Note
dell’autrice: sarà per il fatto che sono in un periodo parecchio holmesiano, ma
mi stupisco io stessa della velocità con cui riesco ad aggiornare questa
fiction, spero per la vostra gioia.
Prima
di passare al capitolo però…
ANGOLO
DELLE RECENSIONI (che per questa volta viene allargato).
TENSI:
Wow, sei arrivata anche qui, non me l’aspettavo. Sono contenta che l’idea ti
piaccia e sono ancor più contenta che la storia ti piaccia. Spero che continui
ad essere così.
BELLIS:
Grazie per le tue recensioni così precise, mi fanno un piacere
immenso.
Francamente
non sapevo come rendere bene la parlata di Wiggins, mi ha messa veramente in
difficoltà. A quanto pare non ho sbagliato proprio del tutto. Sì, Holmes ha
sempre delle pensate illuminanti, ma basterà questa precauzione per proteggerlo?
(domanda retorica visto che hai già letto la storia).
Ad
entrambe un sincero grazie per i commenti che avete lasciato, significano molto
per me. Devo avvertirvi che, se andrete a fare un confronto con l’originale,
alcune parole potrebbero non tornare. In molti casi sono stata molto libera con
la traduzione, spero che non ve ne dispiaccia.
Buona
lettura
Capitolo
3
Mi risvegliai con
un pulsante mal di testa. Nel tentativo di massaggiarmi la parte offesa, mi
accorsi di essere legato mani e piedi ad una sedia. Mi divincolai per liberarmi
dalle corde, ma senza risultato. Improvvisamente, una voce familiare risuonò
nella stanza.
“Ah, Dr. Watson, si
è svegliato.” Murdock stava davanti a me, con le mani in tasca. Vicino a lui
c’era l’uomo che prima mi aveva chiesto un fiammifero. Mi resi conto che tutto
il nostro incontro era stata una messa in scena.
“Cosa vuole?”
chiesi freddamente.
“Oh, da lei nulla”
replicò Holmes “E’ Holmes che voglio. Lei è solo il mio mezzo per arrivare a
lui. Non si preoccupi. Non le verrà fatto alcun male. Almeno se lui farà ciò che
voglio.” Sorrise in maniera alquanto sgradevole.
“Burbank, qui, si
prenderà cura di lei.” L’altro uomo si fece avanti, spingendo una pezza di
stoffa di qualche sorta nella mia bocca. Fulminai Murdock con lo sguardo, ma lui
mi ignorò e se ne andò via, probabilmente a completare qualunque ignobile piano
stesse progettando. Nel frattempo, Burbank si appoggiò ad una delle pareti e si
accese una sigaretta.
Saggiai i miei nodi
per l’ennesima volta, ma erano strettissimi. Ero totalmente in balìa di quegli
individui e la cosa riusciva solo ad irritarmi di più.
I miei occhi
vagarono per la stanza, alla ricerca di qualcosa che mi potesse aiutare. Mi
pareva di essere in uno spazioso magazzino. A giudicare dall’assenza di
materiali e dai mucchi di polvere e di ragnatele sparsi ovunque, doveva essere
abbandonato o in disuso. Potevo anche sentire quello che sembrava lo scrosciare
dell’acqua. Potevo forse essere vicino ai porti? Sono sicuro che Sherlock Holmes
avrebbe riso di queste osservazioni, ma questo era il meglio che potessi
fare.
Holmes.
Cosa poteva volere
Murdock da lui?
Una
vendetta?
Oh, santo
cielo.
Una gelida mano
minacciosa si strinse intorno a me.
Stai attento
Holmes.
Per amor del cielo,
stai attento.
Alla fine dovevo
essermi addormentato, poiché fui svegliato da un colpo alla porta.
Saltai su dalla
poltrona gridando: “Avanti!”
Era Mrs.
Hudson.
“Un altro
telegramma signore.” L’avevo afferrato prima che terminasse di parlare.
Aprendolo con violenza, ne lessi il contenuto, con rabbia e preoccupazione
crescenti.
“Venga al porto
stasera alle sette. Burbank la attenderà per portarla da me. Non contatti la
polizia, o Watson pagherà per questo.”
Accartocciai il
messaggio nel mio pugno e cominciai a camminare per la
stanza.
“Di che si tratta
Mr. Holmes?” chiese la padrona di casa. La sua voce mi fece sobbalzare: mi ero
quasi scordato della sua presenza.
“Riguarda il Dr.
Watson?”
“Sì, signora.
Stasera uscirò. Non si disturbi a prepararmi la cena.”
Mrs. Hudson
annuì.”Pregherò per voi signore. Per entrambi voi.”
“Grazie” le dissi
con sincerità. Mrs. Hudson se ne andò in silenzio, i suoi passi leggeri
svanirono piano piano. La fissai per un momento, sperando di udire i passi di
Watson sopra i suoi, ma ciò non accadde. Sospirando, tornai alla mia poltrona
per aspettare.
Watson era il
migliore, sebbene unico, vero amico che avessi mai avuto. Avrei fatto qualsiasi
cosa per riaverlo.
FINE DEL
CAPITOLO.
E
ora? Ce la farà Holmes a salvare Watson? Ce la farà a salvare sé stesso? Se
avrete la bontà di seguirmi scoprirete tutto nel prossimo
capitolo.
A
presto
Bebbe5