Note
dell’autrice: scusate se stavolta ci ho messo un po’ di più ad aggiornare. Non
ci sono stati problemi riguardo alla traduzione, ma ho dovuto dedicarmi ad altre
fanfiction rimaste in sospeso troppo a lungo.
Allora:
ANGOLO
DELLE RECENSIONI
BELLIS:
Eh già, anch’io quando ho letto questo capitolo la prima volta, ho temuto che mi
prendesse un semi-infarto (da qui si capisce quanto adoro questo personaggio con
tutti i suoi difetti). Come ti ho scritto non ero molto convinta del passaggio
dal Voi al Tu. Poi ho cercato di immedesimarmi in quella situazione ed ho
scoperto che non avrei dato del Voi ad un’amica in punto di morte. Beh, che
altro dire? Grazie per la tua presenza costante, per i tuoi incoraggiamenti e
per i tuoi commenti dettagliati.
Buona
lettura
Capitolo
5
Il
tempo – almeno per me- sembrò fermarsi. Mi inginocchiai accanto alla forma priva
di sensi di Sherlock Holmes, cercando di arginare l’emorragia che si stava
lentamente impadronendo della sua vita. Dopo un po’, penso che la mia mente si
sia semplicemente bloccata ed abbia lavorato come quella di un automa. Non so
per quanto rimasi lì ma, improvvisamente, non ero più
solo.
Una
mano si poggiò sulla mia spalla ed io alzai lo sguardo sull’Ispettore
Lestrade.
“Lo
porteremo via da qui.” Disse. Potei solo stare a guardare mentre Holmes veniva
portato in fretta all’ospedale. Volevo protestare, volevo andare con il mio
amico, ma la presa ferma di Lestrade sul mio braccio mi disse che non potevo.
Che la cosa era fuori dalla mia portata. Che non c’era nient’altro che potessi
fare.
Mi
lasciai portare via, accorgendomi per la prima volta che Lestrade non era solo.
C’erano diversi poliziotti ed un certo numero, se non addirittura tutti, gli
Irregolari di Baker Street con Wiggins in testa.
“Come
ci avete trovato?” chiesi a Lestrade, senza riuscire a ricomporre i
pezzi.
“Dovete
ringraziare questi monelli per questo.” Replicò. Guardai Wiggins con una certa
sorpresa.
“Il
signor ‘olmes ha voluto che la cercassimo.” Spiegò. “Ha anche detto di
controllarlo e di seguirlo se sarebbe (*) andato da qualche parte, quindi quando
è venuto qui, uno dei miei ragazzi gli stava alle calcagna. Ha sentito lo sparo
e tutto il resto ed è corso dai ‘gnori agenti. Il capo starà
bene?”
“Non
lo so” risposi sospirando.
Wiggins annuì, visibilmente cercando di
rimanere forte e controllato: “Se ha bisogno di qualcosa ‘gnore, ce lo faccia
sapere.”
La
sua preoccupazione e quella di tutti gli altri ragazzi, mi fece
sorridere:
“Grazie”
dissi con gentilezza.
Osservai
gli Irregolari scemare fuori dall’edificio, ognuno di loro cercava di non
mostrare i suoi sentimenti. Penso che sia stato allora che mi sia accorto di
quanto fosse importante Sherlock Holmes per la gente. Quei ragazzi contavano su
di lui. Proprio come me.
Lestrade
mi riportò a Baker Street, cosicché potessi ripulirmi. Mrs. Hudson ci aprì la
porta, con la faccia pallida e dipinta dalla preoccupazione. Mentre mi dirigevo
su per le scale, verso la mia stanza, udii Lestrade raccontarle ciò che era
accaduto. Mi accorsi appena di starmi cambiando i vestiti, di sciacquare via il
sangue dalle mie mani. Da solo, nel salotto, tutto ciò che potevo fare era
fissare intontito il fuoco, osservare le fiamme. La stanza era troppo vuota.
Molte volte Holmes era uscito, quando per lavoro quando per piacere, ed io ero
rimasto indietro per le più svariate ragioni sia mie che sue, ma questa volta
era diverso. Il mio amico no n sarebbe piombato energicamente nella stanza con
qualche commento il tempo o cose simili. Non sarebbe piombato dentro proprio per
nulla.
“Accidenti,
cos’hai che non va?” Mi chiesi a voce alta. “Holmes non è morto. Tornerà. Stare
qui con il broncio non servirà a nulla.” Alzandomi pieno di propositi, mi
infilai il cappotto e mi diressi al piano di sotto. Mrs. Hudson mi fermò alla
porta.
“Andate
all’ospedale, signore?”
“Sì.”
Replicai “Potrei stare via per qualche tempo.”
Lei
annuì. “Sta bene signore? Eravamo piuttosto preoccupati per
lei.”
“Sì,
Mrs. Hudson, sto perfettamente.” Lei annuì nuovamente e potei vedere la
preoccupazione abbandonare la sua faccia. In strada feci segno ad una carrozza e
montai a bordo. Dopo aver dato l’indirizzo al cocchiere, mi appoggiai al sedile
ed attesi.
FINE
DEL CAPITOLO.
(*)
non è un errore di grammatica, ma un tentativo di resa del linguaggio di strada.
In inglese è molto più facile da rendere.
Spero
che vi sia piaciuto. Holmes ce la farà?
A
presto Bebbe5