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Autore: semplicementeme     08/10/2009    2 recensioni
- Cosa vuoi da me?
Aveva calcato il tono della voce riferendosi alla sua persona. Hermione Jane Granger non poteva essersi scomodata per nulla.

Vecchia fanfic mai conclusa che ho deciso di rivedere e ripubblicare con le opportune correzioni.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Minerva McGranitt, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo IV

  

   Il silenzio che riempiva la stanza, la rendeva ancora più triste, vuota.

   Draco ed Hermione si fronteggiavano a testa alta, senza timore. La mano di lei, velocissima, si era alzata pronta a colpire l’ex Serpeverde ma questi, attento, aveva imprigionato il polso sottile della ragazza in una presa ferrea, dolorosa. 

   Draco non era più il ragazzino di Hogwarts. Non era più il ragazzino che al terzo anno si era fatto sorprendere da un pugno di Hermione. Non era più il borioso figlio di Lucius Abraxas Malfoy, non lo era ormai da diversi anni. Questo Hermione lo sapeva perfettamente.

   Si guardavano senza mai interrompere il contatto, entrambi consci del fatto che il primo che avesse abbassato gli occhi sarebbe uscito sconfitto da quella battaglia, l’ennesima del loro rapporto.

   Per Hermione era umiliante essere prigioniera di Malfoy. Ne andava del suo orgoglio, non si era mai, quasi mai, piegata al volere altrui, non avrebbe iniziato con lui.

       - Lasciami andare immediatamente!

   Scandiva ogni sillaba. Ogni consonante e vocale. La sua voce arrivava forte e decisa. Non tradiva la rabbia accumulata per quella situazione così poco consona al suo ruolo di Guida dell’Ordine della Fenice.

   Strattonò il braccio cercando di liberarsi della presa del compagno ma inutilmente. Con la mano libera tentò nuovamente di schiaffeggiare Draco ma con il medesimo risultato di pochi secondi prima: essere bloccata dalla presa salda e ferrea di Malfoy.

   Era in trappola.

   Nessuna possibilità di fuga. Alle spalle il divano davanti il torace di Malfoy.

   Strattonava con forza sperando di allentare la presa dell’altro ma era inutile, ad ogni tentativo si ritrovava sempre più vicino al torace di Draco. Erano uno di fronte all’altro, pochi centimetri a dividerli.

   Con un movimento rapido le braccia di Hermione furono portate dietro la sua schiena. Era soggiogata dalla prestanza fisica di Draco. Non riusciva più a muoversi e non sentiva più le braccia tanto salda era la presa di lui. In un ultimo tentativo, strattonò con tutta la forza che aveva – così tanto da perdere l’equilibrio e far cedere le gambe – riuscendo a portarsi dietro Malfoy nella rovinosa caduta.

   Per lei l’impatto con il divano non fu traumatico. I cuscini e la morbidezza del sofà avevano evitato inconvenienti di ogni sorta. Lui era riuscito a frenare la sua corsa ed a bloccare la sua caduta appoggiandosi alla spalliera.

   Rimasero così per del tempo. Alla fine fu Draco il primo a parlare, senza mai abbandonare gli occhi di lei. Il suo tono di voce sempre freddo e distaccato.

       - Sei solo una vigliacca.

   Quelle parole erano state pronunciate con astio e disprezzo. Erano state buttate in faccia ad Hermione con tutta la brutalità di cui era capace. La sua voce non aveva perso quel distacco di sempre, ma i suoi occhi, quelli si erano fatti più taglienti. L’avevano spogliata e studiata e quando avevano trovato ciò che stavano cercando si erano induriti, ulteriormente.

   Dopo quelle parole – quella condanna – si era alzato lasciando Hermione ancora sul divano. Con il suo solito passo misurato e la sua solita posa altezzosa si era diretto alla porta.

   Rimasta sola su quel divano, lontana da lui – lontana dal suo calore – Hermione si era sentita vuota.

   Le sue parole – accuse – risuonavano in testa facendola sentire colpevole, ma lei non lo era. Era il suo cuore a chiederle di non partecipare alla missione del giorno dopo, non era vigliaccheria, ma lui che un cuore non lo aveva, questo non poteva saperlo.

   Ritrovando il suo tono battagliero, Hermione si alzò dal divano ed inseguendo Malfoy lo fermò afferrandogli il gomito. Lo costrinse a voltarsi e solo quando rivide i suoi occhi – e si sentì ancora più vuota – iniziò a parlare, ad urlare quasi.

       - Non ti permetto di parlarmi in questa maniera! Tu non hai un cuore e per questo non puoi capire i sentimenti degli altri.

   Prima di risponderle Draco si fermò a guardarla, a spogliarla ancora, a scoprirla. Hermione si sentì, ancora una volta, violata della sua intimità ma non arretrò, non chinò il capo sotto lo sguardo insistente della Serpe. Non sarebbe stata lei a perdere, non stavolta.

       - Se possedere un cuore significa essere come te… sono lieto di non possederne uno! Mezzosangue se il tuo era un tentativo per ferirmi ti assicuro che era davvero penoso.

   Draco avanzò di un passo verso di lei che rimase ferma. Non poteva certo fuggire da lui, non lei. Il giovane riprese a parlare stavolta mostrando tutta la sua rabbia.

       - Può essere Granger che tu ti sia rammollita fino a questo punto? Perché non ci arriva da sola, perché? Se domani guidassi io la missione sarebbe un suicidio! I tuoi amichetti ancora non si fidano di me, per loro io sarò per sempre il figlio di Lucius Malfoy! Io per loro sono un Mangiamorte rinnegato, ma pur sempre un Mangiamorte! Ficcati bene in testa che, anche se questa vita fa schifo, non ho alcuna intenzione di morire!

   Le ultime parole furono quasi urlate in faccia alla Grifona che manteneva, comunque, il volto impassibile. Draco la fissava senza nascondere oltre l’arroganza, il disprezzo e la rabbia che provava. Tutti difetti che lo avevano sempre caratterizzato ma che lui era stato capace di trasformare nelle sue virtù.

       - Nessuno vuole morire Malfoy.

   Le parole di Hermione risuonarono false nel silenzio che era calata nel salone. La risata di Draco riempì presto quel silenzio. Una risata amara, finta, fredda.

       - Nessuno? Sai Granger, io invece credo che qualcuno non veda l’ora di essere fatta fuori dai Mangiamorte così da potersi ricongiungere con i suoi amichetti sfigati…

   Lo schiaffo stavolta era arrivato sulla guancia di Draco.

       - Non ti permetto…

       - Non mi permetti cosa? Cosa? Un tempo a scuola ti ammiravo, adesso però mi fai pena. Hai capito bene, mi fai solo pena! Stai sempre rintanata nel tuo angolino ed attendi che siano gli eventi a decidere per te! Ti lasci vivere! Lasci che il tempo scorra inesorabilmente con un unico obiettivo: morire! Non ho forse ragione? E sai perché ancora non sei morta? Lo vuoi sapere? È perché sei una vigliacca ed hai paura di morire!

   Hermione aveva chinato il capo sconfitta, quella battaglia era stata vinta da lui. Lei non poteva ribattere in nessun modo anche perché era tutto vero. Dalla prima all’ultima parola. Era solo una vigliacca che aspettava la morte.

   I passi di Draco la ridestarono e presto le scarpe del ragazzo entrarono nel suo campo visivo. Fu costretta ad alzare il capo e guardarlo negli occhi. Ciò che vide la lasciò in balia di se stessa e dei suoi rimorsi. Quegli occhi erano pieni di… dolore.

       - Credo che il Cappello Parlante abbia commesso un errore il giorno del tuo smistamento. Granger tu sei una Serpe proprio come me. Sei egoista. Vigliacca. Meschina. È così che voi Grifoni ci descrivete, no? È così che oggi appari agli occhi degli altri. Sei solo il fantasma di te stessa. Sei ridicola a piangere ancora dopo tre anni la morte di Weasley! Reagisci. È morto! Morto! Potter…

       - Taci. Non una parola di più o giuro che ti uccido con le mie stesse mani! Tu non c’eri, tu non sai niente! Niente!

   Le urla di Hermione coprirono quelle di Draco.

       - Io c’ero e lo sai benissimo! Ero lì con te Hermione!

       - Sta zitto!

   Aveva urlato con tutto il fiato che aveva in gola. Aveva iniziato a piangere senza neanche essersene accorta stretta tra le braccia di Draco, tempestando il suo torace di pugni.

   I ricordi erano tornati a galla con tutta la loro forza devastante. Hermione si era ritrovata schiacciata sotto il loro peso mentre si lasciava andare ad un pianto disperato. Erano ricordi dolorosi. Ricordi che la uccidevano giorno per giorno. Ricordi che la tormentavano ogni notte strappandola dal riposo di cui aveva bisogno.

 

§§§§§*§§§§§

 

       - Ron non credi che ultimamente Harry sia strano? È sfuggente ed inoltre è sempre molto irascibile. Ginny mi ha confidato che non riescono più a parlare senza litigare. Credi che sia la tensione accumulata nell’ultima battaglia ad Hogsmaede?

   Hermione e Ron quel pomeriggio di aprile erano nei pressi delle rive del Lago Nero a godere di quel tiepido sole primaverile. Un mese prima, ad Hogsmaede, vi era stato uno scontro con dei Mangiamorte guidati da Bellatrix Lestrange. L’attacco non era stato particolarmente consistente, infatti si era trattato di un manipoli di circa dieci Mangiamorte. Avevano attaccato gli studenti e poi si erano ritirati. Harry era stato trovato in un vicolo di Diagon Alley privo di sensi. Era stato colpito da uno Stupificium molto potente. Fu ricoverato per tre giorni al San Mungo a causa di un’amnesia subentrata al suo risveglio. Dopo dei controlli, per assicurarsi che la perdita di memoria non fosse causata da un Oblivion, era stato dimesso.

       - Non so che dirti Hermione. Anch’io mi sono accorto che dall’ultima battaglia c’è qualcosa che non va’. Ho provato a parlargli ma mi ha detto che è solo stanco e che ha bisogno di un po’ di riposo! Diamogli tempo. Non sappiamo effettivamente cosa è accaduto in quel vicolo. Harry non ricorda nulla!

   La ragazza annuì anche se non del tutto convinta. Da ciò che le aveva raccontato Ginny, Harry era un’altra persona. Era scostante. Arrogante. Irritabile. Anche con la piccola Weasley aveva cambiato il suo atteggiamento. Durante i loro rapporti non era più pieno di attenzioni, adesso era brutale, quasi usava violenza contro la ragazza.

   Hermione non capiva perché non ne avesse parlato con Ron. Sapeva che non era corretto nascondere una cosa del genere al proprio ragazzo, che poi era anche il fratello di Ginevra, ma non voleva tradire la confidenza dell’amica.

   E poi c’era da aggiungere che era molto stanca a causa dello studio e forse il suo cervello iniziava a vedere il dolo anche dove non era presente. Se poi si aggiungeva il fatto che dalla morte dei suoi genitori il suo unico pensiero era distruggere Voldemort – e per fare ciò si era concentrata parecchio sulla ricerca degli Horcrux che racchiudevano frammenti dell’anima del mago oscuro – si poteva capire il perché della sua reticenza: non voleva far preoccupare ulteriormente Ronald. Già con tutte le sue ricerche e la stanchezza che ne derivava era fonte di preoccupazioni per Ron, se poi aggiungeva anche i suoi dubbi riguardo Harry per il portiere di Grifondoro era la fine!

   Ultimamente il tempo che trascorreva in biblioteca si era triplicato portando la Grifona a trascorrere tra i libri anche buona parte della notte. Quel pomeriggio, giustamente, Ronald l’aveva letteralmente strappata dalla biblioteca e l’aveva costretta ad andare all’aperto.

   Fortunatamente l’ultima battaglia a Diagon Alley si era rivelata meno difficile delle precedenti ma qualcosa non quadrava secondo la ragazza. Le mancava un tassello per completare il puzzle, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse. Era come se i Mangiamorte avessero attaccato solo per distrarli. La presenza di Bellatrix inoltre poteva semplicemente essere un modo per far sembrare importante quell’attacco. Era solo un modo per attirare l’attenzione sulla sua presenza e permettere ad altri Mangiamorte di agire indisturbati, ma non tutti credevano alla sua teoria.

   Hermione aveva condiviso i suoi dubbi con Tonks e l’Auror l’aveva tranquillizzata dicendole che anche lei avevano avuto la stessa sensazione e per stava indagando per trovare delle prove che le dessero ragione ma al momento i suoi erano stati tutti buchi nell’acqua. I Mangiamorte, a parte la distruzione, non aveva dato segno di volere qualcosa in particolare. Ad Hogsmeade era tutto in ordine, come sempre.

  

   Improvvisamente delle urla provenienti dal castello attirarono l’attenzione dei due giovani. Si alzarono velocissimi con le bacchette già strette in pugno. Iniziarono a correre rapidamente senza allontanarsi uno dall’altro: Ron avanti, Hermione dietro di un paio di passi.

   La ragazza aveva un brutto presentimento ed il suo istinto di strega non la portava mai a sbagliare. Per quanto ne dicesse la Cooman, lei era dotata di un certo sesto senso che il più delle volte le forniva delle vere e proprie premonizioni, non era una vera Veggente, ma sicuramente lo era molto più della professoressa di Divinazione.

   In quei giorni, e subito dopo l’attacco ad Hogsmeade, aveva provato a far ricorso alle sue capacità ma con scarsi risultati. Ogni volta che si concentrava e cercava di invocare una premonizione finiva sempre nel passato, per la precisione nel momento in cui avevano trovato Harry privo di sensi! Questo, di volta in volta, non faceva altro che aumentare i suoi dubbi e la portavano ad osservare di nascosto i comportamenti dell’amico che, però, a parte l’irritabilità e l’arroganza non mostrava altri cambiamenti importanti.

   Ancora immersa nelle sue congetture Hermione non si accorse di essere arrivata quasi all’ingresso del castello, le urla dei suoi compagni la riportarono al presento e quello che si trovò davanti gli occhi la lasciò basita: Mangiamorte all’interno del castello di Hogwarts. Erano almeno una cinquantina ed erano affrontati da alcuni ragazzi dell’E.S. tra questi Luna, Goldsteiyn e Dean Thomas.

       - Ma come è possibile?

       - Non lo sappiamo Hermione. Sono spuntati all’improvviso ed altri ancora continuano ad arrivare. Non riusciamo a tenerli a bada. Sono troppi!

   A risponderle fu Neville che combatteva nonostante la sua goffaggine e la ferita al braccio destro che gli impediva di impugnare correttamente la bacchetta.

  Per ogni Mangiamorte caduto ne arrivavano altri tre. Dovevano agire in fretta. Prima di tutto si doveva capire da dove arrivavano e successivamente bloccare quella via di accesso.

   Dopo uno sguardo di intesa con Ron, Hermione iniziò a correre – affiancata dal suo ragazzo – verso l’interno del castello. Giunti nell’imponente atrio si trovarono davanti una decina di Mangiamorte che scagliavano loro maledizioni senza perdono. I due erano alla ricerca dei professori che sembravano svaniti nel nulla, ma probabilmente erano impegnati negli altri piani con altri Mangiamorte. Non potevano continuare così ancora per molto. Dovevano spostarsi da lì. Erano un facile bersaglio.

       - Attenta Herm!

   La ragazza si scansò in tempo per non essere colpita dal lampo verde scagliatogli contro da Bellatrix Black in Lestrange. La Mangiamorte la osservava con tutto il disprezzo che riservava per quelli come lei che erano Mezzosangue. Gli occhi castani screziati di verde erano sadici, crudeli. I capelli corvini, lunghi e mossi, incorniciavano quel viso smunto e pallido. Le labbra di un rosso innaturale erano piegate in ghigno terrificante. Hermione rabbrividì alla vista della donna ma mantenne salda la presa sulla bacchetta.

   La migliore difesa era l’attacco, Hermione ne era sempre stata convinta ed anche in quel momento ne era più che sicura.

       - Sectusempra!

   Senza abbandonare l’eleganza che la contraddistingueva, Bellatrix alzò un muro difensivo contro il quale l’incantesimo di Hermione si fermò. Neanche un secondo dopo una maledizione senza perdono era stata scagliata dalla Black.

   Hermione si ritrovò a levitare in aria senza capire come ciò fosse possibile. Fissò Ron ma anche lui la fissava incredulo. Si guardò attorno e lo vide: Draco Malfoy. Era da lui che era partito quell’incantesimo, sicuramente di magia oscura. Delicatamente i suoi piedi toccarono il pavimento proprio all’inizio della scalinata che l’avrebbe condotta ai piani superiori, Ron approfittando di quel diversivo la raggiunse. Hermione intanto era concentrata sullo scambio di battute che avveniva tra la Black e l’ultimo erede dei Malfoy.

       - Nipote cosa significa ciò? A che gioco stai giocando?

   La voce di Bellatrix era isterica, sì isterica. Non esisteva altro aggettivo per descrivere quella voce stridula ed acuta, quella voce che perforava i timpani anche a metri di distanza. I suoi occhi erano iniettati di sangue e fissavano con sdegno il figlio della sorella.

   Draco Malfoy, al contrario, era sereno come Hermione non lo vedeva da tempo. I tratti del viso erano distesi in un ghigno che non preannunciava nulla di buono per la Mangiamorte. Un ghigno che faceva ribollire il sangue a causa della rabbia capace di suscitare e Draco questo lo sapeva e sfruttava ciò a suo piacimento.

       - Prova ad indovinare zietta cara!

   Il tono sarcastico di Draco fecero infervorare ancora di più Bellatrix che senza pensarci scagliò un Cruciatus in direzione del nipote. L’attacco fu prontamente evitato dal ragazzo che si spostò e continuò a guardare con scherno la zia che, al contrario, continuava ad aggredirlo verbalmente.

       - Tu… tu sei la vergogna della tua stirpe. Sei un traditore del tuo sangue. Morirai per questo! Avada Kedavra!

       - No!

   L’urlo di Hermione si perse nel vuoto. La Grifona chiuse gli occhi per non vedere, voltando il capo dal lato opposto rispetto al campo di battaglia.

       - Mezzosangue levati da lì e sali quelle fottutissime scale. Se ti ho salvata non è stato certo per altruismo. Weasel muoviti e porta con te la tua fidanzatina, non sono il vostro baby sitter. Di lei mi occupo io! Muovetevi!

   Draco Malfoy, scampato all’Anatema che Uccide, si era rivolto sprezzante ai due Grifoni che lo guardavano basiti senza riuscire a capire come ciò fosse possibile. Entrambi avevano visto il lampo verde colpire il giovane Malfoy, come era possibile che questi fosse ancora vivo?

       - Non ci posso credere…

       - Neanch’io. Come è possibile?

   Hermione si sforzò di osservare attentamente la figura di Draco Malfoy e solo allora lo vide: un alone avvolgeva la figura del giovane Serpeverde. Hermione sgranò gli occhi per la sorpresa e si guardò attorno cercandolo disperatamente. Lo trovò nascosto dietro una colonna alle spalle della Lestrange. I loro occhi si incrociarono giusto un momento, poi un cenno di assenso da parte di entrambi ed Hermione strinse la sua mano attorno a quella di Ron.

       - Magia Oscura Ronald. Magia Oscura. Adesso andiamo il Furetto Platinato ha ragione, dobbiamo capire da dove arrivano questi Mangiamorte! Corriamo!

   I due Grifoni iniziarono la loro corsa attraverso le scale del castello, fortunatamente queste non cambiarono la loro collocazione neanche una volta.

   Erano stati diversi i Mangiamorte che avevano tentato di bloccare la loro salita ma tutti avevano ottenuto come risultato solo il rallentarli.

       - Ron sono preoccupata per Ginny ed Harry. Non li ho visti!

       - Lo so Herm ma dobbiamo fidarci di loro. Non abbiamo altra possibilità!

   Hermione annuì anche se in cuor suo non era sicura di nulla. Harry nell’ultimo mese le metteva addosso una forte apprensione.

   La loro corsa continuò seguendo al contrario la scia dei Mangiamorte. Al settimo piano si fermarono ormai a corto di fiato. Non furono necessarie le parole, il solo fatto di essere lì fece comprendere loro da dove potevano provenire i Mangiamorte: la Stanza delle Necessità.

   I Mangiamorte uscivano in gruppi di cinque dalla porta posta di fronte al quadro di “Barnaba il babbeo bastonato dai Troll” e tutti indossavano le loro maschere argentate a celare i loro volti.

       - Dobbiamo fermarli il prima possibile!

       - Sei impazzito? Noi due da soli possiamo fare davvero poco. Dobbiamo avvertire la professoressa Mc Granitt. Non possiamo affrontare tutti questi Mangiamorte da soli, è un suicidio!

       - Ok, allora al mio tre. Uno. Due. Tre.

   Prendendola per mano Ron iniziò a correre giù dalle scale in direzione della Torre di Grifondoro.

       - Ron dall’altro lato! L’ufficio della Preside si trova dal lato opposto!

       - Lo so Herm ma non possiamo andare così. Prendiamo il Mantello di Harry. Sempre che non lo stia usando lui. Dai!

   Hermione annuì convinta e sorpresa dell’astuzia del fidanzato. Effettivamente nascosti dal mantello di James Potter non avrebbero corso il rischio di essere scoperti. La corsa era disperata, più di una volta Hermione aveva rischiato di perdere l’equilibrio e cadere ma tutte le volte, fortunatamente per lei, Ron l’aveva afferrata ed impedito la caduta.

   Arrivati davanti l’ingresso della Torre non si sorpresero di non trovare la Signora Grassa, probabilmente anche gli altri quadri erano letteralmente scappati dal loro posto.

   Contemporaneamente al loro arrivo, dal quadro vuoto videro uscire Harry.

       - Harry! Ginny è con te?

   Al richiamo del rosso, il cercatore dei Grifoni alzò lo sguardo per osservare con distacco i due compagni di casa. Ron non notò nulla di strano nell’amico, ma per Hermione non fu così. Avvertiva in Harry qualcosa di diverso, inquietante. Il suo primo istinto fu afferrare Ron per la mano e bloccarlo.

       - Herm che ti prede?

   Hermione osservava attentamente Harry e cercava di capire da dove potesse provenire il suo disagio. Non sapeva perché ma intuiva che Harry era diverso.

   Improvvisamente il buio l’avvolse e poi la sensazione tipica della smaterializzazione, ma non era quella, sapeva benissimo di cosa si trattava: una visione.

   Harry.

   Il vicolo di Diagon Alley.

   Peter Minus.

   Uno Stupificium.

   Ancora Harry, ma stavolta svenuto.

   Minus che gli versa qualcosa nella gola e quest’ultimo e subito dopo le convulsioni che agitano il suo corpo privo di sensi.

   Poi tutto finì ed Hermione tornò al presente. Il cuore le batteva forte. La gola era secca, arida. La testa le girava. Sudava freddo. Piangeva.

       - Complimenti! Però l’ho sempre detto che queste visioni arrivano quando ormai è troppo tardi. Mi spiace miei cari ma ho vinto!

       - Harry ma cosa…

   Hermione strinse la mano di Ronald con tutta la sua forza e poggiò la sua fronte sulla spalla di lui. Le lacrime erano irrefrenabili ed uscivano dai suoi occhi senza riuscire ad arrestarle. Aveva visto, sentito, vissuto, tutto ciò che era accaduto in quel vicolo. Alla fine, finalmente, aveva capito.

       - Ron… Ron… lui… non è più Harry!

   Si lasciò cadere in terra senza più forze.

   Era la fine, il Bambino Sopravvissuto non c’era più.

   Ron ancora incredulo osservava ora lei e poi l’amico senza capire, senza voler capire, le parole di Hermione. Harry, il suo amico Harry, era ancora lì davanti a loro. Hermione si sbagliava.

       - Coraggio miei cari, provate a colpirmi. Vi do questo vantaggio. Non cercherò di difendermi…

   La voce era fredda, cattiva, sadica. Si faceva beffa di quelli che un tempo erano stati suoi amici, suoi compagni, gli unici a credere in lui.

   Hermione non poteva crederci. Anni ed anni di esercitazioni alla fine non le erano serviti a nulla. Aveva passato intere nottate nell’ufficio di Silente cercando di affinare la sua capacità ma era stato tutto inutile.

       - Harry… ti prego. Combatti! Tu sei più forte di Voldermort! Combatti!

   Non poteva essere. Lei non poteva crederci. Non poteva finire in quella maniera. Doveva esistere un modo per far tornare Harry padrone del suo corpo.

       - Mi spiace deluderti mia cara ma del tuo caro Harry non è rimasto più nulla. Ancora non hai capito? Ho preso il suo corpo, la sua anima è qui, in questa boccettina.

      Dal suo mantello tirò fuori un’ampolla ripiena di un’aura dorata. La strinse tra le mani e rise con quella risata capace di gelare il sangue nelle vene. Hermione e Ron restarono impietriti. Non poteva essere vero. Non esisteva una pozione simile. Hermione non aveva mai letto neanche di incantesimi capaci di risucchiare l’anima dal corpo di una persona.

       - Non è vero...

   Erano queste le parole di Hermione, non poteva accadere davvero.

   Un rumore sordo la strappò dai suoi pensieri. Il rumore di una bottiglia che si rompe le fece fermare il cuore. Le schegge di vetro arrivarono sino ai suoi piedi. Alzò il viso in direzione di Harry e con orrore scoprì che l’ampolla, che poco prima lui teneva in mano, era caduta in terra frantumandosi in mille pezzi. Mille schegge, come il suo cuore. Del suo contenuto non c’era traccia. Si era dissolto.

       - Ops! Che sbadato. Adesso davvero non c’è più nulla del vostro Harry.

   La risata che seguì quelle parole si propagò per tutta Hogwarts. Adesso era davvero la fine.

   Ron costrinse Hermione ad alzarsi, la sollevò di peso e la spinse verso le scale.

       - Ron è finita!

       - Non adesso Herm, non adesso! Corriamo!

   Iniziarono una nuova corsa che stavolta li portava lontano da quello che fino a pochi minuti prima era stato il loro migliore amico. Arrivarono all’ingresso del castello, di Draco e Bellatrix non c’era nessuna traccia. Continuavano a correre sperando di non essere fermati da altri Mangiamorte, dietro sentivano il passo calmo di Harry, adesso Voldemort.

   Ron non sapeva cosa pensare. Era impossibile credere a quello che stava vivendo. Si trattava di un incubo: presto Harry lo avrebbe svegliato dicendogli che con tutti i suoi mugoli lo fatto alzare. Avrebbero iniziato a parlare, poi a litigare ed infine avrebbero riso insieme immaginando l’assurdità di quel sogno. Una volta in Sala Comune, Hermione e Ginny avrebbero riso con loro.

   Ginny! Dove era finita sua sorella. Quel pensiero lo costrinse a fermarsi.

   Hermione non sentendo più accanto a sé Ron si voltò e vide il suo ragazzo fermo proprio davanti a… Voldemort.

       - Ginny! Dove hai nascosto Ginny! Parla!

   Ron era fuori di sé, terribilmente preoccupato per la sorella.

       - Ginevra? Oh, lei è in camera sua. Sapete, dopo il nostro ultimo incontro doveva riprendersi. È molto provata, non so se potrà scendere per cena!

   Ancora un’altra risata, ancora un’altra pugnalata al cuore per quelli che un tempo erano i suoi più cari amici.

   Ronald non riusciva più a trattenere la rabbia. Hermione cercava di fermarlo ma le costava sempre con più fatica.

       - Cosa le hai fatto maledetto! Cosa!

       - Tranquillo! Tua sorella ha avuto tutto quello che ha sempre desiderato, tutto quello che il precedente proprietario di questo corpo non era riuscito a darle. Finalmente è una donna soddisfatta!

   A quelle parole Hermione perse la presa su Ron. Non poteva essere. Le parole di Ginny le tornarono alla mente e si maledì per non aver condiviso ciò che sapeva con Ron. Un Sectusempra partì in direzione di Harry colpendolo al centro del petto. Non accadde nulla, solo il mantello fu ridotto in brandelli, con esso la sua camicia, ma sul torace del giovane cercatore non era presente nessuna traccia di sangue.

   La professoressa Mc Granitt e Severus Piton li raggiunsero pochi secondi dopo e notarono qualcosa che li sorprese: Hermione Granger e Ronald Weasley puntavano le loro bacchette in direzione di Harry Potter.

   La direttrice della scuola posò lo sguardo sul Bambino Sopravvissuto ed istintivamente si portò una mano a coprire le labbra quando vide gli occhi di lui rossi come il sangue.

   Bellatrix Lestrange affiancò Harry Potter. Posò la sua mano assoluta sulla spalla del ragazzo che le sorrise in modo osceno.

   Draco Malfoy si affiancò Hermione Granger e Ronald Weasley. Osservò gli occhi pieni di lacrime della Grifona ma non si mosse, la bacchetta puntata contro Potter e la zia.

   I due schieramenti si osservavano pronti ad attaccare. Da una parte la consapevolezza di essere in vantaggio grazie al panico provocato. Dall’altra parte la paura di non riuscire ad uscirne vivi.

   Dopo minuti, forse secondi interminabili, Harry diede le spalle ai suoi amici avviandosi verso l’uscita. Improvvisamente arrestò la sua marcia, si voltò ed un ghigno perverso deformò il suo viso.

       - Non posso andarmene senza lasciarvi neanche un regalo.

 

§§§§§*§§§§§

 

   Hermione si lasciò andare contro il torace di Draco. I singhiozzi le impedivano di parlare, di respirare. Era piegata in due dal dolore. Non voleva rivivere quei momenti ma era stato inevitabile. Draco l’aveva costretta.

   Lentamente i due si accasciarono sul pavimento. Hermione ancora nascosta nel suo torace. Draco le prese il viso tra le mani, asciugando le sue lacrime. Gli sembrava di tenere tra le mani un tesoro prezioso.

       - Hermione dillo. Devi dirlo. È stato Potter ad uccidere Weasley.       

 

   Buonasera! Dopo più di un mese eccomi di ritorno. Qui c’è il IV capitolo della mia fanfic. Finalmente si è scoperto che fine ha fatto Harry, Ronald si era intuito! Diciamo che lo avevo detto esplicitamente.

   Per chi avesse letto la prima versione del capitolo noterà un cambiamento importante: Hermione è una Veggente! Lei che ha sempre odiato le lezioni della Cooman è una veggente e forse, così, scopriremo il perché odia tanto la sua insegnante di divinazione, che ne dite voi?

   Adesso vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo! Prima però passo ai ringraziamenti.

 

RINGRAZIAMENTI:

 

- WHITNEY: spero di averti reso più chiaro il perché Hermione sia così fredda e soprattutto critica nei suoi confronti. Si sente responsabile della morte di Harry e Ron. Se fosse stata capace di interpretare la sua visione Harry, forse, si sarebbe salvato (sì ma io non avrei mai potuto scrivere la mia fic!). Draco, a modo suo, tenta di spronare Hermione anche se i suoi modi sono alquanto ortodossi! Sono felice che, nonostante il contenuto della storia, il mio stile ti piaccia, mi rendi davvero felice! Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento, alla prossima!

 

- RANYARE: mia piccola Fenice Bella come stai? Stai curando il tuo piumaggio? Sai in autunno si tende a fare la muta, se ti avanza qualche piuma spediscimela mi raccomando! La parte che ti ha entusiasmata tanto è nuova, o per meglio dire, è presente nella prima versione ma non è così approfondita e legata al personaggio di Hermione! Per quel che riguarda l’ambientazione dark non so se riuscirò a renderla anche perché non sono io la maga, ops volevo dire la strega, più adatta! Per quel che riguarda Ron ho cercato di farlo meno tonto e meno pauroso. Hermione, bhè adesso sai perché è così disillusa, in un giorno solo ha perso fidanzato e migliore amico, se non siamo sadiche noi due non so chi possa esserlo! Per quel che riguarda Cordelia… bhè lei è una ventata di vita in questa fanfic. Draco è l’uomo del mistero? No, qui c’è una donna del Mistero e quella è Hermione, ma al momento non ti dico altro! Per adesso ti saluto, spero di poterti sentire al più presto, prestissimo! (Un’ultima cosa: se tutte le zecche fossero come te ben venga. Sei una zecca adorabile!)

   
 
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