Capitolo 2
Dopo aver detto a sua madre che aveva intenzione
di uscire, non poteva rimanere in casa, ma non si fidava a lasciare il quaderno
incustodito. Era vero che non ne aveva ancora testato bene le capacità, ma era
anche vero che ciò che era accaduto in precedenza non poteva essere una
coincidenza.
Aprì, quindi, il cassetto e, preso il quaderno, lo
ripose in una tasca interna del cappotto, in modo che non si notasse. Decise di
portare con sé anche una penna; era sicuro che, se fosse andato in alcune zone
di Tokyo, avrebbe potuto testarlo tranquillamente. In primo luogo, la città era
piena di piccoli malviventi e, in secondo luogo, in pochi si sarebbero accorti
della scomparsa di un criminale di basso livello.
’La polizia cerca sempre i pesci grossi.’
Così diceva Fugaku, suo padre, nonché capo della
polizia federale giapponese.
Passeggiando distrattamente, si chiedeva come
fosse possibile l’esistenza di un oggetto del genere e per quale motivo fosse
capitato in mano sua. Nessun altro sarebbe stato in grado di usarlo, tutti si
sarebbero fatti degli stupidi scrupoli di coscienza, lasciando così che il
mondo continuasse a decadere. Forse tutto ciò era voluto, il Death Note doveva
appartenere a lui.
Faceva tutti quei ragionamenti, pur sapendo che la
sua seconda prova avrebbe potuto smentire le sue idee. Forse quel quaderno era
davvero solo uno scherzo.
Continuò a vagare attraverso il paese per qualche
ora, perso nei suoi pensieri, ignorando tutti quelli che gli stavano intorno.
Quasi per caso capitò in un’area che non conosceva bene, non essendo solito
uscire per andare in giro. Quell’occasione, però, sarebbe potuta andare a suo
vantaggio. Quella zona sicuramente non rientrava tra le migliori: tra
spazzatura tutto intorno e mendicati ai lati delle strade, sarebbe stato molto
probabile trovare qualche malvivente.
La sua opportunità non tardò ad arrivare.
“Lasciala!”
Dopo quell’affermazione, pronunciata da una
ragazza che passava di lì, seguì un urlo. Un uomo, probabilmente sulla
quarantina, nel tentativo di rubarle la borsa aveva tirato fuori un coltello.
“Tanaka, ma che fai, vuoi ammazzarla?”
“Non chiamarlo per cognome, sai che lo odia! Eizo,
davvero, lasciala perdere!”
I suoi amici probabilmente non erano davvero
intenzionati a fermare il criminale, ma, ormai, Sasuke aveva ciò che gli
serviva. Mentre la colluttazione continuava, Tanaka sembrava divertirsi al
terrore della ragazza, lui si nascose dietro un vicolo, per poi tirare fuori il
Death Note.
Ricordandosi della regola che aveva letto, decise
di sperimentare un'altra tipologia di morte, così da essere totalmente sicuro
del funzionamento del quaderno. Iniziò a scrivere velocemente, per paura che
Eizo compisse un omicidio e che il suo intervento fosse stato inutile.
Tanaka Eizo, morte per investimento.
“Per favore, lasciami!”
Detto ciò, la ragazza diede uno spintone al
malvivente, allontanandolo da lei. Quest’ultimo, preso alla sprovvista, fu
costretto a lasciarla.
“Brutta stronza! Adesso ti ammaz…”
Non fece in tempo a concludere la frase che un
camion lo investì in pieno, uccidendolo sul colpo.
I due amici scapparono, lasciando la ragazza in
lacrime e l’autista sconvolto per non essersi accorto che la strada non era
libera.
Ma lui non poteva accorgersene. Quello fu il primo pensiero di Sasuke, eccitato dal fatto che ormai le
possibilità che il Death Note fosse falso erano praticamente nulle.
Aveva in mano uno strumento di potenza
indefinibile, con il quale avrebbe potuto costruire un mondo migliore.
Non sarebbero più esistite persone come
quell’assassino. Quello che aveva osato uccidere suo fratello, Itachi.
L’avevano investito, senza fermarsi a prestargli soccorso. Quell’evento aveva
segnato tutti i membri della sua famiglia. Itachi era una di quelle poche
persone che non meritavano di morire. Lui dava sempre tutto se stesso per
aiutare gli altri, anche se cercava di non mostrarlo. Era un sostegno
silenzioso. Avrebbe fatto di tutto per scoprire il nome di quel pirata della
strada e avrebbe avuto la sua vendetta. Aveva il potere per farlo e lo
avrebbe fatto.
Tutte le persone oneste non avrebbero dovuto
temerlo, mentre i criminali sarebbero stati puniti. I primi due che aveva
ucciso erano stati soltanto una prova; da quel momento, però, avrebbe iniziato
seriamente a giustiziare. Sarebbe partito dagli assassini e dai terroristi,
passando ai condannati per reati minori, fino ad arrivare anche ai più piccoli
criminali. In quel modo tutti avrebbero vissuto in una realtà migliore, tutti
lo avrebbero ringraziato, tutti lo avrebbero temuto.
Lui era il giustiziere.
“Sasuke, perché sei arrivato così tardi?”
Sua madre era molto preoccupata, era la prima
volta che il figlio restava fuori fino a quell’ora.
“Mi ero perso.”
Non si era neanche reso conto di essere rimasto
per tanto tempo a contemplare il luogo dell’incidente; si era allontanato solo
all’arrivo della polizia.
“Ciao, Sasuke.”
Suo padre, probabilmente tornato dal lavoro poco
prima, lo salutò con sguardo severo. Non tollerava l’idea di non sapere dove si
trovassero i suoi figli. Essendo un federale, conosceva a menadito tutti i casi
d’omicidio avvenuti a Tokyo e temeva per la loro incolumità. Aveva già perso un
figlio, non voleva perdere anche gli altri due.
Sasuke lo salutò svogliatamente e andò in camera
sua. Non aveva voglia di cenare. Se da un lato sapeva che questo suo
comportamento si sarebbe potuto definire quantomeno sospetto, dall’altro era
troppo eccitato dalla rivelazione per pensarci. Ora che aveva capito il
meccanismo del quaderno, non aveva tempo da perdere. Facendo un piccolo
calcolo, si era reso conto che, riservando qualche ora per lo studio, avrebbe
avuto a disposizione all’incirca sei o sette ore al giorno per giustiziare i
criminali, quindi doveva subito darsi da fare.
Il metodo più veloce per ottenere i nomi e i volti
dei ricercati e dei carcerati, era sicuramente Internet, anche se era conscio
che avrebbe potuto essergli utile solo fino ad un certo punto. La polizia
tendeva a tenere certe informazioni per sé, quindi i nomi dei criminali
presenti nella rete erano una percentuale infima, rispetto a quelli che non
erano mai stati rivelati.
Per alcuni giorni riuscì a procurarsi le
informazioni sul web, così da poter uccidere facilmente i criminali dalla sua
stanza. La sua seconda attività non influiva minimamente, né sul rendimento
scolastico, né sulla condotta che di solito aveva nei confronti di tutti. Dopo
il primo attimo di smarrimento, aveva capito che cambiare atteggiamento sarebbe
equivalso a tradirsi, quindi faceva ben attenzione al suo comportamento e ai
suoi voti.
Non poté, però, trattenere un sorriso, durante una
cena in cui, stranamente, suo padre era presente.
“Caro, ti vedo un po’ stressato.”
Effettivamente, il suo volto era tirato e le
occhiaie stavano cominciando ad apparire sotto i suoi occhi, segno che la notte
precedente l’aveva passata in ufficio.
Stancamente si girò verso la moglie e iniziò a
spiegargli la situazione che tanto affliggeva lui e il resto del suo ufficio:
“Si crede che a Tokyo sia in giro un nuovo serial killer. Fin qui nulla di
strano…”
L’attenzione di Sasuke, a quel punto, era stata
inesorabilmente attirata dalle sue parole. Vedendo l’espressione di suo padre,
si rese conto che già iniziavano a temerlo. Temevano il suo potere.
“… però, non siamo sicuri che ciò che sta
accadendo sia davvero opera di un assassino. Per prima cosa, la maggior parte
delle vittime, sono carcerati tenuti sottocontrollo ventiquattrore su
ventiquattro e, inoltre, la cosa più strana è che muoiono di morte
apparentemente naturale. Tutti quanti d’arresto cardiaco.”
A quel punto le espressioni di sua madre e di sua
sorella, che stava ascoltando il discorso, si fecero stupite. Si rese conto che
sarebbe stato alquanto sospetto apparire calmo, senza alcuna reazione, così si
decise a parlare.
“Mi sembra davvero strana una cosa del genere. È
impossibile che qualcuno riesca ad uccidere in questo modo.”
“Hai perfettamente ragione, il problema è proprio
quello. Non sappiamo da dove iniziare le indagini.”
A quel punto non riuscì proprio a trattenere un
sorriso, che riuscì in ogni modo a camuffare prendendo un sorso d’acqua.
Era la prima volta che vedeva suo padre
preoccupato. Con il suo lavoro era consueto trovarsi di fronte a casi sempre
diversi, ma quello esulava dal normale. Com’era possibile che decine di
criminali, catturati e a piede libero, fossero morti nel giro di pochi giorni,
tutti per arresto cardiaco? Ovviamente nessuno poteva dare una risposta a
quell’enigma. Nessuno, tranne lui.
Finito di mangiare si ritirò in camera sua per
studiare. Aveva preso l’abitudine di scrivere almeno cento nomi prima di andare
a dormire, così da aumentare il tempo a sua disposizione. Il problema era che
ormai le risorse del web erano quasi al limite, quindi presto avrebbe dovuto
cercare un’altra fonte da cui attingere.
Seduto alla scrivania, vagliava i restanti siti
che ancora non aveva controllato. Ogni volta che veniva fuori un nome, con la
rispettiva fotografia, lo scriveva, ma ciò accadeva sempre con minor frequenza.
Durante una piccola pausa, iniziò a riflettere sulle parole del padre, che
quella sera aveva considerato poco.
’… e poi, la cosa più strana è che muoiono di
morte apparentemente naturale. Tutti quanti d’arresto cardiaco.’
Nonostante avesse appurato che la tipologia della
morte poteva essere scelta da lui, per ottimizzare il tempo, aveva deciso di
non scriverne la causa, facendo perire tutti per un attacco di cuore.
Pensandoci in quel momento, però, si rese conto che avrebbe dovuto cambiare
tipologia, altrimenti la faccenda sarebbe diventata più sospetta di quanto già
non fosse.
“Ciao.”
Sasuke riuscì a mascherare la sorpresa solo grazie
al suo perfetto controllo delle emozioni.
Sentire una voce che gli parlava da dietro, mentre
stava scrivendo nomi sul Death Note, lo aveva turbato non poco.
Tuttavia, mantenendo il suo atteggiamento freddo,
si girò verso il suo interlocutore.
Dopo aver visto in faccia colui che aveva parlato,
non sapeva se avesse dovuto spaventarsi o mettersi a ridere.
Aveva di fronte a lui un essere – non si poteva
definire persona – che, per prima cosa, fluttuava a qualche centimetro dal
suolo e, per seconda cosa, era grasso in una maniera esagerata. Il volto aveva
delle fattezze umane, anche se gli occhi erano molto più piccoli del normale e
sulle guance vi erano delle strane spirali.
“Tu saresti?”
Chiese in tono neutro l’Uchiha, che sicuramente
non si sarebbe fatto spaventare da un individuo del genere.
Quest’ultimo, si stupì parecchio della sua
reazione, cominciando a borbottare cose del tipo:
“È il primo essere umano che non si spaventa…
strano. Avrei voglia di un pacco di patatine… chissà se ne ha qualcuna…”
Sasuke, stancatosi del suo monologo, si voltò
nuovamente verso lo schermo del computer, intenzionato a continuare il suo
lavoro.
“Ehi! Non volevi sapere chi sono?”
Terminato il suo discorso con il niente, si era
reso conto di essere ignorato.
La cosa probabilmente non gli piaceva, infatti, si
era piazzato di fronte allo schermo per impedirne a Sasuke la visione.
“Dimmelo, se ci tieni.”
“Bene; io sono Choji, lo shinigami che ha fatto
cadere il Death Note sulla Terra!”
Shinigami? Ovvero un Dio della morte? Quindi
esistevano davvero. Sasuke non fece fatica a crederci. Dopotutto se esisteva un
quaderno della morte perché non sarebbe dovuto esistere un Dio della
morte?
L’unica cosa che non capiva, era il motivo di
questa sua decisione. Perché l’aveva gettato sulla Terra? Secondo le leggende,
gli shinigami potevano uccidere gli esseri umani. Se per farlo, però,
utilizzavano il Death Note, Choji, privandosene, si era privato anche della
possibilità di togliere la vita a qualsivoglia individuo.
Incuriosito da quell’aspetto – lui non avrebbe mai
abbandonato un simile strumento di potere – chiese allo shinigami il motivo
della sua scelta.
“Ovvio! Io possiedo un altro Death Note; anche se
non lo avessi avuto, però, avrei comunque lasciato cadere quello…” disse,
indicando il quaderno posato sulla scrivania.
“Perché?”
La spiegazione non tardò ad arrivare, anzi
sembrava ansioso di esporla.
“Perché, nel mondo degli shinigami, non ci sono le
patatine. Una volta, uno shinigami era sceso sulla Terra, proprio perché aveva
perso, non per sua volontà, il Death Note, e, nel ritornare nel nostro mondo,
aveva portato con sé un pacchetto di quelle delizie. Da quel momento non ho
fatto altro che pensare al metodo per venire qui e finalmente ho trovato la
soluzione! Se un umano avesse preso il mio quaderno, io sarei stato obbligato a
seguirlo. Di conseguenza sarei dovuto scendere sulla Terra. Mi comprerai delle
patatine, vero?”
Aveva detto ciò tutto d’un fiato, animato da una
smania che Sasuke non aveva mai visto in nessun essere umano. Choji, infatti,
non era umano.
Quindi, a quel punto, aveva al suo fianco un Dio
della morte che avrebbe potuto piegare al suo volere grazie a delle semplici
patatine.
Era stato un po’ avventato a proclamarsi giustiziere.
Lui sarebbe diventato il dio di un nuovo mondo.
“Certo.”
A quell’affermazione Choji iniziò ad urlare di
gioia. Sasuke, spaventato dal fatto che qualcuno avrebbe potuto sentirlo, gli
chiese di abbassare la voce, ma a quel punto lo shinigami gli rivelò un’altra
cosa.
“Solo chi ha toccato il Death Note, può vedere lo
shinigami che lo ha posseduto.”
Perfetto.
‘Gli omicidi aumentano a vista d’occhio…’
Ormai era già da qualche settimana che il caso
andava avanti, avevano iniziato a parlarne anche i telegiornali, la polizia era
nel panico.
Nessuno, però, sospettava che dietro quelle strane
morti si celassero lo studente modello Sasuke Uchiha e lo shinigami Choji.
Tuttavia, se lo studente modello non avesse
trovato presto una soluzione, le morti sarebbero diminuite drasticamente, poiché
aveva già ucciso la maggior parte dei criminali i cui nomi erano presenti su
Internet.
La soluzione gli si presentò in tutto il suo
splendore quella sera. Si chiese come avesse fatto a non pensarci in
precedenza. Durante la cena, mentre suo padre discuteva con sua madre riguardo
gli omicidi, accennò agli archivi federali, chiedendosi se l’assassino
attingesse le informazioni sui criminali da lì.
Fino a quel momento non l’aveva fatto, ma grazie
al suggerimento di Fugaku, avrebbe cominciato subito. L’unico problema era
trovare il modo di accedervi. Per prima cosa gli serviva la password di un
agente, ma quello non sarebbe stato difficile. Suo padre era sempre stato
scontato, su certe cose. In secondo luogo, doveva fare in modo che nessuno si
accorgesse del fatto che sarebbe penetrato negli archivi. Anche quello era
fattibile, sebbene un po’ complicato. Essendo molto abile con i computer, per
lui, comunque, non sarebbe stato molto difficile coprire la sua connessione in
modo da non venire scoperto. Si mise all’opera la sera stessa.
“Sasuke, io voglio le patatine!”
“Te ne ho preso un pacchetto un’ora fa.”
Il suo sguardo, di solito bonario, si fece
incontrollato all’improvviso. Dopo aver fatto un’apologia delle patatine,
difendendo il loro gusto sopraffino, aveva iniziato a minacciare di morte
Sasuke, mostrandogli più volte il suo Death Note.
Più per sfinitezza che per paura, l’Uchiha scese a
prendere un altro pacco di patatine. Aveva bisogno di silenzio per tentare di
accedere all’archivio.
Dopo che Choji si fu calmato, ritenne opportuno
mettersi al lavoro. Dopo aver reso la sua connessione irrintracciabile, si
preparò per la parte più facile, ovvero quella di scovare la password di suo
padre. Esistevano diversi programmi per quei tipi d’infrazione, ma lui, come
primo tentativo, volle provare a decifrarla a mano.
Per iniziare, scrisse quelle più probabili su un
foglio.
Poi cominciò a provarle nella casella apposita. In
pochi minuti riuscì ad accedere all’archivio. Fugaku non si smentiva mai. Come
password aveva usato Itachi. Non sapeva che più quest’ultima era
semplice, più era facile accedere alle informazioni?
Subito davanti a lui comparve una schermata
ricolma di nomi e di date. A quel punto poteva continuare indisturbato il suo
lavoro.
Fine secondo capitolo!!
Devo studiare
scienze della terra, quindi cosa faccio? Ovvio, aggiorno.
Sì, sono fuori
di testa visto che domani ho la verifica.
Beh, spero che
questo capitolo vi piaccia!^^
Sakuchan_94: ciao neechan! Grazie per i complimenti! Davvero, sono
molto contenta, non pensavo di potermi classificare prima! Sono contenta che
pensi che i personaggi siano IC!
Sono davvero
contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e scusa se la risposta è cortissima,
ma devo tornare a studiare la stupida scienze della terra._.
Al prossimo
capitolo! Ciao ciao!!^^
valehina: ciao! Sono contenta che tu abbia lasciato una
recensione, non importa se è corta! Ancora non ci credo di essere arrivata
prima!*.*
Per il
nickname, sì l’ho preso da lì! Anche se vorrei che non ci fosse il _91. Sì,
sono pazza!^^’
Ok, adesso
evaporo perché il libro mi guarda malissimo! Al prossimo capitolo! Ciao
ciao!!^^
beat: ciao! Innanzitutto, grazie per i
complimenti! Il fatto che il capitolo sembri davvero un pezzo di Death Note, mi
fa davvero felice, perché mentre scrivevo avevo sempre paura di non riuscire a
rendere l’atmosfera! Spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao
ciao!!^^
Grazie a
coloro che hanno messo la storia tra i preferiti (già cinque!*.*):
1 - alechan_96
2 - Pupattolina
3 - Sakuchan_94
4 - Targul
5 - valehina
Grazie a coloro che hanno messo la
storia tra le seguite (cinque anche qui!*.*):
1 - beat
2 - keli
3 - Miss England
4 - SaphiraLearqueen
5 - Topy
Adesso vi saluto!
Purtroppo me
ne ritorno ai libri._.
Mata ne!
Nihal