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Autore: ilenia23    18/10/2009    3 recensioni
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E se Albus Silente avesse una figlia? E se Sirius Black  se ne innamorasse? E se la storia fosse andata tutto in un altro modo o quasi?
Un intenso sguardo, durato un solo istante.
Pieno di dolcissima tensione.
Complicità.
E paura.
E ansia.
E passione.
E felicità straziante.
Gioia pura, autentica.
In un brevissimo sguardo  tutto questo.
Eravamo tutto questo io e Sirius.
E quel poco d’amore che c’era.
Genere: Drammatico, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con un nuovo chap. Allora, siamo giunti finalmente alla terza e ultima prova del torneo Tremaghi. Ho deciso di spezzare il chap in due parti..giusto per essere cattiva. Recensiteeeee!!!!!!! Baci,Ile. 


Hogwarts – 23 Giugno 1995


Aryana Silente
Riemersi con nonchalance dal groviglio di rovi del campo da quidditch ,ormai diventato un vero e proprio labirinto. Winston,  Kingsley Shacklebolt, Amanda Roberts, Malocchio Moody e un’ altra schiera di Auror si trovava dritto di fronte a me,pronti ad eseguire ogni mio ordine. L’allestimento dell’ultima prova richiedeva massima attenzione e soprattutto un controllo di sicurezza serrato ed efficiente.
“Bene, credo che sia tutto pronto. Adesso manca solo una cosa..Aspettate, ma..dove Merlino è Bagman?”chiesi guardandomi attorno.
“Roberts, non l’avrai mica lasciato solo là dentro, vero?”domandai ad Amanda.
“C’erano una marea di cose a cui pensare e lui continuava a blaterare. Non era d’aiuto”si giustificò la riccia.
“Non posso darti torto purtroppo”cantilenai a bassa voce, cercando rapidamente di trovare una soluzione.
“Andiamo a cercarlo?”mi domandò Winston. Era la prima volta che mi rivolgeva la parola da tutta la sera e aveva anche accuratamente evitato il mio sguardo.
“No, Winston. Noi siamo Auror, non baby-sitter. Abbiamo cose più importanti a cui pensare che tenere a bada un bambinone esaltato come Ludo”dissi, sorridendogli. Ricambiò. Sembrava felice o ,quanto meno, più allegro rispetto alla prima volta che ci eravamo visti, al lago ,qualche mese prima.  Buon per lui.
All’improvviso dalle siepi, ricoperto di tagli e fango, emerse un affannosissimo ma sempre sorridente Bagman. Nessuno poté fare a meno di ridere.
“Stai bene, Ludo?”gli chiesi a metà arrabbiata e divertita.
“Ora che ho visto il tuo splendore, si. Naturalmente volevo solo testare la validità degli incantesimi che avete disseminato per il labirinto..”disse, scrollandosi qualche rametto di dosso.
“Ah si? E com’erano?”ribatté Winston .
“Efficientissimi”rispose goliardico.
“Menomale allora. Adesso ti dispiacerebbe portare qui la coppa così la mettiamo al suo posto e ce ne andiamo tutti a dormire? Domani sarà una giornata pesante”dissi esasperata.
“Non credo di poterlo fare”disse calmo.
“Che significa,Ludo? È un altro dei tuoi giochini?”.
“No, semplicemente..”stava per dire ma Malocchio fece un passo in avanti, interrompendolo.
“L’ho già sistemata io, Aryana. Non c’è da preoccuparsi. Voi stavate tutti organizzando i percorsi per cui ,visto che non c’era nulla da fare, me ne sono occupato”.
“Capisco..”dissi, cercando di apparire convincente. “Beh, la prossima volta però niente iniziative personali, d’accordo Ludo? E questo vale per tutti..”conclusi, soffermando il mio sguardo su Malocchio in particolare. “Adesso possiamo andare tutti a dormire”.
In tutte quelle settimane non feci altro che osservare il comportamento del vecchio Auror e più lo guardavo più mi convincevo che per chiunque si spacciasse quel tale, di certo, non era il mio vecchio addestratore, Alastor Moody.


                                                
                                                **************************
La mattina dopo mi svegliai con un gran mal di testa. James si stava già lamentando. Voleva assistere a tutti i costi alla prova.
“Ma perché no? È da un mese che me ne sto rinchiuso qui dentro a studiare. Ho sempre fatto quello che mi hai detto e l’hai affermato tu stessa stamattina che quasi non mi riconosci più”.
“Ah e così ti saresti comportato bene tutto questo tempo solo per assistere alla prova, non è così? Sei una canaglia, James Albus Black”.
“È un Si?”chiese con un sorriso malandrino stampato in viso. Non potevo dirgli di no. Era troppo difficile resistergli.
“Mi starai appiccicato come la colla e dal mantello dell’invisibilità non dovrà uscire neanche un pelo, chiaro?”.
“Signor si, signore”esclamò, mimando un sull’ attenti.
“Muoviti, soldato. Siamo in ritardo”.
 
 “Qual è  il programma, mamma?”sussurrò al mio orecchio James mentre attraversavamo i mille corridoi di Hogwarts, oggi più affollati e caotici che mai, per raggiungere la Sala Grande, sperando di fare colazione.
“Cosa non ti è chiaro della parte: tu sei invisibile e non puoi parlare?”gli mandai telepaticamente. Di solito non era così semplice contattare telepaticamente un mago ma con James avevamo avuto anni di esercizio e poi lui era parte di me. Non era raro che comunicassimo in quel modo.
“Ricevuto ma puoi rispondermi, no?”.
“Adesso andiamo a fare colazione e poi manderemo i campioni dai loro parenti. Dopo di che staremmo tutta la giornata a tranquillizzare i genitori, ad informare il Ministro, delegando e monitorando gli Auror, contento?”.
“Vuoi dire che vedremo Harry?”.
“Si ma ricordati che..”.
“Si, lo so. Sono invisibile”.
Riuscivo a percepire il suo entusiasmo. Non sapeva quanto potessi capirlo. Fino all’età di quindici anni mi sarei potuta considerare una ragazza sola, circondata esclusivamente da adulti e da elfi. Lui si trovava nella mia stessa situazione e per di più lui era un mago a tutti gli effetti. Ora aveva l’ occasione di conoscere la persona più vicina ad un amico che conoscesse, cioè Harry. A volte mi pentivo di non aver mandato James ad Hogwarts. Con il suo carattere spigliato e affascinante avrebbe avuto un’adolescenza spensierata e piena di amicizia e affetto. Ma con il suo cognome una cosa simile era impensabile..
Finalmente entrammo in Sala Grande. C’era una bolgia. A stento riuscimmo a raggiungere il tavolo degli insegnanti. Come già avevo previsto, non riuscii ad ingurgitare neanche un boccone. C’era troppo lavoro da dirigere e ,per di più, Bagman non sembrava volersi staccare di dosso.
Prima che potessi accorgermene, era giunto il momento di condurre i campioni in una saletta adiacente dove avrebbero incontrato i loro parenti.
“Bagman, avverti i campioni mentre io tengo a bada i genitori in subbuglio di là”esclamai più per levarmelo di torno che per necessità.
Inutile dire che la parola subbuglio era abbastanza riduttiva per descrivere lo stato d’animo dei parenti dei campioni. Ansia, preoccupazione e agitazione andavano di pari passo a urla isteriche, scenate furibonde e sguardi assassini..nel complesso un gran baccano.
Quando entrarono i campioni, con ben dieci minuti di ritardo, la situazione sembrò gradualmente appianarsi con mio grande sollievo.
Ogni tanto tendevo la mano a James per vedere se era ancora lì con me, nonostante percepissi chiaramente il suo entusiasmo.
“Molly, tutto bene?”esclamai sorridente alle spalle della signora Weasley che stava spupazzando Harry.
“ Oh si, magnificamente. Siamo tutti molto eccitati..”.
“Lo immagino. Harry,tutto a posto?”gli chiesi incoraggiante. Cercai di trasmettergli il mio segnale di pace. Non ero più minimamente arrabbiata con lui, anzi. Semmai ero iperagitata per la prova.
“Si, grazie Aryana”disse altrettanto sorridente.
Scambiai qualche altra parola con la famiglia Weasley ma poi dovetti a malincuore salutarli per dedicare il resto del pomeriggio al lavoro, sempre con James alle calcagna. Pensavo si stesse annoiando invece il suo umore era alle stelle. A volte dimenticavo che non era abituato a vedere tanti maghi tutti insieme. Non era neanche abituato alla magia umana, a dire il vero. Era quasi come un babbano, sebbene imparasse in fretta e l’avessi istruito fin da piccolo ai vezzi magici umani.
La giornata fu stressante ma ben al di sotto delle mie aspettative e tutto andò liscio. Persino il banchetto non fu noiosissimo,anzi, con la compagnia di Hagrid e gli altri Auror non fu così tremendo.
Tuttavia con l’avvicinarsi della prova un senso di inquietudine crebbe in modo spaventosamente veloce in me. Non si trattava di semplice ansia o preoccupazione per Harry. Era qualcosa di più…tremendo. Conoscevo bene quella sensazione…
Il mio potere funzionava fin troppo bene per sbagliarsi. Sarebbe accaduto qualcosa di molto spiacevole quella sera, qualcosa destinato a cambiare le nostre vite per sempre..

                                                          
“Allora, noi staremo all’esterno del labirinto. Qualora vi trovasse in difficoltà massima e decidesse di lasciare il Torneo, non esitate a farlo. Basta che mandiate con la bacchetta delle scintille rosse in alto e qualcuno di noi verrà a prendervi, chiaro?”dissi concisa e a voce alta in modo da risultare comprensibile a tutti. “Perfetto, allora. Adesso il signor Bagman vi illustrerà il da farsi. Buona fortuna a tutti”.
Mi andai a posizionare insieme agli altri Auror nei punti prestabiliti del labirinto. Strinsi forte la mano di James, più eccitato che mai e attesi fino a quando tutti e quattro i fischi non fossero stati emessi. Adesso tutti i campioni erano dentro.
La sensazione di inquietudine non accennava a scomparire, tutt’altro continuava a crescere e si stava tramutando in panico.
Dopo circa quindici minuti vidi delle scintille rosse sparate in aria. Non ero vicina a quel punto per cui non andai io stessa a prendere il campione ma, poiché ero la responsabile, mi recai al punto di partenza ad accertarmi chi fosse: Fleur Delacour. Sembrava svenuta. Mi accostai al suo corpo esanime e con un movimento quasi impercettibile delle dita la feci rinvenire. C’era qualcosa che non quadrava.
“Cosa è successo?”le chiesi.
Poiché non mi rispondeva ripetei la domanda ad Amanda, l’Auror che era andata a riprenderla.
“Non lo so, l’ ho trovata svenuta per terra e l’ ho portata qui”.
Guardai negli occhi Fleur e in poco più di un secondo catturai il suo ricordo. Era stata schiantata. Ma da chi?
C’era qualcosa che non andava in tutta quella storia. Scambiai una fugace occhiata con mio padre sulla tribuna dei giudici. Percepì il mio stato d’animo, o almeno, me lo auguravo.
“Amanda, porta Fleur lontano da qui. Magari in infermeria e voi tornate alle vostre postazioni”delegai impaziente.
Tornai al mio posto e attesi, cercando di tranquillizzarmi. La presenza di James era stata un grosso errore. Sarebbe successo qualcosa di molto pericoloso di lì a poco. Lo sapevo.
“James, stammi incollato,chiaro?”gli sussurrai.
“Si, mamma. Stai tranquilla”. Il suo tono non era più scanzonato ed eccitato. Si era reso conto che non era più un gioco.
Proprio quando stavo meditando di rimandarlo al castello, vidi nella mia circoscrizione sprizzare in aria delle scintille rosse. Non persi tempo e mi precipitai a soccorrere il campione. Da un lato speravo fosse Harry, così finalmente sarebbe finita, dall’altro non volevo che gli fosse capitato qualcosa di male.  Le mie paure però si rivelarono infondate. Il campione da soccorrere era Viktor Krum, anche lui esanime. Decisi di agire esattamente come per Fleur e ripercorsi i suoi ricordi. Ma quello che vidi non mi piacque per niente…
Alastor Malocchio Moody che usava la maledizione Imperius su Krum, aizzandolo contro Cedric.  Tutto ciò era a dir poco assurdo. Non solo per Malocchio, infatti sospettavo già che quello non fosse affatto Moody ma perché non capivo le ragioni del suo agire. Se il suo scopo era Harry, perché agire contro altri?
Tuttavia mentre trasportavo il corpo di Krum verso l’ingresso, la mia attenzione tornò su Alastor.  Se quello non era Malocchio, allora chi diavolo era?
Ad un tratto ebbi un flash. Harry aveva detto che la sera del furto nell’ufficio di Piton la Mappa del Malandrino indicava Barty Crouch. La mappa non sbaglia mai. Ecco perché Malocchio prese con leggerezza la questione..non poteva mica indagare contro se stesso. Tutto sembrava avere un senso logico..
Ma com’era possibile? La mia mente navigava veloce.
Quando finalmente arrivai all’ingresso, adagiai il corpo di Krum a terra e ordinai a due Auror di prendersi cura di lui.
“Wiston! Potresti prendere la mia posizione? Io devo parlare con mio padre immediatamente”ordinai perentoria. Lui annuì ,per cui senza indugi mi diressi spedita da mio padre.
Sorrisi al Ministro per rassicurarlo mentre con discrezione sedetti accanto a mio padre.
“Ary, che succede?”sussurrò.
“Moody non è Moody. Non so chi diamine sia ma non è lui. Ha schiantato con molte probabilità Fleur Delacour e ha usato la maledizione Imperius contro Krum per aizzarlo contro Cedric. Non so a che gioco stia giocando ma sicuramente è un gioco sporco. Credo che ce l’abbia messo lui il nome nel calice..”.
“Aspetta, vuoi dire che ha messo fuori gioco tutti e tre i campioni meno Harry? Non ha senso. Dal suo comportamento sembra che lo stia avvantaggiando..”.
“Si, infatti. È proprio questo che non capisco è come se..lo stesse aiutando ma, andiamo, non è da Moody. C’è qualcosa di marcio.. E poi non so..credo c’entri Barty Crouch”.
“Crouch? Intendi dire..”.
Non riuscii ad afferrare il resto della frase. Un dolore lancinante alla testa mise fuori gioco i miei sensi. Mi piegai in due e la testa cominciò a vorticare. In un attimo fui strappata dalla realtà..
Una serie di orribili immagini mi travolsero come una valanga. Fortunatamente finì in fretta, o meglio, lo credevo.  
Tornai alla realtà così come mi ero allontanata. A giudicare dal volto preoccupatissimo di mio padre, ero stata via per qualche minuto. Fortunatamente erano tutti troppo impegnati per accorgersi di me. Avevo il fiato corto, il cuore all’impazzata e l’ansia alle stelle. Mio padre continuava a fissarmi incredulo con aria interrogativa.
“Lui..è ricominciato tutto quanto..la coppa Tremaghi è diventata un vortice di colori e luci e poi all’improvviso un cimitero, una tomba di marmo con su inciso: Tom Riddle..senior, immagino. Un lampo verde..un fagotto..un calderone..un uomo basso con un mantello..un rituale magico..oscuro..e poi all’improvviso tanto sangue. E poi un uomo alto e scheletrico con due grandi occhi rossi…e poi il marchio nero..tante figure incappucciate con una maschera in volto,Mangiamorte..un combattimento, la sua risata, il suo dolore..E poi James e Lily..no, impossibile..gli spettri di James, Lily, Cedric Diggory..Cedric..morto…”.
Mio padre mi strinse forte a sé e aspettò che il mio respiro tornasse regolare. Quando mi fui relativamente calmata, cercò di farmi ripetere, magari dando un filo logico al discorso, ciò che avevo visto. Ma non ce ne fu il tempo.
All’improvviso Harry e Cedric, stringendo la coppa Tremaghi, atterrarono all’ingresso del labirinto, il punto esatto dove era iniziato quel maledetto incubo. Ringraziai il cielo che Harry fosse tornato indietro da qualsiasi inferno fosse venuto. Il mio primo pensiero in ogni caso fu quello di afferrare con quanta più forza potessi uno spaventato James, ancora dietro di me. Mentalmente gli comunicai forte e chiaro questo messaggio: “James, ascoltami bene. Corri più veloce che puoi, senza mai fermarti, con il mantello ben aderente, nell’ufficio del nonno. Chiuditi là dentro e aspetta fin quando non ti vengo a prendere. Non fare entrare nessuno, non parlare con nessuno. Aspetta solo me. La parola d’ordine sarà Shantaram, chiaro?”.
“Mamma..non ti lascio qua sola”.
“Niente mamma. Corri”. Il mio tono non ammetteva repliche.
Sentii il suo polso scivolarmi dalle mani e per un attimo avrei voluto riacciuffarlo e stringerlo a me.
Abbandonai in fretta quei pensieri e cercai di riprendere il controllo della situazione. A spinte, raggiunsi mio padre di fronte al corpo di Cedric. Distolsi lo sguardo da Amos. Era un mio amico ed era anche un uomo distrutto. Immaginai se mi fosse successo lo stesso con James. Per un attimo vidi i suoi magnifici occhi grigi, vuoti e fissi come ora quelli di Cedric. Strinsi i pugni, ricacciai indietro le lacrime e mi accostai a mio padre che parlava con Caramell e i Diggory.
“Dove è Harry?E il finto Malocchio?”chiesi in preda al panico, guardandomi attorno. C’era il caos.
In un attimo sentii la presa forte e sicura di mio padre sul mio polso che mi trascinava via, verso il castello.
Ancor prima di rendermene conto, io, mio padre, Piton e la McGrannit correvamo verso l’ufficio del cosi detto Alastor Moody.
“Avevi ragione tu, Aryana. Come sempre, del resto”disse mio padre nervoso.
Da lontano si sentivano le urla ovattate dal campo di quidditch. Tutto ciò sembrava ancora più inquietante e funereo nel silenzio dei corridoi in marmo di Hogwarts.
In quel preciso momento seppi che la guerra era ricominciata sul serio. Ma questa volta sarebbe stato diverso. Stavolta non ci sarebbero stati conti in sospeso. Ci sarebbero stati uno sconfitto e un vincitore.  E quello che sarebbe venuto fuori dalla guerra, inevitabilmente avrebbe cambiato la comunità magica per sempre. 
  
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