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Autore: Anthy    02/10/2009    31 recensioni
Avete presente Aladino e la lampada magica? Bene. Tenete solo la lampada , il genio, i tre desideri e dimenticate il resto!
Dal primo capitolo:
"La sagoma si fece sempre più nitida, fino a che la mia vista si posò sulla creatura più bella che avessi mai visto in tanti anni di esistenza. Poco importava che fosse sbucata da una lampada."
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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genio5
~ OH, MIO GENIO! ~

Capitolo 5

Voglia di pizza… e non solo!





Erano passati quattro giorni da quando Isabella era entrata all'improvviso nella mia vita, cancellando la monotonia, e la sua presenza era per me sempre più importante. I suoi sorrisi, la sua curiosità, la sua personalità... A volte mi ritrovavo pure a ringraziare la sua mente muta, che mi permetteva di conoscerla pian piano tramite le sue parole e non estrapolando le notizie senza il suo permesso. Tuttavia una certa frustrazione rimaneva nel non avere libero accesso ai suoi pensieri; mi interessava conoscerla, capirla, le sue risposte non bastavano mai inducendomi a chiedere sempre di più.
Dopo l'incidente in macchina avevo cercato di evitare contatti ravvicinati in spazi stretti, ma ora riuscivo a gestire meglio il mio lato vampiresco nei suoi confronti; ero stato colto di sorpresa, l'intimità della situazione e la nostra vicinanza mi avevano preso alla sprovvista e influenzato più del necessario.
Tentavo quindi di starle lontano, di mantenere certi limiti, ma era uno sforzo troppo grande; bramavo troppo la sua vicinanza, era un qualcosa di difficile da  descrivere a parole, ma che mi faceva stare bene. Troppo bene. Di notte mi divertivo ad osservarla dormire, più volte dovevo soffocare delle vere e proprie risate sentendo i suoi assurdi discorsi. Ovviamente lei non lo sapeva, altrimenti sarebbe tornata a dormire dentro la lampada. Certo, non glielo avrei permesso, ma era meglio non rischiare. Pronunciava spesso il mio nome, ma ogni volta risultava sempre un piacere sentirlo.

Stavo bene con lei. Alla fine potevo affermare che eravamo diventati amici, buoni amici. Ci divertivamo, scherzavamo, ci intendevamo alla grande. Eppure sapevo bene che non stavo interpretando correttamente la parte dell'amico. Un buon amico non doveva nascondere di essere impegnato con un'altra ragazza né che provava un'attrazione verso la propria amica; cercavo di convincermi affermando che non volevo rovinare il nostro rapporto, ma non cambiava il fatto che stessi nascondendo una parte “importante” di me. Un'amicizia si basava sulla fiducia, vero; ma una parte di me, la più egoista, non poteva fare a meno di sussurrarmi che ci fossero cose che non serviva che terzi sapessero. In teoria che lei fosse al corrente della mia relazione con un'altra o che mi attirava non avrebbe dovuto costituire nessun problema: punto uno, non eravamo fidanzati, quindi non la stavo tradendo; punto due, succede che fra amici uno possa trovare oggettivamente carina, se non bellissima, una propria amica. Giusto? Giusto!
Poi cosa dovrei dirle? "Isabella, sono attratto da te, tremendamente attratto. Non mi era mai successo prima né so classificare quanto tu mi piaccia. Che facciamo?".
Beh, non era del tutto vero; se dovessi dare un punteggio alla mia attrazione verso di lei, da 1 e 10 arrivava sicuramente a 8. Che cavolo! Aveva un corpo stupendo, morbido e perfetto; gli occhi poi... Quegli occhioni dalle lunghe ciglia, che quando mi fissavano annientavano ogni mia facoltà di ragionamento. Ma non era solo un bel corpo, aveva anche una testa; avevo scoperto che adorava la storia, spesso parlavamo delle epoche che avevamo vissuto, scambiandoci aneddoti e curiosità. Parlavamo per ore e ore, senza stancarci; aveva inoltre una capacità d’apprendimento incredibile, imparando nomi e funzionalità delle tecnologie ed oggetti a lei nuovi. Bella ed intelligente. La donna perfetta.
Ciò non cambiava la situazione, anzi la peggiorava forse; inoltre non sapevo lei cosa pensasse di me, a parte l’essere bello per natura.
Intanto mi godevo la sua compagnia, assaporando la sua fresca personalità, a tratti ingenua, altre volte ironica e brillante. Per le seghe mentali c’era tempo…

Quel giorno eravamo chiusi in casa, a Forks si era scatenato un violento acquazzone e non avevamo intenzione di uscire per nessuna ragione. Era ormai sera, quasi ora di cena, ma la quiete che stavamo vivendo era interrotta solo dalla musica del mio pianoforte, che faceva da sottofondo ai miei pensieri. Fino a ieri passavamo le giornate in giro, a fare acquisti; sebbene a Isabella bastasse osservare una volta le cose per farle apparire, le piaceva la sensazione data dall’avere una borsa in mano, che si trattasse di un oggetto o di un capo d’abbigliamento; in questo sarebbe sicuramente andata d’accordo con mia sorella! Avevamo riempito la cucina e si era comprata abiti e libri; certo, si faceva mille scrupoli prima di dirmi che le piaceva qualcosa, ma dopo che una volta, esasperato, le avevo detto che per noi i soldi non erano un problema e che se insisteva le avrei fatto fare la conoscenza dei miei denti, subito aveva abbandonato ogni remora. Un po’ mi dispiaceva che reagisse così, perché significava che credeva veramente che avrei potuto morderla; cosa assurda, perché mi sarei impedito con tutto me stesso di compiere una mostruosità del genere.
In ogni caso mai avevo sentito tanta pace come oggi. La musica del pianoforte, lo scrosciare della pioggia, il crepitio del fuoco nel camino… il battito quieto del cuore di Isabella, il suo respiro. Alzai gli occhi dai tasti, smettendo di suonare, per vedere cosa il mio genio stesse combinando; la trovai distesa prona sul divano, le gambe per aria, un braccio a sostenere la testa e l’altro a sfogliare le pagine di un libro. Era vestita in modo semplice, una maglia lunga e dei pantacollant, i capelli racchiusi in una treccia le ricadevano sulla spalla, eppure emanava fascino da tutti i pori.
Tutta la tranquillità era svanita, mi bastava osservarla perché il desiderio di un contatto con lei si accendesse; avrei voluto alzarmi e fiondarmi da lei, distendermi accanto per rimanere abbracciati fino a che il fuoco non si fosse spento... Ma non potevo. Non ancora almeno.

<< Cosa stai leggendo?>>
<< Mmm… Harry Potter.>> avevo scoperto che le piaceva leggere, non si imponeva limitazioni, bastava che la trama la coinvolgesse e subito il libro diveniva suo. L’unico problema era che si faceva prendere troppo dalla lettura, estraniandosi dal mondo e rispondendo a monosillabi. Inaccettabile.
<< Ti piace?>>
<< Si…>> ma non mi sembrava molto convinta.
<< Ma…>> sbuffò, gettando per terra il libro, per poi girarsi supina e stiracchiarsi, inarcando la schiena.
<< Ma mi sto annoiando!>> si rimise prona, nella stessa posizione di prima ma stavolta osservava me non uno stupido libro. Sussultai quando vidi che indossava un paio di occhiali da vista, sottili e raffinati.
<< Quando hai preso gli occhiali?>> mi guardò sorpresa per il cambio d’argomento, ma rispose ugualmente.
<< Li ho visti in un negozio e mi piacevano. Solo che erano costosi, perciò ho preferito non dirti niente e ricorrere alle mie risorse.>> stava benissimo, regalandole un’aria delicata ma sensuale.
Diedi voce ai miei pensieri, potevo permettermi di essere temerario. << Ti stanno molto bene.>> riduttivo, decisamente. Proprio temerario…
<< Grazie!>> il sorriso che mi rivolse mi bloccò per qualche istante; mi piaceva vederla sorridere, si creavano due graziose fossette proprio ai lati della bocca che avrei toccato volentieri con un dito, per poi giungere alle labbra e… Basta, maledizione, basta! Non potevo comportarmi come un adolescente impacciato ogni volta che faceva qualcosa che mi piaceva, cioè sempre. Contegno Edward!
<< Edward…>> ecco, appunto. Il mio corpo non doveva… non poteva reagire quando chiamava il mio nome come se non aspettasse altro, non poteva identificarlo come un suono stupendo; soprattutto quando usava quella nota di supplica, non poteva trovarlo adorabile. Purtroppo raramente volere e potere viaggiano nella stessa direzione. Il brivido di piacere che mi scosse ne era una prova. << Io mi sto annoiando. E ho anche fame. Cosa facciamo?>>
C’era sotto qualcosa… << Beh, se hai fame, possiamo preparare la tavola e così puoi sfamarti.>>
<< Io avevo un’idea…>> eccola là… << Potrei chiamare una pizzeria che fa consegne a domicilio e farmi portare una pizza! Non ho mai provato, ma mi piacerebbe…>>
<< Isabella.>>
<< Sì?>>
<< Tu vorresti far uscire un povero uomo con questo tempo per farti portare una pizza, quando potresti immaginartela sopra un piatto?>>
Scrollò le spalle. << Non è la stessa cosa.>> affermò serafica.
<< Mi dispiace, ma non sono d’accordo; puoi sempre provare un’altra sera. Tuttavia, se proprio vuoi, il telefono lo sai usare.>> la vidi abbassare lo sguardo delusa. Nonostante la confidenza raggiunta, in lei rimaneva forte la distinzione padrone-servitore, perciò non avrebbe mai fatto una cosa senza la mia approvazione, la forza dell’abitudine era più forte di lei.
Mi dispiaceva farla triste e non accontentarla, ma era importane che capisse che c’erano cose che erano importanti, necessarie, e altre che se anche venivano rimandate non comportavano danno. Non eravamo più nel passato, le nostra era un’epoca in cui i capricci e i bisogni secondari venivano soddisfatti fin troppo spesso e abbondantemente.
<< D’accordo. Vado a preparare.>> mi sentivo un mostro, con quel broncio amareggiato mi faceva sentire la matrigna cattiva delle fiabe.
Sapevo di essere nel giusto, sapevo anche che la sua curiosità la portava a fare richieste che per i più sarebbero sembrate, per l’appunto, capricci, ma non lo faceva intenzionalmente. Non sapevo che fare, volevo che il sorriso tornasse sulle sue labbra, ma non sapevo come farlo tornare. La pioggia aveva scombinato i nostri piani; avremmo dovuto fare una gita nella foresta, tanto per staccare un po’ dalla solita routine di negozi. Invece il tempo aveva rovinato tutto e non avevo piani di riserva.
O forse sì…

Forte della mia idea, andai in cucina, ma quel che vi trovai mi strinse lo stomaco in una morsa spiacevole. Isabella stava piangendo; si muoveva per l’ambiente prendendo il necessario per apparecchiare, ma silenziose lacrime le rigavano le guance. Odiavo vederla piangere; se da un lato amavo il suo sorriso, vederla in quello stato mi faceva stare male. Nessuno doveva strapparle il sorriso e il sapere che probabilmente era per colpa mia che stava così mi fece sentire peggio.
Quando mi scorse, si affrettò subito ad asciugarsi gli occhi.

<< N-non è niente. Probabilmente mi è entrat…>>

Non le diedi tempo di finire la frase. La strinsi a me in un movimento troppo veloce per lei. Strusciai il mio naso fra i suoi capelli, contrastando il fuoco che bruciava la mia gola, tutto pur di non vederla soffrire; contemporaneamente con una mano le carezzavo la schiena, in un tentativo di calmare i singhiozzi che scuotevano il suo corpo da quando l’avevo abbracciata.

<< Mi dispiace Edward! N-non sto piangendo per la pizza, ma perché ho paura che tu possa considerarmi una bambina. Quando p-prima mi hai ripreso mi s-sono sentita così stupida. Scusami, non lo farò più! P-penserò prima di parlare, te lo prometto.>> che sciocca!
<< Non ti considero una stupida! Il paragone con i bambini ci può stare ma solo per quanto riguarda la tua curiosità, inesauribile. È difficile trovare al giorno d’oggi persone curiose e desiderose di conoscere il mondo; non devi vergognarti di questo, esterna pure i tuoi pensieri e i tuoi desideri, poi si vedrà se possono essere realizzati. Basta piangere per favore, non sopporto vederti in lacrime, sei così bella quando sorridi…>> era stato solo un sussurro fra i suoi capelli che profumavano di buono, ma sincero, sentito. Così come lo erano state le mie parole. Era fin troppo facile lasciarsi scappare certe frasi in sua presenza.
Sentii il suo cuore sussultare alle mie parole e non potei che esserne felice, felice che accettasse i miei complimenti, i miei consigli e ne fosse interessata.

Rimanemmo abbracciati per diversi minuti; mi beavo del suo calore sul mio corpo, della sensazione di tenerla stretta a me. Sarebbe stato così facile perdere ore nel tenerla fra le braccia e coccolarla, fregarsene del tempo che passava. Solo noi due.
Mi sentivo romantico da far schifo, uno della serie “due cuori e una capanna”; ma che fossi maledetto se non stavo bene in quel momento. Beh, maledetto lo ero già… Però il senso era quello.
La scostai leggermente da me, per vederla in faccia; gli occhi gonfi erano rivolti verso il basso e un piccolo broncio incorniciava le sue labbra. Non avevo più dubbi

<< Avevi così tanto voglia di pizza?>> mi osservò sorpresa, ma non rispose subito. Sembrava in cerca delle parole giuste, anche se mi infastidiva che per trovarle spostasse gli occhi da me. Con gentilezza posai una mano sotto il mento, per farla voltare verso di me. Eravamo vicini, come l’altra volta. Così come vicino era quella bocca tormentata dai denti. Il veleno ardeva nella mia gola, ma cercai di ricacciarlo indietro, insieme al bruciore persistente. Non l’avrei terrorizzata ancora, non in quel momento. E per evitare di intimorirla dovevo ricacciare pure la voglia di annullare la distanza che ci separava, per vezzeggiare quelle labbra leggermente screpolate dalle continue torture, ma così invitanti alla mia vista.
<< Isabella?>>
<< Non mi sarebbe dispiaciuto provarla, dicono che è buona, ma non è un problema. Posso aspettare sul serio. Abbiamo così tante cose da mangiare in casa. Sul serio, ho l’imbarazzo della scelta!>> come sempre, quando era agitata, parlava troppo velocemente, mangiandosi le parole. Per questo non le credetti.
<< Ok ho capito. Ci tenevi davvero.>>
<< No, non è vero!>> sorrisi impercettibilmente, per poi farmi serio.
<< Beh, visto che non vuoi, allora non ti interessa il modo per avere la pizza senza ricorrere alla magia o a una pizzeria per asporto.>>
I suoi occhi si fecero grandi per la curiosità. << Perché, che modo c’è?>>
Scossi la testa, fintamente desolato. << No no, hai detto che non ti importava, perciò non se ne fa nulla.>> meritavo l’Oscar per la miglior rappresentazione drammatica dell’anno.
<< No, io…>> la vidi affannarsi in cerca delle parole adatte; ero sul punto di smetterla di prenderla in giro, quando puntò i suoi occhioni nocciola sui miei, determinati, e decisi allora di aspettare. << A me piacerebbe sapere la tua idea. Ci terrei molto.>> questa volta sorrisi apertamente.

A malincuore sciolsi il nostro abbraccio, registrando subito la mancanza di calore; desiderai stringerla ancora a me, ma mi limitai a mantenere il contatto prendendola per mano, internamente contento che non si staccasse da me. Mi diressi di nuovo in soggiorno, vicino al mobile dove avevo appoggiato il portatile; lo accesi e mi collegai ad Internet, cercando la pagina che, non appena trovai, feci vedere ad una confusa Isabella.

<< Ecco, questa era la mia idea.>> avevo aperto la homepage di un sito di cucina e il titolo “Voglia di pizza” spiccava prepotentemente sul bianco della pagina. << Possiamo fare la pizza in casa! Certo ci vorrà un po’, visto che non abbiamo i composti già pronti, però se riesci ad aspettare un po’ potremmo provarci; ti aiuterei io.>>
Inspiegabilmente, dopo aver osservato la schermata a bocca aperta, arrossì, incuriosendomi. << Beh, veramente avremmo i composti…>> la guardai confuso, ma per tutta risposta divenne ancora più rossa. << Volevo comparare un preparato per dolci, ma per sbaglio ho preso quelli per pizza…>> scoppiai a ridere, seriamente divertito da quel genio pasticcione.
Le strofinai un pugno in testa. << Questa volta la tua sbadataggine è stata utile. Su, al lavoro!>>


Armati delle migliori intenzioni, disponemmo tutto il materiale necessario davanti a noi, portatile compreso, ma i problemi arrivarono subito. Prima di tutto, era una ricetta che non avevamo mai fatto, né io né lei. Secondo, io ero privo di gusto e per le dosi solo lei poteva regolarsi. Punto tre, eravamo due testardi leggermente permalosi.

<< Ti dico che va bene come la sto impastando. Tu cosa ne vuoi sapere? Non puoi paragonare il tuo “energico” con quello scritto nella ricetta.>> va bene che in quel momento era dannatamente sexy, con quel grembiulino fatto spuntare da chissà dove e quegli occhiali da professorina, neanche fossimo i protagonisti di un B-movie, ma sicuramente non era quello il modo di impastare il composto di lievito, farina e acqua. Sembrava più un massaggio per lenire i dolori alla schiena!
<< Di certo non si può definire energico il tuo di modo!>>
<< Oh insomma! Sono io che devo mangiarmi la pizza, perciò saprò io cosa è giusto.>> ribatté stizzita, strofinandosi con una mano il naso e, inevitabilmente, sporcandoselo. Letteralmente stupenda. Una testona stupenda. Mi portai alle sue spalle, vicino, e sentii i battiti del suo cuore aumentare, ma non ci badai. Non particolarmente. Per niente.
<< Secondo me hai bisogno di una mano… Anche due.>> poggiai le mie sulle sue, cominciando ad impastare.

La cosa stava prendendo una brutta piega, ora sembravano essere stati catapultati all’interno di “Ghost”, solo che al posto di uno stupido vaso, c’era una pizza, o qualcosa che doveva assomigliarle. Sdolcinato. Troppo. Ma dannatamente piacevole. Le mie mani contenevano le sue, così piccole e delicate. Calde. Morbide. Le dita finirono inevitabilmente per intrecciarsi, la sua schiena trovò appoggio sul mio petto. C’eravamo solo noi due, una piccola bolla domestica fatta di silenzio e respiri veloci. Strusciai lievemente il mio naso dietro la pelle sensibile dell’orecchio, per poi posarci un piccolo bacio.
Stavo superando la soglia che mi ero imposto, la soglia della semplice amicizia; ma le sue reazioni mi invitavano a continuare. Perché effettive reazioni in realtà non c’erano. Il calore della sua pelle aumentava, così come il suo battito cardiaco e il respiro. Voltò leggermente la testa e trovai i suoi occhi marroni che mi fissavano, confusi e desiderosi allo stesso tempo. Incurante che fosse sporca, alzai la mano per posare un piccola carezza sulla sua guancia rossa. Ecco, era perfetto. Lei era perfetta. Troppo. Ora non restava che un’ultima cosa da fare, avvicinarmi e baciarla. Baciarla fino a sfinirla e sfinirmi, fino a martoriarle le labbra, fino a che ogni piccolo angolo della sua bocca non mi fosse conosciuto. Bastava così poco…
Mi avvicinai lentamente e lei non si scostò, anzi puntò lo sguardo sulle mie labbra, facendomi impazzire. La volevo. Ora.

Il rumore di un tuono ci fece sobbalzare. La bolla si spezzò, lasciandoci imbarazzati.
Era stato decisamente tutto troppo perfetto…


Note: anch’io ho voglia di pizza!!! Sono chiusa in ufficio e ho una fame… Direte voi “Se sei in ufficio come puoi postare?”. Posto perché sono solaaaa! Muahahahah, il bello di lavorare in una ditta di famiglia ^^ Beh, finchè non ho lezioni ne approfitto per scrivere.
Per quanto riguarda la storia, che ne dite? Dai che ci siamo, dai che son cotti. Lui almeno. No vabbè, cotto forse no, ma abbastanza preso. In ogni caso aspetto vostre opinioni. Ci tengo a dire, se non fosse risultato chiaro, che Isabella non piange perché non ha la pizza, ma perché si è resa conto che il suo era un capriccio e ci era rimasta male per la “sgridata” di Ed, giusta, ma che non si vorrebbe mai ricevere.

Risposte ai commenti:

Xx_scrittrice88_xX: ti posso assicurare che la Aston Martin è sopravvissuta u.u Non è deceduta durante il servizio delle sue funzioni. E forse si mangerà pure Bella ma non nel modo in cui credi te. ^^ Spero ti sia piaciuto pure questo capitolo. Un bacione!
Mamarty: a te va il premio per la più corta recensione XD Ahahahah, sto scherzando, non volermene! Perché povero Eddy? Povera Aston casomai! Bacioni!
Bigia: siamo sadiche eh? (me si strofina le mani progettando un altro disastro muahahahah). Se quella è stata una bella giornata questa invece è stata una mezza catastrofe… o forse no? Un bacione!
Yumisan: ehm, gliel’ho data io la patente. E’ un problema? O_O Mi ha costretto. La macchina ha giusto un piccolo strisciolino che sta costringendo Ed ad usare olio di gomito. Ma si sa, lui ha la vista più acuta. Bacioni!
Lisa76: sono felice che la storia ti piaccia!!! Anch’io mi sono divertita a scriverlo, avevo voglia di qualcosa di leggero in quel momento. Bella, più che impreparata al mondo, ha bisogno di stare più a contatto con la gente, ma alla fine non è così sprovveduta, visto le risposte. Bacioni!
SweetCherry: innanzitutto grazie per i complimenti ^^ Mi fai arrossire (e gongolare lo ammetto XD)! Sono felice che trovi la mia storia appassionante a tal punto e, soprattutto, che ti piaccia come scrivo; per me, “scrittrice” per divertimento non può che essere una soddisfazione. Quindi ecco qua il nuovo capitolo. Un bacione!
Lauuh: si sono qua!!! Ahahah, rido solo io! E a chi non piace la cioccolata? (sguardo truce che fulmina tutti.) Beh, insomma, Edward qualche difetto dovrà pure avercelo, non potrà far tutto u.u ( e non come la Meyer che me l’ha mandato impreparato al matrimonio.) Per il bacio c’eravamo quasi cavolo! Prenditela con il tempo, non c’entro niente se la Epson Meteo sbaglia. Baci!
Barbyemarco: così mi piace! Senza ritegno yeah!!! Ok, sono partita. Andata. No dai ci sono. ^^ Ma mi sa che non ci sei più te ora. Sono felice che ti piaccia così tanto questa storia, ne sono contenta! Un bacione!
ILoveSmile_17: anch’io ti applaudo, posso vero? Sono felice di essere riuscita a strapparti un sorriso. ^^ E già, la mia idea di shopping non è stata “classica”, ma credo posso essere perdonata veroooo? Sei la prima che direttamente mi dice che della macchina non gliene frega niente! Cero, è una scatoletta un po’ costosa, ma cosa vuoi che siano per lui. Bazzecole u.u Grazie dei complimenti e bacioni!!!
JessikinaCullen: ecco, di secondo nome ti chiamerò Smemorino! Ti piace? No, vero? Neanche a me u.u E dimmi questa immagine ti piace??? Non volevo “osare” troppo mettendo una pizza vera e proprio, sennò mi mandavate il conto per la tastiera danneggiata per la bava. Non si sa mai u.u Beh, sul santa potresti, sull’Edward gay? … No, non ce lo vedo. Per la tua domanda ho cercato di rispondere nel testo, ma mi spigo pure qua, se non fossi stata chiara: Bella può compiere piccole magie per sé (nei primi capitoli viene detto), tra le quali far apparire le cose ma solo se le conosce e le vede. Ma non fa gesti strani: non batte le ciglia, non storce il naso, … Nada. Le pensa e puff… appaiono! Spero di essere stata chiara, ma chiedi pure. Grazie dei complimenti. Un bacione!
Ale03: ma sì dai, un po’ io me la immagino… e mi vien da sorridere XD Ah neppure io ho qualcosa in contrario, ho usato un modi e pensieri per strappare un sorriso. Io poi seguo qualche yaoi, ma Ed proprio no, non riesco ad immaginarlo con un uomo. Per niente. Bacioni!
TheCreazyHatter: sono felice che sia riuscito a far sorridere! Per quanto riguarda la tua domanda, Bella viene travestita da uomo semplicemente perché non ci sono vestiti da donna con cui farla uscire e lei non conosce i vestiti femminili attuali. Era necessario un piccolo travestimento e gli unici indumenti che non fossero di prima del 1900 erano gli abiti di Ed, ovviamente maschili. Spero di essermi riuscita a spiegare. Un bacione!
Memycullen_93: non m’ammazzare Bella sennò la storia come la scrivo? Su dai, era una macchinetta. Se non l’ha uccisa Edward, vuoi ucciderla te? (vebbè che Ed è di parte, ma sono dettagli…). La macchina è sopravvissuta, tranquilla! Un bacione!
Ed4e: ma sai che ci avevo pensato a qualcosa del genere, solo che il “4” scombinava i miei tentativi u.u ahahah, lasciamo stare e grazie a te per avermi svelato il mistero. Lo dirò il desiderio, lo dirò… ma più avanti XD no dai, non l’ha distrutta, solo qualche graffietto ^^ Un bacione!

Grazie a tutti!
Un bacione
Anthea




Le mie STORIE su Twilight.
Tranne questa, le mie storie sono tutte a rating rosso ^^ Ma se qualcuno di voi fosse interessato le potrete trovare a questo link: Twilighters Lovers Fanfiction. Il mio nick è *Anthy*.


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L'orologio: piccola poesia, una breve riflessione sulla vita umana ^^ Se vorrete darci un'occhiata e, se vorrete, lasciarvi pure un commento, mi farebbe molto piacere.

News: ho scritto una piccola storia su Inuyasha, di pochi capitoli. Prossimamente la posterò!


   
 
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