Come
avrete visto la fic è stata modificata,
spero
che la cosa non vi crei problemi.
Vi
lascio al secondo capitolo,
a
presto!
Susy
†Chapter 2~
Mi
ero trasferito da un mese e per grazia del Cielo la stanza di Near
era dal lato opposto del campus. Matt aveva ragione: era molto più
pratico ed evitato di consumare la benzina della moto tutti i giorni.
Si
poteva dire che la situazione fosse migliorata, ma dovevo sempre
sopportare Nate. Più ero costretto a starci vicino più la mia
irritazione verso di lui cresceva: perché non reagiva, diamine?!
Cos'era, un'automa?!
E
la cosa peggiore era che scoprii mi superava in tutti i test. La cosa
mi infastidiva, con mia grande sorpresa: me n'ero sempre infischiato
e adesso essere secondo a quello gnomo mi mandava ai matti. Senza
dubbio la mia sanità mentale rischiava meno lontano dal nano.
Come
se non bastasse ogni tanto lo sorprendevo a fissarmi con sguardo
indecifrabile e ciò aumentava la mia rabbia.
Un
pomeriggio avevo intenzione di uscire, andare da qualche parte, ma
venni bloccato da un certo ragazzo dai capelli rossi.
«Ehi
Mel Scusa un attimo, so che volevi passare la serata in città, ma
senti: ho organizzato una festa nella mia camera e mi sembrava ovvio
invitarti!».
«Una
festa, eh? Direi che è quello che ci vuole!»,
acconsentii in tono tranquillo. In realtà mi allettava molto l'idea:
non avrei visto Near, mi sarei divertito e distratto e saremmo stati
tutti contenti.
«Perfetto,
allora a più tardi!».
E
corse via, probabilmente per ultimare i preparativi.
Decisi
di imitarlo, ma non prima di un bel giro in moto.
*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*
Entrai
in una stanza enorme, dotata di bar in legno, sul quale c'erano
bottiglie di bibite alcoliche e analcoliche. Vari divanetti erano
disseminati per la camera, davanti ai quali penzolavano delle
semitrasparenti cortine viola, per dare intimità alle coppiette. La
moquette era di color rosso scuro. Sulla destra faceva bella mostra
di sé un'enorme stereo dal quale provenivano assordanti canzoni
metal-rock, mentre a sinistra vi era la porta del bagno. Alle pareti
erano appese mensole strabordanti di libri e videogames per varie
console.
Nei
vari angoli c'erano delle grandi lampade da terra, le cui lampadine
ruotavano emanando luci colorate e ipnotiche sugli ospiti.
Ero
già stato diverse volte in camera di Matt: la sua era più grande
delle altre, essendo il nipote del preside aveva alcuni privilegi, ma
vederla così diversa dal solito, proprio come un locale, mi stupì e
fece sorridere. Matt aveva fatto davvero un ottimo lavoro.
Individuai
il mio amico al bar, intento a shakerare una bevanda e gli feci un
cenno. Mail lo notò e ricambiò il saluto, mollando lo shaker e
venendomi incontro. Indossava una camicia a righe sottili bianche e
nere, slacciata fino al torace ed un paio di jeans. Stava davvero
molto bene.
«Però...
chissà quanto ti ci è voluto per preparare tutto!», mi
complimentai, dandogli un pugno sulla spalla.
«Naah,
ordinaria amministrazione», si schermì lui con una scrollata di
spalle.
Detto
ciò, tornò al tavolo bar a servire bibite agli ospiti.
Lo
seguii, concedendomi un Havana, mentre osservavo gli invitati
arrivare. Matt aveva invitato davvero parecchia gente.
Ad
un certo punto sentii qualcuno cingermi le spalle e dovetti sorbirmi
le labbra di Linda, che subito dopo mi trascinò a ballare con lei.
La ragazza si muoveva in modo sensuale attorno a me, nel chiaro e
vano intento di eccitarmi – o qualcosa del genere.
Nonappena
il brano terminò svicolai via, per prendermi un'altra bibita, che
sorseggiavo appoggiato al muro, mentre chiacchieravo tranquillamente
con Matt.
Dopo
un po', il rosso mi fece l'occhiolino e, afferrato il telecomando
dello stereo, abbassò il volume della musica, attirando l'attenzione
dei presenti, avanzando fino a raggiungere il centro della pista da
ballo. Afferrò un microfono poggiato su una mensola poco distante e
se lo portò alla bocca, annunciando la gara di alcolici con tono
drammatico.
«Signore
e Signori, vi prego di fare un attimo di silenzio ed allontanarvi.
Sta per cominciare la competizione e nei prossimi minuti potreste
assistere ad uno spettacolo agghiacciante».
Era
nel programma della serata una sfida: chi avrebbe bevuto il maggior
numero di boccali di Bacardi avrebbe vinto. Il Bacardi non era
fortissimo, ma diversi bicchieri erano difficili da reggere.
Un
totale di dieci persone si avvicinò al bancone da bar, tra cui
anch'io, avanzando con un sorriso beffardo, sicuro di vincere.
Nel
vedere che la gara stava per cominciare gli invitati si scostarono
dal bar, formando un semicerchio attorno a noi.
Matt
riempì i boccali, che ci portammo alle labbra.
«Concorrenti,
pronti ... ai posti ... VIA!».
Bevvi
senza esitare. Reggevo molto bene l'alcool, ma alcuni già
barcollavano: forse avevamo sorseggiato troppo in fretta.
Un
paio di ospiti li afferrarono e li trascinarono fuori dalla stanza.
«Secondo
turno! Prego, riempite i bicchieri. Pronti ... ai posti ... VIA!».
Altri
cominciarono a barcollare, finché al quarto giro non crollarono in
tre. Alcuni invitati li trascinarono verso i divanetti per farli
riprendere. Io sorridevo ancora.
Dopo
tre ulteriori turni, rimasi solo con un altro ragazzo dai capelli
corvini scompigliati, occhiaie pesanti, che se ne stava tutto curvo e
sorridente, ma non perché certo della vittoria, ma perché già
mezzo svenuto. Anch'io oscillavo un po', sentivo i pensieri sempre
più confusi.
Il
tipo si portò il boccale alla bocca rovesciandoselo addosso, per poi
svenire.
Io
terminai imperterrito anche quel bicchiere, reggendomi poi al bancone
per non crollare. Mi ripresi un attimo e tornai a sorridere
beffardamente.
Matt
emanava entusiasmo da tutti i pori, mi afferrò il polso e lo portò
in alto.
«Abbiamo
un vincitore! Con un totale di sette boccali di Bacardi, vince Mihael
Keehl!».
La
folla ruggì e mi circondò, mentre sorridevo a tutti, non totalmente
conscio di ciò che stesse accadendo.
La
follia del momento venne bruscamente interrotta da un forte bussare
alla porta, seguito da urla inferocite.
«APRITE!
AVETE PASSATO IL LIMITE!».
Tra
la confusione generale capii che i professori si erano svegliati …
molto male.
Gli
invitati si guardarono un secondo e poi cominciarono ad uscire più
velocemente possibile dalla stanza. Matt salutava tutti con un
sorriso, contentissimo della riuscita della festa.
«Bel
party, amico!», esultai, per poi correre verso il bagno mentre
Mail cominciava a sistemare i CD.
Avevo
avuto un bel giramento di testa e sentivo lo stomaco in subbuglio.
Non ci voleva molto a capire che di lì a poco avrei vomitato.
Infatti
un istante dopo mi accasciai accanto al water, pronto a rigettare.
La
testa mi girava davvero moltissimo, a stento capivo cosa stessi
facendo. Sentivo un ronzio e le voci provenienti dalla camera potevo
benissimo essermele immaginate.
Quando mi fui liberato di quello schifo, mi sciacquai il viso al lavandino, per riprendere un po' di lucidità e ringraziai il cielo che Matt avesse uno spazzolino in più. Strofinai i denti con foga, raspando anche la lingua per bene, eliminando il sentore di alcool, ma non potevo certo rimediare alla confusione mentale di quel momento. Terminato, riposi lo strumento, mi asciugai e tornai di là.
«Stai
un po' meglio?», chiese il rosso vedendomi avanzare con passo
malfermo.
Annuii
poco convinto e mi avvicinai per poterlo abbracciare con fare
fraterno.
«Dobbiamo
rifarlo, qualche volta!», suggerii, le parole che si
rincorrevano confusamente.
Matt
rise, allontanandomi da sé.
«Basta
solo che non ti riduca più così! E ora vai, prima di svenirmi sulla
moquette!».
Mi
lasciai andare ad una risata, per poi dargli la buona notte ed uscire
nel corridoio semi illuminato.
Era
una mia impressione o vicino alla scala c'era qualcuno?
Affrettai
il passo, cercando di non cadere e seguii in silenzio quella figura
che sembrava non aver notato la mia presenza.
La
seguii finché non mi accorsi che quella era l'ala in cui alloggiava
Near … e che quella figura … era proprio il nanetto!
Ma
sembrava così diverso! Al contrario dei soliti abiti larghi simili
ad un pigiama, indossava una maglia bianca a maniche lunghe, aderente
ed un paio di jeans chiari.
Tra
la semi oscurità, l'alcool e la mia quasi incoscienza, non mi
accorsi nemmeno di essermi avvicinato a lui, affascinato da come le
luce fioca giocava con i suoi riccioli nivei.
«Sei
davvero carino stasera … », sussurrai lascivamente al suo
orecchio, bloccando con una mano la porta della camera che stava per
aprire.
Sentii
il piccolo pietrificarsi, evidentemente sorpreso da quel
comportamento ed ero certo che in condizioni normali non avrei mai
neanche lontanamente immaginato di fare una cosa del genere.
Con
irruenza lo voltai, spingendolo contro il muro accanto a noi e mi
accostai al suo viso. Near avvampò violentemente, la luce rendeva il
suo sguardo vivace.
Non
resistetti ed annullai le distanze tra di noi.
Posai
le mie labbra sulle sue, senza delicatezza, succhiandole avidamente
finché il piccolo non dischiuse le proprie con un basso schiocco.
Riprese fiato, ma io ignorai quel bisogno e ripetei ciò che avevo
fatto prima, sorprendendomi di quanto fossero morbide e dolci le sue
labbra.
Sebbene
non fossi nel pieno delle mie facoltà mentali mi sorpresi nel
sentire che l'altro non su stava scostando da me, ma anzi, sembrava
gradire tutte quelle attenzioni …
Verificai,
stuzzicandolo e chiedendo accesso alla sua bocca; Near dapprima era
deciso a non concedermelo, ma poi gli passai la punta delle dita
lungo la schiena ed il piccolo, rabbrividendo si lasciò scappare un
sospiro. Ne approfittai subito, cercando la sua lingua con la quale
iniziai a giocare nonappena Nate si lasciò andare.
E
come reagiva! Non avrei mai immaginato che avrebbe avuto tanto
entusiasmo! Si strinse a me con impeto, sospirando, mentre affondavo
le dita in quei soffici boccoli candidi, attirandolo maggiormente
verso di me.
Non
sapevo per quanto tempo restammo così a baciarci, il respiro sempre
più corto, ma ad un tratto mi sentii talmente inebriato dal suo
sapore che istintivamente infilai una mano sotto la sua maglia, la
quale prese a risalirgli il petto delicato …
Near
si lasciò scappare un gemito e mi spinse leggermente, come per
allontanarmi. Non potendo più dedicarmi alle sue labbra, scivolai
sul collo niveo, depositandovi dolci baci, per poi risalirne il
profilo e mordicchiargli il lobo con la punta dei denti.
Il
piccolo voltò leggermente il capo dall'altro lato, sospirando, ma
non demordeva dal volermi allontanare.
«M-Mello
… », sospirò, spingendomi più forte e mi scostai,
guardandolo torvo. Era ovvio che mi sentivo piuttosto contrariato.
«Io
… tu … non sei in te ... », mormorò piano, le guance
rossissime, le labbra gonfie per i baci. Era davvero una bella
visione.
Mi
scostai da lui, guardandolo stranito, finché un certo senso di
pesantezza mi fece girare la testa e mi dovetti appoggiare al muro
per non crollare.
Guardati
di nuovo Nate, annuendo quasi impercettibilmente e mi allontanai
lungo il corridoio, pronto per una lunga e rigenerante dormita.
*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*
La
mattina dopo mi girava ancora la testa, così senza esitare mi buttai
sotto la doccia, la quale ebbe l'effetto sperato ed uscito dal getto
freddo ero come nuovo.
Era
mattina presto e avevo ancora un'ora prima delle lezioni, ma esaurite
le cose da fare non potei evitare di dirigermi verso le aule.
Provai
a concentrarmi su cosa potesse essere accaduto la sera prima ma
ricordavo solo fino alla gara di alcolici.
Una
ventina di minuti dopo suonò la campana e sentii un brulichio di
persone invadere aule e corridoi, studenti ed insegnanti pronti ad
iniziare una nuova giornata di lavoro.
*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*.*
Spazio dell'autrice:
Ed
ecco che è terminato anche il secondo capitolo revisionato.
So
che ci sono molte differenze, ma messo così mi sembra più
completo
e scorrevole.
A
presto, col terzo capitolo! ^o^
Susy