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Autore: Gahan    05/10/2009    0 recensioni
Tutto è cominciato anni e anni fa. Quando un uomo assetato di potere ha conquistato il mondo. Nessuno sembrava essere in grado di batterlo. In un mondo diviso in sei Clan, con tre popoli diversi, e sei tipi di magie, nessuno finora era stato in grado di battere quel tiranno. Solo i Draghi, ovvero i dei di tutte le popolazioni del mondo, avevano il potere per sconfiggerlo. E hanno deciso di concederlo a cinque persone, tre ragazzi, una ragazza e un "vecchio". Una battaglia che inizia con una previsione sbagliata. Che farà correre al mondo il rischio di sottostare per sempre ad un sovrano senza cuore...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III
Un Ultimo Giorno e un Brutto Inizio
 
La mattina dopo il rumore di una porta che sbatteva svegliò Mark. Intuì che doveva essere Teren che era uscito per andare a lavoro, perché vide la sua figura andare verso il paesello dalla finestra.
Poi si ricordò che quella mattina doveva andare in cerca di indicazioni per il maestro d’armi.
Si alzò dal letto, andò in cucina per prendere la colazione. La trovò già pronta sul tavolo, era strano, di solito Eres preparava la colazione solo quando tutti erano svegli.
- Com’è che hai già preparato la colazione? – Chiese a Eres che intanto era entrata nella stanza e ora stava mangiando la propria colazione.
La ragazza non gli rispose.
Mark si sentiva imbarazzato. Lei continuava a guardarlo con uno sguardo che faceva sentire Mark come se lei lo stesse guardando dentro. Ingoiò il latte in un sol respiro.
- Allora io esco… molto probabilmente quando Teren avrà finito, andremo a farci un giro per il paese. Tu non ci aspettare.
Eres non lo degnò di parola, ma continuò a guardarlo finché lui non uscì dalla casa.
 
***
 
Teren uscì presto quella mattina, disse a Eres se poteva preparare la colazione anche a Mark perché sarebbe uscito presto anche lui, e lei gli disse di sì.
La ricerca che avrebbe fatto quella mattina lo incuriosiva, e voleva cominciarla il più presto possibile. Sapeva già cosa doveva fare a lavoro, e non ci sarebbe stato bisogno di svegliare il Signor Elcini per farlo. Doveva semplicemente ordinare il carico che doveva già essere arrivato la sera prima al negozio.
Quando arrivò trovò una persona davanti a quel posto che aveva già cominciato il lavoro.
- Ehm… chi sei? – Chiese Teren.
Il ragazzo si girò di scatto. – Oh! Sono il nipote del Signor Elcini, tu devi essere Teren, mio zio mi aveva detto che saresti venuto. Sono passato a trovare mio zio e volevo rendermi utile, così ho già cominciato il lavoro, ti dispiace? –
- No, no. – Un aiuto in quel momento era proprio ciò che gli serviva.
– Ti aiuto, così tu ti renderai utile, e io finirò il lavoro in fretta. – Gli disse Teren.

***

Quando Mark uscì dalla casa fece un sospiro di sollievo, non ne poteva più di quello sguardo.
Si incamminò verso Rosswirch che era appena spuntato il Sole, chiedendosi quanta gente poteva incontrare a quell’ora, ma ci doveva provare. E comunque se non c’era proprio nessuno poteva andare a dare una mano a Teren, non era la cosa che gli andava di più di fare, ma era sicuramente un buon modo per far passare il tempo.
Nella piazza non c’era nessuno, così si avviò nella direzione del negozio dove lavorava Teren. Quando girò l’angolo vide una vecchia seduta per terra. Proseguì pensando che era una delle tante persone che giravano per quel paese facendo l’elemosina. Ma lei gli disse qualcosa. – Gahan Ras. –
Mark si girò e riconobbe la signora della mattina precedente.     – Cosa? –
- Gahan Ras, è il maestro d’armi più vicino a questo paesello sperduto. –
- Lei come fa a sapere che cerco un maestro d’armi? –
- Non ti preoccupare di questo. Se non ti vuole prendere con se digli che a mandarti da lui è stata Syren Rose. –
- S-sì. Grazie per l’informazione. –
- Prego. –
Mark allora cominciò a correre, doveva dirlo a Teren.
Quando arrivò al negozio vide che Teren aveva quasi finito, poi vide un altro ragazzo più o meno della sua età che gli stava chiedendo dove mettere una cosa.
- Teren, ho trovato l’informazione che ci serviva! –
Lui sembrò un po’ deluso dal saperlo. – E quindi… –
- Cosa? –
- Ti sarai fatto dire dove abita. –
- Maledizione! Mi sono scordato! –
- Beh… almeno adesso abbiamo il nome, almeno quello te lo sarai fatto dire! –
- Sì, sì. Si chiama Gahan Ras. –
Intanto l’altro ragazzo era uscito e aveva sentito la conversazione. – Gahan Ras? Uno dei Grandi Maestri      d’Armi? –
- Sì, sai per caso dove abita? – Gli chiese Teren.
- Certo, abita a Tamen-Ra. –
- E tu come fai a saperlo? – Intervenì Mark.
- Beh… mio fratello ha provato a diventare un suo allievo l’anno scorso, ma quando tornò a casa era pieno di ferite e ci disse che non era riuscito a superare la prova per diventarlo. –
- Capisco… grazie. –
- Di niente, e buona fortuna se volete diventare suoi allievi. –
- Grazie ancora, per favore potresti finire il lavoro? –
- Oh sì, non ti preoccupare. –
Mark e Teren se ne andarono verso casa correndo per dare la notizia a Eres.
- Domani dobbiamo partire, voglio arrivare il più presto possibile. – Disse Mark eccitato.
- Aspetta un attimo. Sei sicuro di volerci andare? –
- Pensavo che tu fossi d’accordo. –
- Sì. E lo sono. Ma da quello che ci ha detto il nipote del signor Elcini questo Gahan sembra un tipo piuttosto pericoloso. –
Mark intuì che stava parlando del racconto del fratello di quel ragazzo. – Vedrai, non ci succederà niente. –
- Ci? –
- Sì, pensavo che avessi capito che io volevo partire con voi  due. –
- E da cosa avrei dovuto capirlo? –
- Hai ragione. Vuoi venire con me? –
- Io sarei comunque venuto. Mi piace l’idea di imparare a combattere come un vero maestro. Ma ti avverto subito. Non prenderò parte a nessuna guerra. –
- D’accordo. –
- Pensi sia saggio fare una decisione del genere senza neanche aver chiesto il parere di Eres? –
- Io non mi preoccuperei di lei, non riuscirebbe a passare neanche due giorni senza noi. Ci seguirà sicuramente. –
 
***
 
Quando i due arrivarono davanti alla porta della casa, Teren fermò Mark. – Lascia parlare me con Eres, con te è già arrabbiata, non vorrei che non ti parlasse per il resto della tua vita. –
- Hai ragione, e poi non mi va di beccarmi un altro coltello volante. –
I due entrarono, e Mark andò subito in camera sua, mentre Teren entrò in cucina.
- Eres, hai mai pensato a trasferirti lontano da qui, per esempio a Tamen-Ra? – Chiese Teren.
- Che cosa avete combinato stavolta? –
- Niente, niente. D’accordo, andrò dritto al punto. Ti ricordi la predizione che è stata fatta a Mark? –
- Certo. È una cosa talmente stupida che non la scorderò neanche tra cento anni. – Rispose con una risatina.
- Bene, quella predizione ha fatto venire un pensiero strano a Mark. Pensa che la figura nera possa essere lui, così stamattina siamo andati in cerca di informazioni per scoprire dove si trova un maestro d’armi, e abbiamo scoperto che si trova a        Tamen-Ra. –
- Tamen-Ra… è un paese famoso per le loro lame. E così sia, domani partiremo, ci sveglieremo all’alba, vedete di essere pronti per quell’ora. –
Teren si stupì, pensava che sarebbe stato più difficile convincerla. Uscì dalla cucina e andò nella stanza di Mark a dirgli la risposta della ragazza e l’orario stabilito.
- Mi pare di aver visto su una mappa che per arrivare non ci vogliono più di circa sette ore a cavallo, quindi a piedi arriveremo in una giornata più o meno. –
- Bene, non vedo l’ora di partire. – Mark era eccitato, si chiedeva come era fatto il suo futuro maestro. Lui sapeva già come maneggiare la spada, ma se voleva uccidere Greis gli serviva un vero maestro d’armi e voleva trovarlo il prima possibile. Perché sapeva che la vendetta dei genitori dipendeva solo da questo. Quella mattina Teren lo svegliò prima dell’alba, Mark non capiva perché, poi ricordò, quella era la sua ultima alba vista dalla finestra di casa sua.
- Sai, mi mancherà questo paesello. – Teren era in piedi vicino alla finestra.
Mark vide una lacrima scendere dai suoi occhi. – Sì, anche a  me. –
Si diressero tutti e due in cucina per la colazione. Trovarono Eres seduta al tavolo a mangiare il pezzo di pane nero. Si sedettero e cominciarono a mangiare anche loro.
Le case a quell’ora erano tutte spente.
Quando finirono il pasto andarono tutti a prendere i loro bagagli. Mark notò che quella mattina c’era tristezza nell’aria. Ora si chiedeva se era giusto far lasciare quella casa anche a Teren ed Eres.
Così, quando lui e Teren furono soli a controllare che nelle borse ci fosse tutto chiese all’amico:- Perché vuoi venire anche te? –
- Perché non mi vuoi? – La voce di Teren tremava come quella di una persona che cerca di sopprimere le lacrime.
- No, è semplicemente una domanda, perché non rimani a casa? Dopotutto non è stata tua la scelta di andare via. –
Teren fece un sorriso. – Mark, ti ricordi la promessa che ci siamo fatti dieci anni fa? –
- No, quale? –
- Ovunque uno di noi due andrà, l’altro lo seguirà. –
Mark lo ricordava bene, aveva ancora il segno della ferita sulla mano che si erano fatti con un pezzo di vetro per evitare di scordarla.
- Capisco, bisogna sempre onorare le promesse fatte ad un amico. –
A quelle parole Mark e Teren si misero a ridere. Finalmente Mark riuscì a percepire un po’ d’allegria in quella mattina buia.
Eres entrò nella stanza. Chiamò Teren e gli chiese se erano pronti per partire. Lui le rispose di si, chiamò Mark e uscirono di casa.
- Aspettate un attimo. – Disse, poi rientrò in casa, gli altri due lo sentirono che rompeva qualcosa.
Dopo qualche minuto Mark uscì da una finestra più bassa delle altre che nascose con un ammasso di paglia che aveva preparato il giorno prima.
- Ho sbarrato finestre e porte, quando avremo ucciso Greis dovremo avere un posto in cui tornare. –
Teren si mise a ridere sotto i baffi ed Eres per nascondere che anche lei stava ridendo si girò.
- Sarà meglio cominciare ad incamminarsi. – Disse Teren.
Quando stavano per lasciare il paese Teren si sentì chiamare e riconobbe la voce del nipote del suo datore di lavoro. Portava con se tre cavalli.
- Teren! Prima di partire prendete questi cavalli, mio zio mi ha detto di darveli quando gli ho detto che dovevate partire! –
- Grazie. A proposito… come ti chiami? –
- Lydo Caren. –
- Allora grazie Lydo. –
Quando ebbe fatto la consegna il ragazzo si girò e tornò verso il paese.
Intanto gli altri salirono in groppa ai cavalli e partirono subito.
 
***
 
Le prime due ore del viaggio a Teren sembrarono non finire mai, non poteva sopportare tutto quel silenzio.
Mark provava a dire qualcosa ogni tanto, ma Eres non gli rispondeva e così alla fine smise. Ad un certo punto Mark disse di avere fame. Così scesero da cavallo per mangiare qualcosa.
Eres andò a mangiare in un angolo lontana da Mark e Teren.
- Mark, perché non provi a parlarle? – Chiese Teren all’amico.
- Perché è inutile. Mi ignora. Io vorrei parlarle, ma lei a quanto pare non vuole, quindi continuerò ad aspettare finché non sarà lei a parlarmi. –
- Non capisci che lei sta aspettando che tu le chieda scusa? –
- Cosa? Ma se sei stato tu a dirmi che era inutile farlo! –
- È vero, ma mi sono sbagliato, ora ti prego, valle a chiedere scusa, non ne posso più di tutto questo silenzio. –
- Ok, vado. –
Mark andò verso Eres. Teren fece un sospiro. Ora tornerà tutto come prima.
Mark vide Eres seduta dietro un albero.
- Come mai stai qui da sola? –
Silenzio.
- Ok… sai ti capisco. Capisco perché sei arrabbiata con me. –
- Non è vero, altrimenti te ne saresti già andato. –
Alle orecchie di Mark la voce di Eres sembrò la cosa più bella del mondo.
- Ti chiedo scusa. –
- Pensi che chiedermi scusa mi faccia sentire meglio? –
- Beh… a quanto ha detto Teren sì, e aveva ragione, stiamo facendo un discorso… –
- Teren? Mi stai dicendo che Teren ti ha dovuto far capire che forse chiedendomi scusa mi sarei sentita meno arrabbiata? –
- Quindi non sei più arrabbiata? –
- Io ti ho perdonato già da parecchio tempo. Semplicemente volevo che tu mi chiedessi scusa. –
- E non potevi dirmelo? –
- Se te l’avessi detto non sarebbe stato così divertente. –
- Così tu avresti passato quasi sette giorni senza parlarmi solo per divertimento? –
Eres diventò seria. – Mark, sai, io ti voglio bene più di quanto pensi. –
- Cosa?! –
- Non fraintendermi, ti voglio bene come un mio fratello, che in fondo è quello che sei. –
- Beh… io non sono proprio tuo fratello. –
- E allora? –
- E allora… vedi, io è da un po’di tempo che te lo volevo dire. È da tre anni che io ti amo. –
- C-cosa?! –
- Ti amo. –
- Mark, come ho già detto ti voglio bene, ma almeno per adesso io non ti amo. –
- Capisco… – Mark batté le palpebre per non far cadere una lacrima. – Vado a dire a Teren che abbiamo parlato, ne sarà felice. –
 
***
 
Il cielo cominciava a diventare rosso. Il tramonto era vicino. Eppure nonostante questo né Mark né Eres avevano ancora detto qualcosa.
- Strano, mi sembrava che fosse più vicino. – Disse Teren.
Gli altri non pronunciarono parola.
Teren si rassegnò. Non riuscirò mai a farli parlare. Almeno prima Mark lo faceva, adesso sembra che stiano facendo a gara a chi sta più zitto.
Mentre pensava non si era accorto che erano quasi usciti dal bosco e che Tamen-Ra era entrata nel campo visivo. Meno male, siamo quasi arrivati.
- Forse è meglio se proseguiamo a piedi, i cavalli sono stremati, ormai è rimasta poca strada. – Disse sperando almeno in un cenno con la testa, ma Mark ed Eres scesero da cavallo senza dire o fare nulla.
Mentre camminavano Teren sentì qualcosa muoversi dietro di loro, si girò di scatto. Non c’era nessuno. Cominciò a provare una sensazione di inquietudine. Accelerò il passo, gli altri due fecero lo stesso.
Sentì di nuovo qualcuno muoversi. Ma stavolta si girò abbastanza in fretta da riuscire a vedere un uomo con una spada in mano. In un attimo l’uomo gli fu addosso, Teren rabbrividì quando il freddo metallo della lama gli apparve sul suo collo.
- Dove state andando? – Gli chiese l’uomo.
- A Tamen-Ra dove altrimenti? – Gli rispose Teren.
- Perché? –
- Vogliamo diventare allievi del maestro d’armi Gahan Ras. –
A queste parole l’uomo scoppiò in una sonora risata. – Va bene, allora vi condurrò personalmente all’abitazione di Gahan. –
- Grazie, ora gentilmente potreste togliere le vostre lame dalle nostre gole? –
- Mi dispiace, questo non posso farlo. –
- Capisco… allora sbrighiamoci. –
I tre uomini che avevano bloccato la strada a Mark, Teren ed Eres cominciarono a spingerli per tutta la città finché non arrivarono su in cima ad una collina.
- Bene, qui vi lasciamo, buona fortuna, e scusateci, ma vengono di continuo ladri in cerca delle nostre lame magiche. Così ci hanno detto di fermare chiunque cerchi di entrare nella città, ma il vostro è un caso particolare. –
- Non preoccupatevi, capiamo benissimo. –
I tre uomini scomparvero davanti agli occhi dei tre amici.
I ragazzi andarono verso la porta della casa, bussarono, ma nessuno rispose. Provarono a battere più forte, ma dalla casa non proveniva nessun rumore.
- Cercate qualcuno? – Chiese loro un uomo.
Mark Teren ed Eres si girarono di scatto.                              Mark parlò. – Stavamo cercando Gahan Ras. –
- Credo che non sia in casa. – Lui rideva sotto i baffi.
Mark se ne accorse. - È lei Gahan Ras? –
- Wow! Che intuito… da cosa lo hai capito? – Disse con sarcasmo.
- Ci stavi prendendo in giro poco fa. –
- Già, e cosa vorreste da me? –
- Vogliamo diventare suoi allievi. –
- E posso sapere il perché? –
- I nostri genitori sono morti combattendo contro Greis… –
- E quindi li volete vendicare. Se vi dico che l’uccisione di Greis non vi ridarà i genitori, ve ne andrete? –
- No. –
- Lo immaginavo. Allora aspettate un attimo qui. –
Gahan corse verso la sua casa, ma invece di entrare andò dietro l’abitazione.
Quando ritornò da loro aveva in mano una spada, due coltelli e un arco. Diede la spada a Mark, i coltelli ad Eres e l’arco a Teren.
- Per diventare miei allievi dovrete riuscire a fare un combattimento con me e a farmi usare la spada con tutte e due le mani, oppure dovrete farmi usare la magia. –
- Perché ci hai dato proprio queste armi? – Chiese Teren indicando l’arco.
- Ho un sesto senso nell’attribuire alle persone la propria arma. –
- Ok… –
Poi Gahan si girò verso Mark. – Allora… cominciamo? –
Mark sembrò sorpreso. – Adesso?! Non ci dai neanche un po’ di tempo per riprenderci dal viaggio? –
- Avete viaggiato a cavallo, non potete essere stanchi… –
- E invece lo siamo! –
- Tanto di guadagnato per me, così sarà più facile batterti e liberarmi di te. Le regole ve le ho dette, si comincia! –
Gahan estrasse la spada, quando la tirò fuori dal fodero attaccato alla schiena Mark si accorse che era molto più lunga di tutte le spade che aveva mai visto.
Gahan dovette accorgersi della perplessità di Mark, perché si passò il filo della lama sulla mano e disse: - È la spada che ti danno quando diventi un Gran Maestro d’Armi. È un’ottima arma, ma se fossi in te non punterei ad averne una, anzi se fossi in te me ne tornerei a casa. Non è ancora troppo tardi. –
- Mi dispiace, ma io rimango, se voglio battere Greis ho bisogno di essere allenato, e tu mi allenerai. –
- Sei sicuro di te, questa è la cosa più importante. Oh, sì, non so se te lo ricordi, ma il combattimento è iniziato. –
Quando finì la frase Gahan saltò addosso a Mark. Gli diede un colpo con l’elsa della spada e Mark cadde a terra. – Non hai i riflessi pronti, se avessi voluto adesso saresti morto. –
Mark si rialzò, non si doveva far scoraggiare. Lui doveva diventare allievo di Gahan. Si mise in posizione d’attacco.
Gahan soppresse una risatina. – Cosa vorresti fare? Le gambe già ti tremano, riesci a malapena a rimanere in piedi. –
Mark non rispose, attaccò, ma Gahan schivò facilmente il colpo e lo ferì ad una gamba. Mark cadde di nuovo a terra.
- Forse non te l’ho detto, ma ho messo uno speciale veleno su queste armi che appena entra in circolo comincia a succhiare le forze della persona che lo ha preso. Sverrai presto, e se tu sverrai io avrò vinto il combattimento. –
Mark si rialzò. – Non me ne importa niente, posso anche svenire, ma io questo combattimento lo vinco! –
Andò di nuovo all’attacco, ma la ferita alla gamba gli faceva  male, anche se non la vedeva Mark sapeva che era profonda, e il veleno sarebbe entrato in circolo in fretta. Doveva trovare il modo di sconfiggerlo il prima possibile.
- Voglio rendere le cose più semplici. – Disse Gahan dopo aver fatto cadere di nuovo Mark a terra. Tirò fuori dalla tasca una boccetta con dentro del liquido verdastro. – Questo è l’antidoto, se sarai così abile da togliermelo di mano ti darò il tempo di berlo. –
Mark era stanchissimo, il veleno era entrato in circolo, e le forze lo stavano abbandonando. L’azzurro dei suoi occhi stava lentamente coprendo la pupilla.
Gahan se ne accorse e andò subito all’attacco. Non diede neanche il tempo al ragazzo di difendersi, gli conficcò la spada nel cuore.
La spada di Mark cadde a terra, Teren ed Eres provarono ad andare ad aiutare l’amico, ma Gahan li fermò. – Stava diventando troppo pericoloso, l’ho ucciso. –
Ma il corpo di Mark si mosse di nuovo, riprese la spada che si trasformò nel braccio di un drago che inglobò quello del ragazzo.
Gahan si girò e assistette alla scena. Anche gli altri si girarono per guardare. Videro il braccio di Mark sparire venendo assorbito da un altro braccio pieno di squame, tutto azzurro come i suoi occhi, sulla spalla aveva tre spuntoni blu, sotto la spalla di lato si poteva vedere uno zaffiro incastonato nella pelle, e sulla mano c’erano quattro artigli affilatissimi, davano la sensazione che si potessero rompere con un tocco per quanto erano fini.
- Non puoi uccidere questo ragazzo Gahan. È il mio Prescelto. –
Gahan rimase a bocca aperta, O-Onea?! Quel nome lo fece rabbrividire, conosceva la voce con cui parlava ora Mark, era quella della Dragonessa dell’Acqua: Onea.
- Voi state indietro, potrebbe essere pericoloso. – Disse ai ragazzi, poi estrasse di nuovo la spada e corse contro Mark.
Onea alzò il braccio verso il cielo, poi conficcò gli artigli nel terreno e un getto d’acqua scaraventò Gahan verso l’alto.
Quando tutta l’acqua cadde a terra i ragazzi videro un puntino rosso nel cielo che scendeva in picchiata verso il suolo. Quando riuscirono a vederlo bene si resero conto che il puntino era Gahan con un braccio simile a quello di Mark ma con solo uno spuntone più robusto di quelli di Mark, che stava invece che sulla spalla sul gomito, ed era rosso scuro. Il braccio invece era sempre rosso ma più chiaro, sotto la spalla c’era un rubino, e gli artigli erano molto più grossi di quelli di Mark, che aveva creato una colonna di fuoco diretta su Mark. Quando Onea se ne accorse creò un’altra colonna d’acqua, ma questa spinse Gahan dritto sul terreno.
Gahan, accortosi delle intenzioni di Onea si fece colpire dall’attacco e si mise per verticale col braccio disteso davanti.
- Così morirà! – Teren non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
Gahan deglutì, andava ad una velocità altissima. Se quel colpo non avesse funzionato non avrebbe più potuto fare nulla. Lui sperava, ma più si avvicinava e più si accorgeva che colpire lo zaffiro non sarebbe stato possibile, così lanciò una palla di fuoco contro il braccio, ma Onea fece scansare il corpo di Mark e la schivò. Gahan impattò col terreno e sentì l’osso del braccio rompersi quando gli artigli si impiantarono a terra. Almeno non sono morto. Pensò. Poi vide qualcosa che lo fece rimanere a bocca aperta, una freccia colpì lo zaffiro, si girò verso i ragazzi e vide Teren con l’arco in mano.
Onea lanciò un urlo, il braccio scomparve e il ragazzo cadde di nuovo a terra.
Gahan corse verso di lui, gli altri due fecero lo stesso.
La ferita al cuore di Mark era sparita.
Gahan si girò verso Teren. – Come facevi a sapere che era lo zaffiro che gli dava il potere? –
- Non lo sapevo, ho visto te che miravi a quello e ho pensato che se l’avessi distrutto avrei riavuto indietro il mio amico. –
Gahan era perplesso, quel ragazzo sapeva che rischiava la vita nel lanciare la freccia, eppure l’aveva lanciata lo stesso, e poi la precisione del tiro, quel ragazzo era più di quello che sembrava.
- Va bene, sarà meglio portarlo dentro. – Disse Gahan.
Eres era rimasta a bocca aperta senza sapere cosa fare per tutto il tempo. – Ci puoi spiegare cosa è successo? – Disse ancora incredula.
- Non ora, quando lui si sveglierà spiegherò tutto a tutti. –
- Ok. –
- A proposito, d’ora in avanti rivolgetemi a me dandomi del lei, ora sono ufficialmente il vostro maestro. –
- Ma noi non abbiamo fatto il combattimento contro di te. –
- Hai ragione, dovreste farlo, ma voi non siete venuti qui da me girando a caso, qualcuno vi ha detto come arrivare qui. –
- Sì, mi pare che Mark abbia detto che era un’anziana signora che si chiamava Syren Rose. E che ha detto che se non volevi prenderci come allievi dovevamo dirti che era stata lei a mandarci. –
- Esattamente, così si conclude la nostra discussione. –
Gahan prese in spalla Mark e lo portò dentro la casa.
Prima che potesse fare qualche passo, Teren lo chiamò. – Chi è Syren Rose? –
- Non ne ho idea. Ma nel codice di noi maestri d’armi c’è scritto che se un allievo ha la raccomandazione di un’altra persona, è escluso totalmente da ogni prova d’iniziazione. –
- E perché non l’hai detto anche a Mark? –
- Mi volevo divertire un po’. –
- E… –
Gahan gli puntò contro un artiglio. – Fai troppe domande. E poi ti avevo detto di darmi del lei. È la cosa più importante. – E ritornò in casa insieme a Mark.
  
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