Kikan
no mura - Il villaggio del tempo
<<
Cosa vuol dire “è bloccato nel tempo?” E
poi, come sarebbe “non esiste?” Mi
stai prendendo in giro? Dici cose senza senso! >>
Shigehito era
spaventato a morte, anche lui faceva parte del villaggio e, qualunque
cosa
fosse successa, lo riguardava direttamente. Non voleva scoprire la
verità, non
voleva sapere che forse era morto senza saperlo, non voleva scomparire!
Aveva
un vero terrore di non essere più al mondo, ma voleva
comunque sapere… doveva
sapere. << Spiegami tutto e con più calma.
>> Spostò le mani dalla
sua testa assumendo un aspetto più composto.
<<
Io sono calma abbastanza, sei tu che ti sei fatto prendere la mano. Non
ho
emesso alcuna sentenza, ho solo detto ciò che vedo.
>> Le sue parole, per
quanto indifferenti, erano giuste e il ragazzo non ribatté
in alcun modo.
Kazunari decise che era ora di prendere la parola.
<<
Capisco perfettamente quelle che sono le tue paure, la faccenda
riguarda anche
me. Ma, se vogliamo capirci qualcosa, dobbiamo restare vigili. Ti prego
Izumi,
spiegagli tutto per bene. >>
Restò
in silenzio ancora qualche minuto, poi si decise a parlare.
<< Prima, con
il rito al quale hai assistito, ho creato uno schermo spirituale.
>>
<<
Cos’è, uno schermo spirituale? >>
<<
Uno specie di schermo a raggi x. >>
<<
Un cosa? >> L’altra sbuffò.
<<
Diciamo che è come un paio di occhiali per un cieco.
>> Vedendo che non
la interrompeva più proseguì. <<
Attraverso di esso, ho constatato che
ciò al quale stiamo assistendo è solo un
miraggio. >>
<<
Come sarebbe a dire? Tu mi vedi bene, come posso essere un miraggio?
>>
<<
Una presenza demoniaca sconosciuta ha preso possesso di questo posto
alcuni
anni fa, da allora lo scorrere del tempo è diventato stabile
e immutabile. >>
Il
ragazzo deglutì a vuoto. << Esattamente, cosa
significa? >>
<<
Che l’intero villaggio è condannato a rivivere gli
stessi momenti, fino a
quando la presenza maligna non deciderà di disfarsene.
E’ come se tutti fossero
delle marionette, il tempo non passerà mai. >>
Cadde il silenzio, che
venne poi rotto dal vecchio Fujiwara.
<<
A quanto corrisponde il tempo di ripetizione? >> Izumi
assottiglio gli
occhi.
<<
Non ne sono sicura, ma credo un anno. Esattamente all’inizio
dell’anno nuovo
ricomincia la storia. Shigehito? >>
<<
Mh? Cosa c’è? >>
<<
In che anno siamo? >>
<<
Che domande sono? Siamo nel 5 Agosto del 1989. >>
<<
Come temevo, la situazione va avanti da molto tempo. >>
L’anziano
bonzo pose una domanda da un milione di dollari. << In
che anno siamo,
ragazza? >> Nell’atmosfera aleggiava una strana
tensione e, i due
abitanti del posto, temevano la sua risposta.
<<
Siamo nel 5 agosto… >> Murakami emise un
sospirò di sollievo che si mozzò
non appena ebbe udito il seguito. << del 1999.
>>
<<
EH?! >> Lo sfortunato giovane lanciò un urlo
da stadio per la sorpresa
mista a paura. << Aspetta un momento… ho
bisogno di rimettere a posto la
mia povera testa. >> Si prese la testa tra le mani in una
posa disperata.
<< Qualcuno mi spiega cosa dovrei fare adesso? Cosa ne
sarà di me e della
mia famiglia? >>
<<
Non temere, sono qui per questo. >>
<<
Grazie, Izumi. >> Quelle parole, anche se solo per un
po’, lo
consolarono. Tutto all’improvviso di fece silenzio. E fu
proprio grazie a
questo che riuscirono a udire il lieve rumore di passi, qualcuno stava
salendo
le scale, ma i suoni erano troppo leggeri per essere umani. Tutti e tre
erano
in attesa dell’inaspettato visitatore, si era alzato il vento
ed il cielo era
ricoperto di oscure nuvole cariche di pioggia e di sventura.
<<
Salve, finalmente sei arrivata. >> Una figura
incappucciata era apparsa
in cima alla scalinata, indossava un mantello nero ed era impossibile
distinguere il suo volto. << Hai scoperto il nostro
segreto, come aveva
fatto quella sciocca. >> Una piccola risata
uscì dalle sue labbra,
sembrava di donna. << Ora sarò costretto a
ucciderti. >>
<<
Se ci riesci. >> Izumi tirò fuori due
talismani con il chiaro intento di
combattere.
<<
L’altra ci ha provato, ma si è arresa. Tu, che
farai? >>
<<
Ovvio, mi batterò. Io sono più forte di lei.
>> Con un balzò, Zawazoe
scaglio i due ofuda contro il nemico ma furono bloccati da una
barriera. Ci
furono istanti di lotta tra le loro energie, alla fine i pezzetti di
carta
furono distrutti. Solo l’impercettibile movimento delle
sopracciglia dava adito
a una reazione da parte dell’esorcista.
<<
I miei complimenti, sei riuscita tenermi testa e non è una
cosa da poco.
>> Ci fu un’altra forte folata di vento.
<< Per il momento è tutto,
vi lascio alle cure dei miei sottoposti. Se riuscirete a sopravvivere,
allora,
vi batterete con me. >> Così come era venuta,
la strana persona, girò sui
tacchi e se ne andò.
<<
Ci… ci… ci ha visti! E adesso, che si fa?
>> Domandò Shigehito al colmo
della paura.
<<
Un bel niente, aspettiamo. >> Il vecchio Kazunari la
guardò con la coda
dell’occhio.
<<
E nel frattempo, cosa facciamo? >>
<<
Nessuno di noi può stare da solo, ormai ci hanno visti e non
siamo al sicuro.
Verrete a stare tutti a casa mia. >>
<<
In quel caso devo avvisare i miei genitori. >> Si
alzò con l’intento di
andare a casa sua ma lei lo fermò.
<<
Non farlo. Come ti ho già detto sono tutti coinvolti quindi
non puoi rivolgerti
a loro. >>
<<
Capisco. >> Rispose mesto il ragazzo. Per la prima volta
da quando si
erano conosciuti, Izumi accennò un lieve sorriso.
<<
Non preoccuparti, quando tutta questa storia sarà finita
potrai tornare a casa.
>>
<<
Si, grazie. >> Detto questo, i tre si diressero verso la
casetta di
Izumi. Tuttavia ne lei ne il sacerdote poterono fare a meno di
guardarsi
indietro con sguardo sospetto. L’abitazione era piuttosto
piccola e in stile
nipponico. Vi era una cucina sulla destra, la sala centrale che veniva
usata
anche come camera per la notte, adiacente a questa vi era una camera
per gli
ospiti e infine, sulla sinistra, il bagno. Arrivò il
tramonto e con esso le
prime stelle della sera, mentre fuori si poteva ammirare un magnifico
scenario,
i nostri eroi se ne stavano seduti a banchettare.
<<
Questo sushi è davvero delizioso. Si vede che il vostro
è un paese di
pescatori. >> La ragazza era stranamente loquace quella
sera. <<
Lei che ne pensa? >>
<<
Sono d’accordo. >> Anche Kazunari si stava
godendo il pasto, l’unica
eccezione era Shigehito. << Che cos’hai,
ragazzo? >>
<<
Niente, e solo che… non riesco a credere di aver ripetuto
per la bellezza di dieci
anni sempre le stesse cose e per giunta senza mai accorgermene. Ho
ancora lo
stesso aspetto di allora, ci sono donne che pagherebbero per questo.
>>
<<
Pensa che tra poco tutto finirà. >> Voleva
essere un incoraggiamento ma
la sua frase risultò alquanto lapidaria. <<
Intendevo in senso positivo.
Piuttosto… >> assaggiò un altro
boccone di sushi. << Kazunari-san,
mi dica, qual è la sua versione dei fatti? >>
L’uomo smise di mangiare e
iniziò a raccontare.
<<
E’ successo tutto l’estate scorsa, mia nipote era
venuta a trovarmi per
trascorrere le vacanze qui. I rapporti tra me e mia figlia si erano
bruscamente
interrotti cinque anni fa, in seguito ad un brutto litigio mi
cacciò da casa
sua e da allora non l’ho più rivista. Mi trasferii
nel mio paese natale e mi
dedicai alla mia attività di monaco buddista. Non ricevetti
più notizie fino
alla primavera scorsa, quando mia figlia m’informò
che stava per divorziare e
che Mitsuki avrebbe trascorso l’estate con me. Quando
arrivò era molto felice
di rivedermi, mi disse che quei cinque anni erano stati un inferno
perché suoi
genitori non facevano che litigare. Ricordo che, il giorno dopo, venne
a
trovarmi e da quel momento iniziò ad essere strana.
>>
<<
Probabilmente anche lei aveva visto la stessa cosa che ho visto io.
Essendo
nipote di un sacerdote era inevitabile che avesse un qualche potere,
solo che
non ha mai saputo di averlo. >> Concluse la giovane.
<<
Esattamente. Mia figlia aveva rinnegato il suo dono e non voleva che ne
facessi
parola e sua figlia, io rispettai il suo volere. Se avessi immaginato
che quel
potere avrebbe potuto salvarle la vita le avrei insegnato tutto quello
che
sapevo. In ogni caso, Mitsuki smise di uscire di casa fino a sparire
del tutto.
L’ultima volta che andai a trovarla ci parlammo a lungo, come
se non ci
dovessimo rivedere più, e così è
stato. >>
<<
Era spaventata? >>
<<
No, anzi, era stranamente tranquilla. Devo dire che anche io, come lei
e te,
avevo intuito che qualcosa non andava, ogni volta che arrivava il nuovo
anno
sentivo di star vivendo gli stessi momenti ma ero convinto si trattasse
di
forze spiritiche annidate in questo posto e che quindi non ci avrebbero
infastiditi. Che stupido sono stato. >>
<<
Lei non ha potuto salvare sua nipote. >> Disse mentre
appoggiava le
bacchette sulla ciotola con fare educato.
<<
Izumi! >> La redarguì il giovane.
<<
Ma ora può aiutarci a fare giustizia ed evitare che qualcun
altro finisca come
lei. >>
<<
Si, è vero. >> Dopo l’abbondante
cena, nonostante fosse ancora presto
(non erano neanche le 21.00), decisero di comune accordo di andare a
dormire.
Il giorno dopo si sarebbero dovuti alzare presto, Kawazoe aveva in
mente una
pista precisa da seguire. Inoltre i due ospiti avevano bisogno di
recuperare
alcune lo cose, come vestiti e oggetti da toilette. Fecero il bagno a
turno,
prima Izumi, poi Kazunari ed infine Shigehito. Pur essendo inizio
serata non si
sentiva volare una mosca. Si vedeva soltanto qualche piccola lucciola
appoggiata a qualche foglia, nient’altro. Fu proprio questa
presunta calma a scatenare
la preoccupazione della ragazza. Senza dire una parola, si
alzò dal futon ed
apri le ante scorrevoli in stile orientale. Chiuse gli occhi per pochi
istanti
ma le bastarono per mettere a fuoco la situazione. Si diresse verso la
camera
adiacente e senza tanti preamboli sveglio i suoi inquilini.
<<
Kazunari-san e Shigehito, svegliatevi. >>
<<
Che succede? >> Chiese il giovane sbadigliando
sonoramente.
<<
Abbiamo problemi, vero? >> L’anziano bonzo si
alzò immediatamente ed
afferrò il suo bastone.
<<
Proprio così. Infilatevi le scarpe ed usciamo di qui, alla
svelta. >>
<<
Cos… ma perché? E poi siamo in pigiama! Almeno
voi siete presentabili. >>
Murakami, si riferiva la fatto che Izumi indossava una larga maglietta
bianca e
pantaloncini celesti, mentre il bonzo una kimono bianco che portava
sotto al
suo solito vestiario. Lui, invece, aveva addosso solo una canottiera
bianca e
dei boxer bianchi a strisce blu chiaro. << Non posso
uscire così.
>> si lamento ulteriormente.
<<
Allora resta qui e muori. >> Aggiunse glaciale la sua
interlocutrice nel
frattempo che recuperava il suo marsupio giallo.
<<
Vengo subito! >> Detto, fatto. Cercando di non farsi
notare
sgattaiolarono fuori di casa, e fu allora che li videro. Tutti gli
abitanti del
villaggio stavano marciando verso la loro abitazione armati di forconi
e
fiaccole.
<<
Ma che stanno facendo? Sono impazziti? >> Shigehito si
teneva gli
occhiali per essere sicuro di vedere ciò che effettivamente
vedeva.
<<
No, sono preda di una possessione. >> L’anziano
uomo correva senza
l’aiuto del suo bastone dimostrando di essere ancora in gamba
nonostante la sua
età. (Kaz = ehi! Io, ho solo 56 anni! – Kah = dici
niente… O_O)
<<
Izumi, non puoi fare qualcosa? >>
<<
Sono troppi Shigehito, inoltre lo scopo del loro attacco è
solo quello di
allontanarci dalla nostra destinazione. >>
<<
Che sarebbe? >>
<<
La scuola media. >>
<<
Perché andiamo lì? E poi come fai a sapere dove
si trova? >> Lui era
quello che faticava maggiormente a seguire i due, sia fisicamente che
mentalmente.
<<
L’ho vista oggi, durante il mio giro di perlustrazione. Il
motivo per il quale
andiamo la è perché credo che Mitsuki volesse
trasferirsi qui. Probabilmente,
la madre ha cercato di soffocare il suo potere con il risultato che
l’ha fatta
scappare, inoltre vi era la storia del divorzio. Lei non era felice in
quella
casa, ma con suo nonno si. >>
<<
Perché, mia nipote, sarebbe dovuta andare alla scuola media?
Era ancora estate
inoltrata. >>
<<
Questo è vero, ma se il suo desiderio era restare qui era
ovvio che volesse
conoscere la sua nuova scuola. Credo che abbiano usato con lei la
stessa
modalità d’attacco e che quindi si sia ritrovata
sola e braccata. L’unico posto
dove poteva trovare rifugio era la scuola. Sono sicura che troveremo
qualche
indizio e forse anche uno dei suoi carnefici. >>
<<
Che intendi? >> Ora non correvano più, stavano
camminando lentamente
accanto al cancello scolastico. Tutti avevano partecipato alla
“fiaccolata”,
non vi era anima viva in giro.
<<
Lo spirito demoniaco, chiunque esso sia, non ama sporcarsi le mani a
meno che
non sia necessario. E’ ovvio che abbia mandato qualcun altro
a fare il lavoro
sporco come ad esempio dei suoi coetanei. >>
<<
Vuoi dire che nella lista potrei essere incluso anche io?
>> Domando
sconvolto il giovane indicandosi con l’indice.
<<
No, tu no. Possiedi un qualche tipo di potere che non ho ancora
identificato e
quindi sei fuori dalla lista. Inoltre non sei sotto l’effetto
della
possessione. >>
<<
E’ vero. >> Restò un po’
sovrappensiero con un dubbio in testa. <<
Ora che siamo qui, dove dobbiamo andare? >>
<<
Prima nella sala dove sono conservati gli archivi e poi nella sala
computer.
>> Passarono attraverso un passaggio tra gli alberi che
lo studente
conosceva e si infiltrarono nella scuola. << Shigehito,
dove si trova la
nostra prima tappa? >>
<<
Dunque… terzo piano, uno dei primi edifici sulla destra.
>>
<<
Bene, andiamo. >> Salirono le scale velocemente e durante
questo tragitto
Kazunari si ricordò di chiederle una cosa. <<
Senti Izumi, tu hai detto
che hanno usato lo stesso sistema con mia nipote, dico bene?
>>
<<
Esatto, lo stesso modus operandi. Perché? >>
<<
Quante probabilità ci sono che ci vengano a cercare qui?
>>
<<
Abbastanza. >>
<<
Come temevo. >>
<<
Izumi, tu scherzi vero? Come facciamo ad affrontare un intero paese
posseduto?
>>
<<
Non temere, ci penso io a loro. >> Il vecchio non
sembrava della stessa
opinione.
<<
Non è una buona idea. È necessario che qualcuno
li tenga occupati per un po’ di
tempo, e questo qualcuno sarò io. >>
<<
Ne è sicuro, Kazunari-san? E’ pericoloso per lei!
>> Disse preoccupato il
ragazzo.
<<
Sono vecchio ma non rimbambito, inoltre sono un sacerdote e so fare il
mio
lavoro. >>
<<
D’accordo. >> Ripose la ragazza senza
protestare affatto. Una volta
arrivati di fronte alla stanza che cercavano, l’uomo si
sedette a terra, a
gambe incrociate, e congiungendo le mani iniziò una strana
preghiera.
<<
Forze degli spiriti, forze della natura, vi chiamo in mio soccorso,
venite a
me. Forze mistiche dell’aldilà, chiedo il vostro
aiuto. Unitevi sotto un’unica
ala e proteggete questo posto. >>
<<
Che sta facendo? >>
<<
Sta creando una barriera. Su entriamo. >> La stanza era
immersa nel buio
ed emanava un cattivo odore di chiuso mischiato a quello della polvere.
Vi era
un’enorme accatasta di scatoloni ricolmi di carte.
<<
Perché siamo venuti proprio qui? E cosa dobbiamo cercare?
>> Dopo aver
passato la stanza al setaccio con lo sguardo, la ragazza rispose.
<<
Perché la stanza degli archivi è
l’unica in tutta la scuola ad essere costantemente
trascurata e in stato di abbandono. Inoltre è pieno di
documenti e ci sarà
sicuramente qualcosa di utile. Senza contare che sento provenire una
sottile
scia d’energia qui. Buttiamo a terra tutti gli scatoloni.
>>
<<
Cosa? >>
<<
Fai come ti ho detto. >> Presero i cartoni e li gettarono
per terra e
fuori alla porta, innalzando una quantità sproposita di
polvere. Tossirono
fortemente e dopo due minuti fu possibile vedere qualcosa in
più della polvere
grigia. << Bingo. >>
<<
Mh? >> In un angolo, in fondo alla stanza, vi era una
album. Era
ingiallito dal tempo ma sembrava ancora in buone condizioni. Lo prese
in mano e
lesse le iniziali F.M. << Fujiwara Mitsuki.
>>
<<
Aprilo. >> L’altro annui e inizio a sfogliare
le pagine. I disegni erano
molto belli e con un tratto leggero e pulito, si trattava per lo
più di
paesaggi. Solo alcun ritraevano figure umane e su due fogli era
ritratto
Kazunari. << E’ sicuramente della nipote, ma
non c’è niente che possa
servirci. >>
<<
Ci sono dei fogli capovolti. >> Noto Izumi con il suo
sguardo acuto e
impenetrabile. << Giriamoli. >> E
così fecero. Ciò che videro non
gli piacque per niente.
<<
Ihih! >> Urlò il ragazzo spaventato.
<< E questo che significa?
>>
<<
Che abbiamo fatto centro. >>