Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Mizar19    10/10/2009    3 recensioni
Un paese perbenista. Alcune famiglie. Due ragazze molto diverse, ma al contempo troppo simili. No, non è un "incontro-corteggiamento-passiamoaifatti-lietofine". Loro sono già felicemente assieme.
Inseriamo ora alcuni elementi di turbolenza: un trasloco repentino, sexy compagne di scuola, austere o lunatiche, incomprensioni e incomunicabilità.
Si verrebbe così a creare un mosaico di individui, ognuno con le sue ossessioni, i suoi desideri e le sue paure; un eterogeneo gruppo di ragazzi (e non solo) le cui vicende si legano e intrecciano attorno a quella di Maria Cristina, appassionata giocatrice di pallavolo, e Federica, poliedrica artista.
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La decima Musa'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
t.s.e.CAP3 Spero che il secondo capitolo non vi abbia annoiato troppo... ora si inizia ad entrare nel vivo della storia!
Grazie a coloro che continuano a seguire le avventure di Maria Cristina e Federica ;)



*************

Capitolo III
LA MIA ROSA

Era profumata. Morbida e profumata.
Attorcigliava lentamente un dito fra i miei capelli, che aveva sciolto poco prima. Appoggiata con la guancia al suo seno, chiusi gli occhi.
Perdermi fra le braccia e le coccole della mia deliziosa amante, ecco qual era la cosa che preferivo.
Intrecciai le mie gambe con le sue, i nostri jeans sfregarono rumorosamente.
- Sei bella con i capelli slegati - sussurrò, io aprii gli occhi.
- Grazie... - i nostri sguardi si fissarono l'uno in quello dell'altra.
Mi avvicinai al suo viso e posai un bacio sulle sue labbra.
Le sue braccia si strinsero attorno al mio collo, mentre tentava di attirarmi verso di lei..
I baci dolci e casti, si trasformarono ben presto in passionali dimostrazioni d'amore.
Le sue mani mi carezzavano il corpo, sicure.
Ormai coricata sopra di lei, la sentii intrecciare le gambe sulla mia schiena.
E mentre la baciavo sapevo che non avrei potuto avere nulla di meglio.

Un'improvviso rumore dietro la porta ci fece scattare: ci separammo rapidissime, ormai eravamo diventate molto veloci.
- Fede? - era Veronica, la maggiore dei fratelli Mantovani.
- Oh Vero! Che spavento! Pensavo fosse mamma! -, anche il mio cuore batteva a mille.
Nonostante sapessero della nostra relazione, quando ci sorprendevano assieme erano urla assicurate.
Per fortuna a casa mia era diverso.
- C'è una chiamata per te - le porse il cordless nero.
- Pronto? -
...
- Oh ciao! -, poi Fede mise in vivavoce.
Era Davide.
- Scusa, mi sono dimenticato di prendere i quaderni! Mi servirebbero latino e fisica, posso passare dopo a prenderli? - il suo tono sfiorava la supplica.
- Tanto io dopo vado a pallavolo, passo io a portarteli - gli dissi.
- Ah, ma c'è anche Mari! -
- Già, sono ancora qui... -, Fede mi lanciò un'occhiata maliziosa, allungando una mano per carezzarmi una guancia.
Per fortuna Davide non poteva vederci.
- Di cos'è che avevi paura? - rise Davide.
- Eh? - Fede era perplessa.
- Quando tua sorella ti ha chiamata: che spavento! Pensavo fosse mamma! -
Cavoli!
- Niente, è... pensavo... ha aperto la porta di scatto - balbettò, Federica, quando è nervosa, inizia sempre a balbettare. Per la serie "antisgamo".
- Farò finta di crederti, vabbè grazie ancora per i quaderni! A domani! -, così dicendo staccò.
- Caspita... - disse Fede lasciandosi cadere sul letto.
- Dobbiamo stare attente - le ricordai.
- Lo so... -
- Ascolta, possiamo parlare un attimo di questa cosa? -, la vidi irrigidirsi.
Mi affrettai a stringerla a me.
- Amore mio... io... diciamo che mi spiace nascodere tutto... almeno ai nostri migliori amici... - iniziai, ma lei subito m'interruppe.
- No, davvero! Ti prego... -
- Ma perchè? - le domandai per l'ennesima volta e lei, per l'ennesima volta, mi rispose allo stesso modo.
- Perchè ho paura... -
- Quand'è che sarai pronta? E' snervante comportarsi così, misurare parole e gesti, e tu lo sai bene tanto quanto me! -
- Non lo so... ma se poi loro non volessero più essere nostri amici? - Federica aveva le lacrime agli occhi.
L'abbracciai più stretta e la baciai.
- Non credo farebbero mai una cosa del genere... li conosciamo bene... -
- Ascolta Mari, facciamo un patto... tu non dir loro nulla per ora, però, entro le vacanze di Natale, glielo diremo -
- Oh sì! Grazie amore! - mi gettai sopra di lei, schiacciandola. Lei rise.
La sua voce era cristallina.
- Non piangere più però - mormorai strofinando il naso fra i suoi capelli profumati di fragola, proprio come desideravo fare quella mattina.
- Promesso -
Le mordicchiai un orecchio, poi cercai con la mano destra il gancio del suo reggiseno.

Novantasette, novantotto, novantanove...
- Andiamo ragazze! Contate più forte! - il nostro allenatore urlava, camminando fra di noi, che, sudando e ansimando, terminavamo l'allenamento con duecento addominali.
- E' impazzito - bofonchiò Nex, la ragazza della squadra con cui avevo legato di più.
Il suo vero nome è Francesca, il soprannome deriva dal latino: il nome della terza declinazione nex, necis significa "morte" e se qualche bestiola o pianta passa fra le sue mani, muore.
- Io ho bisogno di usare il pallone - brontolai.
Era da metà agosto che facevamo preparazione atletica tre volte a settimana.
Basta.
Centoventidue, centoventitrè, centoventiquattro...
Volevamo giocare.
- Quest'anno gareggiamo per vincere i nazionali, quindi vi voglio cariche, resistenti e preparate! -, Giovanni, a furia di sbraitare, era diventato rosso come un pomodoro.
- Sì! - esclamammo in coro.
Centocinquantasei, centocinquantasette, centocinquantotto... che stanchezza!
Dopo due ore di allenamento intensivo non erano certo l'ideale.
Ripensai a Federica, che avevo lasciato sul suo letto sfatto, con la promessa che sarei tornata nel giro di tre ore.
Ripensai a quella lacrima che per un momento aveva minacciato di rotolarle lungo la gota, ma poi si era limitata a scintillare.
Centosettantanove, centottanta, centottantuno...
- Non vedo l'ora che inizino le partite! - Nex era eccitata.
- Lo credo bene... io adoro giocare in trasferta -
- Dobbiamo assolutamente arrivare a Roma - era lì, infatti che si sarebbe tenuta la finale, mentre il resto delle partite l'avremmo giocato in giro per l'Italia.
- Senza ombra di dubbio -
Centonovantasette, centonovantotto, centonovantanove...
Tirammo un sospiro di sollievo e ci accasciammo, con il fiatone.
- Bene, brava ragazze! Ora correte a farvi la doccia -
Mi alzai con le gambe molli e la fronte ricoperta di sudore.
Nello spogliatoio presi l'asciugamano e il bagnoschiuma, poi, dopo essermi spogliata, m'infilai nella prima doccia libera.
Chiusi gli occhi.
Il getto d'acqua tiepida m'investì. Fu un sollievo.
Rimasi alcuni secondi impassbile sotto la doccia, con l'acqua che mi lambiva il volto e le spalle, indifferente agli schiamazzi e alle risate delle mie compagne.
- Fammi spazio - Nex si era intrufolata prepotentemente nella mia doccia.
- Non si usa più chiedere permesso? -, al suo ingresso ero sobbalzata.
Ormai, però, ero abituata alla sua presenza.
- Così risparmiamo tempo -
M'insaponai rapidamente, mentre la mia amica mi raccontava di una sua compagna di classe che si faceva, testuale parole, "sbattere dal professore di matematica nei bagni degli insegnanti, davvero squallido".
- Tu, invece, nuove fiamme? - le chiesi ridendo.
- Sapessi... - sogghignò.
- Ora mi hai messo la pulce nell'orecchio... dimmelo! - la incalzai.
- Okay confesso... Simone -, credevo che la mia mascella si sarebbe scardinata per lo stupore.
- Mio fratello?! -
- Non fare quella faccia da pesce lesso! Certo che è tuo fratello! -
- Oddio... - borbottai.
- Mi devi aiutare -, chiusi l'acqua.
- Devo chiedergli se gli piaci? - sollevai un sopracciglio sarcastica, intanto mi avvolgevo l'asciugamano attorno al corpo.
- Dai, smettila! Non sta con nessuna, vero? -
- Affermativo -
- E'  innamorato di qualcuna? -
- Negativo -
- Qualcuna gli fa il filo? E non rispondere affermativo-negativo sennò ti dò uno schiaffo - mi minacciò.
- Agli ordini! Che io sappia no -
- Fantastico... devo solo riuscire ad arrivare a lui -
- Non avete amici in comune? -
- Sì... Walter! -, dimenticavo che erano compagni di classe.
- Buona fortuna -

Mentre mi rivestivo, il mio chiodo fisso era Federica. Desideravo con ogni fibra del mio corpo essere accanto a lei.
- Cos'è tutta sta fretta? Un appuntamento? - mi stuzzicò Nex, mentre si infilava i jeans saltellando.
- Pensa ai fatti tuoi - la rimbeccai amichevolmente.
- Oh insomma! Una sana sera di sesso fa bene a tutti -, risi con lei.
- Tienti per te le tue teorie, grazie - le dissi, anche se ero pienamente d'accordo con lei.
- Io sono più che a favore - s'intromise Olivia, un'altra compagna di squadra.
- Io pure -
- E io anche! -, le mie compagne ridevano, prendendosi in giro l'una con l'altra.
- Mi fa piacere, ora devo scappare! Ci vediamo mercoledì sera! - le salutai, poi uscii quasi di corsa.
- Ciao Giò, a mercoledì! -
- Ciao! - mi salutò lui.
Misi in moto lo scooter, poi partii.
Destinazione: Viale della Chiocciola Ambrata n° 16, casa di Federica.
Nel borsone della società sportiva avevo trovato posto anche per il pigiama e il beauty.
La cartella era a casa, già pronta, l'avrei recuperata domani mattina.

Suonai il campanello e subito il cancello scattò.
Seguii il vialetto lastricato, fino alla porta d'ingresso.
Da uno spiraglio filtrava una luce assieme al volume di un televisore: Fede mi stava aspettando.
In salotto Veronica e Mattia stavano guardando un documentario sulla fauna e la flora dell'Australia.
- Lasciali perdere - ridacchiò Fede sottovoce.
- I tuoi genitori non ci sono? - le domandai, posando il borsone.
- No, sono andati a mangiare una pizza con Claudio -
Claudio è l'ultimogenito di casa Mantovani, di sedici anni, insopportabile ed irritante quasi quanto Margherita.
- Noi andiamo sopra - annunciò Fede, poi sparimmo in mansarda.
Al piano superiore ci sono le stanze di Federica e di Veronica, il bagno e una sala lettura con il computer.
- Hai già fatto la doccia, vero? - mi chiese, annusandomi.
- Certo, non sono una puzzola! Mica vengo a rotolarmi nel tuo letto in uno stato disgustoso!  -, lei rise e si strinse forte contro di me.
- Hai sonno? - le chiesi, dando un giro alla chiave nella toppa.
- Assolutamente no -
Con una mano afferrò la zip della tuta e la abbassò, rivelando una semplice maglietta bianca.
Iniziò a baciarmi il collo, poi dietro l'orecchio, mordicchiando e succhiando.
- Ehi... ehi.. aspetta - la staccai delicatamente.
Poi, a sorpresa, l'afferrai e la portai sul suo letto.
La feci coricare, poi le sfilai la maglietta.
Dopo aver gettato le converse in un angolo, mi coricai sopra di lei.
Le sue labbra rosee si schiusero in un dolce ed innocente sorriso. La mia Federica era come un bocciolo di rosa, delicato e profumato.
Ed io volevo proteggerla dal vento e dagli altri animali che potevano ferirla. Un po' come il Piccolo Principe, che riparava la sua rosa con una campana di vetro.
La mia rosa era piccola, ingenua, voleva sconfiggere il mondo con le sue quattro spine e mio compito era prendermi cura di lei.
Mi aveva addomesticato tempo fa.
Con la differenza che Federica non conosceva superbia e vanità: ogni sua azione era dettata dalla sua ingenuità e dal suo altruismo.
Posai le labbra sulla sua pancia piatta, lasciando un sentieri di piccoli baci che dallo sterno scendevano verso l'inguine.
Con una mano mi carezzava i capelli.
Mi soffermai sulle ossa del bacino. Adoravo mordicchiarle. E lo adorava anche lei.
Le sfilai i pantaloni.
- Aspetta - disse lei, per poi spogliarmi a sua volta.
Spegnemmo la luce grande, lasciando ad illuminare la stanza solo l'abat-jour, che creava un bellissimo gioco di luci.
Ci infilammo sotto le coperte, abbracciandoci, pelle contro pelle.
Era una senzazione bellissima, che portava entrambe ad un livello tale di coesione degli animi, che pareva di essere una persona sola.
- Ti amo - sussurrò contro la mia guancia.
- Anch'io... -
Fede si coricò sopra di me, baciandomi.
Restammo prese dalle labbre l'una dell'altra per un po', finchè entrambe percepimmo un bisogno più pressante, prettamente umano.
Fede fece scivolare una mano fra le mie gambe, mi carezzò lentamente.
Mugugnai all'interno della sua bocca.
Poi, senza preavviso, mi sfilò gli slip.
- Mm... -, lei sorrise, per poi slacciarmi il reggiseno.
Le sue labbra erano delicate sulla mia pelle, il suo tocco paradisiaco.
Non vedevo l'ora che si spostasse più in basso... desideravo ardentemente fare l'amore con lei, trasportandola con me in turbine amoroso di coinvolgimento emotivo e fisico.
Mi mordicchiò la pancia, leccandomi attorno all'ombelico, mentre con la mano continuava a stimolarmi.
Quando sostituì le labbra alle dita gemetti parecchio forte. Tant'è che lei ne ebbe da ridere.
- Sciocca - l'accusai affettuosamente, lei tornò per un attimo alla mia bocca, poi ridiscese.
Non le servì molto tempo per portarmi all'orgasmo.
- Abbassa la voce - ridacchiò Fede, stringendomi.
Mi coricai accanto a lei, con la testa sulla sua spalla, mentre lei mi carezzava i capelli e mi baciava piano la fronte.
Mi lasciai cullare dal suo tocco modulato, rabbrividendo a causa delle ultime scosse di piacere.
Dopo che mi fui completamente ripresa, tornai a baciarla con passione.
Ma era tempo di ribaltare la situazione, letteralmente.
Rigirai Fede, che rise, come al solito.
- Rilassati - le dissi soltanto, poi le sganciai il reggiseno.
Lei sospirò, chiudendo gli occhi.
Il seno era più abbondante del mio, candido.
Lo baciai, avida del sapore dolce della sua pelle lattea.
La sua reazione fu immediata.
Nuovamente tracciai una scia di baci e leggeri morsi fino all'orlo delle sue mutandine bianche.
La sentii fremere quando le posai un bacio sopra la stoffa.
- Posso? - le chiesi, era una domanda puramente retorica.
Certo che potevo.
Lei però rispose affermativamente e io, con esasperante lentezza, glieli sfilai.
Inizialmente mi limitai a carezzarla con la mano, prima lentamente, poi accelerando poco a poco.
Finchè posai le mie labbra sul suo clitoride. Il bacio più intimo e segreto che potessi darle.
Federica sussultò, inarcando la schiena. Tentava disperatamente di controllare i suoi gemiti, con scarso successo.
Per fortuna, di sotto, i suoi fratelli tenevano il volume abbastanza alto. Forse un'accortezza da parte loro.
Chiusi gli occhi per poter assaporare meglio ogni istante, la sentivo provare un piacere enorme e ciò mi compiaceva decisamente.
Quando Federica veniva lo capivo senza bisogno che me lo dicesse: diventava calda ovunque ed emetteva un buffo gemito, che potrei riconoscere fra mille.
Posai la bocca sulla sua.
Mi coricai su un fianco e lei si accoccolò contro di me, respirando affannosamente.
- Io... Mari... -
La zittii dolcemente.
- Sei la mia rosa - le dissi, stringendola.
- Cosa? - mi chiese lei sorridendo.
- Nulla, amore, nulla... -

*****************

A presto con il prossimo capitolo!
E continuate a farmi sapere il vostro parere!

x hacky87: sono contenta che continui a piacerti ^_^

Mizar19
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Mizar19