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Autore: Elly    12/10/2009    8 recensioni
Cento buoni motivi a favore della coppia Runami, riuniti in una raccolta di flash fic.
*...aveva i suoi amici, i soldi, un'avventura da vivere e un sogno da realizzare. Tutto era perfetto...o no?*
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Runami4

...perchè Nami è l’unica in grado di capire che dietro al sorriso di Rufy può nascondersi una profonda tristezza.

“Sicuro che ti vada bene così?”
“Come? Ah, parli del foglietto di Ace...sì, non preoccuparti”
(One Piece -volume 50)


*****

Rufy appoggiò la testa contro l’albero maestro ed abbassò lo sguardo sulla vivrecard del fratello, che teneva stretta tra le dita. I bordi consumati ed anneriti si accartocciavano davanti ai suoi occhi, creando piccoli riccioli scuri che la forza del vento disperdeva sul ponte della Sunny.
Da quanto tempo la vita di Ace si stava consumando? Quanto tempo rimaneva al fratello prima di esalare l’ultimo respiro? Rufy si sentì un verme; aveva sempre creduto di avere un legame speciale con Ace, un legame che gli permettesse di sentire sulla pelle se qualcosa stava andando storto al fratellone, invece...

“Da grandi saremo pirati e il mare sarà la nostra casa!”

Esclamò Ace, bagnato dalla luce arancione del tramonto. Rufy si mise in piedi e si sbattè i pantaloni, sudici di sabbia ed alghe, e raggiunse il fratello in piedi sullo scoglio, abbracciando con lo sguardo tutto l’orizzonte. Ace lo prese per mano e gli rivolse un sorriso radioso.

“Saremo più liberi di chiunque altro”



“Più liberi di chiunque altro”

Quelle parole riaffiorarono sulle labbra di Rufy senza che se ne rendesse conto e, invece di fargli spuntare il solito, spensierato sorriso, gli provocarono una tristezza profonda. Quando Ace era partito per la sua avventura, mentre Rufy cercava inutilmente di nascondere le lacrime, gli aveva dato un buffetto sulla fronte e gli aveva rivolto il solito, disarmante sorriso, assicurandogli che non sarebbe cambiato niente; anche se separati da miglia e miglia di mare restavano sempre fratelli e lui non avrebbe perso occasione per proteggerlo.

“Ora sei un uomo”

Aveva aggiunto, alzando la mano per salutarlo ancora.

“Ed un uomo non cede alle lacrime. Un uomo cede solo tra le braccia della donna che ama!”

Erano passati anni da allora; Rufy si era fatto uomo e aveva imparato che ridendo era più facile affrontare i problemi, perchè coloro a cui teneva evitavano di preoccuparsi e riuscivano a trovare una soluzione più facilmente, senza complicazioni emotive di sorta.
In un moto di stizza il ragazzo gettò lontano da sè la vivrecard che, trasportata dal vento, danzò nell’aria per qualche secondo, prima di depositarsi davanti a due sandali dal tacco vertiginoso. Rufy sapeva chi era senza neanche bisogno di voltarsi: l’aveva riconosciuta dalla camminata.
Nami si portò i capelli dietro l’orecchio e si chinò in silenzio, raccogliendo la vivrecard e mettendosela nella tasca dei pantaloncini; dopodichè dedicò la sua attenzione completamente al capitano. Da quando aveva sentito la spiegazione di Laura sulla presunta sofferenza di Ace non aveva smesso un attimo di osservare Rufy, in attesa di un segno di cedimento. Quella mattina sul ponte non aveva insistito, perchè l’esperienza le aveva insegnato che il ragazzo non mostrava mai le sue debolezze alla ciurma; se sperava di ingannare anche lei

(lei che aveva passato la vita a nascondere la sua fragilità)

si illudeva.
Sospirando gli si sedette accanto e depositò tra loro una bottiglia piena di un liquido denso, che sciabordò piano contro il vetro verde scuro.

“Vuoi?”

Offrì la ragazza, indicando il liquore. Rufy sollevò appena lo sguardo e scosse la testa, ricominciando ad osservare un punto imprecisato del ponte. Quando la navigatrice gli si era seduta vicino aveva sentito il cuore battere più velocemente e si era stupito nel constatare che, per tutto il tempo in cui era stato seduto sul ponte della Sunny a riflettere, in realtà non aveva fatto altro che aspettarla. Sapeva che Nami era troppo furba per farsi liquidare con due parole; per tutto il giorno aveva sentito la schiena bruciare sotto lo sguardo indagatore della ragazza.
Nami stappò la bottiglia e se la
accostò alle labbra, concedendosi un lungo sorso.

“Se fosse un’altra occasione ti tempesterei di domande, mi arrabbierei urlandoti di reagire e infine ti riempirei di pugni”

Constatò, riportando alla mente l’altra occasione in cui si erano trovati da soli a parlare; quella volta l’argomento di discussione erano Usopp, la Going Merry e il futuro della ciurma.

“Invece che farai ora?”

Domandò Rufy, senza guardarla. Nami sospirò e si tirò le ginocchia al petto.

“Ti chiederò se ne vuoi parlare, smettendo così di illuderti che io non mi accorga di nulla, oppure se vuoi continuare a farti tormentare da questo piccolo squalo di carta dai denti affilati”

Disse, indicando la vivrecard che sbatacchiava al lieve vento, stretta tra le sue dita.
Il capitano si sollevò la visiera del cappello ed osservò Nami negli occhi, ignorando volutamente l’oggetto.

“Siamo pirati; siamo pronti a morire da un momento all’altro, pronti ad affrontare mille difficoltà, senza mai abbandonare i nostri sogni o i nostri ideali. Ace sapeva queste cose quando ha cominciato il suo viaggio, esattamente come le sapevo io, però...”

Rufy serrò i pugni e riprese ad osservare le assi in legno del ponte.

“Però non riesco ad ignorare il desiderio di mollare tutto ed andare ad aiutarlo”

Nami osservò a lungo il capitano. Ormai aveva imparato a conoscerlo e questo le permetteva di essergli più vicino di qualsiasi altro membro della ciurma, anche se a volte lo trovava irritante fino all’isteria. Contro ogni suo abituale comportamento, la navigatrice si avvicinò al capitano e si appoggiò rigidamente a lui, spalla contro spalla. Rufy sobbalzò a quel contatto così improvviso ed osservò la ragazza, sperando di incrociare il suo sguardo e leggervi dentro le ragioni di quel gesto; Nami, però, teneva il viso ostinatamente rivolto in avanti.

“è giusto così”

Mormorò dopo un po’ la navigatrice, quando il disagio si fu attenuato e la vicinanza cominciò a diventare piacevole.

“Avere simili desideri fa di noi degli esseri umani e non puoi condannarti per questo”

Aggiunse, muovendosi appena contro il ragazzo e sentendo la ruvida stoffa dei jeans contro le sue gambe nude.

“Anche se tu sei fuori dall’ordinario”

Disse, guardandolo finalmente in viso e regalandogli un sorriso furbo.

“Se vuoi andare ad aiutarlo noi ti seguiremo, capitano, e non perchè dobbiamo in quanto ciurma. Io...noi tutti vogliamo vederti felice”

Rufy, a quelle parole, sentì tutta la propria inquietudine lottare per venire finalmente allo scoperto e non potè fare altro che rivolgere a Nami un sorriso incerto, lontano miglia da quelli che di solito illuminavano il suo viso. Abbassò il capo in modo tale che il cappello oscurasse i suoi occhi e si appoggiò completamente contro la spalla di Nami, nascondendo il naso nell’incavo del suo collo.

“Grazie”

Mormorò, respirando a fondo il profumo della navigatrice, un misto di salsedine ed inchiostro.
La ragazza strofinò la guancia contro la paglia ruvida del cappello e bevve un altro sorso di liquore.

“Baka”

Rispose semplicemente.

“Perchè solo tra le braccia della donna che ama?”

Domandò Rufy, inseguendo la nave che già si muoveva lungo la banchina, verso il mare aperto. Ace si sporse dalla balaustra e sorrise, agitando ancora la mano.

“Perchè è l’unica capace di ritrasformare un falso sorriso in lacrime fratellino! E Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno!”


NDA
Ed eccoci di nuovo qua ^ ^ Grazie a tutti coloro che recensiscono questa storia o che la leggono soltanto! Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, anche se è un po’ fuori dall’ordinario. Non lo considero OOC perchè per scriverlo ho preso spunto da diverse situazioni del manga in cui emergono lati del carattere dei personaggi che nessuno si aspetta; in primo luogo Rufy: non è vero che ride sempre, ha pianto in moltissime occasioni e sempre con moltissima dignità. Il fatto che non lo faccia vedere al resto della ciurma è, a mia interpretazione, un modo per evitare di coinvolgerli in inutili faccende emotive. Da questo punto di vista Rufy si è dimostrato sempre molto intelligente; sa che tutti stanno soffrendo, quindi non si arroga il diritto di lasciarsi andare al dolore, preferendo sorridere. Un momento di debolezza dopo la notizia della situazione del fratello secondo me ci sta. Per quanto riguarda Nami, mi sono divertita moltissimo a descriverla qui. Lei ha passato la vita a nascondere la sua fragilità, quindi mi pare ovvio che ora capisca a colpo d’occhio se il capitano se la passa bene o male. E’ l’unica della ciurma che gli abbia chiesto di Ace, così come è stata l’unica a parlargli di Usopp cercando di farlo ragionare. E’ inutile, sono perfetti insieme *_*

   
 
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