remus sorrideva colpevole di fronte a lei, le mani intrecciate dietro la
schiena.
«Mi
dispiace. In questo momento è nella nostra camera e probabilmente mi sta
maledicendo anche in turco», chiosò con tranquillità, mentre Lily boccheggiava
oltraggiata da tanta indifferenza.
«In
ogni caso», continuò il malandrino imperterrito, «io e gli altri vorremmo
andare comunque ad Hogsmeade, ma vista la situazione non credo sia il caso. Non
possiamo di certo lasciare James da solo»
Chiunque
avrebbe notato gli occhi di Lily illuminarsi in quel momento, persino chi non
la conosceva per nulla sarebbe potuto giungere alla conclusione che qualcosa,
nella sua mente, era scattato. Un’idea che la fece sorridere di gioia e che la
portò a stringere le mani di Remus.
«Oh,
Lupin caro, non c’è bisogno di
rinunciare a questa gita, vista la splendida giornata! Mi occuperò io di James!»,
chiocciò con allegria e visibilmente felice di quel compromesso, mentre già
saltellava sui suoi piedi.
Mai
Remus Lupin aveva visto Lily Evans comportarsi in quel modo assurdo, tanto che
quasi non trovò la forza di risponderle.
«Traditori,
fedifraghi, maledetti e falsi amici», borbottò James Potter un paio di ore
dopo, sdraiato a pancia in giù sul letto ed intento a contare i fili del
tappeto bordeaux ai suoi piedi, in un vano tentativo di cacciare la noia.
Remus,
Sirius e Peter se ne erano andati dopo aver detto al giovane Potter che non
avrebbero mai potuto rinunciare a quella splendida gita, visto il sole che,
dopo mesi, si rifletteva su Hogwarts.
Ovviamente
avevano promesso che gli avrebbero portato numerosi dolciumi da Mielandia e gli
ultimi gadget di Zonko, non riuscendo comunque a
tirarlo su di morale.
Aveva
rinunciato alla sua uscita con Lily Evans e, probabilmente, la ragazza non
avrebbe più nemmeno voluto guardarlo in faccia, oltraggiata per quel suo
comportamento.
Perché
diavolo aveva dovuto calarsi in piena notte di inverno da quei vili Slytherin e
rovinare la festa di compleanno di Lucius Malfoy non lo sapeva, ma si sentì un
perfetto idiota.
Quando
qualcuno bussò alla porta, qualche minuto di totale agonia dopo, James sussurrò
un flebile “avanti”, per nulla interessato a chi entrò in quell’istante.
Se
non avesse percepito un buon profumo di fiori di campo e quello di un brodo
caldo, probabilmente, non avrebbe nemmeno sollevato il capo.
Spalancò
gli occhi nocciola quando Lily Evans, meravigliosa
con quel vestitino addosso, gli sorrise amabile e con dolcezza, rompendo così
ogni suo pensiero di tristezza.
James
si tirò a sedere come meglio poté, ignorando il dolore alla gola e i brividi
che iniziarono a scorrergli lungo tutto il corpo, la coperta gettata ai piedi
del letto dopo il gesto brusco.
«Sono
venuta ad assisterti, James», gli disse con una semplicità tale da farlo
arrossire.
Dove
fosse finito lo spavaldo Prongs lui non ne aveva idea, era troppo impegnato a
contemplare la ragazza più bella che avesse mai visto sedersi sul suo letto.
Era
una cosa che aveva vissuto spesso nei suoi sogni e, a dirla tutta, nessuno di
essi si era mai concluso in modo casto e puro. Ma lui era nel pieno delle forze
con la solita aria baldanzosa e sicura di sé che lo caratterizzava in quei
frangenti, e non moribondo con aria sciupata e per niente avvenente. Beh, non
che non lo fosse davvero, James Potter non perde mai il suo fascino.
Mugugnò
sconfitto, mentre Lily gli scostava una ciocca di capelli castani dal viso.
Gli
poggiò una mano sulla fronte, inarcando un sopracciglio rosso fuoco ed
imbronciando le labbra.
James
desiderò baciarla con tutto se stesso e avrebbe anche avuto una scusa perfetta:
la febbre gli aveva fatto perdere la ragione.
«Vado
a prenderti un fazzoletto bagnato da mettere sulla fronte, non ti muovere», annunciò
spiccia e pratica, lasciandolo con un cipiglio deluso sul viso.
Tuttavia
ringraziò mentalmente Remus, capendo che l’amico non aveva deciso di tradirlo
ma solamente di aiutarlo.
«Dici
che Evans l’avrà raggiunto?», domandò Sirius con curiosità, scostandosi una
ciocca di capelli dal viso e facendo così sospirare una ragazzina a cui
passarono accanto.
Le
sorrise ammiccante, prima di tornare a rivolgere l’attenzione ad un esasperato
Remus.
«Dopo
aver camminato per circa un’ora di fronte alla porta della nostra camera si
sarà decisa a bussare, sì», brontolò salutando un paio di ragazze del loro anno
di Tassorosso, che cacciarono un paio di risatine frivole.
Peter
lo imitò, mentre incespicava in un ramoscello in mezzo alla stradina
ciottolata.
«James
se la farà, oggi», proclamò con sicurezza Padfoot, facendo arrossire indignati
i due amici.
«James
non approfitterebbe mai di Lily!», strillò Lupin con estrema enfasi, mentre
un’immagine dei due ragazzi ad Hogwarts in atteggiamenti piuttosto intimi gli
balenava in testa.
«Infatti
non ho detto che sarà lui ad approfittare di lei, Moony», ammiccò Sirius
divertito, avanzando poi con sicurezza verso l’entrata di Hogsmeade.
«Potter,
fai come ti dico o me ne vado», ordinò imperiosa la voce di Lily Evans più alta
di un’ottava, mentre squadrava severa la figura imbarazzata di James di fronte
a sé.
«Ma
Lily, mi vergogno...», cercò di
addolcirla con la miglior espressione da cucciolo bastonato che conoscesse, ma
questo provocò solamente un’alzata degli occhi per l’esasperazione della
Griffyndor.
Allungando
un cucchiaio verso la bocca del ragazzo, assottigliando gli occhi.
«James,
fatti imboccare e lascia perdere il tuo ego, maledizione!», e senza preavviso
gli ficcò con forza la minestra giù per la gola, facendolo così tossire con
forza.
Il
malandrino fissò la sua istigatrice con occhi lucidi, mentre si risollevava e
afferrava cucchiaio e piatto.
«Posso
fare benissimo da me!»
Lily
annuì con scetticismo, incrociando le braccia sotto il seno.
Non
che non ci credesse, ma era una cosa che aveva sempre desiderato fare:
imboccare il proprio ragazzo – al pensiero arrossì – quando quest’ultimo era
malato.
Ogni
ragazza sognava di farlo, ma James aveva il tatto di un vero e proprio uomo,
quindi non capiva quei sentimenti.
Pochi
attimi dopo il ragazzo poggiò il piatto vuoto sul comodino, mentre un silenzio
quasi imbarazzante calava tra di loro.
«Hai
bisogno di qualcos’altro?», domandò Lily, iniziando a giocherellare con le
pieghe del vestito.
«Un
bacio di pronta guarigione?», provò ad azzardare il giovane Potter, un piccolo
brillio di malizia ritrovata negli occhi leggermente lucidi.
Inaspettatamente,
Lily al posto di colpirlo arrossì vistosamente diventando un tutt’uno con i
suoi capelli.
Sentì
il cuore accelerare nel suo petto e pregò che James non fosse in grado di
udirlo.
Non
che quello sarebbe stato il suo primo bacio, ma la vergogna di desiderare di
poter sentire le labbra di James sulle proprie era davvero troppa.
«Lil», si emozionò a sentire quel nomignolo, «scherzavo, ti
passerei l’influenza in un batter d’occhio. E comunque non farei mai qualcosa
che tu non desideri», spiegò James con calma, afferrandole una mano.
Trovò
piacevole il contatto con il freddo dei suoi palmi, portandoseli alle guance
infuocate per la febbre.
«In
realtà lo vorrei tanto, James», sussurrò la ragazza coprendosi il voltò con i
capelli, in modo che lui non potesse vedere la sua espressione.
James
boccheggiò come un pesce, preso in contropiede.
«D-davvero?!»
E
prima che lei potesse rispondere ritrovò la sicurezza che sempre l’aveva
contraddistinto, sollevandole il viso e baciandola prima che lei potesse dire o
fare qualsiasi altra cosa.
Un primo appuntamento decisamente
fantastico, pensarono
entrambi nel medesimo istante, aprendo leggermente gli occhi e specchiandosi
l’una in quelli dell’altro.
«Secondo
me ora staranno decidendo che nome dare ai loro figli», Sirius disse quelle
parole con tale serietà da far scoppiare a ridere sia Remus che Peter.
Quest’ultimo
si asciugò le lacrime, un sorriso ancora divertito.
«Non
corri troppo, Padfoot?»
Sirius
sgranò gli occhi di fronte a quella reazione, indeciso se prendersela o meno. «Siete
forse impazziti?! È scritto nel destino che quei due si sposeranno e avranno
una ventina di figli!»
Altre
risate riempirono le stradine che pullulavano di gente di Hogsmeade, mentre
qualcuno si girava a guardare quei ragazzi con curiosità.
«Beh,
da James mi potrei aspettare la creazione di una squadra di Quidditch, sì»,
annuì con sicurezza Remus, compiacendo così Sirius.
«Spero
che uno di loro si chiami Sirius. Ci pensate? Sirius Potter! La McGranitt si
metterebbe sicuramente le mani nei capelli!»
Qualche giorno dopo...
«Come
sarebbe a dire malata?!», urlò un
James Potter particolarmente affascinante con capelli leggermente scarmigliati
e vestito di tutto punto ad una imbarazzata Alice, futura signora Paciock visto
l’anello al dito, che sorrideva colpevole.
«Dice
che le dispiace davvero tanto, James», spiegò con aria sinceramente triste per
l’amica che da giorni a quella parte continuava a ciarlare senza sosta
sull’appuntamento tra lei e James, in febbrile attesa del secondo.
James
sospirò sconfitto, sentendosi terribilmente in colpa. Poi un’idea decisamente
malandrina gli illuminò gli occhi, facendo automaticamente indietreggiare Alice.
«Andrò
ad assisterla», proclamò con sicurezza, avanzando verso le scale.
«Sai
che non ti permetteranno di salire al dormitorio!», chiocciò Alice piuttosto
imbarazzata, mentre Potter si fermava a riflettere per un secondo sul da farsi.
Il
ragazzo scrollò le spalle, voltandosi verso le scale che avrebbero portato alla
sua camera.
«Vado
a prendere la scopa e volo da lei,
allora»
Delucidazioni (poco serie e poco chiare):
Io
amo James e Lily. E amo i Malandrini. O almeno, amo Sirius, James e Remus. *_*
Indi
per cui quando Ale mi ha chiesto di scrivere una Fic su di loro il mio
cervellino ha iniziato subito a lavorare ed è uscita questa One-shot
decisamente fluff.
Non
c’è niente da chiarire, se non che ovviamente James e Lily si amano. E che le
recensioni sono ben gradite! ;)
Ringrazio
in anticipo chiunque leggerà o commenterà questa Fic. *_*
Auguro
buon non-compleanno alla mia Ale, che mi ha scritto due splendide Fic in regalo
per il mio!
A
presto,
Cà.