Mente che ormai non riesce più a funzionare come dovrebbe, martoriata da terribili esperienze che l’hanno profondamente segnata. In primis, l’abbandono del padre, avvenuto un lontano Venerdì di Febbraio di più di ven’anni prima. A quel tempo Virginia era poco più di una bambina, e non poteva sapere che i suoi genitori erano in piena crisi a causa dei problemi con l’alcool della madre, che non poteva fare a meno della sua bottiglia di whisky quotidiana. Problemi con l’alcool che ovviamente dopo l’abbandono del padre si complicarono, e a pagarne le conseguenze fu soprattutto la piccola Virginia, che veniva sistematicamente maltrattata e a volte addirittura picchiata con violenza, come quando era stata appesa per i piedi al soffitto mentre dormiva, o quando veniva spinta in acqua nel lavandino in cucina. Tutte queste violenze avevano ovviamente segnato in maniera deleteria il suo carattere, tanto da farla diventare quello che è ora: una gioia per i seguaci di Sigmund, una criminale per le persone comuni.
C’era solo una persona che al momento riusciva a mantenerla appesa a quel filo sottile che era la vita: la sua amata Federica, l’unica persona al mondo con meno senno di lei, l’unica capace di sopportarla e di starle vicino, e che temeva di perdere un giorno l’altro. Virginia non l’avrebbe mai ammesso, ma aveva una paura fottuta che un giorno la sua amata, stanca di lei, non sarebbe più tornata a casa.
Paura che probabilmente non era poi così infondata.