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Autore: LaBabi    09/10/2009    2 recensioni
Una ragazza, una strega, un amore.
«Forza, torna dalla tua bella» pronunciai quando la canzone cambiò.
«Sono già con la mia bella» corresse lui.
Risi di nuovo.

Tratto dal capitolo 7
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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13. What?!

Aprii gli occhi e vidi il buio. Aspettai di abituarmi all’oscurità e cercai di capire dove mi trovavo: era una camera da letto, assomigliava alla mia, ma quella era diversa: i colori ricorrenti non erano oro e rosso, ma verde e argento. Serpeverde. Ero nella stanza di una Serpe. Feci mente locale ed ecco tutte le cose accadute il giorno prima tornarmi alla mente e colpirmi violentemente come uno schiaffo n pieno viso. Prima il quasi bacio del mio migliore amico, la dichiarazione improvvisa ad Harry, il suo silenzio, la mia fuga, le parole di Seam e Mione, il cercare rifugio da Draco, la sua dichiarazione, i baci passionali e … per Merlino, non volevo nemmeno pensarci.

Tolsi il braccio del ragazzo che mi dormiva accanto dal dolce abbraccio in cui mi stringeva e mi alzai lentamente dal letto. Raccolsi da terra i miei abiti, che erano sparsi ovunque e andai silenziosamente in bagno, dove mi chiusi a chiave. Mi vestii velocemente e corsi via da quella stanza, andai sulla Torre di Astronomia. Mi sedetti a terra e guardai il cielo. Era così bello, pieno di stelle luminose, totalmente calmo; avrei tanto voluto essere così anche io. Dovevo rilassarmi, così dopo aver estratto la bacchetta dal mantello, appellai una sigaretta. Dopo averla accesa con la magia aspirai. Sentivo il fumo entrare nella mia bocca, scendere verso i polmoni, riempirli. Una sensazione bellissima e rilassante. Espirai e una nuvola di fumo si disperse nell’aria della notte. Rimasi lì a terra a fumare e a pensare finché il primo raggio di sole mi colpì il volto: era l’alba. Dovevo tornare in camera, ma prima appellai un’altra sigaretta.

«Fumare fa male, lo sai» disse una voce alle mie spalle.

Non risposi e non mi voltai, semplicemente feci un gesto con la mano, come per dire “Sì, certo, certo.”

«Ti ho portato il cappotto, fa freddo qua fuori»

Freddo. Sì, in effetti aveva ragione, ma non ci avevo fatto caso, avevo talmente tanti pensieri che la temperatura era insignificante. La persona che aveva parlato mi si avvicinò e mi mise il cappotto sulle spalle, per coprirmi; per poi sedersi accanto a me.

«Come stai?»

Aspirai profondamente. Relax, solo relax; basta stress. Espirai.

«Ha importanza?»

Sentendo la risposta la mia amica sorrise.

«Dove sei stata tutta la notte?»

Non risposi e aspirai nuovamente.

«Eravamo preoccupati»

Espirai. Aveva usato il plurale. Mi voltai a guardarla negli occhi, volevo leggere in quel suo meraviglioso castano. Non appena i miei occhi si posarono nei suoi capii a chi si riferiva quel plurale. Distolsi lo sguardo e aspirai. Anche lui, anche Harry era preoccupato.

Espirai e spensi la sigaretta, per poi farla evanescere.

«Allora? Dove sei stata?»

«E’ tardi, forza, andiamo a prepararci.»

Sapevo che non me la sarei cavata così, conoscevo bene Hermione, avrebbe voluto sapere a tutti i costi dove fossi stata.

 

«Sunny!»

«Ciao Dean»

Il ragazzo mi stava fissando, come avevano fatto anche Calì, Lavanda, Ginny e chiunque altro mi avesse incontrato durante il tragitto da camera mia alla Sala Grande. Sapevo benissimo cosa avessero da guardare: i miei occhi erano gonfi, per le molte ore di pianto della sera precedente; le occhiaie erano notevoli nonostante il fondotinta; la mia pelle era più bianca del solito, come se fossi malata; avevo un aspetto orribile.

«Sun!» mi salutò Seamus abbracciandomi.

«Ciao!» dissi cercando di sorridere.

«Hai un aspetto orrendo»

Ridacchiai. Il solito Seam, sempre sincero anche se a volte risultava insensibile.

«Grazie!» esclamai sarcasticamente.

«Sunny Cleopatra Sinclair!»

Oh-oh. Quel tono non aveva niente di rassicurante.

«Dove cavolo sei stata ieri sera?»

Mi voltai lentamente ed eccola lì, così simile a sua madre che se lo avesse immaginato avrebbe subito cambiato atteggiamento.

«Rispondi!»

Oh sì, esattamente uguale. Le mani sui fianchi, lo sguardo che inchioda, il timbro di voce. Sembrava di avere davanti la signora Weasley in persona.

«Allora?!»

«Ginny, io..» non potevo certo dirle che ero andata a letto con Malfoy, qualcosa dovevo inventarmi. «..ero fuori, in giardino.»

La mia amica aprì la bocca per rispondere, ma fui salvata.

«Ciao Sun!»

Grazie Merlino, grazie Morgana, grazie Godric, grazie Tosca, grazie a tutti i grandi maghi conosciuti.

«Ciao Ron!» Ginny non si sarebbe fermata. Una soluzione, rapida ed indolore. Ma quale?

«Ragazzi!» gridai quasi, per poi prendere i gemelli sottobraccio e chiedergli di fare un giretto, come ai vecchi tempi.

«Perché no!»

«Buona idea»

Grazie Merlino!

 

Mentre percorrevo il corridoio che portava all’aula di Incantesimi incrociai Ron, e dopo aver visto Hermione avvicinarsi pericolosamente a me, mi attaccai come una cozza allo scoglio al mio amico. Entrati in classe chiesi a Ron di sedersi a accanto a me, così l’avrei aiutato durante la lezione, lui accettò, forse per pietà: sapeva cosa era successo con Harry; glielo aveva sicuramente detto, dopotutto era il suo migliore amico.

«Senti Sunny, mi aiuteresti nei compiti?»

«In che materia?»

«Come in che materia! Tutte!» rispose Ron come se fosse la cosa più ovvia. Non potei fare a meno di sorridere.

«Sun!»

Oh cielo, no. Godric ti prego, fa che non sia lui, fa che me lo sia immaginato.

«Sun!»

No, decisamente no. Non è frutto della mia immaginazione. Mi voltai lentamente e accadde ciò che non sarebbe mai dovuto accadere. Malfoy parlò.

«Sun! Mi hai fatto preoccupare!»

Vidi Hermione, che stava seduta davanti a me voltarsi indietro, con uno sguardo misto fra lo stupito e la curiosità. Anche Harry, che stava seduto accanto ad Herm si voltò a guardarmi.

«Quando stamattina mi sono svegliato tu non c’eri ed ero preoccupato!»

E’ finita. Sono finita.

«Cosa?!» gridò Hermione indignata, rimanendo a bocca aperta.

«Cosa?!» strillò la Parkinson, che si trovava un banco dietro di me battendo le mani sul banco ed alzandosi in piedi.

«Cosa?!» chiese Ron guardando prima me poi Draco.

«Cosa?!» squittì Lavanda che doveva aver sentito grazie al suo udito fine.

«Cosa?» domandò Calì all’amica. Grazie a Godric non aveva sentito, ma Lavanda per mia sfortuna ripeté tutto quello che era stato detto. Grazie amica! «Cosa?!» fece l’indiana alla fine del racconto.

Mi alzai in piedi di scatto e guardai Harry. Nei suoi occhi vidi rabbia, disprezzo e delusione, tanta. Erano gli occhi di chi era stato tradito, dopotutto ero andata a letto col nemico. Intorno a me c’era soltanto brusio, che improvvisamente si tramutò in silenzio e la luce si tramutò in buio.

Quando riaprii gli occhi trovai Madama Chips china su di me.

«Come si sente signorina Sinclair?»

Ero in infermeria, in uno di quei letti freddi e cupi. Odiavo quel luogo, infatti avevo oltrepassato la soglia di quella stanza solo per trovare i miei amici. Perché ero lì?

«Meglio, molte grazie. Posso andare ora?» domandai mettendomi a sedere e cercando con gli occhi le mie cose.

«Non così in fretta signorina! Prima avrei delle domande da farle. Da quanto tempo non mangiava?»

«Ieri a pranzo»

«Che cosa ha mangiato?»

«Due fette di pane»

A quanto sembrava dallo sguardo di Madama Chips dovevo aver dato la risposta errata, ma dopotutto era la verità.

«Le capita spesso di svenire?»

Ecco cosa mi era successo, ero svenuta, di nuovo. Mi aspettava una bella ramanzina da Hermione, no, errore. La mia amica non mi avrebbe più parlato dopo aver sentito che avevo passato la notte con Draco.

«Qualche volta» dissi distrattamente mentre mi alzavo in piedi e mi infilavo le scarpe.

«Signorina Sinclair, deve fare i tre pasti principali della giornata e il più completi possibili. Non voglio più vederla qui per svenimenti dovuti a carenza di zuccheri, chiaro?»

«Certo Madama Chips, non succederà più.» promisi falsamente cercando di essere il più convincente possibile sapendo che la causa del mio svenimento era lo stress. «Grazie mille e arrivederci a.. non presto!» continuai uscendo dalla stanza. Guardai l’orologio, a quell’ora avevo lezione di Pozioni. Piton non avrebbe preso bene il mio ritardo. Appellai il libro e mi affrettai verso i sotterranei, dove si trovava l’aula. Aprii piano la porta e la oltrepassai. Tutti si voltarono a guardarmi, tranne Piton che rimase di spalle.

«Signorina Sinclair, lo sa che non ammetto ritardi.»

«Certo professore, mi scusi tanto. Non si ripeterà più» dissi convinta rimanendo appena oltre la soglia.

«Ne sono convinto, visto che per la prossima lezione dovrà fare una relazione sui capitoli dal 20 al 25» mi comunicò voltandosi a guardarmi con i suoi occhi freddi e distaccati.

«Gliela consegnerò domani stesso»

«E ora venga qui e mostri alla classe come si prepara la pozione di pagina 259»

Voleva mettermi in difficoltà. Come facevo a saperlo? Il fatto che fossimo arrivati a pagina 189 poteva significare qualcosa? Decisamente sì. Ma io ero più furba di lui, altroché. Mi diressi verso la cattedra e appoggiai il mio libro in un angolo. Mi rimboccai le maniche ed iniziai a spiegare.

«A pagina 259 del libro di testo sono spiegate le funzioni principali, gli ingredienti e il procedimento principale della pozione Scordella. Chi ingerisce anche poche gocce di questa dimentica tutto ciò che ha appreso negli ultimi tempi, con dosi massicce si può anche dimenticare tutta la vita, persino il nome, come si cammina o come si parla.»

Continuai a parlare e a preparare la pozione, finchè non terminai e la lezione finì.

«Può andare signorina Sinclair e si ricordi la sua relazione.»

«Arrivederci professor Piton.»

Raccolsi il mio libro ed uscii dall’aula di Pozioni trionfante. Uno a zero per me, caro professore.

 

Quel pomeriggio lo passai in biblioteca, che era completamente vuota, più del solito; poiché per quel giorno era stata prevista un’uscita e nessuno era rimasto al castello. Finii la relazione un’ora prima di cena e così andai in camera e mi sdraiai sul letto a pensare e presi una decisione. Dovevo parlare con Silente.

A cena non parlai con nessuno e nessuno parlò con me, ero stata esclusa da tutti. Mi sarei volentieri alzata e sarei uscita dalla Sala Grande, ma Madama Chips mi teneva d’occhio, non perdeva un mio singolo movimento.

Finita la cena andai dalla professoressa McGranitt comunicandole che dovevo urgentemente parlare con il preside e questa mi portò nell’ufficio di Silente. Ero preoccupata, era sempre il mio preside dopotutto.

«Minerva, vai pure. Signorina Sinclair, si sieda, la prego.»

Osservai il volto magro e grinzoso dell’uomo che mi trovavo davanti. Nonostante la sua età era molto potente ed in forze. La magia non era il suo unico punto forte, ma anche l’educazione. Mi rivolse un sorriso e dopo essersi sistemato gli occhiali sul naso mi invitò a parlare.

«Vorrei cambiare istituto scolastico.»

Silenzio. I suoi occhi erano puntati su di me, inespressivi, sembrava quasi volermi leggere dentro, nell’anima. La fenice poco lontano da lui si incenerì e divenne polvere, per poi rinascere dalle sue stesse ceneri, semplicemente affascinante; ma non dovevo farmi distrarre.

«E’ possibile?» domandai per esortarlo a rispondere.

«Può cambiare scuola quando desidera, signorina. Però la inviterei a rifletterci bene prima di fare una richiesta formale» Mi aveva dato del lei, solitamente usava il tu con me. Era distaccato. Voleva farmi cambiare idea e sapeva che se fosse stato gentile non lo avrei fatto, ma non lo avrei fatto comunque. Ero convinta, era ciò che volevo, andarmene lontano da Londra, da Hogwarts, da Draco, da Harry, da tutti. Barbantoux era la scuola perfetta; poi avevo già fatto amicizia con alcuni studenti di quella scuola quando erano venuti per il torneo Tremaghi e soprattutto era molto lontano.

«Professor Silente, lei mi conosce da quando sono venuta al mondo; sa che se non fossi convinta non sarei qui a dirglielo; sa che amo Hogwarts e se non fossi costretta dagli ultimi avvenimenti accaduti rimarrei volentieri. E non mi riferisco all’arrivo della Umbridge.» Silente era un buon amico di mio padre, lo conoscevo da sempre, ma non ero a conoscenza che fosse il preside della scuola fino a quando il primo giorno del primo anno non lo vidi in Sala Grande.

«Sì, ti conosco da tutta la vita Sunny, per questo ti chiedo di pensarci su ancora un po’. Fra due giorni se sarai ancora convinta di ciò invierò un gufo alla scuola che preferisci per dirgli del tuo arrivo; anzi ti accompagnerò personalmente.»

Due giorni, sarei sopravvissuta? In qualche modo avrei fatto.

«Grazie professore. Le darò la risposta definitiva fra due giorni e non si aspetti che cambierò idea. Lo sa che sono testarda.» finii alzandomi e rivolgendogli un dolce sorriso.

«Oh, conosco bene la testardaggine dei Sinclair; ne ho avuto a che fare spesso.»

Ridacchiai, mi congedai e uscii dal suo ufficio. Due giorni e poi sarei finalmente potuta rinascere, sarei potuta essere un’altra persona, una che non si deve preoccupare di nascondere il suo migliore amico agli altri amici, una che non viene giudicata solo perché è andata a letto con qualcuno, una che non deve soffrire per essersi innamorata di Harry Potter. Sarei stata una nuova Sunny Sinclair.



  
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