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Autore: LadyMorgan    06/10/2009    5 recensioni
Premetto subito: non leggete se non vi piacciono le storie drammatiche che si concludono male.
Lo so che non è un buon incentivo per spingervi a leggere, ma poi avrei potuto avervi sulla coscienza.
Non so per quale motivo mi sia venuta così, forse ha contribuito il fatto che l'abbia scritta intorno alle due di notte, ma non saprei dire.
***Anche questa, come tutte le fiction che pubblicherò oggi, è dedicata a mia sorella, Gattina_, per il suo compleanno. Auguri, cucciolo!***
La superficie del lago è liscissima, appena increspata dal movimento della barca su cui ci troviamo. Il Signore Oscuro è un povero illuso. È bastato un ragazzino appena uscito dalla scuola per batterlo. Oh, forse dovrei aggiungere un elfo domestico vecchio e malridotto. Senza dubbio sarebbe quello che faresti tu.
Ma in fondo Kreacher mi ha solo mostrato il luogo e la strada. Il modo di percorrerla è stato a mia intera discrezione. E anche il semplice desiderio di percorrerla. Ti rendi conto di quello che sto facendo, Sirius?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mio Fratello

Perché se il mondo girasse al contrario, resteresti la mia asse,

perché se davvero riuscissi a vivere, saresti la mia aria,

perché se la mia vita venisse spezzata, rimarresti la mia luce.

Perché anche se mi hai abbandonato alla nostra famiglia, mi hai ignorato, mi hai offeso, mi hai ingiuriato, resti mio fratello.

Sirius.

 

«Padron Regulus è sicuro di volerlo fare?»

Guardo appena il mio elfo domestico fissarmi con quei suoi grossi occhi acquosi. «Sì» rispondo lapidario.

Un posto incredibile, in quanto natura, devo ammetterlo. Il mare perennemente mosso, il vento che per qualche motivo fisico o magico sembra deciso a sferzare solo questo dirupo… decisamente uno spettacolo interessante.

Poi Kreacher si tuffa in acqua e comincia a nuotare verso una caverna seminascosta nel dirupo. Patetico, sembra una rana dagli arti slogati. Muovo la bacchetta mentre l’incantesimo prende forma nella mia mente ed una passerella di aria solida si forma davanti a me, mentre la furia del mare è confinata fuori da essa. Arrivo alla caverna senza un capello fuori posto, come ci si aspetta dall’Erede dei Black.

Kreacher arriva più o meno insieme a me, bagnato e infreddolito, guardandomi con occhi adoranti. Come è giusto che sia.

 

Ma tu non avresti approvato, perché sei equanime,

non avresti sopportato, perché sei intransigente,

non avresti riflettuto, perché sei impulsivo.

Non sei parziale, flessibile e riflessivo, perché sei te stesso. Mio fratello.

 

«Padron Regulus vuole che sia Kreacher a farlo?» I suoi grandi occhi mi guardano dubbiosi.

Acconsento con un leggero cenno della testa. Che faccia pure, le sue azioni non mi riguardano. Lo guardo tagliarsi un avambraccio e poggiarlo sulla pietra. Il sangue sgorga a fiotti, ma la pietra resta immobile. Kreacher viene preso da un attacco di panico.

«Padron Regulus… padron Regulus, Kreacher vi giura che ha fatto quello che diceva il Signore Oscuro, anche lui ha…»

«Togliti» esclamo impaziente spingendolo via. Ovvio che non lo avrebbe permesso. Il sangue di un elfo non è il sangue di un mago, non ha lo stesso potere né la stessa importanza. Nonostante ciò, l’idea di dover sacrificare il mio sangue, il sangue dei Black, per il capriccio di uno sporco Mezzosangue megalomane mi fa rabbrividire dal disgusto. «Oh, al diavolo!» esclamo facendo sobbalzare Kreacher e squarciandomi il palmo con il mio pugnale d’argento.

 

Saresti riuscito, Sirius, a fare questo sacrificio?

Saresti riuscito, Sirius, ad avere il coraggio di arrivare fino in fondo?

Saresti riuscito, Sirius, a superare la vita per cercare uno scopo?

Saresti riuscito. Non avresti esitato, perché tu non esiti mai. Tu sei fatto così. Sei mio fratello.

 

«Padron Regulus… padron Regulus deve curarsi quel taglio, Kreacher sa come fare, Kreacher guarirà il padrone in un attimo…» Si avvicina quasi strisciando, in posizione di sottomissione, come sempre.

Sto per rispondergli che non è necessario, che posso benissimo guarirmi da solo, quando mi rendo conto che quella è solo l’entrata. Non so cosa mi aspetta dall’altra parte, ma avrò bisogno di tutto il mio potenziale magico intatto per poter compiere l’obbiettivo che mi sono prefissato. Quindi gli consento di guarirmi prima di avventurarmi nell’arco che si è aperto in risposta al mio sangue.

 

Quello stesso sangue che ci ha separati, divisi, spezzati.

Quello stesso sangue che ci ha creato, plasmato, forgiato.

Quello stesso sangue che ti ha cacciato, respinto, esiliato.

Quello stesso sangue che mi ha condannato, sconfitto, plagiato.

Quello stesso sangue che è stato la nostra croce, la nostra catena, la nostra forza. Tu non l’hai sopportato, ti sei liberato prima che ti soffocasse. Io invece sono soffocato. E tu, mio fratello, non c’eri ad assistere alla mia agonia

 

«Dov’è, Kreacher?»

Si avvicina barcollando alla riva. «P-padron Regulus… non avvicinatevi all’acqua, padron Regulus, è maledetta, è stregata… oscuri segreti si agitano nelle sue profondità, la morte…»

«Ho capito, Kreacher» lo interrompo brusco. «Ma dov’è?»

«Q-qui, padron Regulus… Kreacher non sa come prenderla, il Signore Oscuro ha testo la mano e l’ha a-afferrata…»

Sbuffo: questa creatura è proprio stupida. Come si vede che non è un mago. Anche se, a essere del tutto onesto, ci sono dozzine di maghi che non conoscerebbero questo incantesimo. Tendo la mano fino a percepire la più alta concentrazione di magia. Per esempio, tutti i Sanguesporco ed i Mezzosangue che infestano il nostro mondo non conoscerebbero questo incantesimo. Comincio a chiedermi se lo conoscano anche alcuni dei rampolli purosangue. Colpisco la mia mano con la bacchetta, ed una grossa catena vi appare.

Assurdo quanto una morte prossima possa portare a pensieri oziosi.

 

L’avresti mai detto, che sarei morto da eroe?

L’avresti mai detto, che la scena per un momento sarebbe stata mia?

L’avresti mai detto, che sarei riuscito a spezzare le mie catene, come tu le tue?

No, non l’avresti mai detto. Non hai mai provato a pensarlo. Per te ero solo il figlio prediletto di “quell’arpia” di nostra madre. Per me sei mio fratello. Mio fratello.

 

La superficie del lago è liscissima, appena increspata dal movimento della barca su cui ci troviamo. Il Signore Oscuro è un povero illuso. È bastato un ragazzino appena uscito dalla scuola per batterlo. Oh, forse dovrei aggiungere un elfo domestico vecchio e malridotto. Senza dubbio sarebbe quello che faresti tu.

Ma in fondo Kreacher mi ha solo mostrato il luogo e la strada. Il modo di percorrerla è stato a mia intera discrezione. E anche il semplice desiderio di percorrerla. Ti rendi conto di quello che sto facendo, Sirius?

 

Sto dando la mia vita per la tua causa.

Sto dando la mia vita per un riscatto che non troverò.

Sto dando la mia vita per trovare una via di fuga da me stesso.

Sto dando la mia vita per dimostrarti che non sono un vigliacco.

L’unica parola che mi hai sussurrato andandotene. Vigliacco. Non deve essere stato facile per un Grifondoro come te avere un fratello vigliacco, vero?

 

«P-padron Regulus… Kreacher ora berrà la pozione del Signore Oscuro… berrà la pozione del Signore Oscuro e-e… e padron Regulus potrà-à prendere l’Oggetto…»

«No.» Un semplice monosillabo, a cui mi è stato insegnato a dare il valore di un ordine.

«Il padrone ha cambiato idea?»

«No.» Mi guarda come in cerca di lumi. Immagino che per una creatura come lui sia difficile capire, e in fondo perché io dovrei abbassarmi a spiegare? Basterà dargli le istruzioni fondamentali. Abbasso lo sguardo verso di lui. «Kreacher, ora voglio che mi ascolti con la massima attenzione e faccia esattamente quello che ti dico. Intesi?»

«C-certo, padron Regulus, Kreacher lo servirà bene come sempre, Kreacher è nato per servire la nobile…»

«Lascia perdere, non ha importanza» lo interrompo io impaziente. «Ascoltami: io ora berrò questa pozione… stai zitto!» lo ammonisco severamente vedendo che stava cominciando a mugugnare. «Io berrò questa pozione, ho detto. Tu meglio di chiunque altro ne conosci gli effetti, quindi sai cosa mi porterà a fare. Devi fare in modo che io la beva tutta… non ti ho forse detto di stare zitto?» sibilo mentre prova a parlare. Afferra subito un sasso e se lo sbatte sulla testa per punirsi. «Fermati.» Il sasso gli scivola dalle mani. «Una volta finita la pozione, voglio che tu prenda il medaglione e lo sostituisca con questo.» Gli mostro un vecchio cimelio di casa Black. Tanto dubito che qualcuno ne sentirà la mancanza. «Dopo che sarai ritornato a casa, distruggerai il medaglione del Signore Oscuro. È un oggetto potente, dovrai fare attenzione.»

Sono probabilmente un pazzo, penso mentre prendo il primo sorso della pozione. Non ho nemmeno la certezza che Kreacher riuscirà a distruggerlo, non è abbastanza potente. Sarebbe molto più logico far morire lui e lasciare a me il compito di distruggerlo. Ma in fondo… penso mentre la pozione comincia a rievocare immagini che avevo cercato di archiviare, per me non ha senso continuare a vivere…

 

Rivedo il tuo volto beffardo, mordace, che mi deride.

Rivedo il tuo volto sprezzante, disgustato, mentre te ne vai.

Rivedo il tuo volto fissarmi, contrarsi e poi distogliersi, come alla vista della più ripugnante delle creature.

Rivedo il tuo volto ignorarmi, allontanarmi, escludermi.

Non sei mai stato un buon fratello, Sirius, non più di quanto tu sia stato un buon figlio o un buon erede. Ma, a modo tuo, sei stato anche quello. Non perché tu non mi abbia abbandonato o non mi abbia deriso, ma perché non permettevi a nessun altro di farlo. Nell’ombra, ma per me c’eri sempre. Mio fratello c’era sempre.

 

 

«Sirius, questa è davvero una serata pazzesca!»

James, con tanto di boccale di Burrobirra, si lascia cadere accanto a me. «Guarda Lily!» continua ridacchiando indicando la sua dolce metà esibirsi in una improbabile imitazione di qualche cantante Babbano di cui non ho capito il nome. Ora, non voglio dire che canti male, però credo che come minimo da sobria si sentirà imbarazzata per quello che sta facendo. E Lily Evans in Potter imbarazzata ha la remota tendenza a diventare violenta.

Sogghigno. «Te l’avevo detto che dovevi lasciare a me la gestione di questo genere di cose…»

 

È… finita. So che è finita, perché non potrei reggerne di più.

Morte… perché non arrivi ora, morte, e mi risparmi tutta questa sofferenza?

Ma invece del dolce oblio in cui speravo, sento la mia coscienza venire bruscamente catapultata nel mio corpo, nuovamente a contatto con i miei ricordi ed il mio fisico.

«Acqua» gracchio stupidamente. Non mi importa. Voglio solo dell’acqua. Potrei morire dalla sete. Ho bisogno di acqua.

«No, padron Regulus, no!»

«Acqua!» ripeto trascinandomi a stento verso la riva del lago, piena di meravigliosa acqua. L’acqua mi darà sollievo, lo so già… cancellerà tutti i miei ricordi…

«No, padron Regulus non deve toccare l’acqua…»

«Lasciami stare!» sbraito e vedo Kreacher allontanarsi, come ustionato. «Acqua…» mormoro avvicinandomi sempre di più alla superficie del lago.

 

«Sirius, vieni qui!» Questo è Remus… dove diavolo si era cacciato fino ad ora?

«Vecchio mannaro dei miei stivali, dove eri finito?» gli chiedo assestandogli una sonora pacca sulle spalle.

«Dove ero non lo so, ma se mi colpisci di nuovo così so dove finirò…» ribatte lui massaggiandosi la spalla.

«Oh, non farla tanto lunga…» mormoro io, nuovamente distratto. Non so perché, ma voglio uscire. Voglio poter vedere le stelle. Non sono più riuscito a guardare il cielo come una volta, in questi ultimi tempi… eppure so che devo guardare le stelle. Oggi è proprio una necessità.

 

Acqua… meravigliosa, refrigerante acqua…

Riesco a berne un sorso, e, dopo quello, non riesco più a smettere. È come un soffio vitale, mi riporta aria nei polmoni, sento il cuore pompare più forte… perché volevo morire? La vita è così piena e ricca, non va sprecata…

Lo sto giusto pensando quando qualcosa mi artiglia una spalla. Alzo lo sguardo e mi ritrovo a fissare l’orbita vuota di un corpo morto. Sussulto e cerco di tirarmi indietro, ma non ci riesco, la stretta è troppo forte… e se ne aggiungono altri, lenti, inesorabili…

 

Ho come una strana oppressione all’altezza del petto. Non so neppure perché, oggi avevo deciso che mi sarei lasciato questa maledetta guerra alle spalle ed avrei guardato solo al futuro… cosa mi ha preso? Devono essere le stelle… mi ricordano troppo l’ambiente cupo e austero della mia famiglia… della mia ex-famiglia.

Uno sguardo distratto mi conduce subito alla mia stella, la più brillante del cielo… credo che se mia madre avesse potuto vedere nel futuro avrebbe scelto ben altro nome per il suo primogenito. Il mio sguardo si sposta più in là, fino ad essere trasportato verso la stella di moi fratello. La stella del Re…

Ancora oggi è l’unico rimpianto che ho. Avrei dovuto aiutare Regulus, sarebbe dovuto fuggire anche lui… ma so che non lo avrebbe fatto. Era troppo pieno di quel senso del dovere che io non sapevo neppure dove fosse di casa… La sua stella è più fioca della mia, ma in un certo senso ha più dignità. Come siamo sempre stati noi.

 

Acqua… troppa acqua… acqua attorno a me, acqua sopra, sotto di me… non c’è più che acqua… e quella morsa angosciante che mi stringe al petto, facendomi uscire gli ultimi barlumi di ossigeno che mi rimangono nei polmoni…

È tutto nero… non c’è una sola luce, attorno a me…

Anche tu ti sei spento, mio unico fanale?

E finalmente, la pace. Una profonda, quieta pace.

 

Sto ancora guardando la stella di mio fratello quando quella sembra esplodere.

Faccio un salto indietro per lo spavento mentre una luce accecante si sprigiona da quell’unico punto, oscurando per un secondo la luna, illuminando il paesaggio a giorno.

Ma nonostante quella luce, io sento il mio peso raddoppiarsi. Ho il cuore stretto in una morsa d’acciaio, mi soffoca, non mi lascia scampo.

E infatti è il mio cuore a comprendere prima della mia mente.

«NO!» urlo senza neanche accorgermene, facendo accorrere i miei amici. Mi circondano, cercano di capire cosa sia successo, ma io non posso spiegarglielo, non posso dirgli come lo so… non c’è una spiegazione logica, è quasi un legame empatico… e ora Regulus non splende più, è tornata più buia di prima.

E anche il cielo sembra aver perso gran parte della sua luce.

 

  
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