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Autore: formerly_known_as_A    20/10/2009    5 recensioni
"Si dice che girando su se stessi con in mano una candela per tredici volte, di fronte ad uno specchio, si possa evocare due tipi di spiriti: uno maligno ed uno benigno. Quello maligno trascina chi lo evoca attraverso lo specchio. E quello benigno... esaudisce qualsiasi desiderio." Yuffentine.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò sotto un albero, su una collina. Tutto sembrava così bello, visto da lassù. Sentiva una presenza accanto a lei, ma non riusciva a voltarsi. Sentiva dentro di sé una strana sensazione, straziante e confortante allo stesso tempo. In qualche modo, sapeva esattamente chi fosse seduto accanto a lui. Lui?! Lei, lei, lei, dannazione! Da quando parlava di sé stessa al maschile? Ok, non era mai stata il massimo della femminilità, ma...

-Sai, a volte vorrei scappare da tutto e tutti.- sussurrò la donna accanto a lui. Ma di nuovo?! Lei! Era una lei. Un secondo, quella voce...

-Credo succeda a molte persone.- le rispose, con una voce che non era sua. Era maschile, profonda, velata da una punta di malinconia.

-Poi penso che mi basta salire quassù, quando sei con me, per volare via...-

-Lucrecia...-


Aprendo gli occhi, Vincent Valentine fu investito da una sensazione piacevole, la sensazione di non provare alcun dolore. Si stiracchiò e si accorse dei propri occhi, che lo fissavano con uno sguardo divertito a pochi centimetri dai suoi. Un attimo.

Cacciò un grido e scattò a sedere, arretrando il più possibile da sé stesso. Dannazione, non era stato un sogno! Era nel corpo di Yuffie e lei...

-Perché sei nuda?!- gridò, con la voce acuta a cui si stava lentamente ma dolorosamente abituando, abbracciando il cuscino.

-Buongiorno, principessa!- esclamò lei, con un largo sorriso. -Esco dalla doccia... Non credevo non ti fossi mai visto nudo...- sussurrò, con uno sguardo malizioso, passandosi la lingua sulle labbra ed alzandosi in piedi con velocità sovrumana. -Che ne pensi del corpo più sexy del Pianeta?-

-Yuffie!- sbottò, nascondendosi dietro al cuscino. -Dovresti avere un po' do rispetto per il corpo che occupi abusivamente.- borbottò, arrossendo. Ma perché doveva arrossire ogni volta? Stupido corpo femminile senza particolari modifiche genetiche. Non vedeva l'ora di tornare nel proprio corpo e finirla con quella storia ridicola.

-Ma io ho rispetto per questo corpo perfetto.- rispose Yuffie, con tutta la naturalezza del mondo. -Sei tu che non ne hai, coprendolo con tutta quella pelle nera che fa molto BDSM... Potresti avere ai tuoi piedi tutte le donne di questo mondo e invece insisti nel chiuderti nel tuo completo da prete alternativo.-

-Credi sia semplice?!- eruppe, digrignando i denti. -Tu non sai nulla di quello che significa possedere un corpo come il mio! Ti fermi all'apparenza e non guardi oltre!-

La ninja smise di sorridere e gli si avvicinò pericolosamente. -Credi veramente che io sia quel tipo di persona? Io amo ogni singolo centimetro del tuo corpo, Vincent. Cicatrici incluse. Anche il dolore. E non dire mai più che non ho idea di cosa significhi avere un corpo anormale!-

-Tu sei una giovane donna affascinante ed in salute, Yuffie. Non puoi capire... Non si tratta solo del dolore, si tratta di non potere provare nessuna emozione violenta senza trasformarsi, si tratta di doversi controllare ad ogni momento, si tratta di vivere con un corpo diverso da quello di chi ti circonda!- ribatté a denti stretti. I suoi occhi assunsero una tonalità dorata e si chinò su di lui ulteriormente, stringendo i bordi del materasso.

-In salute? Non credevo che dover pesare e calcolare quanto stupidi carboidrati ci sono in ogni singola e fottuta cosa che ingurgito significasse essere in salute! Non credevo che ritrovarsi a pensare a che età il mio corpo comincerà ad abbandonarmi o a che età comincerò a rischiare la cecità lo fosse! Ma grazie per la precisazione!- gridò, afferrandogli la spalla e stringendogliela. Trattenne il respiro, accorgendosi che non solo si era completamente dimenticato della sua malattia, ma che la stava spingendo a trasformarsi. E non aveva idea delle conseguenze che questo poteva avere e se avrebbe potuto trattenersi dal divorarlo.

Si sorprese nel pensare che forse se lo sarebbe meritato. Lei stava soffrendo e lui si era comportato da irresponsabile. E l'aveva ferita. Per la seconda volta in soli due giorni, la sua vista si offuscò ed iniziò a singhiozzare. Stava così male per colpa sua. Come si era permesso di trattarla in quel modo, solo perché...?

-Ehy, non piangere, mi fai senso...- mormorò lei, con gli occhi spalancati, apparentemente colta di sorpresa dalla sua reazione. -Cioè, non mi fai senso... Ma è strano vederti piangere...-

Sapeva che rimanere in quel corpo era pericoloso. Aveva sempre controllato le proprie emozioni, nonostante il dolore, la sofferenza e la malinconia del passato. Ma in quel corpo non poteva fare a meno di esprimere ciò che provava. Abituarsi alla sensazione piacevole di non dover più reprimere nulla poteva essere molto pericoloso. Soprattutto per quando sarebbe tornato in quel corpo.

Lei lo abbracciò e, per tutta risposta, Vincent continuò a singhiozzare sempre più forte. Non riusciva a smettere. -Tesoro, perdonami... Volevo solo farti capire che so cosa significa non essere come il resto del mondo... Ma sono incline alla rabbia e questo non facilita le cose.- sussurrò lei, accarezzandogli i capelli e baciandolo. -Mi perdoni?-

Lui fece un timido sorriso mentre gli asciugava le ultime lacrime con il pollice. Come riusciva ad essere così delicata, come riusciva a controllare quella forza che lui aveva impiegato così tanto a gestire?

-Come puoi essere così gentile dopo quello che ti ho detto?!- gridò, infuriato. Più con sé stesso che con lei, ovviamente, ma Yuffie ebbe un sussulto. Poi sorrise. -Vinnie, mi hai appena aperto il tuo cuore... Dovrei forse, cinicamente e crudelmente, soffocarti con un cuscino per averlo fatto?-

Lui arrossì. Era vero. Non era stato mai tanto sincero quanto in quel momento, soprattutto con lei. Ma le aveva gridato contro in ogni caso ed era costernato. -Perché soffocarmi con un cuscino?-

-Non so, il breath control è la prima perversione sadomaso che mi è venuta in mente...- gli rispose, con un'alzata di spalle, scendendo dal letto con l'agilità che gli mancava così tanto. Un attimo. -P... Perversione sadomaso?!- sbottò, imbarazzato, nascondendosi nuovamente dietro il cuscino. E cos'era quel “breath control” di cui parlava?

Lei s'infilò nel bagno, con una leggiadria da ninfetta, scoppiando a ridere. Peccato fosse in un corpo maschile. Il suo. E che lui, nel corpo della sopracitata ninfetta, incespicasse ogni quattro passi.

Quando si accorse che qualcuno bussava insistentemente alla porta, si alzò dal letto con la consapevolezza di chi stesse facendo tanto baccano. Aprendo la soglia, non fu sorpreso di incontrare gli occhi color vinaccia di Tifa.

-Sei qui?! Yuffie, ti ho cercata OVUNQUE!- esclamò, gridando l'ultima parola. Senza troppe cerimonie si invitò nella stanza e si sedette sulla poltrona volontariamente malandata che faceva parte dell'arredamento, senza distogliere lo sguardo da lui. Richiuse la porta e sospirò, avvicinandolesi.

-Allora, miss Kisaragi... Voglio ogni dettaglio!- proruppe la mora, afferrandolo per un braccio e fissandolo insistentemente, con un bagliore fin troppo malizioso nello sguardo.

-Dettaglio?!- ribatté... manco a dirlo arrossendo come una scolaretta alla prima cotta. Ma perché? Ma le donne di quell'epoca erano tutte così stranamente perverse o era solo la sua solita fortuna? E dov'erano quelle stesse donne, quando ne aveva bisogno? Oh Shiva. Cominciava ad essere una donna perversa anche lui.

-Yuffie Kisaragi, non fare l'innocente con me! Quel segno nel collo non mente, tu e Vincent...- iniziò lei, indicandogli il collo. Aveva una mezza idea di cosa ci fosse, ma tentò di ignorare l'imbarazzo che stava provando in quel momento. Doveva indossare un maglione a collo alto e immediatamente. A sua grande sorpresa, Tifa arrossì e gli si gettò al collo. -Sono così felice per te! Anche se non avrei mai pensato fosse veramente un vampiro assatanato!-

Ma lui non era assolutamente un vampiro assatanato! Si chiese quanto tempo gli sarebbe servito, una volta tornato nel proprio corpo, per far cambiare idea alla donna. L'immagine del pervertito era ormai indissolubilmente legata a lui? -Racconta, dai! Non sarai mica stata contagiata dal suo malumore, no?- chiese, allontanandosi e facendo un largo sorriso.

-Cosa vuoi che racconti? Penso tu conosca il meccanismo...- sussurrò Vincent, cercando invano di trattenersi dal bisogno impellente di andarsi a nascondere.

-Ma chissenefrega del meccanismo! Lui, Yuffie! E' romantico? E' dolce? Dimmi di sì, potrebbe crollarmi tutto il castello che abbiamo costruito intorno a lui! Com'è successo, soprattutto?-

-Ehm... Quando?-

Tifa divenne paonazza e cominciò a ridere in modo quasi isterico. -Quando?! Vuoi dire che non era la prima volta che...?! Allora è una cosa seria! Allora, raccontami di tutti i quando...-

Fece un lungo sospiro. Quanto avrebbe impiegato Yuffie a vestirsi? Era più che sicuro stesse origliando. Ma che doveva dire? Stupido specchio.

-Ieri pomeriggio mi ha preso alla sprovvista, perché non credevo sarebbe successo... Si, mi aveva baciata e... Mi ha detto che mi ama. Ma non pensavo bruciasse le tappe.-

-Nonono! Un secondo, Yuffie... State insieme da un giorno?- sembrò realizzare lei, con uno strano sguardo ed un'espressione corrucciata.

-Sì.-

-E lui ti è saltato addosso così? Ok, mi è appena crollato il castello... Credevo fosse diverso dal resto del mondo maschile. Ovviamente mi sbagliavo! La mia povera Yuffie...- sussurrò la donna, con un sospiro. -Non è che ti sta solo usando per sfogarsi?-

Fece un passo indietro, trattenendo il respiro. E se avesse fatto tutto quello che aveva fatto solo per vendicarsi? Il fatto di vestirsi in quel modo ridicolo, la confessione dei suoi sentimenti... No, era stato lui a confessarle i propri sentimenti. Lei non era stata chiara, si era accontentata di...

Portò una mano alla bocca e scosse la testa, incredulo. Non di nuovo. -Non lo farebbe mai.-

-Yuffie...-

-No! Era dolce, troppo dolce per fingere! Non potrebbe mai farlo!-

-Perché urli?- chiese Yuffie, uscendo dal bagno. Ovviamente aveva indossato un abito ridicolo, in stile nobile del settecento ed aveva lasciato i capelli, come sempre lisci e perfettamente in ordine, sciolti sulle spalle. Strinse i pugni.

-Non credevo fossi quel tipo di uomo...- sussurrò Tifa, avvicinandolesi. La ninja fece un breve sorriso, poi la sua espressione divenne dura. -Quale tipo di uomo?-

-Ti prego, dimmi che non lo sei... Dimmi che non la stai usando...-

-E perché dovrei usarla?-

-Smettila di rispondere con delle domande! Non so perché dovresti usarla, ma ogni tanto sarebbe bello incontrare un uomo con le idee chiare, che le espone dall'inizio e non mente in continuazione! Non so perché dovresti, forse perché sei ancora innamorato della tua ex morta, forse perché sai di dover morire...!- sbottò, subito interrotta da Yuffie, che ebbe un bagliore dorato negli occhi, prima di rispondere, con una voce che gli mise i brividi: -Tifa, non tutti gli uomini sono Cloud.-

Il pugno che seguì fu rapido e riuscì a smuovere persino quel corpo modificato. Trattenne di nuovo il fiato, in attesa di una qualunque risposta da parte di Galian Beast, ma Yuffie non si trasformò. Al contrario, rimase perfettamente immobile, fissando l'altra donna negli occhi. Aveva uno sguardo triste, malinconico. -Hai ragione, è perché sono innamorato di Lucrecia, perché so di dover morire, perché sono in astinenza da trent'anni che stanotte ho fatto l'amore con lei.- Stava mettendo in dubbio i suoi sentimenti. Non era sicura di quello che provava lui. Ma non stava dicendo la verità. -Non c'è nessun altro motivo.- concluse.

Scattò in avanti e le afferrò le mani prima che Tifa potesse assestarle un secondo colpo. -Non è vero! Non è assolutamente vero!- gridò, sorprendendosi del tono disperato che aveva usato. Lei cambiò improvvisamente espressione. Sembrò sollevata e sorrise, abbracciandolo. -Non è vero, principessa, ma è quello che avrebbe voluto dicessi. Purtroppo sono innamorato di te...-

Alzò la testa e sorrise: -Come purtroppo?!-

Si allontanò da lui e tornò a fissare Tifa, che era rimasta come congelata sul posto. Sembrava incredula. E Yuffie ovviamente fece il gesto che non avrebbe mai fatto se si fosse trovato nel proprio corpo: la abbracciò e le accarezzò i capelli. -Perdonami, non volevo essere crudele.-

Per tutta risposta la mora scoppiò a piangere. Yuffie la fece sedere sul letto, probabilmente infischiandosene di comportarsi come lui. Si sedette accanto a lei, indeciso sul da farsi, poi le si appoggiò timidamente alla spalla. -Gli hai parlato?-

-No... Ma so che pensa ancora a lei... Ne sono certa! A volte fissa nel vuoto e sorride... A volte invece mi fissa e distoglie lo sguardo...- sussurrò lei, tra i singhiozzi.

Alzò gli occhi al cielo. Yuffie e Tifa erano donne estremamente intelligenti, ottime guerriere, coraggiose al punto di ridere in faccia a Sephiroth in persona se l'occasione si fosse presentata loro. Ma non erano capaci di confessare i propri sentimenti alla persona che amavano.

-Tifa, ti ha mai sfiorata il pensiero che potesse pensare a te e non ad Aeris, riposi in pace?- mormorò, esasperato, prima che la ninja potesse ribattere. Lo fissò con gli occhi spalancati, apparentemente incredula.

-Ma com'è possibile?! No, lui la ama!-

Si morse un labbro per non soccombere al desiderio di scrollarla ed urlarle che Cloud ogni volta che lei era in una stanza lasciava scie di bava, che non era possibile che fosse così cieca e che doveva precipitarsi in camera dell'uomo e confessare i propri sentimenti, perché personalmente non se ne poteva più di questa storia del triangolo amoroso inesistente. Ma si sforzò di sorridere. -Hai mai pensato fosse troppo timido per confessarti i suoi sentimenti?-

-Ma che sentimenti?! No, non mi ama!-

E allora che rimanesse a crogiolarsi nel suo dolore! Si alzò in piedi e sbuffò. Poi fece qualcosa che non avrebbe mai osato fare nel proprio corpo: uscì e si precipitò fino alla camera del leader di Avalanche. Bussò con forza e il biondo aprì la porta dopo alcuni interminabili minuti, segno che probabilmente l'aveva svegliato. Sospirò di nuovo. -Cloud Strife, ti prego, non ne possiamo più!-

-Eh? Yuffie, sono le sette e mezza del mattino...-

-Cloud, svegliati! E' importante! Per una volta devi essere uomo ed andare da Tifa...-

-Quello è un succhiotto?-

-Non interrompermi!- gridò, sull'orlo di una crisi di nervi. -VAI DA TIFA E DILLE CHE L'AMI!-

Cloud sembrò svegliarsi ed arrossì. -Yuffie, ma tu come...?-

-Ma secondo te?! Ce ne siamo accorti tutti! E non esito a farmi portavoce di Avalanche per dire che è ora di finirla e di essere sinceri. Dille che l'ami, così almeno la pianta di piangere su Vincent!- sbottò, afferrandolo per i capelli e trascinandolo fino alla propria stanza. Tifa era in piedi nel corridoio, con un'espressione terrorizzata sul volto e Yuffie stava, apparentemente, evitando che fuggisse, tendendola per un braccio.

Afferrò quello che era stato il proprio polso destro e trascinò la ninja in camera, chiudendo la porta dietro di loro. -Possibile che voi donne siate così complicate?!- sibilò.

Yuffie scoppiò a ridere e si mise ad origliare, attirandolo a sé. -Non credevo Cloud potesse ricambiare i suoi sentimenti...-

-Ma come fai a dire una cosa del genere? Yuffie, quell'uomo non capisce più nulla quando lei entra in una stanza!- sbottò, esasperato.

-Perché non me l'hai mai detto?!- gridò Tifa, nel corridoio. Al grido seguì qualche gemito e colpo, segno che probabilmente aveva deciso di dimostrargli tutto il suo amore picchiandolo. Poi calò il silenzio. La ninja sorrise e sospirò, sollevata. -Si stanno baciando.- gli spiegò. Poi si allontanò dalla porta e, sempre sorridente, si mise a fare il letto, fischiettando un motivo allegro.


Cercò di combattere contro il dolore ancora per un po', ma fu obbligata a sedersi non appena terminò di rifare il letto. Strinse gli occhi e tentò di respirare profondamente, ma riuscì solo ad emettere quello che le sembrava un rantolo. E gemere, cosa che allarmò Vincent. Dannazione, era riuscita a non farlo preoccupare fino a quel momento!

-Yuffie?-

-Oh Leviathan, che fame!- esclamò, ignorando il dolore e scattando in piedi. -Andiamo a fare colazione?-

Lui annuì, poco convinto e la ninja ringraziò Hojo per averlo dotato di un viso praticamente inespressivo. Lo osservò rovistare tra i propri abiti e lo fermò. -Vinnie, non ti ricordi perché siamo qui?-

-Per festeggiare la sconfitta di Sephiroth?- chiese lui, confuso.

-Anche, ma oggi è Halloween e, se ben ricordi, avevamo deciso, senza il tuo consenso, ma d'altronde chi tace acconsente, di travestirci tutti!- gli ricordò, osservando divertita la sua espressione cambiare radicalmente. Impallidì e la fissò incredulo, lasciando cadere la borsa. -Per questo mi sono vestita da vampiro! Nella Hall vendono abiti per l'occasione, vai a dare un'occhiata!-

Le lanciò un adorabile sguardo torvo: -Ma tu guarda! Pensavo ti fossi vestita così solo per mettermi in ridicolo...- sussurrò, incrociando le braccia al petto.

-Ma che dici, Vinnie? Non oserei mai!- ribatté, con un sorriso killer. -Sinceramente, Vincent, ti trovo molto elegante con questo completo...-

Lui cambiò di nuovo espressione, arrossendo e fissando il suolo con insistenza, per poi uscire di corsa evitando per un soffio di cadere e dare una facciata contro la porta.

Probabilmente avrebbe scelto l'unico abito che lei non avrebbe mai indossato in vita sua, tentando di renderle il favore. Ma era sincera quando diceva che lo trovava elegante, con quel completo. Si appoggiò al muro con la schiena, togliendosi il foulard di seta che aveva legato intorno al collo e poggiandolo accanto a sé. Faceva fatica a respirare normalmente. Ma non sentiva abbastanza dolore da essere costretta ad urlare.

Cercando a tastoni qualunque medicinale potesse alleviare il proprio dolore, incontrò la forma non troppo familiare di un Lion. Lo afferrò e, togliendolo dalla carta, diede un morso. Assaporò ogni istante della sensazione piacevole del cioccolato che si scioglieva sulla sua lingua, mescolandosi al caramello, ma, a parte sentirsi psicologicamente in Paradiso, verificò la propria teoria: i dolci non calmavano il dolore. Allora perché camera di Vincent debordava di dolci? Perché l'aveva trovato alle cinque del mattino intento a divorare una di quelle barre al cioccolato?

Rovistò nel cassetto e scoprì che traboccava letteralmente di fratelli del Lion appena divorato. Volendo provare in modo definitivo la propria teoria, scartò un nuovo dolce e gli riservò lo stesso destino. Nulla, solo un'intensa felicità, che comunque non attenuava il dolore. E probabilmente era causata dal fatto che non toccava quasi dolci da almeno una decina di anni.

Si sedette a terra e fece un respiro profondo. Se Vincent continuava a mangiare di nascosto, senza assumere insulina prima di farlo, non voleva sapere che cosa sarebbe successo al proprio corpo. Doveva parlargliene calmamente e capire cosa lo spingeva a farlo.

Gemette e s'infilò le unghie nel braccio per non gridare. Strinse gli occhi e, per qualche interminabile istante, credette che il cuore di Vincent si sarebbe fermato in quel momento. Ma il dolore si attenuò e riuscì finalmente a sentire la pressione di piccole mani sulle proprie. Aprì gli occhi e vide sé stessa. Sembrava preoccupato, l'ex Turk, ma era normale, vista la posizione in cui si trovava. Inconsapevolmente, infatti, si era rannicchiata su sé stessa, a terra, stringendo i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne.

Il suo sguardo era carico di domande retoriche: “perché non me l'hai detto?”, “fa molto male?”. Ma non aprì bocca, mentre l'aiutava a sedersi sulla poltrona dimessa. Non aprì la bocca perché conosceva le risposte alle proprie domande. -Non ti sei ancora vestito...-

Lui strinse la mascella: -Non dire idiozie! Stai soffrendo!-

-Per questo non ti vesti?-

Vincent guardò altrove e lei studiò il suo sguardo mentre cadeva sul cassetto aperto. Un'espressione di dolore si dipinse sul suo volto. Ed improvvisamente, capì e gli afferrò la mano, a metà strada verso il Lion. Non era una psicologa, ma non esitò un attimo a pronunciare, incredula: -Tu sei bulimico.-

Lui sussultò, poi fece un sorriso completamente falso e rispose: -Stai delirando? Non credo sia un argomento su cui scherzare.-

-No! Ieri, quando hai scoperto che io soffrivo, hai ingurgitato tutto quel cibo! E stanotte... Tu mangi quando ti senti in colpa. E' una malattia, Vincent. Ed è grave, se lo fai nel mio corpo.- sussurrò, più preoccupata che arrabbiata. Ma perché comportarsi in quel modo? Aveva letto da qualche parte, probabilmente su una rivista femminile, che era un modo per tentare di riempire un vuoto affettivo. E Vincent non aveva un vuoto affettivo. Aveva un buco nero.

Si divincolò violentemente, sorprendendola ed arrossì altrettanto brutalmente, mettendosi a gridare qualcosa che non sentì perché la testa cominciò a farle male. Quando si riprese, riuscì a carpire l'ultima parte del discorso: -...non sono un'adolescente immatura!-

-Vincent, a parte che ti ringrazio per avermi provocato un dolcissimo mal di testa, ma, primo, non sono mestruazioni, è una malattia nervosa, non è solo femminile...- iniziò, subito interrotta dalla crisi isterica dell'uomo. -Non sono pazzo!-

Una nuova fitta le fece letteralmente vedere le stelle, per cui si alzò e fece l'unica cosa possibile per calmare la sua crisi: andò in bagno, afferrò il cestino della spazzatura e cercò metodicamente ogni singolo dolce nascosto nella stanza, gettandovelo a proprio gran dispiacere. Lui gridò ancora qualche frase spiacevole, poi tacque improvvisamente e le afferrò il braccio, provocandole una fitta più forte delle altre e fermandola.

-Guardati, sembri un drogato.- sibilò, con un tono che non avrebbe voluto né dovuto utilizzare. Ovviamente vide arrivare lo schiaffo, ma non lo fermò, perché, in parte, se l'era ampiamente meritato. L'esplosione del dolore le offuscò la vista.

Si sentì ruggire e si accorse che, sì, si era trasformata in Galian Beast e sì, il dolore era completamente cessato. Fece un respiro profondo ed osservò l'espressione terrorizzata dell'uomo. Con una nuova esplosione di dolore, a malincuore tornò ad essere umana e si sentì assalire da nuove ondate di dolore. Vincent avanzò verso di lei e gli appoggiò una timida mano sulla spalla. No, se doveva ucciderla, non era il caso di fare quell'espressione addolorata.

Afferrò il sacchetto della spazzatura ed uscì dalla stanza sbattendo la porta.


Vincent Valentine ribolliva di rabbia. Non accettava che le accuse della donna. Scosse la testa, tentando di non pensare al suo dolore. E al proprio dolore nell'essere accusato ingiustamente, non ci pensava nessuno?! Non era una ragazzina. Era un uomo adulto, dannazione!

-Ehilà, Vincent!-

Si dimenticò di essere nel corpo di Yuffie e si voltò verso Shelke, travestita da Ofelia, quindi grondante d'acqua e con alghe on po' ovunque, che lo fissò con sguardo divertito. -Non fare quella faccia... Sul viso di Yuffie lo stupore non sta granché bene...- sussurrò la rossa, osservandolo da capo a piedi. -State facendo per caso una gara? Chi si rende più ridicolo?-

Come sapeva dello scambio? Come si era accorta che c'era lui in quel corpo? Si voltò verso lo specchio e per un secondo provò una sensazione di disagio. Preso dalla rabbia, aveva indossato qualcosa che la vera Yuffie non si sarebbe mai sognata di indossare. La commessa l'aveva guardato con lo stesso disagio, quando era uscito dal negozio. Era vestito interamente di pelle nera. Indossava un corpetto ed un paio di pantaloncini e Shiva! Non era mai stato così imbarazzato in vita sua. Si aggiustò gli stivali alti, che salivano fino a sopra il ginocchio, ma con i guanti non era la cosa più semplice del mondo.

-Il trucco è troppo pesante, stento a credere che tu riesca veramente a camminare con quegli stivali tacco venti e, Ramuh, indossi veramente un collare rigido? Quanto prendi per una sveltina?- sibilò l'ex Zviet, offendendolo nel suo orgoglio. Fece per ribattere, ma lei lo bloccò con un gesto. -Non ti preoccupare, Yuffie per il momento è in vantaggio.- sussurrò, divertita, avviandosi verso il ristorante gocciolando lungo la strada. La raggiunse di corsa, sorprendendosi per quanto fosse semplice deambulare con quei tacchi.

-Che cosa sta facendo? Intendo Yuffie.-

-Si sta ubriacando al bar. E ci sta provando con tutto ciò che le passa di fronte. Ovviamente nel tuo corpo. Che diavolo hai combinato?-

-Abbiamo litigato.-

-Ok, questo l'ho capito, ma che diavolo hai combinato?-

-Mi ha accusato... Di essere bulimico.-

La rossa si fermò di colpo e lo fissò, sorpresa. -E poi?-

-Le ho causato un forte mal di testa gridando.-

Lei alzò gli occhi al cielo, esasperata. -Vincent, l'hai vestita da prostituta perché ti ha detto che sei bulimico?-

L'ex Turk abbassò la testa, accorgendosi dell'errore appena fatto e degli sguardi insistenti degli uomini assiepati nel bar dell'hotel. Arrossì e si diede mentalmente dello stupido. A tutti poteva capitare di fare degli errori di valutazione...

-Le ho detto che io non le avevo mai dato della prostituta solo perché si vestiva come tale. Oh Shiva. Le ho detto...- mormorò, stringendo i pugni. -Ma lei mi ha detto...-

-Idiota di un Valentine!- sbottò la rossa, posandogli l'indice sullo sterno. -Ha detto la pura e sacrosanta verità, quella povera donna! Ma ti rendi conto di quello che hai detto tu, piuttosto, brutta donnaccia isterica?! Dannazione! Hai la casa che trabocca di dolci, stupido idiota! E non smetti di mangiarne ogni volta che stai male! Non m'interessa quello che fai con il tuo corpo, ma lei ha più che il diritto di lamentarsi se tu mangi dolci che lei non potrebbe mangiare perché hanno un effetto devastante sul suo organismo! Che hai nel cervello, eh? Criceti? Rondini? Chocobo?! Vatti a scusare immediatamente!-

Deglutì rumorosamente e, in un attimo, la domanda che si era posto per mesi sulla ragazza ebbe una risposta. Sapeva che cosa le era rimasto di Lucrecia: il modo di gridargli contro. Guardò all'interno del bar e tornò a fissare l'ex Zviet, scoprendo che era scomparsa.

Individuò sé stesso al bancone, davanti ad un'impressionante fila di bicchieri vuoti. Una donna le si avvicinò e notò con orrore che era vestito in modo molto simile. Lo sguardo gli cadde per un attimo sui propri stivali pieni di fibbie e si accorse che lei indossava lo stesso modello, in rosa. I capelli biondi, innaturalmente ricci, le scivolavano fino alla fine della schiena. Proprio sotto il bordo della minigonna/cintura che indossava vi era il tatuaggio di un serpente. Tutti gli sguardi del bar erano concentrati sul serpente. O su quello che c'era sopra.

La Barbie si chinò leggermente verso Yuffie, mostrando il seno prosperoso che era stretto in un top di pelle rosa praticamente inesistente, aperto sul davanti e trattenuto da una serie di lacci neri. -Sei solo?-

-Vedi molte persone sedute accanto a me?- sibilò la ninja, concentrandosi nuovamente sul proprio bicchiere. Sembrava sobria.

-Uhm... Mi piacciono gli uomini rudi...- sussurrò la bionda, languidamente, sedendosi sullo sgabello accanto al suo ed accavallando le gambe con un ampio movimento che attirò l'attenzione di tutti gli avventori e provocò la caduta di un paio di bicchieri. -Come ti chiami?-

-T'importa veramente?- rispose Yuffie, ordinando un nuovo bicchiere di qualcosa di trasparente che non riuscì ad identificare. La Barbie sorrise e le posò una mano sulla gamba, terribilmente vicina all'inguine. -Sai cosa dicono sia il modo migliore per iniziare la giornata, uomo misterioso e sexy?-

-Fammi indovinare: una doccia?- ribatté ironicamente la ninja, posando lo sguardo sulla mano della donna, che scoppiò a ridere. -Se vieni in camera mia te lo mostro molto volentieri...- Strinse i pugni, sentendo la gelosia invaderlo. E non riuscì a fermarsi. Picchiare le donne era contro la propria filosofia di vita. Odiava vedere piangere una donna. Per questo sorprese anche se stesso quando avanzò verso la Barbie e le tirò un pugno con tutta la propria forza, facendola sbilanciare e cadere a terra. -Lui è mio.- sibilò. Tutti gli avventori si alzarono come un solo uomo, ma uno scatto li fermò. Voltandosi verso Yuffie vide che aveva estratto la Cerberus e la stava puntando verso di essi. Poi, con un movimento fluido, pagò, mise la Cerberus al proprio posto e, afferrandolo per un braccio, la trascinò fuori.

Abbassò la testa, aspettandosi una ramanzina o altre accuse, ma non una sua risata fragorosa. Era ubriaca? O forse lo stava deridendo per gli abiti che indossava?

-”Lui è mio”?! Sei stato fantastico! E quel pugno!- esclamò, praticamente piegata in due dalle risate.

La fissò senza capire. Non era arrabbiata? Non gli gridava nulla? Si accontentava di ridere per il suo scatto d'ira? Come praticamente ogni azione di Yuffie, era imprevedibile. Ed altrettanto fu il bacio che gli diede quando smise di ridere. -Sei incredibile, Vincent Valentine!-

Fu felice che la questione sembrasse dimenticata. Poi lei lo fissò seriamente e tirò fuori da chissà dove l'astuccio che conteneva le sue medicine. Con un sorriso dichiarò: -Ti meriti un gelato!-

No, non si sarebbe mai aspettato neppure la propria reazione, che seguì quella frase. Le saltò letteralmente in braccio, dimenticando per un attimo di essere un uomo e lasciandosi guidare dai propri istinti.


Per prima cosa l'aveva obbligato a cambiarsi ed indossare un abito nero e bianco tutto pizzi e nastri, corto ma elegante, che portava con eleganza. Sembrava una bambola. Per qualche strano motivo era riuscito a convincerlo ad indossare anche una parrucca lunga e nera, piena di boccoli. Probabilmente il pensiero del gelato aveva influenzato molto il suo giudizio. Doveva tenerlo a mente, nel caso avesse voluto ricattarlo.

Lo osservò mangiare, con un sorriso. Sembrava gustare ogni cucchiaio con piacere. Cercò di non ricordare a quante unità di insulina corrispondesse quella Banana Split e si concentrò sulla coppa di gelato che aveva appena finito. Doveva introdurre l'argomento senza che lui andasse di nuovo su tutte le furie.

-Vinnie... Possiamo parlarne?- chiese, cauta. Lui posò il cucchiaio ed abbassò lo sguardo, arrossendo. -Mi dispiace.- sussurrò, stringendo il cucchiaio. -Non volevo dire ciò che ho invece detto. Credo che tu abbia ragione, per quanto per me sia imbarazzante ammetterlo.-

-Non importa chi ha ragione o chi ha torto...- mormorò, con un breve sorriso, afferrandogli una mano. -Ciò che m'importa è che tu sia felice. Voglio renderti felice e voglio liberarti da quella brutta abitudine. Mi puoi promettere una cosa?-

Lo vide esitare, per poi alzare finalmente lo sguardo. -Dimmi.-

-Mi puoi promettere che verrai da me ogni volta che sentirai di averne bisogno? Ti giuro che cercherò di non giudicarti. E non mi trasformerò più in Galian Beast.-

Lui sorrise ed annuì, poi tornò al proprio gelato, senza lasciare la sua mano. -Credevo che stessi cercando una donna, al bar.- ammise, dopo un lungo momento.

-Ehy, non sono lesbica!- sbottò, falsamente offesa, ritirando la mano ed incrociando le braccia al petto. Era geloso. Ma non era la gelosia ossessiva/possessiva che odiava. Era una gelosia genuina, che non faceva altro che renderlo ancora più tenero del solito.

-Ti costa tanto dire che mi ami?- borbottò lui, probabilmente più per sé stesso che perché sentisse anche lei. Incrociò il suo sguardo e represse un sorriso. -Credevo l'avessi capito da te... Non ti facevo così ottuso.-

-Non sono ottuso!- protestò, piantando rabbiosamente il cucchiaio in un pezzo di banana che insisteva nel rifiutare di farsi mangiare. Il suo sguardo divenne triste. -E' che, per una stupida volta, mi piacerebbe che una donna non ci girasse così tanto intorno. Vorrei essere certo.-

-Stanotte non ti ha dato un piccolo indizio su cosa provi per te?- gli chiese, rubandogli un pezzo di cioccolato e mangiandolo. Stava diventando ossessionata da quell'alimento. Ma che poteva farci? Era così buono...

-Yuffie.- iniziò, serio. Posò il cucchiaio e spostò la coppa che gli impediva di guardarla negli occhi. Per qualche interminabile secondo riuscì a percepire la sua agonia, mentre pronunciava lentamente: -Per molto tempo ho creduto che una donna con cui avevo una relazione incentrata sul sesso, una donna che amavo più della mia stessa vita, che mi baciava e sfiorava dolcemente come fai, mi amasse. Ma non era così. Per cui, te ne prego, mi basterà solo una volta. Non te lo chiederò mai più se non ti piace dirlo.-

Lei si alzò e spostò la propria sedia accanto alla sua. Gli afferrò le mani, che tremavano e, guardandolo negli occhi, vedendolo così fragile, fu terribilmente semplice sussurrare, timidamente: -Ti amo, Vincent Valentine.-

I suoi occhi si riempirono di lacrime, ma le ricacciò indietro, voltandosi verso il gelato. Poi arrossì violentemente e le afferrò la mano, appoggiandola sul tavolo. -Yuffie, posso dirti una cosa che non direi mai se fossi dentro al mio corpo?-

Gli accarezzò la mano con il pollice. A volte le sue reazioni erano così bizzarre e spesso la sorprendevano. Quell'abitudine che stava prendendo, di dire e fare cose che non avrebbe mai fatto se fosse stato dentro il proprio corpo, era una delle reazioni migliori. Le avevano permesso, fino a quel momento, di conoscerlo meglio. Annuì.

-Se tu, invece di cercare quel dannato specchio, avessi bussato alla mia porta, l'altro ieri e se solo avessi pronunciato quelle parole... Io probabilmente sarei caduto ai tuoi piedi.- mormorò, fissando il gelato che fondeva lentamente.

-Uhm, quando tornerò nel mio corpo ed andrò a confessare il mio amore incondizionato a Nanaki ci penserò...- ribatté, con un largo sorriso. Lui la fissò, furioso. No, non era la frase giusta da pronunciare in quel momento. -Ok, ok... Scherzavo!- esclamò, sbuffando. Ma lui non distolse lo sguardo. -Ok, lo ammetto, la persona a cui confesserò il mio amore è Shelke!-

Le diede uno schiaffo sul braccio, non abbastanza forte da farle male. E l'alcol sembrava aver allontanato il dolore. Ma non poteva diventare alcolizzata solo per non provare dolore. Si accorse del suo sguardo fisso e tornò a guardarlo negli occhi. -Saresti un uomo pessimo, Yuffie.-

-Cos'ho fatto, ora? Mi sembrava di essere stata abbastanza brava nella dichiarazione, avevi le lacrime agli occhi!- sbottò, sbuffando, ma trattenendo una risata.

-Non avevo le lacrime agli occhi!- protestò lui, tirandogli un secondo schiaffo sul braccio. Sperò che l'abitudine non gli rimanesse anche dopo essere tornato nel proprio corpo, perché se fosse stata nel proprio, fragile corpo, l'avrebbe massacrata. Ma non ce lo vedeva a picchiare una donna, a parte forse la Barbie del bar. Al pensiero si vergognò profondamente di appartenere al genere femminile. Ma la sua attenzione fu completamente risucchiata dalla sensazione di avere un petalo appoggiato sulle labbra.

-Wow, Vincent, che bacio passionale!- sussurrò, facendolo arrossire. -Posso fare di meglio!- protestò, incrociando le mani sul petto. -Ma dopo una dichiarazione di solito l'uomo bacia la donna!-

-Appunto. L'uomo bacia la donna. A parte picchiarmi non hai fatto molto...- ribatté lei, con un mezzo sorriso, divertita. In qualche modo era divertente essere in posizione dominante, per una volta. Era divertente prenderlo un po' in giro. Soprattutto perché era adorabile quando arrossiva.

E, come sempre più spesso stava accadendo, negli ultimi due giorni, fece qualcosa che non si sarebbe mai aspettata da lui: la afferrò per il collo della camicia e la baciò. Ciò che l'aveva più colpita la prima volta non era cambiato, perché Vincent baciava da uomo. C'era qualcosa nel modo in cui baciava, che le ricordava che poteva indossare un completo da bambola vittoriana, una parrucca ed essere nel corpo di una donna, ma era un uomo. Ed aveva un disperato bisogno di lei. Il sentimento era ovviamente reciproco.

Quando, senza respiro, si allontanò da lei, sorrise e si arrampicò sulle sue ginocchia. Non poté fare a meno di stringerlo a sé, contagiata dalla sua felicità. Non le importava del dolore. Non le importava di nulla tranne la sua felicità. E lui era felice. Il suo cuore batteva all'impazzata.

-Ci guardano tutti...-sussurrò, nascondendosi nella sua camicia e, ovviamente, arrossendo.

-Lasciali guardare...- rispose, baciandogli la fronte. Il suo sguardo fu attratto da un bagliore e si voltò verso il tavolo. -Vincent.-

Lui alzò la testa e guardò nella sua stessa direzione. Scoppiarono a ridere insieme ed insieme raccolsero l'oggetto luccicante. Era un frammento di specchio.


L'ANGOLO DELLE DONNE APPASIONATE DI LEGGENDE METROPOLITANE

Vincent: Tifa così perversa non si era mai vista!

Non è perversa, è solo curiosa! Dai, non dirmi che credevi che tra amiche non si parlasse di questo argomento!

Tifa: E finalmente la vita casta è terminata anche per me!

Hihi... Questa fan fiction sta diventando un pelino perversa...

Yuffie: Per questo motivo mi hai vestita come Johanna la Regina del Sadomaso?

Anche! Ma l'idea che Vincent si vendicasse vestendosi in quel modo mi piaceva! E poi dopo ti ho vestita da Gothic Lolita! Non sei felice?

Yuffie: Il mio povero onore!!! Per fortuna che esiste Shelke!

Shelke... Io amo quella nana bastarda! La amo sempre di più, ora la sposo!

Quetzal: Sigh, non mi ami più...

Ma no, stavo scherzando, caro/a! Meglio rispondere alle recensioni, now!

*Silentsky: L'idea dello scambio non è proprio un'idea molto originale, poiché è molto utilizzata dagli scrittori anglofoni di Yuffentine, ma è vero che l'ho condita con sapiente maestria, aggiungendo cosette crudeli e sadiche! (smettila di tirartela, donna! NdYuffie)

*Dastrea: Come vedi, Yuffie non è morta al Karaoke, anche perché non avrei mai potuto continuare, se fosse morta... Mi piace pensare che una parte delle memorie di entrambi sia rimasta nel corpo e che ogni tanto influenzi chi ne ha preso possesso. Mi spiace sia così complicato, credevo che lasciando il nome originale del personaggio si capisse di più, ma mi sa che è comunque un casino... O_O le storie dell'orrore sono un misto tra leggenda metropolitana e vecchi film horror, quella del massacro l'ho scopiazzata da “The Amytiville Horror”. La stessa storia dello specchio che ho scritto nella presentazione della fan fiction è una leggenda metropolitana, anche se nella versione originale chi gira con una candela in mano davanti allo specchio vedrà comparire lo spettro di Bloody Mary, che gli strapperà gli occhi e lo farà scomparire oltre lo specchio. (bastaaaaa!!! ndYuffie)

> Jingle Pubblicitario < Comprate le nuove Living Dead Dolls serie 17, speciale Leggende Metropolitane! Sono cinque, sono belle, assolutamente non tenere e costano un sacco, ma ne vale la pena!

*Darkadja: Wow, ma che nickname fighi, tra tutti! :-) Anche io, scrivendo, mi sono trovata nella stessa situazione, anche per questo capitolo... Ma come mai arrossivi? XD (ma secondo te?! NdVincent, color Piros, anche se i Piros non credo ci siano nel 7) Io ho gongolato come una scema per mezzo capitolo, per l'altra metà ero preoccupata per Yuffie... Poverina... (schizofrenia, portami via... ndYuffie, sconsolata) Anche io vorrei sposarla, a volte, probabilmente è il carattere meno OOC che le abbia mai affibbiato, sono molto felice... Ora piango... (SCRIVI, DONNA! NdYuffie) L'idea del dolore incessante o quasi nel corpo di Vincent è stata improvvisa, ma mi sembrava interessante, soprattutto perché ha generato altri due problemi: il diabete di Yuffie e la “bulimia” di Vincent. Guarda, la pressione sugli autori fa sempre bene! Soprattutto se finalmente non pensano più a tempeste di fulmini, stoffa da dipingere, ali ed altre amenità... (bé, ora devi cucire un Kyaktus... nd Yuffie Ma vuoi mettere un Kyaktus di un metro con un cavolo di pennuto che vola e che non si capisce di che colore sia?! Almeno il Kyaktus ha una forma ed un colore!) Cosa accadrà quando si scambieranno? Boh? (venendo da te, chissà perché mi aspettavo questo tipo di risposta ndVincent) Il corpo più sexy del Pianeta l'ho inserito all'inizio del capitolo, grazie per avermi dato la possibilità di far arrossire per la trentasettesima volta in un'ora quel povero e tenero ex Turk... XD La malvagità regna!

E come sempre, a voi lettori va il mio augurio di lunga vita e prosperità! \\// (è la prima volta che lo dici... ndYuffie Lo so, ma lo penso sempre!)

   
 
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