Capitolo
IV
Il
silenzio che riempiva la stanza, la rendeva ancora più triste, vuota.
Draco
ed Hermione si fronteggiavano a testa alta, senza timore. La mano di lei,
velocissima, si era alzata pronta a colpire l’ex Serpeverde ma questi,
attento, aveva imprigionato il polso sottile della ragazza in una presa ferrea,
dolorosa.
Draco non era più il
ragazzino di Hogwarts. Non era più il ragazzino che al terzo anno si era fatto
sorprendere da un pugno di Hermione. Non era più il borioso figlio di Lucius
Abraxas Malfoy, non lo era ormai da diversi anni. Questo Hermione lo sapeva
perfettamente.
Si
guardavano senza mai interrompere il contatto, entrambi consci del fatto che il
primo che avesse abbassato gli occhi sarebbe uscito sconfitto da quella
battaglia, l’ennesima del loro rapporto.
Per
Hermione era umiliante essere prigioniera di Malfoy. Ne andava del suo orgoglio,
non si era mai, quasi mai, piegata al volere altrui, non avrebbe iniziato
con lui.
-
Lasciami andare immediatamente!
Scandiva
ogni sillaba. Ogni consonante e vocale. La sua voce arrivava forte e decisa. Non
tradiva la rabbia accumulata per quella situazione così poco consona al suo
ruolo di Guida dell’Ordine della Fenice.
Strattonò
il braccio cercando di liberarsi della presa del compagno ma inutilmente. Con la
mano libera tentò nuovamente di schiaffeggiare Draco ma con il medesimo
risultato di pochi secondi prima: essere bloccata dalla presa salda e ferrea di
Malfoy.
Era
in trappola.
Nessuna
possibilità di fuga. Alle spalle il divano davanti il torace di Malfoy.
Strattonava
con forza sperando di allentare la presa dell’altro ma era inutile, ad ogni
tentativo si ritrovava sempre più vicino al torace di Draco. Erano uno di
fronte all’altro, pochi centimetri a dividerli.
Con
un movimento rapido le braccia di Hermione furono portate dietro la sua schiena.
Era soggiogata dalla prestanza fisica di Draco. Non riusciva più a muoversi e
non sentiva più le braccia tanto salda era la presa di lui. In un ultimo
tentativo, strattonò con tutta la forza che aveva – così tanto da perdere
l’equilibrio e far cedere le gambe – riuscendo a portarsi dietro Malfoy
nella rovinosa caduta.
Per
lei l’impatto con il divano non fu traumatico. I cuscini e la morbidezza del
sofà avevano evitato inconvenienti di ogni sorta. Lui era riuscito a frenare la
sua corsa ed a bloccare la sua caduta appoggiandosi alla spalliera.
Rimasero
così per del tempo. Alla fine fu Draco il primo a parlare, senza mai
abbandonare gli occhi di lei. Il suo tono di voce sempre freddo e distaccato.
-
Sei solo una vigliacca.
Quelle parole erano state pronunciate con astio e disprezzo. Erano state buttate in faccia ad Hermione con tutta la brutalità di cui era capace. La sua voce non aveva perso quel distacco di sempre, ma i suoi occhi, quelli si erano fatti più taglienti. L’avevano spogliata e studiata e quando avevano trovato ciò che stavano cercando si erano induriti, ulteriormente.
Dopo
quelle parole – quella condanna – si era alzato lasciando Hermione
ancora sul divano. Con il suo solito passo misurato e la sua solita posa
altezzosa si era diretto alla porta.
Rimasta
sola su quel divano, lontana da lui – lontana dal suo calore – Hermione si
era sentita vuota.
Le
sue parole – accuse – risuonavano in testa facendola sentire
colpevole, ma lei non lo era. Era il suo cuore a chiederle di non partecipare
alla missione del giorno dopo, non era vigliaccheria, ma lui che un cuore non lo
aveva, questo non poteva saperlo.
Ritrovando
il suo tono battagliero, Hermione si alzò dal divano ed inseguendo Malfoy lo
fermò afferrandogli il gomito. Lo costrinse a voltarsi e solo quando rivide i
suoi occhi – e si sentì ancora più vuota – iniziò a parlare, ad urlare
quasi.
-
Non ti permetto di parlarmi in questa maniera! Tu non hai un cuore e per questo
non puoi capire i sentimenti degli altri.
Prima
di risponderle Draco si fermò a guardarla, a spogliarla ancora, a scoprirla.
Hermione si sentì, ancora una volta, violata della sua intimità ma non arretrò,
non chinò il capo sotto lo sguardo insistente della Serpe. Non sarebbe stata
lei a perdere, non stavolta.
-
Se possedere un cuore significa essere come te… sono lieto di non possederne
uno! Mezzosangue se il tuo era un tentativo per ferirmi ti assicuro che era
davvero penoso.
Draco
avanzò di un passo verso di lei che rimase ferma. Non poteva certo fuggire da
lui, non lei. Il giovane riprese a parlare stavolta mostrando tutta la sua
rabbia.
-
Può essere Granger che tu ti sia rammollita fino a questo punto? Perché non ci
arriva da sola, perché? Se domani guidassi io la missione sarebbe un suicidio!
I tuoi amichetti ancora non si fidano di me, per loro io sarò per sempre il
figlio di Lucius Malfoy! Io per loro sono un Mangiamorte rinnegato, ma pur
sempre un Mangiamorte! Ficcati bene in testa che, anche se questa vita fa
schifo, non ho alcuna intenzione di morire!
Le
ultime parole furono quasi urlate in faccia alla Grifona che manteneva,
comunque, il volto impassibile. Draco la fissava senza nascondere oltre
l’arroganza, il disprezzo e la rabbia che provava. Tutti difetti che lo
avevano sempre caratterizzato ma che lui era stato capace di trasformare nelle
sue virtù.
-
Nessuno vuole morire Malfoy.
Le
parole di Hermione risuonarono false nel silenzio che era calata nel salone. La
risata di Draco riempì presto quel silenzio. Una risata amara, finta, fredda.
-
Nessuno? Sai Granger, io invece credo che qualcuno non veda l’ora di essere
fatta fuori dai Mangiamorte così da potersi ricongiungere con i suoi amichetti
sfigati…
Lo
schiaffo stavolta era arrivato sulla guancia di Draco.
-
Non ti permetto…
-
Non mi permetti cosa? Cosa? Un tempo a scuola ti ammiravo, adesso però mi fai
pena. Hai capito bene, mi fai solo pena! Stai sempre rintanata nel tuo angolino
ed attendi che siano gli eventi a decidere per te! Ti lasci vivere! Lasci che il
tempo scorra inesorabilmente con un unico obiettivo: morire! Non ho forse
ragione? E sai perché ancora non sei morta? Lo vuoi sapere? È perché sei una
vigliacca ed hai paura di morire!
Hermione
aveva chinato il capo sconfitta, quella battaglia era stata vinta da lui. Lei
non poteva ribattere in nessun modo anche perché era tutto vero. Dalla prima
all’ultima parola. Era solo una vigliacca che aspettava la morte.
I
passi di Draco la ridestarono e presto le scarpe del ragazzo entrarono nel suo
campo visivo. Fu costretta ad alzare il capo e guardarlo negli occhi. Ciò che
vide la lasciò in balia di se stessa e dei suoi rimorsi. Quegli occhi erano
pieni di… dolore.
-
Credo che il Cappello Parlante abbia commesso un errore il giorno del tuo
smistamento. Granger tu sei una Serpe proprio come me. Sei egoista. Vigliacca.
Meschina. È così che voi Grifoni ci descrivete, no? È così che oggi appari
agli occhi degli altri. Sei solo il fantasma di te stessa. Sei ridicola a
piangere ancora dopo tre anni la morte di Weasley! Reagisci. È morto! Morto!
Potter…
-
Taci. Non una parola di più o giuro che ti uccido con le mie stesse mani! Tu
non c’eri, tu non sai niente! Niente!
Le
urla di Hermione coprirono quelle di Draco.
-
Io c’ero e lo sai benissimo! Ero lì con te Hermione!
-
Sta zitto!
Aveva
urlato con tutto il fiato che aveva in gola. Aveva iniziato a piangere senza
neanche essersene accorta stretta tra le braccia di Draco, tempestando il suo
torace di pugni.
I
ricordi erano tornati a galla con tutta la loro forza devastante. Hermione si
era ritrovata schiacciata sotto il loro peso mentre si lasciava andare ad un
pianto disperato. Erano ricordi dolorosi. Ricordi che la uccidevano giorno per
giorno. Ricordi che la tormentavano ogni notte strappandola dal riposo di cui
aveva bisogno.
§§§§§*§§§§§
- Ron non credi che ultimamente Harry sia strano? È sfuggente ed inoltre
è sempre molto irascibile. Ginny mi ha confidato che non riescono più a
parlare senza litigare. Credi che sia la tensione accumulata nell’ultima
battaglia ad Hogsmaede?
Hermione
e Ron quel pomeriggio di aprile erano nei pressi delle rive del Lago Nero a
godere di quel tiepido sole primaverile. Un mese prima, ad Hogsmaede, vi era
stato uno scontro con dei Mangiamorte guidati da Bellatrix Lestrange.
L’attacco non era stato particolarmente consistente, infatti si era trattato
di un manipoli di circa dieci Mangiamorte. Avevano attaccato gli studenti e poi
si erano ritirati. Harry era stato trovato in un vicolo di Diagon Alley privo di
sensi. Era stato colpito da uno Stupificium molto potente. Fu ricoverato per tre
giorni al San Mungo a causa di un’amnesia subentrata al suo risveglio. Dopo
dei controlli, per assicurarsi che la perdita di memoria non fosse causata da un
Oblivion, era stato dimesso.
-
Non so che dirti Hermione. Anch’io mi sono accorto che dall’ultima battaglia
c’è qualcosa che non va’. Ho provato a parlargli ma mi ha detto che è solo
stanco e che ha bisogno di un po’ di riposo! Diamogli tempo. Non sappiamo
effettivamente cosa è accaduto in quel vicolo. Harry non ricorda nulla!
La
ragazza annuì anche se non del tutto convinta. Da ciò che le aveva raccontato
Ginny, Harry era un’altra persona. Era scostante. Arrogante. Irritabile. Anche
con la piccola Weasley aveva cambiato il suo atteggiamento. Durante i loro
rapporti non era più pieno di attenzioni, adesso era brutale, quasi usava
violenza contro la ragazza.
Hermione
non capiva perché non ne avesse parlato con Ron. Sapeva che non era corretto
nascondere una cosa del genere al proprio ragazzo, che poi era anche il fratello
di Ginevra, ma non voleva tradire la confidenza dell’amica.
E
poi c’era da aggiungere che era molto stanca a causa dello studio e forse il
suo cervello iniziava a vedere il dolo anche dove non era presente. Se poi si
aggiungeva il fatto che dalla morte dei suoi genitori il suo unico pensiero era
distruggere Voldemort – e per fare ciò si era concentrata parecchio sulla
ricerca degli Horcrux che racchiudevano frammenti dell’anima del mago oscuro
– si poteva capire il perché della sua reticenza: non voleva far preoccupare
ulteriormente Ronald. Già con tutte le sue ricerche e la stanchezza che ne
derivava era fonte di preoccupazioni per Ron, se poi aggiungeva anche i suoi
dubbi riguardo Harry per il portiere di Grifondoro era la fine!
Ultimamente
il tempo che trascorreva in biblioteca si era triplicato portando la Grifona a
trascorrere tra i libri anche buona parte della notte. Quel pomeriggio,
giustamente, Ronald l’aveva letteralmente strappata dalla biblioteca e
l’aveva costretta ad andare all’aperto.
Fortunatamente
l’ultima battaglia a Diagon Alley si era rivelata meno difficile delle
precedenti ma qualcosa non quadrava secondo la ragazza. Le mancava un tassello
per completare il puzzle, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse. Era
come se i Mangiamorte avessero attaccato solo per distrarli. La presenza di
Bellatrix inoltre poteva semplicemente essere un modo per far sembrare
importante quell’attacco. Era solo un modo per attirare l’attenzione sulla
sua presenza e permettere ad altri Mangiamorte di agire indisturbati, ma non
tutti credevano alla sua teoria.
Hermione
aveva condiviso i suoi dubbi con Tonks e l’Auror l’aveva tranquillizzata
dicendole che anche lei avevano avuto la stessa sensazione e per stava indagando
per trovare delle prove che le dessero ragione ma al momento i suoi erano stati
tutti buchi nell’acqua. I Mangiamorte, a parte la distruzione, non aveva dato
segno di volere qualcosa in particolare. Ad Hogsmeade era tutto in ordine, come
sempre.
Improvvisamente delle urla provenienti dal castello attirarono
l’attenzione dei due giovani. Si alzarono velocissimi con le bacchette già
strette in pugno. Iniziarono a correre rapidamente senza allontanarsi uno
dall’altro: Ron avanti, Hermione dietro di un paio di passi.
La
ragazza aveva un brutto presentimento ed il suo istinto di strega non la portava
mai a sbagliare. Per quanto ne dicesse la Cooman, lei era dotata di un certo
sesto senso che il più delle volte le forniva delle vere e proprie
premonizioni, non era una vera Veggente, ma sicuramente lo era molto più della
professoressa di Divinazione.
In
quei giorni, e subito dopo l’attacco ad Hogsmeade, aveva provato a far ricorso
alle sue capacità ma con scarsi risultati. Ogni volta che si concentrava e
cercava di invocare una premonizione finiva sempre nel passato, per la
precisione nel momento in cui avevano trovato Harry privo di sensi! Questo, di
volta in volta, non faceva altro che aumentare i suoi dubbi e la portavano ad
osservare di nascosto i comportamenti dell’amico che, però, a parte
l’irritabilità e l’arroganza non mostrava altri cambiamenti importanti.
Ancora
immersa nelle sue congetture Hermione non si accorse di essere arrivata quasi
all’ingresso del castello, le urla dei suoi compagni la riportarono al
presento e quello che si trovò davanti gli occhi la lasciò basita: Mangiamorte
all’interno del castello di Hogwarts. Erano almeno una cinquantina ed erano
affrontati da alcuni ragazzi dell’E.S. tra questi Luna, Goldsteiyn e Dean
Thomas.
-
Ma come è possibile?
-
Non lo sappiamo Hermione. Sono spuntati all’improvviso ed altri ancora
continuano ad arrivare. Non riusciamo a tenerli a bada. Sono troppi!
A
risponderle fu Neville che combatteva nonostante la sua goffaggine e la ferita
al braccio destro che gli impediva di impugnare correttamente la bacchetta.
Per
ogni Mangiamorte caduto ne arrivavano altri tre. Dovevano agire in fretta. Prima
di tutto si doveva capire da dove arrivavano e successivamente bloccare quella
via di accesso.
Dopo
uno sguardo di intesa con Ron, Hermione iniziò a correre – affiancata dal suo
ragazzo – verso l’interno del castello. Giunti nell’imponente atrio si
trovarono davanti una decina di Mangiamorte che scagliavano loro maledizioni
senza perdono. I due erano alla ricerca dei professori che sembravano svaniti
nel nulla, ma probabilmente erano impegnati negli altri piani con altri
Mangiamorte. Non potevano continuare così ancora per molto. Dovevano spostarsi
da lì. Erano un facile bersaglio.
-
Attenta Herm!
La
ragazza si scansò in tempo per non essere colpita dal lampo verde scagliatogli
contro da Bellatrix Black in Lestrange. La Mangiamorte la osservava con tutto il
disprezzo che riservava per quelli come lei che erano Mezzosangue. Gli occhi
castani screziati di verde erano sadici, crudeli. I capelli corvini, lunghi e
mossi, incorniciavano quel viso smunto e pallido. Le labbra di un rosso
innaturale erano piegate in ghigno terrificante. Hermione rabbrividì alla vista
della donna ma mantenne salda la presa sulla bacchetta.
La migliore difesa era l’attacco, Hermione ne era sempre stata convinta
ed anche in quel momento ne era più che sicura.
-
Sectusempra!
Senza
abbandonare l’eleganza che la contraddistingueva, Bellatrix alzò un muro
difensivo contro il quale l’incantesimo di Hermione si fermò. Neanche un
secondo dopo una maledizione senza perdono era stata scagliata dalla Black.
Hermione
si ritrovò a levitare in aria senza capire come ciò fosse possibile. Fissò
Ron ma anche lui la fissava incredulo. Si guardò attorno e lo vide: Draco
Malfoy. Era da lui che era partito quell’incantesimo, sicuramente di magia
oscura. Delicatamente i suoi piedi toccarono il pavimento proprio all’inizio
della scalinata che l’avrebbe condotta ai piani superiori, Ron approfittando
di quel diversivo la raggiunse. Hermione intanto era concentrata sullo scambio
di battute che avveniva tra la Black e l’ultimo erede dei Malfoy.
-
Nipote cosa significa ciò? A che gioco stai giocando?
La
voce di Bellatrix era isterica, sì isterica. Non esisteva altro aggettivo per
descrivere quella voce stridula ed acuta, quella voce che perforava i timpani
anche a metri di distanza. I suoi occhi erano iniettati di sangue e fissavano
con sdegno il figlio della sorella.
Draco
Malfoy, al contrario, era sereno come Hermione non lo vedeva da tempo. I tratti
del viso erano distesi in un ghigno che non preannunciava nulla di buono per la
Mangiamorte. Un ghigno che faceva ribollire il sangue a causa della rabbia
capace di suscitare e Draco questo lo sapeva e sfruttava ciò a suo piacimento.
-
Prova ad indovinare zietta cara!
Il
tono sarcastico di Draco fecero infervorare ancora di più Bellatrix che senza
pensarci scagliò un Cruciatus in direzione del nipote. L’attacco fu
prontamente evitato dal ragazzo che si spostò e continuò a guardare con
scherno la zia che, al contrario, continuava ad aggredirlo verbalmente.
-
Tu… tu sei la vergogna della tua stirpe. Sei un traditore del tuo sangue.
Morirai per questo! Avada Kedavra!
-
No!
L’urlo
di Hermione si perse nel vuoto. La Grifona chiuse gli occhi per non vedere,
voltando il capo dal lato opposto rispetto al campo di battaglia.
-
Mezzosangue levati da lì e sali quelle fottutissime scale. Se ti ho salvata non
è stato certo per altruismo. Weasel muoviti e porta con te la tua fidanzatina,
non sono il vostro baby sitter. Di lei mi occupo io! Muovetevi!
Draco
Malfoy, scampato all’Anatema che Uccide, si era rivolto sprezzante ai due
Grifoni che lo guardavano basiti senza riuscire a capire come ciò fosse
possibile. Entrambi avevano visto il lampo verde colpire il giovane Malfoy, come
era possibile che questi fosse ancora vivo?
-
Non ci posso credere…
-
Neanch’io. Come è possibile?
Hermione
si sforzò di osservare attentamente la figura di Draco Malfoy e solo allora lo
vide: un alone avvolgeva la figura del giovane Serpeverde. Hermione sgranò gli
occhi per la sorpresa e si guardò attorno cercandolo disperatamente. Lo trovò
nascosto dietro una colonna alle spalle della Lestrange. I loro occhi si
incrociarono giusto un momento, poi un cenno di assenso da parte di entrambi ed
Hermione strinse la sua mano attorno a quella di Ron.
-
Magia Oscura Ronald. Magia Oscura. Adesso andiamo il Furetto Platinato ha
ragione, dobbiamo capire da dove arrivano questi Mangiamorte! Corriamo!
I
due Grifoni iniziarono la loro corsa attraverso le scale del castello,
fortunatamente queste non cambiarono la loro collocazione neanche una volta.
Erano
stati diversi i Mangiamorte che avevano tentato di bloccare la loro salita ma
tutti avevano ottenuto come risultato solo il rallentarli.
-
Ron sono preoccupata per Ginny ed Harry. Non li ho visti!
-
Lo so Herm ma dobbiamo fidarci di loro. Non abbiamo altra possibilità!
Hermione
annuì anche se in cuor suo non era sicura di nulla. Harry nell’ultimo mese le
metteva addosso una forte apprensione.
La
loro corsa continuò seguendo al contrario la scia dei Mangiamorte. Al settimo
piano si fermarono ormai a corto di fiato. Non furono necessarie le parole, il
solo fatto di essere lì fece comprendere loro da dove potevano provenire i
Mangiamorte: la Stanza delle Necessità.
I
Mangiamorte uscivano in gruppi di cinque dalla porta posta di fronte al quadro
di “Barnaba il babbeo bastonato dai Troll” e tutti indossavano le loro
maschere argentate a celare i loro volti.
-
Dobbiamo fermarli il prima possibile!
-
Sei impazzito? Noi due da soli possiamo fare davvero poco. Dobbiamo avvertire la
professoressa Mc Granitt. Non possiamo affrontare tutti questi Mangiamorte da
soli, è un suicidio!
-
Ok, allora al mio tre. Uno. Due. Tre.
Prendendola
per mano Ron iniziò a correre giù dalle scale in direzione della Torre di
Grifondoro.
-
Ron dall’altro lato! L’ufficio della Preside si trova dal lato opposto!
-
Lo so Herm ma non possiamo andare così. Prendiamo il Mantello di Harry. Sempre
che non lo stia usando lui. Dai!
Hermione
annuì convinta e sorpresa dell’astuzia del fidanzato. Effettivamente nascosti
dal mantello di James Potter non avrebbero corso il rischio di essere scoperti.
La corsa era disperata, più di una volta Hermione aveva rischiato di perdere
l’equilibrio e cadere ma tutte le volte, fortunatamente per lei, Ron l’aveva
afferrata ed impedito la caduta.
Arrivati
davanti l’ingresso della Torre non si sorpresero di non trovare la Signora
Grassa, probabilmente anche gli altri quadri erano letteralmente scappati dal
loro posto.
Contemporaneamente
al loro arrivo, dal quadro vuoto videro uscire Harry.
-
Harry! Ginny è con te?
Al
richiamo del rosso, il cercatore dei Grifoni alzò lo sguardo per osservare con
distacco i due compagni di casa. Ron non notò nulla di strano nell’amico, ma
per Hermione non fu così. Avvertiva in Harry qualcosa di diverso, inquietante.
Il suo primo istinto fu afferrare Ron per la mano e bloccarlo.
-
Herm che ti prede?
Hermione
osservava attentamente Harry e cercava di capire da dove potesse provenire il
suo disagio. Non sapeva perché ma intuiva che Harry era diverso.
Improvvisamente
il buio l’avvolse e poi la sensazione tipica della smaterializzazione, ma non
era quella, sapeva benissimo di cosa si trattava: una visione.
Harry.
Il
vicolo di Diagon Alley.
Peter
Minus.
Uno
Stupificium.
Ancora
Harry, ma stavolta svenuto.
Minus
che gli versa qualcosa nella gola e quest’ultimo e subito dopo le convulsioni
che agitano il suo corpo privo di sensi.
Poi
tutto finì ed Hermione tornò al presente. Il cuore le batteva forte. La gola
era secca, arida. La testa le girava. Sudava freddo. Piangeva.
-
Complimenti! Però l’ho sempre detto che queste visioni arrivano quando ormai
è troppo tardi. Mi spiace miei cari ma ho vinto!
-
Harry ma cosa…
Hermione
strinse la mano di Ronald con tutta la sua forza e poggiò la sua fronte sulla
spalla di lui. Le lacrime erano irrefrenabili ed uscivano dai suoi occhi senza
riuscire ad arrestarle. Aveva visto, sentito, vissuto, tutto ciò che era
accaduto in quel vicolo. Alla fine, finalmente, aveva capito.
-
Ron… Ron… lui… non è più Harry!
Si
lasciò cadere in terra senza più forze.
Era
la fine, il Bambino Sopravvissuto non c’era più.
Ron
ancora incredulo osservava ora lei e poi l’amico senza capire, senza voler
capire, le parole di Hermione. Harry, il suo amico Harry, era ancora lì davanti
a loro. Hermione si sbagliava.
-
Coraggio miei cari, provate a colpirmi. Vi do questo vantaggio. Non cercherò di
difendermi…
La
voce era fredda, cattiva, sadica. Si faceva beffa di quelli che un tempo erano
stati suoi amici, suoi compagni, gli unici a credere in lui.
Hermione
non poteva crederci. Anni ed anni di esercitazioni alla fine non le erano
serviti a nulla. Aveva passato intere nottate nell’ufficio di Silente cercando
di affinare la sua capacità ma era stato tutto inutile.
-
Harry… ti prego. Combatti! Tu sei più forte di Voldermort! Combatti!
Non
poteva essere. Lei non poteva crederci. Non poteva finire in quella maniera.
Doveva esistere un modo per far tornare Harry padrone del suo corpo.
-
Mi spiace deluderti mia cara ma del tuo caro Harry non è rimasto più nulla.
Ancora non hai capito? Ho preso il suo corpo, la sua anima è qui, in questa
boccettina.
Dal suo mantello tirò fuori un’ampolla ripiena di un’aura dorata. La strinse tra le mani e rise con quella risata capace di gelare il sangue nelle vene. Hermione e Ron restarono impietriti. Non poteva essere vero. Non esisteva una pozione simile. Hermione non aveva mai letto neanche di incantesimi capaci di risucchiare l’anima dal corpo di una persona.
-
Non è vero...
Erano
queste le parole di Hermione, non poteva accadere davvero.
Un
rumore sordo la strappò dai suoi pensieri. Il rumore di una bottiglia che si
rompe le fece fermare il cuore. Le schegge di vetro arrivarono sino ai suoi
piedi. Alzò il viso in direzione di Harry e con orrore scoprì che l’ampolla,
che poco prima lui teneva in mano, era caduta in terra frantumandosi in mille
pezzi. Mille schegge, come il suo cuore. Del suo contenuto non c’era traccia.
Si era dissolto.
-
Ops! Che sbadato. Adesso davvero non c’è più nulla del vostro Harry.
La
risata che seguì quelle parole si propagò per tutta Hogwarts. Adesso era
davvero la fine.
Ron
costrinse Hermione ad alzarsi, la sollevò di peso e la spinse verso le scale.
-
Ron è finita!
-
Non adesso Herm, non adesso! Corriamo!
Iniziarono
una nuova corsa che stavolta li portava lontano da quello che fino a pochi
minuti prima era stato il loro migliore amico. Arrivarono all’ingresso del
castello, di Draco e Bellatrix non c’era nessuna traccia. Continuavano a
correre sperando di non essere fermati da altri Mangiamorte, dietro sentivano il
passo calmo di Harry, adesso Voldemort.
Ron
non sapeva cosa pensare. Era impossibile credere a quello che stava vivendo. Si
trattava di un incubo: presto Harry lo avrebbe svegliato dicendogli che con
tutti i suoi mugoli lo fatto alzare. Avrebbero iniziato a parlare, poi a
litigare ed infine avrebbero riso insieme immaginando l’assurdità di quel
sogno. Una volta in Sala Comune, Hermione e Ginny avrebbero riso con loro.
Ginny!
Dove era finita sua sorella. Quel pensiero lo costrinse a fermarsi.
Hermione
non sentendo più accanto a sé Ron si voltò e vide il suo ragazzo fermo
proprio davanti a… Voldemort.
-
Ginny! Dove hai nascosto Ginny! Parla!
Ron
era fuori di sé, terribilmente preoccupato per la sorella.
-
Ginevra? Oh, lei è in camera sua. Sapete, dopo il nostro ultimo incontro doveva
riprendersi. È molto provata, non so se potrà scendere per cena!
Ancora
un’altra risata, ancora un’altra pugnalata al cuore per quelli che un tempo
erano i suoi più cari amici.
Ronald
non riusciva più a trattenere la rabbia. Hermione cercava di fermarlo ma le
costava sempre con più fatica.
-
Cosa le hai fatto maledetto! Cosa!
-
Tranquillo! Tua sorella ha avuto tutto quello che ha sempre desiderato, tutto
quello che il precedente proprietario di questo corpo non era riuscito a darle.
Finalmente è una donna soddisfatta!
A
quelle parole Hermione perse la presa su Ron. Non poteva essere. Le parole di
Ginny le tornarono alla mente e si maledì per non aver condiviso ciò che
sapeva con Ron. Un Sectusempra partì in direzione di Harry colpendolo al centro
del petto. Non accadde nulla, solo il mantello fu ridotto in brandelli, con esso
la sua camicia, ma sul torace del giovane cercatore non era presente nessuna
traccia di sangue.
La
professoressa Mc Granitt e Severus Piton li raggiunsero pochi secondi dopo e
notarono qualcosa che li sorprese: Hermione Granger e Ronald Weasley puntavano
le loro bacchette in direzione di Harry Potter.
La
direttrice della scuola posò lo sguardo sul Bambino Sopravvissuto ed
istintivamente si portò una mano a coprire le labbra quando vide gli occhi di
lui rossi come il sangue.
Bellatrix
Lestrange affiancò Harry Potter. Posò la sua mano assoluta sulla spalla del
ragazzo che le sorrise in modo osceno.
Draco
Malfoy si affiancò Hermione Granger e Ronald Weasley. Osservò gli occhi pieni
di lacrime della Grifona ma non si mosse, la bacchetta puntata contro Potter e
la zia.
I
due schieramenti si osservavano pronti ad attaccare. Da una parte la
consapevolezza di essere in vantaggio grazie al panico provocato. Dall’altra
parte la paura di non riuscire ad uscirne vivi.
Dopo
minuti, forse secondi interminabili, Harry diede le spalle ai suoi amici
avviandosi verso l’uscita. Improvvisamente arrestò la sua marcia, si voltò
ed un ghigno perverso deformò il suo viso.
-
Non posso andarmene senza lasciarvi neanche un regalo.
§§§§§*§§§§§
Hermione si lasciò andare contro il torace di Draco. I singhiozzi le impedivano di parlare, di respirare. Era piegata in due dal dolore. Non voleva rivivere quei momenti ma era stato inevitabile. Draco l’aveva costretta.
Lentamente
i due si accasciarono sul pavimento. Hermione ancora nascosta nel suo torace.
Draco le prese il viso tra le mani, asciugando le sue lacrime. Gli sembrava di
tenere tra le mani un tesoro prezioso.
-
Hermione dillo. Devi dirlo. È stato Potter ad uccidere Weasley.
Buonasera! Dopo più di un mese eccomi di ritorno. Qui c’è
il IV capitolo della mia fanfic. Finalmente si è scoperto che fine ha fatto
Harry, Ronald si era intuito! Diciamo che lo avevo detto esplicitamente.
Per chi avesse letto la
prima versione del capitolo noterà un cambiamento importante: Hermione è una
Veggente! Lei che ha sempre odiato le lezioni della Cooman è una veggente e
forse, così, scopriremo il perché odia tanto la sua insegnante di divinazione,
che ne dite voi?
Adesso vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo! Prima però passo ai ringraziamenti.
RINGRAZIAMENTI:
-
WHITNEY: spero di averti reso più chiaro il perché Hermione sia così
fredda e soprattutto critica nei suoi confronti. Si sente responsabile della
morte di Harry e Ron. Se fosse stata capace di interpretare la sua visione
Harry, forse, si sarebbe salvato (sì ma io non avrei mai potuto scrivere la mia
fic!). Draco, a modo suo, tenta di spronare Hermione anche se i suoi modi sono
alquanto ortodossi! Sono felice che, nonostante il contenuto della storia, il
mio stile ti piaccia, mi rendi davvero felice! Spero che anche questo capitolo
sia di tuo gradimento, alla prossima!
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RANYARE: mia piccola Fenice Bella come stai? Stai curando il tuo
piumaggio? Sai in autunno si tende a fare la muta, se ti avanza qualche piuma
spediscimela mi raccomando! La parte che ti ha entusiasmata tanto è nuova, o
per meglio dire, è presente nella prima versione ma non è così approfondita e
legata al personaggio di Hermione! Per quel che riguarda l’ambientazione dark
non so se riuscirò a renderla anche perché non sono io la maga, ops volevo
dire la strega, più adatta! Per quel che riguarda Ron ho cercato di farlo meno
tonto e meno pauroso. Hermione, bhè adesso sai perché è così disillusa, in
un giorno solo ha perso fidanzato e migliore amico, se non siamo sadiche noi due
non so chi possa esserlo! Per quel che riguarda Cordelia… bhè lei è una
ventata di vita in questa fanfic. Draco è l’uomo del mistero? No, qui c’è
una donna del Mistero e quella è Hermione, ma al momento non ti dico altro! Per
adesso ti saluto, spero di poterti sentire al più presto, prestissimo!
(Un’ultima cosa: se tutte le zecche fossero come te ben venga. Sei una zecca
adorabile!)