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Autore: mugsy    18/10/2009    1 recensioni
"se ne dicono di stronzate da bambini. Stronzate in cui noi crediamo. Stronzate che abbiamo l’illusione che si avverino. Stronzate che chiamiamo sogni"
In un'anonima periferia di un'anonima città, si incrociano le strane vite di un omicida per hobby, una "sfigata" con un terribile segreto e una lesbica che vuol cambiare pagina. A far da contorno, le turbe mentali e le strane angoscie di Virginia, condite da sogni altrettanto bizzarri. Perchè quando perdi la tua strada, recuperarla richiede un prezzo elevato.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Virginia si muoveva sul suo letto in maniera piuttosto convulsa, quasi compulsiva. Evidentemente nemmeno nel sonno riusciva a essere esente dai veleni della sua mente deviata e oscura.
Mente che ormai non riesce più a funzionare come dovrebbe, martoriata da terribili esperienze che l’hanno profondamente segnata. In primis, l’abbandono del padre, avvenuto un lontano Venerdì di Febbraio di più di ven’anni prima. A quel tempo Virginia era poco più di una bambina, e non poteva sapere che i suoi genitori erano in piena crisi a causa dei problemi con l’alcool della madre, che non poteva fare a meno della sua bottiglia di whisky quotidiana. Problemi con l’alcool che ovviamente dopo l’abbandono del padre si complicarono, e a pagarne le conseguenze fu soprattutto la piccola Virginia, che veniva sistematicamente maltrattata e a volte addirittura picchiata con violenza, come quando era stata appesa per i piedi al soffitto mentre dormiva, o quando veniva spinta in acqua nel lavandino in cucina. Tutte queste violenze avevano ovviamente segnato in maniera deleteria il suo carattere, tanto da farla diventare quello che è ora: una gioia per i seguaci di Sigmund, una criminale per le persone comuni.
C’era solo una persona che al momento riusciva a mantenerla appesa a quel filo sottile che era la vita: la sua amata Federica, l’unica persona al mondo con meno senno di lei, l’unica capace di sopportarla e di starle vicino, e che temeva di perdere un giorno l’altro. Virginia non l’avrebbe mai ammesso, ma aveva una paura fottuta che un giorno la sua amata, stanca di lei, non sarebbe più tornata a casa.
Paura che probabilmente non era poi così infondata.
  
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