CAPITOLO
2
How
to kill a hero
Harry
Potter pensava di poter sopportare tutto nella vita. Numerose
e varie ferite fra cui la ricostruzione di un braccio nel giro di una
notte,
sfuggire alle fiamme incandescenti di un Ungaro Spinato, rischiare di
morire di
stenti in una tenda sperduta in mezzo alla natura, e-non da ultimo-
sconfiggere
Lord Voldemort. Si riteneva dunque, a buon ragione, una persona
indistruttibile.
Ma
quando, quella mattina del due settembre, lesse la lettera che
suo figlio James gli aveva inviato da Hogwarts, rischiò
seriamente la vita.
Altrochè Lord Oscuro e Mangiamorte, a ucciderlo sarebbe
stato un pezzo di toast
a colazione. O meglio, il pezzo di toast che sua figlia Lily gli fece
andare di
traverso. Perciò era lei l’assassina,
un’infima..
-….Serpe!!!
Mia figlia, la mia adorata bambina, è finita in quel
covo di vipere!- esclamò inorridito appena riuscì
a parlare, dopo aver
sputacchiato tutto.
Ginny,
che si stava versando il caffè con aria insonnolita,
sbatté
le palpebre confusa, poi chiese al marito:
-Cosa?
Ho sentito bene? Lily è stata assegnata a….-
-Slytherin!
Serpeverde! Il covo della progenie di Satana! Chiamalo
come vuoi!- esclamò di nuovo Harry rischiando questa volta
una sincope. Già si
immaginava il titolo sulla Gazzetta del Profeta: “ Harry
Potter, Colui che
Sconfisse Lord Voldemort, trovato morto nella sala da pranzo di casa
sua. Causa
apparente della morte: soffocamento da cibo”.
-Harry
caro…calmati….-tentò di consolarlo sua
moglie,
assomigliando pericolosamente a sua madre Molly.
-Calmarmi??
Calmarmi?? Ginny!!! Stiamo parlando della nostra
venerata bambina!!! Slytherin, Slytherin…SLYTHERIN!-
ripeté flebilmente Harry.
-Caro,
non è una tragedia…-. Ginny era sempre stata
ottimista.
-Non
è una tragedia?! Me la trasformeranno in un mostro…non
sarà
mai più il mio tenero batuffolino rosso…-
-Harry
Potter! Ora basta! Ti proibisco di far sentire nostra
figlia Lily in colpa solo per essere stata Smistata a Serpeverde!-.
Ginny aveva
assunto ora un tono imperioso, come se avesse appena pescato Harry con
le mani
nel vasetto di marmellata.
Harry
tacque per un attimo, e poi…
-Ma
Serpeverde Ginny!- e via di nuovo a respirare affannosamente.
Mentre
Harry cercava di arginare l’iperventilazione, con sua
moglie che gli sventolava un giornale davanti al viso, dal piano di
sopra della
loro villetta situata nell’elegante quartiere londinese di
Mayfair si udì un
tonfo, e pochi secondi dopo Teddy Remus Lupin fece il suo ingresso in
sala da
pranzo. Rotolando.
-Aaaaah…-gemette
rialzandosi.
Alto,
almeno 1.80, capelli castano scuro (come dovevano essere un
tempo i capelli di suo padre), occhi di un colore indefinito, questo
era Teddy.
O meglio, era Teddy quando non prendeva l’aspetto di
un’arruffata palla che si
muoveva alla velocità della luce, cozzando ovunque e
procurandosi una serie
infinita di lividi e graffi. Da sua madre Ninfadora, oltre la
capacità di
modificare alcune parti del suo corpo, aveva preso anche la
goffaggine…
-Buongiorno
caro…- gli disse Ginny, cercando di ridargli un
aspetto umano. Quel rito si ripeteva da circa vent’anni, tre
volte a settimana,
cioè ogni volta che Teddy si fermava a cena, e poi a
dormire, a casa loro.
Quando era piccolo, necessitava di una sorveglianza continua,
soprattutto
quando Harry accompagnava lui e James a giocare ad Hyde Park o a
Kensington
Gardens: i giardini sembravano i luoghi più pericolosi per
il piccolo Teddy,
che riusciva a farsi male persino stando seduto su una panchina; James,
con l’esuberanza
che lo aveva caratterizzato sin dalla più tenera
età (aveva cercato di cavare
un occhio allo zio Percy a soli tre mesi
d’età…) non aiutava di certo lo
pseudo-cugino. Con il tempo, la goffaggine made-in-Tonks non era
migliorata,
anzi, se possibile era peggiorata e così Ginny era ormai
abituata a dover
prestare opera di pronto soccorso-riassestamento.
-Buo-buon-giorno
anche a voi…-sbadigliò Teddy, poi vedendo la
faccia sconvolta di Ginny e lo stato di apparente morte celebrale in
cui
versava ora Harry, chiese:
-Che
succede…?-
Dato
che il leggendario signor Potter non sembrava più essere in
grado di intendere e di volere, Ginny rispose al posto suo:
-Lily.
Serpeverde-.
Boom.
Teddy era caduto dalla sedia.
****
Urlava,
urlava senza
sosta. Glorya osservava impotente sua madre Cruciare Derek, che la
proteggeva
con il suo corpo. Voleva dirgli di smetterla, di smetterla di fargli
del male.
Derek era il suo angelo custode, l’unico che si era sempre
occupato di lei. Fra
un padre assente, sempre impegnato nel suo studio o in conferenze in
giro per
il mondo, e una madre alcolizzata che sapeva assumere una facciata
patinata di
perfezione solo in occasione di feste mondane alle quali doveva
accompagnare
suo marito, Glorya aveva solo Derek. Derek che in quel momento la stava
difendendo dagli attacchi di sua madre, che in preda ai fiumi
dell’alcool, era
in grado di far del male a chiunque la tenesse lontana dalla bottiglia
di
Whisky Incendiario.
-Basta
mamma,
basta…basta…-piangeva la piccola Glorya, nascosta
dietro Derek che si prendeva
incantesimi al posto suo. E strillava,
strillava…contorcendosi strillava…
-Basta…BASTA!
-Glorya!
Glorya svegliati! Glorya!-
Una
voce proveniente da molto lontano strappò Glorya Zabini
dalla
suo mondo onirico fatto di incubi e Maledizioni Senza Perdono.
Toccandosi una
guancia ancor prima di aprire gli occhi, Glorya scoprì che
era bagnata di
lacrime.
-Glorya….?-
ancora quella voce, così distaccata eppure così
velatamente preoccupata.
Glorya
non voleva aprire gli occhi, non voleva vedere la
compassione sul volto di una delle sue nuove compagne di Casa, non
voleva
svegliarsi e basta. Ma doveva. Spalancando di colpo gli occhi nocciola,
si
trovò il viso di Lily Potter a pochi centimetri dal suo.
Perfettamente
impassibile.
-Farai
tardi a colazione- le disse semplicemente la rossa. Poi le
voltò le spalle e si immerse nel suo baule, alla ricerca di
qualche abito da
indossare per quella giornata di esplorazione di Hogwarts. Scelse un
paio di
jeans chiari (che erano costati a suo padre un occhio della testa), un
paio di
bianche scarpe da ginnastica firmate e una maglietta dello stesso
colore a
maniche corte; vi abbinò una felpa verde scuro. A soli
undici anni Lily aveva
già il senso della moda e del gusto.
Anche
Glorya nel frattempo si era alzata e vestita, scegliendo una
mise simile alla sua, con l’unica eccezione della felpa che
era rosso scuro. Si
sorrisero brevemente, il sorriso aristocratico di chi sa quanto
è costato
l’intero abbigliamento, e in sincrono si diressero verso il
letto di Cassiopea.
La bionda Malfoy stava ancora dormendo allegramente, rannicchiata a
palla, con
tutti i boccoli sparsi sul cuscino. E, udite udite, il pollice infilato
fra le
labbra.
-Dovremmo
svegliarla…- sussurrò Glorya. Non vi era traccia
sul suo
viso chiaro dell’incubo che aveva sconvolto la sua prima
notte ad Hogwarts, né
i suoi occhi erano arrossati. Sembrava una normale undicenne che aveva
appena
riposato serenamente.
-Si,
dovremmo, ma…è così…-
rispose Lily sempre sottovoce
osservando la sua nuova amica.
-…tenera?-
concluse Glorya.
-Sì!
Tenera!- ribatté Lily e sorrise pensando che se suo padre
l’avesse sentita definire tenera una Malfoy sarebbe
probabilmente morto
d’infarto.
-Non
credo che la sua espressione rimarrà così anche
quando
scoprirà che non può fare colazione
però…- rifletté Glorya. Lily
annuì e così
insieme si cimentarono nella difficile impresa di svegliare Cassiopea.
Impresa
che richiese loro ben mezz’ora e tanta tanta fatica, ma alla
fine
-
L’abbiamo fatto per il tuo bene…- le
spiegò Glorya venti minuti
più tardi (tale infatti fu il tempo che Cassiopea ci
impiegò per rendersi
presentabile) mentre insieme a Lily raggiungevano
Lily
stava per sedersi e consumare la tanto sospirata colazione,
quando due braccia la tirarono indietro all’improvviso. Si
ritrovò così seduta
su una panca del tavolo che si trovava dietro quello di Serpeverde,
ovvero
Grifondoro. Ed infatti ad acciuffarla era stato suo fratello James.
-James!
Ti sembra il modo?- esclamò Lily contrariata,
aggiustandosi il cappuccio della felpa che suo fratello le aveva
sgualcito.
-Lily,
ti sembra modo?- la imitò James, in falsetto. Lily strinse
i denti: che odioso che era suo fratello quando si comportava in
maniera così
infantile!
-Il
modo di cosa?- chiese irritata, mentre anche Albus insieme a
Rose, Hugo e Angelica li raggiungevano. Saggiamente, gli Weasley si
sedettero
leggermente lontano rispetto a loro, ed intavolarono una conversazione
con
Dominque, appena tornata dalle vacanze che aveva trascorso in Francia
dai
parenti della madre.
-Il
modo di venire Smistata! Piccola traditrice…- rispose James
avvilito.
-….neo
Vipera…- aggiunse Albus, teatralmente addolorato.
-
..serpe in seno…-
-…chi
avrebbe mai detto che proprio tu, piccola e tenera Lily, ci
avresti fatto questo…-
-…avresti
inflitto un tale dolore ai tuoi fratelli…-
-…che
tanto ti hanno amata…-
-Okay,
adesso basta!- li interruppe Lily. Sapeva benissimo che sarebbero
stati in grado di continuare per ore, aggiungendo magari lacrime di
coccodrillo. Decisamente preferiva fare colazione, anziché
sopportarli.
Albus
e James interruppero all’istante la loro recita, per
assumere un’espressione da cucciolo abbandonato. Le
strapparono un tiepido
sorriso, che si trasformò in una risata leggera quando
cominciarono a fingere
di singhiozzare uno sulla spalla dell’altro.
-
Non sono stata io a decidere. È stato il Cappello-
spiegò Lily,
ma sapeva di star mentendo. Era inevitabile che finisse a Slytherin. E
lo
sapeva benissimo.
-
Potevi chiedergli di cambiare…- replicò Albus.
-
Si, avresti dovuto far di tutto per stare con noi…- gli
diede
manforte James, ancora calato dentro il ruolo di fratello tradito. Ma
Lily
sapeva di non averlo ingannato. Sapeva che James si era accorto del suo
cambiamento, del suo diventare man mano sempre più diversa
dal resto della
famiglia, così diversa da finire a Slytherin.
-Si,
e se mi volete davvero bene….- Lily lasciò in
sospeso la
frase.
-…se
ti vogliamo davvero bene?- chiese Albus.
-…lasciatemi
fare colazione!- esclamò lei, e se ne tornò a
Serpeverde, dove Glorya e Cassiopea le avevano riservato un posto in
mezzo a
loro.
Ma
non era destino che facesse colazione in santa pace, dato che
Scorpius Malfoy le si era appena seduto di fronte, accompagnato da
Derek Zabini
e dai gemelli Edward e Thomas Nott. Gemelli per modo di dire,
pensò Lily,
guardandoli. Se Edward era alto per i suoi tredici anni, e un viso che
prometteva un futuro da dongiovanni, con i suoi occhi verdi e capelli
castano
ramato, Thomas si presentava come un probabile sfigato, dato che pesava
almeno
il doppio di suo fratello e aveva il visto coperto di efelidi e brufoli.
-Buon
giorno ragazze, ciao Glorya- disse Zabini educato, salutando
prima le amiche di Glorya e poi sua sorella.
-Ehi-
esclamò all’improvviso Thomas Nott, dopo qualche
minuto di
tranquilla conversazione fra fratelli e sorelle, -ma tu sei una Potter!-
Il
suo tono, al contrario di quello che assumevano Glorya e
Cassiopea, era chiaramente disgustato, come se Lily si trattasse di una
specie
particolarmente viscida di rana. Evidentemente l’idea di
trovarsi a tavola con
una Potter lo ripugnava.
-Si
Thomas, lei è
-Malfoy,
ti ringrazio per la tua premura, ma so rispondere da
sola. E comunque sì, Chiunque Tu Sia, sono Lily Potter. La
cosa ti disturba?- chiese
Lily sarcastica.
-Io
mi chiamo Thomas Nott!- ribatté Thomas oltraggiato, come se
Lily l’avesse appena insultato gravemente. Però,
che acume! si disse la rossa
osservandolo a sua volta come se si trattasse di un insetto raro e
ributtante.
-Che
maleducati, non ci siamo neanche presentati…Edward Nott-
intervenne il suo gemello, rivolgendosi a Lily. Lei si
adattò immediatamente al
suo tono, e rispose con cortesia:
-Lily
Luna Potter-.
-Benvenuta
a Slytherin- le disse lui con un sorriso.
-Sei
il primo che me lo dice…- fece notare Lily, con
un’occhiata
alle sue neoamiche.
-Ehi,
noi ti abbiamo rivolto parola!- esclamò Cassiopea sentendosi
tirata in causa.
-Già,
e io ti ho fatta ridere- rincarò Glorya, come se farla
ridere contasse come benvenuto.
-Oh,
come ho potuto scordarlo! Che sciocca!- si rimproverò Lily,
sorridendo tiepidamente. Era il massimo che concedesse.
-Allora
ragazze, cos’avete in programma per questi giorni?-
domandò Derek, gentile. Lily notò che sia lui che
Glorya riuscivano ad essere
cortesi eppure distaccati, come se in realtà non facessero
parte del mondo al
quale partecipavano quotidianamente. Sembravano dire con lo sguardo:
“io sono
qui, tu sei la, e vedi di restarci anche se sto parlando con
te.”
-Oh,
io pensavo di esplorare un po’ il castello…meglio
abituarsi
subito, no?- rispose Glorya.
-Già-
concordò Lily, -e poi io non voglio arrivare in ritardo il
primo giorno di lezioni-.
-Sentitela,
non vuole arrivare in ritardo…che diligente signorina,
la nostra Lilian!- la prese in giro Malfoy cattivo e subito dopo Thomas
rise
della sua battuta, seguito da altri Serpeverde che evidentemente non
gradivano
la presenza di Lily.
-Malfoy,
mi domando come tu possa soffrire di memoria a breve
termini a soli tredici anni. Non ti avevo forse detto di chiamarmi
Potter?-
ribatté Lily, senza scomporsi. Cassiopea seguiva il loro
scambio di battute,
senza abbassarsi neanche per sbaglio a difendere il fratello.
-Lilian,
posso capire che da tarda quale dimostri di essere tu non
colga certe cose ma…io faccio quello che voglio. Chiaro?- .
Ora
Scorpius era serio, quasi minaccioso. Non sapeva che Lily
aveva sviluppato sin dalla tenera età un forte spirito
combattivo, che molti
definivano testardaggine. Tuttavia non trovò niente di
meglio da rispondere e
così si rivolse a sua sorella:
-Cassiopea,
sono contenta che tu non sia come tuo fratello. Se
vuoi, unisciti a me e a Glorya…-
La
bionda Malfoy le strizzò l’occhiolino e pochi
minuti dopo si
stavano apprestando ad iniziare la scoperta di Hogwarts; Edward,
vedendole
andar via, disse loro:
-Se
volete posso accompagnarvi…non vorrei mai che vi perdeste
negli infiniti meandri di Hogwarts- aggiunse poi con un sorrisino. Eh
sì, pensò
Lily, mentre accettavano l’invito di Edward, avrà
proprio un futuro da
dongiovanni…
E
così, le piccole Slytherin accompagnate da un gentile Edward
Nott, da un sorridente Derek che cercava di non scoppiare a ridere di
fronte
all’espressione ingrugnita del suo migliore amico Scorpius
Malfoy, coinvolto
contro la sua volontà nella spedizione dagli occhietti
supplicanti di sua
sorella, lasciarono
Lily
era strabiliata. Non avrebbe mai immaginato che Hogwarts
fosse
così…così…così magica.
Aveva
sentito parlare della Foresta Proibita, dato che James si
era fatto pescare lì dentro almeno una decina di volte
durante i suoi quattro
anni, del campo da Quidditch al quale la maggior parte della sua
famiglia, tolta
forse Rose, non vedevano l’ora di ritornare per poter
scorrazzare in santa pace
sulle loro scope, delle serre che sua cugina Dominque venerava
letteralmente.
Ma nessuno le aveva parlato di quell’aria di magia che si
respirava anche nei
semplici corridoi, dell’antichità che trasudava da
armature e pareti di pietra;
nessuno aveva saputo descriverle il senso di familiarità che
si sentiva appena
si metteva piede nella Sala Grande.
Più
di ogni altra cosa, a Lily piacque il Lago, che già
l’aveva affascinata
la sera prima; stava infatti osservando la scure acque nere, quando
qualcuno le
disse:
-Stai
pensando già di annegartici?-
Dio,
se esisti, salvami da questo supplizio! pensò Lily,
riconoscendo la voce strascicata di Scorpius Malfoy.
-No
Malfoy, in compenso potrei tentare di annegarci te. Cosa ne
pensi?- gli rispose seccata. Era mai possibile detestare
così profondamente
qualcuno che conosceva neanche da ventiquattro ore?
-Penso
che sarebbe divertente guardare uno scricciolo di
bambinetta cercare di sopraffare me-
ribatté lui alludendo alla corporatura di Lily. Era infatti
piuttosto bassa e minuta
per la sua età; di certo, gracilina com’era,
avrebbe avuto serie difficoltà a
spingere Scorpius, che pur avendo solo tredici anni, era già
alto e ben piantato.
-Oh
Malfoy, non ho detto che lo farò adesso…infondo
ho ben altri quattro anni per eliminare la tua
fastidiosa persona- replicò la piccola Potter, sorridendogli
velenosa.
-Ehi
voi due…non riuscite stare due minuti senza litigare?-
domandò Cassiopea, che li aveva appena raggiunti.
Più in là, seduti su un
tronco messo di traverso, Derek e Glorya parlavano, con le teste
corvine
vicine, mentre Edward chiacchierava con alcune ragazzine del secondo
anno, che
lo guardavano adoranti; non visto, Thomas li scrutava malevolo.
-Cosa
vuoi farci, questi Potter hanno l’arroganza nel
sangue…- le
rispose suo fratello con sufficienza.
-Cosa
vuoi farci, Malfoy ha sviluppato in tenera età manie suicide
temo- disse Lily,
facendo sorridere
Cassiopea.
-Mi
spiace correggerti, ma è manie omicide…in questo
particolare
momento verso di te- ribatté Scorpius, e sembrava serio.
Lily
alzò le spalle con altezzosità, senza degnarlo di
una
risposa, e fece per raggiungere Edward, quando di
nuovo sentì qualcosa di freddo e bagnato
allargarsi questa volta
sulla sua schiena. Era acqua. Acqua del Lago, che Malfoy le aveva
lanciato
addosso con un semplice incantesimo di levitazione. Non si sporcava
certo le
mani, lui!
-Nessuno
mi gira le spalle quando sto parlando, chiaro Lilian?- le
disse, prima che lei potesse fare o ribattere alcunché. La
guardò con i suoi
occhi di ghiaccio per un momento, prima di andarsene seguito da Thomas,
sotto
lo sguardo impassibile di Cassiopea.
-Malfoy…stai
attento-
gli disse semplicemente lei, prima di accettare il mantello che Edward
le
offriva in sostituzione, del suo ormai fradicio. Scorpius non diede
segno di
averla sentita, e continuò a camminare verso il castello.