Astoria Greengrass
19. Diagon Alley
«Questo
vestito mi soffoca», borbottò con voce strozzata Astoria, particolarmente
avvenente nel lungo abito nero che sua madre aveva fatto confezionare in suo
onore.
La donna in
questione l’osservava con un broncio piuttosto brutto a deformarle il viso,
esprimendo solamente con l’espressione ciò che pensava di sua figlia minore.
«Non dire
sciocchezze, Astoria. Un uomo deve vedere le tue forme – pressoché invisibili,
purtroppo», sbottò dando un secco colpo di ventaglio sulla coscia nuda della
figlia, che sbuffò sonoramente.
Si era ormai
abituata alla testardaggine ed al disprezzo che sua madre le rivolgeva ogni
qual volta le fosse possibile. Sbeffeggiarla per la sua mancata avvenenza,
raffinatezza e cose di questo genere non erano una novità per le orecchie di
Astoria.
La ragazza,
tuttavia, non riusciva a capacitarsi del motivo di tale fissazione. La guerra
era cominciata una volta per tutte e già si mormorava tra le strade che Lord
Voldemort avesse preso il potere tramite il nuovo Ministro della Magia O’Tusoe.
Sbuffò
nuovamente, portando il suo sguardo verde prato oltre la coltre di nebbia al di
là della finestra opaca del negozio, ignorando il continuo ciarlare della madre
e del sarto. Come potesse quella donna essere interessata solamente
all’apparenza proprio non lo comprendeva!
Ricordava
vagamente che solo qualche giorno prima la speranza di tutto il Mondo Magico
era riuscita a sfuggire ai Mangiamorte: Harry Potter e compagni avevano
lasciato perdere le proprie tracce e, lei ne era sicura, si stavano dando da
fare per trovare un qualsiasi metodo in grado di uccidere Voldemort.
Non era poi
così ottimista, infondo Harry era pur sempre un ragazzino di diciassette anni,
però il fatto che più volte avesse dato del filo da torcere ad un sacco di
Mangiamorte ed il Signore Oscuro in persona la rincuorava.
Inutile negare
quanto fosse preoccupata. La gente moriva sotto i suoi occhi, folle di babbani
e famiglie di maghi venivano uccise senza pietà, per motivi futili e banali.
C’era chi
ancora si opponeva alle Arti Oscure, ma nessuno tardava a raggiungerli:
Bellatrix e Rodolphus Lenstrange, Yaxley, i Carrow. Ognuno di loro godeva nel vedere il proprio nemico
– colui che si era opposto a loro – cadere sotto la loro potenza.
«Astoria, per
Dio! Mi vuoi ascoltare?», ruggì in quel momento Miranda Greengrass, tirando con
forza una manica del vestito nuovo della figlia.
Il sarto
accanto a loro tirò un gridolino di panico, ma nulla rovinò l’abito.
La giovane
Serpeverde inarcò le sopracciglia bionde perplessa, fissando la madre negli
occhi scuri.
Quanto fossero
diverse lei lo sapeva bene. Astoria e Miranda, oltre a possedere due caratteri
completamente diversi, avevano persino un aspetto fisico contrastante.
L’una era mora
e riccia, l’altra bionda e con capelli dritti come spaghetti.
Mentre Astoria
sorrideva sempre con mani, occhi e labbra, Miranda si limitava ad un ghigno
sardonico senza piegare troppo la sua bocca sottile e dritta.
Non che fosse
brutta sua madre, tutt’altro, era una di quelle bellezze d’un tempo. Con i
capelli vaporosi, gonne ampie e labbra troppo rosse per essere vere.
Un po’ come
Daphne, solo più appariscente e meno naturale.
Astoria si era
domandata spesso se la madre fosse una di quelle famose frequentatrici dei
centri chirurgici babbani, dove
entravano con un naso e ne uscivano con un altro.
Non ne sarebbe
stata poi così stupita, a dire il vero.
«Mi chiedo
ancora come una come te», calcò particolarmente quella parole Miranda, fissando
di sottecchi la figlia, «abbia potuto rimanere al fianco di un Malfoy per ben
tre mesi»
Astoria ignorò
la pugnalata al cuore perfettamente riuscita, ben consapevole che la madre si
divertisse alquanto nel toccare quel tasto dolente e scoperto.
Non le dava
mai la soddisfazione di vederla soffrire e la notte la giovane era costretta a
soffocarsi sotto un cuscino per non gemere di dolore, timorosa che chiunque
avrebbe potuto udire i gemiti e i singhiozzi del suoi pianti disperati.
Aveva visto
Draco una sola volta in quell’ultimo mese ed era stato durante un piccolo
soggiorno proprio lì, a Diagon Alley.
Era in
compagnia di Narcissa Malfoy ed entrambi sembravano più allampanati e pallidi
che mai.
Non che questa
cosa la sorpresa molto, ma quando Draco sollevò gli occhi cerchiati da borse
nere si era sentita morire. Probabilmente, se Daphne non l’avesse tenuta
stretta a sé per il gomito sarebbe crollata a terra come schiantata.
Inutile negare
che aveva pensato a lui ogni singolo istante. Temeva sempre di poter scorgere
notizie sui giornali che parlassero di arresti o morti relative ai Malfoy, ma
poi sua madre le aveva spiegato a chiare lettere che nemmeno il Signore Oscuro
avrebbe avuto il coraggio di liberarsi di loro.
Non per
compassione o bontà, Lord Voldemort non aveva cuore; Astoria era sicura che i
tre fossero rimasti in vita solamente per essere trattati da giocattoli. Sia
Lucius che Draco avevano fallito le loro missioni, avrebbero dovuto pagarla e
uccidendoli sarebbe stato troppo semplice...e poco indolore.
Rabbrividì a
quel pensiero, levandosi il vestito come sua madre le aveva appena ordinato.
Rimase in
biancheria intima di fronte a lei stessa ed al sarto, al quale le gote si
imporporarono vivacemente.
«Hai bisogno
di una nuova divisa per Hogwarts?», domandò la madre osservando con palese
criticità le forme poco accentuate della figlia minore, paragonandole
mentalmente a quelle fin troppo formose di Daphne.
Sua figlia
maggiore – e della quale andava orgogliosa come non mai – aveva appena ricevuto
una proposta di matrimonio da una famiglia Purosangue del nord di Francia,
accorsi da loro dopo un fortunato incontro durante una breve vacanza.
Ovviamente
aveva accettato senza il consenso di Daphne, che non si era risparmiata né
lamentele, né offese nei confronti di Miranda, tralasciando il grasso patrimonio
che quella famiglia avrebbe potuto offrirle.
Astoria, a
differenza di Daphne, non aveva ricevuto nessuna proposta. Non che ne fosse
stupita, aveva solamente quindici anni e doveva ancora completare gli studi.
Senza contare
che la signora Greengrass sperava ancora in un riavvicinamento a Draco Malfoy:
aveva notato bene l’occhiata che i due ragazzi, settimane prima, si erano
rivolti.
Checché ne
dicesse chiunque, Miranda Greengrass era più furba e astuta di una volpe.
«No, non sono
cresciuta né di statura né aumentata di peso», borbottò indossando la gonna
verde magenta con crescente imbarazzo, cercando di allontanarsi il più
possibile dalla finestra aperta.
«Quest’anno ci
saranno dei nuovi professori», buttò lì la madre con nonchalance, adocchiando
un vestito tutto fronzoli appoggiato malamente sul bancone del negozio.
«Immagino.
Piton non avrà di certo il corag...»
Miranda la
interruppe prima che potesse finire, lanciandole una lunga occhiata eloquente e
piena di ovvietà.
Nessun rimorso
nelle parole che disse, avrebbe sicuramente eliminato ogni dubbio nelle persone
che ancora si domandavano da che parte stesse la famiglia Greengrass.
«Severus ha
fatto ciò che il suo padrone gli ha ordinato, Astoria. Non voglio sentire
lamentele al riguardo»
Astoria si leccò
un labbro con eloquenza, sorridendo leggermente ironica.
I tempi in cui
sua madre si comportava da tiranna verso di lei, era finiti da un pezzo e
questo lo sapevano entrambe.
Fu quindi con
particolare sfacciataggine che lanciò l’elegante vestito tra le mani di
Miranda, sorpassandola poi con ampie falcate.
«Non starò qui
ad udire parole simili. Vado a comprare i miei libri di scuola, nella speranza
che nel frattempo ritrovi quel poco buonsenso che ti rimane»
♪∞♪
Passò un dito
magro e sottile lungo il bordo del libro che stringeva tra le sue mani,
ignorando la lunga coda che, alle sue spalle, presagiva che sarebbe rimasta
all’interno del Ghirigoro per parecchie ore.
A dire il
vero, Astoria era parecchio stupita che tanti studenti fossero pronti a tornare
ad Hogwarts. Tuttavia, là dentro era ormai come il mondo esterno: senza più
Silente ed Harry Potter ogni luogo era pericoloso allo stesso modo.
Per lo meno,
pensò la ragazza sollevando lo sguardo su un tomo di Incantesimi
particolarmente alto, quell’anno a proteggerli ci sarebbe stata Minerva
McGranitt. Nonostante fosse austera e poco propensa ai sorrisi – e soprattutto
capo della casa dei Grifoni – le piaceva un sacco.
L’anno prima
ricordava di aver visto la potenza con la quale era stata in grado di trionfare
contro Mangiamorte molto più grossi e terrificanti di lei.
Non che ciò la
stupisse, infondo i libri la ricordavano come una delle più grandi e potenti
streghe dell’epoca moderna.
Sorrise al
pensiero, afferrando il tomo che aveva attirato la sua attenzione.
«Ehilà
Greengrass jr», la voce roca di Harper alle sue spalle la fece sussultare, ma
vedere una faccia conosciuta – e quasi amica per Astoria fu un piacere. Un
piacere tale che la portò ad abbracciarlo.
«Harper, come
sono felice di rivederti!», chiosò con voce leggermente commossa, staccandosi
da lui quel tanto che bastava per poterlo osservare meglio negli occhi blu.
Il ragazzo,
dal canto suo, era stato colto decisamente di sorpresa: infondo, lui e Astoria
erano sì compagni di Casa e tra di loro c’era qualcosa di simile all’amicizia,
ma un tale slancio di improvviso affetto da parte sua era stata una doccia di
acqua gelata in pieno inverno.
Senza contare
il profumo di cioccolato che la ragazza emanava: l’aveva inebriato.
«Sei qui per
comprare i libri di scuola?», gli domandò la ragazza, mettendosi finalmente in
coda dietro ad una ragazza dai cespugliosi capelli rosso fuoco.
Harper annuì,
cercando di distogliere lo sguardo dalle labbra della giovane: non era
propriamente il massimo desiderare di baciarla in mezzo a tutti, rischiando
così di prendere una Maledizione Senza Perdono da Draco Malfoy e compagnia
bella una volta tornato a scuola.
Perché si, era
sicuro che tra quei due ci fosse ancora qualcosa: infondo, era sempre stato il
primo a declamare che Malfoy si fosse rammollito parecchio da quando aveva
iniziato a girare mano nella mano con Astoria.
«Qualcosa non
va, Reed?», domandò la bionda in quel momento, facendogli piacere il suo nome
in un modo quasi assurdo.
Astoria
l’aveva sempre chiamato utilizzando il cognome, non si era mai lasciata andare
troppo, ben attenta a non sbottonarsi in atteggiamenti troppo calorosi ed
intimi.
«Va tutto
bene, non preoccuparti. Ho anche saputo che Malfoy non mancherà, quest’anno»,
buttò lì imbarazzato cercando di distogliere l’attenzione dalle sue guance; era
pur sempre un rubacuori con una reputazione, lui.
Notò con
piacere che la frase aveva perfettamente funzionato, perché la bocca rossa e
piena di Astoria si spalancò teatralmente e, Reed ci avrebbe scommesso, il suo
cuore aveva iniziato a galopparle nel petto come non mai.
Delucidazioni (poco
serie e poco chiare):
Ho un mal di
testa terribile. E ho paura a rileggere questo capitolo, perché ho parti che mi
piacciono (come quella del negozio di sartoria che, ovviamente, non ha un nome)
e che non mi piacciono (leggasi: la seconda).
Ci stiamo
avviando sempre di più verso la fine e nel frattempo io inizio già a pensare
alla prossima. Perché, udite udite, la Big Damn Table ha accettato la mia
richiesta e scriverò una raccolta di 100 FanFic.
Indovinate su chi! XD
Senza contare
che devo assolutamente scrivere una long Rose/Scorpius. >.>
Beh, in ogni
caso ringrazio: Queen_of_sharingan_91,
Kimly, katia37, hermy101, terrastoria, Gobra1095,
confettina, Angel Texas Ranger, Penny Black e pinkstar_girl95. Vi adoro immensamente
e giuro che la prossima volta vi ringrazierò singolarmente! *_*
Inoltre
ringrazio anche princessofvegeta6
per aver recensito un capitolo...ma non ricordo quale. .-.
Ringrazio
anche chi ha aggiunto la fic ai preferiti/seguiti, chi ha letto o sfogliato.
Ora vado a
dormire. Non ho più l’età per stare sveglia fino alle quattro del pomeriggio!
ù_ù
Cà.