Disperatamente Io
I bugiardi devono continuare a mentire, come eterna dannazione di esistenza.
La mia sorte appare già decisa da uno scherzo del destino, eccessivamente crudele per essere considerato una gioiosa ilarità.
Ed eccomi qui: avvolto dal tetro biancore generale che si estende dalle spoglie pareti alle ruvide lenzuola, circondato dal perenne dolore, ricoverato all’Ospedale San Mungo.
Quarto Piano, lesione da incantesimo causata da una bacchetta difettosa da me utilizzata.
Con le mie mani ho distrutto la felicità che inebriava il mio vissuto, condannando il futuro che imminente attendeva ansioso, di insediarsi in una vita fin troppo perfetta.
Indifesa preda di cacciatori, a loro volta mie ingiuste prede, donatori ignoti di una gloria che non mi apparteneva.
Mi sono attribuito successi altrui, perché incapace di creare un percorso personale degno di nota.
Non agivo per cattiveria, avevo solo il desiderio di essere ricordato, per rendermi relativamente immortale.
Gilderoy Allock, Ordine di Merlino, Terza Classe, uno dei Maghi più famosi nella storia, fautore di imprese epiche e memorabili.
Invece, sono una nullità, destinato a scontare il resto dei miei giorni in questa amara depressione, simbolo della disfatta più grande.
Ogni volere destinato ad essere represso, progetti eliminati ed un avvenire sempre più oscuro.
Contraddistinto da un fascino senza eguali e da una bellezza mia illusoria compagna, destinata a sfiorire nel perdurare del tempo.
Ed ora, solo un’infinita tristezza dalle malinconiche sfumature che mi riporta alla memoria antichi ricordi, sepolti in un fasto passato.
Pensavo di trascorrere questa meritata reclusione in solitudine con i miei imperdonabili sbagli, ma evidentemente mi sbagliavo.
L’impensabile è accaduto e grazie a ciò sono ancora in grado di stupirmi piacevolmente.
L’ultima persona che avrei ritenuto in grado di amare e dunque emozionarsi, è in realtà l’uomo con più candore che io abbia mai conosciuto.
Il Professore Severus Piton della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, mi omaggia costantemente della sua presenza.
Distrugge la sua maschera colma di apparenza, in cambio del mio silenzio, confidandomi ogni afflizione, ogni pentimento.
Il mio animo è torturato da cotanta ed ingiusta sofferenza.
Oggi come ogni altro giorno, compare nella mia stanza, accompagnato dall’infermiera di turno.
Sistematicamente si siede accanto a me, rivolgendomi uno sguardo di ammirazione misto ad un’insanabile pena.
Accenna un risolino palesemente costruito, ovviamente di circostanza.
Si avvicina al mio orecchio, accarezzando la bionda chioma fluente e sussurrandomi con una dolcezza impropria:
- “Sei fortunato ad aver perso la memoria! Talvolta il dimenticare è l’unica cura per le ferite impossibili da risanare.
Anch’io vorrei poter continuare a sorridere come te, nonostante tutto.”
Senza aggiungere altro sparisce, avvolto dallo scialbo corridoio.
Una lacrima riga immancabilmente il mio volto.
In realtà, Severus Piton non è alla conoscenza del mio stato di salute mentale.
Con il tempo ho riacquistato la memoria e sono costretto a fingere il contrario, perché ormai non possiedo più un’identità, forse non l’ho mai avuta.
Rimane solo il mio seducente sorriso, poi l’inesistenza.