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Autore: Miss_Slytherin    14/10/2009    3 recensioni
"Lilian Luna Potter, diversa dagli altri Potter. Fredda, crudele, insensibile, apparentemente senza cuore. Questa è la sua storia, la storia di un Giglio che non è un Giglio, non è puro, non è innocente". Dal primo capitolo: "...vedo ambizione, desiderio di gloria…intelligenza anche…poi…uno spiccato senso di autoconservazione…e se non mi sbaglio quella dovrebbe essere una punta di cattiveria mista ad astuzia…".
Genere: Generale, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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                                                         CAPITOLO 2

                                                               How to kill a hero                  

 

Harry Potter pensava di poter sopportare tutto nella vita. Numerose e varie ferite fra cui la ricostruzione di un braccio nel giro di una notte, sfuggire alle fiamme incandescenti di un Ungaro Spinato, rischiare di morire di stenti in una tenda sperduta in mezzo alla natura, e-non da ultimo- sconfiggere Lord Voldemort. Si riteneva dunque, a buon ragione, una persona indistruttibile.

Ma quando, quella mattina del due settembre, lesse la lettera che suo figlio James gli aveva inviato da Hogwarts, rischiò seriamente la vita. Altrochè Lord Oscuro e Mangiamorte, a ucciderlo sarebbe stato un pezzo di toast a colazione. O meglio, il pezzo di toast che sua figlia Lily gli fece andare di traverso. Perciò era lei l’assassina, un’infima..

-….Serpe!!! Mia figlia, la mia adorata bambina, è finita in quel covo di vipere!- esclamò inorridito appena riuscì a parlare, dopo aver sputacchiato tutto.

Ginny, che si stava versando il caffè con aria insonnolita, sbatté le palpebre confusa, poi chiese al marito:

-Cosa? Ho sentito bene? Lily è stata assegnata a….-

-Slytherin! Serpeverde! Il covo della progenie di Satana! Chiamalo come vuoi!- esclamò di nuovo Harry rischiando questa volta una sincope. Già si immaginava il titolo sulla Gazzetta del Profeta: “ Harry Potter, Colui che Sconfisse Lord Voldemort, trovato morto nella sala da pranzo di casa sua. Causa apparente della morte: soffocamento da cibo”.

-Harry caro…calmati….-tentò di consolarlo sua moglie, assomigliando pericolosamente a sua madre Molly.

-Calmarmi?? Calmarmi?? Ginny!!! Stiamo parlando della nostra venerata bambina!!! Slytherin, Slytherin…SLYTHERIN!- ripeté flebilmente Harry.

-Caro, non è una tragedia…-. Ginny era sempre stata ottimista.

-Non è una tragedia?! Me la trasformeranno in un mostro…non sarà mai più il mio tenero batuffolino rosso…-

-Harry Potter! Ora basta! Ti proibisco di far sentire nostra figlia Lily in colpa solo per essere stata Smistata a Serpeverde!-. Ginny aveva assunto ora un tono imperioso, come se avesse appena pescato Harry con le mani nel vasetto di marmellata.

Harry tacque per un attimo, e poi…

-Ma Serpeverde Ginny!- e via di nuovo a respirare affannosamente.

Mentre Harry cercava di arginare l’iperventilazione, con sua moglie che gli sventolava un giornale davanti al viso, dal piano di sopra della loro villetta situata nell’elegante quartiere londinese di Mayfair si udì un tonfo, e pochi secondi dopo Teddy Remus Lupin fece il suo ingresso in sala da pranzo. Rotolando.

-Aaaaah…-gemette rialzandosi.

Alto, almeno 1.80, capelli castano scuro (come dovevano essere un tempo i capelli di suo padre), occhi di un colore indefinito, questo era Teddy. O meglio, era Teddy quando non prendeva l’aspetto di un’arruffata palla che si muoveva alla velocità della luce, cozzando ovunque e procurandosi una serie infinita di lividi e graffi. Da sua madre Ninfadora, oltre la capacità di modificare alcune parti del suo corpo, aveva preso anche la goffaggine…

-Buongiorno caro…- gli disse Ginny, cercando di ridargli un aspetto umano. Quel rito si ripeteva da circa vent’anni, tre volte a settimana, cioè ogni volta che Teddy si fermava a cena, e poi a dormire, a casa loro. Quando era piccolo, necessitava di una sorveglianza continua, soprattutto quando Harry accompagnava lui e James a giocare ad Hyde Park o a Kensington Gardens: i giardini sembravano i luoghi più pericolosi per il piccolo Teddy, che riusciva a farsi male persino stando seduto su una panchina; James, con l’esuberanza che lo aveva caratterizzato sin dalla più tenera età (aveva cercato di cavare un occhio allo zio Percy a soli tre mesi d’età…) non aiutava di certo lo pseudo-cugino. Con il tempo, la goffaggine made-in-Tonks non era migliorata, anzi, se possibile era peggiorata e così Ginny era ormai abituata a dover prestare opera di pronto soccorso-riassestamento.

-Buo-buon-giorno anche a voi…-sbadigliò Teddy, poi vedendo la faccia sconvolta di Ginny e lo stato di apparente morte celebrale in cui versava ora Harry, chiese:

-Che succede…?-

Dato che il leggendario signor Potter non sembrava più essere in grado di intendere e di volere, Ginny rispose al posto suo:

-Lily. Serpeverde-.

Boom. Teddy era caduto dalla sedia.

 

                                                                                                                          ****

Urlava, urlava senza sosta. Glorya osservava impotente sua madre Cruciare Derek, che la proteggeva con il suo corpo. Voleva dirgli di smetterla, di smetterla di fargli del male. Derek era il suo angelo custode, l’unico che si era sempre occupato di lei. Fra un padre assente, sempre impegnato nel suo studio o in conferenze in giro per il mondo, e una madre alcolizzata che sapeva assumere una facciata patinata di perfezione solo in occasione di feste mondane alle quali doveva accompagnare suo marito, Glorya aveva solo Derek. Derek che in quel momento la stava difendendo dagli attacchi di sua madre, che in preda ai fiumi dell’alcool, era in grado di far del male a chiunque la tenesse lontana dalla bottiglia di Whisky Incendiario.

-Basta mamma, basta…basta…-piangeva la piccola Glorya, nascosta dietro Derek che si prendeva incantesimi al posto suo. E strillava, strillava…contorcendosi strillava…

-Basta…BASTA!

-Glorya! Glorya svegliati! Glorya!-

Una voce proveniente da molto lontano strappò Glorya Zabini dalla suo mondo onirico fatto di incubi e Maledizioni Senza Perdono. Toccandosi una guancia ancor prima di aprire gli occhi, Glorya scoprì che era bagnata di lacrime.

-Glorya….?- ancora quella voce, così distaccata eppure così velatamente preoccupata.

Glorya non voleva aprire gli occhi, non voleva vedere la compassione sul volto di una delle sue nuove compagne di Casa, non voleva svegliarsi e basta. Ma doveva. Spalancando di colpo gli occhi nocciola, si trovò il viso di Lily Potter a pochi centimetri dal suo. Perfettamente impassibile.

-Farai tardi a colazione- le disse semplicemente la rossa. Poi le voltò le spalle e si immerse nel suo baule, alla ricerca di qualche abito da indossare per quella giornata di esplorazione di Hogwarts. Scelse un paio di jeans chiari (che erano costati a suo padre un occhio della testa), un paio di bianche scarpe da ginnastica firmate e una maglietta dello stesso colore a maniche corte; vi abbinò una felpa verde scuro. A soli undici anni Lily aveva già il senso della moda e del gusto.

Anche Glorya nel frattempo si era alzata e vestita, scegliendo una mise simile alla sua, con l’unica eccezione della felpa che era rosso scuro. Si sorrisero brevemente, il sorriso aristocratico di chi sa quanto è costato l’intero abbigliamento, e in sincrono si diressero verso il letto di Cassiopea. La bionda Malfoy stava ancora dormendo allegramente, rannicchiata a palla, con tutti i boccoli sparsi sul cuscino. E, udite udite, il pollice infilato fra le labbra.

-Dovremmo svegliarla…- sussurrò Glorya. Non vi era traccia sul suo viso chiaro dell’incubo che aveva sconvolto la sua prima notte ad Hogwarts, né i suoi occhi erano arrossati. Sembrava una normale undicenne che aveva appena riposato serenamente.

-Si, dovremmo, ma…è così…- rispose Lily sempre sottovoce osservando la sua nuova amica.

-…tenera?- concluse Glorya.

-Sì! Tenera!- ribatté Lily e sorrise pensando che se suo padre l’avesse sentita definire tenera una Malfoy sarebbe probabilmente morto d’infarto.

-Non credo che la sua espressione rimarrà così anche quando scoprirà che non può fare colazione però…- rifletté Glorya. Lily annuì e così insieme si cimentarono nella difficile impresa di svegliare Cassiopea. Impresa che richiese loro ben mezz’ora e tanta tanta fatica, ma alla fine la Malfoy le degnò di uno sguardo assonnato dei suoi occhi verdemare. Non prima di aver finemente imprecato.

- L’abbiamo fatto per il tuo bene…- le spiegò Glorya venti minuti più tardi (tale infatti fu il tempo che Cassiopea ci impiegò per rendersi presentabile) mentre insieme a Lily raggiungevano la Sala Grande.

Lily stava per sedersi e consumare la tanto sospirata colazione, quando due braccia la tirarono indietro all’improvviso. Si ritrovò così seduta su una panca del tavolo che si trovava dietro quello di Serpeverde, ovvero Grifondoro. Ed infatti ad acciuffarla era stato suo fratello James.

-James! Ti sembra il modo?- esclamò Lily contrariata, aggiustandosi il cappuccio della felpa che suo fratello le aveva sgualcito.

-Lily, ti sembra modo?- la imitò James, in falsetto. Lily strinse i denti: che odioso che era suo fratello quando si comportava in maniera così infantile!

-Il modo di cosa?- chiese irritata, mentre anche Albus insieme a Rose, Hugo e Angelica li raggiungevano. Saggiamente, gli Weasley si sedettero leggermente lontano rispetto a loro, ed intavolarono una conversazione con Dominque, appena tornata dalle vacanze che aveva trascorso in Francia dai parenti della madre.

-Il modo di venire Smistata! Piccola traditrice…- rispose James avvilito.

-….neo Vipera…- aggiunse Albus, teatralmente addolorato.

- ..serpe in seno…-

-…chi avrebbe mai detto che proprio tu, piccola e tenera Lily, ci avresti fatto questo…-

-…avresti inflitto un tale dolore ai tuoi fratelli…-

-…che tanto ti hanno amata…-

-Okay, adesso basta!- li interruppe Lily. Sapeva benissimo che sarebbero stati in grado di continuare per ore, aggiungendo magari lacrime di coccodrillo. Decisamente preferiva fare colazione, anziché sopportarli.

Albus e James interruppero all’istante la loro recita, per assumere un’espressione da cucciolo abbandonato. Le strapparono un tiepido sorriso, che si trasformò in una risata leggera quando cominciarono a fingere di singhiozzare uno sulla spalla dell’altro.

- Non sono stata io a decidere. È stato il Cappello- spiegò Lily, ma sapeva di star mentendo. Era inevitabile che finisse a Slytherin. E lo sapeva benissimo.

- Potevi chiedergli di cambiare…- replicò Albus.

- Si, avresti dovuto far di tutto per stare con noi…- gli diede manforte James, ancora calato dentro il ruolo di fratello tradito. Ma Lily sapeva di non averlo ingannato. Sapeva che James si era accorto del suo cambiamento, del suo diventare man mano sempre più diversa dal resto della famiglia, così diversa da finire a Slytherin.

-Si, e se mi volete davvero bene….- Lily lasciò in sospeso la frase.

-…se ti vogliamo davvero bene?- chiese Albus.

-…lasciatemi fare colazione!- esclamò lei, e se ne tornò a Serpeverde, dove Glorya e Cassiopea le avevano riservato un posto in mezzo a loro.

Ma non era destino che facesse colazione in santa pace, dato che Scorpius Malfoy le si era appena seduto di fronte, accompagnato da Derek Zabini e dai gemelli Edward e Thomas Nott. Gemelli per modo di dire, pensò Lily, guardandoli. Se Edward era alto per i suoi tredici anni, e un viso che prometteva un futuro da dongiovanni, con i suoi occhi verdi e capelli castano ramato, Thomas si presentava come un probabile sfigato, dato che pesava almeno il doppio di suo fratello e aveva il visto coperto di efelidi e brufoli.

-Buon giorno ragazze, ciao Glorya- disse Zabini educato, salutando prima le amiche di Glorya e poi sua sorella.

-Ehi- esclamò all’improvviso Thomas Nott, dopo qualche minuto di tranquilla conversazione fra fratelli e sorelle, -ma tu sei una Potter!-

Il suo tono, al contrario di quello che assumevano Glorya e Cassiopea, era chiaramente disgustato, come se Lily si trattasse di una specie particolarmente viscida di rana. Evidentemente l’idea di trovarsi a tavola con una Potter lo ripugnava.

-Si Thomas, lei è la Straniera- rispose Scorpius Malfoy al posto suo, scrutandola maligno.

-Malfoy, ti ringrazio per la tua premura, ma so rispondere da sola. E comunque sì, Chiunque Tu Sia, sono Lily Potter. La cosa ti disturba?-  chiese Lily sarcastica.

-Io mi chiamo Thomas Nott!- ribatté Thomas oltraggiato, come se Lily l’avesse appena insultato gravemente. Però, che acume! si disse la rossa osservandolo a sua volta come se si trattasse di un insetto raro e ributtante.

-Che maleducati, non ci siamo neanche presentati…Edward Nott- intervenne il suo gemello, rivolgendosi a Lily. Lei si adattò immediatamente al suo tono, e rispose con cortesia:

-Lily Luna Potter-.

-Benvenuta a Slytherin- le disse lui con un sorriso.

-Sei il primo che me lo dice…- fece notare Lily, con un’occhiata alle sue neoamiche.

-Ehi, noi ti abbiamo rivolto parola!- esclamò Cassiopea sentendosi tirata in causa.

-Già, e io ti ho fatta ridere- rincarò Glorya, come se farla ridere contasse come benvenuto.

-Oh, come ho potuto scordarlo! Che sciocca!- si rimproverò Lily, sorridendo tiepidamente. Era il massimo che concedesse.

-Allora ragazze, cos’avete in programma per questi giorni?- domandò Derek, gentile. Lily notò che sia lui che Glorya riuscivano ad essere cortesi eppure distaccati, come se in realtà non facessero parte del mondo al quale partecipavano quotidianamente. Sembravano dire con lo sguardo: “io sono qui, tu sei la, e vedi di restarci anche se sto parlando con te.”

-Oh, io pensavo di esplorare un po’ il castello…meglio abituarsi subito, no?- rispose Glorya.

-Già- concordò Lily, -e poi io non voglio arrivare in ritardo il primo giorno di lezioni-.

-Sentitela, non vuole arrivare in ritardo…che diligente signorina, la nostra Lilian!- la prese in giro Malfoy cattivo e subito dopo Thomas rise della sua battuta, seguito da altri Serpeverde che evidentemente non gradivano la presenza di Lily.

-Malfoy, mi domando come tu possa soffrire di memoria a breve termini a soli tredici anni. Non ti avevo forse detto di chiamarmi Potter?- ribatté Lily, senza scomporsi. Cassiopea seguiva il loro scambio di battute, senza abbassarsi neanche per sbaglio a difendere il fratello.

-Lilian, posso capire che da tarda quale dimostri di essere tu non colga certe cose ma…io faccio quello che voglio. Chiaro?- .

Ora Scorpius era serio, quasi minaccioso. Non sapeva che Lily aveva sviluppato sin dalla tenera età un forte spirito combattivo, che molti definivano testardaggine. Tuttavia non trovò niente di meglio da rispondere e così si rivolse a sua sorella:

-Cassiopea, sono contenta che tu non sia come tuo fratello. Se vuoi, unisciti a me e a Glorya…-

La bionda Malfoy le strizzò l’occhiolino e pochi minuti dopo si stavano apprestando ad iniziare la scoperta di Hogwarts; Edward, vedendole andar via, disse loro:

-Se volete posso accompagnarvi…non vorrei mai che vi perdeste negli infiniti meandri di Hogwarts- aggiunse poi con un sorrisino. Eh sì, pensò Lily, mentre accettavano l’invito di Edward, avrà proprio un futuro da dongiovanni…

E così, le piccole Slytherin accompagnate da un gentile Edward Nott, da un sorridente Derek che cercava di non scoppiare a ridere di fronte all’espressione ingrugnita del suo migliore amico Scorpius Malfoy, coinvolto contro la sua volontà nella spedizione dagli occhietti supplicanti di sua sorella, lasciarono la Sala Grande.

 

Lily era strabiliata. Non avrebbe mai immaginato che Hogwarts fosse così…così…così magica.

Aveva sentito parlare della Foresta Proibita, dato che James si era fatto pescare lì dentro almeno una decina di volte durante i suoi quattro anni, del campo da Quidditch al quale la maggior parte della sua famiglia, tolta forse Rose, non vedevano l’ora di ritornare per poter scorrazzare in santa pace sulle loro scope, delle serre che sua cugina Dominque venerava letteralmente. Ma nessuno le aveva parlato di quell’aria di magia che si respirava anche nei semplici corridoi, dell’antichità che trasudava da armature e pareti di pietra; nessuno aveva saputo descriverle il senso di familiarità che si sentiva appena si metteva piede nella Sala Grande.

Più di ogni altra cosa, a Lily piacque il Lago, che già l’aveva affascinata la sera prima; stava infatti osservando la scure acque nere, quando qualcuno le disse:

-Stai pensando già di annegartici?-

Dio, se esisti, salvami da questo supplizio! pensò Lily, riconoscendo la voce strascicata di Scorpius Malfoy.

-No Malfoy, in compenso potrei tentare di annegarci te. Cosa ne pensi?- gli rispose seccata. Era mai possibile detestare così profondamente qualcuno che conosceva neanche da ventiquattro ore?

-Penso che sarebbe divertente guardare uno scricciolo di bambinetta cercare di sopraffare me- ribatté lui alludendo alla corporatura di Lily. Era infatti piuttosto bassa e minuta per la sua età; di certo, gracilina com’era, avrebbe avuto serie difficoltà a spingere Scorpius, che pur avendo solo tredici anni, era già alto e ben piantato.

-Oh Malfoy, non ho detto che lo farò adesso…infondo ho ben altri quattro anni per eliminare la tua fastidiosa persona- replicò la piccola Potter, sorridendogli velenosa.

-Ehi voi due…non riuscite stare due minuti senza litigare?- domandò Cassiopea, che li aveva appena raggiunti. Più in là, seduti su un tronco messo di traverso, Derek e Glorya parlavano, con le teste corvine vicine, mentre Edward chiacchierava con alcune ragazzine del secondo anno, che lo guardavano adoranti; non visto, Thomas li scrutava malevolo.

-Cosa vuoi farci, questi Potter hanno l’arroganza nel sangue…- le rispose suo fratello con sufficienza.

-Cosa vuoi farci, Malfoy ha sviluppato in tenera età manie suicide temo-  disse Lily, facendo sorridere Cassiopea.

-Mi spiace correggerti, ma è manie omicide…in questo particolare momento verso di te- ribatté Scorpius, e sembrava serio.

Lily alzò le spalle con altezzosità, senza degnarlo di una risposa, e fece per raggiungere Edward, quando di nuovo sentì qualcosa di freddo e bagnato allargarsi questa volta sulla sua schiena. Era acqua. Acqua del Lago, che Malfoy le aveva lanciato addosso con un semplice incantesimo di levitazione. Non si sporcava certo le mani, lui!

-Nessuno mi gira le spalle quando sto parlando, chiaro Lilian?- le disse, prima che lei potesse fare o ribattere alcunché. La guardò con i suoi occhi di ghiaccio per un momento, prima di andarsene seguito da Thomas, sotto lo sguardo impassibile di Cassiopea.

-Malfoy…stai attento- gli disse semplicemente lei, prima di accettare il mantello che Edward le offriva in sostituzione, del suo ormai fradicio. Scorpius non diede segno di averla sentita, e continuò a camminare verso il castello.

 

  
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