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Autore: z e r o    07/10/2009    3 recensioni
E se... Harry Potter fosse un goth sarcastico e narcisista, Ron un emo depresso ed Hermione una violenta?
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 25

CAPITOLO 25

 

LA ZANZARA

E LA TRAPPOLA AL RAID©

 

Il mattino dopo, mentre erano seduti al tavolo della colazione, Hermione vide qualcosa sulla prima pagina del giornale che le fece lanciare un’imprecazione che fece voltare tutti i presenti, e che entrò nel Guinnes dei Primati come parolaccia più lunga e volgare pronunciata in una scuola di magia:

 

«Porca puttana la vacca troia bastarda e pure stronza!»

 

«Che c’è?» chiese Harry, distogliendo l’attenzione dai suoi adorati cereali Count Chocula.

 

«Cosa?» domandò Ron, distogliendo l’attenzione dal piatto vuoto posato sul tavolo davanti a lui, al quale ormai si era affezionato.

 

Hermione, con la sua solita delicatezza, strappò la prima pagina e gliela mostrò. Harry e Ron si avvicinarono, curiosi di scoprire cosa avesse risvegliato lo spirito da scaricatore di porto sopito nella ragazza.

 

«Entrata in vigore nuova legge: il traffico di organi da oggi è illegale”» lesse Harry. Hermione scoppiò in lacrime. Ron sorrise – ovvero sollevò di 0.2 millimetri gli angoli della bocca –, felice come non lo era mai stato in tutta la sua emo-vita.

 

«Ma guarda» continuò Harry voltando il foglio, mentre faceva pat-pat sulla spalla di Hermione per consolarla (Miracolo!).

 

Sull’altra facciata, infatti, una notizia ben più importante campeggiava in cima al foglio, sottolineata da dieci fotografie animate a colori in HD. Stando a come diceva il giornale, quei dieci erano tutti stati rinchiusi ad AzGaban.

 

Antonino Dolore, diceva la didascalia sotto alla foto di un uomo con un espressione addolorata in volto, condannato per il brutale omicidio di Tizio, Caio e Sempronio.

 

Grell Sutcliffe, recitava quella sotto all’immagine di un ambiguo individuo dai capelli rossi e dalla dentatura alquanto affilata, condannato per l’omicidio di qualche prostituta.

 

Prince of Persia, condannato per possesso e spaccio di stupefacenti conosciuti come “Sabbie del Tempo”.

 

Samara Morgan, condannata per diffusione di videocassette dal dubbio contenuto vietato ai minori.

 

Chef Tony, condannato per contrabbando di armi.

 

Babbo Natale, condannato per ripetuta violazione di domicilio.

 

Ma l’attenzione di Harry fu attratta dalla foto di una strega: aveva lunghi capelli neri, pelle cinerea, trucco pesante, collare con le borchie, quantità di orecchini non indifferente.

 

«Hermione» disse Harry con uno strano tono di voce, come se fosse sotto ipnosi «Ti secca se ritaglio il tuo giornale?»

 

«Ma Harry, è un’ergastolana! Non puoi infatuarti di un’ergastolana!»

 

«Ma è così bella…» si oppose Harry, con aria sognante.

 

«Harry!» lo riprese Hermione «Non puoi rammollirti adesso! Mancano 13 capitoli, e se mi vai in brodo di giuggiole adesso, come facciamo ad arrivare alla fine? Eh? Chi lo fa il protagonista? Ron, così la finiamo nel sangue? Oppure io, così la finiamo nel sangue? Oppure Nerdville, così la finiamo nel sangue?»

 

«Però…» obbiettò Harry, sbattendo le ciglia, illudendosi di infondere pietà nel granitico cuore di Hermione. Hermione lo guardò male, malissimo, ma così male che Harry pensò che, per il momento, sarebbe stato meglio mettere da parte la propria infatuazione per l’ergastolana.

 

«Bella…» cominciò a leggere Hermione.

 

All’improvviso, un vam… un tizio dai capelli castan-rossicc-bruno-dorati e dagli occhi ambrati fece irruzione nella Grande Sala. «Bella!» strillò «Dove sei, amor mio? Questi biechi figuri ti tengono segregata in questo losco castello? Ma io ti ritroverò e ti salverò, quant’è vero che mi chiamo Edward Cullen

 

Il suddetto Edward Cullen fu aggredito da qualcuno.

 

«Zac Cedric Efron-Diggory!» trillò Qualcuno «Il mio Ragazzo-Figo-Che-Somigliava-A-Zac-Efron-Ed-Era-Il-Più-Bello-Della-Scuola! Allora sei vivo!»

 

«Oh, mia Bella! Una turpe figura mi ha aggredito alle spalle, ma non temere, io, Edward Cullen, il Magnifico tra i Magnifici, riuscirò a superare anche questo ostacolo e a giungere finalmente tra le tue umane braccia con la mia pallida e scultorea figura».

 

Nel frattempo, Cho Qualcuno aveva avuto tutto il tempo di studiarsi il nuovo venuto.

 

«Ma tu… non sei Zac Cedric Efron-Diggory, il mio Ragazzo-Figo-Che-Somigliava-A-Zac-Efron-Ed-Era-Il-Più-Bello-Della-Scuola!» gemette, profondamente offesa, allontanandosi di corsa piangendo come una fontana.

 

«…trix Lestrange» concluse Hermione. Edward Cullen si bloccò.

 

«Cosa

 

«Bellatrix Lestrange» ripeté Hermione.

 

«Quindi…» gemette il Magnifico tra i Magnifici «… non è qui che è imprigionata la mia Bella? Oh, mia Bella, dove sei, cosa fai, dove vai, come mai?»

 

«Scusami, surrogato di vampiro…» lo interruppe Harry. «Il mio amico di penna Lestat mi ha chiesto di darti questo…».

 

Un cazzotto spaventoso degno di Dragon Ball spedì il surrogato di vampiro fuori dal portone della Grande Sala, facendolo chiudere sbattendo (il portone, non il surrogato di vampiro).

 

«Oooh, Harry, che bel pugno!» sospirò Hermione, meravigliata.

 

«Grazie» replicò Harry altezzoso, assestandosi la capigliatura «Ora devo fare un salto in infermeria per rimettere in sesto le ossa della mano…»

 

«Dicevo: Bellatrix Lestrange, condannata per aver costretto Frank ed Alice Paciock a vivere in un musical permanente». Indicò il titolo sopra le foto.

 

EVASIONE DI MASSA AD AZGABAN

IL MINIMINISTERO DICE: ARRANGIATEVI!

 

Lessero l’articolo, nel quale il MiniMinistro della MagiMagia annunciava un’evasione di massa da Azgaban risalente alla tarda serata del giorno prima. Mentre erano immersi nella lettura, alle loro spalle apparve Hagrid.

 

«Posto tutto a?» disse, nella sua solita grammatica raccapricciante.

 

«Zitto, stiamo cercando di leggere» lo liquidò bruscamente Hermione.

 

«Ma… verifica sono in!» piagnucolò il mezzogigante.

 

«E chissenefrega» rincarò Harry.

 

«Ma-ma-ma…»

 

Rendendosi conto che la cosa non suscitava il minimo interesse nei suoi… amici? Hagrid se ne attraversò mesto mesto il portone e si diresse verso la foresta, dove probabilmente le creature omicide e sanguinarie che vi abitavano avrebbero avuto più compassione di lui.

 

* * *

 

Nei giorni seguenti, uscì un nuovo decreto didattico, il numero Diciassette-gamma, che stabiliva che gli insegnanti non avrebbero dovuto fornire agli allievi nessuna informazione che non fosse strettamente pertinente alla materia da loro insegnata. La Umbridge, dal canto suo, era determinata ad ottenere un licenziamento quanto prima, restava solo da decidere chi, tra la professoressa Melinda Gordon e Hagrid se ne sarebbe dovuto andare. Perciò, la fetish-woman partecipava ad ogni lezione di Difesa Dalle Creature Magiche e di Divinazione, in agguato come uno sciacallo, in attesa che l’insegnante sotto esame facesse un passo falso che gli sarebbe costato il licenziamento. Tra una lezione e l’altra, Harry era ancora costretto a presiedere agli incontri del F.I.C.A.U., e a seguire le lezioni di Occlumanzia con Piton. Per sua fortuna, l’immagine Piton in tutina fetish non era più riapparsa, non ancora… ma la sua resistenza stava venendo meno, ed Harry temeva che, un giorno non troppo lontano, le avrebbe prese sul serio. Come se non bastasse, San Valentino si avvicinava pericolosamente, e con esso l’appuntamento con Cho Qualcuno Chang.

 

Il giorno in questione, Harry si svegliò e guardò il calendario, sul quale campeggiava un grosso teschio.

 

«Oh, merda!» esclamò.

 

Saltò giù dal letto e andò a svegliare Ron.

 

«Sveglia!» gridò, buttandolo letteralmente giù dal letto. L’emo-kid si rialzò a fatica, tastandosi il bernoccolo che gli si era formato sulla fronte – fortunatamente nascosto dal ciuffo di capelli un tempo rossi –.

 

«Cosa?» chiese Ron.

 

«Travestiti da me e vai all’appuntamento con quella iena al posto mio» ordinò Harry.

 

«Cosa?» ripeté Ron.

 

«Hai capito, sei emo, mica idiota! (Di questo ne riparleremo… ndAutrice-che-si-è-appena-attirata-l’odio-di-tutti-gli-emo-del-pianeta)» esordì Harry, estraendo i propri vestiti dal baule, in cerca di qualcosa di adatto.

 

Per prima cosa, acchiappò Ron e lo piazzò su una sedia, poi estrasse il beauty case e cominciò a sistemare Ron in modo che gli assomigliasse. Parrucca, fondotinta, matita, kayal… In quel momento, entrò Scemus, che guardò Harry con la matita in mano, poi Ron inerme, poi di nuovo Harry.

 

«Io non ho visto niente» precisò Scemus, facendo dietrofront, autoconvincendosi di non aver visto davvero una scena tanto ambigua.

 

«Che cosa hai capito, coglione!» strillò Harry, tirandogli dietro di beauty case.

 

Dopo aver completato trucco e parrucco, Harry affidò Ron alle “amorevoli cure” del maggiordomo Sebastian, che inguaiò Ron in un paio di pantaloni con una ventina di fibbie, una maglia con una trentina di fibbie e un paio di anfibi con un’ottantina di fibbie. Alla fine, Ron sembrava pronto per essere trasportato al manicomio locale.

 

Quando la tortura fu finita, Harry acchiappò Ron e gli infilò un auricolare nell’orecchio, rendendosi conto solo ora di un piccolo particolare fondamentale: Ron non aveva alcun orecchino.

 

«Uhm…» commentò pensoso il goth guy. «Questo è un bel problema. Ma non importa, è facilmente risolvibile» continuò, estraendo un ferro da calza da un anfibio.

 

Quando ebbe completato anche questo atto sadico, Harry guardò il risultato.

 

«Sì, mi sembra che vada bene. Ovviamente, io sono molto più bello, ma quella cretina di Cho è troppo stupida per accorgersi della differenza».

 

Il povero emo-kid si avviò, barcollando, verso la Sala d’Ingresso, chiedendosi come aveva fatto a farsi coinvolgere in una cosa del genere quando, fino a un’ora prima, se ne stava placidamente a letto immerso in uno dei suoi soliti incubi emotional, mentre adesso si ritrovava ad uscire con una poser nei panni – letteralmente – del suo “migliore amico”, che gli dava ordini attraverso un auricolare.

 

«Harryno!» trillò Qualcuno, aggredendo letteralmente Ron/Harry. «Cos’hai oggi? Mi sembri leggermente depresso… e cos’è quell’aura nera screziata d’amaranto che ti circonda?»

 

Ron/Harry non rispose. Si sentiva un po’ spaesato, senza frangione ad offuscargli la vista. I due si avviarono, seguiti a debita distanza dal vero Harry che voleva assicurarsi che Ron non facesse qualche cazzata.

 

«Come sto?» disse ad un certo punto Cho Qualcuno, indicando il proprio vestito.

 

«Dille che fa schifo» suggerì subito la voce del vero Harry nell’auricolare.

 

«Ehm» cominciò Ron, restio a proferir verbo, come il suo solito «Sembri un ippogrifo».

 

«Cosa?» fece Cho Qualcuno, interdetta.

 

«Cosa?» sbottò il vero Harry, nascosto in un cespuglio poco distante.

 

«Oh, Harryno!» cinguettò la ragazza «È un complimento, vero? Oh, come son felice, come son contenta!»

 

«Ma che cazzo ha quell’auricolare?» si chiese Harry, mentre tutti i passanti guardavano quel cretino vestito di nero che tentava di nascondersi dietro ad un cespuglio.

 

Harry continuò a seguire il suo doppione malriuscito e la stupratrice fino al villaggio di Hogsmeade, dove Cho Qualcuno trascinò Ron/Harry in un posto disgustosamente rosa, pieno di pizzi e merletti e putti dorati svolazzanti. Reprimendo il desiderio di giocare al tiro a segno con le creturine svolazzanti, il vero Harry, schifato, si camuffò come meglio poteva (cappello, occhiali scuri, impermeabile e giornale di una settimana prima) e si infiltrò nel locale dietro di loro, accomodandosi ad un tavolino seminascosto da una pianta. Aprì il giornale e continuò a sorvegliare Ron/Harry di sottecchi, mentre tutti gli avventori osservavano quel tizio molto, molto sospetto.

 

All’improvviso, Cho Qualcuno allungò l’artiglio, pronta a ghermire l’indifesa mano di Ron/Harry nella sua morsa letale.

 

«Ron, attento, a ore nove!» strillò il vero Harry.

 

Ron/Harry spostò meccanicamente il braccio, urtando la propria tazza di caffè, che si rovesciò spandendo il contenuto sul pavimento, e facendo scivolare una povera cameriera che passava di lì, il cui vassoio fu lanciato in aria e colpì un putto, che precipitò addosso al vero Harry.

 

«Questa me la paghi» ringhiò il vero Harry scacciando la creatura – come se la colpa fosse stata del povero emo-kid –.

 

«Cosa stai facendo?» gli chiese qualcuno – no, non Qualcuno, qualcun altro. Rifacciamo.

 

«Cosa stai facendo?» gli chiese qualcun altro.

 

Harry sollevò lo sguardo e si ritrovò davanti Hermione.

 

«Niente» rispose il vero Harry.

 

«Perché sei qua e anche là?» contino Hermione.

 

«Non sono io, è Ron»

 

«Ron?». Hermione guardò Ron/Harry, poi il vero Harry, poi Ron/Harry, poi di nuovo il vero Harry. «Certo che sei proprio un bello stronzo

 

«Solo bello» la corresse. «Perché

 

«Ma povero Ron! Guarda come lo hai ridotto!»

 

«Ridotto? L’ho valorizzato, semmai. Dovrebbe ringraziarmi per averlo reso almeno lontanamente simile alla mia mirabile persona» replicò Harry altezzoso.

 

«Seee» ribatté Hermione. «Guarda che il tuo sosia e la tua ragazza se ne stanno andando».

 

«Ron!» abbaiò Harry nell’auricolare «Dille che devi andare in bagno».

 

«Guarda» disse immediatamente l’emo-kid «un ragno». Cho Qualcuno strillò.

 

«Non capisco se è l’auricolare a non andare oppure il suo cervello» commentò Harry «Lo sapevo, dovevo starmene al castello a giocare a Monopoli da solo».

 

«Va bene» fece Hermione. «Me ne occupo io».

 

Abbandonò il vero Harry al suo destino e si avviò a grandi passi verso Ron e Cho Qualcuno.

 

«Ciao Harry» fece Hermione, falsamente cordiale.

 

«Io non sono…» cominciò Ron, ma dovette ben presto preoccuparsi di qualcosa di più urgente, ovvero l’impatto del piede di Hermione sul suo.

 

«Che cosa ci fai tu qui?» domandò Cho, artigliando il braccio di Ron/Harry.

 

«Oh, Harry doveva vedersi con me, non te l’ha detto?»

 

«Harryno, è vero?! Tieni il piede in due staffe?! Come puoi farmi una cosa simile?!». E Cho Qualcuno si allontanò, piangendo come una fontana e innaffiando i poveri passanti.

 

«Fatto» disse Hermione.

 

Lei ed il falso Harry vennero raggiunti da quello vero. «Però, se era così facile l’avrei fatto io» commentò, arrotolando il giornale e liberandosi di impermeabile, occhiali e cappello. Fissò Ron.

 

«Okay, tu non mi servi più». Batté le mani. «Sebastian! Riporta Ron al castello e fallo tornare come prima!» ordinò.

 

«Yes, my Lord». Il maggiordomo prese Ronron per la collottola e si avviò verso il castello.

 

«Bene» disse Hermione. «Andiamo».

 

«Andiamo dove?» replicò Harry.

 

«Ai Diciassette Manici di Scopa, dobbiamo vedere una persona».

 

* * *

 

Harry ed Hermione entrarono ai Diciassette Manici di Scopa, dove li aspettavano Luna Peace&LoveGood e una vecchia conoscenza.

 

«Oddio» fece Harry «Rita Mosqueeter

 

Riassumento, Hermione aveva invitato la giornalista folle perché scrivesse un articolo in cui Harry diceva la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità sul ritorno del suo Arci-Nemico-Recentemente-Resuscitato-Per-Alcuni-E-Definitivamente-Morto-Per-Altri e sull’identità dei Mangiamorte. L’articolo sarebbe stato pubblicato sulla rivista del padre di Luna, e ciò giustificava la presenza della fumata ragazza.

 

«E io che cosa ci guadagno?» fece Rita Mosqueeter.

 

Hermione prese la borsa e ne estrasse un arnese verde a spirale: uno zampirone. Rita cominciò a tremare.

 

«Se non lo fai, ti costringerò ad usare il tuo potere da Animagus di trasformarti in una zanzara e ti rinchiuderò in una stanza con centinaia di questi» disse Hermione soave.

 

«Va bene, va bene» replicò Rita, fissando lo zampirone. «Ma metti via quell’arnese!»

 

Gongolante, Hermione rimise l’insetticida nella borsa.

 

 

 

 

 

 

 

Come al solito, ringrazio tutti coloro che recensiscono, quelli che hanno inserito questa fic nelle seguite/preferite e anche a chi legge soltanto! Grazie infinite! =^_^=

  
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